Portogallo di Francia e Spagna in auto
La destinazione era nata dall’intenzione di provare l’esperienza del camper. Svanita questa evenienza, per impossibilità di reperire un camper in noleggio che facesse al caso nostro, per il periodo che ci interessava, abbiamo scelto la nostra auto, alimentata a gpl e benzina.
In fondo al racconto ci sono i dettagli dei costi sostenuti per carburante, autostrade, hotels.
L’itinerario che avevamo previsto era il seguente: Italia (Reggio Calabria) – Carcassonne (F) – Lourdes (F) – Bilbao (E) – Porto (P) – Lisbona (P) – Albufera (P) – Siviglia (E) – Cordova (E). Di quanto sopra abbiamo tralasciato Albufera e tutto l’Algarve. Tre/quattro giorni non sarebbero stati sufficienti per assaporare quei luoghi che, passando, abbiamo intuito meritano un viaggio a parte.
Partiamo l’8 agosto, in mattinata e la sera arriviamo a Massarosa (LU) dove avevamo previsto il pernottamento, visti i primi 1040 km di distanza. Arriviamo alle 23 invece che alle 21, come previsto. Il motivo? Quella meraviglia della A3 Salerno-Reggio Calabria con bollino nero, che anche senza bollini è una tragedia. Siamo costretti dalla segnaletica a fare una strada alternativa per una “manovra di alleggerimento”. Chi o cosa avranno allegerito? E’ stata un’esperienza in condizioni disumane, vergognosa. (Già provata anche lo scorso anno: 10 ore per raggiungere Napoli). Già a Villa San Giovanni in corsia sud, la coda era di chilometri. Ponte si? Ponte no? Ma non sarebbe, intanto, utile che i lavori pubblici proseguissero speditamente o iniziassero per ampliare una rete stradale che è rimasta al traffico di auto degli anni ’60? Salvo il fatto che il numero dei mezzi è cresciuto in maniera esponenziale. E poi capita che ci ritroviamo ridicolmente imbottigliati, come topi, con la Protezione Civile che ci porta l’acqua… Comunque arriviamo a Massarosa, all’hotel Marnie (vedi scheda), vicino l’autostrada; una sola stellina, ma splendente. La signora che ci ha ospitato è molto garbata e gentile.
La mattina dopo ripartiamo e in serata, h 19 circa, arriviamo a Carcassonne (F) 09 ago’09 – una notte e prendiamo possesso della camera prenotata all’Etap. Gli hotels Etap della catena Accor, l’ho detto in altri racconti, sono veramente unici. Essenziali, geniali, comodi perché spesso si trovano in punti strategici. Sono circa 300 in Francia, ma ce ne sono anche in Spagna, Germania, Austria, Regno Unito… www.Etaphotel.Com. (vedi nota) Fatto il check-in decidiamo di visitare subito la cittadina medievale. L’arietta è bella frizzante, ma entro breve diventa proprio fredda: 19° C. Saliamo alla Citè. E’ un borgo medievale, restaurato, anche se in alcune parti in modo un po’ pesante. E’ consigliabile prima di entrarvi, fare un giro delle Lices, cioè lo spazio fra le due cinte murarie, torri con tetti a cono… ti aspetti di incontrare Guglielmo da Baskerville… Poi siamo arrivati al centro. C’è il solito carosello di ristoranti, souvenirs, negozi e l’atmosfera medievale svanisce. Carcassone è stato un centro che, per la posizione in cui si trova, ha visto conflitti sanguinosi. I Catari qui cercarono rifugio nell’XI sec. Dalla persecuzione dell’Inquisizione che li considerava eretici. Girando per il centro cerchiamo un posto dove cenare, ma erano le 22 passate e ci eravamo scordati che da quelle parti dopo le 21,30 le cucine di molti locali chiudono. Troviamo un bar ristorante, “Le menestrel” place Marcou, La cité, all’angolo di una piazzetta frequentata da vari artisti. Abbiamo speso € 35,60 per 3 piatti (carne e patatine, insalatona con roquefort, ½ melone e prosciutto crudo di montagna, 2 birre. Le porzioni erano abbondanti. Facciamo la strada verso l’Etap che è oltre mezzanotte.
Lourdes Il giorno appresso, colazione e via. Lourdes è di strada, a due ore e mezzo. Arriviamo nel paese più famoso dei Pirenei. Sembra Rimini. Ci sono più hotels che case. Un vivamaria (!) di negozi di souvenirs… Un megamercato del ricordino. La grande basilica, sinceramente, non mi ha particolarmente interessato, esteticamente parlando. Nei pressi della grotta migliaia di persone raccolte in preghiera, tanto composte che sembrava non ci fosse nessuno. Dopo circa tre ore ripartiamo Verso Bilbao. Dal 10 al 13 ago ‘09. Arriviamo alle porte di Bilbao e siamo accolti da un posto di blocco della Guardia Civil, con massicci poliziotti armatissimi e dai volti incattiviti. Avevano creato una specie di imbuto sulle corsie autostradali strngendo la carreggiata con le loro camionette blindate. Imbracciavano potenti armi da fuoco, che per noi non sono state un bel vedere; alcuni avevano in mano delle catene con grossi chiodi a tre punte, pronti a lanciare in caso di necessità, per forare i pneumatici di auto in corsa. Un po’ surreale…Sembrava un film. Nei giorni precedenti c’erano stati attentati a Burgos e a Palma di Maiorca da parte dell’Eta, organizzazione terroristica di separatisti baschi. Abbiamo, in seguito, forse capito l’identità basca, che non è certo basata sulla violenza. E’ una cultura profondamente radicata, la più antica d’Europa. L’Euskara, il linguaggio basco, è solo la parte manifesta di un antico processo di appartenenza dei popoli baschi ad una specifica comunità, in cui si sono formate leggi e usi comuni.
Raggiungiamo il nostro hotel, il Carlton (vedi nota), sulla grande Plaça Federico Moyua. Posiamo i bagagli e riusciamo, stanchi, per la cena. Giungiamo a piedi, alla via accanto all’hotel, via Don Diego Lopez de Haro (il fondatore della città); ci fermiamo al primo ristorante incontrato, l’Ercilla, dell’omonimo hotel****. Tre piatti: una zuppa di pesce, un secondo di pesce,un altro secondo di pesce, una birra € 51,75. La sera faceva freddino e una felpa, un giubotto di jeans sono piacevoli, quando non indispensabili. Il giorno appresso andiamo a visitare il museo Guggenheim di arte contemporanea. Ingresso € 13/pax compresa audioguida. (Orario: chiuso lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio; da martedì a domenica h 10 – 20; 24 e 31 dicembre chiusura alle 17. La biglietteria chiude mezz’ora prima della chiusura).
Il museo di Bilbao, insieme a Guggenheim di New York e la Peggy Guggenheim Collection di Venezia custodiscono una raccolta di opere fra le più interessanti di arte moderna e contemporanea. Il Guggenheim di Bilbao espone una collezione privata della fondazione Fondazione Solomon R. Guggenheim oltre ad altre opere ed installazioni. Indubbiamente la struttura di questo museo è la prima opera d’arte da ammirare, dell’architetto Frank O. Gehry. E’ spettacolare. 24.000 mq di cui 10.000 di sale espositive, dalle forme arrotondate, sinuose; è enorme e vuol somigliare ad una nave, in omaggio alla città. L’esterno è rivestito con lastre di titanio che brillano alla luce e si rispecchia sulle acque del fiume Nervión. La sua realizzazione è stata oggetto di aspre critiche perché sono stati impiegati cospicui capitali delle casse della cultura del governo basco. Ma le polemiche si sono affievolite grazie al grande successo ottenuto a livello mondiale, divenendo un’importante attrazione turistica. La città è oggetto di un grande progetto di ristrutturazione urbanistica; per la realizzazione della metropolitana, aperta nel ’95 (che usa solo energia rinnovabile) è stato chiesto l’intervento di Norman Foster. La struttura è in acciaio cemento e cristallo. Particolari sono gli accessi, anche questi in cristallo.
Arriviamo e all’ingresso del museo ci accoglie Puppy, il gigantesco cagnolone di fiori di Jeff Koons. Fiori belli freschi che vengono annaffiati con un un sistema posto all’interno della… scultura? installazione? monumento? Comunque sia suscita simpatia.. E Arianna se ne è innamorata. Non potendo portarcelo a casa s’è accontentata di un book fotografico e di una maglietta che ha poi reclamato ogni mattina per andare a fare colazione… All’ingresso del museo la fila lunga quasi un centinaio di metri ci stava scoraggiando. Ma è bastato un quarto d’ora per potervi accedere. Entrare al Guggenheim è entrare “dentro” un’opera d’arte e stupirsi ad ogni prospettiva.
Tre livelli di edificio; al primo ci accolgono automobili bianche, sospese, illuminate come enormi lampadari, poi “Snake”, l’ormai celebre serpente di metallo lungo 31 metri e alto 4, posto nella sala espositiva più grande del mondo (130 mt di lunghezza). Fuori l’enorme ragno di bronzo e acciaio “Maman”, un mazzo di tulipani giganti colorati, di acciaio cromato, dello stesso autore di “Puppy”, morbidamente adagiati a terra…Insomma ci è piaciuto molto. Molto meno l’aria condizionata con la tempertura così bassa (come accade in molti posti pubblici), visto che la temperatura esterna di giorno era di circa 20-21 gradi l’11 agosto. Ristorante del Guggenheim: specialità il riso con calamaretti cotti nel loro inchiostro… Facciamo un giro per la città fino alla sera, compresa una passeggiata al Parque de Doña Casilda, giardino botanico in stile inglese, con fontane, sculture… Beh, giusto un giretto, non abbiamo calpestato proprio tutti suoi 85.200 metri quadrati… Decidiamo per una pizza in una pizzeria vicino il Guggenheim, molto frequentata. “La foca nicanora”, http://www.Lafocanicanora.Com/english.Html c’è parso un franchising…Una così detta “pizza per due” da € 14,50 a € 19,00, in realtà ha le dimensioni di una pizza italiana normale, ma dalla consistenza gommosa. Deludente. Per consolarci andiamo per Bilbao di notte. Sul Nervión brilla il ponte Zubizuri, in basco “ponte bianco”, dallo stile inconfondibile di acciaio e vetro, di Santiago Calatrava.
Secondo giorno al Casco Viejo o “Las sietes calles”, il nucleo antico di Bilbao, in movimento giorno e notte. Mettiamo la macchina al parcheggio sotterraneo dove ci resterà dalle 12,00 alle 20,00 per 8,85 €.
Notiamo fermento: si stavano allestendo dei grandi stands, per i quali uomini e donne si prodigavano con decorazioni, dipinti, scritte…Era la preparazione alla fiesta della “semana grande”, quella del romanzo di Hemingway. La settimana dopo ferragosto è di musica, rumore, cibo, birra…Noi siamo andati via prima di questa esplosione…Peccato.
Il Casco Viejo è pieno di negozi e ristoranti, tapas bar…Ho notato il gran numero di centri estetici e parrucchieri, frequentatissimi…In giro si vedevano signore e signorine con capelli variamente colorati: blu, rosso fuoco, verdi…Forse le prove per la semana grande… In giro per il Casco Viejo arriviamo nella Plaza Nueva, un grande patio pieno di gente, negozietti, bar. La zona è wi-fi. E’ l’ora della siesta e cerchiamo un posto dove pranzare. Ci accorgiamo che Arianna ha perso una scarpa ma a quell’ora tutti i negozi sono “serradi e non aprono prima delle 16,30. Intanto proviamo un ristorante, tra i tanti.”Bar Kasco” Calle Santa Maria, 16. Ci sono le lasagne per Arianna…Per un piatto di lasagne, una ricca insalatona di patate, un secondo di carne e patate, un pescado (pesce fritto), 1 fetta di anguria, un dessert, buonissimo! di formaggio fresco con una fetta di cotognata, abbinamento tipico più della Navarra che dei baschi, a me è piaciuto molto. Totale € 21,80. Adesso possiamo andare acercare le scarpine perché Arianna appena si sveglierà vorrà camminare…E le troviamo, rosse, per far infuriare i tori… Ci allontaniamo dal Casco Viejo per andare a visitare la Basilica di Begoña, chiesa gotica del XVI secolo posta sulla collina, ma arriviamo tardi, proprio mentre stavano chiudendo! Gli orari 8 -13 /15 – 20,30 (21,00 dom e festivi). Non potremo visitarla perché il giorno appresso si parte.
In viaggio per Porto (P) dal 13 al 16 ago ’09.
Sono circa 700 km da percorrere. Dopo 4 ore ci fermiamo per il pranzo. Accanto ad un’area di servizio, fra Leon e Benavente, c’è un ristorante “La vega de Don Pedro”, dove paghiamo € 20,40 per mangiare, bene, un secondo di carne, un piatto unico impropriamente chiamato insalata, una zuppa di legumi per Arianna, che finalmente ha un po’ mangiato, una bottiglia di acqua grande. E ripartiamo. Arriviamo a Porto tardi, il fuso orario è un’ora in più.
Ceniamo in albergo, l’hotel HF Tuela Porto (vedi scheda), € 48 per le lasagne di Arianna, un secondo di carne un’insalata e due bicchieri di birra “Abadia” rosa, buonissima. Parcheggiamo sulle striscie di fronte all’hotel con parchimetro € 0,50/l’ora, gratis sabato, domenica e festivi. Nei pressi di tutti i parcheggi che abbiamo utilizzato in Portogallo c’è sempre un posteggiatore abusivo che ti indica il posto libero. Arianna non sta bene e neanch’io: la notte passata, a Bilbao, ha fatto freddino e abbimo preso un raffreddore, ma lei qualche decimo di febbre. Un po’di timore…Chiamiamo il pediatra in Italia e con l’antipiretico tutto si risolve. Io resto rimbambita per tre giorni.
La mattina appresso iniziamo la conoscenza della seconda città del Portogallo. Se andate in Portogallo non omettete di visitare Porto. Colpiscono il suo traffico pazzoide al centro, la segnaletica carente, la chimera del parcheggio, il costante grido dei gabbiani notte e giorno, i quartieri profondamente degradati accanto a zone a forte impatto turistico. Ma affascina. Ci sono tocchi di cambiamento, di modernità. Lo sviluppo sembra in ritardo rispetto ad altre grandi città, ma Porto sa sfruttare bene il turismo, comunque ci prova con dedizione e si attrezza in diversi modi. Con accoglienza calorosa delle persone, con la pianificazione da parte dell’amministrazione che ha predisposto delle piccole guide, che si trovano presso gli uffici del turismo (€1), con diversi itinerari artistici e culturali (barocco, medievale, azulejos ecc).
Andiamo nella città alta, in rua Carmelitas, 144. C’è una libreria. La libreria “Lello & Irmão” è in un palazzetto dalla facciata bianca. E’ un piccolo gioiello, la più bella al mondo. Aperta da lun a ven dalle 10 alle 19,30, sab alle 19, chiuso dom e festivi. Risale al 1904 la scala di legno pregiato più originale che ho mai visto, a forma di un grande otto. Sembra una scala di una nave antica. Il tetto un capolavoro di ebanisti, le belle mensole scolpite cariche di libri. Al secondo piano si può bere qualcosa leggendo un libro. E’ strano vedere tanta gente che si affolla all’ingresso per entrare, con discrezione, in un negozio non solo per cercare un prodotto, ma per guardarne le attrattive. E’ come se lasciassi libero l’ingresso di casa mia per far vedere a tutti, gratis, che so… un disegno di Michelangelo in una parete… Qui potete fare il download per vedere delle bellissime foto (che non ho fatto io): http://www.Educazione.Unipd.It/gribs/index.Php?option=com_remository&Itemid=248&func=startdown&id=1 Usciamo e continuiamo a girare, rigorosamente a piedi. Percorriamo tutta la rua das Carmelitas, avenida dos Aliados la via principale della zona alta, fino alla grande Praça da Liberdade, sulla quale c’è una installazione artistica: tanti manichini colorati, a misura d’uomo, per tutta la grande piazza. Il resto, il caos , la gente di porto e i turisti, tutto sembrava una cartolina di trent’anni fa, ma nuova: non esisteva, almeno lì, un negozio in franchising! Tutti gli esercizi commerciali erano uno diverso dall’altro, bellissimi i negozi di biancheria, telerie, in legno, stile coloniale, con gli addetti che ti vengono incontro con cortesia e sono capaci di mettere al soqquadro il negozio per trovare la cosa che cerchi. Ci è capitato quando cercavamo una copertina leggera, da passeggio, per Arianna, che abbiamo effettivamente trovato. Info temperatura: siamo ad agosto e di giorno fa caldo 28°, soprattutto se si gira a piedi, ma la sera 18-19°. Ergo: equipaggiatevi.
Andiamo fino alla Stazione São Bento; la sua particolarità è di essere interamente rivestita di azulejos che raffigurano momenti di storia del Portogallo. Continuiamo per raggiungere la cattedrale Sé. Prima ci fermiamo presso un’agenzia turistica e dopo aver chiesto informazioni, acquistiamo un voucher per la passeggiata in battello, di un’ora, sul fiume Douro, che passa sotto 5 dei 6 ponti. € 10 a persona (gratis Arianna).
Arriviamo alla Cattedrale alle 12,30 ed è ora di chiusura. Orari 8,45 -12,30/14,30 -18. Decidiamo che è ora di pranzo e poiché non ce la sentiamo di andare ancora in giro, ci fermiamo presso bar di fronte la cattedrale il “Cave Globo”. L’impressione non è stata proprio buona…Ordiniamo il bacalhau (pescado, che arriva con insalata, riso e patate), 1 acqua grande, una birra, 1 the freddo, porzioni abbondanti. Dobbiamo ricrederci: era tutto saporito, anche il bacalhau che io non amo.Totale € 8,20! Ci avviciniamo alla chiesa ma è ancora presto. Accanto ci sono dei trenini per il tour della città.
Andiamo a guardare il panorama dalla piazza della chiesa e buttando lo sguardo dall’affaccio, proprio giù c’è una fontana con una grande vasca quadrata dove delle ragazzine, vestite, si tuffano. Di fronte a questa fontana ci sono delle abitazioni veramente disastrate ed alcune persone stanno sedute a terra, sugli usci, altri ragazzini, maschi e femmine, scalzi sull’asfalto, raggiungevano la vasca per tuffarsi. Il lato di molte di queste case, alte di solito tre piani, è coperto con lamiere ondulate e puntellate con travi di legno o ferro, per evitare crolli. Sembrava una bidoville.
Entriamo (gratis) finalmente nella cattedrale ma non è un gran che. Ha l’aspetto di una fortezza e dentro è una mescolanza di stili. Il chiostro è più interessante (€3).
Ritorniamo alla macchina, nei pressi della libreria.
Decidiamo di fare un giro alla foce del fiume Douro fino alle rive dell’Oceano. La Routard dice che si può raggiungere con il tram n.1, poi 1 barrato e tornare con il bus 500.
Percorriamo tutta l’avenida do Brasil che costeggia l’Oceano. Qui è un’altra storia. La spiaggia è enorme, degna di quel mare. L’oceano non si può chiamare mare, è una definizione strettina. L’Oceano è oceano. C’era molta gente, fra lidi e spiagge libere. Forse è difficile vedere la calca su quegli arenili così grandi. Sulla strada negozi ultra chic, di abbigliamento, arredamento, hotel, ristoranti, ville. E poi il vento. Non era né forte, né fastidioso, era fresco, 24°, per noi soliti ad essere bombardati dallo scirocco! Arrivati alla fine dell’avenida, al Castelo do Queijo, c’è una grande rotatoria, Praça de Gonçalve Zarco, sovrastata da una enorme nassa rossa dal diametro di una cinquantina di metri, che copriva tutta l’area della rotatoria; forse per catturare i calamari giganti di Jules Verne! Da questa praça, parte l’avenida Boavista che giunge, dritta, al centro della città alta.
Torniamo in albergo, belli stanchi, e ci facciamo indicare dall’addetta alla reception un ristorante nelle vicinanze. Ci propone “Capanegra” (locale era affollatissimo) per consumare una cosa, per me immangiabile, detta “francesiña”. La “francesiña” è il piatto caratteristico della città ed è composto da due fette di pan carrè molto alte, il doppio delle solite, con dentro una fetta di carne, del prosciutto e un pezzo di salsiccia, il tutto glassato da una colata di formaggio fuso in una salsa rosata di pomodoro leggermente piccante. Domenico è stato stregato. Io ancora mi sento male solo al pensiero. Insomma, ho mangiato solo patate. La prelibatezza costa circa 8/9 euro e scopro che è proprio diffusa. Il giorno appresso Domenico decide che la vita senza il Tomtom può essere difficile. O meglio c’era, ma era sul cellulare, scomodo. Andiamo presso un centro commerciale dove c’è Mediaworld, lì detto Mediamarkt, stesso logo, per rimediare alla mancanza terribile. Il centro commerciale “Gran Plaza Porto Loja”, rua Fernandes Tomàs, 205, è vicino la rua santa Catarina, via dello shopping di Porto. Dopo l’acquisto (per la cronaca Tomtom classic XL € 179, con mappe europa) andiamo a mangiare, nello stesso centro commerciale, alla “Real Churrasqueria Portuguesa”, un posto adatto me: tutto è cucinato alla piastra. Sarà che era agosto, ma niente a che vedere con la folla dei nostri centri commerciali. Mangiamo, bene, due piatti uno di carne l’altro di pollo con riso e cruditè, bibite e caffè € 12,40. E noto, in seguito, che ci sono in giro molte charrasquerie.
Il pomeriggio: visita al “Palacio da Bolsa” + Visita Cantine Sandeman, dove producono il vino Porto. Il biglietto cumulativo per le due visite € 7 (il prezzo della visita da Sandeman è rimborsato col primo acquisto).
Il Palacio da Bolsa, in Plaça Infante D. Henrique 9 -12,30, 14 -17,30 da aprile a ottobre aperta fino alle 19. Visita guidata € 5. E’ il monumeto più visitato di Porto, sede della borsa prima che venisse sposata a Lisbona. Il clou è il salone arabo, ricco di decori, per il quale sono stati impiegati 18 anni per la sua ultimazione. Le visite si svolgono solo ad orari stabiliti. A Porto non dimenticate di visitare le cantine.Le cantine del vino Porto si trovano a Vila Nova de Gaia, sull’altra riva del fiume; si possono anche raggiungere attraversando a piedi il ponte, a due livelli D. Louis (di un allievo di Eiffel, Thèophile Seyring) dal quartiere della Ribeira. Lì le cantine sono una accanto all’altra: Ramos Pinto, Sandeman, Taylor’s, Ferreira, Graham’s, Calèm… In molte la visita è gratuita. Da sapere che i taxi per portare a Vila Nova de Gaia non applicano il tassametro. Purtroppo abbiamo potuto visitare solo le Sandeman seguendo una visita guidata in lingua spagnola. Segue degustazione di due varietà di Porto. Non sono una intenditrice, ma mi piace gustare il vino. Questo vino liquoroso, fatto con le uve dei vigneti dell’alto Douro, è delizioso e non potevo non portarne un po’ a casa! Sull’acqua galleggiano, ormai in pensione, dei rabelos, ossia le barche a vela quadrata che un tempo servivano per trasportare il vino. E’ un luogo pieno di locali. Verso le 18.00 raggiungiamo l’imbarcadero “Douro a cima” per il tour in battello. L’aria si fa fresca per poi diventare proprio fredda. Restiamo, infatti, al coperto nell’imbarcazione. Sinceramente non ci ha particolarmente affascinati; sarà stato il freddo? Ceniamo in un locale sulla Ribeira. C’è da dire che lì i prezzi diventano da turisti spendaccioni e quasi raddoppiano, in alcuni casi, rispetto ai locali al centro della città. Scegliamo “Meia cave” in una salitina di fronte l’imbarco “Duroacima”. Per una francesiña, una sopa (zuppa) per Arianna, del pesce (bacalhau) per me, due birre e due dessert € 28,35. La Ribeira e Vila Nova de Gaia sono la parte più romantica di Porto (anche se Vila Nova de Gaia non fa proprio parte della città di Porto…): la sera diventa una cartolina, con le luci dei locali, dei porti illuminati, delle insegne delle cantine, dei riflessi sull’acqua e gli immancabili gabbiani. Lisbona dal 16 al 19 ago ’09. Penso che Lisbona sarà bella e godibile in primavera inoltrata. Ho letto da qualche parte che Lisbona è “una città da sentire e da vivere, più che da raccontare”. Sono d’accordo. Per conoscerla Lisbona bisogna preparasi a dovere, fare un preciso piano di visita, perché ci sono tantissime cose da vedere e fare, molte delle quali sono necessarie per capire questa dolce città che, tuttavia, non risulta immediatamente amabile. Bisogna andare molto in giro, a piedi o in tram, fra i lisbonesi che si confondono con i turisti, la tranquillità del Tejio, l’enormità dell’Oceano, le stradine sali scendi tra i sette colli su cui sorge, il caos, i quartieri nuovissimi e quelli antichi o degradati, tutto questo e molto altro prima di capire. Guardarla dalla parte alta, il Barrio alto o l’Alfama, per notare la sua somiglianza ad una nave.
L’impressione di Domenico è di una città che, all’improvviso, s’è vista chiudere i rubinetti dei soldi che avevano reso Lisbona, e il Portogallo, un’immensa potenza marinara ed economica. Poi L’Unione Europea li ha riaperti.
La definirei “vintage”, come i vini di qualità, dei raccolti migliori.
Che il Portogallo sia stato un impero, qui lo si capisce subito. E’ la terra di personaggi come Enrico il Navigatore che incitò i viaggi delle scoperte, Vasco da Gama che scopre la via delle Indie, Bartolomeo Diaz che scopre il Capo di buona Speranza, Cabràl il Brasile. E’ stata anche la terra che ha vissuto oltre trent’anni di dittatura di Salazar, personaggio ottuso e opportunista, che riuscì a non far coinvolgere il suo paese nella Seconda Guerra Mondiale, anche se le sue politiche colonialiste impoverirono il paese peggio di un conflitto. E’ la terra della malinconia o della satira del fado (proibito durante la dittatura), di Amalia Rodriguez, inarrivata fadista; è la terra di Pessoa, di Sant’Antonio da Padova (che, secondo una leggenda, ha mandato la saudade per punire gli increduli). E’ la terra del vino Porto, dolce e robusto. Insomma un’altra terra di poeti, santi e soprattutto navigatori.
Lisbona è divisa in quartieri. La Baixa e il Roxio (o Rossio), cioè Praça de Dom Pedro IV, sono il centro, nei pressi del Tago/Tejio . Il Barrio Alto, il Carmo e il Chado, limitrofi al Roxio, quindi ancora centro storico, ma più in alto. Mandragoa, Lapa, Santos e i Docks ancora in trasformazione; i Docks ex magazzini riconvertiti in negozi alla moda e locali dove si mangia, si beve e si balla. A nord del Roxio la avenida da Libertade, che percorrevamo per rientrare in holtel, grande viale che parte dal Roxio verso i quartieri moderni, intorno al museo Gulbenkian (che non abbiamo visitato perché impegnava troppo tempo e non potevamo pretendere troppo da Arianna). Lisbona è stata ricostruita dopo il terremoto del 1755 per l’attività del risoluto marchese di Pombal. Arriviamo nel pomeriggio e dopo l’hotel Turim (vedi scheda), andiamo a est della città per vedere il ponte Vasco da Gama, 13 km di cui 8 sull’acqua. E’ definito una prodezza tecnica. Mantenuto da piccoli piloni posti sul fiume, nella parte in cui è profondo solo pochi metri, è stato realizzato per consentire il collegamento fra in nord e il sud della provincia senza entrare a Lisbona, alleggerendo il traffico dell’altro Ponte 25 de Abril (già Salazar). Il quartiere è il futurista Parque das Nacōes, il volto avveniristico di Lisbona. Fino a poco tempo addietro era solo un degradante ammasso di raffinerie in disuso, magazzini di materiali militari riportati dalle ex colonie. E’ una zona riqualificata, vitale e amabilmente fruibile per sportivi, famiglie e tutti coloro che hanno voglia di tranquillità, relax, spazio e verde. Ha ospitato l’Expo ’98 e il suo completamento è previsto entro il 2020. Ritorniamo in città e trascorriamo la serata in Praça de Dom Pedro IV, meglio nota come il Roxio (che significa “grande piazza”). Questa piazza, decorata a onde, è il centro nevralgico della città fin dal Medioevo. Pare che la “Rivoluzione dei garofani” – Revolução dos Cravos – ebbe il nome in questa piazza, quando un fiorario avrebbe offerto ad un soldato un bouquet di garofani il 25 aprile del 1974, in segno di vittoria contro la dittatura di Salazar, i cui fiori furono infilati nelle canne dei fucili. La Rivoluzione dei garofani fu un colpo di stato senza combattimenti perché i militari progressisti che la misero in atto, ebbero l’appoggio della popolazione. Anche se ci furono vittime (cinque) e alcune decine di feriti, perché i militari della polizia politica (DGS), fedeli al dittatore, spararono sulla folla che circondava il loro quartier generale.
Sulla piazza si affacciano negozi, ristoranti, caffè, il Teatro Nacional D. Maria II e uno storico caffè letterario, “Nicola”, dove ci fermiamo a cenare. Risale al 1929, in stile liberty, frequentato all’epoca dal poeta Manuel Maria Barbosa du Bocage e da altri artisti, letterati e politici del tempo. Bocage qui improvvisava versi satirici che gli valsero l’arresto. All’interno del locale c’è una statua che lo raffigura ed anche un suo dipinto. Il posto mi ha fatto pensare ai ristoranti o ai caffè di via Veneto, a Roma, durante la “dolce vita”, con i tavoli sui marciapiedi… C’erano turisti e molti portoghesi. E’ stata una piacevole serata, anche accompagnata da musicisti che, per strada, si alternavano con i loro spettacoli estemporanei. Per la cronaca abbiamo consumato una ricca grigliata mista, due birre, una zuppa di legumi per Arianna, un dolce, un quarto di ananas, una “aguardente” (un tipo di acquavite) e un fiammeggiante bicchiere di Porto Ruby € 71,60 Era tardi e la zona era frequentatissima. Di locali che si chiamano “Nicola” ce ne sono in ogni angolo, per indurre in confusione chi non conosce il vero locale; uno ad esempio è nella vicina Rua Augusta, che collega con un arco Praça do Comércio con il Roxio. Parallela alla rua Augusta c’è Rua Aurèa. Entrambe le strade finiscono, a nord al Roxio, a sud a Praça do Comèrcio. Particolari sono le pavimentazioni, bianche e nere, a mosaici, forse un po’ scivolose se bagnate…Lasciando il Roxio percorrendo rua Aurea, in verso Praça do Comèrcio, alla fine del primo isolato, si può ammirare o utilizzare l’Elevador de Sancta Justa o Elevador do Carmo, che collega il Roxio con il Carmo, quartiere in alto. E’ un ascensore progettato da Raoul Mesnier du Ponsard (pare un allievo di Eiffel) ed è dichiarato monumento nazionale. E’ una struttura del 1901 ma che mantiene il suo fascino e la sua utilità. Dal Carmo il panorama è notevole.
Il secondo giorno si presenta con 38°, (mentre la sera precedente un maglioncino di cotone era gradevole…)Meta: Alfama, il quartiere storico di Lisbona. E come si va? Con il tram 28! Fare sti saliscendi con Arianna , passeggino, borsona-necessaire..Non è stato uno scherzo…La passeggiata in tram non è stata, forse per questo motivo, particolarmente esaltante. La storia che bisogna stare attenti ai borseggiatori a Lisbona, soprattutto sul tram, è vera: non abbiamo preso il primo tram che passava perché il conducente (la conducente: erano tutte donne) non ha fatto salire né noi né un uomo…Diciamo sospetto… Salì, invece, un agente di polizia e iniziò a fare controlli. Con il tram arriviamo fino al quartiere della Mouraira fino al capolinea; torniamo e ci fermiamo al miradouro di Santa Luzia. Io non mi sentivo tanto bene… sbocconcelliamo un panino, Arianna compresa. Le case viste da lì fanno pensare di essere in una piccola isoletta…Scendiamo a piedi percorrendo una scalinata e giungiamo di nuovo alla Baixa. Prendiamo la nostra auto e partiamo verso l’Atlantico. L’intento era raggiungere Cabo da Roca, il punto più a est dell’Europa, a 30 km da Lisbona. Ma ci siamo fermati prima. In macchina Arianna dorme e io crollo in un sonno tipo quello di Biancaneve quando mangia la mela avvelenata. Quando mi sveglio, pensando di aver dormito per ore, Domenico mi dice che avrò dormito massimo 7/8 minuti. In pratica: ho avuto un colpo di calore. Ora mi sento meglio e dove siamo? Il posto l’abbiamo raggiunto costeggiando l’Oceano. E’ un luogo ad alta frequentazione turistica, sul mare (bello ma freddo) con una spiaggia non eccezionale. Siamo a Cascais, ex villaggio di pescatori, che adesso è una Taormina portoghese, gradevole, con le consuete pavimentazioni ad onde bianche e grigie. L’origine dello sviluppo turistico di Cascais e della vicina Estoril deriva dall’aver ospitato monarchi in esilio, fra i quali il re Umberto II di Savoia, ultimo re d’Italia, che giunse ad Estoril dopo il referendum del 2 giugno del ’46 con il quale gli italiani scelsero la Repubblica. Estoril è molto più mondana ed esclusiva, con ville, lidi, casinò, locali e alberghi di lusso, frequentata in tutti i tempi da teste coronate. L’ex (ex per motivi di sicurezza) circuito di Formula 1 adesso ospita GP di moto. All’inizio della seconda Guerra Mondiale Estoril (l’hotel Palácio) fu un luogo frequentato da agenti segreti, fra i quali il russo Popov e Ian Fleming, più conosciuto come autore di James Bond – 007 – che come spia. Fleming ambienta ad Estoril “Casinò Royale” e ad Estoril furono girate alcune riprese del film “Al servizio segreto di Sua Maestà”. Facciamo un giro per Cascais, e ci fermiamo per un gelato in un baretto dove si sentono parlare lingue diverse: francese, americano, inglese, portoghese, spagnolo, italiano, tedesco, russo… Ci sono, come in tutte le località mondane che si rispettano, tutti i negozi con le marche di moda, soprattutto italiane. I negozi chiudono alle 19. Gli addetti ai ristoranti ti invitano insistentemente a provare i loro menu. Ceniamo con una pizza poco saporita da “O Poeta”, in una piazzetta. Non ce l’ho fatta ad assaggiare i caracois, lumachine, come amabilmente vedevo fare in molti bar e ristoranti, a mo’ di spuntino con birra.
Al tramonto, come a Lisbona e dintorni, la temperatura cambiava repentinamente e il vento freddo improvvisamente ci schiaffeggiava. Torniamo in hotel dopo questa amena passeggiata.
Terzo giorno è dedicato al Belèm, a 6 km da Praça do Comèrcio, in direzione Estoril. Ci si può arrivare in treno da Cais do Sondré o in tram n° 15 o in bus n° 43 e 28 (sono informazioni della Routard!) Le strade che costeggiano il Tago sono le parallele all’avenida de Brasilia e all’avenida da India, una dal lato città e l’altra dal lato fiume. Passare con l’auto dall’altra parte della strada per raggiungere la Torre di Belèm può essere veramente difficoltoso e potrebbe rendersi necessario fare molta strada prima di trovare il varco giusto. A piedi ci si arriva dopo poco più di 10’ di strada dal Mosteiro do Jerònimos.
Il Mosteiro dos Jerònimos (h 10 -17, h 18 d’estate, chiuso lunedì e festivi 6 €, + torre Belèm € 8. E’ megnifico. Voluto da re Manuel I nel 1496 stimolato dal ritorno di Vasco da Gama dalle Indie e dalle ricchezze che avea portato. E’ intitolato a san Gerolamo protettore dei marinai. I lavori durarono, però, un secolo. (come la SA-RC, ma con più decori…) La chiesa attigua è un capolavoro dell’arte manuelina. Chiesa e Mosteiro hanno resistito al terremoto del 1755 che devastò Lisbona grazie ai criteri costruttivi adottati, che all’epoca furono criticati, ma che, invece si rivelarono decisivi.
All’interno, ai due lati ci sono le tombe di Vasco da Gama e Luis de Camões, l’autore delle Lusiadi, che è per il Portogallo quello che è Cervantes per la Spagna. Il chiostro, su due livelli, è ricco di ornamenti. Su un muro si trova la pietra tombale di Fernando Pessoa.
Vicino questo sito c’è il museo delle carrozze Museu dos coches, il più visitato della città.
La torre di Belèm, da cui partirono Vasco da Gama, Magellano e altri navigatori, sembra un gioco per turisti. H 10 – 17 d’estate h 18 (€ 4). Voluta sempre da re Manuel I è stata una torre di avvistamento e di controllo marittimo, che stava nell’acqua adesso è sulla terra ferma. L’interno è a tre livelli più il terrazzo; ogni livello era un ufficio. La salita è attraverso una scaletta che si restringe sempre più ed è difficoltoso il passaggio quando due persone, una che sale l’altra che scende, si incontrano. Se c’è molta gente come è capitato a noi, si deve seguire la corrente…Arianna dormiva nel passeggino e siamo saliti a turno. E’ impensabile la salita con il passeggino. Dal terrazzo si gode una bella vista.
Visibile alla sinistra della Torre, guradando il Tago, il monumento dedicato alle scoperte “Monumentos das Descobertas” e in fondo il Ponte 25 aprile.
Nel Monumento alle scoperte ci sono raffigurati, in testa Enrico il Navigatore, seguito da tutti i grandi personaggi legati alle scoperte marittime fra gli altri da Gama, Magellano. Quest’ultimo fu licenziato con disonore dal servizio per la corona portoghese perché accusato di aver intrattenuto commerci con i musulmani; ebbe poi aiuto dal re di Spagna Carlo V per intraprendere la navigazione che lo condusse alle Marianne e alle Filippine, dove fu ucciso dagli indigeni. Solcò per la prima volta un mare che per tre mesi fu tranquillo, tanto da nominarlo Pacifico. Di Magellano si hanno notizie solo grazie ad Antonio Pigafetta che lasciò un dettagliato racconto sui viaggi di Ferdinando Magellano, che accompagnò nella circumnavigazione della terra.
Il Monumentos das Descobertas è stato eretto nel 1960 per il cinquecentesimo anniversario della morte di Enrico il Navigatore, ma i portoghesi che non intendevano apprezzare le iniziative di Salazar, lo battezzarono “Non spingete”. Torniamo a Lisbona, Barrio Alto, giriamo per le vie che si stanno preparando per accogliere turisti e indigeni nei numerosi ristorantini; siamo al miradouro di Sāo Pedro de Alcântara dal cui affaccio si può vedere e raggiungere un bel giardino alla francese. Giungiamo in rua Garret dove c’è il cafè “A Brasileira”, fra i più antichi della città, già frequentato da Pessoa. Al nostro arrivo i tavoli sono animati da due ragazzi che con la chitarra riproponevano le canzoni dei Beatles con discreto successo, vista la gente che si era raccolta intorno. Scendiamo fino alla rua Augusta e ci fermiamo in uno dei tanti ristoranti. Poi comincia il fresco e la stanchezza ci costringe ad andare a risposare.
Lisbona, anche se si può visitare in un weekend, merita tempo. Tutto il Portogallo merita tempo. Tempo per lasciarsi andare ai suoi ritmi e alle sue proposte, per lasciarsi permeare dalle sue influenze, per vedere quello che altrimenti non puoi vedere, per avvertire la “saudade”, questo struggersi per qualcosa di bello che non c’è più e che, al contempo, crea novità, cambiamenti, dinamismo, energia. Siviglia dal 19 al 21 ago ‘09 Lisbona-Siviglia 461 km per circa 4 ore di cammino. A malincuore non andremo in Algarve. E’ la parte a sud del Portogallo e il suo nome – Al-Gharb – significa “ovest”, perché è la regione più ad occidente conquistata dai mori. E’ la regione del grande turismo, della folla, del divertimento, ma la nostra guida cartacea ci assicura che ci sono luoghi affatto affollati con belle scogliere di colore giallo-rossastre, mare blu e casette bianche. Insomma: serve un altro viaggio… Arriviamo a Siviglia nel pomeriggio. Scendiamo dalla macchina e si presentano allegramente 41 gradi di calore, che dureranno fino a notte. Ci è venuto da ridere. Queste temperature le conosciamo benissimo, ma quando ci sono evitiamo di mettere piede fuori da posti quanto più possibile freschi, o ce ne stiamo al mare. Invece a Siviglia siamo venuti per girare, vedere, conoscere… Avevamo prenotato una sola notte all’hotel Cervantes Best Western (vedi scheda), ma ci siamo resi conto che almeno un’altra gionata era necessaria. A parte il caldo, Siviglia ci ha infuso allegria. Andiamo verso la cattedrale, ma alle 16 chiude. Erano le 17 circa e per le strade c’eravamo solo pochi “pazzi”. Alle 19,30, improvvisamete, come alla fine di un coprifuoco le strade si popolano. Molti negozi aprono alle 17,30 e chiudono alle 21, chi fa orario continuato chiude alle 18. Vaghiamo per le strade quando ci rendiamo conto che sono le 22. Ci fermiamo in uno dei tanti locali, in rua Albareda, che si interseca con rua Sierpes, alla “Bodega Gongora”. E’ piena di gente, ma non abbiamo scelto bene…Assaggi di tapas, abbondanti ma non particolarmente buoni oltre a una fetta di pescespada arrosto di sapore amaro € 20, Molti locali attuano un espediente curioso per fronteggiare il caldo: dal bordo delle tende parasole esce acqua vaporizzata, che non fa in tempo ad appoggiarsi addosso perché sparisce molto prima, ma almeno dà un senso di fresco a chi è seduto sotto.
Il giorno dopo, dopo colazione andiamo a visitare Cattedrale, Giralda e Alcazar.
Non vorrei apparire blasfema definendo la cattedrale come la solita accozzaglia di gotico. Mi sono fatta l’idea che, pur di istupidire, fedeli e non, si sono realizzate opere che non sempre sono belle perché sono ricche, sontuose o opulente. Secondo me fuori è più bella che dentro. € 8 compresa la Giralda, patrimonio Unesco. Primo edificio religioso gotico al mondo, terzo per grandezza, dopo S. Pietro in Vaticano e St Paul a Londra, la cattedrale era una moschea e su di essa è stata realizzata la chiesa cattolica. Ci sarebbe la tomba di Cristoforo Colombo. Dico ci sarebbe perché c’è una contesa fra Santo Domingo e Siviglia, tanto che Santo Domingo ha fatto riesumare dei resti a lui attribuiti per fare l’analisi del DNA. L’esito pare sia stato un nulla di fatto perché i resti risultavano troppo deteriorati. Questo dubbio nasce dalle peregrinazioni delle spoglie di Colombo che, anche da morto, è stato destinato a navigare: Colombo è morto a Valladolid, Spagna, poi negli secoli le sue spoglie girano un po’ passando per Siviglia, Santo Domingo, dove Colombo voleva essere sepolto, poi l’Avana e di nuovo Siviglia. Ma alla fine dell’800 alcuni operai nella Repubblica Dominicana trovarono un cofanetto con delle ossa grandi e piccole con l’iscrizione “Illustre grand’uomo Don Cristobal Colon” e da qui la contesa.
La Giralda era il minareto della moschea, diventato torre campanaria. Ci siamo saliti, sempre con Arianna e passeggino. Non ci sono scale ma un corridoio in pendenza che gira attorno fin su in cima. Il panorama da lassù è carino. Scendiamo e per pranzo scegliamo l’”Historico horno” av.Da Constitucion, quasi di fronte la cattedrale. Ci ha abbracciati un profumo di pane e di dolci; dietro ai banchi pane fragrante, gastronomia e dolci di vario tipo. E un po’ di fresco! Cose buone anche per una colazione. Abbiamo consumato due “crusty croque” una specie di pizza servita in un tagliere, molto buona, 4 tapas, due birre € 26,30. Quando usciamo il caldo è proprio tosto. Andiamo ai giardini del Real Alcázar, (Unesco) 7,50€, che sono accanto la cattedrale. Avevo in mente l’Alhambra di Granada, quindi fresco fra splendori architettonici, piante, patio e fontane. Lo stile è quello, meraviglioso, delle costruzioni in stile islamico miscelate con il futuro stile gotico. I patio ci sono, le fontane e i loro corsi pure, ma in molti non c’era l’acqua e hanno reso la metà della loro bellezza. Il palazzo, dell’epoca del primo califfato andaluso, 913 d.C., è notevole ed è tutt’ora residenza dei reali di Spagna quando si recano a Siviglia. I giardini sono bellissimi.
Arianna durante tutta questa visita ha dormito sul passeggino Quando usciamo, come al solito, andiamo a prendere il latte per lei e una granita di limone per noi. A tal proposito menziono un baretto minuscolo, con tavolini, posto ad angolo, nella plaza del Salvador.
Andiamo in giro, ed entriamo da Sephora. Si, lo so che c’è anche in Italia, ma cercavo un profumo giapponese che comprai a Parigi e che pare non esista da nessuna parte, neanche a Siviglia. Dopo aver comunque fatto degli acquisti, la signorina, gentilissima e very professional ci suggerisce, di sua sponte, una tasca per tapas dove, infatti, abbiamo trascorso la serata. Si chiama “Patio San Eloy” e si trova in c/ san Eloy, una strada fra El corte Inglés e Zara. Era frequentatissimo solo da gente del posto. All’interno una parete è fatta a gradoni, come in uno stadio, tutti piastrellati con le tipiche ceramiche decorate. Dietro il banco si affannavano diciamo dei “freestyle” della tapa. Abbiamo mangiato quattro montaditos (piccoli panini ma mica tanto piccoli…), un piatto considerevole di ottimi salumi iberici 2 birre (da 1/2 lt 1,90€ cad.) totale € 27.
Soddisfatti propongo a Domenico di salutare Siviglia dal Guadalquivir e andiamo verso il fiume. Ci fermiamo nei pressi del puente de San Telmo; lungo le rive diversi locali con musica e gente e finalmente un po’ di frescura (nel senso che dai 41° siamo passati ai 35°). Facciamo qualche foto e torniamo verso l’hotel.
Vado via da questi posti, come mi è successo per Barcellona, Parigi, Lisbona, con la sensazione che dovrò tornarci per qualche motivo…Anche se sono convinta che, per scelta turistica, non si deve tornare in posti già visitati: il mondo è così grande! A poco più di un’ora e mezza di distanza c’è Cordoba. Andiamo a visitare la Mezquita.
L’hotel “El conquistador” (vedi scheda) è quasi attaccato.
E’ il primo pomeriggio e possiamo visitarla subito. Lasciamo la macchina prima del ponte romano nel parcheggio che ci ha indicato il solito posteggiatore… La zona è esclusivamente pedonale e il caldo è indescrivibile. Prima di pasare il ponte c’è provvidenziale, un venditore di cappelli di tutte le foggie… Alla Mezquita accediamo dal patio degli aranci, dove Averroè teneva le lezioni di filosofia. La Mezquita la definirei uno degli sturpi architettonici più gravi mai compiuti. Era una magnifica moschea con una foresta di colonne, 850 circa, che reggono doppi archi, in puro stile islamico. E portali intagliati, pareti e soffitti decorati con arabeschi e tutti quei lavori che solo gli arabi ci hanno saputo regalare. Poi arrivano i re cattolici, si impossessano di tutto e costruiscono, con gli stili rinascimentali, gotici e barocchi, altari e cappelle. Niente contro il gotico o il barocco, ma è evidente l’imposizione, l’affermazione, l’imperio, che non hanno niente di religioso e architettonicamente fanno diventare tutto un ammasso a discapito di lavori raffinatissimi.
Cordoba all’epoca della costruzione della Mezquita era la capitale musulmana d’occidente. Era quello che in oriente è la Mecca. Tanto da diventare la capitale più popolosa d’Europa. Adesso è una città moderna che mantiene vivo il ricordo lontano del suo splendore curando il patrimonio culturale e architerronico che è rimasto.
Ceniamo da “Chez buffet” proprio accanto l’hotel, di fronte la Mezquita.. E’ un buffet libero e vario. € 12,90 un boufffet adulti, €8,90 per bambini.
22 ago ’09 La mattina dopo inizia il viaggio di ritorno verso l’Italia. Facciamo Cordoba – Porta de Barcelona (860 km) tutto di seguito, solo tappe per il carburante. Ci fermiano a dormire all’hotel Porta de Barcelona (vedi scheda). Avevamo pensato di fare, l’indomani, un’ultima tappa a Figueres e visitare il teatro-museo di Salvador Dalì, da lui progettato, quello con le uova giganti messe a mo’ di merli. Ecco un motivo per tornare… 23 ago ’09 Arriviamo a Montepulciano, la notte, e ci fermiamo all’Unaway hotel Montepulciano Ovest (vedi scheda). 24 ago ’09 scendiamo verso Napoli. Il dubbio era fermarci qualche giono sulla costiera d’Amalfi o battere ritirata. Per non arrivare proprio il 31, bollini neri sulle autotrade, stanchezza eccetera decidiamo di proseguire fino a casa. Ma riprendiamo ad andare al mare, anche perché Arianna, a cadenza ritmica durante tutto il viaggio ha chiesto il castello, la paletta e le formine… Buoni viaggi, Loretta.
Guide utilizzate: Portogallo: Routard, la migliore con informazioni storiche, culturali, ambientali e utilissimi suggerimenti pratici.
Francia: Touring (guida verde) valida per informazioni storico culturali, ma un po’meno concreta della Routard.
Spagna: Guida traveller National Geografic, belle foto, informazioni scarse.
Km percorsi totali 7.205 Carburante: Benzina € 337 e GPL € 419 In Spagna sono pochi i distributori di GPL. Non ne abbiamo incontrato nessuno. Un viaggiatore, italiano, proveniente da Lloret de mar – Barcellona – incontrato ad un’area di servizio in Francia, ci disse che i GPL che aveva trovato avevano l’attacco della pistola del distributore del gas più piccolo di quello usato in Italia, quindi non ha mai potuto fare rifornimento. In Portogallo i distributori di GPL sono frequenti e i prezzi erano i più bassi che abbiamo pagato: € 0,553/lt contro €0,50/lt in Italia o € 0,68-0,71/lt in Francia). Il GPL, al contrario dell’Italia, funziona in selfservice così come in Francia.
Autostrade: Spesa tot € 326,70.
Italia tot € 122 da Reggio Calabria a Ventimiglia e ritorno 2680 km.
Francia tot € 101,5 da Ventimiglia a Bayonne 40 km € 66; ritorno da Saint Aunès a ventimiglia km 356, € 35,50.
Spagna tot € 61,75 da Irun a Burgos km 236, € 20,45; ritorno da Tarragona a La Jonquera km 235, € 41,3.
Portogallo tot € 41,45 da Alto da Roseira a Porto km160, € 3,50; da Porto a Lisbona km 318, € 19,55; da Lisbona a Monte Francisco km 325 km € 18,40.
HOTELS Tutte le prenotazioni le abbiamo fatte direttamente dal sito di ciascun hotel, che però abbiamo individuato attraverso i motori di ricerca per alberghi (Venere.Com, booking.Com ecc).
Abbiamo preferito gli hotels (ormai quasi tutti) che disponevano del collegamento wi –fi, che ci necessitava anche per i collegamenti telefonici con l’Italia (vedi “collegamento telefonico”) Anche se inserita nelle prenotazioni, Arianna non è stata conteggiata nel prezzo da nessun hotel. Durante la ricerca degli alloggi, avevamo visto che alcuni altri hotels conteggiavano per lei un prezzo ridotto.
Massarosa (LU): Hotel Marnie * . € 65 doppia senza colazione. Comodo perchè vicino vicino l’autostrada, pulitissimo, tenuto bene e accogliente; con area di parcheggio riservata. No wi fi.
Carcassonne (F): Etap Hotel – Carcassonne La Cité, * http://www.Accorhotels.Com/it/hotel-3689-etap-hotel-etap-hotel-carcassonne-la-cite/index.Shtml € 51,80/doppia con colazione (senza colazione € 42,40). Famosi hotels della catena Accor. Spartani, a prezzo imbattibile, comodi, puliti, con servizi igenici (lavabo, doccia, wc) in camera. Per i viaggi itineranti sono l’ideale. Li avevamo sperimentati in un precedente viaggio in Francia. Alla mancanza del bidet abbiamo ovviato con la doccia anche se scomodo. Questi hotels sono sempre richiestissimi, spesso completi, ed è il caso di prenotare per tempo; noi l’avevamo fatto già dall’Italia. Si wi-fi gratis in ambienti comuni.
Bilbao (E): Hotel Carlton ***** http://www.Hotelcarlton.Es/ L’offerta che abbiamo prenotato è stata di € 180 per 3 notti in camera doppia senza colazione. Con colazione (€18 a persona/giorno, Arianna esclusa) abbiamo speso in tot. € 288. In Plaza de Federico Moyua, 2, centro commerciale e finanziario di Bilbao, a 400 mt dal Museo Guggenheim, si trova questa splendida costruzione. L’hotel è in un palazzo del 1926 dichiarato monumento di interesse storico, artistico e culturale. Cortesia, servizi impeccabili, relax, ambienti, arredamenti, suppellettili: tutto è sobrio, raffinato, tenuto in condizioni perfette. Bellissimo il tetto a cupola ellittica in vetri liberty del grande salone, che è l’immagine dell’hotel.
Ha ospitato Maria Callas, Orson Welles, re Alfonso XII, Federico Garçia Lorca.
Propone delle offerte, consultabili dal sito, a prezzi interessanti. La bellezza degli ambienti ci ha sgombrato le menti. Eccellente. Si wi-fi gratis in camera.
La nostra camera era molto grande, confortevole, il bagno con antibagno e doppio lavabo. Non abbiamo usufruito del garage dell’hotel (€ 23 notte, € 26 giorno) perché era disponibile il parcheggio orario proprio sotto la nostra finestra. Gratis dalle 20 fino alle 9.00, 1€/h dalle 9 alle 20,00. Ci spostavamo con la macchina dunque il giorno pagavamo il parcheggio sulle strisce i cui prezzi erano differenti a seconda delle zone e degli orari (es. Sulle strisce, vicino al Guggenheim si pagava solo la mattina).
Porto (P): HF Tuela Porto *** http://www.Hfhotels.Com/gb/?s=8&ss=59 Della catena Fenix hotel, buon albergo, anche se la nostra camera era un po’ piccola. La spesa è stata di € 175 per tre notti in camera doppia con colazione. Si Wi-Fi negli spazi comuni.
Lisbona (P) Turim lisboa Hotel **** http://www.Hotelturimlisboa.Com/Turim_Lisboa_Hotel_Home.Html € 210 per 3 notti in doppia con colazione.
Buon hotel, il sito dice al centro di Lisbona. L’hotel è a nord del Roxio, Praça Dom Pedro IV, la distanza è di circa 3 km.
La nostra camera era molto spaziosa e confortevole, con un terzo letto. Si wi-fi gratis in camera.
Siviglia (E) Best Western Hotel Cervantes **** € 136 in doppia con colazione/2 notti. Situato vicino alla via principale, Calle Sierpes, e vicino la Cattedrale.
L’hotel è delizioso, in una tipica casa andalusa rimessa a nuovo. All’interno, interamente piastrellato con azulejos, ci sono due patio con fontane, albero di arance e palme che ristoravano dalla morsa dei 40 gradi alle ore 20! L’attenzione verso l’ospite è notevole. La colazione, fino alle ore 11, è gestita in modo impeccabile fino all’ora di chiusura.
Visto che l’hotel si trova in una zona esclusivamente pedonale, ne abbiamo utilizzato il garage, €16,50 al giorno. Si wi-fi nelle aree comuni (bar); la nostra camera, un po’ piccola, era accanto al patio ed era raggiunta dal segnale wi-fi.
Cordova/Cordoba (E) Hotel El Conquistador **** € 77 in doppia con colazione + € 12 di garage.
Situato proprio di fronte la Mezquita. I locali, i servizi, la pulizia delle camere e della biancheria erano buoni, ma la camera non era gran che.
Si wi-fi nelle aree comuni.
Porta di Barcelona: ASHotel – Porta de Barcelona *** http://www.Ashoteles.Es/castellano/Hotel_AS_Porta_Barcelona.Asp € 80,25 doppia senza colazione e garage.
Della catena AS hotels questo è sull’autopista 7 al k 165, alle porte di Barcellona, appunto. Gradevole, moderno, pulito e comodo. Camera ampia e bagno con grande doccia, molto confortevoli; ancora la pessima, per noi, situazione della mancanza del bidet! Problema risolto alla solita maniera (doccia). Accanto l’hotel il bar della catena Medas dove abbiamo fatto colazione; ci siamo fermati presso questi autogrill durante i percorsi autostradali. L’hotel prevende ai suoi clienti dei ticket per la colazione, ad un prezzo di poco inferiore a quello praticato direttamente al bar. Si wi-fi zone comuni (ingresso).
Montepulciano stazione (SI): Unaway hotels – Montepulciano ovest *** Uno dei pochi hotel incontrati sulle autostrade in Italia. Ci siamo fermati visto che provenivamo da Barcellona, con una sola sosta per fare uno spuntino per il pranzo. L’hotel è comodo e pulito. Una notte con colazione e “garage” (leggi parcheggio libero davanti l’ingresso) € 90 la doppia.
Collegamento telefonico.
Per effettuare le telefonate ci siamo avvalsi di un sistema voip, messo a punto da una società italiana, Messagenet, che consente di comunicare a prezzi bassissimi (es: meno di 2 centesimi al minuto verso i fissi di tutt’Europa) utilizzando il cellulare che simula un numero telefonico che sembra un fisso italiano (es. Il nostro numero iniziava con 06-Roma), sfruttando la connessione interne wi-fi ormai presente in tutti gli hotels e in tante aree pubbliche delle città.
Il meccanismo è il seguente: sul sito di Messagenet http://www.Messagenet.It/ si richiede gratuitamente un nuovo numero telefonico e vi si ricarica un certo credito. La società manda un link sul telefonino per il download di una piccola applicazione che trasforma il telefonino in un terminale voip (voice over internet protocol).
A questo punto il cellulare, quando si trova in prossimità di un’area wi-fi (attivando alcune impostazioni di menu) è abilitato a ricevere gratis e ad effettuare telefonate a costi molto bassi. Ovviamente il credito residuo e la spesa effettuata è consultabile sul sito.
Sul sito tutti i dettagli tecnici e i prezzi dettagliati di questo servizio che ci ha, effettivamente, consentito di comunicare con maggiore libertà. Pagamenti Fino a qualche anno fa utilizzavamo la carta di credito ricaricabile delle Poste Italiane. La nostra banca poi ha fornito questo strumento di pagamento, utile e sicuro, che abbiamo utilizzato sia per le prenotazioni su internet, sia per effettuare tutti i pagamenti. L’unico intoppo si verificava, talvolta, presso i caselli autostradali.