Portogallo, Serra da Estrela

A spasso tra le montagne portoghesi
Scritto da: gianluca luraschi
portogallo, serra da estrela
Partenza il: 31/10/2013
Ritorno il: 03/11/2013
Viaggiatori: 5
Spesa: 500 €
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Sulla Lonley Planet c’e’ scritto che a Manteigas, nel cuore della Serra da Estrela, si possono godere paesaggi alpini. Balle! Chi va alla Serra da Estrela con la speranza d’incontrare le Alpi rimane deluso. Le Alpi sono le Alpi, e su questo non si scherza, ma la Serra Da Estrela è la Serra da Estrela. La Serra da Estrela è nel mezzo del Portogallo, e quindi lo rappresenta. Paesaggi solitari sferzati dal vento, unici, densi. Mentre saliamo a Torre, che con i suoi 1993 mt slm è il posto più alto del Portogallo, scherziamo sulle ‘plaquetas’ indicanti l’altitudine, un countdown, anzi countup, “1000 mt slm, ben 1300, 1500 …”. Ragassi, non scherziamo, noi veniamo da un posto dove ti ‘sorridono i monti’. Ma quando arriviamo a Torre il paesaggio si fa portoghese, quindi: solitario, ventoso, unico e denso. Bello! Da Torre scendiamo lungo la valle glaciar verso Manteigas. Un nome singolare, in portoghese manteiga significa burro, con la esse è plurale, insomma è come se in italia ci fosse un paese che si chiama ‘Burri’. Del resto non c’ è da stupirsi, in Portogallo per colazione si mangia insieme al latte ‘a torradas’, fette di pane riscaldato con un’abbondante spalmata di burro. A Manteigas troviamo quello che uno che è in giro in un freddo autunno desidera. Una pensione a conduzione familiare, calda, pulita, con camere essenziali, pavimenti di legno, e dettaglio non trascurabile, Economica. Io li ho “addestrati” così i miei piccoli compagni di viaggio: si mangia a cena, se si trova, non si mangia a pranzo, ma a colazione, che generalmente è inclusa nella stanza, si fa il pieno. Il proprietario della pensione è stupito da quanto mangiano i bambini per colazione, e bonariamente attribuisce la cosa all’aria di montagna. Io ovviamente non sto a contraddirlo. Pero’ a mettere le cose in chiaro ci pensa Giacomo, che riporta al gestore della pensione, che è dalla merenda del giorno prima che non mangiavano. Sono orgoglioso di avere un figlio che dice sempre la verità 🙁 E comunque preciso che il giorno prima avevamo perfino fatto la merenda. E’ una questione di matematica, i chilometri sono inversamente proporzionali as continhas.

A Manteigas la montagna ci chiama, quindi indossati gli scarponi Finalmente si cammina. Sentiero Poço do Inferno. Per mio grande stupore devo ricredermi. Lasciato ‘o carro’ sulla strada il paesaggio si fa di montagna, quella vera. I segreti non si possono vedere dai finestrini del carro. Saliamo un ghiaione, superiamo un torrente, attraversiamo un faggeto che in autunno è sempre qualcosa di fantastico, ed infine ci imbattiamo in un bosco di castagni dove riempiamo una borsa. Insomma, tutto quello che uno potrebbe desiderare. Anzi a pensarci bene ci sarebbe ancora una cosa che renderebbe la giornata speciale … è autunno, fa freddo, si è un po’ stanchi e sudaticci … se ci fossero delle caldas, terme, sarebbe perfetto. Ma mi hanno insegnato ad accontentarmi. Così saliamo in macchina e ci dirigiamo verso valle. Quando si è in macchina con dei bambini occorre inventare dei giochi, uno di questi è quello di leggere piu’ cartelli possibile. In questo caso due piccioni con una fava, si ripassa anche il portoghese. Viola: “Seia, Guarda, … igreja ” Giacomo: “Torre, centro, … restaurante” Giovanni, con la sua vocina : “caldas”. Chiara, Gianluca, Viola, Giacomo in coro :”CALDAS!?!?”. Lo scopriamo per caso e quindi per fortuna andiamo alle caldas de Manteigas. La struttura è fantastica, stile anni ’70 surreale, ma la cosa ancora più fantastica è che siamo soli, in una struttura immensa, vuota, calda tutta per noi cinque. Quindi ci immergiamo nelle calde acque con i finestroni affacciati sui boschi di Manteigas. Non me lo spiego come in Portogallo riescano a tenere aperte strutture di questo tipo, ma forse è meglio così. Finite le caldas, risaliamo in macchina e scendiamo lungo i tornanti. Arriviamo di sera in un piccolo paesino sperduto, Folgosinho. È buio da tempo, i bambini ci chiedono se è notte, se si deve dormire, e quando si mangia. Ovviamente quest’ultima la considero una domanda retorica. Accosto nell’unico ristorante del paese, Chiara scende per chiedere come poter dormire, e l’oste ci affitta un appartamento bello nel centro del paese. Per celebrare la giornata facciamo uno strappo alla regola Inversamente proporzionale, e quindi andiamo a cena da ” o albertino”. Per grande gioia della vegetariana di famiglia, che mangerà ancora formaggio e insalata, il resto dell’equipaggio decide d’integrarsi, ed antropologicamente gustare i piaceri della cucina locale, quindi: porcellino al forno, feijoada di cinghiale, coniglio in umido, capretto arrosto, churrico, vino, acqua, bibite, 3 dolci, il tutto per la modica cifra di 30 euro. Insomma quanto basta per ristabilire la regola dell’inversamente proporzionale, ed essere pieni per i prossimi giorni 😉



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