Portogallo…Tu mi stupisci !!
Il nostro viaggio, fatto da quattro amici con al seguito la mascotte Puddù, un piccolo cane Yorkshire tanto simpatico quanto attaccabrighe, è durato quasi un mese, l’abbiamo fatto tutto in macchina percorrendo circa 7000 chilometri, attraversando la Francia dai Pirenei passando da Ventimiglia, Aix en provence, Arles, Montpellier, Narbonne, Carcassonne, Toulose, Tarbes, Pau sino ad arrivare sull’oceano a Biarritz e poi giù a capofitto in Spagna per San Sebastian, Burgos, Valladolis, Salamanca, Sudad Rodrigo e poi, finalmente, toccando meta in Portogallo, proseguendo per Guarda, Castelo Branco, Abrantes, Torres Novas, Santarem e finalmente Lisbona.
La prima parte della vacanza, l’abbiamo passata vicino a Lisbona, precisamente a Janas, piccola frazione della bellissima e vicina città di Sintra, dichiarata dall’Unesco Patrimonio Mondiale per l’Umanità, con i suoi grandi e molteplici palazzi quali il Palazzo della Pena, quello Nazionale, il Palazzo di Queluz, quello di Monserrate o di Regaleira e poi la Chiesa di Santa Maria o quella di San Pedro di Penaferrim La scelta di adottare questa piccola frazione come base si è rilevata molto tattica, vicinissima ai molti musei e siti di interesse storico, a due passi dalle spiagge più belle come Praia das Macas, Praia Grande, Praia Adraga o la grande Praia Guincho oppure dalla vicina Lisbona con i suoi più caratteristici quartieri sempre affollati come il Barrio Alto, Belém, Roxio e Baixa.
Il nostro soggiorno in questa parte di Portogallo è stato speciale, sia per tutto ciò che abbiamo potuto fare e vedere ma soprattutto per la grande cortesia e professionalità con cui siamo stati accolti da Josè Carlos e famiglia nella sua bellissima Vinha da Quinta, Guest House o meglio “Quinta” come vengono chiamate in Portogallo le camere turistiche nel circuito Turismo Rural.
Piccolo complesso di sole quattro camere in ambiente tranquillo e famigliare, sapientemente ristrutturate, con bella vista sul Palazzo Nazionale di Sintra, dotate di piscina privata, grande giardino e bar self-service.
Dell’idea che ci siamo fatti del Portogallo e della sua Gente molto lo dobbiamo a Josè Carlos che con i suoi preziosi consigli conditi da lunghe chiacchierate davanti ad un buon bicchiere di vino o agli ultimi tre bicchierini di una grappa speciale ( Agua Ardiente) del 1850 ( si, avete capito bene del milleottocentocinquanta!) ha saputo trasmetterci la grande passione, tradizione e cultura che il popolo portoghese rappresenta e porta con se.
Le sue abbondanti colazioni a bordo piscina con sottofondo musicale di Zucchero o Pink Floid, il pane ancora caldo cotto nel forno a legna acquistato nel vicino negozietto, il suo caffè , rigorosamente di marca italiana, la sua disponibilità, il suo sorriso, onestamente ci mancano un po’. Se passerete da lui, fatemi un favore personale, salutatemelo. Josè Carlos, un uomo con un cuore da portoghese e la precisione di uno svizzero.
La seconda parte del viaggio è stata dedicata al profondo sud, precisamente a Lagos in terra di Algarve, piccola e bella cittadina turistica affacciata sull’oceano, ben attrezzata e dalla quale si possono effettuare le più svariate escursioni, basta passeggiare nella prossimità del piccolo porto per essere letteralmente, visto che siamo in tema marinaro, abbordati da gentili signorine o marinai d’altri tempi con proposte di escursioni di ogni sorta: dalla pesca d’altura all’incontro con i delfini in mare aperto, attraversando visite alle grotte, passando da semplici gite, escursioni subacquee e altro ancora.
Da Lagos verso la Spagna le cittadine Portmao, Albufeira, Villamoura o Faro sono più grandi e più frequentate, per chi ama fare vita notturna questa parte del sud è maggiormente consigliata. La costa è in pieno fermento edilizio, lo sviluppo è palpabile, la speranza è una sola, che questa “frenesia da mattone” non prenda il sopravvento e trasformi questa parte di Portogallo in un agglomerato urbano irriverente e privo di senso.
Viceversa, la parte occidentale dell’Algarve, ovvero quella che va da Lagos sino a Vila da Vispo o Cabo Saint Vincent e da qui seguendo la costa puntando verso nord è decisamente meno cementificata e più tranquilla, probabilmente dovuto al fatto che da qualche anno questa parte di Portogallo è stata istituita come Parco Nazionale. Si è avuta l’impressione che si stia provvedendo ad un lento recupero di ristrutturazione delle vecchie abitazioni rurali piuttosto che alla costruzione di nuovi complessi residenziali. Le grandi pale che sviluppano energia eolica poste sulle sommità delle colline quasi non disturbano e in una visione un po’ poetica sembrano essere Grandi Cavalieri a custodia dell’oceano, la dove una volta si pensava finisse il mondo.
Qui le spiagge, come Praia Burgau, Praia Salema, Praia Zavial, Praia Ingrina, Praia Mortinhal, la spettacolare Praia Do Amado e molte altre come tutte quelle del Portogallo, sono un vero paradiso per Surfer e Bodyboard , sempre ventilate, ampie e di sabbia fine e tiepida con un oceano gelido come temperatura ma non altrettanto freddo nel trasmettere emozioni in continuo movimento, così come il suo moto, i suoi rumori e colori. Le spiagge sono molto pulite e in ognuna che si rispetti è presente sempre un localino dove poter bere o mangiare qualche cosa, veder arrivare al bar un surfer con tanto di muta e tavola sotto braccio non è poi così difficile.
Una nota doverosa è dovuta alla cucina e al vino del Portogallo., a noi è piaciuta molto! La cosa che ci ha colpito subito è come facciano pagare il coperto nei ristoranti,basta sedersi ed automaticamente arriva subito un piattino con stuzzichini fatti da formaggio, burro, pasta di sardine e olive, questo è il loro modo di far pagare il coperto, in cambio offrono qualche cosa.
La nostra impressione è stata di una cucina basata sulle tradizioni, semplice e schietta, genuina e senza tanti fronzoli, ben rappresentativa del suo popolo, essenzialmente a base di pesce con in primis il baccalà (Bacalhau) o i molluschi accompagnati alcune volte da risotti ( arroz) cotti nella tipica pentola di rame chiamata Cataplana ,per passare alle minestre ( Sopa) citandone una per tutte il Caldo Verde una zuppa di cavolo e patate, ma anche carne di maiale con il tipico piatto Porco all’Alentejo cucinato con i frutti di mare, ma anche l’anatra , il capretto, il pollo serviti con patate, piselli e fagioli oppure da insalate miste ed infine i dolci con porzioni da capogiro di gustosi cream caramel (Flan ) o di pastelle tipo Pasteis de Nata o le Pasteis de Belem. Le porzioni sono sempre molto abbondanti ed economiche, con una porzione intera ( alcuni ristoranti hanno anche la mezza porzione…) si può mangiare in due. E’ uso frequente nella cucina portoghese utilizzare un erba aromatica chiamata Coentros ovvero il coriandolo, è molto simile a livello visivo al nostro prezzemolo ma ha un sapore decisamente diverso, se dovesse risultare fastidioso basta munirsi di un biglietto da mostrare nei ristoranti “ Por favor naò icnluir coentros em nenmum prato”.
Infine, l’idea che la cucina portoghese sia fatta solo da sardine alla griglia, come ho sentito dire da qualcuno… È, a mio modesto parere, sbagliata e riduttiva.
Anche sui vini portoghesi si potrebbero scrivere pagine e pagine, avendo trovato in questa terra ,e onestamente in modo inaspettato, un produttore di ottimi vini, sia bianchi che rossi, ancor poco elaborati e mistificati tanto da offrire sapori genuini, armonici e alcune volte con sentori fruttati, inoltre in quasi tutto il Portogallo sono presenti delle Strade del Vino In tutti i supermercati ( quello della catena Modelo è stato il nostro preferito previa piccola indagine di marketing famigliare..) si possono trovare metri e metri di buone etichette, ben presentate ad un prezzo molto conveniente così come il Porto, presente ovunque nelle versioni Tawny o Ruby oppure in versione Vintage per i più esigenti ( fatto solo in annate a cinque stelle) .
Il viaggio di ritorno l’abbiamo fatto uscendo da confine portoghese nel sud a Castro Martin, 30 ore di macchina in un solo fiato, passando per Siviglia e Cordova, a Linares abbiamo preso la statale 322 che ci ha portato a Requena attraversando la sierra spagnola, rievocando scenografie da spaghetti western, con il termometro che segnava 41 gradi, ed attraversando centinaia di chilometri coltivati a perdita d’occhio da uliveti.
Da Requena a Valencia e costeggiando Spagna e Francia transitando nella corsia opposta di Ventimiglia, la dove eravamo passati, leggeri qualche tempo prima , non immaginavamo saremmo tornati carichi di un bagaglio ricco di bei ricordi e di piacevoli emozioni.