PORTUGAL: on “alternative” road

Il viaggio si snoda tra luoghi incontaminati e selvaggi, turistici, culturali e storici, mistici ed isolati con partenza e arrivo a Lisbona visitando la costa dell'Alentejo, l'Algarve, l'Alentejo continentale, il centro e il Nord del meraviglioso Portogallo.
Scritto da: Coccogrillo
portugal: on alternative road
Partenza il: 19/05/2010
Ritorno il: 01/06/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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19 maggio 2010 Sta per partire la nostra “pazza” avventura alla scoperta del Portogallo. Il titolo on “alternative” road sta ad indicare che le “rotte” che abbiamo seguito non fanno sempre parte di quelle proposte dalle guide, ma abbiamo cercato di carpire la vera essenza del Portogallo visitando zone ancora poco “contaminate” dal turismo. Per il volo aereo abbiamo optato per una soluzione di comodità, che si è rivelata anche economica: partenza da Venezia direzione Lisbona con la TAP (costo totale 170€ a persona A/R, avvalendosi dell’offerta discount: possibile a fronte di prenotazioni molto anticipate!) il 19 maggio alle 12.50 è la data e l’ora che contraddistinguono il nostro volo di andata: rispettate nonostante le bizze del vulcano Eyjafjallajokull. Il viaggio è stato molto confortevole (sarà anche perché il volo non era affollatissimo) e dopo 2.40 siamo atterrati a Lisbona: l’aeroporto è molto vicino al centro città così da averne subito una panoramica da un punto privilegiato. Una volta atterrati e ritirati i bagagli cerchiamo di rintracciare l’agente della compagnia di noleggio (ArgusRentals.com, che ha fatto riferimento alla compagnia di noleggio InternationalCar): lo troviamo, come indicato dalla conferma inviataci via mail, davanti al meeting point. Ed eccoci…sii, siamo in Portogallo: l’agente della compagnia di noleggio ha come “ufficio” il bancone di un bar: troppo forte! Il servizio non ne risente, anzi: la macchina è una Mitsubishi Colt nuovissima (1000km). Il costo totale del noleggio è stato di 203€ comprensiva di assicurazione casco + circa 120€ di benzina (la benzina costa molto, circa 1,42€, quindi optate per una macchina a diesel se potete scegliere). Dopo aver preso possesso della macchina partiamo alla volta di Cabo Espichel passando per il ponte 25 Aprile (è la copia perfetta del Golden Gate di San Francisco) e sotto il Cristo Rei, che è una stata ispirata al Cristo di Rio de Janeiro ed è un dono a Cristo per aver evitato al Portogallo la II guerra mondiale. Sono le 17.30 del pomeriggio e il termometro segna i 39°C: sembra di essere nel Far West. Arriviamo al Cabo e, dopo aver “abbracciato” l’oceano e visitato il faro e il Santuario de Nossa Senhora do Cabo, andiamo a scoprire una delle spiagge della zona, famose per la presenza di impronte di dinosauro: la nostra scelta cade sulla Pedra da Mua (molto vicino al Faro). Ce ne sono moltissime, quindi avete solo l’imbarazzo della scelta. Dopo questa fugace visita torniamo a Lisbona per salutare Annalisa e, dopo aver mangiato qualcosina, riprendiamo il nostro viaggio in direzione Palmela. Questa volta passiamo sopra il ponte Vasco Da Gama (è il più lungo ponte d’Europa: 17,2km), che di notte è ancora più impressionante: si corre in mezzo all’oceano!! Arrivati a Palmela, abbiamo il problema di trovare l’apart-hotel prenotato: l’impresa si rivela abbastanza ardua, visto che il navigatore non conosce la via, ma grazie alla mia ragazza (che chiama la reception dell’Hotel) e qualche indicazione dei passanti riusciamo ad arrivare al Palmela Village Golf Resort (60 euro a notte per un appartamento spazioso e pulito. La colazione è standard, ma buona. Può essere una buona sistemazione per una notte: http://www.booking.com/hotel/pt/palmela-village-golf-resort.en.html) dove ad accoglierci ci sono due simpatici portinai (la reception è aperta fino alle 22.00) che ci accompagnano al nostro appartamento. 20 maggio 2010 La mattina seguente ripartiamo alla volta di Setubal, la città è una delusione, non vale la pena perderci molto tempo, ma approfittiamo dei traghetti (trasporto 2 persone + macchina circa 9€), che ci permettono di raggiungere la penisola di Troia, ove si trovano delle meravigliose spiagge e si comincia a sentire la stupenda atmosfera che regna nell’Alentejo occidentale (un posto a dir poco meraviglioso!!). Lungo la strada ci sono moltissimi nidi di cicogne con i loro piccoli arroccati sui pali della luce o ai meravigliosi rami degli alberi di sugero. Durante il tragitto, troviamo un vigneto con tantissimi e coloratissimi spaventapasseri: sono proprio delle piccole opere d’arte! Ci spingiamo verso sud lungo la costa alla ricerca della spiaggia Praia do Malhao, che si trova circa 7 km a nord (a Bruinheras bisogna svoltare a destra!) di Vila Nova de Milfontes, che la nostra guida Lonely Planet ci ha descritto come: “isolata e incontaminata: un litorale che conserva la sua aspra bellezza”. Non ci sono parole per descrivere questa spiaggia: semplicemente unica e meravigliosa! Andiamo ad “assaggiare” l’acqua: è freddissima, ma i brividi non sono dovuti solamente all’acqua: l’Oceano è sempre l’Oceano. Dopo un po’, con dispiacere, riprendiamo la strada polverosa da cui siamo venuti e ci rimettiamo in viaggio verso Villa Nova de Milfontes, che è una piccola cittadina di case imbiancate i cui contorni blu o gialli si illuminano al sole. Il nostro prossimo obiettivo è la Casa da Seiseira (70€ con prima colazione inclusa: http://www.booking.com/hotel/pt/casa-da-seiceira.en.html: il nostro miglior hotel in Portogallo: consigliatissimo!!). L’arrivo è un po’ avventuroso (facciamo circa 6 km su una strada sterrata, in realtà scopriamo poi esserci anche una strada asfaltata…), ma il risultato è da primi della classe. Veniamo accolti da una simpatica e disponibilissima signora che ci fa scoprire la graziosa residenza. Che dire, sembra di vivere in una favola dove il tempo si è fermato: le camere hanno il nome di una spiaggia della zona (la nostra è Figuerinhas) e danno su un cortile (in cui c’è una piccola piscina). La sera ci dirigiamo a Zambujeira do Mar per visitare la cittadina e, perché no, per trovare un posticino dove gustarci del buon pesce. Lo stile è simile a Villa Nova de Milfontes, ma vi è una spiaggia mozzafiato che le fa da cornice. Dirigendosi 3 km a nord si arriva al piccolissimo porticciolo dove i pescatori stanno preparando le barchette per la giornata successiva. Per la cena optiamo per un ristorantino in prossimità del porticciolo: il pesce era veramente freschissimo e buono. 21 maggio 2010 Dopo aver consumato una squisita colazione, abbandoniamo a malincuore Casa da Seiseira in direzione sud. Sul confine tra l’Alentejo e l’Algarve si trova Odeixece, la cui omonima spiaggia è un’altra perla del Portogallo: una lingua di spiaggia d’orata che si infrange nelle sfumature bluastre dell’oceano da un lato e nelle scogliere ricoperte dalla distintiva flora dall’altro. Purtroppo non possiamo fermare il tempo e siamo “costretti” a riprendere il cammino verso la nostra prossima meta, che sarà la spiaggia di Arrafana. Questa tra le spiagge del sud-ovest del Portogallo è la meno caratteristica, anche se è molto famosa, pertanto ci fermiamo giusto il tempo di fare qualche fotografia e ossigenarci ancora una volta con la brezza dell’Oceano. Prossima tappa: Carrapateira. La spiaggia è immensa (probabilmente più di un chilometro!) e le onde che si infrangono su di essa sono “le migliori amiche” dei surfisti, facendo di Carrapateira una vera mecca per il surf. Il panorama che circonda la zona è disseminato di gigantesche piante di aloe che danno al posto un tocco ancora più bucolico. Il nostro viaggio ripartirà dopo un’oretta in direzione Sagres! Questa zona è più turistica rispetto a quelle visitate fino ad ora e, di conseguenza, perde un po’ del fascino che avrebbe avuto in un’ottica più “selvaggia”. Sagres e Cabo Sao Vincente sono i due posti da visitare se si passa dalla cosiddetta “punta sud del Portogallo”. Il Cabo Sao Vicente, un luogo venerato anche ai tempi dei fenici e chiamato Promontorium Sacrum dai romani, deve il suo nome ad un sacerdote spagnolo martirizzato dai romani. A destra del faro c’è un castelletto che si dice sia stato abitato da Henrique il Navigatore. A Sagres vi è una fortezza (ingresso 3€) spoglia come una prigione circondata da un minaccioso muro frontale cui fanno da contrappunto due possenti bastioni. Entrando si può fare una camminata in cima ad una scogliera, ma la fortezza non presenta alcun reperto storico se non una rosa dei venti, che potrebbe risalire all’epoca del principe Henrique. Saliti in macchina partiamo verso l’appartamento che abbiamo riservato (Lote Do Alecrim a 45 euro a notte per appartamento senza prima colazione! Consigliato!: http://www.booking.com/hotel/pt/lote-do-alecrim.en.html). Ci arriviamo senza grossissime difficoltà e, sorpresa: abbiamo un super appartamento (2 camere, 2 bagni, una cucina, un salotto con caminetto) con una vasca ad idromassaggio con acqua calda in terrazza!! Straordinario! Naturalmente cogliamo l’occasione e in men che non si dica siamo già a “lessarci” nell’idromassaggio! Dopo esserci letteralmente sciolti (circa 1 oretta…ma ci voleva per rilassarci dalle fatiche dei primi giorni) nella vasca ci facciamo una doccia e usciamo per fare una visita a tre vicine spiagge. La più rinomata è sicuramente la spiaggia che fa da contorno alla cittadina di Salema, ma la palma di più spettacolare spetta alla spiaggia di Praia do Zavial (che presenta una “piscina naturale” in bassa marea: consigliatissima per i bambini!). Finiamo la nostra giornata davanti ad un piatto di pasta cucinato nella cucina del nostro appartamento. 22 maggio 2010 È l’alba del giorno X: non si tratta di un evento legato al nostro viaggio, ma ad un evento sportivo: ebbene sì…stasera c’è la finale di Champions e l’adrenalina è già a mille!! Il nostro tour di oggi ci permetterà di distrarre un po’ la mente e così di prima mattina partiamo in direzione di Lagos (non era una tappa in programma, ma essendo a 10 km dal nostro appartamento ne approfittiamo!). Arriviamo a Lagos verso le 9.30 così da goderci la meravigliosa spiaggia ancora intonsa e non affollata di turisti. Le onde del mare si infrangono su scogliere color ocra che sembrano sciogliersi al contatto con l’oceano. Una visita è d’obbligo. Il nostro viaggio continua in direzione Silves (è nell’entroterra dell’Algarve, ma è facilmente raggiungibile servendosi dell’autostrada che collega Lagos a Faro!). Il castello di color rosso bruno, che sembra fatto con il Lego, spicca sopra la città e ci accoglie in tutta la sua grandezza. All’ingresso del castello (entrata 2€) troviamo un simpatico tifoso del Benfica che ha deciso di festeggiare lo scudetto addobbando la sua moto con quasi fosse un gonfalone del club di Lisbona. Terminata la visita al castello ci dirigiamo verso Carvoeiro. È un paesino molto animato, ma allo stesso tempo veramente caratteristico inerpicato sulla dolce collina che si affaccia sulla piccola e incantevole spiaggia brulicante di bagnanti. Davvero molto bella! Riprendiamo la marcia alla volta di Faro, che, però, si rivela una delusione. La Cidade Velha dovrebbe essere il fiore all’occhiello della città, ma risulta essere abbastanza anonima. Meglio proseguire in direzione di Tavira, che i cui colori sono nettamente in antitesi con la “grigia” Faro. Ad accoglierci in città c’è una rumorosissima corsa ciclistica che taglia in due la cittadina, ma che è un fulmine a ciel sereno, visto che poco dopo la tranquillità torna a farla da padrona. Ci spingiamo fino alle rovine del castello (fu costruito dai fenici nell’VIII secolo), al cui interno vi è un bellissimo giardino ornato da bellissimi e profumatissimi fiori che fanno da scenario alle tre torri del castello. La chiesa (Igreja de Santa Maria do Castelo) adiacente è sede di un matrimonio in cui spiccano tre damigelle di turchese vestite, che ci sconvolgono (ah, probabilmente è la nostra “allergia” alle feste sfarzose che ci spiazza…!). Il pomeriggio volge al termine: è giunta l’ora di trovare la Guesthouse (50€ a notte con prima colazione: http://www.booking.com/hotel/pt/casa-viana-casa-de-hospedes-guesthouse.it.html Consigliato!) che si trova a Cabanas de Tavira (circa 8 km più a est di Tavira). Veniamo accolti da una piccola-grande signora che ci fa gli onori di casa. Cabanas de Tavira è una piccolissima cittadina posta sul mare (qui per accedere alla spiaggia è necessario servirsi di un’imbarcazione che fa da spola tra le due sponde della “piccola laguna”) ed è un mix tra investimenti (si sta costruendo un lungomare) e decadenza (alcune parti sono letteralmente abbandonate!). Le 19.30 (qui c’è il fuso rispetto all’Italia: -1h) si stanno avvicinando e decidiamo di andare a cercare il posto dove vedere Bayern Monaco – Inter. La nostra scelta (in realtà l’unica disponibile) ricade su un classico pub inglese trasportato verso sud di 1000 km addobbato con un centinaio di magliette di squadre più o meno famose. Il pub era pieno di tedeschi in piena estasi pre-partita, mentre noi eravamo isolati in un angolo. In nostro soccorso sono arrivati dei simpaticissimi inglesi, che al termine della meravigliosa sinfonia nerazzurra, hanno salutato i teutonici con un eloquente: “Bye, bye!!”. Davvero una serata indimenticabile. Grazie ragazzi! 23 maggio 2010 Ancora scossi per la meravigliosa serata di ieri ci alziamo prestino: oggi è in programma il tappone del tour del Portogallo (dobbiamo arrivare a Fatima, passando per Mertola, Evora, Marvao e Castelo de Vide…insomma per farla breve circa 530 km!). La colazione risulta essere veramente squisita e, quindi, partiamo con una buona carica alla scoperta dell’Alentejo continentale che si snoda lungo il confine spagnolo. Prima di lasciare l’Algarve, però, ci fermiamo a visitare Cacela Velha, un piccolo villaggio incantevole, formato da vicoli acciottolati e piccole case bianche dai contorni di colori vivaci, un minuscolo forte, aranceti e oliveti. È anche l’occasione per salutare l’Oceano: per i prossimi 4 giorni infatti non sarà più un nostro compagno di viaggio. Lasciamo l’Algarve dirigendoci verso Mertola transitando su una strada (o meglio una super strada) bellissima che attraversa un terreno quasi arido in cui fanno capolino solamente i rami attorcigliati degli splendidi sugheri. Dopo circa un’oretta arriviamo a Mertola, che ci accoglie arroccata in una posizione spettacolare che domina il Rio Guadiana. Le case imbiancate sono dominate dal castello, le cui strutture risalgono per la maggior parte al XIII secolo. Ai “piedi” del stesso si erge l’Igreja Matriz, nota soprattutto per essere stata originariamente una moschea (all’interno, infatti, vi è una nicchia priva di intonaco che sia apre dietro l’altare e fungeva da mihrab dell’antica moschea). Il paese è molto piacevole da visitare, ma dobbiamo riprendere il nostro viaggio direzione Evora. Arrivati a destinazione (ci vuole circa un’oretta), iniziamo ad immergersi in una delle città più interessanti del Portogallo. Visitiamo nell’ordine l’Igreja de São Francisco (purtroppo la cappella delle ossa è chiusa!!), Praça do Giraldo, che è stata teatro di diversi episodi drammatici della storia portoghese dall’esecuzione di Fernando, duca di Bragança, nel 1483 ai i roghi delle vittime dell’Inquisizione nel corso del XVI secolo, la Sé, che ha l’aspetto di una fortezza, con le sue due solide torri di granito e, infine, il meraviglioso Templo Romano, risalente al II secolo d.C., che benché sia indicato come Tempio di Diana, gli esperti sono tuttora discordi in merito alla divinità alla quale era dedicato e alcuni archeologi ritengono che possa essere stato eretto in onore di Giulio Cesare. Lasciamo Evora di un paio di chilometri alla ricerca di storie antichissime, direi megalitiche. I megaliti sono sparsi in un po’ tutto questo territorio, popolato fin dalla più remota antichità, ma noi ci immergiamo nel bel paesaggio di olivi e querce di sughero che caratterizzano il Cromelque dos Almendres. Sulla strada che porta al sito si erge il Menhir dos Almendres, un monolito di circa 5 metri di altezza, dove si distinguono ancora, anche se con difficoltà, tracce di incisioni presso la cima. Per raggiungere il menhir bisogna percorrere alcune centinaia di metri a piedi attraverso un sentiero polveroso, che sembra essere la via di congiunzione tra due epoche divise da 3000 anni. Lasciato il Menhir alle nostre spalle arriviamo al sito di Cromelque, che è un grande ovale, formato da circa 95 monoliti in granito di forma smussata, alcuni dei quali presentano delle incisioni di simboli, che si estende lungo un pendio accidentato. Le pietre furono innalzata in periodi diversi, a quanto pare secondo uno schema basato su calcoli geometrici e astrali e probabilmente erano destinate a ospitare raduni tribali o riti religiosi. Dopo aver fatto alcune foto (alcune imitando il celebre Obelix) settiamo il nostro navigatore in direzione Marvao e durante il tragitto incontriamo Estremoz, di cui ammiriamo l’imponente fortificazione atta a custodire la città. Marvao è lì, sembra di toccarlo, ma non si arriva mai: la strada si inerpica sempre di più fino a raggiungere la roccaforte. Sul sito sorgeva già un insediamento romano, che nel 715, al sopraggiungere degli arabi, era nel frattempo passato in mano ai visigoti. Il paese sembra completamente disabitato e il solo suono sibillino del vento ci accompagna nella visita. I paesaggi sconfinati che si estendono a 360° sembrano innalzare ancora di più il paesino. Durante la strada che ci conduce a Fatima, oltre che passare accanto a Castelo de Vide, capiamo di aver cambiato completamente paesaggio: siamo passati dall’arido e bruciato Alentejo centro meridionale ad un paesaggio quasi lunare della zona di confine tra l’Alentejo e l’Estremadura, in cui delle grandissime pietre color pece sembrano esser state catapultate nella verde erba da un altro mondo. Arriviamo letteralmente cotti a Fatima (l’ Imperhotel : 35€ a notte con prima colazione http://www.booking.com/hotel/pt/imperhotel.html?label=gog235jc;sid=737a4358254c6ffc9106537d926428fe si trova in centro), dove veniamo accolti da un’atmosfera un po’ soffocante (la religiosità è portata un po’ all’estremo: c’erano vetrine tempestate di lumini e santini). Com’era facilmente prevedibile la sera non è molto viva a Fatima, così la nostra spasmodica ricerca di un ristorante o un bar dove rifocillarsi è vana (sono le 21.30 circa) e dobbiamo “accontentarci” di un maffey: in altre parole digiuniamo e, vista la giornatina, ci addormentiamo in pochi secondi. 24 maggio 2010 La mattina, dopo aver fatto un’ottima colazione, andiamo in visita al santuario. Sembra di non essere nella città che ci aveva accolto la sera precedente, ma tutto è molto suggestivo e toccante. Non riesco a descrivere le sensazioni provate, perché credo che in questo caso sia impossibile farlo. Terminata la visita del santuario recuperiamo la macchina dall’hotel e partiamo alla volta di Tomar, che presenta il convento de Cristo, sede dei templari. Il monastero fu fondato nel 1160 da Gualdim Pais, gran maestro dei templari in carica e comprende cappelle, chiostri e sale capitolari realizzati in una varietà di stili diversi che si sono sovrapposti nel corso dei secoli, per intervento dei re e dei gran maestri che si sono succeduti. La visita del convento si rivela molto interessante. La tappa successiva è Conimbriga, che custodisce i resti romani più importanti e meglio conservati di tutta la Penisola Iberica. Questa località conobbe una storia travagliata: dopo secoli di relativa tranquillità, fu dapprima divisa in due dalla costruzione di uno spesso muro difensivo eretto per cercare di arginare le invasioni barbariche, e poi completamente abbandonata all’epoca del crollo dell’impero romano. Anche se Conimbriga ha conosciuto il suo periodo d’oro sotto i romani, in realtà il sito risale all’epoca celtica (briga è un termine celtico che significa “area difesa”). Furono comunque i romani, che vi si insediarono nel I secolo d.C., a trasformarla in una delle città più importanti sulla strada che da Olisipo (Lisbona) portava a Bracara Augusta (Braga), costruendovi importanti edifici decorati con elaborati mosaici e fontane. Una visita se siete di passaggio è consigliata! Sono circa le 14.30 e il nostro prossimo hotel si trova a Tondela (a circa 100km): ci troviamo di fronte ad un bivio: visitare Coimbra di cui abbiamo avuto pareri discordanti o spingersi verso Luso e la foresta di Buçaco. Optiamo per la seconda meta e passando accanto a Coimbra capiamo che probabilmente è la soluzione migliore: non siamo nelle condizioni di affrontare il traffico caotico di una città, meglio un luogo più tranquillo. Luso e, soprattutto la foresta del Buçaco (che si estende per 105 ettari sulle pendici della Serra do Buçaco), sono una piacevolissima sorpresa! Dopo essere passati a ritirare la mappa della zona nell’ufficio turistico ci immergiamo nella verdissima e spettacolare foresta (l’ingresso in macchina costa 5€). Sembra di essere fuori dal mondo: la foresta è molto mistica e ospita specie vegetali provenienti da tutto il mondo, alcune delle quali gigantesche, come il cedro del Buçaco (1644) e l’Eucalipto da Tasmania (1876). Al centro della foresta spicca il meraviglioso Palacio do Buçaco (costruito come residenza estiva reale sul sito in cui sorgeva un tempo un monastero carmelitano nel XVII secolo) circondato da un meraviglioso giardino. Addentrandosi nella foresta si noteranno delle cappelle e delle piccole case ricoperte di muschio, che fungevano da rifugio per gli eremiti. È un posto veramente fuori dal mondo e permette alla mente di spaziare in confini inesplorati liberandola da tutte le scorie accumulate. Usciamo dalla foresta veramente rigenerati e pronti per la ricerca del nostro hotel: l’impresa, oggi, è abbastanza agevole, anche se la casa da Camara (45€ a notte con prima colazione: http://www.booking.com/hotel/pt/casa-da-camara.it.html: consigliato!!) si trova a Carvalhal, un piccolissimo paesino (circa 15 case)! Veniamo accolti da un “giramondo” portoghese che gestisce la casa in modo fantastico (la piscina è una vera chicca!) e con cui ci facciamo una bella chiacchierata sui posti del Portogallo! 25 maggio 2010 Suona la sveglia e sia accolti dalla nostra prima pioggia portoghese. Dopo aver consumato l’ottima a colazione messaci a disposizione iniziamo il nostro viaggio, anzi la nostra navigazione (vista la pioggia veramente a catinelle) verso nord. Una peculiarità delle autostrade/strade portoghesi è la mancanza di viadotti e gallerie: in questo modo si ha il vantaggio di non deturpare il paesaggio, ma lo svantaggio di presentare delle salite di km a pendenze davvero ragguardevoli (anche oltre il 15%). La nostra super Colt 1.1 arranca ma non molla e ci porta alla prima meta di giornata: Lamego. La nostra attenzione viene catturata dalla teatralità della scalinata che si stende ai piedi della Igreja de Nossa Senhora dos Remidios. Gli oltre 600 scalini sono un trionfo di azulejos, urne, fontane e statue, che arricchiscono quella che è una delle più grandi opere del rococò portoghese. La chiesa, con due imponenti torri gemelle, è molto particolare e piacevole da visitare (l’interno è caratterizzato da azulejos di colore bianco, giallo e blu). Partiamo in direzione Amarante e seguiamo l’autostrada che passa per Vila Real e, così facendo, passiamo tra i vigneti di Porto che avremmo il piacere di assaggiare alla foce del fiume che solca queste valli: il Douro (ma questa è un’altra storia!). Amarante è una cittadina medioevale sorta su un’ansa del fiume Tamega, su cui spicca l’Igreja de Sao Gonçalo (che di fatto è l’unica cosa da vedere!). Diciamo che Amarante può essere considerato l’antipasto del trittico di città del nord che visiteremo in questo nostro tour. È evidente la differenza tra le città del sud e le città del nord, che presentano sicuramente una storia più antica ed un fascino ancorato alla religiosità propria di queste zone. La pioggerellina mitigata da qualche raggio di sole rende queste città ancora più particolari. Prima di arrivare a Guimaraes, però, facciamo una divagazione in direzione di Fafe per andare a visitare la Stonehouse: purtroppo la nostra ricerca rimane incompiuta (viste le poche indicazioni e la mia dimenticanza delle coordinate per arrivarci)! Guimaraes si presenta cosi: “Aqui Nasceu Portugal” L’affermazione racchiude in sé tutte le ambizioni della città, la cui parte storica è un vero gioiello. Le strette strade, in cui si affacciano antichi palazzi in legno addobbati con ogni sorta di stendardo, ci accompagnano attraverso i simboli della città dall’Igreja de Nossa Senhora da Oliveira (fondata dalla contessa Mumadona), al Paço dos Duques (il palazzo dei duchi domina la città medievale di Guimaraes dall’alto della collina) e dalla Igreja de Sao Miguel do Castelo fino al castello (costruito nel XI secolo) che né rappresenta l’espressione più alta. Il nostro viaggio di giornata riprende in direzione Citania de Briteiros, una cittadina di origine celtica che risale ad almeno 2500 anni fa. Fu abitata dal 300 a.C. Al 300 d.C. E pare abbia costituito l’ultima roccaforte dei celtiberi contro l’invasione dei romani. Il monte Bom Jesus (meta della giornata) si trova a pochi km. Arriviamo a destinazione avvolti da una nebbia finissima che dà al monte un’immagine piuttosto lugubre (sembra di essere in un set di Dario Argento). Il nostro hotel (Hotel Do Lago: 49€ a notte con prima colazione: http://www.booking.com/hotel/pt/do-lago.it.html) si trova nel paesino di Bom Jesus ed è anch’esso avvolto nella nebbiolina. 26 maggio 2010 Braga è molto vicina al nostro alloggio, così dopo aver visto la scalinata del Bom Jesus, siamo già nel cuore della bella cittadina medioevale. È l’ultima del trittico nord Amarante-Guimaraes-Braga ed è probabilmente la più viva e “moderna” delle tre. Lo stile della città è prettamente medioevale, vi si trova la Sé, che è la chiesa più vecchia di tutto il Portogallo, la sua costruzione iniziò dell’epoca del ristabilimento della sede episcopale, nel 1070, e fu terminata nel secolo seguente, l’ Igreja de Santa Cruz, l’Igreja e il convento do Pòpulo e il Jardim de Santa Barbara. Finita la visita di Braga siamo impazienti di arrivare a Porto (dove staremo per due notti consecutive: un evento in questo nostro tour!!), ma sentiamo troppo la mancanza dell’Oceano e così decidiamo di andare verso Villa do Conde a “ri-sentire” il turbinio delle onde infrangersi sulla costa e il sibilo del vento. La giornata non è delle migliori, ma l’oceano riscuote nei nostri cuori sempre un posto di primissimo piano e il suo abbraccio è sempre una panacea. A Villa do Conde si trova anche l’imponente Mosteiro de Santa Clara, fondato nel 1318, che guarda dall’alto la città e il Rio Ave. All’esterno si trovano le rovine dell’acquedotto che un tempo riforniva le 100 suore del convento con l’acqua proveniente da Terroso, a 7km di distanza. Ore 12.30 inizia la nostra “road to Porto” che, grazie al navigatore, si rivelerà abbastanza tranquilla, fatta eccezione per il primo inserimento errato della via e il conseguente arrivo in un punto diverso della città. Posteggiamo la macchina in una rimessa di auto (il tutto compreso nell’hotel, che si trova sul lato opposto della strada) ed entriamo in possesso della nostra camera dopo aver fatto conoscenza con lo stravagante, ma disponibilissimo e simpatico proprietario dell’hotel (Pensão Residencial LIS: 80€ per 2 notti con prima colazione: http://www.booking.com/hotel/pt/pensao-residencial-lis.en.html. Consigliato!). Dopo esserci riposati un’oretta e aver sorseggiato un ottimo bicchiere di Porto offerto dal gentilissimo gestore dell’hotel, partiamo alla volta di Porto, che è adagiata su una collina che termina la sua corsa sulla sponda nord del Douro. Il nostro hotel si trova in posizione elevata rispetto al cuore della città: si ha quindi la sensazione di “immergesi” nella vivacissima Porto. Ci tuffiamo nel cuore della città iniziando a trovare delle chiese (Porto ne è assolutamente invasa: ci saranno 20-25 chiese disseminate nelle vie che caratterizzano il centro), tra cui spiccano sicuramente l’Igreja de Lapa, inaugurata nel 1755 da Papa Bento XIV, e l’Igreja de Trinidade. Dopo una necessaria tappa al centro turistico di Trinidade, dove acquistiamo la carta trasporti (7€ a testa) che ci servirà il giorno successivo, arriviamo all’Igreja e Torre dos Clèrigos dove, salendoci (i gradini sono circa 230 e il costo 2€), si ha una panoramica veramente meravigliosa sulla città. Una volta scesi ci dirigiamo verso l’Igreja do Carmo, ma non ci perdiamo la Livraria Lello (un gioiello…da non perdere assolutamente!!) in cui acquistiamo delle promufatissime e coloratissime saponette. Dopo aver fatto un passo ai primi del 1900, ritorniamo nella realtà dirigendoci verso l’Igreja do Carmo, che appare ai nostri occhi grazie al meraviglioso azulejos che ne caratterizza la parete laterale. La chiesa fu costruita nella seconda metà del XVIII secolo in stile rococò, seguendo un progetto di Josè Figueriedo Seixas. Dopo essere entrati nelle due chiese (certo che nello stile barocco l’oro sembra soffocarti): l’igreja do Carmo e l’ Igreja dos Carmelitas (fondata nella prima metà del XVII secolo) hanno una parete in comune, non riusciamo a resistere alle paste che “illuminano” una vetrina di un bar proprio di fronte alle chiese, così ci sediamo e ci gustiamo un ottimo cappuccino e degli squisiti croissant! Riprendiamo il nostro tour visitiamo l’Igreja dos Congregados (situata nella Praça de Almeida Garrett e costruita nel 1703 sopra un’antica cappella del 1662), il Majestic Cafè, l’ Igreja de S.Lourenço (completamente decorata con azulejos) e, infine, la Sé (fondata nel XII secolo). Da qui torniamo verso la Estaciao de Bento per ammirare i magnifici azulejos che ne decorano l’ingresso. Ormai è sera e le strade che salgono e scendono hanno l’effetto di stuzzicare il nostro palato, così decidiamo di dirigersi nel quartiere della Ribeira, il cuore della città, lungo il fiume Douro, è una specie di finestra sulla storia di Porto. La Ribeira è la parte più antica di Porto, ma per questo né conserva tutte le caratteristiche (strade strette e palazzoni altissimi, che a volte ti chiedi come facciano a rimanere in piedi). In questa zona, in antitesi a quello provato alla nostra partenza dall’hotel, in cui la sensazione era quella di “tuffarsi” nella città, ti sembra di dover sostenere l’intera Porto, pronta a rovesciarsi nelle acque del Douro! Terminiamo la nostra visita con una cena in uno dei ristoranti che si affacciano al Douro: la nostra scelta, coadiuvati anche dalla nostra fedele guida della Loney Planet, ricade nel ristorante Sao Nicolau, dove mangiamo un ottimo baccalà contornato da cipolle e patate e un polpo fritto in un letto di succulento riso. Finita la cena, ci concediamo una passeggiata sul lungo fiume, dove si concentrano dei locali molto più turistici del luogo che ci ha ospitato dopo prima. Arriviamo sotto il Ponte de Dom Luis I, in ferro, completato nel 1886 da un allievo di Gustave Eiffel, e poi ritorniamo sui nostri passi per ritornare alla nostra pensione (che è distante circa 3 km tutti in rigorosa salita!!). Addentrarsi nei vicoli più remoti della Ribeira la sera non è molto consigliabile, ma, nelle vie principali, nessuno ti crea problemi: si incrociano semplicemente un po’ di persone poco raccomandabili (sbandati, mendicanti e ubriachi). 27 maggio 2010 Il giorno successivo decidiamo di visitare i quartieri di Porto al di fuori del centro storico e di spingerci fino all’oceano. Prima di tutto ciò però, servendoci della metropolitana, arriviamo nei pressi dell’ottocentesco Mercado do Bolhão in ferro battuto, dove si possono acquistare prodotti tipici come formaggi, olive, carni affumicate, fiori freschi e altro. Partiamo quindi alla volta della casa della Musica, che ci era stata paragonata (sopravvalutandola) alla casa della Musica di Sydney. Bene niente di tutto questo per noi profani del mondo musicale (soprattutto a livello classico), semplicemente una struttura cubica con una sala da concerto al suo interno. Personalmente non consiglierei la sua visita. Prendiamo l’autobus 502 in direzione Matosinhos e dopo 20 minuti (passando nel quartiere di Boavista: si vede lo stadio!) arriviamo a destinazione. Ad accoglierci c’è il castello de Quejio, chiamato così perché la sua posizione in cima alla roccia assomiglia ad un pezzo di formaggio (sinceramente bisogna avere un po’ di fantasia!!). Da questa struttura parte il lungo mare che ci condurrà fino alla foce del Douro (sono circa 5/6 km a piedi). La nostra rilassante passeggiata è accompagnata il rumore delle onde sulle rocce che caratterizzano questo tratto di costa. Il faro, che fa da spartiacque tra l’acqua dolce del Douro e quella salata dell’Oceano, ci permette quasi di “cavalcare” le onde dell’Oceano e di sentire l’odore del sale scaraventato sulla banchina dall’infrangersi fragoroso delle onde. Dopo aver lasciato il faro alle nostre spalle continuiamo la nostra passeggiata risalendo il Douro fino alla prima fermata del fantastico tram di Porto. Saliamo sul tram e subito sembra che il tempo si sia fermato ai primi anni del 1900: i tram sono ancora completamente in legno. Il suo incedere cigolante ci conduce fino alle porte della Ribeira, da cui procediamo a piedi fino all’imbocco del Ponte Dom Luis I: ebbene si…il pomeriggio è dedicato a Villa Nova de Gaia, o meglio alle cantine di Porto! Prima tappa: cantina Taylor’s! Arrivarci è un’impresa: bisogna salire per una strada molto ripida, ma il tutto viene ripagato dall’ottimo Porto offerto e dalla visita della cantina, dove l’umidità protegge e esalta gli straordinari profumi delle botti ripiene di Porto. La spiegazione è molto dettagliata, anche se l’attenzione del visitatore è inevitabilmente rivolta alle gigantesche botti. Al termine della visita beviamo un delizioso porto rosso (in contrapposizione al bianco assaggiato prima della visita), che però contribuisce ad innalzare il nostro tasso alcolico, e andiamo ad acquistare nel piccolo negozio della cantina delle bottiglie di Porto. Usciti dalla cantina guardiamo l’ora e…possiamo visitare un’altra cantina: The Craft! Anche qui dopo aver assaggiato il Porto bianco (più buono rispetto al bianco bevuto nella cantina precedente), ci guidano nella cantina illustrandoci la storia del Porto e della sua lavorazione in inglese (non so se siano i fumi dell’alcool accumulato, ma si capisce molto bene la spiegazione). La cantina però risulta essere meno caratteristica rispetto alla precedente: qui è tutto più commerciale! Bevuto anche il secondo assaggio di Porto (questa volta molto al di sotto di quello bevuto nella cantina Taylor’s) usciamo dalla cantina visibilmente allegri e ci fermiamo ad ammirare la Ribeira, prima di agguantare al volo l’autobus 901 che ci poterà fino a Trinidade. Grazie al comodissimo autobus 600 arriviamo davanti all’hotel dove ci rifugiamo per fare una buona doccia e riposarci un po’ prima di uscire a mangiare qualcosa. 28 maggio 2010 Ci congediamo da Porto in mattinata direzione Lourinhã: sede del nostro ultimo alloggio prima di arrivare a Lisbona. Oggi sarà una giornata con tantissime cose da vedere e molta strada da percorrere (per fortuna i 250 km sono tutti di autostrada). Percorriamo i primi 200 km in assoluta tranquillità (in fin dei conti siamo stati 2 giorni senza usare la macchina!!) e arriviamo a Bathala dove visitiamo il Mosteiro de Santa Maria de Vitoria. La maestosa abbazia fu costruita per commemorare la battaglia si Aljubarrota del 1385 (che si combatté 4Km più a sud), nella quale 6500 portoghesi, al comando di Dom Nuno Alvers Pereira e con il supporto di qualche centinaio di soldati inglesi, respinsero i 30000 uomini di Giovanni I di Castiglia, che rivendicava il trono di João d’Avis. João invocò l’aiuto della Vergine Maria e fece voto di costruire una superba abbazia in caso di vittoria. Tre anni dopo onorerà la sua promessa e diene inizio ai lavori. Gran parte del monumento fu completata entro il 1434 in stile gotico flamboyant, ma l’esuberanza dello stile manuelino finirà per imporsi con le aggiunte apportate nel XV e nel XVI secolo. A Batalha i lavori furono interrotti a metà del XVI secolo quando Dom João III preferì rivolgere le sua attenzioni all’espansione del Convento de Cristo de Tomar. Terminata la visita ci dirigiamo in direzione Alcobaça passando per Leira (ha uno stadio davvero bellissimo: tutto colorato!!). La cittadina è piccola ma molto graziosa dominata com’era prevedibile dal monastero, che però non la sopprime, anzi, la sua grandiosità, dona ad Alcobaça un quid aggiuntivo, che ne fa sicuramente una delle cittadine più belle vistate in questo nostro tour portoghese. Il monastero (Mosteiro de Santa Maria de Alcobaça) fu fondato nel 1153 da Dom Alfonso Henriques, il primo re del Portogallo, per onorare un voto offerto a san Bernardo dopo la presa di Santarém, strappata ai mori nel 1147. Il re affidò la costruzione del complesso ai monaci cistercensi, a cui concesse anche una vasta zona nei dintorni di Alcobaça da edificare e coltivare. I lavori iniziarono nel 1178 e quando i monaci vi si trasferirono, circa 40 anni dopo, le terre circostanti erano diventate un paese. Si dice che a quell’epoca il monastero ospitasse 999 monaci, che celebravano la messa ininterrottamente dandosi il cambio l’un l’altro. Terminata la visita, cogliamo l’occasione per pranzare in uno dei bar della piazza del monastero godendoci un clima semplice, cordiale e molto rilassante. Ci rimettiamo in viaggio in direzione Nazarè, anzi per la precisione in direzione Promontorio di Sitio: un posto a dir poco meraviglioso! Nella piazza ci sono delle formose signore che vendono frutta secca nei loro abiti tradizionali (maglioncino, gonna e calzini colorati al ginocchio): uno spettacolo unico! Caratteristica anche la Hermida da Memoria: secondo la tradizione Dom Fuas Roupinho, nobiluomo locale, stava inseguendo un cervo quando l’animale scomparve oltre l’orlo del precipizio di Sitio. Dom Fuas invocò l’auto della Vergine e il suo cavallo, lanciato all’inseguimento si fermò miracolosamente proprio sull’orlo del baratro. Dom Fuas fece allora costruire la cappella Hermida da Memoria per commemorare l’evento. Negli anni a seguire la cappella fu visitata da molte importanti personalità in pellegrinaggio, tra cui Vasco da Gama. Il Promontorio è, e non potrebbe essere altrimenti, molto turistico, ma basta spingersi verso il Farol di Nazarè per arrivare in una spiaggia, battuta dal vento e dalle onde, letteralmente deserta e meravigliosa! L’accesso alla spiaggia avviene attraverso un sentiero che si snoda tra le rocce e la profumatissima flora. La spiaggia rappresenta un piccolo Eden: non ci sono parole per descrivere il sussurrare del vento tra le rocce, il profumo dell’Oceano e lo sbattere dell’acqua. Lasciamo a malincuore Nazarè e ci dirigiamo a Obidos, dove è nata la ginjinha (gustossimo liquore alla ciliegia): un altro paesino fantastico protetto da forti e sinuose mura (sulle quali è possibile anche camminare, il tutto senza protezioni!). All’ingresso della cittadina, sotto una splendida volta decorata con azulejos, una simpatica vecchietta confeziona dei meravigliosi merletti. Il paese brulica di persone (è molto turistico, ma non ha perso la sua particolarità) e gli stretti viali che si snodano tra le case colorate fanno da cordone ombelicale tra l’ingresso e il castello, in mezzo negozietti a gestione familiare, molti dei quali servono la Ginjinha (ovviamente non resistiamo e ne assaggiamo una servita in un bicchierino di cioccolato!). Decidiamo di arrivare al castello seguendo una strada fuori dal percorso tradizionale, costeggiando per un tratto le mura esterne, in questo modo riusciamo ad assaporare la cittadina senza il rumore assordante dei mille turisti. Il castello non offre niente di particolare se non la possibilità di salire sulle strette mura e vedere il paese nella sua interezza. Usciamo dal paese con due bottiglie di Ginjinha sottobraccio (non siamo riusciti a resistere!) e proseguiamo il nostro viaggio in direzione Peniche! Arrivati alle soglie della cittadina e scorgendone la sua essenza turistica, decidiamo di svoltare a destra e proseguire in direzione Baleal, dove vi sono molte scuole di surf. L’accesso al paese si effettua grazie ad un ponte che fa da spartiacque a due meravigliose spiagge. Seguendo la strada a senso unico del paese, si può vedere come le rocce su cui poggia la cittadina siano frastagliate dall’erodere dell’acqua marina: uno spettacolo imperdibile. Terminiamo la nostra giornata a Praia Da Areia Branca (Lourinhã) nel nostro alloggio fronte Oceano (Casal dos Patos: 55€ con prima colazione: http://www.booking.com/hotel/pt/casal-dos-patos.en.html. Assolutamente consigliato!!). Vista la posizione privilegiata riusciamo a goderci un tramonto da sogno e, infine, finiamo a mangiare in un ottimo ristorante ai piedi della città. 29 maggio 2010 Il risveglio non può essere migliore: coccolati dalla brezza dell’Oceano. La colazione è ottima e molto abbondante, così il nostro ultimo giorno di tour “on the road” può cominciare. La strada da percorrere oggi non è molta, ma le cose da vedere sono tantissime! Si parte con Mafra: una delusione! Il palazzo è un normalissimo palazzo senza pretese, quindi è meglio andare oltre. La seconda tappa si chiama Sintra! Qui la musica cambia decisamente: le cose da vedere sono moltissime e tutte molto particolari! Decidiamo di entrare a vedere il Palacio Nacional de Sintra (7€ il biglietto: qui i prezzi sono decisamente più alti rispetto al resto del Portogallo), che si rivela molto interessante: la Sala dos Brasoes è sicuramente la più bella! Una volta usciti, recuperiamo la macchina e ci inerpichiamo sulla strada che porta al Castello de Sintra e al Palacio Nacional de Pena. Lungo la strada diamo un passaggio ad una ragazza francese decisamente stanca per la salita affrontata (sono circa 3 km dal centro al castello tutti in salita!!). Decidiamo di “trascurare” il castello e di visitare il Palacio Nacional de Pena: il palazzo è una fantasiosa, incantevole costruzione che alterna cupole, cancelli in stile moresco e torri cesellate in tenui tinte pastello, insomma un piccolo castello Dinsey style proiettato in un verde parco portoghese. Il palazzo fu commissionato da Ferdinado di Sassonia Coburgo-Gotha, il marito della futura regina Maria II, all’architetto prussiano Ludwig von Eschwege nel 1840. Il parco che avvolge il palazzo è spesso trascurato, ma merita una visita: è molto bello! Purtroppo il tempo scorre inesorabilmente (alle 17.00 dobbiamo consegnare la macchina a Lisbona!) e, così, lasciamo la “reale” Sintra per dirigersi al punto più a ovest dell’Europa continentale: Cabo da Roca. Non siamo fortunatissimi con il tempo, c’è foschia, per questo il posto perde parte del suo fascino, che però si rivela molto molto suggestivo. Dopo la foto di rito con il monumento che indica le coordinate del luogo, imbocchiamo l’autostrada in direzione Lisbona, ma abbiamo ancora il tempo di fermarci a visitare Cascais, che si rivela essere una bellissima località di mare. Se si visita Cascais vi è una tappa obbligatoria: la Boca do Inferno. Ore 15.30: Lisbona dista 18 km: bisogna partire!! Premetto che durante tutto il nostro viaggio non abbiamo avuto alcun problema con traffico e macchina, per questo probabilmente tutto si concentra in questa ultima ora! Arriviamo agevolmente alle porte di Lisbona e, seguendo il navigatore (la scelta non si rivelerà azzeccata), non andiamo in direzione aeroporto, ma puntiamo dritti al centro città. Quando il navigatore segna 3 km all’obiettivo (casa di Annalisa) iniziano i primi rallentamenti. Motivo: il centro città era bloccato da una manifestazione politica e di conseguenza vi è una congestione del traffico in velocissima espansione. Riusciamo ad uscire dall’ingorgo dopo circa due ore e a riportarci in direzione aeroporto. Arriviamo alla consegna dell’auto in ritardo di 20 minuti, ma questo, fortunatamente, non comporta alcun sovrapprezzo. Grazie ad un taxi arriviamo a destinazione e possiamo scherzare sull’odissea appena passata. Ci riposiamo un pochino e poi siamo pronti per partire alla visita di Lisbona by night e, soprattutto, per mangiare delle ottime lasagne cucinate da una ragazza napoletana in erasmus. Concludiamo la serata, grazie alla nostra guida d’eccezione (Annalisa), visitando l’Elevador de Santa Justa, opera di Raul Mésnier, allievo di Gustave Eiffel (è l’unico ascensore di Lisbona a collegare due strade), la Praça de Commercio, che con le sue grandiose arcate del XVIII secolo, le facciate degli edifici color giallo limone e la pavimentazione a mosaico è la suprema celebrazione della ricchezza e del potere del Portogallo, e immergendosi nelle vie piene di locali di Barrio Alto. Alle 2.00 facciamo rientro e ci addormentiamo distrutti per l’intensa giornata. 30 maggio 2010 La giornata è bellissima, ma allo stesso tempo molto calda. Oggi ci dedichiamo a Belèm! Prendiamo l’autobus 702 e dopo 40 minuti arriviamo a Belém, dove si è appena terminata una manifestazione podistica. Ammiriamo il Mosteiro dos Jerònimos, un edificio dallo stile architettonico stravagante, frutto della fusione tra la visione creativa di Diogo de Boitaca e il denaro di Manuel I, che lo commissionò per celebrare la scoperta della via per l’Oriente da parte di Vasco da Gama nel 1498, per poi dirigerci verso le sponde del fiume Tejo, dove spicca il Pradão dos Descobrimentos, inaugurato nel 1960 in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Henrique il navigatore. Il monumento, alto 52 m e realizzato in pietra calcarea, ha la forma di una cavalla stilizzata carica di illustri personaggi della storia portoghese. Sulla prua c’è Henrique, alle sue spalle gli esploratori Vasco da Gama, Diogo, Fernao de Magalhaes (Magellano) e altri 29 celebri personaggi. Non saliamo, ma ci dirigiamo, verso la torre di Belém. La Torre di Belém è diventata uno dei simboli dell’epoca delle grandi scoperte. La torre color grigio perla, che ricorda un pezzo degli scacchi, fu progettata dai geniali fratelli Arruda, Diogo e Francisco nel 1515 per proteggere l’ingresso del porto di Lisbona, in stile manuelino, con una profusione di merletti di pietra, cupole e un rinoceronte di pietra, come quello che nel 1515 Manuel I mandò al papa Leone X. L’ingresso alla torre è gratuito (è domenica e molti musei sono free), così possiamo ammirare il Tejo e il Ponte 25 de Abril da un punto privilegiato. Torniamo sui nostri passi decisi ad andare ad assaggiare i famosi dolci di Belém (Pastéis de Belém) nell’antica caffetteria: sono davvero squisiti. Cerchiamo di trovare un po’ di refrigerio riposandoci nel parco adiacente alla caffetteria. Il caldo è davvero troppo, così, dopo aver fatto una fugace visita al Palacio Nacional da Ajuda, decidiamo di fare ritorno in appartamento. Verso sera, con la nostra “portoghese” doc, coaudiovata da Teresa (una simpaticissima ragazza napoletana), andiamo a Rossio a bere una buona Ginjinha e a mangiare un po’ di specialità portoghesi (vari tipi di salumi e lumache). 31 maggio 2010 Oggi la giornata si presenta decisamente più impegnativa di ieri (dove francamente e, direi giustamente, ci siamo riposati un pochino!!). Obiettivo della mattinata Oriente, la parte nuova della città inaugurata per l’EXPO 98, in cui spiccano la Torre (alta 145 m e a forma di vela di caravella) e il Ponte di Vasco da Gama. La passeggiata lungo il Tejo è rilassante e resa più “fresca” dall’ombra degli innumerevoli alberi che la caratterizzano. Sembra di essere in una città diversa: molto più moderna, personalmente preferisco la città “autentica” nella quale ritorniamo al termine della visita. Scendiamo con la metro vicini al Parque Eduardo VII e, percorrendo la larghissima Avenida da Libertate, giungiamo a Praça da Figueira, dove possiamo osservare l’Estacão do Rossio, in stile neomanuelano ed con due porte a forma di ferro di cavallo. Camminiamo attraverso la Baixa fino a Barrio Alto, dove incrociamo più volte il famoso tram 28 e facciamo la fotografia di rito con la statua di Fernando Pessoa posta all’esterno della Brasileira. Visitiamo anche il Convento do Carmo, le cui rovine sono tutto ciò che resta dopo il devastante terremoto del 1755. Le colonne distrutte e i resti degli archi sono esposti agli elementi naturali e creano, con gli alberi in fiore, uno spettacolo davvero suggestivo. Ci dirigiamo verso il Castelo Sao Felipe, che sorge in posizione dominante su Lisbona. Fu fondato dai visigoti nel V secolo, fortificato dai mori nel IX secolo, saccheggiato dai cristiani nel XII secolo e utilizzato come residenza reale dal XIV e XVI secolo. Le salite, unite al caldo che anche oggi ci accompagna, ci “tagliano” un po’ le gambe, ma la nostra curiosità è molto più forte e così, dopo aver visitato la maestosa Sé, costruita nel 1150 sul sito di una moschea subito dopo la riconquista cristiana della città e ampiamente restaurata negli anni ’30 del secolo scorso, arriviamo al Castelo. La visione sulla città è a dir poco meravigliosa (i miradouro della città sono famosissimi) e il vento riesce a darci un po’ di refrigerio. Aspettiamo Annalisa prima di continuare il nostro giro che tocca il miradouro de Graça e l’Alfama, il cuore della vera Lisbona. I preparativi per i festeggiamenti di S.Antonio (il 13 giugno) hanno reso questo quartiere ancora più caratteristico: in queste strade è nato il Fado (la musica popolare portoghese)! Dopo aver acquistato gli ultimi souvenir, salutiamo Lisbona, e torniamo nell’appartamento a preparare (impresa tutt’altro che semplice) i nostri bagagli: è si…stiamo scrivendo le ultime righe del nostro tour portoghese. 1 giugno 2010 La sveglia suona prestissimo: ore 5.30. Il nostro tour portoghese è giunto a termine. Le nostre valige super cariche (una valigia pesava addirittura 26 kg) vengono imbarcate senza problemi e anche noi, con qualche difficoltà in più (nella foga mi ero dimenticato dei succhi di frutta nello zaino!) passiamo il check in. Seduti davanti ad un cappuccino (con panna) pensiamo alle mille emozioni provate, alle innumerevoli meraviglie che ci hanno accompagnato nel viaggio e la frase “Obrigado Portugal” parte dal profondo del cuore! Probabilmente ci vorrà un po’ di tempo per capire e apprezzare appieno il nostro viaggio: è un po’ come le grandi imprese, ci vuole del tempo per assimilarle. Così finisce il nostro viaggio: siamo partiti carichi di speranze e ritorniamo felici e Campioni d’Europa! Commenti e consigli Il Portogallo è stata una piacevolissima scoperta. Girovagando abbiamo attraversato luoghi incontaminati e selvaggi, altri più pubblicizzati e turistici (che forse hanno perso parte della loro essenza portoghese), alti ancora culturali e storici, infine luoghi in mistici ed isolati. È un paese non da visitare, ma da vivere: fermarsi in un solo posto sarebbe riduttivo (non è indicato per una vacanza-villaggio, anzi, esattamente l’opposto). Le temperature in Portogallo sono abbastanza elevate (a maggio a Lisbona erano 39°), ma la costa è mitigata dall’Oceano e, soprattutto, non c’è umidità: è piuttosto secco. Noi abbiamo prenotato gli hotel dall’Italia (servendoci dell’ottimo servizio offerto da booking: non abbiamo avuto nessun problema di prenotazione!), però credo che possiate prenotarli tranquillamente anche in loco. Ritengo comunque che, soprattutto, le cosiddette “case” (che sono secondo me gli alloggi migliori), essendo isolate, non sono facilmente visibili in loco e, quindi, probabilmente si potrebbe perdere un po’ nel rapporto qualità-prezzo. Se avete la macchina evitate di alloggiare nelle città (a parte Porto e Lisbona): uscendo si trovano sistemazioni più accoglienti e vantaggiose. Se avete altre curiosità o volete delle altre indicazioni, non esitate a scrivermi un messaggio, sarò contento di aiutarvi.


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