PRASLIN, LA DIGUE, MAHE’: incantevoli Seychelles
L’idea era quella di un “fai da te” ma poi per una serie di motivi abbiamo prenotato tramite agenzia, con il senno di poi, credo che sia meglio organizzarsi da se, il viaggio è semplice da organizzare e sicuramente si risparmia qualcosa.
Per chi non è portato per il “fai da te”, consiglio questa agenzia Kia Ora Viaggi che propone oltre ai soliti resort, anche sistemazioni più economiche in guest house.
Per chi invece si vuole organizzare da se, il consiglio è di informarsi il più possibile su possibili itinerari, strutture, consultando la miriade di informazioni che si trovano on line, in particolare consiglio la lettura dei diari di viaggio riportati nel sito di Turisti per caso e la sezione Seychelles del forum ‘ci sono stato’. Per noi questi due siti sono stati gli spiriti guida del viaggio. E’ consigliata anche la guida ‘Lonely planet’, ma noi avevamo l’edizione dell’anno 2004 e non essendo aggiornata, riportava spesso informazioni non corrette.
L’importante per godere della bellezza di queste isole è non limitarsi a restare rinchiusi 1 settimana nel proprio albergo (come alcune persone che abbiamo incontrato), ma organizzarsi con un auto a noleggio, o autobus, provare diversi ristorante, scoprire le spiaggette più intime e nascoste, chiedere alla gente del posto, insomma aprirsi… Buona lettura alla scoperta delle incantevoli Seychelles… Il racconto: DOMENICA, 06.07.2008 – Milano/Parigi Stamattina c’è il sole e la giornata sembra essere iniziata molto bene.
Il nostro volo per Parigi parte dal Terminal 1 di Milano Malpensa alle 16 e il volo successivo diretto da Parigi CdG per le Seychelles parte alle 19.30, dunque abbiamo tutto il tempo per fare le cose con calma.
Arriviamo all’aeroporto verso le 14.00 e facciamo subito il check in. Notiamo dagli schermi con gli orari dei voli, che proprio il nostro volo porta già ½ ora di ritardo e la ragazza del check in ce lo ricorda, tranquillizzandoci però sull’ampio arco di tempo che abbiamo a disposizione a Parigi. Scopriamo poi una piacevole sorpresa: al check in ci etichettano già i bagagli con destinazione Praslin (e questo lo sapevamo, che non era necessario ritirare i bagagli a Parigi), ma la sorpresa è stata quella di ricevere subito da Milano i biglietti per la tratta Paris-Mahè, senza perciò dover rifare il check in e tutte le lunghe trafile della burocrazia aeroportuale (come abbiamo fatto lo scorso anno). Tranquilli e sereni attendiamo con ansia e impazienza l’ora dell’imbarco… Dopo 2 lunghe ore di attesa, passate a curiosare tra i negozi, leggere racconti di viaggio di altri viaggiatori, stampati proprio ieri sera in vista delle 9 ore di volo, scopriamo che il ritardo è aumentato prima a 45 min. E poi a 1 ora. Non siamo più così tranquilli, perché sappiamo di dover fare ancora le cose di corsa, (proprio come l’anno scorso!) ma facendo 2 conti su durata del volo, ecc… realizziamo che riusciamo a stare nei tempi.
Alle 17.00, finalmente ha inizio l’imbarco e proprio mentre siamo tutti sull’aereo, belli sistemati e pronti per decollare, il cielo dapprima solo nuvoloso, scarica tutta la sua furia con un temporale mai visto prima d’ora: lampi e tuoni che incutono timore e soprattutto, per la prima volta in vita mia, paura di volare!!! Il comandante ci annuncia che dovremo ritardare la partenza perché stanno aspettando che il temporale si calmi un po’ e finalmente 1 ora dopo, (alle 18.00) riusciamo a decollare. In cuor e mente nostra sappiamo che non saremmo mai arrivati in tempo, ma ci torna una piccola speranza quando il comandante ci comunica che hanno provveduto ad informare l’aeroporto di Parigi, del nostro ritardo, per le varie coincidenze… Speriamo e ci illudiamo che ritardino il volo dell’Air Seychelles, ma siamo anche abbastanza rassegnati…
Dopo un volo più o meno tranquillo, atterriamo al terminal 2F dell’aeroporto di Parigi alle 19.15.
Il nostro volo parte tra 15 minuti.
Siamo rassegnati, preoccupati, incavolati e scendiamo di corsa dall’aereo cercando di raggiungere disperatamente il gate F49 dove parte l’Air Seychelles. Con uno sforzo sovraumano per le mie prestazioni fisiche, corriamo come se ci avessero appena scippato e arriviamo davanti al gate F49, che nel frattempo è variato in F52, completamente deserto. Dietro di noi ci raggiunge una ragazza affannata, arrivata con il nostro stesso volo, e poco dopo suo marito. Proviamo ad avvicinarci all’hostess dell’imbarco e chiediamo spiegazioni, il volo non è ancora partito ed è proprio di fronte a noi, l’imbarco naturalmente era già chiuso e non era più possibile salire a bordo. Proviamo a discutere un pochino, ma d’altro canto capiamo anche che non sarebbe stato possibile in ogni caso salire su quel volo! Da qui ha inizio un nuovo emozionate film: 2008: Odissea a Charles de Grulle – 1° parte L’hostess ci dice di chiedere a 2 hostess più avanti, in un banco informazioni, che scortesemente e in un francese incomprensibile, ci spiega che loro (Air France) non possono fare niente, perché la responsabilità è da attribuirsi a Malpensa che non ha dato loro ok per il decollo e storie di questo tipo… Fortunatamente Maurizio (il nostro compagno di sventure insieme a Paola), capisce e parla molto bene il francese, perciò in tono un po’ alterato (con i francesi, purtroppo devi solo fare così) gli spiega che se Air France non fosse arrivata con 1 ora di ritardo a Malpensa, noi ora saremmo sul nostro bel volo!!! Le 2 hostess provano allora a prenotarci sul volo di domani… (Piccolo problema: domani, lunedì, il volo dell’Air Seychelles non parte da Parigi, ma da solo da Roma!!!) C’è un problema con i computer e non riescono a fare la prenotazione, allora ci dicono di seguirle e ci portano da altri “simpaticissimi” (in senso ironico) operatori, che dopo mezz’ora, riescono solo a darci un foglietto scritto a mano con il numero dell’Air Seychelles, dicendo (in parole povere) di arrangiarci e l’indomani, all’apertura degli uffici, chiamare direttamente noi l’Air Seychelles per sistemare il tutto. Io e Cristian siamo abbastanza tesi, parliamo un francese a livello scolastico, e capiamo abbastanza bene, ma in questa occasione sembra davvero difficile comunicare, tra l’altro è domenica sera e non abbiamo neanche modo di contattare l’agenzia per sapere il da farsi, siamo un po’ alla “spera in Dio” e come 2 cozze ci attacchiamo a Paola e Maurizio che in questo momento rappresentano la nostra unica e sola possibilità di arrivare (prima o poi) alle Seychelles. Dopo telefonate, attese, discussioni, fortunatamente l’Air France, ci consegna un voucher, per una notte pagata in albergo, la cena della sera e la colazione del giorno successivo, ci chiede se vogliamo ritirare i bagagli o imbarcarli direttamente sul volo di domani, ma preferiamo ritirarli prima che vadano a finire chissà-dove. Ci indicano l’ufficio dove richiedere e ritirare le nostre valigie, sono oramai le 21.00 e anche qui, dobbiamo attendere e discutere e facciamo un’altra piacevole scoperta: 2 valigie non sono ancora state registrate e perciò vagano chissà dove disperse per il terminal 2F dell’aeroporto di Parigi Charles de Gaulle.
Addirittura ci dicono che il tempo di attesa delle valigie, può variare dai 10 minuti alle 3-4 ore. Siamo incavolati neri e iniziamo a pensare se andare in albergo e tornare più tardi in aeroporto a recuperare le valigie o se aspettare. (Nel frattempo l’impiegata che ha seguito la “pratica” dei nostri bagagli, finisce il turno e lascia il posto alla collega, alla quale rispieghiamo tutto!) Decidiamo di aspettare ancora e azzecchiamo la decisione perché dopo altri ¾ d’ora di attesa, riusciamo ad uscire dall’aeroporto tutti e 4 con le nostre valigie.
Ci rechiamo alla fermata delle navette, dove sono indicati i vari pullman degli alberghi di destinazione, siamo un po’ più sollevati, ma ancora scossi e soprattutto stanchi!!! Io credevo di dover passare la notte su una poltrona dell’aeroporto (e se non ci fossero stati Maurizio e Paola, forse ci saremmo pure rimasti!!!), la cosa che ancora ci tormenta è quella di non sapere ancora se domani partiremo da Roma o meno.
Maurizio e Paola alloggiano al Raddison (albergo di categoria superiore grazie alla tessera Alitalia), a noi è stato assegnato l’hotel Campanile, così ci diamo l’appuntamento di ritrovarci domani mattina in aeroporto per chiamare insieme l’Air Seychelles.
L’hotel Campanile non è male, è un hotel 3*, situato nella zona Rossy, a circa ¼ d’ora dall’aeroporto, il giudizio complessivo è sufficiente, senza infamia, senza lode, sicuramente però non vale il prezzo indicato sul depliant della camera, da 107-170 €/notte.
Arrivati in hotel, consegniamo alla reception il voucher di Air France, ci guardiamo in giro e vediamo che anche tutte le altre persone in coda a fianco e dietro noi, hanno il voucher di Air France e capiamo che il ritardo di questo e altri voli, gli deve costare abbastanza caro, e capiamo anche che questo hotel vive sulla clientela dalle varie compagnie aeree. Check in molto veloce, la signora della reception (stranamente gentile), ci dice consegna le chiavi della stanza e ci dice ci recarci subito al ristorante, perché è in chiusura, sono le 22.20 e il ristorante chiude alle 23.00.
Lasciamo le valigie in camera e scendiamo per cena, dove con nostra grande sorpresa, troviamo un buffet delizioso e ceniamo a base di filetto al pepe nero e gamberoni, ottimi, per non parlare dei gustosissimi dolci!!! Alle 23.00 siamo in stanza (con letti separati! Grrrr!!!) e dopo una doccia rilassante, con la speranza di levarci un po’ di tensione e stanchezza crolliamo a letto, senza riuscire però a chiudere occhi. Siamo ancora molto tesi.
LUNEDI’, 07 LUGLIO 2008 – Parigi/Roma 2008: Odissea a Charles de Grulle – 2° parte Dopo colazione, lasciamo subito l’albergo in direzione aeroporto. Aspettiamo la navetta per circa mezz’ora e c’è un freddo allucinante!! Con addosso la felpa sto tremando!!! In aeroporto ci troviamo con Maurizio e Paola, per chiamare l’Air Seychelles, nel frattempo io riesco a contattare la mia agenzia, spiegare l’accaduto e aspettare una loro risposta sul da farsi.
Riusciamo a contattare l’Air Seychelles che grazie alla loro serietà ci prenotano su un volo nel pomeriggio da Parigi a Roma e su quello successivo serale da Roma a Mahè, nel frattempo però mi richiama la mia agenzia dicendomi che ha visto che siamo prenotati sul volo di domani (martedì), che parte da Parigi. Altro disguido. Non esiste proprio che passi un’altra notte a Parigi, non ne voglio proprio sapere, perdere così non 1 ma ben 2 giorni di vacanza e perdere non una, ma 2 notti pagate a Praslin. No, no, no! L’Air Seychelles ci conferma la prenotazione sul volo n. 1904 dell’Air France, che alle 15.25 parte direzione Roma, e sul volo successivo HM003 dell’Air Seychelles che parte da Roma alle 20.30 alla volta di Mahè. FORSE, salvo ulteriori ritardi, riusciremo a partire. Nel frattempo riesco a risolvere il disguido voli, pure con la mia agenzia, che però mi dicono che non è possibile essere rimborsati per la notte persa e pagata a Praslin, anche se abbiamo fatto anche l’assicurazione facoltativa… Devo dire che siamo MOLTO sfigati, ma seppure mi abbiano spiegato bene perché non sia possibile il rimborso, non capisco e sono un molto dispiaciuta e un po’ seccata, mi viene da pensare che se mi fossi organizzata da sola, prenotando direttamente la guest house e pagando solo l’acconto, forse sarebbe stato meglio! Pranzo/furto all’aeroporto dove spendiamo 25,00 € in 2 per 2 piatti unici, fragole e 1 bottiglietta d’acqua.
Ancora casini nel fare il check in alle macchinette automatiche, ancora attese, ancora ritardi, ma questa volta con 3 ore di attesa tra un volo e l’altro, salvo ulteriori imprevisti meteo, dovremmo proprio farcela!!! Alle 18.00 arriviamo all’aeroporto Leonardo da Vinci a Roma, è bello sentire parlare nella nostra lingua e ancora più bello è riuscire a capire; miracolosamente grazie alla gentilezza di alcuni operatori e all’ignoranza di altri, alle 20.30 siamo seduti nella fila 14 posti F-G (naturalmente lato finestrino, specificatamente richiesto) alla volta di Mahè.
Alla conclusione di questa odissea, tiriamo le somme e sul piatto della bilancia abbiamo: Pro: – abbiamo conosciuto 2 splendide persone: Maurizio e Paola; – non abbiamo tirato fuori di tasca nostra 1 centesimo; – abbiamo toccato con mano la serietà di Air Seychelles (un po’ meno quella di Air France); – abbiamo mangiato molto bene al ristorante dell’hotel Campanile Contro: – abbiamo perso un giorno di vacanza; – abbiamo perso i soldi di una notte GIA’ pagata a Praslin; – abbiamo toccato con mano la scortesia dei francesi; – abbiamo rovinato il clima di serenità e pace pro-ferie e pro-paradiso; Il volo per il momento sembra essere tranquillo, tra poco più di mezz’ora dovremmo atterrare a Mahè, ci siamo goduti una buona cena e abbiamo dormito sogni tranquilli e sereni; una splendida alba ci sveglia, peccato che non sia sul nostro lato, perché per gli appassionati di foto come me, sarebbe stata una bellissima occasione per immortalare questo stupendo scenario. Mi fermo a guardare fuori dal finestrino e sotto di me vedo soffici nuvole bianche e mare, mare e solo mare e persa in questa pace mi godo gli ultimi istanti di questo tanto sospirato volo. MARTEDI’, 08.07.2008 – Mahè/Praslin (Valle de Mai) Atterriamo all’aeroporto di Mahè alle 7.20, abbastanza puntuali. Sbrighiamo tutte le formalità: controllo passaporti, ritiro bagagli e incontro con il nostro assistente locale della Mason’s Travel che ci accoglie con una salviettina rinfrescante e consegna tutti i voucher per il nostro soggiorno e ci indica dove dirigerci per prendere il volo successivo per Praslin. Durante l’attesa gironzoliamo per l’aeroporto, scattiamo le prime foto, anche se con questo cielo grigio il verde che ci circonda, sembra quasi “spento” e io proseguo con la lettura dei diari di viaggio, iniziando a studiare l’isola che ci ospiterà per i prossimi 4 giorni. Il nostro volo è previsto per le ore 10.30 e verso le 9.30 “aprono” il check in per il nostro volo… (oddio, chiamarlo check in è una parola grossa…). Comunque sbrighiamo anche qui i vari controlli e attendiamo il nostro turno nella minuscola sala di attesa.
Puntualissimi, alle 10.35 siamo sul bi-elica da poco più di una ventina di posti che miracolosamente, dopo 15 minuti ci porta sull’isola di Praslin. Dal mio lato sinistro dell’aereo mi godo la bella vista su Anse Georgette, che riesco a riconoscere grazie ai vari campi da golf e tennis, dell’hotel più lussuoso di Praslin: Lemuria. Recuperati i bagagli ci dirigiamo verso l’assistente della Mason’s che ci indirizza sul pulmino che ci porterà alla nostra guest house: Cote d’Or Chalet. Il ragazzo che conduce il pulmino, guida come un disperato, per di più le strade non sono il massimo della sicurezza: alcuni tratti sono molto stretti, tornanti continui, pendenze, strapiombi senza un minimo di protezione, guardrail, ecc… in compenso però, la strada a sud dell’aeroporto, che passa per Baia St. Anne e arriva alla Cote D’Or, è molto bella e panoramica! Cristian è abbastanza intimorito, sia dalla guida a sinistra e sia alla vista di alcuni tratti di strada. Lasciamo alcuni clienti all’hotel Coco de Mer, altri al jetty per il traghetto per la Digue e restiamo solo noi 2 sul pulmino. Dopo soli 5 minuti arriviamo alla guest house e ci viene ad accogliere Myriam, una signora seychellese che gentilmente, ma con pochi sorrisi e calore, ci mostra il nostro chalet. Alla vista di quella che sarà la nostra abitazione per i prossimi 4 gg, restiamo piacevolmente sorpresi. Siamo andati un po’ alla cieca su questa struttura, facendoci consigliare dalla nostra organizzatrice, poiché la nostra 1° scelta: Le Laurier era già pieno per la data prescelta e perciò siamo andati in fiducia, poiché essendo una struttura nuova, su Internet non si trovano ancora molti racconti e recensioni. A prima vista lo chalet si è rivelato al di sopra delle nostre aspettative.
Myriam ci fa un veloce breafing informativo, ci spiega di chiudere sempre tutte le finestre per evitare furti e ci lascia il suo numero di telefono, dicendo che se non la troviamo alla reception, possiamo chiamarla direttamente. Gli chiediamo subito per la prenotazione al Lemuria per Anse Georgette e per un’auto a noleggio. Rimandiamo tutta la burocrazia di voucher, documenti, ecc… all’indomani e ci dice che ci manderà al più presto qualcuno per l’auto.
Dopo soli 5 minuti, arriva al nostro bungalow un ragazzo dell’autonoleggio United Car Rental (Grand Anse Praslin- tel: +248 233650 – mobile: +248 510631/510637 – fax: +248 233650 – mail: united@seychelles.Net ) che ci mostra i depliant delle auto.
Alla fine contrattiamo per una Daihatsu Sirion, rossa fiammante, nuovissima in ottime condizioni, con tanto di cambio automatico, per 50,00 €/giorno + 10,00 €/giorno per assicurazione kasco obbligatoria, 3 giorni e ½ Cristian è già in panico perché appena gliela consegnano gli fanno un mini corso guida a sinistra accelerato. Ci consigliano di pagare la benzina in rupie che è più conveniente e a noi viene in mente che non abbiamo ancora cambiato, così chiediamo direttamente a loro per il cambio, che ci propongono un cambio a 15 Rs. Noi gliene chiediamo almeno 16, ma avendo cambiato 200,00 € tutti insieme, avremmo potuto chiedere tranquillamente 17 Rs.
Ci dicono di aspettare 5 minuti che sarebbero tornati, così puntualissimi dopo pochi minuti, ritornano, caricano Cristian in macchina e lo portano ad un supermercato vicino dove effettuano il cambio.
Siamo finalmente pronti per vivere la prima mezza giornata seychellese.
Prima di partire in macchina, decidiamo di fare un giro a piedi di orientamento, e con la cartina alla mano, partiamo alla scoperta della famosa Cotè D’Or. Ci fermiamo qualche minuto in spiaggia e rimaniamo incantati ad ammirare i colori del mare; il cielo è sempre grigio e coperto di nuvole cariche di pioggia, ma il contrasto tra questo mare cristallino e la magnifica e lunghissima spiaggia di Anse Volbert, non lascia certo indifferenti.
Finora nei nostri pochi viaggi, mai avevamo visto una spiaggia così bella, larga, bianca e soffice, neppure a Cayo Largo, o alle Maldive, e pensiamo subito a come possa essere bella, vista alla luce del sole.
Abbandoniamo la spiaggia per cercare un posto in cui pranzare, il mio senso dell’orientamento e la mia memoria, mi ricordano che nei paraggi dovrebbe esserci la famosa gelateria “Da Luca”, così partendo dal Berjaia, proseguiamo a sud, incontriamo RoseMary guesthouse e il famoso Le Laurier’s, dove decidiamo di entrare e prenotare un tavolo per la cena di stasera; mi sembrava di ricordare che fosse necessaria la prenotazione perché il ristorante è sempre pieno, vista la sua fama, e invece la ragazza ci guarda un po’ stranita e sorpresa dalla nostra richiesta. Proseguiamo poi sulla strada, incontriamo qualche mini supermercato e arriviamo poco dopo alla gelateria da Luca, dapprima semideserta, che nel giro di mezz’ora si sarebbe riempita di italiani.
Decidiamo di fermarci qui a pranzo e pranziamo con un insalata di polipo, 1 insalata di tonno, 1 acqua naturale e 1 coppetta di gelato, il tutto per 20,60 €. Le insalate per i miei gusti sono condite con troppo lime, ma tutto sommato il giudizio è buono.
Con lo stomaco pieno decidiamo di prendere l’auto e girare senza meta alla scoperta di Praslin. Visto che il tempo è pessimo e il cielo è grigio, ed è impensabile stare in spiaggia, optiamo per iniziare proprio dalla Valle De Mai, prima però andiamo a fare benzina = 400 Rp (decisamente troppe, ne bastavano 250 Rs per tre giorni).
La prima esperienza di guida a sinistra è un po’ traumatica, ma il cambio automatico un pochino aiuta.
E’ divertente vedere il tergicristallo azionato ogni qual volta Cristi cerca di mettere la freccia per svoltare… Non so come, ma riusciamo ad arrivare a destinazione; qui i Seychellesi guidano un po’ alla “spera in dio”: si fermano tranquillamente contromano in mezzo alla strada, così spesso si è costretti a sorpassarli facendo lo slalom tra auto in sosta, pedoni in mezzo alla strada e auto che sopraggiungono dalla parte opposta. Ma qui è così… Siamo alle Seychelles e la vita scorre lenta e senza troppi problemi e frenesia.
Con l’auto prendiamo la strada che attraversa la Valle de Mai, un continuo saliscendi pieno di curve tra montagne, foresta e massi. Arriviamo ad un parcheggio, dove ci viene incontro una signora che ci chiede se vogliamo visitare la Valle de Mai. Gli rispondiamo di si, e ci consiglia di mettere qualcosa contro le zanzare e di portare con noi una bottiglietta dell’acqua, perché all’interno non ci sono bar o toilette, perciò se abbiamo bisogno del bagno possiamo utilizzare quello esterno alla tenuta.
Ci imbattiamo in un sentiero di terra rossa, fittissimo di vegetazione e dopo pochi minuti arriviamo all’ingresso, composto da un capanno ricoperto di foglie di palma. Il biglietto costa 15,00 € e insieme a quello ci riforniscono di cartina in italiano con indicati i percorsi possibili da percorrere e descrizioni delle varie piante. Il percorso più lungo dura 3 ore. Sono le 14.30 e il parco chiude alle 17.30; preferiamo non rischiare e scegliamo il percorso che dura 1 ora e 1/2, anche perché siamo molto stanchi e abbiamo addosso il sonno e la tensione degli ultimi due giorni.
Partiamo dal sentiero centrale, saliamo a nord percorrendo il sentiero chiamato “Cedar” che si raggiunge con il sentiero “Circular” e riscendiamo verso l’uscita seguendo il sentiero “North”, ma visto che non ne abbiamo ancora abbastanza, decidiamo di aggiungere una parte di sentiero che scende fino al ruscello; ci piacerebbe vedere anche la cascata, ma è troppo lontana e non capiamo neppure come la si raggiunge.
La foresta è bellissima, è tutto gigante, foglie di palma giganti, coco de mar giganti, massi giganti. E’ davvero stupenda ed è tutto così suggestivo, uno scenario da favola, da togliere il fiato. I sentieri sono indicati bene e non c’è pericolo di perdersi, e di tanto in tanto si trovano anche alcuni sentieri informativi che illustrano e descrivono le varie piante presenti, tra la folta vegetazione riusciamo a vedere uno dei famosi “ragni delle palme”, abbastanza grande, ma non così brutto e spaventoso come descritto. Il percorso che abbiamo seguito noi è in gran parte pianeggiate e d’ogni tanto si affrontano salite e scalinate non troppo difficoltose, il consiglio più grande è quello di fare molta attenzione alla scelta dell’abbigliamento e delle scarpe: possibilmente pantaloni lunghi, no infradito, scarpe chiuse o sandali, con suola non troppo liscia perché in caso di pioggia (come oggi) si rischiano dei begli scivoloni, poiché i percorsi in alcune parti sono ricoperte dalle pericolose foglie secche. La stanchezza si fa sentire pesantemente e anche se sono solo le 16.10 decidiamo di tornare allo chalet per riposare qualche ora, del resto siamo pur sempre in vacanza.
Sulla strada che ci porta alla Cotè d’Or ci fermiamo a fare un po’ di spesa in un piccolo supermercato locale, ci aspettavamo qualcosa di più, ma la maggior parte dei prodotti sono in scatola, così usciamo un po’ desolati con una grande scorta d’acqua e qualche biscotto spezza-fame, da sgranocchiare in spiaggia.
Alle 17.00 dopo una bella doccia crolliamo sul letto ma fortunatamente poco prima delle 19 riusciamo a svegliarci e ci prepariamo per la nostra prima cena seychellese al famoso e rinomato ristorante Le Laurier. Iniziamo proprio alla grande.
Le Laurier dista circa un centinaio di metri dalla nostra guest house (o forse meno) e lo raggiungiamo tranquillamente a piedi passando dal giardino del Berjaia. Il ristorante è tipico e ha un suo stile, con piatti decorati con pesci colorati, musica seychellese di sottofondo, a lume di candela, è tutto molto curato, il personale gentile, ma il vero protagonista della serata è stato il coloratissimo buffet ricco di squisiti piatti tipici e l’invitante profumo della carne e pesce alla griglia.
Proviamo diversi piatti che proprio non saprei descrivere, ma è tutto di nostro gradimento, la qualità è ottima e per i mangioni come noi, il buffet è l’ideale; sulla griglia ci sono almeno 3 tipi di carne diversa e pesce, noi proviamo il pollo, condito a parte da una salsa creola e come dessert una squisita mousse al frutto della passione.
Ci spiace molto non aver trovato posto qui, ci tenevamo molto, visto le ottime recensioni che si leggono, ma del resto ci sono solo 4-5 bungalow a disposizione e consigliano sempre di prenotare con largo anticipo.
Vicino al nostro tavolo c’è una giovane coppia di ragazzi italiani e scambiamo 4 chiacchiere con loro, vengono da La Digue e se ne sono innamorati. Restiamo a chiacchierare ancora un po’ e poi decidiamo di concludere la nostra serata a nanna.
MERCOLEDI’, 09 LUGLIO 2008 – Anse Lazio, Anse Boudin, Anse Volbert Ci voleva proprio una bella dormita di 10 ore! Stamattina ci svegliamo freschi e rigenerati e pronti a scoprire le nuove bellezze di Praslin.
Appena svegli ci rechiamo in reception da Myriam a consegnare i voucher e passaporti e lei ci informa che ci fa preparare la colazione che potremo consumare direttamente sulla nostra veranda. Siamo in veranda che attendiamo la colazione, io scrivo il mio diario, Cristi si studia la cartina di Praslin.
Ci portano la colazione: succo di frutta, the, latte, pane tostato, burro, marmellata e frutta fresca. Piatti e posate li abbiamo in cucina, peccato che non ci sia neppure una tovaglietta da mettere sotto il tavolo e neanche qualcosa per lavare i piatti… Cristian si informa con Myriam se la strada che da Anse Lazio porta ad Anse Georgette, indicata sulla nostra cartina, è percorribile solo a piedi o anche in auto, ma come pensavamo ci si può andare solo a piedi. Ci chiede se vogliamo andare oggi ad Anse Georgette per avvisare il Lemuria, ma rispondiamo che ci saremmo andati domani, perché oggi vogliamo goderci Anse Lazio, credevo che si potesse telefonare il giorno prima per prenotare, ma Myriam mi conferma che si deve chiamare la mattina stessa.
Anche oggi il tempo non è per niente bello e l’odiato cielo grigio ci perseguita sempre, mi immaginavo le Seychelles con un bel cielo azzurro con le belle e scenografiche nuvolette bianche, spiagge bianche, e purtroppo le foto con il cielo così spento, vengono uno schifo.
Dopo colazione ci prepariamo con borse, attrezzatura da mare e da snorkeling, cartina e macchina fotografica alla mano e partiamo alla volta di Anse Lazio.
Oltrepassiamo i famosi e costosi Cafè des Arts e Paradise Sun e giungiamo davanti l’hotel La Riserve, proseguiamo sulla strada che costeggia Anse Possession, Anse Takamaka e Anse Boudin e proprio qui, incontriamo in mezzo alla strada dei signori che, scopa alla mano, spazzano via un enorme quantità di sabbia dalla strada, probabilmente di notte la marea si alza talmente tanto che finisce sulla strada. Chissà se sarà stata un’eccezione o se sarà così tutte le notti. Anche se è abbastanza presto, in giro troviamo un sacco di persone che fanno manutenzioni varie in mezzo alla strada, noi ci fermiamo, loro si scansano di un paio di centimetri e fanno segno di passare, come se fosse facile su queste strade malconce e con questa benedetta guida a sinistra. Dopo circa 20 minuti raggiungiamo Anse Lazio, lasciamo l’auto nel parcheggio, ancora deserto, a fianco del rinomato ristorante Bon Bon Plume e ci dirigiamo in spiaggia. Nel frattempo timidi raggi di sole riescono a filtrare dalle nuvole e davanti a noi si apre uno scenario unico e semplicemente fantastico. Capiamo subito perché Anse Lazio è la spiaggia più amata di Praslin: una distesa infinita di sabbia bianca quasi accecante, fa da contrasto con un azzurro intenso del mare, le palme e la folta vegetazione che la costeggiano, si sposano benissimo con i protagonisti di tanto successo: questi immensi e scenografici massi di granito che danno a questo luogo un’atmosfera davvero irresistibile.
La spiaggia non è ancora molto affollata, così la percorriamo tutta godendoci questa pace e la musica delle onde che con grande forza si infrangono sulla riva. Decidiamo di posizionarci in fondo alla spiaggia, (sulla sinistra) proprio a fianco dei massi di granito, il panorama davanti a noi è splendido e dietro di noi si trova il ristorante Le Chevalier. Il cielo è sempre un po’ coperto ma i colori sono ugualmente belli; passiamo la mattina a rilassarci, io mi dedico alle foto e scrivo sul mio diario di viaggio, Cristian sonnecchia e legge un libro.
La mattina passa veloce e si avvicina l’ora di pranzo, non sappiamo se scegliere il Bon Bon Plume o Le Chevalier, così consulto la lonely planet, gli appunti presi dai consigli del forum cisonostato.It e anche delle stampe dei racconti di altri viaggiatori e facciamo passare il tempo leggendo consigli su cosa vedere nei prossimi giorni a Praslin e sul ristorante da scegliere ad Anse Lazio. Alla fine la spunta Le Chevalier. Il locale è abbastanza grande e molto curato, una bandiera Seychellese appesa ad una parete da colore e ravviva il locale e una bella musica di sottofondo rende l’ambiente piacevole; ad ornamento sui tavoli ci sono dei bei fiori di hibiscus rossi e il tutto è circondato da un bel giardino tropicale. Ordiniamo 2 menù: 1 con polipo al curry e l’altro con bistecca di tonno al curry, per entrambi un contorno di patate fritte, macedonia e a scelta the o caffè, le bibite sono escluse dal menù. Spendiamo 20,00 €/persona (18,00 € il menù + 2,00 € le bevande). Le porzioni sono abbondanti ed io riesco a finire a malapena (e aiutata da Cris) il mio ottimo polipo al curry. Il ristorante offre diverse possibilità di menù da 18 €, menù da 25 €, aragosta, piatti unici, hamburger, dolci, frutta fresca, insomma c’è diversa scelta.
Usciamo soddisfatti e per noi Le Chevalier si merita un bel voto: 8! Sono le 15.00 e dopo un’altra breve sosta ad Anse Lazio, decidiamo di tornare sulla Cotè d’Or. Ripercorriamo la strada dell’andata incrociando dei ‘disperati’ in bicicletta che proprio non invidiamo, poveretti, hanno le facce stanche e paonazze, ma siamo sicuri che una volta arrivati ad Anse Lazio, saranno pienamente ripagati di tutta questa fatica.
Decidiamo di fermarci lungo la costa sulle spiaggette più piccole, che anche se non sono molto famose, meritano di essere viste. Ci fermiamo ad Anse Boudin, proprio nei pressi di dove, stamattina, i locali spazzavano via montagne di sabbia dalla strada… Non so, saranno i colori, sarà la luce che riflette sui massi di granito, o sarà la pace che si respira, ma Anse Boudin ci colpisce positivamente.
Ripartiamo alla volta di Anse Takamaka che non riusciamo a riconoscere e arriviamo ad Anse Possession dove ci accolgono un mare piattissimo e una sabbia dorata, peccato che in alcuni tratti i pescatori abbandonino, oltre alle reti, conchiglie, alghe e sporcizia varia pescata in mare.
Finiamo la giornata sulla spiaggia di Anse Volbert e abbiamo giusto il tempo di scoprire che il mio “lato B” è diventato color aragosta… Me l’aspettavo, le nuvole di oggi di Anse Lazio e la piacevole brezza, hanno colpito! Speriamo solo di non rovinarmi la vacanza, visto che siamo solo all’inizio.
Dopo una doccia e litri di crema dopo sole spalmati sulla mia schiena, siamo pronti per uscire per cena. Andiamo ancora da Luca e ci gustiamo una discreta pizza. Voto: 7 Domani, tempo permettendo, proveremo ad andare ad Anse Georgette. GIOVEDI’, 10 LUGLIO 2008 – Baia st. Anne, Costa ovest, Coté d’Or Solita sveglia, sotto il solito cielo grigio coperto e il solito acquazzone del primo mattino: scena di deja vu! Cristian va in receprion ad avvisare per la colazione e prenotare per Anse Georgette; dopo pochi minuti torna e mi dice che Myriam ha telefonato al Lemuria per annunciare il nostro arrivo e gli hanno risposto che oggi è tutto pieno e sono solo le 8.30 di mattina!!! Myriam si arrabbia un po’ con quelli del Lemuria e gli rinfaccia che gli dicono che non si può prenotare un giorno per l’altro e che alle 8.30 di mattina è già pieno, gli dice anche che noi siamo in partenza e grazie alla sua insistenza, riesce a convincerlo a segnare i nostri nomi per la visita di domani.
Mi spiace un po’ non potere andarci oggi, perché abbinata ad Anse Georgette, c’era la visita alla costa ovest e anche perché per domani avevamo una mezza idea di fare l’escursione a Curieuse. Dopo colazione, decidiamo ugualmente di tornare a sud, zona Baie St. Anne e poi decideremo sul momento il programma, anche perché il cielo minaccia sempre pioggia. Saliamo sulla nostra fiammante Sirion rossa e arrivati al bivio tra direzione Baie St. Anne e Anse La Blague, decidiamo di soprire Anse La Blague, che si rivelerà poi una pessima idea, a causa delle pessime stradine, e l’impossibilità di parcheggiare la macchina. Torniamo a sud, passiamo la rotonda che ci divertiamo a prendere a sinistra (com’è strano!) e ci fermiamo a comprare acqua e bananine in un negozio accanto al take away del ristorante Oganibar e ritorniamo a sud direzione Anse L’Amour, passiamo su un ponte che ci porta a quella che la cartina chiama Eve, arriviamo fino la scuola dove finisce la strada asfaltata e inizia un sentiero sterrato che decidiamo non percorrere, anche perché non sembra esserci molto da queste parti… Visto che è presto e il cielo è ancora molto coperto e non è il caso di andare spiaggia, decidiamo di parcheggiare l’auto in centro e proseguire a piedi per scoprire meglio la zona di Baie St. Anne. Troviamo posto davanti i negozi, appena superata la rotonda e da li iniziamo a camminare. Passati i primi negozi, incontriamo la centrale di polizia, il distributore e arriviamo fino alla chiesa che decidiamo di visitare.
Appena entrati ci si avvicina un signore che ci chiede se siamo turisti (l’avrà capito dalla Canon che porto al collo?) e ci spiega che stanno facendo dei lavori nella chiesa e stanno montando le nuove vetrate della chiesa, fatte a Mahè, poi ci racconta qualcosa di lui, scambiamo 4 chiacchiere nel nostro scarso francese, dopo di che lo salutiamo e ritorniamo verso la macchina, quando per caso, camminando con il naso per aria, non mi accordo di un pipistrello della frutta appollaiato su un filo elettrico nel bel mezzo della foresta; è parecchio lontano perciò non riesco a fotografarlo bene, e neppure ad intravedere il suo musetto peloso, ma è già stata una bella sorpresa vederlo.
Decidiamo di visitare la costa ovest, sappiamo che in questo periodo dell’anno le spiagge saranno ricoperte di alghe, ma abbiamo così pochi giorni a disposizione che vogliamo vedere più cose possibili di Praslin. Prendiamo la strada che attraversa la Valle de Mai e andiamo a passo d’uomo per il gusto di ammirare un’altra volta (dall’esterno) questa splendida e antica foresta. Arriviamo nella zona di Grand Anse, proseguiamo direzione Anse Kerlan e di tanto in tanto ci fermiamo, scendiamo a fare 2 passi per conoscere meglio la zona, scattiamo qualche foto e riusciamo a vedere ugualmente dei bellissimi scorci di paesaggi.
Torniamo a sud per pranzo e visto che l’unica strada che ci mancava da percorrere in auto era la strada che dall’aeroporto, passando per Grand Anse prosegue fino a sud per Anse Consolation, decidiamo di imboccarla, pur avendo avuto una traumatica esperienza di un trasferimento fatto con un pulmino della Mason’s in direzione della nostra guest house. Sicuramente è il tratto di strada più panoramico e scenografico di Praslin, ma, i continui tornanti, le pendenze fino al 30%, la ridotta larghezza della strada e il terrore di incrociare un pulmino, la rende anche la strada più pericolosa. Riusciamo comunque nell’impresa e ci fermiamo a fare diverse foto nelle piccole e deserte spiaggette del sud, dopodichè ci fermiamo al take away del ristorante Oganibar dove compriamo un pollo al curry (30 Rs) e una bistecca di tonno (25 Rs), che decidiamo di mangiare comodamente, sulla veranda del nostro chalet.
Nel pomeriggio ci rilassiamo nuovamente sulla Cotè d’Or e ci informiamo con dei ragazzi del taxi boat per un’eventuale escursione pomeridiana a Curieuse per l’indomani.
Prima di cena decidiamo di tornare ancora a Baie St. Anne per acquistare qualche souvenir nei negozietti che abbiamo visto oggi, uno in particolare ci ha molto colpito perché fornitissimo! Usciamo dal negozio praticamente all’orario di chiusura con qualche rupia in meno ma con una borsa piena di souvenir.
Per cena proviamo il ristorate La Goulue dove mangeremo 2 scaloppe creole, 1 insalata di polipo, 2 bibite e spenderemo 41,00 € (credo di aver sentito –troppo tardi- dal tavolo vicino che si potesse pagare ancora in rupie). Il locale è molto carino, alle 19.00 non c’è ancora nessuno, siamo i primi ad arrivare, il servizio è buono anche se peccano un po’ in simpatia e non c’è una grandissima scelta nel menù, ma i piatti sono buoni, abbondanti e si respira un’atmosfera tranquilla. Voto complessivo: 6 ½ Rientrati in bungalow dopo cena scopriamo con piacere che i nostri nuovi vicini, arrivati oggi sono italiani, ma non abbiamo molto modo di scambiare 4 chiacchiere.
VENERDI’, 11 LUGLIO 2008 – Anse Georgette, Anse Lazio Stamattina è confermata la nostra “prenotazione” ad Anse Georgette, ma prima abbiamo appuntamento con Samuella (la corrispondente della Tekura) per le informazioni sul nostro prossimo trasferimento. Dopo una breve chiacchierata di 10 minuti siamo già pronti per partire direzione A. Georgette. Nel frattempo chiacchierando con i nostri vicini di chalet, Anna e Andrea, scopriamo che arrivano da una crociera in catamarano, sulla quale erano ospiti anche Paola e Maurizio, i due amici conosciuti a Parigi. Com’è piccolo il mondo!!! Alle 9.10 siamo già in strada, ci fermiamo subito a comprare qualche rifornimento di acqua e stuzzichini e proseguiamo percorrendo la strada di ieri. Dopo circa 30 minuti siamo davanti agli immensi cancelli dell’hotel più vip di Praslin: Lemuria Resort, con tanto di 18 campi da golf al suo interno. L’omino della security appostato nel casottino a fianco il cancello ci viene incontro con in mano una lista dei fortunati che oggi avranno l’onore di godere di questa splendida e deserta spiaggia. Spunta i nostri nomi dalla lista, trascrive il numero di targa e ci spalanca i cancelli spiegandoci la strada per arrivare alla spiaggia. Lasciamo l’auto in un mini parcheggio a fianco del ristorante e proseguiamo a piedi, per la prima strada a destra, seguendo le indicazioni sui cartelli. Dopo una passeggiata di 15-20 minuti tra i prestigiosi campi da golf e passando attraverso una specie di mini Valle De Mai, con tanto di targhetta illustrativa e descrittiva della palma del Coco de Mar, arriviamo ad Anse Georgette e nel tragitto abbiamo pure l’occasione di vedere da vicino i ragni delle palme.
Anse Georgette si presenta subito ai nostri occhi come una Anse Lazio in versione molto ridotta, ma con colori ancora più intensi e brillanti e soprattutto deserta. Oltre a noi, sotto l’ombra di una palma si ripara una coppia di signori arrivata da poco. Appena ci posizioniamo sulla spiaggia, ci si avvicina un ragazzo con un tesserino in mano e ci spiega di essere della polizia e ci avverte che le correnti sono molto forti, il mare molto mosso e ci raccomanda di fare molta attenzione. In questo momento scrivo dalla spiaggia di Anse Georgette, nel cielo splende un bel sole e le nuvole ne fanno da contorno. Il poliziotto è salito sulle montagne di massi di granito, forse per osservare meglio un gruppo di bagnanti, Cris legge, io mi sono messa a pari con il diario di viaggio e mi godo il panorama ascoltando il rumore dell’infrangersi delle onde sulla spiaggia, in tutto saremo in meno di 20 persone, che si godono questo piccolo angolo di paradiso, una pace così era da un anno che non la provavo.
Mentre ripercorriamo le faticose salite dei campi da golf dell’hotel Lemuria (che all’andata sembravano molto più semplici) un gentile dipendente su un golf cart ci accosta e ci chiede se vogliamo un passaggio, lo ringraziamo e saliamo a bordo e dopo pochi minuti arriviamo all’auto senza spendere troppa fatica.
Alle 13.00 scendiamo sulla Coté d’Or, ancora da Luca per un pranzo veloce. A me sarebbe piaciuto passare il pomeriggio a Curieuse, mentre Cris voleva tornare ad Anse Lazio, così dopo qualche battibecco sulla meta da scegliere, mi abbandono alla romantica proposta di mio marito che mi promette un bel tramonto ad Anse Lazio.
Sono le ore 16.30 e scrivo da Anse Lazio che stranamente non è così affollata come 2 giorni fa. Il sole è ancora alto nel cielo, 5 catamarani sono appostati in diversi punti nella baia e noi siamo tornati nella stessa posizione di mercoledì, vicino ai grandi passi che tra qualche ora assumeranno fantastici colori illuminati dal tramonto.
– ore 17.30 = Cristian mi ha abbandonato, è andato a fare un bagno e sta parlando da circa mezz’ora con, per fortuna, un ragazzo, che credo di aver riconosciuto come Andrea, il nostro vicino di chalet.
– ore 19.30= Siamo già in camera dopo un tramonto non troppo emozionante, tra un po’ usciremo per cena e andremo all’Oganibar.
Serata molto piacevole tra chiacchiere italiane con Anna e Andrea, contornati da ottimo cibo, ottimo ristorante, ottimo servizio, ma decisamente caro. Costo della serata per 2 : 68 € per 2 cocktail, 2 piatti unici, 1 acqua e 2 dolci.
E’ finita anche la nostra ultima serata a Praslin, domani partiremo per La Digue.
SABATO, 12 LUGLIO 2008 – Praslin/La Digue: Grand Anse, Petite Anse Ultime ore a Praslin… Impeccabile anche questa volta l’organizzazione della Mason’s Travel, all’ora prestabilita un pulmino ci viene a prendere e ci accompagna al jetty, dove nel tragitto, conosciamo una coppia di Gallarate in viaggio di nozze che alloggiavano al Paradise Sun. Arrivati al jetty un’altra assistente ci consegna le nostre carte d’imbarco: 2 pezzi di plastica rossi che tanto assomigliano ai biglietti per le giostre e attendiamo l’arrivo della barca.
Il trasporto in barca dura solo 15 minuti ed è molto tranquillo. Già dalla barca La Digue si rivela ai nostri occhi molto diversa da Pralin e ci sorprendono i massi di granito che affiorano dall’acqua in mezzo al nulla. Appena sbarcati, sbrighiamo le formalità sempre con gli efficienti assistenti Mason’s che ci accompagnano al nostro taxi che ci porterà alla guest house. Saliamo con le nostre valigie su un carretto trainato da un bue, con tanto di targa e scritta “taxi”, dapprima la scena ci fa sorridere e la troviamo divertente, dopo soli pochi metri di tragitto, mi sento male per la questa povera bestia. Ogni tanto il tassista rasta, con tanto di cuffia di lana in testa con i colori giamaicani, tira qualche schiaffo al bue e urla per fare aumentare la velocità, è una scena un po’ triste, ma ancor più triste è scoprire che La Digue che ci aspettavamo noi, con pochissimi veicoli, era in realtà solo un illusione. La Digue ci è sempre stata descritta come l’isola delle biciclette, della libertà, della calma e pace, leggendo qualche recente diario di viaggio avevamo capito che le cose erano cambiate, ma non ci aspettavamo così tanto, di per se i veicoli non sono neppure tantissimi, ma la brutta sorpresa è stata quella di trovarseli tutti al porto ad attendere e caricare noi turisti.
Facciamo sosta alla Pension Michel a “scaricare” due turisti francesi e proseguiamo poi per la nostra guest house: La Diguoise, inerpicandoci in sentieri selvaggi in mezzo la foresta.
Appena arrivati appare ai nostri occhi il giardino dell’Eden, una splendida ragazza ci accoglie con due succhi di benvenuto ottimi e adornati con fiori e frutta fresca. Ci fermiamo nel giardino seduti ad un tavolino all’ombra di un ombrellone proprio davanti la recepiton e con la vista su uno splendido laghetto di ninfee. Dopo aver sbrigato le pratiche con la ragazza che ci ha accolti, che scopriamo essere la figlia dei proprietari, lei ci accompagna nella nostra stanza e in giro per tutta la guest house, ci spiega che nel giardino, pieno di fiori ci sono piantate diverse specie di hibiscus, ci mostra l’orto, le piante di vaniglia, di lime, e di banane e ci mostra pure la jacuzzi dicendo che ne possiamo usufruire in ogni momento, di giorno o di notte, quando più ci pare. C’è una cura impressionante per i particolari, intorno ai giardini, la terra è stata ricoperta con i gusci di noce di cocco, tutti disposti allineati in perfetto ordine, da sembrare un pavimento di cocchi. Sistemiamo i bagagli nella nostra camera: una bellissima “stanza di appoggio” nell’abitazione dei proprietari, per poi l’indomani trasferirci nel bungalow in giardino. Pronti con addosso il costume e zaino in spalla, poco dopo siamo in reception a chiedere il noleggio bici per 5 giorni, dopo di che partiamo alla scoperta di La Digue. Il primo punto dello pseudo programma prevede un tour “pedalata di orientamento”, così seguiamo la strada principale, in direzione del porto, passando davanti la chiesa, la scuola, all’hotel La Digue Island Lodge, superiamo la banca, il supermercato Gregorie’s e relativa pizzeria e proseguiamo lentamente, guardandoci intorno e assaporando la calma che si respira. In pochi minuti arriviamo al cosiddetto “centro”: La Passe, composta da qualche negozio, abitazione, ristorante, bar, agenzie di escursioni e il porto. Adocchiamo lo snack bar Tarosa, ne abbiamo letto abbastanza bene e lo teniamo presente per il pranzo, ma visto che è ancora presto per mangiare, decidiamo di proseguire a nord, incontriamo il famoso “Kot Babi”, saliamo la nostra prima salita (di una lunga serie) in bici e passiamo davanti al cimitero e in pochi minuti arriviamo alla bella spiaggia di Anse Severe, che sembra pure parecchio affollata. Dalla strada si vedono dei bei scorci di paesaggi e facciamo sosta diverse volte a fotografare, poi proseguiamo arrivando davanti l’hotel L’Ocean e decidiamo di tornare al jetty per il pranzo.
Ci fermiamo allo snack Tarosa e ordiniamo gamberoni al cocco per me e pollo al curry per Cris. Attendiamo circa mezz’ora anche se il locale è praticamente vuoto, ma non abbiamo fretta; nel frattempo scambiamo 2 parole con la proprietaria, una signora bionda che parla benissimo l’italiano e ci dice infatti che è stata in Italia per 35 anni.
Il piatto era abbastanza buono, anche se potevano aggiungere 2 gamberoni in più… anche qui alle Seychelles accompagnano i piatti con una abbondante porzione di riso in bianco che funge da pane, perciò tutto sommato, si esce con la pancia piena. Spendiamo in tutto 255 rupie, pari a 16 € (con il nostro cambio a 16). Finito il pranzo decidiamo di andare verso Grand Anse, ripercorriamo perciò la strada al contrario, arriviamo davanti i cancelli della Union Estate, da dove si accede per visitare la spiaggia più pubblicizzata delle Seychelles, Anse Sourse D’Argent, ma proseguiamo perché vogliamo venirci domani per passarci tutta la giornata.
La strada che porta a Grand Anse è in parte pianeggiante, passiamo in mezzo a questa fitta vegetazione scorgendo ai lati della strada, diverse ragnatele con appesi un sacco di ragni delle palme. Arriviamo ad un incrocio, consultiamo la cartina e andiamo a destra, e da qui inizia la salita, che dapprima riesco ad affrontare in bici ma poi rassegnata, decido di proseguire a piedi conducendo la bici in mano.
Incontriamo sulla strada un banchetto di frutta allestito da alcuni locali e ci ripromettiamo al ritorno di comprare un cocco; pochi minuti dopo il banchetto di frutta, finisce la faticosa salita e con mia grande gioia, monto in sella, pronta a lanciarmi in una folle discesa. Dopo neanche 2 minuti siamo a Grand Anse.
Abbandoniamo le biciclette accanto al ristorante Lautier Coco, sono le 14.00 e arrivano al nostro naso ancora certi profumi di griglia molto invitanti.
Il colpo d’occhio su Grand Anse mi lascia senza fiato. (Stessa emozione che ho provato nel vedere le vetrate di St. Chapelle a Parigi). E’ proprio vero che certe emozioni e sensazioni ti si stampano nel cuore e nella mente e non le cancelli più!!! Rimango per un attimo immobile, a bocca aperta davanti allo scenario che mi si presenta: una enorme spiaggia quasi deserta a forma di mezzaluna, delimitata ai lati dai soliti scenografici massi di granito, ma lo spettacolo più bello senza dubbio lo regalano le enormi e bianche onde, che contrastano con un mare azzurrissimo. Un susseguirsi di onde alte un metro o forse più, che danno a questa spiaggia un senso di assoluta imponenza, non a caso si chiama GRAND ANSE, nome più azzeccato non c’era.
Ci fermiamo qualche minuto a chiacchierare con una coppia di italiani, facciamo un sacco di foto, ci fermiamo qualche minuto a riposare e decidiamo di provare a raggiungere Petite Anse e Anse Coco.
Partendo dal sentiero di fianco al ristorante, ci incamminiamo un sentiero fatto di sabbia, che poco dopo giunge ai piedi di una specie di scalinata composta da pezzi di massi di granito. Il sentiero non sembra difficile, ma io sono in infradito e ho qualche difficoltà in più, comunque dopo soli 10-15 minuti di saliscendi, arriviamo ad un punto in cui si apre davanti ai nostri occhi una stupenda vista su Petite Anse. Ce l’abbiamo fatta e non è stato così disastroso!!! Petite Anse è la versione ridotta di Grand Anse, forse con qualche persona in meno, del resto la bellezza dei luoghi deserti c’è da conquistarsela… Decidiamo di partire subito alla volta di Anse Coco anche se siamo parecchio stanchi, non ci siamo fermati un istante da stamattina, trasferimenti, traghetti, taxi, bicicletta, salite, ecc… comunque contiamo di arrivare ad Anse Coco per rilassarci un po’.
Poco prima della fine della spiaggia di Petite Anse parte un sentiero che va verso l’interno dell’isola, si passa tra un po’ di boscaglie, cespugli e sembra quasi di entrare in un orto, ma è l’unico sentiero battuto perciò non ci si può sbagliare, si incontrano due passaggi formati da assi di legno che fanno da ponti per superare dei fossetti, poi il sentiero ripiega verso destra, direzione mare e ci si trova davanti ad un’altra scalinata di massi di granito, sui quali sono indicate frecce e indicazioni un po’ scolorite. Ci inerpichiamo su questo secondo sentiero, che a vista d’occhio sembra più impegnativo del precedente. Dopo aver camminato circa 30 minuti in salita a passo molto lento e stanco, senza mai vedere la discesa abbiamo iniziato a pensare di tornare indietro. La mancanza di acqua, la stanchezza, gli zaini sulle spalle che iniziavano a pesare, le infradito e l’ora (le 16.30), ci hanno dato l’input per tornare indietro. Io ero davvero stremata, con la maglia fradicia che si poteva strizzare.
Sulla via del ritorno, a Petite Anse, incontriamo dei signori che ci dicono che eravamo praticamente arrivati e che Anse Coco è bellissima e assolutamente da vedere. Ci riposiamo e rilassiamo sulla spiaggia di Grand Anse e verso le 17.30, ripartiamo per tornare alla Diguoise. Per tutto il tratto in salita, conduco la bici a mano e ogni tanto mi fermo a riprendere fiato (come si può capire non sono molto sportiva… eh eh eh!!!) e finalmente arriviamo alla discesa. Come promesso ci fermiamo a comprare 2 cocchi da bere, nel banchetto di frutta. Anche le bananine e il resto della frutta sembra invitante, ma noi siamo praticamente disidratati e ci beviamo quasi 2 litri di acqua di cocco. Paghiamo le nostre 50 Rs, ringraziamo e ce ne torniamo verso la guest house.
Passando davanti allo “stadio”, vediamo un sacco di gente ferma sulla strada e altre all’interno dello stadio e dal fermento e agitazione capiamo che deve essere in corso una partita importante. Osserviamo per qualche minuto e ripartiamo. Non siamo ancora allo stremo delle forze, ma ci andiamo vicino e così visto che è ancora presto e il sole è ancora alto, decidiamo di rilassarci ad Anse Reunion e ci fermiamo ad osservare dei bambini seychellesi che giocano in spiaggia. Si sono costruiti due buchi profondi nella sabbia, stile trincea, e con delle “bombe” di sabbia, devono abbattersi il rifugio. Si divertono come matti e più li osservo e più sono contenta che queste creature non siano ancora state contagiate dalla tecnologia: computer, gam boy, playstation, ma che riescono a divertirsi solo con la fantasia… Ad un certo punto i miei pensieri vengono interrotti dalla visione di un agguato che i ragazzi più grandi fanno contro il bambino più piccolo e indifeso che viene sotterrato e ricoperto di sabbia.
Torniamo alla pensione, ci prepariamo al ritmo di musica Seychellese e di un inaspettato cd di Micheal Bolton, con la sua ‘When a man loves a woman’ e poco dopo, siamo di nuovo pronti sulle nostre bici, alla scoperta di La Digue by Night, nel vero senso della parola, visto che le strade sono sprovviste di illuminazione.
Sulla strada che porta al jetty, incontriamo un paio di camion carichi di giovani urlanti e sbandieranti delle bandiere, poi si intravede una specie di coppa, così colleghiamo il trambusto di oggi nei pressi dello stadio, a questa parata e capiamo che stiamo assistendo ai festeggiamenti della squadra vittoriosa.
Alle 19.00 il cielo è già scuro, decidiamo di cenare da Chez Marstone, il ristorante è ancora vuoto e ne approfittiamo per sederci e ordinare, prima che si riempia. Ceniamo a base di polipo al curry e cocco, calamari al curry e dell’ottimo pane all’aglio. Mangiamo molto bene, ma perché noi adoriamo il cibo piccante e speziato, ma se non vi piace la cucina piccante, lasciate perdere questi piatti. Spendiamo 40 € e non possiamo pagare in rupie. Il servizio è un po’ lento, ma per noi vale sempre la solita regola del siamo in vacanza, non siamo di fretta e poi se ne vale la pena si aspetta volentieri.
Il sabato sera a La Digue, si balla allo snack bar e restaurant Tarosa, che fa anche musica dal vivo fino le 3 di mattina. Ci piacerebbe passare una serata alternativa e mescolarci alla gente del posto, ma oramai ci siamo anche abituati ai ritmi calmi delle Seychelles, dunque anche se sono solo le 21 decidiamo di tornare a “casa”, anche perché siamo stanchi e domani mattina ci piacerebbe assistere alla messa che si svolge alle 8.
I faretti che io chiamo “da minatore”, che vanno indossati in testa a mo’ di cappello, e abbiamo comprato in italia ad un modico costo di 5 € l’uno, si sono rivelati davvero utili e pratici, poiché lasciano le mani libere e fanno pure parecchia luce.
La strada comunque non è completamente al buio come pensavamo, arrivano infatti le luci delle case e delle vetrine dei negozi, ristoranti e bar.
Il vero buio, quello da film dell’orrore, lo incontriamo solo quando ci inoltriamo nella foresta che dobbiamo attraversare per raggiungere la Diguoise, comunque non abbiamo nessun tipo di problema e siamo pure divertiti.
DOMENICA, 13 LUGLIO 2008 – La Digue: Anse Sourse D’Argent Sveglia (troppo tardi per la messa) sotto un bel sole cocente, facciamo colazione in veranda e appena pronti partiamo con le nostre bici, destinazione supermercato Gregorie’s.
Passiamo davanti la chiesa e un po’ abbattuti, per non esserci svegliati in tempo, ci fermiamo qualche secondo ad ascoltare i bei canti gioiosi che provengono dall’interno e guardiamo attraverso le porte spalancate. Nel prato che circonda la chiesa sono parcheggiate centinaia di biciclette, ci piacerebbe entrare, ma oramai sarà quasi finita e soprattutto siamo in abiti un po’ troppo da mare. Gregorie’s è il supermercato più attrezzato dell’isola, anzi paragonato a quelli visti a Praslin, questo lo possiamo tranquillamente chiamare ‘centro commerciale’, poiché oltre ai soliti alimentari, vende di tutto, dalle biciclette, all’arredamento per la casa, tavoli e seggiole, e persino una vasca idromassaggio, messa in esposizione.
All’ingresso ci fanno depositare gli zaini, io sono un po’ preoccupata per la mia reflex, non vorrei abbandonarla, ma qui sembrano proprio non filarsela, per fortuna… Acquistiamo dei panini, buste di affettati, bibite, un paio di pizzette e una ciambella di cioccolato davvero invitante, per il mio goloso marito e pranzeremo con meno di 10 € in due.
Arriviamo a la tenuta Union Estate, ci fermiamo a pagare il biglietto di ingresso (4 €/persona) e la gentile signora della cassa ci chiede quanto tempo ci fermeremo a La Digue, spiegandoci la promozione del 3 x 2, (entrando 2 volte nel parco, conservando i biglietti, il terzo ingresso è gratuito). Dopo poche pedalate incontriamo subito il cimitero coloniale, proseguiamo e rischiamo di perderci subito, finché troviamo la strada giusta e arriviamo ad un capanno dove, un bue se ne stava a riposo, qui estraggono l’olio di cocco, incontriamo poi un recinto con degli splendidi cavalli bianchi e giungiamo al recinto delle tartarughe giganti. Un cartello appeso alla vicina palma, spiega lo loro età e proibisce l’ingresso nel recinto. Restiamo qualche minuto ad osservarle e fotografarle, per poi salutarle e dopo poche pedalate arriviamo finalmente alla piaggia più famosa e fotografata, non solo di La Digue, ma di tute le Seychelles. Bella, senza dubbio, ma al primo impatto non mi da le stesse emozioni e sensazioni che mi ha dato al primo sguardo, Grand Anse. I colori del mare sono fantastici e contrastano i colori più forti di questi immensi massi di granito rosa, rossastri, marroni e neri. Anse Sorse D’Argent non ha una vera e propria grande spiaggia, come mi aspettavo di trovare, ma una serie di numerose calette delimitate da questi imponenti massi. La percorriamo tutta un paio di volte alla ricerca della famosa palma piegata sul mare, vista in tutte le foto più belle e alla ricerca di un posto che ci soddisfi e alla fine decidiamo di fermarci alla fine della spiaggia, sull’unico tratto più ampio che incontriamo. Ora capiamo cosa volevano dire i vari autori dei diari di viaggio letti, quando scrivevano di arrivare presto in spiaggia per accaparrarsi i posti migliori e quando la spiaggia veniva descritta come “affollata”; avendo impressa nella mente Anse Lazio, non riuscivamo a comprendere il senso di queste parole. Lo capiamo solo verso la fine della mattinata, quando verso le 12.30/13.00 la marea inizia a salire in fretta e l’unico tratto di spiaggia soleggiato si riempie velocemente, da tutti quei turisti posizionati nelle varie calette, che hanno dovuto abbandonare i loro posti perché completamente sommersi. La spiaggia si è ridotta a 5-6 mt di larghezza, tutto il resto è diventato mare, oltre a questo andava riducendosi anche lo spazio vitale tra un asciugamano e l’altro, dandoci per un attimo un senso di riviera romagnola. Pranziamo al sacco, cercando di riposarci in qualche angolo all’ombra, dopo di che decidiamo di spostarci. Torniamo verso l’uscita un po’ sconsolati e non troppo soddisfatti e troviamo un pezzetto di spiaggia in mezzo al sentiero, sopraelevato senza accesso diretto al mare, con degli enormi massi marroni e una palma che ci regala un po’ d’ombra, ma soprattutto deserto. Decidiamo di fermarci qui e, anche se per entrare in mare abbiamo fatto un po’ di fatica, siamo stati ampiamente ripagati dalla pace e solitudine di questo luogo.
Verso le 17 risaliamo verso la guest house e nonostante la crema protettiva io ho preso decisamente troppo sole e la pelle inizia a tirare. Nel tragitto verso la guest house sentiamo provenire dalle abitazioni, nel bel mezzo della foresta, musica reggae a tutto volume, mentre più avanti nei pressi della chiesa, sentiamo un coro cantare, saranno le prove per il coro della messa, perché mi ricordano i canti che abbiamo sentito stamattina fuoriuscire dalla chiesa. Passiamo pigramente il resto della giornata a rilassarci sulla veranda del nostro bungalow, che nel frattempo ci hanno cambiato, in attesa della cena. Per le prossime 4 notti alloggeremo nel bungalow banana e questa sera ceniamo alla guest house; l’abbiamo detto stamattina ad Elodie. La cena ci viene servita alle 19.30 sul tavolo della veranda e nell’attesa Cristian si studia la cartina e la lonely planet, io scrivo sul mio diario di viaggio, il tutto accompagnato da una buona musica reggae di sottofondo e le voci dei ragazzi che cantano a squarciagola. Nel frattempo arrivano a farci compagnia, sulla tettoia del bungalow, 2 gechi verdi e 2 piccoli marroni che si procurano il cibo mangiando di gusto insetti e zanzare… La cena è ottima e soprattutto molto tipica: spaghetti (simili a quelli cinesi) conditi con carote e cipolle, insalata di verdure, riso di contorno, un ottimo pesce in salsa al limone, frittelle di pesce e frutto dell’albero del pane (ottime), cuore di palma e infine cream caramel divino. Andiamo a dormire soddisfatti dalla cena e il giudizio su questa guest house aumenta ancora di più.
LUNEDI’, 14 LUGLIO 2008 – La Digue: Anse Fourmins Ci svegliamo alle 8.20 e ci sembra tardissimo, visto che qui ci piace goderci la giornata dal primo mattino.
Solita ricca colazione di ogni giorno a base di frutta e questa volta assaggiamo le marmellate al frutto della passione (ottima) e al ginger (piccante e non di mio gradimento). Andiamo nuovamente da Gregorie’s per organizzarci il pranzo, visto che il programma prevede la visita alla costa est dell’isola, meno turistica e con mare non balenabile.
Passiamo davanti la scuola e vediamo gruppetti di studenti nelle loro belle divise, intenti a fare ricreazione, ridono, scherzano e sgranocchiano qualcosa finchè il suono della campanella li richiama ai loro banchi.
Quattro ragazzi sostano all’ombra dei grandi alberi, all’incrocio tra la strada che porta a la Union e l’hotel La Digue Island Lodge, ci chiedono di cambiare ma non ne abbiamo bisogno, e immaginiamo che questa sia la loro principale attività: cambio e noleggio bici, viste le numerose biciclette parcheggiate accanto a loro.
Dopo spesa iniziamo la visita da Anse Severe, decidiamo di proseguire e fermarci al ritorno. Arriviamo e superiamo i famosi hotel L’Ocean e Patatran e ci imbattiamo in diversi saliscendi direzione Anse Patate.
Il percorso non è troppo difficile, l’unica cosa fastidiosa è che in alcuni tratti, la strada è invasa dalla sabbia, così è necessario scendere dalla bici e condurla a mano. La strada è in buone condizioni, in alcuni punti sterrata, in altri cementata e in altri ancora con auto-bloccanti in cemento.
Arriviamo ad Anse Gaulettes e proseguiamo per Anse Grosse Roche con tanto di cartello di divieto di balneazione. C’è un bel pezzetto di spiaggia e valutiamo di posizionarci qui nel caso più avanti non dovessimo trovare nulla. Ad Anse Banane non c’è gran spiaggia, solo una deliziosa caletta riparata tra grandi massi e già occupata da una coppia, proseguiamo così fino ad Anse Fourmins dove troviamo una bella spiaggia piuttosto ampia e semideserta, ci sono soltanto due persone, così decidiamo di passare qui il resto della mattinata. Pranziamo con le deliziose pizzette di Gregorie’s assieme ad un bel cagnone che ci fa compagnia e anche se ci vede mangiare, non si avvicina a cercare cibo, ma resta nella sua buca che si è scavato all’ombra delle piante e così gli offriamo un po’ del nostro pranzo che accetta leccandosi i bassi.
Alle 15.00 salutiamo il nostro nuovo amico cane e ripartiamo in sella alle nostre bici, tornando verso La Passe. Passiamo davanti al Anse Banane Cottage, che espone un banchetto con enormi conchiglie e coralli in vendita. Dubito che si riescano a portare in Italia, ma loro ci provano ugualmente, sperando che qualche ingenuo ci caschi… Sono solo le 15.10 e notiamo come la marea si sia alzata, perché proprio di fronte all’Anse Banane Cottage la strada è completamente bagnata dall’infrangersi delle onde. Come in tutti i percorsi, il ritorno sembra molto più semplice e veloce dell’andata e dopo una decina di minuti siamo di nuovo di fronte all’hotel Patatrac e poi l’Ocean. La spiaggetta di Anse Severe è affollata, noi preferiamo la calma e la pace di una spiaggia isolata, decidiamo perciò di proseguire, sembra che gli studenti siano usciti da poco da scuola perché ne incontriamo parecchi con le loro divise e ci fermiamo ad osservare un gruppo di bambini che improvvisano una partita a calcio nel campetto vicino alla pizzeria Gregorie’s. E’ ancora presto, ma non sappiamo cosa fare, io vorrei fare un altro bel bagno per rinfrescarmi un po’, Cristian tornerebbe alla guest house per farsi una bella doccia, uscire dopo qualche ora per visitare la chiesa e godersi il tramonto…(Ehhmmm… Quale tramonto visto che il cielo è completamente coperto?) Prima di tornare alla Digoise, imbocchiamo la strada che porta al ristorante da Zero’f e passiamo un po’ di tempo a gironzolare pigramente per le stradine di La Digue.
Dopo una bella doccia, ci rilassiamo sulla veranda del nostro bungalow e scriviamo le prime cartoline. Verso le 18.30, prima che faccia buio, decidiamo di uscire per cena e per questa sera niente cibo creolo.
Proviamo la pizzeria da Gregorie’s, proprio a fianco all’omonimo ristorante, che come voto si merita un bel 7.
Prendiamo 2 pizze farcite, 2 bibite, 2 dolci e spendiamo 262 Rs (si paga ancora rupie, evviva!!!) con il nostro cambio a 16, ceniamo in due con 16,00 € circa (e poi dicono le Seychelles sono care!!!). Ok, se proprio dobbiamo trovarci un difetto, la pizza non è cotta nel forno a legno ma elettrico, ma in compenso è ugualmente più buona di alcuni posti in Italia.
Ce ne torniamo alla guest house soddisfatti e con la pancia piena, in sella alle nostre bici e illuminando la strada con il fascio di luce dei nostri faretti.
MARTEDI’, 15 LUGLIO 2008 – La Digue: Anse Coco, Petite Anse e Grand Anse Stamattina mi sveglio presto frastornata da un brutto sogno, così alle 8.30 abbiamo già fatto colazione e siamo pronti per partire. Il programma prevede una breve sosta da Gregorie’s per rifornimento acqua, un giretto al porto per imbucare le cartoline all’ufficio postale, che si trova proprio di fianco alla stazione di polizia, e per cambiare ancora un po’ di rupie, il porto infatti è il posto migliore per cambiare, anche se si trova proprio davanti alla stazione di polizia.
Cambiamo 100 € ancora a 16 Rs, proprio davanti agli occhi di un poliziotto che tranquillo si legge il suo giornale. Il cambio in nero, naturalmente è illegale, ma a quanto pare i poliziotti non si fanno molti problemi a chiudere un occhio (o se necessario tutti e due), visto che sembra che qui a La Digue, il cambio in nero venga fatto alla luce del giorno.
Ripartiamo da La Passe, percorrendo la solita strada che porta a la Union Estate, in direzione Grand Anse e in particolare Anse Coco, questa è la strada che preferiamo per raggiungere questa parte di La Digue, perché ha gran parte della strada pianeggiante, qualche salita media e un’ultima salita finale abbastanza ripida, anche se la parte che io preferisco, è sempre la discesa.
Alle 10.00 siamo a Grand Anse e questa volta andiamo direttamente verso Petite Anse e successivamente verso Anse Coco. Scegliamo il sentiero più interno perciò non camminiamo lungo la spiaggia, ma tra il grande verde. In 10 minuti arriviamo a Petite Anse e proseguiamo senza fermarci per il sentiero interno, in mezzo alla vegetazione, è difficile sbagliarsi perché basta seguire dove porta l’unico sentiero battuto. Dopo poco più di 5 minuti di calmo cammino, dobbiamo di nuovo affrontare il lungo sentiero tra i massi di granito.
Non credo di aver mai fatto così tanto trekking in vita via. Dall’inizio del sentiero tra i massi e la spiaggia ci vogliono 25 minuti cronometrati di passo deciso, di cui i primi 10 in salita, poi si prosegue per una parte quasi pianeggiante in mezzo all’erba che fa sperare alla vicina discesa e poi si prosegue di nuovo in salita, fino a raggiungere finalmente la discesa. Non me la sento di dire che è un percorso semplice e per niente difficoltoso (come mi è capitato di leggere in alcuni racconti), credo piuttosto che sia una cosa molto personale e soggettiva, soprattutto in relazione allo stato fisico e l’allenamento sportivo di chi l’affronta. Per me, che sono l’anti-sport, è stato piuttosto difficoltoso, ma sicuramente mi sento di consigliarlo, perché il gioco vale la candela e perché credo che le cose più belle, vadano conquistate.
Anse Coco è molto bella e soprattutto deserta, ci siamo infatti solo noi. Seguendo le indicazioni dei preziosi racconti letti, percorriamo tutta la spiaggia e ci posizioniamo in fondo, sulla sinistra, dove i massi di granito in mare infrangono le onde e formano una specie di laguna protetta dove è possibile fare il bagno senza essere travolti dalle onde e trascinati al largo. Ci mettiamo in un angolo ben riparato da una fitta vegetazione e ce ne stiamo lì un paio d’ore, scattando foto, leggendo, scrivendo e godendoci un po’ di meritato riposo.
Verso le 12.30 iniziamo a raccogliere le nostre cose e ci incamminiamo per tornare a Grand Anse, non prima di aver scattato ancora parecchie foto. Come previsto il ritorno si rivela più facile e corto, forse perché siamo riposati e alle 13.15, siamo davanti al ‘Lautier Coco’, ristorante a buffet, tipico creolo, che si trova a Grand Anse e siamo pronti per rifocillarci. Il ristorante è veramente carino, tutto arredato con materiali locali, addobbato con bei fiori di hibiscus rossi in ogni angolo e foglie di palme; il pavimento è di sabbia (che ci ricorda un po’ le Maldive) e gli sgabelli sono fatti di tronchi di alberi e ci sono anche due tavoli enormi in legno fatti a forma di Coco de Mar e lunghissime tavolate, anch’esse decorate con fiori di hibiscus.
Il buffet propone diversi piatti, tra cui pesce e pollo alla griglia, polipo al curry, insalate, riso, spaghetti creoli, contorni vari, ecc…, poi c’è un buffet di dolci e frutta e assaggiamo un’ottima mousse di vaniglia e il cocco caramellato, e infine the, caffè e citronella per digerire il tutto. Il buffet è a prezzo fisso = 200 Rs a persona, bevande escluse (in tutta La Digue, troveremo la bottiglia di acqua grande a 20 Rs e la bottiglietta di coca cola a 15 Rs). Dopo pranzo ci stendiamo ancora un paio d’ore sulla bella spiaggia di Grand Anse e ci divertiamo a giocare con i cavalloni delle onde, attenzione comunque a non andare troppo oltre perché le correnti sono molto forti. Ritorniamo verso La Passe e ci fermiamo per un aperitivo allo snack Tarosa, dove vediamo una barca in partenza per Praslin che riporta i turisti che sono venuti a fare l’escursione a La Digue in giornata, e dove ci gustiamo due ottimi succhi di frutta, vorremmo aspettare il tramonto, ma anche stasera il cielo è coperto di nuvole e non lascia passare un raggio di sole. Vedremo mai un tramonto a La Digue? Cena da Zero’f che ci propone un menù del giorno a 150 Rs a persona con antipasto: zuppa di pesce e cuore di palma, piatto principale: pollo al curry e pesce alla creola, dessert: banane caramellate e digestivo: citronella. Bevande escluse. Voto 6 e mezzo, senza infamia, senza lode.
MERCOLEDI’, 15 LUGLIO 2008 – La Digue: Anse Sourse D’Argent Ultimo giorno a La Digue e decidiamo di tornare ad Anse Sourse d’Argent, perciò dopo colazione e una veloce tappa da Gregorie’s per il pranzo, ci dirigiamo a La Union Estate. Il cielo come al solito, per le prime ore della giornata, è coperto ma poche ore dopo lascerà spazio ad un sole splendente.
Arrivati alla tenuta ci dirigiamo direttamente in spiaggia, io non sono proprio in piena forma, forse ho abusato di troppi piatti al curry e già da ieri sera avevo lo stomaco sottosopra, oggi mi sento un po’ debole e decido di passare la mattinata all’ombra a riposare.
Riusciamo a goderci la spiaggia fino le 13.30, poi la marea sale talmente tanto da mangiarsi tutta la spiaggia e sommergere con un’ondata improvvisa il telo di Cristian.
A malincuore decidiamo di risalire, vorremmo spostarci ad Anse Severe ma la pigrizia la fa da padrona e alle 14.00 ci ritroviamo in camera a farci la doccia e preparare le valigie, domani di parte… Alle 17.30 usciamo di nuovo in direzione La Passe, per imbucare le ultime cartoline e comprare da Gregorie’s quei favolosi biscotti al cioccolato e vaniglia che ci faranno compagnia nei prossimi giorni a Mahè. Ci fermiamo anche a visitare la chiesa, è da 5 giorni che ci passiamo davanti e ci ripromettiamo di entrarci, ma siamo sempre in un abbigliamento poco adeguato, così stasera cogliamo l’occasione. Mentre siamo fermi in mezzo la strada a fare quattro chiacchiere con i due simpatici ragazzi di Gallarate, che abbiamo incontrato sul pulmino di Praslin per il trasferimento a La Digue, ci sorprende la pioggia, così li salutiamo e dopo qualche veloce pedalata ci ritroviamo seduti in veranda, del nostro bungalow banana, ad aspettare l’ora di cena che questa sera consumeremo “a casa”.
Anche questa sera la cena è ottima: insalata mista, riso di contorno, fiori di zucca fritti, pesce alla griglia, pesce al curry e come dessert le ottime banane caramellate e come da tradizione la solita citronella. Il ragazzo che ci serve la cena ci chiede quando partiamo e ci chiede se vogliamo come ricordo un cd di musica seychellese. Accettiamo e ringraziamo. Quando torna a servirci la citronella ci dice anche che domani, insieme al cd ci porterà le foglie di citronella da portare in Italia, che dovremo conservare in frigo al nostro arrivo a Mahè.
Ci salutiamo dandoci appuntamento per l’indomani e andiamo a dormire.
Ultima notte a La Digue.
GIOVEDI’, 17 LUGLIO 2008 – La Digue / Mahè E’ arrivato il momento di salutare La Digue e la splendida Digoise.
Facciamo la solita colazione in veranda e alle 8.15 siamo già pronti davanti la reception per il check out. Mentre aspettiamo Elodie, scriviamo il nostro messaggio di ringraziamento su un bel libro degli ospiti, che troviamo sul banco della reception… Per curiosità e per ingannare l’attesa, guardiamo i messaggi degli altri ospiti e notiamo che il primo messaggio risale ad aprile 2007 e la struttura è così nuova che ci viene il dubbio che coincida con l’apertura. Finalmente arriva Elodie, saldiamo il nostro debito (due cene e il noleggio di biciclette) e mentre scambiamo due parole con Elodie, vediamo Luciano, il ragazzo che ci ha servito la cena, con una borsina in mano. Come promesso ci ha portato un cd di musica tipica seychellese e una borsina colma di foglie di citronella. Cerchiamo di dargli la mancia per ringraziarlo, ma lui ci dice è un suo regalo/souvenir dalle Seychelles e se ne va. Ci sentiamo però in debito con lui e non sappiamo come ringraziarlo, così decidiamo di lasciare la mancia da Elodie, specificando che è da recapitare a Luciano.
Alle 9 è previsto il nostro trasferimento al jetty e con 10 minuti di anticipo arriva a prelevarci il taxi (n. 71), anche in questa occasione abbiamo modo di sperimentare la precisione e puntualità della Mason’s Travel. Ci imbarchiamo sulla barca chiamata “Cat Rose” alle 9.30 e in 15 minuti di tranquilla navigazione sbarchiamo a Praslin. Trasferimento dal jetty all’aeroporto, passando per la strada che attraversa la Valle de Mai. L’aereoporto è praticamente deserto e facciamo il check-in in pochi minuti e attendiamo nelle sala d’aspetto l’ora del nostro volo.
Per fortuna non c’è vento e il volo per Mahè è abbastanza tranquillo e, seduta sul lato destro dell’aereo, naturalmente a fianco al finestrino, mi godo un bellissimo panorama. Atterriamo a Mahè sani e salvi, ritiriamo i nostri bagagli e in pochi minuti siamo già sul pulmino, guidato da Frank, che ci accompagna Chez Batista.
Oggi ci incontriamo con Silvia e Stefano, che già conosciamo da 1 anno, grazie ad una tappa che avevamo in comune nel viaggio dello scorso anno in Polinesia. Abbiamo avuto il piacere di incontrarli a Maupiti, l’isola che ci ha rubato il cuore e abbiamo passato insieme tre giorni fantastici. Ci siamo trovati già da subito molto bene, per questo motivo la tappa a Mahè, Chez Batista, è stata organizzata apposta per incastrare gli itinerari di entrambe le coppie per passare ancora qualche giorno insieme.
Durante il tragitto abbiamo modo di guardarci intorno con cartina alla mano per iniziare ad orientarci e scoprire il fascino delle spiagge meridionali più tranquille e isolate. Verso le 12.00 arriviamo accolti da una ragazza allo Chez Batista che ci offre 2 ottimi succhi di frutta e ci consegna il modulo da compilare per il check-in. Ci hanno riservato la camera n. 6, superior, denominata Coco Siro. Al primo impatto restiamo decisamente sorpresi da tanto splendore, non ci aspettavamo e non volevamo così tanto “lusso”. Tutta la stanza è decorata da fiori di hibiscus, sul letto, sui mobili, tra le salviette, ovunque e la nostra stanza ha pure una stupenda vista su uno scorcio di mare. Siamo d’accordo di trovarci con Silvia e Stefano, alle 13 in reception per pranzare insieme. La rimpatriata è stata molto bella e noi 4 insieme siamo molti pericolosi, l’ultima volta che ci siamo visti in Italia per un pranzo, ci hanno cacciato fuori dal ristorante alle 16.30 perchè erano in chiusura ed eravamo rimasti solo noi, oggi in reception ci siamo trattenuti solo in mezz’ora di chiacchiere, per poi decidere di spostarci altrove a continuare davanti ad un bel piatto di pesce. Stefano e Silvia hanno già affittato la macchina così per questi due giorni saremo loro ospiti. Su loro suggerimento andiamo ad Anse Soleil e pranziamo nel ristorantino più buono di tutto il nostro viaggio: Anse Soleil Cafè. La strada per arrivarci è dapprima asfaltata, ma nell’ultimo tratto, tortuosa e sterrata, ma vale sicuramente la pena venire a mangiare qui.
Verso le 14.00 siamo seduti davanti ad un bel piatto di: gamberoni all’aglio per me, gamberoni grigliati per Cristian e Silvia e insalata di pesce affumicato per Stefano, più una zuppiera enorme di riso e varie scodelline con salse. Il mio piatto è DIVINO, molto più buono di quello mangiato all’Oganibar di Praslin. Il tempo non è molto bello e ogni tanto scende un bel acquazzone così, malgrado la voglia di fare un bel bagno, restiamo seduti al tavolo a chiacchierare fino le 17.45. Si parla di viaggi e viaggiatori, si parla di Polinesia, ricordando i bei momenti, si parla di Sud Africa e anche di Seychelles. (E’ inutile, siamo incorreggibili, mettici tutti e quattro insieme seduti ad un tavolo e non se ne viene più fuori, ma il bello è proprio questo, ci troviamo proprio bene insieme). Saldiamo il nostro conto (poco più di 700 Rs in quattro) e ce ne torniamo da Batista per prepararci per cena. La cena da Batista viene servita dalle 18.30 alle 20.00, così verso le 19.00 (a distanza di sole 2 ore) ci ritroviamo di nuovo seduti ad un tavolo a mangiare e chiacchierare. Incredibile, vero? La cena da Batista non è male, anche se non c’è molta scelta nel menù. A cena decidiamo anche il programma per l’indomani e immancabilmente anche questa volta alle 22.00 le cameriere iniziano a spegnere le luci del ristorante; è segno che dobbiamo andare a dormire… continueremo con i nostri discorsi domani.
VENERDI’, 18 LUGLIO 2008 – Mahè (Victoria – Port Launay) Di buon mattino, dopo un’ottima e ricca colazione, partiamo sulla mitica Picanto arancione, noleggiata da Stefano e Silvia, in direzione Victoria.
Percorriamo la strada costiera fino a Grand Anse e deviamo poi sulla strada denominata ‘La Misere’ è bello vedere queste belle spiaggette di primo mattino quando la marea è molto bassa e le lingue di sabbia bianca affiorano dal mare, ci sono addirittura alcune barchette di pescatori in secca… Anche stamattina il tempo non è dei migliori, sempre cielo grigio e strada facendo, viene giù qualche goccia di pioggia.
Arriviamo al punto segnato in cartina come ‘point view’, lo oltrepassiamo e proseguiamo in direzione Victoria. Lasciamo la macchina in un parcheggio vicino al porto e percorriamo a piedi Independence Avenue, dove passiamo davanti ad una immensa banca, l’ufficio dell’Air Seychelles, il rinomato Pirate Armes e, dall’altra parte della strada, il museo di storia naturale; giungiamo alla torre dell’orologio, che è la riproduzione in miniatura di quella londinese e che a prima vista ci fa sorridere per le sue minuscole dimensioni. Decidiamo poi di proseguire in direzione del mercato, perciò prendiamo Albert Street, dove negozi di indiani si susseguono l’un l’altro, fino ad arrivare a Market Street, più caotica e frenetica, gente che va e che viene. Ci si avvicina un ragazzo e ci chiede di cambiare e ci propone un cambio a 19; noi siamo a posto, ma ci ricordiamo che Silvia e Stefano devono cambiare e così nel frattempo, richiamiamo la loro attenzione e concludono l’affare, con un cambio a 19, di cui un punto andrà a lui per la mediazione. ‘Il mediatore’ ci dice di seguirlo in un negozio e ci porta di fronte al mercato, dove si trova una specie di centro commerciale di quattro piani e al piano terra si trova questo negozio di indiani, che vende cd, orologi, oggetti vari di elettronica e fa pure biglietti da visita. Effettuato il cambio ci dirigiamo finalmente verso il mercato, colorato, pieno di ombrelloni sotto i quali, anziane signore cercano di ripararsi dal sole. Il mercato è strutturato su due piani, ma la parte principale è senza dubbio al piano terra; in realtà il piano superiore sembra stato creato apposta per i turisti in quanto si trovano, una affianco all’altra, numerose botteghe di souvenir, mentre nella parte autentica del mercato, quella al piano terra, i pescatori vendono interi tonni, si vende frutta, verdura, spezie, anche qui qualche souvenir, ma quello che la fa da padrone che attira turisti e locali è il lungo banco di pesce, sopra il quale è esposto principalmente tonno.
Gironzoliamo tra i banchi del mercato per quasi un’ora, poi decidiamo di tornare verso il centro per pranzare, prima però, da una stradina secondaria vediamo in lontananza una chiesa che sulla cartina è indicata come cattedrale e decidiamo di fare un’altra sosta.
Davanti la chiesa c’è un enorme albero di frangipane e mentre ci avviciniamo, vediamo che a lato della chiesa, sotto una specie di tendone/gazebo si sta svolgendo un rito funebre, decidiamo così di fare una breve e veloce visita all’interno e poi andare a pranzo. Siamo indecisi se pranzare al Pirate Arms o al Le Rendez Vous, che si trova di fronte al ‘grande’ orologio, sulla Francais Rachel Street, alla fine scegliamo l’originalità del ‘Le Rendez Vous’, perchè già dall’ingresso ha un certo non-so-che che attira, infatti ci ritroviamo in un ambiente fantastico e abbastanza ricercato, stile africano: grosse statue all’ingresso, parte di pavimento in vetro con riproduzioni di coccodrilli e rettili vari e per finire una bella vista dalla terrazza panoramica che da sulla torre e trafficata Indipendence Avenue.
Anche il pranzo ci soddisfa abbastanza e il costo è normale: in quattro spendiamo 56,50 €. (Consiglio di provare la bistecca di tonno in salsa esotica (agrodolce), davvero deliziosa). Finito il pranzo, ritorniamo al parcheggio a recuperare la macchina e poi ripartiamo percorrendo Sans Souci, la strada che da Victoria, arriva a Port Glaud. Nel tragitto incontriamo la fabbrica del the e proviamo ad entrare, sulla lonely planet leggiamo che per assistere all’intero ciclo di produzione, bisogna entrare al mattino, entro le 12. Ora sono le 14 ma proviamo ad entrare ugualmente.
Nel punto vendita tre signore sembrano indaffarate a fare grandi discorsi e non si preoccupano minimamente di noi, così seguiamo i cartelli e arriviamo all’ingresso della fabbrica deserta.
Incontriamo una signora che ci dice di entrare, così da soli ci avventuriamo in un capannone che funge in parte da deposito e in parte da fabbrica stessa, dove ragazze, aiutate dalle apposite macchine confezionano le scatole di the. Tutto qui. E’ tutto ciò che riusciamo a vedere, chiediamo nuovamente, questa volta ad un signore che sembra pure scocciato e nuovamente ci ripete di entrare da soli a vedere, così questa volta prendiamo la strada dove, l’accesso è vietato ai visitatori non accompagnati e ci troviamo davanti tre vasconi dove, immaginiamo, vengano fatte seccare le foglie di the. Usciamo dalla fabbrica un po’ amareggiati e delusi e non ci fermiamo neppure a comprare niente nel punto vendita. Ci dirigiamo sulla strada che porta a Baye Ternay, ma la troviamo chiusa da un cancello con un poliziotto di guardia, così ci informiamo e scopriamo che si tratta di una zona militare e naturalmente non ne è consentito l’ingresso.
Un po’ sconsolati ci dirigiamo a Port Launay dove scopriamo una spiaggia molto carina, con una bianchissima sabbia molto morbida e soffice. Restiamo in spiaggia fino le 17 e fino a che il mare non si mangia l’ultimo angolino di spiaggia dove eravamo appostati. Stasera il cielo è abbastanza limpido, così riusciamo a vederci un bel tramonto a Mahè.
Per cena decidiamo di tornare all’Anse Soleil, questa volta passando per la strada privata del Anse Soleil Beachcomber. Anche questa sera mangiamo divinamente e spendiamo 659 Rs in quattro e restiamo seduti al tavolo fino a che non iniziamo a vedere i primi segni di chiusura del locale. Sicuramente mi sento di consigliarlo a tutti.
SABATO, 19 LUGLIO 2008 – Mahè (Beau Vallon- giardino botanico di Victoria) Ultima colazione insieme a Silvia e Stefano, loro sono diretti a La Digue, mentre noi abbiamo ancora soltanto due giorni a Mahè. Alle 7.15 siamo già seduti al tavolo, la colazione viene infatti servita dalle 7.00 alle 9.00, molto comodo come orario, sia per i trasferimenti (calcolando che per raggiungere l’aeroporto ci vuole mezz’ora), sia per godersi l’intera giornata dal primo mattino. Ieri sera abbiamo chiesto in reception per il noleggio dell’auto. Cristian si è innamorato della Daihatsu Sirion e la richiede espressamente. L’appuntamento con il noleggiatore è fissato per le ore 9.00 un ragazzo della Traveller Care Hire che ci consegna la nostra Daihatsu Sirion color argento al costo di 45,00 € al giorno assicurazione compresa. Pochi minuti dopo le 9.00 sfrecciamo per le strade di Mahè, percorrendo la strada costiera fino al bivio ‘La Misere’ che da Grand Anse, porta direttamente a Victoria per poi tagliare sulla Indipendence Avenue che porta a Beau Vallon; dapprima prendiamo la direzione Bel Ombre, poi torniamo a Danzil dove decidiamo di fermarci un po’ in spiaggia. Beau Vallon è la zona più turistica con diverse strutture, l’una a fianco all’altra, la spiaggia però è abbastanza ampia e balenabile. Ci fermiamo in spiaggia fino l’ora di pranzo e poi decidiamo di comprare qualcosa al take away e consumare il nostro pranzo direttamente in spiaggia. Scegliamo, per comodità, il Coco Sun che fa da ristorante, gelateria, take away, ecc… il menù propone principalmente pizza, hamburger e pollo fritto. Cristian sceglie un hamburger (gigante), io pollo fritto e patatine e con una bibita spendiamo in tutto 72 Rs pari a circa 4 euro. Consigliato take away Coco Sun a Beau Vallon.
Dopo pranzo incomincia a piovere, così torniamo verso Victoria e decidiamo di fermarci al giardino botanico, dove paghiamo 5 € d’ingresso a persona e iniziamo ad esplorare le diverse piante del parco, aiutati da una dettagliata cartina fornitaci all’ingresso, e dalle etichette presenti sulle piante. Vediamo delle alte palme di coco de mar femmine, che già abbiamo conosciuto alla Valle de Mai, diversi fiori, diverse piante e riusciamo a riprendere con la telecamera due volpi volanti che si contengono un frutto. E’ strano vederli nello schermino della telecamera, con lo zoom al massimo, per inquadrare e vedere da vicino quei pelosi musetti. Nel frattempo veniamo divorati dalle zanzare, lo abbiamo letto nella lonely planet, ma il giardino botanico non era neppure in programma e noi abbiamo lasciato i nostri repellenti alla guest house. Dopo circa un’oretta, dove riteniamo di aver visto tutto ciò che più ci interessava, decidiamo di tornare verso sud. Passiamo così di nuovo per la stessa strada panoramica dell’andata e ci fermiamo a fare qualche foto nel punto panoramico indicato in cartina… certo che vedere lo stesso paesaggio da questa mattina dove il cielo era coperto di nuvole, a oggi, che i raggi del sole rendono il mare così acceso, è tutta un’altra cosa.
Torniamo ad Anse Takamaka abbastanza presto e altrettanto presto usciamo per cena.
Alle 18.30 siamo di nuovo in auto e decidiamo di andare in un ristorantino affacciato sulla strada ad Anse La Mouche, il ristorante Islander, che si chiama anche Anchor Cafè e Tsunami Cocktail Bar, ci aveva attirato per lo strano stile marino: sul muretto che delimita il ristorante sono rappresentati rilievi di pesci di ogni tipo ed in mezzo al giardino, tra gli enormi tavoli rotondi in granito, è posta una enorme àncora.
Quando arriviamo, poco prima delle 19, il locale è quasi vuoto, solo un paio di tavoli occupati, ma dopo solo mezz’ora notiamo che tutti i tavoli in giardino sono occupati e anche alcuni di quelli interni.
Ci concediamo una buona aragosta e come antipasto il polipo in pastella, assolutamente divino!!! Vista l’aragosta alla fine della cena il costo è abbastanza elevato, ma consiglio ugualmente di provare questo tipico ristorante, perché oltre alla varietà del cibo, il servizio e la qualità sono ottimo e i costi nella norma (aragosta eclusa!).
DOMENICA, 20 LUGLIO 2008 – Mahè (cosa sud-est in auto) Anche oggi il tempo è pessimo e decidiamo di vedere la parte mancate: la zona est, che abbiamo intravisto velocemente durante il trasferimento dall’aeroporto a Chez Batista.
Partiamo verso le 9.00, percorriamo la strada per Anse Boileau che in breve tempo ci porta ad Anse au Pinx. Costeggiamo un tratto di spiaggia con un mare piatto che oggi purtroppo sembra grigio quasi quanto il cielo, poi arriviamo davanti il ‘Village Craft’, il villaggio dell’artigianato locale e decidiamo di entrare a dare un’occhiata, il parcheggio è vuoto e ci viene il dubbio che di domenica sia chiuso, ma la lonely planet indica gli orari di apertura/chiusura e non i giorni. Le porte chiuse e il deserto intorno conferma la nostra ipotesi. Scendiamo giù per la costa, arrivando alla grande Anse Royale, dove una grande festa di seychellesi, attira la nostra attenzione. Ci saranno una trentina di persone, i bambini giocano a pallone, la musica reggae a tutto volume, gli adulti per lo più sono radunati intorno alle grandi griglie a chiacchierare. Ci fermiamo un attimo in un ampio spazio dedicato alla fermata degli autobus per consultare la cartina, decidere il programma e nel frattempo arrivano i pullman che ‘scaricano’ altri giovani diretti alla grigliata in spiaggia. Decidiamo di percorrere tutta la costa fino ad Anse Forbans, poi ritorniamo indietro e rifacciamo la costa arrivando fino all’aeroporto. Oggi purtroppo ci tocca vedere Mahè dalla macchina; il tempo è davvero pessimo, pioggia, cielo grigio e non ci permette di goderci il mare e la spiaggia. Ogni tanto la pioggia ci concede una tregua, così scendiamo, facciamo qualche foto, ci sgranchiamo le gambe ma è un istante che dura molto poco. Incontriamo per strada i fedeli che nei loro begli abiti eleganti, escono dalla chiesa per la messa della domenica, abbiamo pensato anche noi di assistere alla messa ma i nostri abiti un po’ troppo in stile marino ce l’hanno impedito.
Arrivata l’ora di pranzo, decidiamo di fermarci da Kaz Kreol. Anche questa si è rivelata un’ottima scelta.
Il locale è molto bello, tutto dipinto alle pareti e al soffitto, con disegni rappresentanti palme di coco de mar e una parte del ristorante è pure sulla sabbia.
Anche qui arriviamo nell’orario giusto, verso le 12.30, quando il locale è ancora vuoto e perciò non dobbiamo neppure aspettare tanto per il pranzo, infatti dopo solo mezz’ora tutti i tavoli vengono occupati, e tra gli ospiti ci colpisce una comitiva di una ventina di giapponesi che si divertono a farsi fotografare con il Coco de Mar appoggiato sul sedere e con le loro risate, contagiano parte del ristorante.
Mangiamo come antipasto pesce affumicato molto buono, pesce per me, carne per Cris, gelato, bibite spendiamo 41 €. Siamo a corto di rupie perciò tutti i prossimi pasti saranno pagati in euro.
Notiamo che sia Kaz Kreol, sia l’ Islander Restaurant di ieri sera, ha sul listino i prezzi esposti sia in rupie, sia in euro e il cambio applicato da loro è 1 € = 11 Rs e talvolta 1 € = 10 Rs e conveniamo che è decisamente più vantaggioso pagare sempre in rupie, naturalmente dove consentito.
Anche durante il pranzo, il tempo non migliora, anzi peggiora in forti acquazzoni, oggi il sole ha proprio deciso di non farsi vedere.
Dopo pranzo proviamo a prendere la strada che porta a ‘Le Jardin du Roi’ arriviamo in un vicolo con un insegna che ci indica una bella strada ripida, così cambiamo idea, avendo visto solo ieri il giardino botanico e non avendo troppa voglia di faticare a prendere della pioggia, decidiamo di tornare sulla nostra costa e gironzolare in quelle zone. Da Anse Takamaka arriviamo a Grand Anse; ogni tanto esce qualche timido raggio di sole, ma annoiati di non poterci godere ne il mare, ne la tranquillità della spiaggia, decidiamo di tornare alla guest house.
Io mi appisolo sul letto, Cristian guarda la superbike sperando che poco dopo trasmettano anche la moto GP e inoltre ha qualche fastidio allo stomaco e non sta troppo bene, così saltiamo pure la cena e prepariamo le valigie, pronti a salutare definitivamente Mahè.
LUNEDI’, 21 LUGLIO 2008 – Mahè/Roma La Mason’s Travel è anche oggi seria, precisa e puntuale.
Ci hanno riservato il trasferimento con una nuovissima jeep con tanto di sedili in pelle e solo per noi.
Alle 8.15 siamo già in aeroporto, prenderemo il volo delle 11.15 (salvo ritardi), appena scesi dall’auto un’altra assistente ci accompagna al check-in e alle 8.30 abbiamo già in mano le nostre carte d’imbarco.
Attesa in aeroporto e poi finalmente si sale sull’aereo.
Fila 14, solito lato finestrino posti A-B.
Il volo è tranquillo e passa abbastanza velocemente. Arriviamo a Roma in perfetto orario e i poliziotti al controllo passaporti sono pure simpatici e scherzando ci fanno i complimenti sulla scelta della meta del nostro viaggio… Eccoci tornati in Italia, di cui negli ultimi giorni abbiamo iniziato a sentire la mancanza… Ringraziamenti e saluti: Un GRAZIE in primis a Maurizio e Paola che ci hanno fatto da guida tra la burocrazia e la scortesia dei francesi. Grazie all’Air Seychelles per aver risolto brillantemente il problema dei voli.
Grazie a tutti coloro che hanno scritto e pubblicato un diario di viaggio in internet che ci ha permesso di scoprire (ancor prima di partire) questa fantastica destinazione.
Grazie ai siti: turisti per caso e al forum ci sono stato (sezione Seychelles) e naturalmente a chi posta su questi siti che sono stati i nostri spiriti guida.
Grazie a Elodie, famiglia e collaboratori, per aver reso il soggiorno alla Diguoise, davvero indimenticabile… Ringrazio e saluto tutte le persone che abbiamo incontrato (in ordine cronologico): Maurizio e Paola (avventura a Parigi), Anna e Andrea (Praslin – Cotè d’Or Chalet), i due ragazzi di Gallarate incontrati a La Digue (anche se non ci siamo presentati), i due signori che alloggiavano alla Diguoise (anche se non ci siamo presentati), Silvia e Stefano (Mahè – Chez Batista – 2 giorni fantastici insieme a voi: GRAZIEEE!!!), grazie per le chiacchiere tra italiani e per la bella compagnia…