PRAGA: tra divertimenti e arte
Chiunque porta con sé un minimo di spirito latino si accorge subito della profonda tristezza scolpita sui volti degli ungheresi e della loro assoluta mancanza di comunicazione sia verbale ( nessuno o quasi parla l’ inglese) sia visiva (non incrociano mai lo sguardo e non sorridono di buon grado).
Per questi motivi e per le pessime condizioni atmosferiche decidiamo da un momento all’altro di salire sul treno notturno che collega Budapest a Praga convinti di essere capitati in brutto sogno e che con un semplice “ colpo di reni “ avremmo potuto raddrizzare la nostra vacanza.
I programmi, è bene dirlo subito, sono impostati su delle priorità rigidamente gerarchiche: bagordi notturni in primis ma anche (soprattutto per quel che mi consta) arte cultura e buona cucina.
Alla reception della nostra guest house ci accolgono subito molto bene e nonostante il netto anticipo rispetto alla data comunicata via internet, ci permettono di depositare i bagagli. Le stanze sono molto accoglienti e moderne, peccato che non è previsto il riordino e la pulizia quotidiana e che siano ubicate al quinto piano senza ascensore. Poco male la voglia di conoscere questa città ci fa superare allegramente questi piccoli inconvenienti.
La prima tappa è Piazza San Venceslao dove gustiamo un ottimo cappuccino in una delle tante eleganti caffetterie della città. Poco più avanti notiamo un piccolo negozio della catena Terranova e decidiamo di fare i primi acquisti. Magliettina di tendenza e jeans per me e spolverino leggero made in Romania per l’amico Uccio che lo indosserà sopra un elegante abito per tutta la vacanza.
Il negozio è frequentato da giovani ragazze ceche, per nulla montate o altezzose ma al contrario con un gusto davvero semplice nel vestire che mette in risalto tutta la loro bellezza ed eleganza superiore, a mio avviso, alla media delle ragazze italiane.
Vestono in jeans stretti e attillati perfettamente aderenti con il loro fisico magro e slanciato, tengono molto al manicure e portano in tasca uno stick di lucidalabbra per un tocco di vanità. Prima di partire pensavo che la Repubblica ceca fosse un paese povero, decadente e inflazionato, durante il viaggio ho invece scoperto un mondo di persone fiere ed estremamente colte. I centri commerciali sono affollati di gente del posto, fortemente autonome,privi di pregiudizi e invidie, che spendono volentieri nel vestire, acquistano automobili nuove e di ultima generazione, riempiono le giornate con concerti di musica classica da Vivaldi a Mozart e Bach, hanno un rapporto con gli italiani assolutamente positivo ( spesso si sentono lusingate dai nostri complimenti e ci ricambiano con sguardi e sorrisi di complicità ), chiacchierano tra di loro con dei modi gentili e dei toni pacati mai scorbutici e insofferenti.
Nel pomeriggio torniamo nella nostra stanza per un riposino che dura giusto il tempo di rifocillarci per poi ripartire carichi la sera.
A cena si và al Kolkovna, un ristorantino tipico boemo dove assaggiamo per la prima volta la birra ceca che è buonissima. Il cameriere ci consiglia di terminare la serata al Karlovy Lazne una gigantesca disco a 4 piani che però delude l’amico Uccio ( troppi ragazzini per un uomo di 43 anni suonati). Il secondo giorno si arriva a Namesti Republiky ( Piazza Repubblica) con la metro. Per utilizzare questo mezzo esiste una tessera che non è in vendita ma ti viene regalata insieme al giornale nei sotterranei e si chiama:free card. Tra le varie possibilità c’è quella di usufruire del servizio a qualsiasi ora del giorno e in ogni momento senza spendere una corona. Di ciò ( che sembra una presa in giro ) ne siamo rimasti convinti fino all’ultimo giorno, quando un controllore ci ha rifilato una bella multa di 500 Kc poco più di 15 euro e procurato la classica figuraccia degli italiani imbroglioni( fate il biglietto perciò , sempre!!).
Il modo migliore per scoprire Praga è di girarla a piedi perdendosi lungo le viuzze dei quartieri di Stare Mesto e Mala Strana.
Il nostro itinerario parte dalla Chiesa delle Polveri e prosegue lungo Celetnà una strada celebre, che ha rappresentato storicamente il percorso del corteo reale. Si notano soprattutto le facciate barocche e gli innumerevoli negozi di souvenir con le coloratissime Matrioske, lo scintillio dei cristalli di Boemia esposti nelle vetrine e le classiche marionette appese a un filo. Arrivati in Piazza della Città Vecchia notiamo subito che l’orologio astronomico è in fase di ristrutturazione e non lo si può fotografare ( i giapponesi ad ogni modo non si danno per vinti e infilano la macchinetta in ogni anfratto). Rimaniamo incantati dalle guglie della Chiesa di Tyn e dal valore simbolico della statua di Jan Hus.
Proseguendo lungo la Karlova arriviamo sul ponte Carlo dove ammiriamo l’originalità dei ristoranti sulla Moldava e l’imponenza del Castello sulle colline di Mala Strana.
Mentre l’amico Uccio, da buon turista, decide di mettersi in mostra per il classico ritratto ( lui dice che è venuto molto bene, secondo me non ci assomiglia per niente) io decido di scattare alcune foto dall’alto. Mi “ arrampico “ in cima alla Staromestska mostecka vez ( Torre del Ponte della Città vecchia), la postazione migliore per godere della vastità del ponte e dell’andirivieni continuo dei turisti.
Non varchiamo volutamente la porta opposta che conduce al Castello per riservarcelo all’indomani, rientriamo a casa, bella doccia e cena nella strada parallela senza grandi pretese. Questa volta la scelta ricade su una taverna locale a Nove Mesto, frequentata da operai della zona il cui nome è Ceska Hospoda, il miglior locale dove gustare un piatto tipico: il maiale con gli gnocchi di pane.
La prelibatezza del piatto non basta a placare le ire dell’amico Uccio che si scaglia contro il sottoscritto (reo di aver scelto il locale) e inscena su due piedi un vero e proprio scandalo perché, a suo avviso, il locale non si addice al look da fighetto che anche oggi ha riproposto. Pago con i ticket restaurant ( non è uno scherzo li accettano anche a Praga ) e ci rituffiamo nel marasma di Piazza San Venceslao dove notiamo per caso un locale molto carino in Rytirska 10 si chiama il KU un vero punto di riferimento per le giornate che verranno. Qui conosciamo due ragazze molto carine che ci invitano alla disco Duplex per una festa privata terminata intorno alle sei del mattino… Il terzo giorno visita al Castello giusto in tempo per il cambio della guardia a mezzogiorno. Prendiamo la metro fino a Malostranska, percorriamo in salita la scalinata vecchia del Castello ed entriamo nel piazzale. Dal Giardino dei Bastioni possiamo ammirare il panorama sui tetti della città piccola e le mille torri che la sovrastano, uno scenario a dir poco incantevole. Entriamo a visitare la Cattedrale di San Vito e ammiriamo la scultura lignea della crocifissione e la tomba di San Giovanni Nepomuceno.
Usciti dalla chiesa ne incontriamo un’altra, un santuario barocco in piazza Loreta dove non è possibile fotografare l’interno.
Lungo la strada che ridiscende entro ad ammirare il museo dei giocattoli e delle barbie che insieme a quello dei libri antichi rappresenta la vera chicca del quartiere di Hradcany. Percorriamo la Nerudova e pian piano rientriamo verso casa. Questa sera si punta ad un locale con terrazza sul fiume l’Hergetova Cihelna, forse il più caro ristorante in cui ci siamo imbattuti. Qui assaggio un’altra specialità del luogo, l’anatra arrosto, decorata con classe dallo chef, squisita e servita con molta cura. ( state attenti se non si prenota bisogna aspettare un bel po’ nel bar , loro dicono sempre cinque minuti ma passa sempre un’oretta prima di prender posto!). Siamo stanchi, andiamo a dormire presto per essere in forma la mattina.
Il quarto giorno decidiamo di visitare il quartiere di Mala Strana spingendoci fino alla collina di Petrin. Scendiamo a Staromeska e ripercorriamo il Ponte Carlo che ci immette sulla via Mostecka, torniamo indietro e ci imbattiamo nell’isola di Kampa separata dalla terra ferma dalla Certovka (il canale del Diavolo) chiamata anche la Venezia di Praga. Nei paraggi visitiamo il muro di John Lennon, simbolo dell’emancipazione praghese e il mulino ad acqua risalente al 1200. La passeggiata prosegue lungo la via delle ambasciate che man mano che si procede diventa sempre più ripida fino a che si raggiunge, non senza fatica, Petrin da dove ammiriamo gli incantevoli panorami sulle guglie e sul Castello. Al ritorno ci fermiamo a pranzo Al Restaurant Nebozizek un altro luogo da cui si può godere di una vista privilegiata e gustare un ottima carpa arrosto. Il menù è scritto anche in italiano, i prezzi e le quantità sono individuabili con grande facilità ( accettano solo contanti ). Praga è una città grande ma vivibilissima, immersa nel verde, con immensi spazi di svago come parchi, giardini e lunghi viali, il traffico c’è ma non si vede cosi’ come lo smog tipico dei nostri grandi centri.
Comincia a fare buio e ci indirizziamo verso gli alloggi per poi uscire la sera. Oggi cena al ritmo caraibico alla Bodeguita del Medio dove assaggiamo un mojito di alto livello e dei gamberi con lime e zenzero da leccarsi le dita. Ci alziamo e via per la tappa classica al KU dove una giovane e gentile cameriera ci indica un bel locale frequentato da cechi, si chiama La Mecca in Praga 7, qui trascorriamo la serata travolti dalle bellezze femminili locali, saltando e voluttuando in preda agli effetti della Becherovka ( un digestivo tipico che somiglia molto al nostro Montenegro, con la differenza che viene servito senza ghiaccio e nei classici bicchierini da vodka a collo di giraffa ). E’ proprio quest’ultima sera che l’amico Uccio tenta un abbozzo di corteggiamento ad una 25enne ceca di nome Barbara (che vergogna potrebbe essere la figlia!!) molto carina e allegra. Vedo da lontano che si scambiano gli indirizzi mail e che intrattengono una piacevole chiacchierata che sembra procedere per il meglio fino a che lui commette un errore fatale. Preso dalla foga si avvicina alla ragazza per darle un bacino dolce sulle labbra, ma questa si allontana stizzita ( è già la seconda volta che gli capita, non capisce che è una tattica da elefante!). Comunque finiamo la nottata alle sei e rientriamo in taxi a Nove Mesto ( occhio ai tassisti, quelli onesti si limitano alle tariffe esatte con tanto di scontrino, altri praticano un prezzo a forfet ). L’ultimo giorno è dedicato ai luoghi non visitati prima; Vysehrad ( antica fortezza e nucleo originale di Praga ) , Josefov e il cimitero ebraico che ci fa accapponare la pelle e la Torre della Televisione da dove si può ammirare Praga a 360 gradi ( il biglietto è un po’ caro e il vetro installato all’interno delle cabine di avvistamento impedisce di scattare delle foto chiare e pulite ).
Terminiamo le nostre serate praghesi in un tranquillo ristorantino afghano vicino al quartiere ebraico si chiama Ariana e il piatto forte sono i ravioli ripieni di porri con salsa di agnello e yogurt. A stomaco pieno ritorniamo lentamente verso la nostra Guest House a preparare le valigie e a consolarci a vicenda per la sindrome da depressione post-viaggio.
A Praga torneremo,magari dopo aver fatto un corso di lingua ceca (molto bella e stranamente intuitiva un misto tra il tedesco e la lingua slava) per apprezzarne ancor meglio lo spirito e la sincerità. Per tutto il viaggio non abbiamo mai avuto la sensazione di essere raggirati, come invece è successo in Ungheria, tutto è chiaro e alla luce del sole al pari dei suoi abitanti. E’ bello scoprire in un sol colpo tutto questo fascino ricco di umanità.Grazie Praga