Portogallo e non solo – Estate 2010
Viaggio di Paola, Antonio e "Le Pulmin" (Un Westfalia Joker) in Portogallo tra città d'arte, Monasteri, Vini, Onde, Surf e soprattutto oceano!
Ascolta i podcast
Sabato 7 Agosto – Km 835 (km totali 835) Partenza da Erba ora 7.20. Obiettivo: più km possibili, ma senza esagerare. Passiamo la Liguria con solo qualche rallentamento nonostante il bollino nero, per cui iniziamo seriamente a supporre che forse la legenda (con una sola g) è sbagliata e “bollino nero” indica le condizioni ideali per partire. Attraversiamo anche Nizza, la costa Azzurra ed i suoi cari caselli ma decidiamo di evitare il tratto autostradale verso Arles e preferire la N568 e portarci verso la Camargue. Passiamo Sainte Marie de la Mere e visitiamo Aigue Mortes, piccolo borgo medievale all’incrocio dei numerosi canali presenti in questa zona. Ci dirigiamo poi verso la costa, perché l’idea è di percorrere una sottile strada individuata sulla cartina con mare a sinistra e destra… la strada è invero una delusione, ma così facendo attraversiamo Sète, paesino carino e ricco di canali e ponti che regolano il passaggio delle imbarcazioni. Nonostante il sole sia quasi al tramonto decidiamo di proseguire fino alla mete inizialmente individuata, Bezier, non tanto per il paese in sé quanto perché qui il Canal du Midi, che da sempre mi affascina, colma un grande dislivello mediante ben 7 dighe (o 9 dando fede ai cartelli delle indicazioni stradali). Arriviamo col sole particolarmente basso, un po’ scomodo per le foto ma che non ci impedisce di apprezzare questo luogo unico nel suo genere dove le barche da ambo i lati aspettano l’indomani per potere attraversare le chiuse e proseguire nel viaggio che da Tolosa (o addirittura oceano Atlantico) le condurrà fino al Mediterraneo mediante un canale scavato nel 1600 per evitare il lungo giro dallo stretto di Gibilterra con il rischio di assalti dei pirati. Risaliamo un po’ il canale, e sull’unico ponticello che collega le due rive sorridiamo di fronte ad un improbabile personaggio che cerca di convincere un asino ad attraversare il ponte. E’ un ragazzo sulla trentina, forse meno, che ricorda molto, anche esteticamente, Eliseo Strazzabosco di Mediterraneo, anche se non ci è dato sapere se l’asino che ha con se porta nome di Silvana o Garibaldi. Fatto sta che non bastano gli ordini orali, fisici, la cima tirata con forza per fare avanzare l’asino… nemmeno l’idea di bendarlo e di confonderlo con qualche giro sul posto: ogni volta che si avvicina al ponte, seppur bendato, ritorna immobile. Non sappiamo come, ma rivedere l’asino dall’altra parte del fiume alla fine della nostra passeggiata ci fa capire che Eliseo in qualche modo è poi stato convincente. Finito il giro conveniamo sul fatto che sia un peccato non vedere le dighe in funzione, per cui vista l’ora decidiamo di cenare qui (classica pastina ristoratrice dopo lungo viaggio) e di pernottare accanto ad altri camper per poter vedere l’indomani il passaggio delle prime barche (che dovrebbe essere alle 8.30) e ripartire quindi per l’ancora lontano oceano. Domenica 8 Agosto – Km 575 (km totali 1410) Sveglia alle ore 8 e veloce colazione…risaliamo poi le sette chiuse dove i funzionari sono già al lavoro. E’ affascinante osservarne il funzionamento: si riempiono tutte le vasche dalla più bassa alla più alta in cascata, ma senza colmarle. Sarà poi l’acqua della diga più alta a travasare nella seconda per farne scendere il livello della prima (e quindi il livello della barca) e contestualmente alzare quello della seconda chiusa e così via.All’uscita della barca dal livello inferiore ne entra un’altra sul livello superiore, finché tutte arrivano all’uscita, 13 metri più sotto. Ripartiamo per fermarci poco dopo per un’altra particolarità del Canal du Midì presente qui a Bezier: per non fondere le acque del canale con quelle del fiume che attraversa il paese c’è…un ponte! Un ponte su cui tranisitano barche: acqua sull’acqua. Ripartiamo finalmente per il secondo giorno di “trasferimento”: il Portogallo è ancora lontano. Alterniamo l’autostrada alla Route National, e decidiamo di “tagliare” il cono di autostrada che porta a Toulouse preferendo stradine minuscole ma scorrevoli che attraversano quella che chiamiamo la “Toscana francese”: un continuo di colline e campi di girasole (peraltro ne prendiamo uno per abbellire il Westfalia) che ci portano ad Auterive, grazioso paesino dove decidiamo di fermarci per il pranzo. Ripartiamo, stavolta con le autostrade, ma non rinunciamo ad una tappa a Lourdes. In un clima particolare, tipico di questi luoghi, visitiamo la grotta e acquistiamo le statuine da riempire con l’acqua. La prossima tappa è San Sebastian, dove arriviamo alle 20.30. Non resisto al bagno nell’oceano, e nonostante il sole sia tramontato da un po’ in acqua è pieno di surfisti. Approfittiamo delle docce in spiaggia, dove con nonchalance ci laviamo con docciaschiuma, e ceniamo in Westfalia. Usciamo quindi per una visita alla città della Movida Basca, ma è domenica sera ed il centro, pur essendo frequentato, non è affollato come dovrebbe essere e come ricordo da precedenti viaggi… meglio così. Torniamo a dormire nel parcheggio in fondo alla città, vicino alla spiaggia e ad altri camper…o quasi, visto che accanto a noi due ragazzi dormono in un Fiorino senza finestre… Lunedì 9 Agosto – Km 402 (km totali 1812) Ci svegliamo abbastanza presto (7.30) e nonostante l’ora è inutile dire che nel mare è già pieno di surfisti. Sembra quasi che siano rimasti li dalla sera prima. Cerchiamo con difficoltà un bar per la colazione e per…beh, non entriamo nei particolari. La ricerca è ardua e nonostante siano oramai le 8 tutti i bar sono ancora chiusi: orari spagnoli. Ne troviamo finalmente uno e la giornata può finalmente avere inizio! Partiamo quindi per Bilbao, ma ci viene il dubbio che il Guggenheim potrebbe essere chiuso di lunedì. Un triste SMS dall’Italia purtroppo conferma l’intuizione, ma nonostante questo decidiamo di procedere comunque per Bilbao per osservare il museo dal fuori, visto che ne rappresenta comunque l’opera più bella. Avvicinandoci però notiamo uscire gente dalle porte sul retro…ma soprattutto una grande fila all’ingresso: chiaramente chi ci ha dato l’informazione non ha letto nella riga più sotto dove c’è scritto che ad Agosto è aperto tutti i giorni! Riprendiamo il buonumore e ci mettiamo in coda. Il museo è bellissimo, la temporanea di Anish Kapoor è particolare, con mucchi di merda di cemento (perdonate il francesismo, ma è il nome dell’opera), barattoli di vasellina rossa letteralmente sparati nell’angolo di una grossa sala con un cannone studiato appositamente ed altre opere assurde (come Pregnant, un “bozzo” che esce dal muro, invisibile se ci si mette di fronte). L’audioguida è compresa nel prezzo ma è decisamente stucchevole: “lo spettatore fa parte dell’opera”, “l’opera rappresenta il tutto ed il niente”, il “troppo ed il poco si fondono”…non ci stupirebbe se dicesse “non ci sono più le mezze stagioni”, ma saggiamente decidiamo di ignorare il commento di qualche opera e di proseguire più ad intuito. C’è anche una mostra di Henry Rousseaux. Felici di questa tappa prima prevista e poi improvvisata ripartiamo per Burgos. Visto che è più presto del previsto e vogliamo avvicinarci all’ambita meta del Portogallo proseguiamo fino a Valladolid, un grosso paese con nulla di particolare ma… con una spiaggia (chiaramente artificiale) affacciata sul fiume che attraversa la città. Come tutte le spiagge che si rispettino è completa di doccia, della quale ovviamente approfittiamo dopo un caldo viaggio. Mentre ci docciamo sulla nostra testa volteggiano enormi uccelli: sono cicogne e sono moltissime! Sono oramai le 20 e la città è avvolta da un vento caldissimo…fon naturale! Cena e giro per la città, dormiamo poi all’esterno del bellissimo parco/bosco che torna utile per diversi scopi. Domani finalmente varcheremo le porte del Portogallo!! Martedì 10 Agosto – Km 435 (km tot 2247) Ci svegliamo sul presto ed attraversando il parco siamo circondati da…pavoni! Ma i bagni sono ancora chiusi. Raccogliamo un fiore per sostituire il girasole, che ormai ha perso i petali ed entriamo in un bar per la colazione. Il paese non è molto turistico, e nonostante l’impegno linguistico nell’ordinare un latte con cacao alla fine arrivano 2 cappucci…pazienza! Partiamo quindi con destinazione Portogallo, anche se l’obiettivo è entrare attraverso Miranda do Douro, seppur allungando il percorso, per iniziare anche noi il viaggio come descritto da Saramago in “Viaggio in Portogallo”. Miranda è un paesino bianco, basso, piccolo. Ne visitiamo la Sé (prima parola portoghese) e la terrazza dalla quale si ha un bel panorama sulle gole del Douro e sul lago formato dalla diga artificiale, ci dissetiamo nella piazzetta principale con 2 Pepsi pagate…2€…non male i prezzi portoghesi, almeno in questa zona! Ripartiamo per Bragança, ma visto che l’appetito si fa sentire ci fermiamo a Vimioso (paesino di nulla) dove con fatica infiliamo il Westfalia sotto un albero per ripararci dai 38 gradi. C’è un vento fortissimo, praticamente un fon sempre acceso, ma all’ombra si riesce a stare. Arriviamo quindi a Bragança, enorme città e, come tutte le enormi città, con una periferia decisamente brutta. Si scorge però da subito la città Medievale che raggiugiamo. E’ una minuscola cittadella, ancora intatta, con una cinta di mura merlate all’interno della quale si visita il castello (ed il museo militare), nonché la Domus Municipalis. Anche la chiesetta, con altare barocco e soffitto a botte (non solo per la forma ma anche per il legno con cui è realizzata) non ci dispiace. La prossima tappa è il Parque do Azibo di cui parla bene la Routard… effettivamente passare dai 38 gradi al fresco di questo lago artificiale (creato da una enorme diga) e contrapporre l’arsura ed i paesaggi brulli visti dalla strada ai prati verdi della ben tenuta spiaggia rendono piacevole la sosta. Approfittiamo per un bagno ed una superdoccia calda ottenuta grazie al serbatoio nero sul tetto del Westfalia e siamo pronti per la sera. Un po’ di titubanza se rimanere in quest’oasi di pace e di nulla o se ripartire optiamo per la seconda scelta. Cerchiamo di sbirciare la Fundação Casa de Mateus, un maniero famoso per il suo vino, ma è ormai tardi e quindi chiuso. Arriviamo poco dopo a Lamego, dove avvistiamo dal basso il Santuario de Los Remedios. La scalinata che porta al santuario è veramente impressionante ed impressionante è l’altezza che divide il santuario dal paese. In un giro di perlustrazione arriviamo col Westfalia in cima alla scalinata e confermiamo l’impressione avuta da sotto anche dall’alto: il paesino è lontanissimo visto da qui sopra. Decidiamo di rimanere qui per la notte. Domani faremo le scale prima in discesa e poi in salita per tornare al Westfalia: ci aspettano 630 gradini! Mercoledì 11 Agosto – Km 217 (km totali 2464) Il posto scelto per dormire, in cima alla tortosa strada che porta a Nossa Señora dos Remedios, si rivela un’ottima scelta: silenzioso ma soprattutto con puliti bagni aperti tutta la notte. Fatta colazione scendiamo i 630 scalini circa che portano al paese e da qui osserviamo il santuario, iniziamo quindi la risalita tra le numerose rampe, visitando uno ad uno tutti i bellissimi azulejos e la chiesa finale. Ripartiamo subito per portarci al Bom Jesus, ma sulla strada facciamo tappa a Guimaraes, famosa per un castello. Qui mangiamo il melone acquistato in itinere e visitiamo il castello, effettivamente ben conservato, ed il bellissimo palazzo ducale, del quale visitiamo gli interni (a pagamento, ma merita). Classica bibita rifrescante (il termometro segna 35 gradi) e riprendiamo il nostro viaggio per il santuario del Bom Jesus. Anche in questo caso iniziamo la visita dall’alto, ed attraversato un grande parco, dove probabilmente sono soliti sollazzarsi i portoghesi della zona, arriviamo in cima alla scalinata del santuario. Scendiamo pian piano i…600 gradini. Sono divertenti le fontane che rappresentano i cinque sensi, in una l’acqua esce dal naso, in un’altra dalle orecchie, dagli occhi etc. Paola ne approfitta per placare la sete e beve praticamente ad ogni fontana…peccato che terminata la scalinata principale ed il sentiero con le cappelle (purtroppo fatiscenti) un grosso cartello rosso indica che l’acqua di TUTTE le fontane non è potabile…olè! Anzi, Olà come si chiama qui la marca di gelati. Visto che di gradini per oggi ne abbiamo a sufficienza (ne abbiamo già fatti quasi 2000) optiamo per la risalita in funicolare. Il funzionamento è alquanto ingegnoso: i due vagoni, quello di risalita e quello di discesa, sono legati tra loro da una fune per cui fungono uno di contrappeso dell’altro. Fin qui tutto è normale, ma la curiosità è che una volta arrivati in cima il vagone carica, con un sistema semiautomatico (aprendo un’enorme rubinetto) la pesante base sottostante. Questo fa si che il peso del vagone a monte sia decisamente maggiore di quello a valle nonostante le persone trasportate, e funge quindi da “motore” di risalita per l’altro vagone. Una volta arrivato a valle svuoterà l’acqua caricata e sarà l’altro vagone a caricarsi, invertendo i ruoli. Curiosa soluzione, visto che parliamo di un elevatore progettato ad inizio 800. La tappa successiva è Braga, un grazioso paesino addobbato a festa con una suntuosa fontana in mezzo alla piazza principale che crea un arcobaleno ideale per scattare qualche foto. Visitiamo la cattedrale, con impressionante organo in stile barocco, quasi esagerato, e la chiesa li a fianco, anch’essa barocca, come pure le stradine centrali del paese. Sicuramente una bella tappa. A questo punto la meta tanto desiderata: l’oceano! Decidiamo di farlo avvicinandoci a Porto, meta di domani, mentre il cielo si colora di assurdo: alle spalle abbiamo infatti una foschia strana, rossastra, ed è causata dai moltissimi incendi che in questi giorni stanno purtroppo devastando il Portogallo, mentre dal mare che vediamo in lontananza avanza invece una densissima nube, probabilmente una perturbazione (beh, atlantica, ovviamente) che sta invadendo il Portogallo. L’immagine è bellissima, peccato però che in pochi minuti passiamo dai 35 gradi dell’interno a…18 gradi in piena nube!! Però l’oceano nonostante questo è stupendo, ci copriamo quindi con felpe e giacche per due passi sulla spiaggia, dove si intravedono le onde uscire dalla nebbia. E’ ormai tardi e fa freddo, per cui l’idea di una doccia “en plain air” come avevamo preventivato proprio non ci alletta, tantomeno l’idea di correre per arrivare a Porto, anche perchè oggi i chilometri non sono mancati, visto che abbiamo ormai percorso 2400km in 4 giorni, praticamente quelli percorsi lo scorso anno in Croazia in 3 settimane! Optiamo quindi per un Campismo di cui abbiamo visto il cartello poco fa e con 18€ (2 persone + camper) ci gustiamo una doccia calda. Risottino giallo (il tempo stesso lo consiglia) e a letto! Giovedì 12 Agosto – km 36 (km totali 2500) Dopo una notte bellissima (complice la totale tranquillità del campeggio) ci svegliamo con ancora un velo di nebbia, ma si intuisce che presto si dissolverà. Il tempo di una colazione e già splende il sole, andiamo quindi alla stessa spiaggia della sera precedente che nuovamente ci sorprende per l’aspetto: questa volta niente nebbia, ma la marea bassa ha fatto emergere delle rocce ricoperte di alghe verdissime, viste da vicino sembra quasi un paesaggio di montagna, con tanto di fiumi e laghetti! Ripartiamo per Porto, dove decidiamo di parcheggiare in centro (0.6€/ora, abbordabile) ed iniziamo la visita della città, che già ci è parsa carina da quanto visto dal Westfalia. Vicino al nostro parcheggio c’è l’ufficio informazioni, per cui armati di cartina tipicamente pasticciata a penna per evidenziare quanto di più interesse iniziamo la nostra visita. La Sè, accanto a noi, non è particolarmente interessante, anche se all’esterno un intero lato è ornato con i soliti immancabili azulejos. Sono però più grandi e belli quelli della stazione centrale o della chiesa di San Ildefonso, (s)fortunatamente… chiusa, la cui facciata è interamente blu (ovviamente blu Azulejos). Percorriamo la via dello shopping, Santa Catarina, dove l’appetito invita al consumo di terribili ma invitanti piatti pronti (quelli malamente fotografati nei cartelli appesi esternamente), ma decidiamo di volerci bene ed optiamo per una sana spesa in un negozietto: pane, buonissimo “presunto” (simile al Jamon Serrano spagnolo) ed un enorme grappolo di uva, che mangeremo al fresco dei giardini di Cordoaira. Visitiamo poi la torre di Clerigos, la più alta sulla città (pur essendo raggiungibili con “soli” 240 gradini, giusto per non farceli mancare nemmeno oggi) dalla cui cima osserviamo i tetti portegni e gli strani abbaini a tronco di cono sui tetti delle case. La chiesa, barocca, non è nulla di eccezionale. Lì vicino c’è però la Livraria Lello, famosa per una stranissima scala che conduce al piano superiore: effettivamente merita la visita. Scendendo verso il Ribadeiro (ora ci troviamo nel Barrio) entriamo in un negozio di articoli stranissimi, ma resistiamo alla tentazione di acquistare inutilità… anche se il grammofono starebbe veramente bene sul Westfalia… pazienza! Tappa successiva l’edificio della Bolsa, dove facciamo però il biglietto cumulativo con le cantine di Sandeman, che vedremo l’indomani (l’ultimo ingresso è alle 17.30, per cui non faremmo a tempo). Il Palacio da Bolsa si visita con guida compresa nel prezzo, peraltro modico considerando anche lo sconto studenti di cui Paola beneficia. La nostra guida è una ragazza molto simpatica che ci ha preso in simpatia per le difficoltà linguistiche avute poco prima quando alla cassa abbiamo cercato con lei di capire cosa era visitabile visti i tempi ristretti. Bellissima la sala araba, utilizzata ora per concerti di musica classica. Riusciamo ad aggiungere un’ultima visita alla Igreja se S. Francisco, adiacente al palazzo della Borsa. Un tripudio di barocco (parola tormentone della vacanza) dove le numerose nicchie rappresentano o temi francescani (divertente, se si può dire così, quella sulle persecuzioni dei francescani in Portogallo) o sono dedicate alle varie Madonne, ma tutte terribilmente ed incantevolmente barocche. E’ anche singolare il contrasto tra le nicchie completamente “spoglie” e quelle squisitamente barocche. Usciamo dalla chiesa per una lenta passeggiata sulle rive del Douro. Percorriamo il ponte di ferro fino all’altra riva (dove ufficialmente cambia comune), che ospita praticamente tutte le cantine di produzione del Porto. L’uva raccolta dalle numerosi valli che si affacciano sul Douro giungeva qui via fiume e via fiume ripartiva su apposite imbarcazioni… sotto forma di botti però! Torniamo alla riva di Porto e saliamo impervie stradine di quartieri poveri che riportano all’altezza della parte alta del ponte, che percorriamo ancora una volta per gustare il panorama al tramonto sulla città. Fortunatamente il ponte termina vicinissimo al nostro parcheggio. Ci chiediamo se è un posto utilizzabile per la notte ed effettivamente la presenza di altri caper sembra indicare di si. Ci spostiamo comunque nella parte bassa oltre riva sia per una veloce doccia (scoprendo poco fuori dalla città un’area sosta camper) sia per cenare in Westfalia ed approfittarne poi per fare un giretto e vedere Porto by Night, che si preannuncia essere molto carina. Dormiremo poi da questo lato, pronti per la visita alla bodega prevista nella mattinata di domani. Venerdì 13 Agosto – km 174 (km totali 2674) Questo ed alcuni dei giorni seguenti sono trascritti dal diario cartaceo, visto che il netbook preso appositamente per il Westfalia (che fa da navigatore, cinema e diario di viaggio) a volte si spegne improvvisamente ed è impossibile capirne il perché. Ci svegliamo al mattino per visitare la cantina Sandeman, e ci accoglie all’interno…Zorro…cioè una ragazza vestita con cappa e sombrero che ricorda il logo di questa marca di Porto. Si dice sia in realtà il fondatore stesso, e che il sombrero ed il mantello rappresentino rispettivamente la Spagna ed il Portogallo. La visita è interessante e si vedono le diverse tipologie di botti utilizzare per produrre le diverse tipologie di porto, in quelle piccole ad esempio il porto rimane più a contatto con il legno di cui ne prende il sapore (della serie “sa di tappo”). Ovviamente terminiamo la visita con l’acquisto di alcune bottiglie di Porto Sandeman, anche perché dopo la degustazione di alcuni bicchieri alle dieci del mattino non si è del tutti lucidi per resistere alla tentazione. Terminata la visita ripartiamo verso sud. Una veloce puntatina alla spiaggia di Miramar, vista su una cartolina, non delude le aspettative: è singolare la presenza di una piccola chiesetta proprio sulla spiaggia, da un lato circondata dalla sabbia, dall’altro dal mare. Anche oggi l’idea di fare il bagno sfuma velocemente sia per il vento freddo ma soprattutto per la bassa marea che fa emergere numerosi scogli viscidi e poco invitanti. Ne approfittiamo però per giocare con i nostri aquiloni. Scegliamo di passare comunque da Aveiro nonostante tutti i diari di viaggio di altri camperisti la etichettino come delusione. Limitando l’aspettativa la città è quasi carina, ovviamente ben lungi da poter essere chiamata “la Venezia portoghese” come qualcuno vanta, tant’è che ironizziamo sulla vista del Canal grande, del ponte di Rialto etc. Non ci dispiacciono però le casette stile Art Nouveau, ma soprattutto non ci dispiace il baccalà che finalmente assaggiamo in un ristorante, primo nostro pranzo fuori “casa”. Si narra esistano 365 diversi modi per cucinarlo. Io prendo quello asado, cioè alla griglia, e Paola quello con todos, che non si capisce bene cosa possa significare ma viene semplicemente servito con dell’insalata. La tappa successiva dovrebbe essere la foresta di Buçaco, ma aggiungiamo una sosta a Vista Allegre e la sua antichissima e rinomata fabbrica di ceramica e porcellana. Purtroppo la fabbrica non è visitabile in quanto semplicemente chiusa… per ferie, c’è però un interessante museo che narra la storia della fabbrica dalla sua nascita ai giorni d’oggi e del susseguirsi nella gestione della stessa di generazioni: nipoti, pronipoti, propronipoti etc fino ai giorni nostri. Ora conta 1000 dipendenti ma la gestione è ancora quella artigianale. E’ ormai tardi per arrivare a Coimbra per cui ci dirigiamo a Luço, famosa per le terme alle quali ci presentiamo per chiedere informazioni e per eventualmente cedere ad una pausa ristoratrice… anzi, restauratrice, visto che rimbalziamo senza sosta di città in città, ma purtroppo le terme “vecchie” sono in ristrutturazione e quelle nuove sono accessibili solo con prescrizione medica… ecco perché tutti quei vecchietti in giro per la città!! Entriamo nella foresta di Buçaco (pedaggio 7€!). Di per se non sarebbe nulla di eccezionale, ma veniamo affascinati dal silenzio di questo posto quasi spettrale, come decisamente spettrale è il Palacio Hotel al centro del parco: un edificio assurdo, adibito ad hotel, che merita di essere visto anche solo dall’esterno, visto che l’interno è solo sbirciabile dalle finestre poichè l’accesso è per i soli clienti. Torniamo al parcheggio dove siamo in compagnia di altri tre camper. La notte, oltre che fresca, è ventosissima. Fortunatamente siamo protetti dalle piante ad alto fusto che ci circondano, ma il rumore del vento tra le foglie, per quanto possa apparire un’immagine bucolica, è quasi fastidioso. Ultimo appunto della giornata: oggi a causa di una frenata un po’ brusca per un dosso artificiale visto all’ultimo momento abbiamo perso una bottiglia di Porto, sigh sigh. Abbiamo comunque recuperato dal sacchetto il porto… chissà se anche il sapore della plastica del sacchetto aggiungerà qualche aroma… Sabato 14 Agosto – km 178 (km totali 2852) Giungiamo a Coimbra in mattinata. Dovrebbe essere una meta del tipo peee… (cioè di quelle che si preme il pulsante rosso di “vistoooo!” che prima o poi realizzerò veramente ed alloggerò sul cruscotto) ma invero l’università è decisamente bella. Ne visitiamo la biblioteca, dove ogni sera vengono coperti i mobili per preservarli dalle “deiezioni”, così recita l’opuscolo, dei pipistrelli appositamente allevati all’interno perché si nutrono degli insetti paperofagi mangiatori di carta. La sala delle lauree è austera e penso con tristezza allo squallore della mia laurea svoltasi in una banalissima aula seduto tra i banchi. Visitiamo anche la Sè, particolare perché costruita come una fortezza: risale ai tempi dei Mori ed è infatti una delle più vecchie del Portogallo. Ripartiamo per Tomar. Sulla strada a Conimbriga ci sono delle rovine di una città romana. Ci fermiamo ma alla fine visto il caldo e tutto sommato il poco interesse per la cosa (diciamo che l’interesse “romano” è abbondantemente appagabile in Italia) approfittiamo del solo ristorante per una insalata e ripartiamo giungendo a Tomar nel tardo pomeriggio. Il Convento do Christo, evidenziato dalla Routard come uno dei belli del Portogallo, effettivamente non delude, anzi, è divertente girare tra i numerosi chiostri (ce ne sono 7!). Particolare è la chiesa ottagonale dove i templari (divenuti poi Ordine di Cristo) assistevano alla messa direttamente a… cavallo, prima di partire per le crociate. Bellissimo infine anche il refettorio, con lunghissimi tavoli ed un pulpito da cui venivano lette le orazioni. Ripartiamo per Fatima (seconda meta santa in una settimana) ma l’atmosfera non è quella attesa ed il luogo dell’apparizione, ora circondato da una cappella in cui stanno celebrando la messa, non è particolarmente suggestiva. E’ però bella l’enorme piazza dalla cui cima alcuni pellegrini iniziano un percorso in ginocchio col quale raggiungeranno la cappella dell’apparizione. Accendiamo anche noi 2 candele nella “pira”, praticamente un fuoco sempre accesso che divora la cera delle tante candele votive e degli “arti” votivi, è infatti possibile acquistare mani, gambe, braccia, teste e persino corpi interi di cera da gettare nella pira. All’esterno della piazza è pieno di camper (ed addirittura di tende montate liberamente nei prati) ma decidiamo di spostarci a Bathala, dove l’indomani visiteremo il monastero. La scelta è azzeccata perché oltre ad essere una piacevole sosta c’è anche la festa del paese per cui assistiamo ad esibizioni di balli popolari di diversi gruppi etnici portoghesi e non. Peraltro il monastero, al quale dormiremo accanto, di notte è particolarmente suggestivo. Domenica 15 Agosto – Km 140 (km totali 2981) Ancora una volta dormiamo ininterrottamente fino alle 9 del mattino. Sarà il clima piacevole o più probabilmente la stanchezza accumulata di giorno, ma dormiamo sempre moltissimo. Colazione e visita al monastero. La chiesa è bellissima, gotico puro (finalmente senza inserti barocchi), ed anche la visita del convento è interessante, soprattutto per le cappelle incompiute, dietro al transetto, rimaste a cielo aperto (ed è resa ancora più interessante dal fatto che domenica l’ingresso è libero). Ripartiamo per Alcobaça, ultima tappa di monasteri. Nella chiesa c’è la messa, iniziamo quindi la visita del monastero dalle sorprendenti cucine (con un enorme camino con funzione di cappa). Nel transetto della chiesa sono sepolti da un lato il re e dall’altro la “regina”. Tra virgolette perché in realtà si tratta della damigella d’onore della regina, morta la quale è diventata protagonista di una romantica storia d’amore col re ma con finale terribilmente tragico. Ci sono addirittura le magliette con Dom Pedro (il re) e Ines de Castro (la damigella), i Paolo e Francesca portoghesi. Con questo è finalmente chiusa la sezione “monasteri” della vacanza. Visitiamo ancora Obivios, cittadina medioevale molto carina dove è possibile girare tutte le mura a patto di non soffrire di vertigini, visto che come sempre di protezioni nemmeno l’ombra. Tutte le case sono bianche ma con gli angoli ed i bordi delle finestre di giallo acceso o blu. Paola investe 0,5€ in un sacchetto di lupini e ripartiamo, ma mentre con enfasi sta spiegando come siano stati i 50 centesimi meglio spesi della vacanza una frenata fa finire tutti i lupini per terra… come togliere un gelato ad un bambino, per cui torniamo indietro per prenderne altri. La prossima tappa è Baleal, finalmente il tanto sospirato mare. Il posto ci affascina da subito a partire dall’ubicazione: è su un mini-promontorio con la classica spiaggia doppia, quella verso il vento e con onde alte e quella riparata con mare più calmo. La cosa più bella è che il paesino è raggiungibile da una sottilissima striscia di asfalto a metà tra queste spiagge, strada che scomparirebbe se non venisse continuamente ripulita dalla sabbia. Sono le 18 ed il sole ormai basso fa si che la temperatura sia di soli 20 gradi… considerando che siamo in pieno agosto fin troppo poco! Velocemente mi attrezzo di muta e bodysurf legato al polso ed in poco tempo sono in acqua a cavalcare le onde assieme a decine di altri surfisti. Decidiamo subito che rimarremo qui per la notte, il posto è pieno di surfisti e con loro un’infinita varietà di camioncini spartanamente attrezzati tra i quali il nostro Westfalia spicca tra i mezzi senza dubbio più comodi. Il sole sta per pucciarsi in acqua, andiamo quindi a Peniche ed al Capo Carvoeiro da cui osserviamo un tramonto su scogliere che a picco si gettano in mare. Torniano poi a Baleal e ci sistemiamo arroccati all’inizio della spiaggia, vicino alla doccia ed alla fontana da tutti utilizzate come fossero quelle del campeggio: chi si fa lo shampoo, chi si lava i denti, chi lava surf e mute… veramente un posto “ggiusto” con due g, come dicono i ggiovani. Approfitto del vento rimasto per giocare un po’ con l’aquilone, nonostante sia oramai buio, mentre Paola cucina nientepopodimeno che una peperonata. Il profumino che esce dal Westfalia rende il nostro pulmino il più invidiato dei mezzi qui parcheggiati. Dopo cena attraversiamo la lingua d’asfalto per un giro nel mini centro abitato. In realtà ci sono essenzialmente case di vacanza ed un baretto nel quale suonano. Torniamo al campeggio… ehm, parcheggio per una notte in compagnia di surfisti “fattoni” (la “razza” dei surfisti è abbastanza assurda, ed accanto a noi ha appena parcheggiato un Volskwagen T3 inglese con guida a destra e tutto arredato al contrario guidato da una coppia di surfisti almeno cinquantenni). Sarà un peccato abbandonare questo posto già domani. Lunedì 16 Agosto – Km 110 (km totali 3091) Non riusciamo a lasciare questo bellissimo posto, per cui il mattino passa tra bodysurf (ed anche Paola prova per la prima volta l’ebrezza), aquilone ed i primi esperimenti di kiteboard, una specie di skateboard da spiaggia con ruote più grandi da usare sul bagnasciuga trainati da un aquilone da trazione. Lo abbiamo soprannominato “Fuffy” per via del fatto che la cinghia per legarlo alla caviglia è anche comoda per trainarlo sulla spiaggia, ed è quindi diventato un po’ il nostro cane da passeggio. Purtroppo il vento è poco (per la prima volta nella vacanza!!) ed è sufficiente solo per muovere qualche metro… peccato, ci si riproverà poi. Ci docciamo noi, bodysurf e mute (che fa molto figo) alla doccia del camparcheggio, pranzo a base di frutta e ripartiamo per visitare un po’ di spiagge. Praja Santa Cruz e Ribeira, una più bella dell’altra. Ad Ericeira c’è anche un Parapendio che gioca con la brezza davanti al tramonto…fantastico. Visitiamo molto velocemente anche il paesino di pescatori di Ericeira, saltiamo ahimè Mafra ed “il convento più grande della penisola iberica”, come riportato dalla Routard, ma oggi proprio non vogliamo saperne di musei e affini. Ripartendo poi su una strada sulla mappa “bianca”, strade che siamo soliti fare, un po’ per scelta/errore nostro un po’ per scelta/errore del navigatore, vediamo un piccolo mulino a vento in funzione. Mentre ci fermiamo per qualche foto ci accorgiamo che un signore di una certa età sta “armando” le vele anche del mulino grande. Rimaniamo in ammirazione e scatto numerose foto, tant’è che l’anizano signore, dopo aver aperto tutte le pale, ci invita a visitare l’interno del mulino. Non aspettavamo altro, e saliamo per vedere gli ingranaggi che trasmettono il moto alle macine. Il vento non è moltissimo ed il mulino stenta a partire, per cui il signore (che parla esclusivamente portoghese o più probabilmente un dialetto, e ci si intende esclusivamente a gesti) mi invita a scendere per dare una spinta alle pale… effettivamente il mulino si mette in moto: che emozione! Arriviamo a Azhenas do Mar, famosa per i mulini ad acqua e per una singolare piscina artificiale in riva al mare e riempita dalle onde dell’oceano. Ora ci aspetta ancora qualche chilometro di bellissime curve a picco sul mare ed eccoci a…Cabo de Roca, il punto più ad ovest dell’ Europa continentale! Mitico Westfalia che ce l’ha fatta ad arrivare fin qui (complice probabilmente la doppia visita a Lourdes e a Fatima)! Parcheggiamo con vista tramonto, scattiamo alcune foto e ceniamo con ottimi hamburger e patatine fritte (cucinate nel Westfalia, ovviamente) e vista mozzafiato nel punto in cui “la terra finisce ed inizia il mare”, parole di Camoes (il Dante Alighieri Portoghese) scritte sulla croce in fondo al piazzale. Martedì 17 Agosto – km 81 (km totali 3172). Notte bella e suggestiva (è bello fare capolino tra le tende e vedere la luce del faro) disturbata solo dalla “bravata” di un gruppo di ragazzi che in piena notte hanno iniziato a gridare fingendo una scena di pazzia per cui uno di loro minacciava, armato, di sparare agli altri… beata stupidità. Al mattino ci svegliamo ed una lieve nebbiolina rende il posto ancora più particolare, peccato che iniziano ad arrivare pullman carichi di turisti, per cui ci affrettiamo ad andare all’ufficio del turismo per gli attestati che siglano con ceralacca di essere stati nel punto più ad ovest del continente europeo (ne facciamo uno anche per il Westfalia) e ripartiamo con meta Palacio de Pena, alla periferia di Sintra. Una volta tanto diamo fiducia al navigatore, particolarmente portato, nonostante le impostazioni ordinino il contrario, nel farci fare stradine sempre più piccole. Questa volta però è da ringraziare: una bellissima strada nella Sierra de Sintra, con altissimi eucalipti e querce, ci porta direttamente all’ingresso del palazzo. Facciamo il biglietto per parco e palazzo, e visitiamo questa assurdità di stili mescolati che formano una specie di castello fuori da ogni schema, residenza estiva dei vari re. La vera particolarità è che tutti gli ambienti sono ancora completamente arredati, ed è veramente interessante girare tra le camere da letto della regina, i bagni, le cucine, la sala da ballo etc. Per ammortizzare il biglietto che comprende anche il parco allunghiamo l’uscita percorrendo un lungo giro che ci porta a vedere alcuni laghetti ed giardini di camelie. Ripartiamo quindi per un po’ di spiaggia: qui vicino c’è la spiaggia di Guincho, famosa per i surfisti. Arriviamo da una strada quasi interrotta dalle dune di sabbia caratteristiche di questa spiaggia e parcheggiamo in fila ad altri pulmini attrezzati, che chiaramente sono il mezzo preferito da chi pratica questo sport. Come sempre il vento è molto forte, ed una leggera velatura di nubi non ci fa godere a pieno del sole del tardo pomeriggio. Ancora una volta (data la mia incapacità di stare fermo sulla spiaggia a prendere il sole) alterno l’uso dell’aquilone con quello del bodyboard, che oggi sembra però particolarmente pericoloso non tanto per le onde quanto perché i numerosi kitesurf presenti, completamente sprezzanti del rischio, attraversano impavidi lo sciame di surfisti passando a pochi metri, a volte meno, da questi. Incerti se rimanere qui per la notte, decidiamo di rispettare quanto scritto nel programma (in realtà siamo in anticipo di un giorno guadagnato nel trasferimento iniziale, ma preferiamo giocarcelo dopo) e ci dirigiamo verso Lisbona. Anziché dirigerci direttamente verso il campeggio, il Campismo di Monsanto (nonché l’unico della città), decidiamo di proseguire sul lungo mare per avere un assaggio di Lisbona. La cosa più sorprendente è che appena girato “l’angolo” di Cascais le spiagge, non più battute dal vento ma riparate dalla costa, appaiono particolarmente tranquille ed il mare completamente piatto, una stranezza dopo aver visto solo mari agitati! Arriviamo all’attrezzatissimo campeggio abbastanza tardi ed abbiamo tempo solo per una meritata doccia calda (finalmente) ed un’ottima carbonara. Mercoledì 18 Agosto – km 0 (km totali 3172) Ci svegliamo sul presto perché a Lisbona vogliamo dedicare 2 giorni e vogliamo sfruttarli al massimo. Dal campeggio un bus conduce al centro di Lisbona, la Baixa, ma anziché scendere a Placa de Figueiras scendiamo a Placa do Comercio, considerata la porta di ingresso della città e completamente rifatta dopo il terremoto/maremoto/incendio del 1755. Grazie ad un veloce sopralluogo all’ufficio informazioni rinuncimo alla Lisboa Card: fatti i dovuti conti conviene solamente se si corre di continuo da un museo all’altro, cosa che non vogliamo assolutamente fare. Iniziamo però da un museo (…ma gratuito, eh eh): quello del Design, che la nostra guida dava come aprente ed effettivamente ha aperto! Decisamente bello, e c’è una mostra temporanea dedicata agli scooter nella storia: accanto a divertentissimi esperimenti americani troneggiano le mitiche Vespa e Lambretta italiane. Anche nella parte sui mobili è buffo constatare che numerosi manufatti provengono dall’Italia, anzi, per essere precisi dalla Cappellini o Cassina…pochi chilometri da casa nostra! Passiamo velocemente a visitare la cattedrale, nulla di speciale, ma muovendosi a piedi ci si diverte schivando i numerosi tram che si arrampicano in stradine improbabili, sfrecciando velocissimi a pochi centimetri degli angoli di case e palazzi. Risaliamo verso il Rossio ed attraversiamo plaza Dom Pedro e placa de Figueira, scendiamo in una fermata del metrò per la carta dei mezzi (2 giorni 8€) e ci mettiamo in coda (fortunatamente veloce) per l’elevador da San Justa, costruito da un allievo di Eiffel, che porta al Barrio alto. La vista dal’alto è notevole e merita. Uscendo dall’ascensore ci si trova davanti alla Igreja do Carmo, una chiesa mai terminata per cui senza tetto. Ovviamente non può mancare una finestra in stile Manuelino, che oramai ci ossessiona, pur piacendoci, dal nostro ingresso in Portogallo. Anche le poche e piccole sale dietro al transetto sono interessanti. Uscendo dalla chiesa cerchiamo un ristorantino suggerito dalla Routard per soddisfare l’appetito ora prepotente, ma ci fermiamo prima di raggiungerlo attratti da un bellissimo localino francese (Infusao Cafè Creperie e mais Infusao Musical, rua da Trinidade 7) che cucina appetitose crèpes servite con insalata: pranzo decisamente soddisfacente e poco caro. Proseguiamo un po’ a caso per le vie del Barrio altro fino ad arrivare al Plaça Camoes, dove troneggia una statua dedicata all’ autore. Notiamo che è il capolinea del tram 28, per cui quale migliore occasione per salirci e visitare la città dal Barrio altro all’Alfama passando per la Baixa. Purtroppo questa linea è sempre pienissima, visto che tutte le guide ne consigliano l’utilizzo. La cosa più divertente è affacciarsi ai bassi finestrini (stando attenti agli incroci con le case o altri tram) e da li godersi i vari scorci sulla città. Come da tradizione al retro del tram si appendono ragazzini, ed è un miracolo che scendano incolumi visto le evoluzioni che devono fare per evitare gli ostacoli. Facciamo il giro completo, da capolinea a capolinea, confondendoci nella complessa la numerazione dei tram, visto che esistono 28, 28E ed altri ancora tutti che percorrono lo stesso tragitto in centro ma con diversi capolinea, ed infatti non scendiamo in Praça Camoes ma arriviamo fino alla Basilica da Estrela, che visitiamo velocemente per passeggiare poi nel parco di fronte. Ritorniamo poi nel Barrio Altro e a piedi cerchiamo il Mirador de Santa Catarina. Se Lisbona da un lato si affaccia sul Tago, dall’altro si arrampica sulle colline, per cui sono numerosissimi i “miradora” tutti citati da qualsiasi guida come punto di interesse. Dal miradouro scendiamo a piedi riportandoci al livello del mare… per riprendere l’elevador de Bica, una funicolare stile “cable car” di San Francisco che riporta nella parte alta del Barrio. Camminiamo ancora e vediamo la Stazione del Rossio, da Placa de Figueira prendiamo poi un nuovo tram, il 12, per risalire nell’Alfama. Può sembrare buffo ma a tratti Lisbona ricorda Napoli, a partire dalle auto parcheggiate sui binari per le quali i tram bloccati suonano di continuo, i panni stesi, le vie strettissime ed i portoghesi stessi che a volte ci sembrano…Italiani, visto il caos che spesso generano. Altro miradouro, questa volta quello di Santa Luzia, ed infine una bellissima passeggiata girando a caso i vicoli dell’Alfama. E’ ora di cena ed la zona è particolarmente invitante. Qui moltissimi locali propongono anche Fado dal Vivo, per cui ci fermiamo abusivamente ad ascoltare alcuni cantanti fingendoci interessati alla cena. Il locale però lo lasciamo scegliere alla Routard, che ancora una volta ci regala una piacevole sorpresa: un minuscolo risorantino con una donna tanto simpatica quanto assurda che da sola prende le ordinazioni, cuicina e serve ai tavoli. E’ curioso che praticamente tutti gli avventori entrano con Routard in mano, i più sono infatti francesi. Condividiamo però il nostro tavolo con una coppia di Italiani particolarmente simpatici (Napoletani, va detto) con i quali facciamo amicizia e ci scambiamo i racconti di viaggio. Loro stanno girando in moto e sono partiti da Bologna, ma invidiano il nostro modo di viaggiare con Westfalia… tutto è relativo! Facciamo ancora quattro passi prima nel Barrio altro, zona di localini serali, e poi nella Baixa. Andiamo a cercare il bus che ci riporta in campeggio ma solo ora ci accorgiamo che dopo le 23 parte solo da Belem… noooo! Corriamo a piedi al Cais do Sodre dove dovrebbe partire il bus notturno 202. Peccato che questi bus fanno giri tortuosissimi e nonostante il campeggio sia a circa 6 km ci mettiamo esattamente 50 minuti. Esausti, ma è bello così, andiamo a letto. Giovedì 19 Agosto – km 0 (km totali 3172) Questa mattina è dedicata al Parco Das Naçoes (delle Nazioni) e all’oceanario. E’ la zona completamente rifatta per l’Expo del 98, ospitata da Lisbona, per questo particolarmente nuova ed avveniristica. Passeggiamo dal ponte Vasco de Gama alla Torre Vasco de Gama, ancora in costruzione. Ci concediamo (ebbene si, siamo già stanchi) la costosa teleferica (4€!) che ci porta all’ingresso dell’oceanario. La particolarità è un’ immensa vasca centrale contenente l’acqua di 3 piscine olimpioniche intorno alla quale si sviluppa l’intero acquario. Anche le ambientazioni dell’oceano Atlantico, Pacifico, Antartico etc sono ben fatte, e la cosa più divertente è una simpaticissima lontra che dorme galleggiando a pancia in su adagiata su un grosso sarago dal quale scruta i turisti. Un po’ di delusione per la mancanza di qualcuno dei pesci indicati dalle targhette, primo assente il Pesce Luna, ma rimane comunque un bell’aquario. Vogliamo ora passare al quartiere di Belem ma evitiamo di farlo con gli estenuanti BUS e prendiamo quindi la metro fino a Cais do Sodrè e da li con il tram 15 arriviamo a Belem. L’idea era quella di visitare il museo dell’elettricità, che mi incuriosisce, ma una volta arrivati davanti al Monastero di San Jeronimo ci accorgiamo che la lunghissima cosa raccontata dai vari resoconti di viaggi e vista la mattina precedente è praticamente dissolta, complice probabilmente l’ora, visto che sono le 17. Scegliamo allora di visitare la chiesa, con le tombe di Vasco da Gama e di Camoes, ed il chiostro. E’ veramente bellissimo, “il tripudio del manuelismo”, come continuo scherzosamente a sostenere, e la luce del sole oramai basso rende il posto ancora più bello (forse anche l’idea di avere evitato la lunghissima coda). Con sorprendente entusiasmo decidiamo di aggiungere ancora qualche tassello (qualche peeee) alla già impegnativa giornata. Il Padraò des Descobrimentos è ancora aperto (chiude alle 19): saliamo in cima al miradouro ed assistiamo al “Lisbona Experience”, una banalissima proiezione di stile decisamente anni 90 ma che fa una veloce panoramica sulla storia del Portogallo dalla fondazione ad oggi. Non paghi arriviamo fino alla Torre di Belem, anch’essa bellissima illuminata dalla luce del tramonto. Nel portarci alla fermata del nostro bus passiamo davanti alla famosissima pasticceria Pasteis do Belem, che sforna di continuo le famosissime paste di sfoglia e crema pasticcera. C’è addirittura la coda, ma in meno di 5 minuti siamo già all’esterno con una bellissima confezione da sei paste ancora calde ed una bustina di cannella, incluso omaggio. Ne mangiamo due: eccezionali. Le altre le lasceremo per la colazione di domani. Ritorniamo al campismo per aggiungere un ulteriore notte, anche se non ci sarebbe dispiaciuto dormire a Belem, dove abbiamo visto altri camper parcheggiati, ma è oramai tardi ed è scaduto il termine ultimo di uscita dal campeggio. Meglio così, docce calde, cena e…bicchiere di porto, quello recuperato dalla bottiglia rotta e che accompagna ogni nostro pasto serale. Venerdì 20 Agosto – Km 78 (km totali 3250) L’intera mattina la passiamo nel museo dell’elettricità, e l’insolita la scelta di una meta poco classica non delude le aspettative: il museo è ambientato in una vecchia centrale elettrica a carbone, che è parte integrante della visita. Accanto quindi ad una parte teorica ben illustrata ci sono moltissimi giochi pratici (studiati per bambini ma divertenti anche per i grandi). Uno di questi fa si che tirando il cavo elettrico di un’utenza domestica (il cavo è vero) nel video posto di fronte si risale dalla presa elettrica al quadro domestico, al contatore, al trasformatore di media tensione e così via fino alla centrale elettrica. La centrale stessa è oggetto di visita: moltissime animazioni ben fatte fanno capire il giro del vapore, il circuito dell’acqua di raffreddamento (prelevata dal Tejo stesso) utilizzato nei condensatori, il circuito della corrente, quello del carbone e così via. Si visitano le caldaie (e si entra addirittura in una), le turbine e tutte le sale in cui viene trattata l’acqua. Decisamente interessante, e per di più gratuito (a dispetto della Lisboa Card). All’uscita ci buttiamo velocemente in una curiosa mostra temporanea de “Le auto dei presidenti”, dove sono esposte tutte le auto presidenziali del Portogallo. Ripartiamo un po’ a malincuore e lasciamo Lisbona, anche se la partenza è trionfale perchè avviene attraversando il ponte del 25 Aprile (peraltro gratuito in uscita). Ci fermiamo al primo benzinaio per rifornire di liquidi il Westfalia e approfittiamo dell’autolavaggio per un po’ di pulizia. Attimi di panico quando il rullo sopra il tetto, ingarbugliatosi con il tubo della doccia esterna, l’ha fisicamente strappato e sbattuto a mo’ di frusta contro il parabrezza del Westfalia. Premuto subito il tasto di emergenza e districato il doccino verifichiamo che fortunatamente non si è segnato nulla… peccato solo che ora il tubo è tagliato, ma con abbondante scotch sistemiamo il tutto. Il resto della giornata è dedicato alla spiaggia, ed oggi è una giornata particolarmente fortunata, visto che arrivati alla bellissima e lunghissima Costa da Caparica, la spiaggia sotto Lisbona, siamo stupiti nel constatare che il vento è nullo (evento raro in Portogallo) ed il mare è quasi una tavola, fatta eccezione di qualche divertente ondina vicino a riva. Ci spingiamo più a sud possibile per allontanarci dalla folla fino a raggiungere la più tranquilla Fonte da Telha. Ombrellone, spiaggine asciugamani e siamo due perfetti bagnanti. Visto che al solito dopo 10 minuti sono già stanco di ombrellone, passeggio quasi fino alla fine della lunghissima spiaggia, che diventa poi roccia fino a Capo Espichel. Verso il tramonto sopraggiungono alcuni trattori. Incuriositi ci avviciniamo: con un sistema apposito che sfrutta un argano collegato al motore del trattore alcuni pescatori stanno trainando un enorme e lunghissima cima dai due lati. Nel giro di 5 minuti arriva a riva la rete con all’interno centinaia di pesci. Riconosciamo sardine, rombi, ma soprattutto un sacco di meduse che i pescatori, senza troppi problemi, prendono a mani nude e gettano sulla spiaggia. Una volta divisi i pesci per tipologia vendono ai numerosi curiosi il bottino di pesca, il resto popolerà qualche bancarella l’indomani. Tramonto stupendo, doccia calda dal doccino recuperato e ci rimettiamo in marcia verso Sesimbra, paesino affacciato sul mare come il parcheggio nel quale ceniamo (nel Westfalia, ovviamente), passeggiata serale e decidiamo di dormire sulla strada che porta al porto dove sono presenti già altri camper. Sabato 21 Agosto – km 184 (km totali 3434) Il posto scelto per la notte purtroppo si è rivelato troppo chiassoso: sulla strada, che di per se porta solamente al porto ed al Campismo municipal, passano poche auto ma molto veloci e quindi rumorose, e decine di ragazzi la percorrono per tornare al campeggio a qualsiasi ora (alle 5 del mattino c’era ancora caos): chiaramente Sesismbra è una località “in” per la gioventù portoghese, considerando anche la quantità di gente e di locali. Ci svegliamo quindi presto e puntiamo al Cabo Espichel, nonostante la Routard non ne parli particolarmente bene, ma è un peccato che non lo faccia: Il faro domina il mare su un ampio altipiano pieno di passeggiate sterrate. C’è anche un convento dedicato a Santa Maria del Capo, qui apparsa sul dorso di un asino nel 1400. Il convento è abbandonato, le finestre sono murate ma è bellissimo forse proprio per questo, e da un arco a sinistra della chiesta di vede l’azzurro del mare. La prossima destinazione dovrebbe essere Evora, ma non resistiamo al richiamo del mare ed allunghiamo lungo la bellissima N379-I, che tra sali e scendi regala dei panorami mozzafiato sulla costa. Scendiamo anche per un bagno a Portiñho da Arràbida, minuscolo paesino dove sabato e domenica è vietata la discesa alle automobili e si può raggiungere la splendida spiaggia tramite un bus gratuito ma… fantasma, per cui a piedi. Poco oltre c’è Outao, un piccolo capo dove la sabbia forma dei minuscoli isolotti poco distanti da riva. Proseguiamo sempre sulla strada nazionale che si inerpica ora fino a regalare una vista a 360°, da un lato, lontanissima, Lisbona, dall’altro la penisola di Troia, un lungo lembo di sabbia collegato a Setubal mediante un traghetto. Da Setubal prendiamo ora l’autostrada, visto che vogliamo arrivare prima che sia troppo tardi ad Evora. Ci arriviamo con 100km di caldo torrido (42°) alle 16.30, visitiamo la macabra ma sicuramente interessante Capela dos Ossos dove una scritta entrando recita “Non ossos que qui reposamos povos vostros esperamos”, che tradotto dovrebbe voler dire qualcosa del tipo: “Noi ossa che qui riposiamo aspettiamo le vostre”. Toccatina doverosa per poi correre alla Sé che, ahìnoi, chiude già alle 17. A mo’ di cenerentola arriviamo mentre il campanile della Sè stessa sta suonando gli ultimi rintocchi…e con una puntualità non portoghese il custode chiude il pesante portone di ingresso. Pazienza… sicuramente l’interno è molto più brutto dell’esterno, decidiamo tra noi per consolarci. Proseguiamo il giro della città verso la Plaça Geronimo, l’università (purtroppo non visitabile) ed altre chiese. Risaliamo poi verso la piazza accanto alla Sè dove è presente un tempio romano molto ben conservato, ammirando le boutique che propongono comunissimi oggetti come borse, ombrelli, cravatte, sandali tutti realizzati in… sughero! Oggetti tanto curiosi quanto terribili. Indecisi se ripartire per il mare (che già ci manca) o rimanere ad Evora decidiamo di indugiare ad un Pingo Doce, catena di supermercati portoghese, per rimpinguare un po’ la cambusa del Westfalia e ceniamo all’interno della città vecchia sotto la chiesa di San Francisco, dove dormiremo. Domenica 22 Agosto – km 284 (km totali 3718) Al mattino visitiamo finalmente la Sè, visto che oramai è diventata una questione di principio. Saliamo sulla torre, visitiamo il chiostro, la piccola mostra sulla scrittura musicale (che piace molto a Paola) e la cattedrale stessa, nulla di particolare se non che l’organo al suo interno è il più antico d’Europa… e si vede! Ripartiamo ma stavolta evitiamo tassativamente la cara autostrada ed optiamo per alcune stradine gialle (così appaiono sulla cartina) o addirittura bianche, che regalano paesaggi bellissimi attraversando paesini che sarebbe bello conoscere uno ad uno. Così arriviamo alle Lagune di Melides, tappa nemmeno menzionata dalla Routard ma che avevo visto su Google Earth e mi aveva incuriosito. La spiaggia è lunghissima, c’è poco vento ma la cosa più particolare è che essendo l’ingresso della sabbia nel mare molto ripido si formano delle onde molto alte ma cortissime, nelle quali è bellissimo giocare. Passeggiamo sul lungomare per 4 chilometri fino a raggiungere le altre lagune, quelle di St. Andrè, decisamente più belle tant’è che la gente oltre a farci il bagno esce pure col pattìno! Io gioco un po’ con le onde e quindi con l’aquilone mentre Paola si scotta un po’ al sole. Torniamo poi al Westfalia e ripartiamo per il giro delle spiagge. Passiamo da quella di Porto Covo, carina, e quindi per la spiaggia di Odeceixe, decisamente più bella. Quest’ultima è composta da due spiagge che si uniscono con la bassa marea, come ora. Contrariamente a Melides qui la sabbia entra così lievemente in acqua che il mare ritirandosi lascia qualche centinaio di metri di bagnasciuga ideali per correre, giocare a racchettoni o con il surf da bagnasciuga. Sicuramente una spiaggia su cui vale la pena passarci una giornata, ma vogliamo spingerci più in là (anche perché qui il posto per dormire è un po’ troppo lontano dal mare). Non passiamo da Arrifana, probabilmente carina, ma ci dirigiamo alla spiaggia con un’ assurda strada sterrata il cui ultimo tratto è quasi preoccupante, visto la pendenza e la perfida sabbietta. La strada porta al centro della lunghissima e stretta spiaggia di Praja de Vale Figueiros, anch’essa senza dubbio meritevole ma non ci fidiamo a dormire completamente soli in questo posto lontano dalla civiltà, e preferiamo rifare l’impervio sterrato con la luce. Ultima meta della giornata: Carrapateira, o, meglio, la Praja Do Amado, subito dopo il paesino. La strada, questa volta molto più bella, porta ad una spiaggia incantevole dove i camper sono numerosissimi, sembra quasi un campeggio. Vista l’ora le macchine stanno andando via, riusciamo quindi a piazzarci in uno spazio con splendida vista mare. Nonostante il sole sia già tramontato sono molti i surf ancora in acqua. Tempo 5 minuti, forse meno, sono già in muta con bodysurf e pinnette in mano per tuffarmi anch’io in quest’atmosfera bellissima. Pinneggio tra le onde con di fronte a me un mare infuocato dal rosso del tramonto e quando riesco a prendere un’onda e mi giro alla spiaggia fa sfondo una luminosissima luna piena. Prima che sia troppo buio esco a malincuore dall’acqua e torno al Westfalia per una doccia, ormai fredda, ma non importa. Paola nel frattempo sta preparando un’ottima pasta. Ottima scelta visto che alla nostra destra c’è parcheggiato un ragazzo di Bergamo (che parla spagnolo con un divertente accento bergamasco) ed alla nostra sinistra un ragazzo di Montorfano! Lunedì 23 Agosto – km 173 (km totali 3891) L’intera mattinata e più è in spiaggia, anche perché un posto così bello va goduto. Visto che sono le dieci e c’è ancora poca gente ne approfitto per provare finalmente il kiteboard. L’inizio è abbastanza traumatico: il vento fortunatamente non è molto, è però rafficato e non è facile salire sul pattino (come è chiamato in spagnolo) e partire. Paola mi aiuta a vincere l’attrito iniziale delle ruote (che se ferme per un po’ si affossano nel bagnasciuga) ed inizio ad andare. Peccato che il vento non trasversale alla spiaggia ma parallelo (viene da nord) mi consente solo di scendere verso sud e mi costringe a risalire poi la spiaggia a piedi, ma anche così è decisamente divertente ed alla seconda volta che percorro la spiaggia riesco a farlo in un’unica tratta: non male come inizio! Passiamo poi al body-board ed io e Paola senza accorgerci (benedetto sia l’inventore del neoprene) stiamo in acqua quasi un paio d’ore aspettando sempre l’onda successiva, che di certo sarà più bella della precedente. La spiaggia è pienissima di surfisti e soprattutto di allievi surfisti: sono oltre il centinaio, tutti con i surf uguali, che cercano di alzarsi in piedi sulle onde più piccole. Torniamo al Westfalia per docciare noi e l’attrezzatura con la poca acqua rimasta nel serbatoio (già usata ieri sera) ma in qualche modo riusciamo nell’intento. Non abbiamo voglia di solo frutta ed optiamo per un cheeseburger al classico barettino da spiaggia pieno di surfisti ancora con muta in “pausa pranzo”: qui la gente sta in acqua anche diverse ore, come ci ha spiegato il Bergamasco, che abbiamo scoperto essere qui da dieci giorni e venire qui da dieci anni. Ripartiamo anche se ci piange veramente il cuore abbandonare un posto così bello, che da solo meriterebbe una vacanza. Percorriamo una bellissima sterrata che porta all’altra spiaggia di Carrapateira: Bordeira. E’ bellissima anche questa, ha una duna di sabbia al centro sulla quale la gente gioca a rotolare, ma conveniamo che la spiaggia di Amado è molto più suggestiva e… pratica. Scendiamo ora verso il Cabo San Vincente. La costruzione del faro è meno bella di quelle viste precedentemente ma il paesaggio è incredibile: altissime falesie a picco sul mare e su una di queste, vicino a Sagres, c’è una fortezza che visitiamo. I 3€ dell’ingresso non valgono la visita, visto che all’interno non c’è assolutamente nulla se non la possibilità di salire sulle mura. Puntiamo ora su Faro, saltando anche la meta di Albufeira, da tutti descritta come la rimini Portoghese. A Faro andiamo direttamente all’ Ilha de Faro, una sottilissima e lunga isola di sabbia percorsa da una sola strada e con da un lato la spiaggia verso l’oceano e dall’altro quella verso le lagune interne. Teoricamente l’isola intera è vietata ai Camper, ma non al Westfalia col quale la percorriamo in lungo e in largo, anche se questa seconda dimesione occupa poche decine di metri. Ci fermiamo alla fine nella piazza principale, dove ci sono docce (per di più protette dal vento con vetri) e bagni. E’ esattamente l’ora del tramonto e di cena. Martedì 24 Agosto – km 439 (km totali 4330) Oggi lasceremo il Portogallo: dobbiamo fare un po’ di chilometri per portarci fino a Cadice. Attraversiamo velocemente la città di Faro senza scendere dal Westfalia e con strade statali, per goderci un po’ di costa, arriviamo fino a Tavira. L’obiettivo è la spiaggia dell’isola di sabbia di fronte alla città. Lunghissima e stretta è veramente un isola, accessibile da un lato con un ponte galleggiante ed un trenino che porta fino alla spiaggia, dall’altro lato con dei battellini che di continuo traghettano la gente dalla costa all’isola. Optiamo per la prima delle due soluzioni, ed arriviamo dal lato occidentale dell’isola, dove è anche presente il cimitero delle ancore, cioè decine di ancore ammiragliato disposte ordinatamente. La spiaggia è bella, il mare è finalmente caldo (il bollettino meteo dove sono anche esposti gli orari delle maree indica una temperatura dell’acqua di 24 gradi) e finalmente ci godiamo un po’ di mare senza troppo vento e senza onde: effettivamente oggi sembra proprio di essere sul Mediterraneo. Faccio una lunghissima passeggiata fin quasi l’estremità orientale dell’isola su un bagnasciuga di mille conchiglie dalle varie forme e colori. Ripartendo vediamo il ponte romano a sette arcate nella città di Tavira e sempre via statali cerchiamo di uscire dal Portogallo (sigh sigh), così facendo giriamo a lungo in Villa Real di Sant’Antonio per accorgerci che per attraversare l’enorme fiume che fa da confine con al Spagna c’è un unico enorme ponte ed è quello dell’autostrada, per cui ci dirigiamo verso nord e con questo usciamo dal Portogallo. Qui finisce la vacanza Portoghese, ma inizia il “viaggio che fa parte della vacanza”, anche se i quasi tremila chilometri che ci aspettano un po’ spaventano. Puntiamo a Cadice, anche se la strada costringe ad arrivare fino a Siviglia e tornare indietro (sopra Cadiz esiste una vastissima zona lagunare senza nessuna strada costiera). Arriviamo nel tardo pomeriggio, in tempo per un bagno sulla lunghissima ed affollatissima spiaggia della città (già ci mancano le spiagge portoghesi). Decidiamo di uscire per una…pizza. Ebbene si, siamo italiani e è da quasi 20 giorni che non mangiamo una pizza, ma ovviamente pecchiamo di ingenuità, visto che di pizzerie nel bellissimo Casco Vieho nemmeno l’ombra. Oramai siamo fuori per cui optiamo per una tipica cena a base di tapas: non è la pizza desiderata ma ce la facciamo piacere. Giriamo poi per la città dove sono evidenti gli influssi arabi: nei giardini, nel Teatro. Non siamo tranquilli nel rimanere qui a dormire anche perché non abbiamo visto posti convincenti, per cui decidiamo di ripartire dopocena (e ci rendiamo conto che è la prima volta in tutta la vacanza che guidiamo dopo il tramonto) per raggiungere Capo Trafalgar (quello della famosa battaglia), giusto per non farci mancare nemmeno i principali capi atlantici spagnoli. Arriviamo seguendo… la luce del faro, visto che le indicazioni sono poche e malfatte. Nella via che conduce al faro, nonostante siano ormai quasi le due di notte, è pienissimo di fattoni D.O.C., tutti rigorosamente col cane al seguito (uno di questi lo abbiamo ribattezzato cane sogliola, visto che si mimetizzava sdraiato con muso basso sulla sabbia e quasi lo investivo facendo manovra). Sarà la gente, saranno questi localini ma il posto è veramente strano. La luna piena ed il riflesso sulle alte dune di sabbia ci invitano a proseguire a piedi (visto che in auto non si può) sulla strada che conduce al faro. Giriamo il promontorio ed il chiar di luna lascia intravedere bellissime spiagge di sabbia, sia a nord che a sud del faro. Torniamo al Westfalia ma ancora dai locali proviene musica ad alto volume, proseguiamo quindi sulla strada e dopo pochi chilometri troviamo un parcheggio con alcuni camper e pulmini al quale aggiungiamo il nostro. Mercoledì 25 Agosto – km 65 (km totali 4395) Proseguiamo sulla strada arrivando a Barbate (la strada attraversa il verde parco) e scendiamo per ricongiungerci alla strada statale (quella rossa, per intenderci) attraversando un enorme parco eolico, in cui armoniosamente girano senza sosta diverse centinaia di mulini. Attraversandoli arriviamo a Tarifa. Arrivando da nord osserviamo la lunga spiaggia principale (Valdevaqueros) ma proseguiamo fino al centro della città. Andiamo subito al promontorio dell’Ilha de Tarifa, che simbolicamente divide l’Oceano Atlantico da Mare Mediterraneo, cosa peraltro ricordata da due enormi cartelli, uno per lato. Visitiamo la fortezza riconquistata ai Mori nel 1200 da Sancez qualcosa, eroe cittadino di cui si trovano statue in ogni piazza. Il vento è fortissimo, alza la sabbia ed essendo da levante rende la parte mediterranea molto più mossa di quella atlantica. Continuiamo il giro della città vecchia, del mercato arabo e scattiamo qualche foto alla porta di ingresso alla città. Una veloce spesa per prendere gli ingredienti del prossimo super-piatto di Paola, che stasera preparerà peperonata e pollo al curry accompagnati da riso basmati: con piatti così è chiaro che è rarissimo uscire a cena al ristorante, anche se a fine serata mimiamo la richiesta della cuenta per risponderci “zero”! Andiamo in uno dei tanti parcheggi a pagamento sulla spiaggia. Ci chiedono 1€, obolo che sborsiamo volentieri. La spiaggia è ventosissima, il vento, almeno 25 nodi, solleva di continuo la sabbia e non basta per ripararsi dal vento il muretto in pietra che erigo sfruttando, come fanno altri, i numerosi sassi piatti ai bordi della spiaggia. Beh, almeno ne approfitto per giocare un po’ con l’aquilone mentre Paola prende ancora un po’ di sole. La solita passeggia sul bagnasciuga oggi è particolarmente divertente: ci sono numerosissimi kitesurf e numerosissime scuole, ed mi piace soffermarmi a guardare i meno esperti che si cimentano in questo sport molto ostico quando si è alla prime armi. Il sole è ancora alto (ora spagnola) per cui ci docciamo ed andiamo velocemente in centro per un giro nei negozietti dei surfisti, che come sempre hanno cose bellissime ma a prezzi proibitivi. L’unico acquisto che riesco a fare è un portachiavi con il classico pulmino con surf. Torniamo in spiaggia per il tramonto: oggi il sole è più grande che mai, ed è l’ultima volta che lo vedremo tuffarsi nel mare. Prepariamo la super-cena con vista mare al tramonto mentre da dietro la montagna sorge un’enorme luna…piena, ma come è possibile? Sono oramai tre giorni che la luna è piena! Stranezze atlantiche. Giovedì 26 Agosto – km 1035 (km totali 5430) Nonostante il lungo viaggio che ci aspetta facciamo tappa a Gibilterra: così aggiungiamo l’Inghilterra alle nazioni visitate…peeee! L’accesso alla città è noioso: la dogana crea una lunga coda che si risolve nel solito finto cenno di via libera delle guardie doganali di ambo le nazioni. Appena passata la dogana c’è la coda… dell’aeroporto! Gibilterra è infatti un promontorio montuoso legato a terra da uno stretto passaggio, unica parte pianeggiante. L’aeroporto, probabilmente necessario per rendersi indipendenti dalla Spagna, non poteva che essere messo qui, ecco il perchè di questo strano passaggio a livello per cui al semaforo rosso e sbarre abbassate ci si ferma per far passare gli aerei. Gibilterra in se non è nulla di eccezionale: un bel parco botanico (con all’interno un piccolo zoo), la Punta de Europa, oggi devastata da lavori in corso, e l’Upper Rock con le scimmie in libertà, che però non visitiamo. Per il resto c’è un centro turistico pieno di negozi tipici da paese “tax free”: profumi, alcolici, elettronica di consumo. Ne approfittiamo per fare gasolio: il prezzo è basso (0.990€) ma non troviamo gli 0,8€ pubblicizzati dal Bergamasco ad Amado, che probabilmente sotto l’effetto di stupefacenti ha confuso la sterlina con l’euro. L’unica particolarità è sentire le persone parlare inglese, vedere le caratteristiche cabine telefoniche di colore rosso e respirare in generale un’ aria completamente diversa da quella della vicina Spagna. Ripartiamo nel primo pomeriggio: un’altra ora di coda in uscita dalla dogana per iniziare quello che chiamiamo “la chilometrata”. Abbiamo infatti deciso di raggiungere Nizza il prima possibile per poi concederci un giorno di totale relax in Costa Azzurra. Risaliamo quindi verso Malaga, poi ci addentriamo verso Granada attraversando la Sierra Nevada ed il suo torrido clima (42°), che preoccupa non poco visto che l’irta ed intereminabile salita che porta a 1300 metri porta la temperatura dell’acqua del motore a livelli mai visti, tant’è che improvvisamente parte una seconda ventola che in tanti anni mai avevo udito. Torniamo lungo la costa all’altezza di Alicante, per risalire fino a Valencia, anzi, non paghi ci spingiamo a Peninscola, paesino carino a Nord di Valencia nel quale arriviamo oramai a notte inoltrata. Spengo il Westfalia dopo avere percorso praticamente senza sosta 1035km, aiutato però dalla visione di diversi film: Nemo, Una notte al museo 2, il bellissimo Happy Family (l’ultimo film di Salvatores che non avevo ancora visto) e…Fantozzi, che personalmente detesto, ma doveva servire per tenerci svegli nell’ultima tirata ridendo un po’. Peccato che anche il film scelto, Fantozzi va in Pensione, è terribilmente lento e… triste, per cui non riesce nell’intento originale. Venerdì 27 Agosto – km 960 (km totali 6390) Ci svegliamo con calma e giriamo velocemente in Westfalia le vie di un paesino che appare carino: una parte vecchia arroccata con tanto di mura e castello ed una lunga spiaggia di sabbia. Partiamo però immediatamente per la seconda chilometrata: 960km nei quali velocemente scorrono Barcellona, Figueires, Monpellier. Evitiamo Nimes: un “buchon” segnalato dai pannelli autostradali mi fa propendere per abbandonare l’autostrada ed attraversare la Camargue con alle spalle un tramonto esagerato. Arriviamo in tarda serata nel porto di Beaulieu Sur Mer, posto più volte collaudato, per una tranquillissima notte nel parcheggio del porto (di giorno però a pagamento) Sabato 28 Agosto – km 28 (km totali 6418) La scelta della doppia mazzata chilometrica per guadagnare un giorno di riposo oggi è appagante: ci svegliamo con calma con l’obiettivo di fare… niente. Finalmente!!! Ci raggiungono sulla spiaggia di Beaulieu gli zii Nanni ed Alice e passiamo un po’ di tempo con loro sulla spiaggia (ci hanno anche preparato i panini per il pranzo). Nel tardo pomeriggio ci spostiamo a Nizza, che Nizza non è se non gusto la Socca, piatto tipico molto simile alla Cecinata. Passeggiata per la Vieux Nice e cena con gli zii in un ristorante del porto. Decidiamo poi di tornare sulla Promenade des Anglais visto che stasera c’è la Prom-Party! Fuochi d’aritificio e numerosi palchi (una decina in tutto) disposti ogni 500mt per non darsi fastidio, su cui altrettanti gruppi suonano diversi generi musicali. Ci sorprende come sia stato possibile costruire ed attrezzare con service audio e luci (con tanto di americane) tutti questi palchi in così poco tempo, visto che alle 19 la promenade era transitabile e alle 20 già i gruppi suonavano. Il mistero si risolve a fine serata: rimossa una botola sul palco compare un volante, col quale tutti i 10 palchi, motorizzati ed autonomi grazie ad un silenzioso generatore di corrente, ripartono uno dietro l’altro mentre qualcuno ancora suona. Geniale. Torniamo a Beaulieu per l’ultima notte della vacanza. Domenica 29 Agosto – km 380 (km totali 6798) Ci svegliamo con calma, ultimo bagno e partiamo. Non abbiamo visto telegiornali italiani, ma essendo la domenica dell’ultimo weekend di agosto dovrebbe essere bollino nero, è per questo che ci mettiamo in marcia nel giorno peggiore all’ora peggiore, è oramai appurato da anni di esperienza che la partenza più intelligente è quella in pieno bollino nero: non troviamo coda né a Savona, posto classico, nè al casello di Milano, dove il traffico è addirittura meno del solito. Meglio così, arriviamo al “nostro” autolavaggio per una pulizia generale del mezzo (dopo 3 settimane di sabbia ne ha assolutamente bisogno) e quindi ad Erba alle 19 di sera, dopo esattamente 6798 kilometri di viaggio. Un po’ di numeri Spesa totale 1500€ Campeggio 1285€ Carburante 1640€ Musei 1150€ Pedaggi 1230€