Portugal ’99
Finita l’escursione, eccoci pronti a cambiare totalmente tipo di vacanza…Destinazione Algarve! Il viaggio in pullman è stato lungo, ma fortunatamente appena arrivati a Lagos abbiamo trovato una sistemazione: infatti un gruppo di signore ci ha accolto all’autostazione offrendoci camere in case private. Visto che si tratta di una località più turistica rispetto alle precedenti e con l’ansia di non trovare posto, ci siamo accontentati di una camera senza bagno, comunque pulita e vicina al centro. La prima impressione, di sera, è stata quella di essere in un altro paese: l’Algarve è, forse soprattutto d’agosto, una specie di riviera romagnola, piena di turisti e in particolare di italiani, al contrario invece delle zone interne da cui venivamo. Ci sentivamo in effetti un po’ spaesati, ma abbiamo deciso di goderci un po’ di vita notturna: finalmente, dopo varie telefonate, siamo riusciti nell’impresa impossibile: l’incontro con i nostri amici. Per festeggiare l’evento, siamo andati in una delle vie più trafficate e siamo entrati in un pub dove, e non esagero, ho bevuto la sangria più buona della mia vita, che aveva la particolarità di essere a base di fragole, oltre alla solita frutta…Era tanto buona che nel giro di un’oretta ce ne siamo scolate parecchie caraffe… Subito è scattato lo scambio di impressioni sul viaggio e, con nostro stupore, abbiamo scoperto che a noi, una volta tanto, era andata molto meglio, soprattutto, manco a dirlo, sotto il profilo gastronomico (ancora una volta devo lodare la nostra guida!). Così, mosse a compassione, abbiamo deciso di andare a cena insieme la sera successiva in un locale scelto da noi, per fortuna con ottimi risultati. Il giorno dopo siamo partiti in perlustrazione delle spiagge con l’intento, temperatura permettendo, di fare il nostro primo bagno nell’oceano. Il sole scotta davvero là e in poco tempo avevamo già l’abbronzatura da muratore (segno della canotta, dei bermuda e dei sandali!). Chiaramente abbiamo deciso di evitare la spiaggia più vicina al centro, stracolma, e ci siamo diretti alla ricerca di una caletta più isolata…E l’abbiamo trovata, il problema era arrivarci: seguendo una rudimentale indicazione, per accedervi bisognava calarsi attraverso le pareti rocciose con una liana (Indiana Jones non ci fa un baffo..). Io, presa da una risata isterica a metà percorso, mi sono chiesta: “Ma perché in vacanza si deve soffrire?” però, una volta arrivata giù, riconosco di aver apprezzato il tutto. Poi, vuoi mettere le risate che ti fai quando vedi gli altri malcapitati scendere scivolando, cadere e poi rialzarsi come niente fosse? Beh, un bagno molto veloce l’abbiamo fatto, ma confesso di non essermi allontanata molto per paura delle correnti piuttosto forti. L’Algarve, quanto a mare, non ha nulla da invidiare ad altri paesaggi “da cartolina”: il colore dell’oceano, grazie al contrasto che si crea con la roccia a strapiombo sul mare, rossastra, diventa ancora più blu! Non volendo rinunciare alle comodità, le spiagge più frequentate sono dotate anche di ombrelloni e lettini, provvidenziali nelle ore di punta. Personalmente vi consiglio di non perdere la visita a Cabo de Sao Vicente, il punto più a sud-est del Portogallo, con l’accorgimento però di portarvi qualcosa che vi ripari dal vento…Noi ci siamo andati con il pullman, ma giunti a Sagres abbiamo dovuto fare una lunga scarpinata per arrivare proprio al faro, visitabile, così per il ritorno ho dato fondo a tutta la mia faccia tosta scroccando un passaggio ad una coppia di turisti che ci ha riportati a Lagos in jeep!! A questo punto, stanchi di questa oasi di turismo di massa, ci siamo diretti verso la costa orientale del paese, ad est di Faro, che a detta di alcune persone locali era bella quanto l’Algarve. Destinazione: Tavira. Abbiamo dovuto cambiare treno a Faro e, avendo un po’ di tempo a disposizione, abbiamo gironzolato un po’ per il centro (ma francamente non mi viene in mente nulla da segnalare) e poi rotta verso questa cittadina. Lì, grazie all’ufficio turistico, abbiamo trovato una delle poche stanze private disponibili, visto che era ferragosto, e ci siamo imbattute in quella sagoma della nostra padrona di casa, un soggetto che parlava esclusivamente portoghese e faceva improvvise incursioni in camera sedendosi sul nostro letto e fornendoci mille consigli anti-scottature… La stanza, molto carina, aveva l’inconveniente di avere un bagno con maniglia difettosa (chiaramente ne ho fatto le spese io!) e di trasformarsi in una specie di sauna perché molto esposta al sole. La prima notte l’abbiamo infatti passata boccheggiando e con un ventilatore acceso a manetta. Il giorno dopo siamo partite alla volta della spiaggia…Un vero sogno. Ci si accede con un viaggio in battello di circa 10 minuti, poiché si deve attraversare un fiume. Sull’isolotto non c’è altro che un campeggio (ho invidiato chi ci stava) e alcuni localini sulla spiaggia, con musica reggae di sottofondo; per il resto, niente altro che chilometri (non vorrei esagerare, ma noi pur camminando per un’oretta non siamo arrivate alla fine) di spiaggia bianca. Insomma, un paradiso, con privacy assicurata e possibilità di praticare nudismo, come abbiamo constatato in giro. Abbiamo notato come qui i villeggianti fossero per lo più portoghesi, quindi il nostro obiettivo è stato raggiunto! Ma il desiderio di integrazione ancora non si era placato e così, complice il grande interesse di entrambe per la lingua portoghese, invece di dormicchiare sul lettino in spiaggia, ci studiavamo le espressioni essenziali “da turista” presenti nel mini vocabolario che mi ero portata.
Dopo alcuni giorni di relax e di ustioni, abbiamo tristemente realizzato che il tempo era volato e che ci aspettava la nostra ultima tappa: Lisbona! Con un lungo viaggio in pullman siamo tornate al punto di partenza, pronte per una full immersion in quella città che molto ci attirava. Il mitico Thomas, che ci aveva preceduto, ha trovato una pensao in zona centrale che, pur non avendo bagno in camera, era molto pulita. Come punto di partenza per scoprire la città, consiglio un giro completo con il tram 28, che fa vedere tante zone di Lisbona ed è anche caratteristico. Prima di partire, una bella colazione alla pastelaria Suica in Praca dos Restauradores non è male, poi, sempre se i continui saliscendi non vi spaventano ( io sono tornata a casa con dei polpacci da calciatore!) un salto al quartiere Alfama è indispensabile. Il bello è perdersi fra i vari vicoletti, girovagando senza una meta precisa, magari per stare più tranquilli non di notte, per vedere un aspetto della vera Lisbona. Noi abbiamo mangiato un arroz de marisco ( risotto di mare ) egregio ed in quantità industriali spendendo la solita cifra irrisoria. Il problema è che dopo ci aspettava la gitarella sul fiume Tago per vedere la città da un’altra angolazione, ma noi, in pieno effetto “digestione”, ce la siamo gubbiata ( dormita) per quasi tutto il tempo, complice anche la leggera brezza e il movimento oscillante! Il giorno dopo siamo andati a visitare i dintorni di Lisbona, a partire da Sintra, con levataccia mattutina per assecondare i ritmi teutonici di Thomas… In treno si impiega poco tempo e, con una camminatina, si arriva in centro dove in un ufficio turistico ti danno tutte le cartine e le informazioni che vuoi. Ma, non avendo fatto colazione, perché non fermarci lungo il tragitto stazione-centro, per mangiare una pasta eccezionale in un laboratorio dotato anche di alcuni tavolini all’interno, in una sala da the con caminetto ( va bene che eravamo in agosto, ma che bella! )…Sapete quanto sia importante iniziare bene la giornata, no?? Con una navetta si arriva al Palacio da Pena, una sorta di castello “disneyano” che si staglia su di una collina con dei colori sgargianti. Ma anche l’interno non è da meno, con le stanze arredate in tanti stili diversi. In seguito siamo andati al castello dei Mori, o meglio a quello che ne è rimasto. Si tratta di una cinta di mura che è possibile percorrere per un bel pezzo, sfidando il vento INESORABILE che soffia anche d’estate quanto pare, ma il panorama attorno è magnifico. Effettivamente, Sintra mi è rimasta particolarmente nel cuore… Dopo un bel pranzetto rifocillante, siamo partiti in autobus alla volta di Cabo da Roca, la punta più occidentale d’Europa. Consiglio ai debolucci di stomaco di occupare dei posti davanti, visto che il tragitto è tutto curve e, soprattutto, gli autisti portoghesi guidano in modo piuttosto vivace… Arrivati là però capisci che ne vale la pena: sarà l’impeto dell’oceano che si infrange contro la roccia, sarà il solito vento che non ti dà tregua o quella colonna di pietra davanti a cui una foto è d’obbligo per immortalare l’evento, ti senti giunto all’estremo di tutto… Per finire la giornata, siamo poi ripartiti per Cascais, cittadina di mare che ci è sembrata carina, dove quella roccia di Thomas ha trovato pure la forza di farsi un bagnetto pre serale rischiando di congelare. Lì abbiamo aspettato il tramonto in una spiaggia semi deserta e siamo finalmente tornati in treno a Lisbona stanchi ma appagati per la bella giornata! Il giorno dopo l’abbiamo dedicato a Belem, raggiungibile in tram. La famosa torre, simbolo della città, è affascinante, anche se, a parte il bel panorama che si gode dalla terrazza, si potrebbe tranquillamente saltare la visita interna. Poi breve passaggio al monumento Dos Descobrimentos, dedicato alle scoperte geografiche. Se, come noi, non vedete la rosa dei venti, si trova sotto i vostri piedi!! Poi visita ad uno dei luoghi più belli che abbia mai visto, il Monastero dos Jeronimos, indescrivibile; non cercate nemmeno di fotografarlo, perché non renderebbe neanche la metà! Godetevelo e basta! Ultima tappa da non perdere: la pasticceria più famosa di Lisbona. Hanno un solo tipo di pasta, ma bisogna fare la fila e vi consiglio, quando finalmente ordinate, di prenderne direttamente due! Il ritmo impressionante tenuto dai camerieri vi darà l’idea di una catena di montaggio: purtroppo ne perde un po’ in “poesia”, ma la squisitezza è garantita. Finora ho dimenticato di parlare di un’altra grande attrattiva del Portogallo: il fado. Confesso che prima non lo conoscevo, ma mi ha affascinato. Una sera siamo entrati in una taverna dove, casualmente, ci siamo imbattuti in uno spettacolo. Bellissimo, soprattutto perché si era creata un’atmosfera magica e nessuno ( a parte un tavolino di italiani!) osava profferire parola durante le canzoni. Sia chiaro: non voglio dare l’impressione di detestare il turista italiano, il problema è che mi è capitato di assistere a scene all’estero in cui mi sono vergognata pensando a come questi connazionali si erano comportati, e forse ora sono in generale un po’ prevenuta. Inoltre, quando vado all’estero lo faccio perché spero di conoscere anche nuove culture, e quale mezzo migliore se non i suoi abitanti per capire un paese? Il giorno seguente abbiamo peregrinato su e giù per Lisbona: la cattedrale, altre chiese, il castello e i miradoures da cui si gode una splendida vista. Dopo cena abbiamo festeggiato l’ultima serata in compagnia di Thomas, con una bella bottiglia di porto che abbiamo “degustato” molto rapidamente… Con successiva lotta a scuscinate e rischio di essere buttati fuori dalla pensao visto l’orario… Il giorno seguente, accompagnatolo all’aeroporto, ci siamo rese conto che questo compagno di viaggio conosciuto lungo la via ci sarebbe mancato e abbiamo programmato la nostra ultima escursione. Preso il pullman siamo partite alla volta di Ericeira, altra località di mare, visto che avevamo fatto veramente poca vita da spiaggia privilegiando invece la vacanza culturale. Lungo il tragitto, però, passavamo per Mafra, sede di un famoso convento. Appurato che fosse aperto, abbiamo istantaneamente deciso di scendere per una visitina. Stupendo. La visita guidata, anche se in portoghese, mi è piaciuta molto e, stranamente, la biblioteca è quella che ho apprezzato di più. Il pullman si è fermato proprio davanti ad una pastelaria, quindi…Sosta obbligata! Complimenti anche in questo caso per la varietà e bontà delle paste! Non si può sbagliare: si trova proprio davanti alla fermata dei pullman. A Ericeira abbiamo trascorso così solo una mezza giornata, concedendoci finalmente un po’ di meritato riposo! Per quanto riguarda le notti, spesso le passavamo girovagando tra un locale e l’altro del Barrio Alto, ma l’ultima sera, per me non troppo fortunata visto che mi hanno rubato il marsupio, siamo andate ai Docas, gli ex magazzini del porto ora trasformati in discoteche. Dopo una notte trascorsa in cerca di un posto di polizia, una gran cassa addosso (leggi “molto provata dalla stanchezza e dai cocktails bevuti”), ed una denuncia fatta ad un poliziotto che mi chiedeva in portoghese tutto quello che conteneva il marsupio, ci siamo finalmente adagiate sul nostro lettino per una dormita di… 3 ore per poi preparare gli zaini, fare un’ultima colazione portoghese doc e riprendere la navetta che ci avrebbe riportato in aeroporto. I rimpianti della vacanza: aver aspettato a comprare le cartoline l’ultimo giorno, con l’idea di scriverle sorseggiando un caffè alla Brasileira, il caffè che frequentava spesso Pessoa. A causa del furto, purtroppo nessuna cartolina! Essermi persa Obidos, un villaggio di pescatori che mi ispirava molto dalla descrizione sulla guida. Non mi dilungo ulteriormente sugli aspetti positivi della vacanza, visto che credo si sia capito che ho trovato il Portogallo fantastico, sia dal punto di vista culturale, che eno-gastronomico, che economico (godersi una vacanza spendendo anche poco non guasta mai, specie per uno studente!). Quindi, non mi resta che dirvi: Portugal, why not? Marina PS: rileggendo l’itinerario, mi sono resa conto di essermi dilungata spesso e volentieri sull’aspetto culinario della vacanza: non vorrei mi scambiaste per una ingorda, ma vi assicuro che sotto questo punto di vista il Portogallo permette, anche a chi generalmente in ferie trascorre 15 giorni fra cenette “da supermercato”, panini e qualche saltuaria puntatina al ristorante, di godersi una cucina prelibata ed abbordabile. Inoltre abbiamo notato che i locali tipo bettola non avevano nulla da invidiare a quelli più lussuosi e soprattutto vincevano di gran lunga quanto a simpatia e spontaneità dei proprietari.