Portogallo, Serra da Estrela
A Manteigas la montagna ci chiama, quindi indossati gli scarponi Finalmente si cammina. Sentiero Poço do Inferno. Per mio grande stupore devo ricredermi. Lasciato ‘o carro’ sulla strada il paesaggio si fa di montagna, quella vera. I segreti non si possono vedere dai finestrini del carro. Saliamo un ghiaione, superiamo un torrente, attraversiamo un faggeto che in autunno è sempre qualcosa di fantastico, ed infine ci imbattiamo in un bosco di castagni dove riempiamo una borsa. Insomma, tutto quello che uno potrebbe desiderare. Anzi a pensarci bene ci sarebbe ancora una cosa che renderebbe la giornata speciale … è autunno, fa freddo, si è un po’ stanchi e sudaticci … se ci fossero delle caldas, terme, sarebbe perfetto. Ma mi hanno insegnato ad accontentarmi. Così saliamo in macchina e ci dirigiamo verso valle. Quando si è in macchina con dei bambini occorre inventare dei giochi, uno di questi è quello di leggere piu’ cartelli possibile. In questo caso due piccioni con una fava, si ripassa anche il portoghese. Viola: “Seia, Guarda, … igreja ” Giacomo: “Torre, centro, … restaurante” Giovanni, con la sua vocina : “caldas”. Chiara, Gianluca, Viola, Giacomo in coro :”CALDAS!?!?”. Lo scopriamo per caso e quindi per fortuna andiamo alle caldas de Manteigas. La struttura è fantastica, stile anni ’70 surreale, ma la cosa ancora più fantastica è che siamo soli, in una struttura immensa, vuota, calda tutta per noi cinque. Quindi ci immergiamo nelle calde acque con i finestroni affacciati sui boschi di Manteigas. Non me lo spiego come in Portogallo riescano a tenere aperte strutture di questo tipo, ma forse è meglio così. Finite le caldas, risaliamo in macchina e scendiamo lungo i tornanti. Arriviamo di sera in un piccolo paesino sperduto, Folgosinho. È buio da tempo, i bambini ci chiedono se è notte, se si deve dormire, e quando si mangia. Ovviamente quest’ultima la considero una domanda retorica. Accosto nell’unico ristorante del paese, Chiara scende per chiedere come poter dormire, e l’oste ci affitta un appartamento bello nel centro del paese. Per celebrare la giornata facciamo uno strappo alla regola Inversamente proporzionale, e quindi andiamo a cena da ” o albertino”. Per grande gioia della vegetariana di famiglia, che mangerà ancora formaggio e insalata, il resto dell’equipaggio decide d’integrarsi, ed antropologicamente gustare i piaceri della cucina locale, quindi: porcellino al forno, feijoada di cinghiale, coniglio in umido, capretto arrosto, churrico, vino, acqua, bibite, 3 dolci, il tutto per la modica cifra di 30 euro. Insomma quanto basta per ristabilire la regola dell’inversamente proporzionale, ed essere pieni per i prossimi giorni 😉