Portogallo nel segno del surf
Vengono qui a Peniche, una penisola al centro del Portogallo, da tutto il mondo proprio per le condizioni speciali che questa striscia di paradiso può fornire. Sono pochi, infatti, i posti dove sia possibile fare surf quasi tutti i giorni dell’anno.
Per la particolare posizione ogni giorno, su uno o l’altro dei versanti, soffia il vento migliore per surfare: quello che parte da terra in direzione dell’Oceano e crea le onde di dimensioni e qualità migliore per essere cavalcate.
Il rito è continuo. Ogni mattina i surfisti caricano le tavole e la muta sul camioncino. Partono presto, quando il sole è ancora sfumato dietro l’orizzonte. Vagliano le spiagge. Guardano l’acqua. Decidono il punto migliore. Si vestono per l’appuntamento con le emozioni forti. Scaldano i muscoli, tendono il corpo in ascolto. Entrano silenziosi nelle acque tormentate. E attendono, pazienti, che il vento e il mare mettano le carte in tavola.
La tecnica per salire sulla tavola è tanto semplice a dirsi, quanto complicata da mettersi in pratica. Ci vogliono coordinazione, intuito, forza, leggerezza, intelligenza. E fortuna: quella non guasta mai.
Si gira la tavola verso riva. Ci si sdraia sopra. Quando l’onda sta venendo si inizia a remare con le braccia, con la forza giusta: ne troppa, ne troppo poca. Poi, quando senti che la forza dell’onda ti sta prendendo e spingendo via, ti devi alzare. Si tendono le braccia. Si porta avanti il piede dietro e si salta. In quell’attimo, se riesci a stare su anche pochi secondi, sei padrone di te stesso. E del mondo.
La filosofia di vita dei surfisti è depurata dagli eccessi. Se vuoi provare davvero quell’attimo, e loro vivono per questo, devi avere un corpo in salute e una mente lucida. Bastano amicizia, voglia di stare insieme per il gusto di farlo, cibo buono e salutare a Peniche. Non serve troppo più del necessario.
L’occhio di fuoco si sta chiudendo dietro il confine tra sogno e realtà dell’orizzonte. Il tramonto portoghese è uno spettacolo totale che Dio offre gratis ogni sera, e che nessuna televisione, nessun cinema saprà mai riprodurre. Si stappa la birra. La comunicazione tra noi che eravamo lì non era corporea: solo le anime parlavano. Sembra la scena di un film, vorresti non finisse mai.
Ascolti il silenzio e il suo ruggito. Un’onda enorme si è infranta ancora sulla scogliera inerme.