Portogallo

Del 07-18 agosto 2002 Sommario · 07 agosto ore 23 arrivo a Lisboa · 08 – 09 visita a Lisboa · 10 partenza per Algarve – Portimao · 11 – 12 – 13 Praia do Carvoeiro · 14 Sagres – Cabo de Sao Vincente · 15 Aljezur · 16 Cascais – Estoril · 17 Lisboa · 18 agosto ritorno nel Bel Paese Sono le ventitre di un caldo...
Scritto da: Luca Tagliaferri
portogallo
Partenza il: 07/08/2002
Ritorno il: 18/08/2002
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Del 07-18 agosto 2002 Sommario · 07 agosto ore 23 arrivo a Lisboa · 08 – 09 visita a Lisboa · 10 partenza per Algarve – Portimao · 11 – 12 – 13 Praia do Carvoeiro · 14 Sagres – Cabo de Sao Vincente · 15 Aljezur · 16 Cascais – Estoril · 17 Lisboa · 18 agosto ritorno nel Bel Paese Sono le ventitre di un caldo ed afoso 7 agosto ed io e Veronica atterriamo a Lisbona. Il clima qui è diverso dal nostro, molto secco e ventilato. Provati dal viaggio ci rechiamo in Lar do Areeiro in una piccola pensao, lontana dal centro della città, ma in una zona ben servita dai mezzi pubblici.

Di prima mattina siamo pronti a scoprire questa capitale, poggiata su sette colli, attraverata dal fiume Tago, Tejo in portoghese, e bagnata dall’ Atlantico, per carpirne i segreti e confonderci tra gli indi-geni, senza sembrare turisti, ma inevitabilmente veniamo riconosciuti.

L’idea di una vacanza così diversa dalle solite, molto movimentata, un po’ mi spaventava, non sono abituato a diventare zingaro per una decina di giorni, ma devo ammettere che la nuova esperienza si è rivelata assolutamente piacevole, merito soprattutto del mio splendido tesoro. E’ lei infatti che ha pro-grammato tutti gli itinerari, studiato i percorsi e che mi ha guidato in questa inedita avventura.

La prima impressione di questa città è stata la sua imponente decadenza, grossi palazzi e piccole abi-tazioni in periferia, che in passato godevano di antico fascino e splendore sono lasciati cadere a pezzi, con una noncuranza sconvolgente, e nuovi e luccicanti condomini sorgono con un facile abuso edili-zio. Solo in pieno centro, in Rossio1 e in Praça da Figueira2, nucleo centrale della Baixa, si nota la bellezza di questa Vila, con piazze interamente ristrutturate e strade curate e pulite, invase però da troppi piccioni. Le pareti esterne di molti palazzi sono rivestiti da graziosi “azulejos”, mattonelle in ce-ramica con motivi floreali in azzurro, di tradizionale manifattura portoghese. – azulejos – Imboccando Rua Augusta3, un tempo via dei mercanti di stoffe, oggi traboccante di café, e varcando l’imponente Arco da Victoria3 si giunge nell’immensa Praça do Comercio4, dove al centro è situata la statua equestre di Dom José I. La piazza è circondata, da tre lati, da edifici porticati del settecento, oggi sede di vari ministeri ed il quarto lato si affaccia sul Tago.

Con un abbonamento giornaliero siamo stati scarrozzati dalla metropolitana, da caratteristici tram, da vecchi autobus e da una antica funicolare. Bastano un paio di giorni per sapersi muovere e soprattutto non perdersi in questo labirinto di vie: il centro storico prima di tutto, con vie simmetriche e parallele dove balzano all’occhio le strade, interamente ricoperte da porfido grigio chiaro con intarsi neri ed i marciapiedi lastricati, poi le zone limitrofe, il porto ed il Bairro Alto (raffinato quartiere residenziale), che abbiamo raggiun-to con l’ Elevator da Bica5, un’ antica funicolare.

Da viaggiatori “esperti” prima di una cena a base di pesce, nella cavernosa Cervejaria da Trinidade, ristorante tipico e molto affollato da portoghesi, ricavato da un ex convento con affreschi e una pic-cola galleria d’arte, non ci siamo fatti mancare un bicchiere, anzi una piccola degustazione di Porto, nel “salotto della città”, il Solar do Vinho do Porto, il tutto accompagnato da un gustoso formaggio di pecora, e coronato da un sigarello che ne esalta il gusto dolciastro. Grande merito va riconosciuto all’affidabilissima guida turistica Lonley Planet, grazie alla quale ab-biamo scoperto ogni miglior angolo del Purtugal, senza mai rimanere delusi dalle segnalazioni di pae-sini, pensioncine, ristoranti e tanto altro. Come si è soliti dire…Non ha mai sbagliato un colpo! Il giorno seguente, con la vitalità e l’entusiasmo di chi ormai è esperto del posto, scopriamo tutta la parte est della città, il mastodontico castello de Sao Jorge che la sovrasta e che al tramonto riflette un rosso porpora quasi irreale, e l’ Alfama, il più antico e caratteristico quartiere, con viuzze strette e colorate in un saliscendi di basse abitazioni e negozi tipi-camente locali che vendono oggetti d’artigianato e sono percorse da tram carichi di portoghesi, così chiamati anche per l’abitudine di aggrapparvisi fuori per non pagare il biglietto. Sotto sera visitiamo la Doca e l’Alcantara, ad ovest della città, cioè il porto turistico, su cui si affacciano piccoli ristorantini ricavati sopra il molo. Attenzione però, sono molto costosi e troppo finti-raffinati e… che pelata ab-biamo preso. Zona troppo turistica. Via veloci, non la consiglio.

Da non perdere l’imponente Torre de Belém, il monumento più fotografato del Portogallo, situata sulla riva del fiume per difendersi dagli attacchi dei pirati e proteggere il porto, e di fronte il Mosteiro dos Jeronimos6. Sia la torre che il monastero che rispecchiano pienamente lo stile manuelino, l’esuberante stile architettonico portoghese, sono stati dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco, E’ sabato 10 agosto e sotto un cielo plumbeo lasciamo Lisboa per dirigerci a sud, in Algarve, dove ci aspettano rilassanti giorni di sole e di mare. Il nostro “ carro” è una verdina e molto appariscente Da-ewoo Matiz, chiamata giocattolino per le sue piccole dimensioni e la stabilità non sempre garantita. Merito di una pioggerellina lieve l’abitacolo rimane abbastanza fresco anche in mancanza dell’aria condizionata e ci tiene compagnia Radio Nostalgia, che come si può intendere dal nome, propone revival di tutte le annate. Il primo contatto con questa nuova regione è pressoché pessimo: palazzacci diroccati o mal tenuti sor-gono a ridosso del mare, il paesino si chiama Quarteira, scappiamo verso Faro. Altra delusione, è una piccola città ma per il poco che vediamo è insignificante e triste…Incomincio ad essere spaventato, ma non dico nulla a Veronica, anche se lei me lo legge in volto. Cerca di tranquillizzarmi e con tempesti-vità si mette alla guida, direzione ovest. Le ho rivelato in seguito che se anche il paese successivo fos-se stato deludente avrei guidato tutta la notte per andare a Tarifa, in Spagna, dove alcuni nostri amici erano in vacanza e esaltavano il loco.

Senza la minima speranza consulto l’infallibile guida turistica e mi incuriosisce la presentazione di un piccolo paesino a qualche decina di chilometri di distanza, ex villaggio di pescatori, non affollato e con piccole calette, Carvoeiro. Dall’inferno siamo passati al paradiso. Praia do Carvoeiro si affaccia sull’atlantico, è situato tra alte scogliere a ridosso delle colline ed è considerato il luogo più riposante e tranquillo dell’ Algarve.

Ci manca solo una stanza, e la prenotiamo per le tre successive notti, per la sera però siamo ancora senza un tetto. Mi è tornato il sorriso, alloggiamo a Portimao in una rustica pensao, il cui proprietario è un simpatico attempato con capigliatura bianca e folte sopraciglia grigie, parliamo in francese. La camera è molto spaziosa, un bel bagno ed un arredamento molto colorato. La giornata in macchina è sfibrante e la fame comincia a farsi sentire; ci ritroviamo sul molo nel mezzo di una specie di sagra paesana e odoriamo pesce grigliato. Tanti tendoni ospitano decine di tavoli ben serviti da veloci ragazzi, il menu propone pesce a prezzi incredibili, tutto alla griglia ovviamente: 4 sardine, 4 gambe-roni, un bel pesce, una fetta di spada, più insalata mista a € 15,50. La mattina facciamo ritorno a Carvoeiro dove le piccole spiagge ci affascinano, il mare è cristallino, la sabbia dorata ed il cielo blu. Caratteristica dominante sono le scogliere-fossili a strapiombo sul mare ogni tanto interrotte da lingue di sabbia. Unico problema la temperatura dell’acqua, che si aggira in-torno ai 15 gradi, ma stringiamo i denti e ci adattiamo proprio per quei pochi secondi di refrigerio.

Il piccolo appartamento è nostro da mezzogiorno e con immenso piacere ne prendiamo possesso. E’ situato in un rustico di nome Togi, circondato da pini marittimi e separato dagli altri appartamenti con folte siepi. Molto grazioso è il patio con un tavolino e qualche comoda seggiola dove possiamo ripo-sarci leggendo qualche buon libro e bevendo una birretta. Sembra un sogno.

La giornata è così articolata: mattina e pomeriggio in spiaggia, dove soffia un vento fresco, ritorno a casa dopo le 18, doccia e riposino, cena in ottimi ristoranti sempre a buon mercato. Il migliore è O chefe Antonio, dove abbiamo potuto gustare la deliziosa Cataplana de Peixe, piatto tipico sud-portoghese, simile al nostro caciucco e grigliate assortite. La Cataplana de Peixe viene servita in appo-siti tegami di rame, è inzuppata di sugo di pomodoro e patate e pesce, naturalmente, e le si accompa-gna un’insalatina mista.

Il tempo trascorre lieto ma troppo veloce, è già ora di partire, direzione ovest verso Lagos, che causa la confusione tipo Rimini decidiamo di evitare e proseguire. Eccoci a Sagres, paesino ancora inconta-minato, dove il turismo di massa non è ancora arrivato. Le strade sono ancora di ghiaia e terra battuta e il porto, unica attrazione, è molto affollato da pescatori, perché la pesca è l’attività primaria. Cer-chiamo quindi un “quartos”, cioè le classiche zimmer, ma la disponibilità è poca e quelle decenti sono occupate, ci resta un piccolo hotel vista mare. Depositiamo le valigie e visto che il tempo non promet-te niente di buono, visitiamo Cabo Sao Vincente, il lembo di scogliere più sud occidentale di tutta Europa. Che spettacolo! Le grandi onde dell’oceano si infrangono sugli scogli e la brezza ne trasporta gli spruzzi, i gabbiani urlano e volano all’impazzata, l’atmosfera è surreale, complice soprattutto il tempo ed il cielo corvino. Facciamo rientro in albergo e ci prepariamo per la cena. In serata dobbiamo imbacuccarci per com-battere il freddo, io con due felpe, Veronica con un piumino smanicato. Niente di eccezionale, rias-saggiamo una Cataplana de Peixe neppure paragonabile con quella di Antonio de Carvoeiro, e per dimenticarla ci concediamo un amaro in un piccolo e moderno pub, dove in televisione trasmettono la partita Sporting Lisboa – Inter. Alle 10 siamo già in Matiz, direzione nord. La strada attraversa molti parchi naturali, siamo in collina ed il mare non si vede più, il mio navigatore consulta la cartina ma mi segnala che è tutto a posto, “todo recto” come dice Renato, ed infatti rispuntano in lontananza le spiagge. Tutto quello che tro-viamo è uno strano hotel – residence. Il sole splende e …La spiaggia non attende, se a Carvoeiro la temperatura dell’acqua oscillava tra i 15 ed i 16 gradi a seconda delle maree, qui è a dir poco gelida. Il bagno è un lontano ricordo, ci consoliamo con una passeggiata lungo l’enorme bagnasciuga. Ma-lauguratamente l’unico bar ristorante non accetta le carte di credito e nel mio portamonete ci sono so-lo € 5,97. Ci accontentiamo di due panini, ma niente birra ed una bottiglia d’acqua acquistata di mat-tina, è la nostra unica fonte. Aljezur non è che un minuscolo paese diviso in due da un torrente ormai asciutto e non offre niente, sembra Pontenure… E’ ormai sera e un bel filetto è proprio quello che ci vuole, e da Ruth lo cucina-no alla brace, con patate al forno ed insalata, il vino è della vila e la mousse al cioccolato di quelle che non si scordano, solo € 22,50.

Siamo agli sgoccioli, la vacanza sta per finire, dobbiamo muoverci, via, prossima tappa Cascais. L’autostrada dista una ottantina di chilometri e per raggiungerla attraversiamo piccoli paesini dimenti-cati da Dio, senza banche, non abbiamo più contanti e senza benzinai, siamo quasi a secco: uno di questi paesi è particolarmente strano: per le vie solo nani…Carogne di sicuro, perché hanno il cuore troppo vicino al…Come cantava il mitico De Andrè. Dietro una curva finalmente il casello autostradale, tiriamo un sospiro di sollievo ed al primo autogrill ci rifocilliamo e riempiamo il serbatoio ormai vuoto. Mancano sempre i contanti, ma non dovrebbe essere un problema, la carta di credito viene accettata su tutte le autostrade d’Europa, …Tranne che in Purtugal! Accettano solo la “famosissima” Multibanco, e così ci viene rilasciato un bollettino postale di 9 € da pagare il lunedì seguente. Mi viene chiesto un documento d’identità e la targa dell’auto e quello che segue è quello che hanno scritto: Luca Piacenza Tagliaferri, via Italia. Non vi dico la targa, sbagliati un numero ed una lettera. Neanche a farlo apposta l’impossibilità di pagare il vaglia è eviden-te, quindi grazie… Ed ecco Cascais7, come ripeterebbe il Baffo, già detto di Begur in Spagna, il Forte dei Marmi porto-ghese. Assomiglia molto alla Costa Azzurra, in particolare a Cannes, zona la Californie, con belle ville e viali di palme e pini marittimi. Con un colpo di genio ci dirigiamo all’ ufficio del turismo ed alla prima telefonata troviamo posto in una ex residenza reale, Residencial Solar Dom Carlos. La stanza è un po’ più costosa delle altre, ma indubbiamente la migliore, con un matrimoniale gigante, un letto ad una piazza e mezzo ed un divano, non manca la televisione con parabola ed un bel bagno. Che fortu-na.

Famosissima qui è l’immensa spiaggia “praia” do Guincho8, popolata però solo da surfisti e wind-surfisti, come è possibile immaginare a causa del forte vento e delle grandi onde. Sono un temerario e mi avvicino al bagnasciuga, forse sono visto come un pazzo e ne comprendo il motivo : oltre all’acqua ancora più fredda che in Algarve, infatti fanno male i piedi, la risacca che si forma è molto pericolosa. A parte questi piccoli difetti, tutto il resto è straordinario, questo è il vero oceano, con on-de enormi e molto ravvicinate, la marea che sale a vista d’occhio e il vento che soffia incessantemen-te. Bello, tutto molto bello, ma non è possibile rimanere, per fare il bagno serve la muta e per il vento non basta una maglietta.

Visitiamo Cascais. La residenza Reale è bagnata dalle onde ed interrompe il breve lungomare molto affollato dai turisti, la pavimentazione è come sempre di porfido bianco e nero e ad ogni angolo compaiono graziosi ristoranti e negozi di artigianato. Quanti piccioni però! Visto che le vacanze sono agli sgoccioli non vogliamo perdere neanche un secondo, quindi dopo un caldo bagno e uno sguardo al Palio di Siena, trasmesso dalla Rai, siamo ancora in strada alla ricerca del famoso Dom Pedro I, tipica ed esclusiva trattoria. Ci accomodiamo in un piccolo cortile, i tavolini sono uno ridosso all’altro e accanto a noi c’è una coppia sui quaranta con un cagnolino…Sono disgu-stosi. Lei, Susy Blady spagnola, imbocca l’animale e poi si lecca le dita, lui tossisce e sputa vicino a una siepe. La prima impressione è quella di uno spacciatore – magnaccio con una prostituta. Cerchiamo di non guardarli e consumiamo un eccellente grill di gamberoni e orate. A fine cena mi accendo un buon cubano ed è a quel punto che i nostri vicini ci coinvolgono in una piacevole conversazione. L’abito non fa il monaco. Sono molto gentili, ci raccontano dei loro viaggi e ci chiedono dell’Italia, loro meta primaverile, ma c’è ancora qualcosa di strano. Non capiamo. Tappa da non perdere è il casinò, il più grande d’Europa (dicono) e si trova a due km e precisamente ad Estoril. Terminiamo la fortuna con le slot machines. Veronica si arrabbia molto, dopo una ventina di minuti ha perso ben 2 euro. La spiaggia di Estoril è piccola e poco ventilata, vi rimaniamo solo poche ore.

Facciamo ritorno a Lisbona e cerchiamo una pensao, dove passare la notte, prima di ritornare nel Bel Paese; tentiamo in Lar do Areeiro ma sono al completo, troviamo però, a pochi metri, in un palazzo tetro e buio, con stanze grandi e mal arredate, per fortuna pulite. Dobbiamo restituire la macchina entro il tardo pomeriggio, e mentre sono sotto la doccia sento Vero-nica gridare stupita o meglio allibita; alla televisione, viene trasmesso un varietà simil Buona Domeni-ca e la soubrette di punta è la nanerottola cicciottella creduta meretrice. Una parrucca le dà un aspetto più femminile, porta i capelli molto corti, e i vestiti svolazzanti la rendono umana. Abbiamo la certez-za di non esserci sbagliati, quando la sentiamo cantare, la sua voce roca è inconfondibile. Che ridere, e pensare che non le avremmo dato un soldo bucato. Con il solito “carro” ritorniamo in Rossio in cerca di qualche souvenir. Vorrei portare a casa due piatti dipinti a mano, uno per i cari genitori ed uno per l’inimitabile nonna Leda, ma vengo frenato dai prezzi astronomici. (A casa sono stato accusato di taccagneria). Abbandoniamo l’idea dei regali e af-foghiamo i nostri pensieri nella Ginjina, dolciastro liquore a base di bacche, e scopriamo una parte della città, a noi ancora sconosciuta. Siamo nel centro est di Lisboa, dietro il Rossio, meno appari-scente ma molto caratteristico, sembrano gli anni ’60; tanti locali, simil bar, offrono solo Ginjinia,sui marciapiedi, seduti su piccole sedie, lavorano anziani lustrascarpe, le barberie pullulano e l’atmosfera è surreale. Molte locande do pasto espongono in bella vista piccoli acquari, colmi di aragoste, granchi reali aspettano di essere divorati e belle dorade di essere cotte alla brace. I prezzi, come al solito, sono economici e noi ci accingiamo a prendere posto, mi pregusto un crostaceo di dimensioni enormi, con-dito con olio, limone ed un pizzico di pepe, ma…Veronica ha perduto il maglioncino che teneva lega-to in vita! Ripercorriamo freneticamente il tragitto al contrario, strade, viuzze, piazze, tram, metro, carro, niente, niente di niente. Dopo questa faticata abbiamo abbandonato l’idea dell’aragosta, (non ho deciso io), optando per un panozzo super farcito in una specie di Mc Donald’s, trascorrendo l’ultima sera, scherzando e ridendo sulle piacevoli disavventure vacanziere. Alle 23 subito a letto, ci aspetta una levataccia. Riesco appena a prendere sonno, o almeno così credo, quando il trillo della sveglia mi fa capire che è davvero finita.

Poi la corsa in taxi verso l’aeroporto, l’alba ed il ritorno nel Bel Paese.

LUCA Reportage Fotografico Veduta panoramica di Lisboa dal Castello de Sao Jorge con Tajo sullo sfondo 1) Rossio – Praça Dom Pedro IV 2) Praça da Figueira 3) Rua Augusta e Arco da Victoria (sullo sfondo Praça do Comercio) 4) Praça do Comercio La Praça vista dalla sponda opposta del Tejo 5) Elevator da Bica Caratteristico tram 6) Mosteiro dos Jeronimos 7) Cascais 8) Praia do Guincho



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