Prato – Barcellona in auto
Il viaggio è proceduto un po’ a strattoni, tra i tanti caselli per il pedaggio, i limiti di velocità che cambiano di km in km e la tremenda strada intorno a Nizza, ma alla fine siamo arrivati alla meta, nonostante numerose devia-zioni. Ci eravamo affidati al tragitto di “Via Michelin” (www.Michelin.It), e proprio l’imbocco dell’ultimo tratto di Montpellier ci ha traditi. Invece di proseguire verso l’uscita giusta (E80), all’altezza di Arles (N572) abbiamo deviato, finendo così in una bella statale immersa nel verde dei vigneti della langue d’oc… Niente male, tutto sommato. Alla fine siamo arrivati a destinazione, e dopo varie peripezie (tra cui l’aver assistito ad un incidente capitato a cinque marocchini) arriviamo sulla route di Vic la Gardiole, ov-vero un vialone con qualche motel, uno dei quali, ovviamente, è il nostro, il fantastico Bungalotel La Reserve, che consigliamo vivamente. I ventidue euro della camera ci erano sembrati pochi, e adesso capiamo il perché. Niente receptionist (erano le 19, troppo tardi), quindi inseriamo il codice in un apparecchio stile bancomat che subito lascia cadere le nostre chiavi. Le camere sono tutte a pian terreno stile motel americano (sì, proprio come quelle del Motel Bates…), qualcuno ci vive, ma tutto sommato si sta bene. Letto e bagno puliti, riscaldamento acceso e quindi caldo soffocante, tele-visione a pagamento e silenzio. Per ventidue euro andava più che bene… Ovviamente però il nostro Bungalotel non offriva la cena, così siamo par-titi alla volta di Montpellier – con un po’ di traffico circa 20 minuti – e ab-biamo cenato nella piazza principale, naturalmente al Mc Donald’s, visto il caos che c’era un po’ ovunque. I negozi stavano chiudendo e il movimento era tanto: tanti immigrati, tantissimi, la maggior parte delle persone, e molto colore, grazie anche alla Fiera del libro. Dopo cena giretto a Vic la Gardiole (insignificante) e a Frontignan, giusto il tempo di una telefonata. La mattina, prima di ripartire, colazione svelta – tassativo il pain au cho-colat – a Sète, cittadina di mare molto molto carina. Alle 10 eravamo già in autostrada (A9), lasciandoci alle spalle Beziers (che ricordiamo per lo sta-dio enorme), Narbonne con la sua maestosa cattedrale e Perpignan, ultimo baluardo francese prima della Spagna. Da lì in poi si cominciano ad intra-vedere sulla destra i Pirenei innevati, uno spettacolo unico. Poi la junquera e la lunga discesa verso Barcelona. Notiamo subito la differenza tra i prez-zi della benzina: in Francia oltre 1.18 euro, spesso anche 1.21, mentre in Spagna si trova anche a 0.90, soprattutto con la Repsol.
Verso le 14 l’arrivo a Barcelona, sbagliando subito direzione e finendo in centro anziché sulla Ronda de Dalt, che ci avrebbe portato direttamente all’hotel: invece di prendere la rampa sulla destra (il Cinturo), abbiamo proseguito a diritto, entrando sull’avinguda Meridiana e decidendo quindi di attraversare la città deviando poi sull’avinguda Diagonal. Anche questa niente male come deviazione. La nostra fedele Peugeot 206 è poi rimasta per cinque giorni in garage, no-nostante fossimo fuori Barcelona. I mezzi di trasporto ci hanno portato ovunque.
Al ritorno abbiamo fatto ovviamente il giusto tragitto (ormai avevamo pre-so dimestichezza con le strade…) e partiti da Barcelona alle 10 abbiamo pranzato in Francia, ad un autogrill niente male dove si potevano scegliere diversi tipi di cucina (Pomme de Pain, Aire de Fabregues A9). Avevamo deciso di dormire a Tolone, ma un breve giro in auto prima nella zona del porto e poi in centro ci ha fatto subito cambiare idea: solo sexy shop e venditori di Kebab per km e km. Così siamo ripartiti alla volta di Cannes, nella speranza di trovare lungo il percorso un hotel della catena Formule1, visto che ne avevamo incontrati tantissimi all’andata. Così, dopo una sosta a Cannes per un confronto prezzi (c’era il festival del cinema ed era tutto esaurito ed esagerato), siamo tornati verso l’autostrada trovando il F1 all’altezza di Antibes (10 minuti da Cannes). Prezzo 31 euro e cena con-venzionata nel vicino ristorante grill, Courtepaille, due menu fissi (antipa-sto, bistecca, patate fritte, dolce e acqua) e un caffè per 21, 70 euro. Consi-gliamo a tutti questo tipo di hotel, perché per i prezzi che ha è davvero conveniente: non c’è il bagno in camera ma in compenso è pulito, c’è la tv e anche la sveglia. I servizi sono in comune ma tutti autoigienizzanti, quindi sempre puliti. La sera una puntatina a Cannes con foto di rito di fronte al palazzo del cinema, saluto a Quentin Tarantino che ci è passato davanti, fila lungo la Croisette e ritorno in hotel. La mattina siamo ripartiti per l’Italia e ovviamente appena varcato il confine abbiamo trovato prima il tempo brutto e poi sette km di fila.
Durata: Prato – Montpellier 7 ore con soste, Montpellier – Barcelona 4 ore con soste, Barcelona – Cannes 8 ore con molte soste, Cannes – Prato 6 ore con soste e pranzo a San Remo.
Costi andata e ritorno– Pedaggi (escluso il tragitto italiano) 85, 79 euro. Benzina 144 euro.
HOTEL – L’hostal Lami è economico, comodo, pulito e moderno. L’abbiamo trovato sul sito www.Barcelonaonline.Com, grazie alla gentilez-za degli addetti ai lavori che ci hanno consigliato, secondo le nostre esi-genze, ciò che poteva tornarci meglio. Noi avevamo il problema dell’auto, quindi ci serviva necessariamente un hotel fuori dal centro e con garage. L’hostal Lami si trova a Esplugues de Llobregat, un paese che fa comune a sé, in una bella zona residenziale a sud-ovest della città, poco distante dal Camp Nou. Proprio davanti all’entrata c’è la fermata dell’autobus (pochi metri più in giù sull’altro lato), il numero 57 (o 157, è lo stesso) che porta sul Passeig Maritim, mentre la notte c’è il “nit bus” (N12) che passa dalle Ramblas. Quarantacinque euro a camera a notte, un totale di 207 euro per 4 notti in doppia con tivù e servizi, comprese le tasse. All’hostal è annesso un vicino ristorante, in cui si può fare colazione e cenare. Noi preferivamo fare colazione in un forno vicino alla fermata, dove ce la cavavamo con 3 euro in due (favolose le paste, sia quelle ripiene che quelle vuote). Per la cena ovviamente sempre in città, a sperimentare ogni volta un posticino nuovo.
Unica pecca il garage: ci hanno fatto pagare 38 euro in più per tenere l’auto in una rimessa praticamente vuota.
TRASPORTI – Il sistema dei trasporti pubblici di Barcelona gode ancora dei benefici portati dalle Olimpiadi del 1992: al restyling completo di allo-ra ha fatto seguito un graduale ammodernamento dei mezzi, così in città circolano autobus, tram e metropolitana di nuova generazione. Noi ci sia-mo spostati soprattutto con autobus e metropolitana: puntuali i primi, im-peccabile la seconda. Le linee dei bus coprono tutto il territorio della città e anche se la sera (dalle 18 in poi) sono molto affollati rimangono uno dei sistemi più comodi ed economici per spostarsi. La metro invece ha poche pecche: l’unica forse è quella di chiudere presto (alle 22 nelle zone fuori dal centro, a mezzanotte e mezza in centro) e per una città che vive la notte come Barcelona è un limite, al quale si può però ovviare con in “Nit bus” o i taxi. Il biglietto per una corsa costa 1, 10 euro ma noi abbiamo scelto il biglietto da dieci viaggi a sei euro: c’è il vantaggio di poter viaggiare con un solo tagliando per 75 minuti cambiando, all’occorrenza, da bus a metro o a tram o a funicolare senza ripagare (con la doppia obliterazione il bi-glietto vale per due e il numero delle obliterazioni ancora possibili viene stampato sul retro).
Dopo il primo giorno eravamo già padroni degli spostamenti, grazie anche ai pannelli che si trovano ad ogni fermata di bus e di metropolitana: chiari, precisi e soprattutto rispettati dai cittadini (niente scritte o adesivi attaccati a coprire gli orari). Insomma, ben presto ci siamo trovati ad invidiare i barcellonesi per il loro trasporto pubblico… Ultima nota: molti ci avevano detto di stare attenti ai borseggiatori su bus e metropolitana. Noi non abbiamo visto nessun furto né siamo stati mai in situazioni ambigue ma la regola di fare attenzione vale comunque a Bar-celona come in tutte le altre grandi città nel mondo.
COSA VEDERE – Ovviamente le guide su Barcelona sono migliaia e quindi noi ci limitiamo a raccontare quello che abbiamo visitato, consape-voli che in quattro giorni non si può vedere tutto quello che offre questa città. Ci eravamo preparati una sorta di piano di battaglia per vedere più cose possibili e l’abbiamo seguito quasi alla lettera.
Ramblas: meta d’obbligo per chi visita Barcelona, non fosse altro che per l’essere punto di unione tra il mare (monumento a Colombo) e l’Eixample (Plaça de Catalunya). Sono il fulcro della vita turistica della città e per questo fin troppo piene di negozi di souvenir (tutti gestiti da pakistani, chissà perché) e di ristoranti e pub, dai più cari a quelli di dubbia qualità. Durante il giorno la via è animata e ricca di suoni e colori, con numerosi artisti di strada (da vedere una coppia di angeli di color argento) che cer-cano di sbarcare il lunario in mille modi e con tante bancarelle tra le quali quelle per la vendita di animali (conigli, criceti, pappagalli, ecc). Da mez-zanotte in poi i turisti vanno via via diminuendo e dalle stradine laterali (Raval e Barri Gòtic) arrivano prostitute, spacciatori e personaggi poco raccomandabili, mentre i tre sexy-shop ed eros center invisibili di giorno accendono le loro insegne al neon. Tra i posti ai quali si accede dalle Ramblas da non perdere il Mercat de La Boqueria (o di Sant Josep) con i suoi banchi coloratissimi pieni di frutta, verdura e altre gustose specialità, tra cui le tapas del piccolo chiosco subito a destra dopo l’entrata. La sera questo posto diventa alcova per sesso a pagamento… Sul lato sinistro in direzione del mare c’è poi il Museo dell’erotismo, che però non abbiamo visto, mentre a destra, più o meno all’altezza del Gran Teatro del Liceu, c’è il Palau Guell, che abbiamo visto solo da fuori e che è uno degli esempi dell’arte di Gaudì.
Barri Gòtic: questo dedalo di viuzze e piccole piazze a pochi metri dalle ramblas (lato sinistro guardando il mare) è la parte forse più caratteristica della città. Qui si trova la cattedrale (che purtroppo abbiamo trovato co-perta di impalcature per il restauro della facciata), il municipio (in Plaça Sant Jaume) e palazzi con belle facciate ma anche locali e negozi frequen-tati dagli stessi barcellonesi. In questo quartiere ci siamo concessi una di-vagazione rispetto al programma delle visite e ci siamo divertiti a perderci nelle stradine cercando un negozio piuttosto che una chiesa o un bar piut-tosto che il Palau della Musica, altro edificio di Gaudì che non abbiamo vi-sitato all’interno (la visita è solo guidata a numero ristretto e prezzo… lar-go).
Consigliamo a tutti una lunga passeggiata nelle strade di questo antico quartiere, per scoprire sempre nuovi particolari e angoli suggestivi. Da evitare, dopo il calar del sole, Plaça Reial, in cui abbiamo trovato non po-chi brutti ceffi. Nel Barri Gòtic è anche possibile trovare una sistemazione a buon prezzo in camere affittate o in ostelli.
Plaça de Catalunya: è il punto di contatto tra la città vecchia e l’Eixample con i suoi ordinati viali. Al centro della grande piazza c’è un giardino con fontana, mentre nel sottopasso (di fronte al grande magazzino El Corte In-glés) c’è l’ufficio del turismo con tanti depliant, ragazze che danno infor-mazioni e vendono biglietti per spettacoli e visite guidate. Qui finisce un tratto di ramblas più conosciuto, mentre inizia quello più moderno e total-mente differente che sbuca sull’avinguda Diagonal. Molto più interessante è il Passeig de Gracia, salotto buono della città. Qui si trovano, oltre alle famose Casa Battlò e Casa Milà, anche numerosi ot-timi ristoranti e negozi. Inoltre su questo viale bisogna tenere sempre gli occhi aperti: ogni palazzo nasconde qualche meraviglia, e anche i lampioni sono un vero e proprio capolavoro! Casa Battlò: la visita vale tutti i sedici euro del biglietto (con cui si può ac-cedere alla casa e al tetto, sconto per gli studenti, noi abbiamo pagato 12, 80 euro). E’ uno spettacolo incredibile. Appena entri ti danno una sorta di telefono selezionato sulla tua lingua, che ti permette di ascoltare la descri-zione di ogni stanza. Raccontare questo trionfo di forme e colori non è semplice, perché le parole non basterebbero per descrivere questo capola-voro di Gaudì. Il massimo è il tetto, in cui risplendono i mosaici e le forme stondate e da cui si domina gran parte della città. Insomma, assolutamente da non perdere.
Meno interessante, vista da fuori, ci è sembrata Casa Milà (la Pedrera). Molta più fila per entrare e molte meno geometrie sulle facciate. Comun-que è patrimonio dell’Unesco, e magari con un po’ più di tempo a disposi-zione l’avremmo visitata anche noi. Sagrada Familia: una delusione. Credevamo che fosse un’esplosione di arte, ma al di là della facciata e del retro ricordiamo solo i rumori dei tra-pani e delle gru in azione. Si può tranquillamente vedere tutto senza pagare il biglietto di ingresso, che in pratica serve per attraversare il cantiere della chiesa (alla modica cifra di otto euro, che però mandano avanti i lavori). Le famose guglie si possono ammirare anche restando fuori, mentre per salire in uno dei campanili è ovviamente necessario entrare e quindi pagare il biglietto. Sconsigliabile a chi soffre di vertigini. Parc de la Ciutadella: trenta ettari di verde in cui riposarsi o prendere un po’ di sole. Consigliato dopo una giornata di lunghe camminate: utilizzato dai cittadini per fare jogging, per leggere un libro o per portare a spasso il cane. Pieno di persone di ogni genere ed età, quindi molto piacevole. Al suo interno si trovano lo zoo, che a quanto pare meriterebbe una visita, una fontana molto bella alla cui costruzione partecipò anche Gaudì e il Parla-ment de Catalunya. La Barceloneta: a nord est del porto antico, è la parte della città in cui si trovano le spiagge, tanti locali specializzati in piatti a base di pesce e anche discoteche e discopub. Bello il largo e ampio lungomare, almeno in prima-vera quando ancora non fa molto caldo e si può passeggiare a lungo. Adatto per un aperitivo al tramonto. A nord c’è la zona della Vila Olimpi-ca, con il Porto Olimpico, due grandi torri-grattacielo (dette torri Mapfre), i locali più alla moda per aperitivi e serate, il casinò, la statua enorme del pesce stilizzato e tanto verde lungo le spiagge di Nova Icaria, Bogatell, de la Mar Bella e de La Nova Mar Bella.
MareMagnum e zona del porto: la zona, a partire dal monumento di Co-lombo passando dal Paseig de Colom e dal Paseig Maritim, è adatta per una passeggiata, soprattutto prima di cena. Stare sul ponte che collega la città al MareMagnum è molto piacevole: si possono ammirare le numerose barche attraccate, tra cui tanti yacht, ma anche il passeggio delle persone, visto che ne capitano di tutti i tipi. Il MareMagnum è un enorme centro commerciale completo di ristoranti e discobar, dove per lo più si ritrovano ragazzi molto giovani stile gita scolastica e praticamente nessun abitante di Barcelona. Gli stessi pr, cioè quelli che ti offrono i tagliandi con le bevute gratis (due al prezzo di una), sono in gran parte italiani ed inglesi. I locali non sono male, e pare ci sia sempre un gran casino. A metà maggio c’era poco movimento, la musica era commerciale e latino americana. Si può fa-re dentro fuori da tutti i locali senza pagare niente, soltanto la consumazio-ne. Questo fuori dal centro commerciale e all’ultimo piano, mentre al pia-no terra ci sono molti negozi e qualche fast food. Alcuni negozi sono carini e con prezzi abbordabili, altri vendono roba da bambini. Consigliato soprattutto ai giovanissimi, a chi ha voglia di divertirsi in compagnia e non ha pretese su musica e ambiente.
Montjuic – Museu Nacional – Parc Olimpic: una delle visite più stancanti di Barcelona è sicuramente quella al Montjuic, almeno che non si decida di prendere la funivia che ti porta direttamente in cima al colle. Noi vi descri-viamo il nostro tragitto, che è stato molto, molto stancante, ma vi daremo anche qualche suggerimento sui modi alternativi… Invece di scendere alla solita fermata – la prima del Paseig de Colom – siamo scesi in plaça de Espanya (nome poco gradito ai fieri abitanti catala-ni…), una bella piazza circolare dove si trova l’arena, l’hotel de la Cata-lunya, il centro espositivo-fiera e due torri molto simili al campanile di San Marco a Venezia. Proprio passando accanto a queste torri ci siamo avviati verso il Palau Nacional, dove si trova il museu nacional d’Art de Cata-lunya. Per arrivarci abbiamo dovuto affrontare una lunga scalinata, a tratti su scale mobili funzionanti, a tratti sulle nostre gambe e sotto il sole. Ma lo spettacolo, via via che salivamo, era incredibile. A parte le fontane centrali utilizzate per gli spettacoli di luci, sotto di noi cominciava ad intravedersi la città in movimento, con i suoi tetti e le sue strade imperfette, tanto di-verse da quelle dell’Eixample. Arrivati in cima la vista ripagava di tanta fatica, e una foto ci è sembrata un giusto pegno. Dopo un po’, nonostante la splendida vista, ci siamo incamminati di nuo-vo, rinunciando a visitare il museo, parzialmente in ristrutturazione. Gi-riamo alla destra del palazzo e continuiamo a salire, verso quello che è il parco olimpico, costruito nel 1992 in occasione delle Olimpiadi. Prima in-contriamo la statua con l’atleta che porta la fiamma olimpica, poi la vera e propria struttura: lo stadio, la torre della tivù, il palazzo del ghiaccio e tutto il resto. Ovviamente ci concediamo una sosta al piccolo negozio dell’Espanyol (dove compriamo una sciarpa), che si trova proprio fuori dallo stadio. Poi entriamo dentro lo stadio, aperto gratuitamente, ripren-diamo con la telecamera un po’ dell’allenamento dell’Espanyol e ci rimet-tiamo in cammino verso il Montjuic. Strada facendo incontriamo (oltre a tante fermate dell’autobus) la Fundaciò Juan Mirò, ma non ci fermiamo, visto che la strada è ancora molto lunga e che, secondo alcuni consigli sentiti qua e là, non ne vale poi molto la pena. Così arriviamo alla fermata della funicolare che si trova proprio accanto a quella della funivia. Il terro-re per l’altezza di uno (una…) di noi ci obbliga a rinunciare alle cabinette sospese, quindi ci fondiamo verso la funicolare, che altro non è che una metropolitana di superficie che sale. Ma appena obliterato il biglietto ci accorgiamo di aver preso una fregatura: quello è il capolinea, e di lì si scende soltanto. Quindi usciamo di nuovo, consci di aver sprecato un viaggio, e ci incamminiamo, ovviamente a piedi, verso la nostra meta. La strada è tutta asfaltata, passiamo all’interno di un bel giardino, saliamo, saliamo, saliamo e alla fine vediamo la fortezza che sovrasta il Montjuic.
Non proseguiamo lungo la strada asfaltata ma costeggiamo la staccionata che dà sul mare, rimanendo delusi per la coltre di nebbia che nasconde tutto il porto e la zona circostante. L’atmosfera è davvero surreale, perché si vedono soltanto le cime delle gru nello scalo container del porto, ma poi nient’altro, nemmeno il cimitero (Cementeri del Sud Oest, molto particola-re da vedere). Allora andiamo avanti, e dopo qualche altro metro in salita arriviamo al Castell del Montjuic, una bella fortezza dalla quale di gode una vista spettacolare, almeno dalla parte opposta al mare, dove non c’è quasi nebbia. Ci sediamo su un muretto insieme ad altre persone, proprio davanti al capolinea della funivia. Si vede tutta Barcelona: dal nostro hotel (o almeno la zona) alla Sagrada Familia, dall’intero Eixample al monu-mento a Colombo. Ci godiamo lo spettacolo e ci riposiamo, perché arriva-re fin quassù, per noi poco abituati a camminare, è stato davvero stancante. Avremmo anche potuto pranzare, ma non ne avevamo ancora voglia, così dopo qualche foto con cannoni e guardiole, siamo tornati in giù. Questa volta però siamo arrivati fino alla funicolare, passando per alcuni bei giar-dini (il bello del Montjuic è proprio il verde!), incontrando il caratteristico girotondo di marmo che rappresenta il ballo tipico di Barcelona e ferman-doci per fare due risate con un divertente scivolo a corda. Alla fine siamo montati distrutti sulla funicolare, che ci ha portati ad una coincidenza con la metropolitana.
Altri modi per arrivare al Montjuic: prendere il Trasbordador, una specie di funivia per cuori coraggiosi che inizia dal porto, fa una tappa intermedia (che è anche il punto massimo alto 160 metri) e porta fino a plaça de l’Armada. Da qui il tragitto è più breve rispetto al nostro. Il trasbordador è sempre aperto, ma controllate gli orari a seconda del periodo. Si può pren-dere la funicolare (troverete le indicazioni in metro) e poi la funivia, che non costa pochissimo (si può fare solo andata oppure anche ritorno) ma nemmeno tanto. Il panorama deve essere meraviglioso, e il percorso dura circa venti minuti, però poi si arriva proprio al Castell. Oppure si può prendere soltanto la funicolare e fare il resto a piedi (non è esagerato, non preoccupatevi). L’ultima alternativa è con mezzi propri: al Montjuic si ar-riva in auto, moto, scooter e bicicletta. Anche l’autobus arriva fino ad un certo punto. Stadio Nou Camp: lo stadio è stata la nostra prima tappa appena usciti dall’hotel. Ben servito dagli autobus e anche dalla metro che però scende qualche centinaio di metri più distante, è una buona dimostrazione di come sia fatto un bello stadio, cosa che in Italia si trova difficilmente. Abbiamo approfittato di una partita casalinga e abbiamo comprato i biglietti appena due ore prima del fischio di inizio. Primo anello, curva, 41 euro, che scen-dono a 32 in terzo anello. Cifre un po’ altine, ma in un solo giorno abbia-mo visto il Barcelona battere il Santander, l’addio al calcio del capitano Luis Enrique e il sorpasso all’antipatico Real Madrid, con la conquista del secondo posto. Prima dell’inizio della partita abbiamo visitato il negozio, in cui abbiamo trovato qualsiasi cosa firmata Fc Barcelona. Dalle scarpe alle penne, dagli slip ai porta cd. Insomma, un intero negozio colorato di blaugrana… E tantissima gente a fare acquisti, bambini come adulti, donne come uomini. Poi per caso abbiamo pure incontrato l’autobus della squa-dra che aspettava i giocatori, fermi in hotel, così anche noi ci siamo messi ad aspettare insieme ad altri pochi tifosi, che nel giro di pochi minuti sono diventati decine e decine. Abbiamo visto Ronaldinho, Davids, Kluivert, Luis Enrique e Raijkard, abbiamo scattato un paio di foto e poi ci siamo incamminati verso l’entrata dello stadio. Nessun episodio di violenza, no-nostante i tifosi biancoverdi del Santander fossero sparsi in giro e mesco-lati a quelli locali. Insomma, niente a che vedere col nostro calcio. E anche durante la gara, pochi cori e pochi striscioni, se non quelli dedicati al ca-pitano.
All’interno del complesso c’è anche il museo, che purtroppo non abbiamo avuto tempo di vedere. A quanto pare è il più visitato della città, quindi dovrebbe proprio valerne la pena… Park Guell: anche per arrivare al famoso Park Guell abbiamo fatto una bella sfacchinata, prendendo la metropolitana fino alla fermata di Vallcar-ca, camminando lungo l’avinguda de l’hospital militar e salendo poi pa-recchio, sia su strada che su scalini. La maggior parte delle scale mobili, per nostra sfortuna, non funzionava. Arrivati in cima non siamo entrati dall’ingresso principale ma da uno laterale, sulla sinistra, poi abbiamo per-corso qualche centinaio di metri nel verde (incontrando molte persone in-tente a fare jogging), e siamo arrivati al bellissimo terrazzo che sovrasta l’entrata principale. Il parco era molto animato, con intere scolaresche im-pegnate a seguire le descrizioni delle maestre o a giocare nei giardini; noi ci siamo incamminati seguendo i molti pannelli con le indicazioni ed ab-biamo scattato molte fotografie: i colori delle ceramiche e delle piastrelle dei mosaici sono molto invitanti in questo senso. Il problema è che il parco è dislocato su una collina così il dilemma era se fare prima la parte in salita e poi scendere verso l’uscita di carrer Olot o avvicinarsi all’uscita e poi ri-salire sul lato destro per arrivare alla casa di Gaudì, trasformata in un mu-seo. Abbiamo scelto la seconda ipotesi e, dopo una breve pausa su una panchina in un boschetto, siamo entrati nella casa-museo: 4 euro rispar-miabili visto che all’interno ci sono solo i mobili dell’epoca sia della casa dell’archietetto che di quelle di alcuni committenti (Battlò), qualche mano-scritto autografato e pochi schizzi di progetti.
Una volta finita la visita (venti minuti in tutto) abbiamo ripreso un sentiero in discesa versio carrer Olot, soffermandoci a guardare i due edifici ai lati del cancello prima di uscire. Ci attendeva una lunga discesa verso la Tra-vessera de Dalt, dove abbiamo preso l’autobus per tornare in centro.
DOVE MANGIARE – Anche in questo caso ci eravamo preparati leggen-do varie guide e navigando in Internet (soprattutto nel newsgroup it.Hobby.Viaggi) e avevamo una lista di ristoranti, trattorie e pub da cercare e sperimentare. Però non è facile far combaciare gli orari scelti per la cena con la fame sempre più intensa o con le distanze da coprire a piedi e così ci siamo ritrovati, a volte, a dover improvvisare. I risultati sono stati spesso soddisfacenti, raramente deludenti.
Pans & Company: panini, panini e panini. Buoni, freschi e economici. Una piacevole sorpresa e quindi ottimo rifugio per i nostri pranzi veloci e votati al risparmio. Sono ovunque (Ramblas, Barri Gòtic, stadio, Sagrada…), il servizio è rapido, gli ingredienti semplici e meno gravosi rispetto ai classi-ci “Big Mac”. Un esempio: due panini, patatine fritte (patatas bravas, quelle più tonde, non quelle che siamo abituati a mangiare in Italia), due acque da 50 cl per 10, 40 euro.
Trattoria Tipica (o Taverna Tipica): non ci ricordiamo il nome esatto ma basta andare a destra della facciata principale della Sagrada e proseguire fino alla facciata opposta. Sull’angolo a destra trovate questo ristorante con tavoli all’aperto. Appena lo trovate tirate dritto e cercate un altro posto per mangiare: noi eravamo talmente affamati da non riuscire a valutare la situazione, così ci siamo ritrovati in un posto che di tipico ha davvero poco e dove il servizio lascia molto a desiderare. Un tipico acchiappa-turisti all’ombra del principale monumento cittadino ma di gastronomia tipica e gusto c’è ben poco. Tutto questo con l’aggravante del prezzo: due tapas (una era una polpetta rinsecchita con ingredienti indefinibili e una era una fetta di frittata uscita dal tegame almeno due ore prima), un panino al pro-sciutto con tre fette tagliate il giorno della posa della prima pietra della Sa-grada e una bottiglia piccola di acqua. In più il cameriere metteva le dita nei piatti, il cuoco fumava, i tavoli erano piccoli e sporchi e dalle fioriere che delimitavano il marciapiede arrivava puzza di pipì di gatto. Totale 20 euro, arrivederci e grazie.
Dalla parte opposta della Sagrada troverete comunque locali e fast food di ogni tipo per tutti i gusti e tutti i prezzi.
Ristorante Egipte: lungo le Ramblas, lato destro guardando il mare. Era consigliato sulla guida Baedeker e ci siamo trovati molto bene, grazie an-che ad un cameriere italiano che ci ha guidato nella scelta dei piatti, non sempre comprensibili. Nonostante la posizione l’atmosfera (e anche parte della clientela) è molto spagnola, l’ambiente è carino e la cucina buona. Una bistecca con contorno, un piatto enorme con vari tipi di tapas (mare e terra), un’acqua da un litro e una crema catalana (da provare assolutamen-te) per 33 euro compresa la mancia.
Txapela Euskal Taberna: una vera scoperta. Stavamo camminando in Pas-seig de Gracia alla ricerca del ristorante Citrus, segnalato su molte guide e, non riuscendo a trovarlo a causa del numero civico sbagliato (l’abbiamo visto il giorno dopo), ci siamo fermati davanti ad un locale arredato in modo molto moderno ma elegante, giovanile ma discreto, insomma, un ve-ro posto alla moda ma non esclusivo.
Siamo stati attirati dal menu esposto in vetrina e composto di sole tapas basche, dette pintxos., ovvero delle tartine preparate in ben 51 modi diver-si. Per fare un esempio (in realtà ne abbiamo provate quasi la metà) c’è la numero 29, Gernika, con salsa di aragosta e granchio a 1, 15 euro o la 30, Zabaleta, con prosciutto iberico, uova e mousse di tonno a 1, 80 euro. Alla fine per venti pintxos, un dolce, tre acque da 50 cl e un caffè 35, 90 euro. Volendo si possono bere vini baschi, sangria, birra e sidra con prezzi che vanno dai 2, 45 euro di una birra piccola agli 11, 25 del vino Txomin Etxaniz. Un posto favoloso che consigliamo a tutti.
L’indirizzo è Passeig de Gracia 8-10 Tapas Bar: anche questo una vera sorpresa. Dopo aver girato tutto il Ma-reMagnum alla ricerca di un piatto di pesce fresco a prezzi non esagerati (impresa impossibile in tutti i ristoranti del primo piano) abbiamo ripiegato su questo locale a piano terra, l’ultimo in direzione del mare. Ci siamo se-duti e il servizio è stato subito svelto, in pochi minuti ci hanno preso l’ordinazione: in meno di un quarto d’ora avevamo davanti una frittata di patate, un petto di pollo, calamari andalusi (fritti), cozze al vapore e due acque piccole. Alla fine, compreso il caffè abbiamo pagato 29, 84 euro che, per un locale in riva al mare con una buona cucina, non è davvero un prezzo esagerato.
Altri locali: numerosi sono comunque i posti in cui è possibile mangiare. Si possono segnalare i FrescCo che, al motto di “All you can eat” offrono prezzi fissi di 7, 40 euro a pranzo e 9, 20 a cena: sono self-service con va-sta scelta di portate. Ce ne sono cinque disseminati nei posti di maggior passaggio di turisti tra cui la Sagrada e le Ramblas. Poi tanti tapas bar, fast food simili a Pans & Company, Kebab e ristoranti cinesi. In linea di mas-sima il consiglio è di non affidarsi ai ristoranti più centrali e reclamizzati perché spesso sono specchietti per le allodole (i turisti). Nel Barri Gòtic ci sono molte alternative più tipiche e economiche come pure nella zona della Barceloneta dove si possono mangiare ottimi piatti di pesce.
SHOPPING: non lasciatevi subito abbagliare dai numerosi negozi di sou-venir che incontrerete lungo le ramblas. Nel Barri Gòtic e nei grandi ma-gazzini la scelta è più vasta e spesso i prodotti sono di migliore qualità. Se cercate abbigliamento, scarpe e accessori, nel Barri Gòtic troverete pro-prio tutto, per tutti i portafogli. Vi consiglio di portarvi via qualcosa, per-ché ne vale veramente la pena. Tanti oggettini che qui non abbiamo mai visto sono carini ed economici, come una collana particolare o un paio di scarpette da mare. Per l’abbigliamento casual consigliamo Pull and Bear, ce ne sono numerosi in città ma uno è a Portal de l’Angel, proprio davanti al Corte Inglès di plaça Catalunya. Qui troverete magliette, jeans e altro a prezzi bassissimi ma tutto sommato di buona qualità. E’ molto frequentato, anche dagli stessi spagnoli. Poi ci sono i famosi Mango e Zara. Dico famo-si perché chiunque vada in Spagna ci fa un salto e spesso ci compra qual-cosa (femminile). I prezzi sono bassi e la roba è buona, soprattutto perché i tessuti sono quelli comprati a Prato (per chi non lo sapesse, Prato è il di-stretto tessile più importante in Europa ed è conosciuta in tutto il mondo, anche per i numerosi abiti confezionati per vari film e eventi).
D’obbligo è una tappa a El Corte Inglès (plaça Catalunya), dove troverete di tutto, soprattutto abbigliamento di ottima qualità. Per i negozi di alta moda bisogna andare in Passeig de Gracia, dove ad esempio si trova Ar-mani, tanto per fare un nome. I negozi di souvenir servono solo per i souvenir, ovviamente. Magliette quante ne volete, bandiere, palle, tazze e molto altro ancora. Vale la regola d’oro della contrattazione. Confrontate i vari prezzi e cercate di arrivare a quello più basso: loro ci guadagneranno comunque. Le maglie da calcio in alcuni casi sono originali ma delle passate stagioni, a volte conviene, a se-conda del periodo, andare nei negozi di sport dove sono praticati sconti (lo stesso Corte Inglès Deport in Portal de l’Angel o anche Decathlon, nel bar-ri Gòtic), soprattutto in estate. Se poi volete delle riproduzioni, non supe-rate mai i 30 euro, sarebbe una vera fregatura! Le magliette della città sono molto carine, e anche quelle non si devono pagare oltre 15 euro, altrimenti è troppo.
CONSIGLI GENERICI: il Bus turistico, tanto pubblicizzato, può essere una valida alternativa per chi ha poco tempo a disposizione. Molti ne ave-vano parlato male, ma a noi il depliant non è sembrato così male (parlando poi dopo le esperienze di Madrid e Siviglia). I prezzi vanno dai 10 euro per un giorno (bambini) a 20 euro per due giorni consecutivi (adulti) e il bi-glietto vale per tutti e tre i percorsi. In pratica il bus porta a giro per la cit-tà, attraversando tutti i punti di interesse turistico. Una guida audio in cuf-fia (anche in italiano) permette di ascoltare anche tutte le informazioni ne-cessarie. C’è anche la possibilità di scendere e poi prendere il bus succes-sivo.
Il mare e le spiagge non sono caraibiche ma ci sono sembrate pulite e ben frequentate, adatte se si ha voglia di riposarsi dopo una giornata di fatiche. I taxi a detta di molti sono convenienti, ma non possiamo dire molto visto che non ne abbiamo presi, però possiamo dire che se ne trovavano molti un po’ dappertutto, quindi non dovrebbero esserci problemi. Si parla molto degli scippatori che si aggirerebbero ovunque, ma noi non ne abbiamo mai trovati. Comunque valgono le solite regole da turista: non girare distratti e con troppa roba in mostra (vedi apparecchi tecnologici o borse aperte), stare attenti in metro e in autobus quando c’è parecchia gente, non lasciare le proprie cose incustodite e non girare da soli in luoghi bui ed isolati. Alcuni parlano della truffa del gioco delle tre carte, ma noi non ne abbiamo mai visti. Se ne incotrate, tirate dritto, perché ovviamente sono soltanto fregature, e non si sa mai che mentre tentate di indovinare la carta qualcuno vi rubi pure il portafoglio.
Durante la notte le Ramblas si trasformano: può capitare di incontrare qualche spacciatore, prostitute, venditori abusivi di birra e altro. In linea di massima nessuno crea problemi, perché comunque sulle Ramblas c’è sem-pre molta gente. Dicono che nel Raval ci siano problemi, ma noi non ne abbiamo avuti, visto che di notte non ci siamo stati. Fate amicizia con più persone possibili, perché gli spagnoli sono un popolo meraviglioso. Non dite che il catalano è un dialetto, perché è una vera e propria lingua, ufficiale, parlata ovunque, anche nelle scuole e negli uffici pubblici. Cercate di trarre il massimo da un viaggio a Barcelona, perché offre momenti ed esperienze bellissimi di cui vi ricorderete molto a lungo. Anna e Matteo