Praga 1988: ricordi di un Interrail
Con i miei amici Alberto e Riccardo, avevamo collezionato una serie di visti d’ingresso alle varie ambasciate a Roma, e abbastanza ostinati, avevamo superato un po di ostacoli burocratici , per partire per un viaggio in treno, che da Berlino Ovest / Est, ci avrebbe portato a Istanbul, via Praga, Vienna, Budapest e Belgrado. Un Interrail in cui avremmo provato l’ebbrezza dei cambi obbligatori (quantitativi fissi di valuta straniera “pregiata” che obbligatoriamente doveva essere convertita in valuta locale e spesa per ogni giorno di soggiorno autorizzato nel paese…) , ma soprattutto da 19enni che eravamo, ci avrebbe fatto divertire e conoscere posti diversi da casa nostra.
In questi giorni di novembre del 2007, tornando a Praga, ho sicuramente ritrovato la bellezza del centro storico e tanti luoghi che mi erano rimasti impressi nella mente, anche se offuscati dal passare degli anni … Il possente Museo Nazionale di Piazza San Vinceslao è sempre la; probabilmente la grande scalinata interna che mi ricordo, sarà sempre al suo posto, e sempre impressionante. Le strade mi sembrano un po trasformate; se proprio devo dire, le vie commerciali tra la Piazza San Vinceslao e la piazza del Municipio (Staromestske Nam.), mi ricordano più le strade pedonali e commerciali delle città tedesche che altro; quindi forse hanno perso un po di personalità. I negozi ormai sono poco originali: emanazione delle catene internazionali come H&M, Promod, Bata o Benetton; i souvenir uguali a quelli che si possono trovare in qualsiasi sito turistico dell’Europa se non del mondo, solamente personalizzati con il nome della città; anche i cinema multisala tendono ad appartenere ai grandi gruppi internazionali. Il parco auto è completamente cambiato; non si vede alcuna differenza tra le auto in circolazione da noi, e quelle in Repubblica Ceca. Forse qualche autobus ha mantenuto un aspetto un pò “retrò”. Qualche edificio (pochi) ricorda i vecchi blocchi di appartamenti tipici del socialismo reale, ma in molti casi, credo, abbiano distrutto e ricostruito isolati interi. La sede Ceca dell’azienda è in un edificio “High Teck” molto ad effetto: vetri, giardinetto zen in stile giapponese, uffici arredati in design raffinato; fanno un po invidia, pensando ai nostri di Roma, ormai un po andati … Anche l’hotel è molto design “High Teck”, moderno e molto luminoso.
Le mie colleghe locali, con il cognome che termina rigorosamente per il suffisso femminile “–ova”, per il resto sono molto aderenti allo standard imposto dalla azienda per cui lavoriamo, americana. Alla moda, molto efficienti e soprattutto molto europee. Se penso alle impressioni del precedente viaggio, qui la vita è cambiata parecchio, e senza entrare in discorsi politici/ideologici, per chi, qui ci vive, sicuramente in meglio.
Tra pochi giorni il paese, già da un pò nell’Unione Europea, entrerà nell’area di Schengen, quindi niente più controllo di Passaporto o Carta d’Identità alle frontiere, altro che visti e cambi obbligatori …
Durante i giorni passati in città, mi sono continuamente chiesto chissà come è stato realmente il cambiamento; quanto rapido e come è avvenuto; quanto è ricordo, quanto è mia fantasia. A Praga, nel 1988, eravamo stati appena 3 giorni. Mi è tornato in mente del diario di viaggio scritto in occasione del precedente viaggio. Rientrato a casa, non ho potuto fare a meno di andare a ripescare il quaderno in un cassetto e di leggere le pagine di Praga e poi di tutto il viaggio. Il soggiorno era stato sicuramente breve e superficiale, però la rilettura a posteriori, fa effetto. Riporto i miei appunti dell’epoca, per chi a Praga ci è stato di recente … o per chi ci vorrebbe andare.
———————————————————————————————- 18 – 21 luglio 1988: Praga Il treno, in arrivo da Berlino Est, ci scarica in una stazione secondaria di Praga, la mattina presto. Ci troviamo in un paese molto diverso dall’Europa occidentale. Qui la differenza si sente più che a Berlino Est. Praga è una città molto bella, forse meno simile alle città austriache e svizzere, come invece mi aspettavo. Molto interessante è lo stile dei vecchi quartieri, Stare Mesto e al di là del fiume, Mala Strana, con il Ponte Carlo ed il castello. Lo stile delle strade, di alcuni negozi e delle loro insegne, i palazzi, e la mancanza di automobili moderne, rendono l’atmosfera veramente ottocentesca. Atmosfera da fotografie bianco e nero e che non immaginavo appartenere al modo reale.
A tutto questo contribuisce oltre che la struttura della città anche l’odore delle industrie e del motore a 2 tempi delle auto; la diversità e la non modernità dei prodotti in vendita nei negozi, diversi da quelli occidentali. Una città senza fast food e grandi magazzini, ma con grandi locali dove si beve birra e si mangiano, in piedi, wurstel o pollo alla paprika; panetterie dove per 15 corone (60 lire) si comprano biscotti alla crema o ripieni di marmellata.
Come anche a Berlino Est, non vengono reclamizzati walckman o videoregistratori, ma lavatrici e macchine da cucire. Non si vedono in centro, tanti negozi. Tra gli alimentari, molto forniti, quelli di carne; in molte macellerie si può anche mangiare la carne già cotta e preparata, restando in piedi in un angolo o in una parte del negozio. I negozi di frutta/verdura sono più scarni e monotematici: soprattutto forniti di cavoli, cetrioli, peperoni piccoli verdi e piccole pesche.
Camminiamo nelle vie del centro: molti turisti di viaggi in comitiva, per lo più tedeschi e inglesi. Rincontriamo i punk tedeschi dell’Est, nostri compagni di scompartimento in treno. L’appartenenza al Patto di Varsavia si sente; rispetto alle nostre città si vede tanta gente in divisa che cammina per il centro. Il giornale locale, che si vede da tutte le parti è “Rude Pravda” , credo la rude verità; esiste anche la traduzione in tedesco.
Il museo nazionale è interessante, anche se forse la cosa che più mi compisce è il palazzo in cui è ospitato e la sua presenza massiccia sulla lunga e stretta piazza San Vinceslao. Belli anche gli affreschi sulle facciate dei palazzi e l’orologio astronomico della piazza del Municipio; le torri con le guglie e le chiese gotiche.
Dopo 3 giorni ripartiamo alla volta di Vienna. Il treno, uno dei 2 giornalieri, corrisponde ad un vagone, che verrà staccato da un treno diretto verso il confine, e agganciato ad un treno austriaco. Un unico vagone, diviso a metà: una parte di prima classe, ed una di seconda. Il biglietto per l’occidente lo si può fare solo se muniti di passaporto. Mentre aspettiamo il treno, che viaggerà di notte, ci sediamo su di una panchina di marmo della stazione. Molte persone, tra cui anche famiglie con figli, allungano i loro sacchi a pelo, per dormire. Partiamo a mezzanotte; la mattina dopo il nostro vagone viene staccato dal treno cecoslovacco e portato a Gmund. Entriamo in Austria e provvisoriamente in Occidente; sempre verso le 6 arriviamo a Vienna.