Ponte dell’Immacolata tra Budapest e Bratislava
Questa volta ho pianificato il viaggio con largo anticipo chiedendo le ferie addirittura ai primi di ottobre e, sebbene l’accoglimento della mia richiesta sia rimasto in sospeso per diverso tempo a causa del notevole lasso temporale che sarebbe dovuto intercorrere tra la richiesta e la messa in pratica della medesima, ho potuto godere non solo dei giorni che avevo pianificato di trascorrere nelle due località ma, su gentile concessione di Tonino(mio datore di lavoro) e causa forte residuo di ferie accumulato, ho beneficiato di qualche giorno di vacanza in più di quelli che avevo richiesto , l’ ideale per recuperare energie mentali e fisiche.
Per chi non lo sapesse il sottoscritto soffre tremendamente l’aereo e ogni volta che si avvicina il momento di salire su quell’apparecchio infernale vengo colto da un’agitazione pazzesca.
Stavolta non è stato da meno e pertanto ho deciso di prendere alcune gocce di Lexotan nella speranza che mi aiutassero a distendere un po’ i nervi: la scelta si è rivelata infelice perché oltre a non distendermi i nervi il sedativo mi ha rimbambito non poco e durante il viaggio d’andata verso l’aeroporto di Milano – Malpensa io e mio padre abbiamo sbagliato strada per ben 2 volte(sebbene la conoscessimo benissimo), riuscendo a rimetterci sulla retta via appena in tempo per l’imbarco (come inizio non è davvero male vero?).
Eseguiti i sempre più severi controlli di sicurezza (da qualche tempo fanno togliere pure le scarpe) salgo sul bus che ci conduce all’aereo della compagnia tedesca Lufthansa, e una volta preso posto e allacciate le cinture ha avuto inizio la solita agonia di un’ora e mezza, terminata assieme all’atterraggio in perfetto orario all’aeroporto di Budapest.
Sceso dall’aereo, mi dirigo verso il banco dell’Airport Minibusz per acquistare un doppio biglietto andata-ritorno per il mio hotel che si trova vicino alla stazione internazionale Keleti (scelta strategica poiché avrei poi preso il treno per Bratislava), pago 4990 fiorini ungheresi e attendo che l’autista mi venga a chiamare per condurmi al minibusz e quindi all’hotel; il tragitto dura circa mezz’ora e prevede l’attraversamento di una periferia di Budapest che assomiglia in tutto e per tutto ad alcune zone della periferia di Milano, e termina finalmente con l’arrivo all’hotel; ringraziato e salutato l’autista salgo immediatamente in albergo (si trovava al quinto piano di una palazzina), porto a termine le formalità del caso e prendo possesso di una camera abbastanza gradevole con letto addirittura matrimoniale e frigobar ben fornito; unico piccolo inconveniente riscontrato è la tv: non riceveva alcun canale italiano ed era posta su un armadio collocato alla sinistra del letto, il che non ne rendeva particolarmente confortevole la visione.
Sistemati i bagagli, decido di dirigermi verso il centro di Pest (così si chiama la parte più moderna di Budapest sul lato sinistro del Danubio) a piedi lungo una dei grossi viali che partono dalla stazione e terminano sui tanti ponti che congiungono la suddetta con Buda (il nucleo storico sulla parte destra del fiume): la prima cosa che mi è risultata evidente è un traffico allucinante del tutto paragonabile al medesimo fenomeno in città italiane come Roma o Milano; c’è comunque di positivo che queste grandi e super trafficate arterie stradali circondano e non attraversano il centro di Pest,che si presenta suddiviso tra aree pedonali e zone a traffico limitato,l’ ideale per una gradevole visita a piedi della zona in questione.
Essendo quasi le 16.00 ed essendo già buio opto per un giro di ricognizione in Pest, senza quegli approfondimenti nella visita dell’uno o dell’altro particolare cui mi sarei dedicato nei giorni seguenti: la zona pedonale richiama molto il cosiddetto “triangolo della moda” di Milano perché è piena di boutiques e di negozi con articoli di lusso, di ristoranti eleganti e di negozi che propongono manufatti tipici ungheresi (Vari Utca è del tutto paragonabile a Via Monte Napoleone); come se non bastasse, essendo periodo prenatalizio le vie sono tutte decorate con festoni, stelle e insegne e a ogni tot metri s’incrocia un albero di Natale; in più, in una piazza c’è anche il tipico mercatino a tema superaffollato di gente: manufatti artigianali, vino caldo e carne arrosto di vario tipo con patate, cipolle e crauti la fanno qui da padrone.
Giunta una certa ora decido di cercare un posto dove mangiare e opto per un pub-ristorante all’angolo della piazza antistante alla Basilica di S. Stefano. Lì vengo accolto da una bella cameriera bionda che m’invita ad accomodarmi ovunque voglia lasciandomi il menu sul tavolo; avevo una fame da lupi poiché a pranzo avevo consumato solo lo spuntino offerto sull’aereo, perciò opto per due piatti, tanto simili quanto tipici e scontati: zuppa e stufato di gulasch, più una bella birra chiara alla spina; consumo voracemente i due piatti (buoni entrambi, soprattutto lo stufato), pago poco più di 3000 fiorini e riprendo la mia passeggiata a stomaco pieno.
A questo punto mi dirigo verso il Danubio e percorro il marciapiede lungo il fiume: da lì si possono scorgere, oltre ai diversi ponti di pregevole fattura, i bellissimi edifici di Buda come il castello e i Bastione dei Pescatori; molto bella in Pest è anche Piazza Roosevelt con i suoi edifici di lusso di fronte al Ponte delle Catene.
Proseguendo lungo le strade a un certo punto mi viene da pormi una domanda: ma scusate, tutti vengono a Budapest per vedersi qualche bella biondona senza veli, ed io mi devo astenere proprio io???Non sia mai, anche se sono storicamente contrario a queste cose, stavolta decido di andarmi a vedere qualche bello strip. Giro un po’ per le strade, vedo qualche locale”equivoco” e vengo infine incuriosito da un piccolo posto con l’insegna “Peep Show”: decido dunque di entrarvi e mi ritrovo in un corridoio buoi con una porta in fondo, mentre la porta alle sue spalle fa suonare un campanello; sopraggiunge una bella ragazza bionda che mi saluta e mi da il benvenuto e inizia a illustrarmi il “menù della casa”; mentre costei snocciola l’elenco sopraggiunge un’altra ragazza anch’essa bionda ma stavolta in bikini e lì cominciavo a capire quali fossero i rispettivi ruoli; concluso l’elenco la prima ragazza mi chiede cosa voglio scegliere, al ché faccio la mia scelta e la seconda ragazza mi conduce in un camerino…E da qui in avanti lascio spazio alla vostra immaginazione! Esaurito l’excursus culturale me ne torno in hotel e, dopo una doccia rilassante, mi metto a letto in vista di una giornata seguente che si preannunciava faticosa.
Sabato 05/12/2009 visita: di Buda Come da abitudine la sera precedente avevo puntato la sveglia alle 7.00 e quell’ora mi sveglio: dopo un’abbondante colazione a due turni, cioè prima il salato (frittata e wurstel) e poi il dolce (brioche al cioccolato e cioccolata calda), esco dall’hotel e mi dirigo verso la fermata della metropolitana situata a pochi metri di distanza con destinazione Buda.
La parte più antica della città offre principalmente quattro attrazioni: il Castello (o Palazzo Reale), i Bastioni dei Pescatori, la Collina col Monumento Gellert e la Cittadella.
Il modo più semplice per accedere al castello e al borgo attiguo è prendere la funicolare situata alla base dell’altipiano, proprio di fronte al Ponte delle Catene; una volta saliti si può godere di una bella vista sul Danubio e su Pest.
Inizio poi a girare attorno al Castello: l’edificio, completamente ricostruito dopo la Seconda Guerra mondiale, è attualmente adibito a museo ospitando sia la Galleria nazionale ungherese sia il Museo di storia d’Ungheria. Dopo aver completato il giro attorno (particolarmente bella è la Fontana di S. Stefano) opto per il Museo di storia e vi trascorro un’ora circa all’interno.
Uscito dal Museo mi dirigo verso il borgo passando di fronte al Palazzo del Presidente della Repubblica e m’imbatto in un mercatino con bancarelle colme di souvenirs: dopo aver fatto un giretto tra le suddette decido di acquistare una statuetta raffigurante il Parlamento, un cappellino con la scritta “Budapest-Hungary” per mio papà ma soprattutto una splendida bambola con un vestito tradizionale magiaro dai colori della bandiera ungherese…Un autentico capolavoro! Proseguendo lungo le strade del borgo giungo alla bella Chiesa di Mattia che non ho purtroppo potuto visitare causa lavori di ristrutturazione in corso, e ai bellissimi Bastioni dei Pescatori: questi ultimi sono delle pittoresche mura con tanto di piccole torri costruite allo scopo di proteggere la corporazione dei pescatori, dalle quali si può godere di una bella vista sul Danubio e Pest; su e giù dalle mura si alternano orde di turisti armati di macchine fotografiche, tra cui si scorge una coppia di sposi giapponesi con tanto di fotografi al seguito e lussuosa limousine parcheggiata poco distante, mentre al centro della piazzetta antistante i bastioni s’innalza una statua equestre d’innanzi alla quale tre uomini in abiti medievali con un falco si offrono per la più tipica delle foto ricordo.
Proseguendo lungo il borgo tra begli edifici d’epoca giungo al bel palazzo dell’Archivio Nazionale, e svoltando per fare ritorno verso la chiesa di Mattia percorro la bellissima Uri Utca, la strada cogli edifici più antichi di Budapest.
A questo punto mi fermo in un piccolo ristorante e stavolta ordino un eccellente stufato di patate accompagnato dalla solita birra media chiara: tutti i ristoratori a Budapest si riveleranno cordiali e in grado di parlare inglese, segno che il turismo straniero è la principale fonte di guadagno in un’economia che si sta lentamente affrancando da decenni di oppressione comunista.
Terminato il pasto lascio il borgo alla volta della collina su cui s’innalza il Monumento Gellert: questa collina e il suo monumento prendono il nome da un religioso che fu scaraventato già dalla medesima da alcuni pagani all’interno di una botte piena di chiodi, e il monumento ritrae proprio la vittima con in mano un crocifisso; per raggiungere il Monumento di Gellert e bisogna salire lungo sentieri e scale che mettono alla prova il mio fiato(tanto che , appesantito dal pasto appena consumato, faccio più di una sosta), tragitti che proseguono e conducono all’ultima tappa della visita di Buda:la Cittadella.
Una volta salito in cima mi trovo davanti alla grande statua raffigurante una donna con le braccia in alto sorreggente il ramo di una palma: rappresentante inizialmente la liberazione di Budapest dall’occupazione nazista da parte dell’Armata Rossa, è diventata in seguito il simbolo della liberazione dalla dittatura comunista, fatto testimoniato anche dalla rimozione delle statue dei soldati russi che le stavano accanto.
La Cittadella fu in origine creata dagli austriaci per tenere sotto controllo la città qualora vi fossero insurrezioni e per eventualmente sedarle agevolmente a colpi di cannone dall’alto della medesima;fu quartier generale dei tedeschi durante l’occupazione nel secondo conflitto mondiale e successivamente dell’Armata Rossa, di cui si possono ancora ammirare alcuni cannoni posizionati lungo una delle facciate delle mura;all’interno si possono ammirare alcune vetrate con oggetti antichi e pannelli narranti la storia della città, ma soprattutto si può accedere al bunker sotterraneo dove sono stati collocati alcuni pupazzi di soldati che hanno popolato il luogo nel secolo scorso: soldati ungheresi, tedeschi e russi.
Uscendo dalla Cittadella ne costeggio le mura dove sono posizionati alcuni disegni raffiguranti Budapest in varie e poche storiche per poi scendere stavolta dalla strada asfaltata e dirigermi verso la riva del Danubio; un’ultima sosta su una panchina (era già buio), le ultime foto e poi decido di attraversare il Ponte delle Catene per raggiungere una stazione delle metropolitana, quando m’imbatto in uno Sports Bar: do un’occhiata veloce all’interno e vedo che oltre alle cameriere molto belle il posto era attrezzato con un megaschermo e svariate tv in cui trasmettevano partite di calcio (particolare che può interessare a qualcuno: in Ungheria è consentito fumare nei locali quindi i non –fumatori che vi si dovessero recare sono avvisati); pertanto, essendo la sera di Juventus – Inter, chiedo a una bella cameriera bionda se era in programma trasmetterla e sentendomi rispondere affermativamente decido di correre in hotel a farmi una doccia per poi ritornare in quel luogo accogliente.
Fatta la doccia riprendo la metropolitana e torno allo Sports Bar dove, accomodatomi a uno dei tavoli, ordino una Guinness media e un fish and chips per poi godermi la partita.
Purtroppo il match non va come avrei sperato: dopo un vantaggio rocambolesco di Del Piero e il pareggio di Eto’o, Marchisio s’inventa un goal da X-Box e ci condanna a un’amara sconfitta per 2 a 1! Tracanno un’altra Guinness e me ne torno in hotel a dormire: il giorno dopo mi avrebbe aspettato la visita approfondita di Pest.
Domenica 06/12/2009: visita di Pest Esattamente come il giorno precedente mi alzo di buon’ora, consumo la medesima colazione e mi dirigo verso il centro di Pest per una visita più approfondita della parte moderna della città.
Uscito dalla metropolitana mi dirigo verso la zona pedonale: sono le 9.00 e le strade sono ancora abbastanza deserte, il che mi consente di passeggiare tranquillamente tra le belle vie decorate in occasione delle festività natalizie.
Mi dirigo poi verso la Basilica di S. Stefano, le giro attorno e faccio un giro dentro: chiesa abbastanza bella, niente di eccezionale se paragonata ad altre cattedrali visitate anche non molto tempo fa.
Abbandonata la basilica mi dirigo verso quello che è forse il più bello e importante edificio della città: il Parlamento; quest’ultimo s’innalza lungo la riva del Danubio ed è separato dalla piazza su cui s’innalza la già citata basilica da un’ulteriore piazza in cui vanno segnalati un museo e un monumento dedicato ai caduti dell’Armata Rossa.
Inizio a girare intorno al Parlamento scattando numerose fotografie: l’edificio, che presenta una cupola al centro della struttura e numerosissime guglie simile a quelle presenti nel palazzo di Westminster a Londra, è tanto grande quanto bello. Di fronte ci sono tante bancarelle natalizie e tanta gente tra di esse, mentre di fronte al lato nord un prato termina con il monumento a Lajos Kossuth, eroe dell’indipendenza dall’Austria.
Mi metto dunque in coda per acquistare un biglietto per una visita guidata: dato il grande afflusso di persone i militari di guardia fanno accedere alla biglietteria a scaglioni e quando tocca a me la bigliettaia mi consegna un biglietto gratuito per una visita guidata in inglese prevista per le ore 12.00.
Essendo presto decido di andare a farmi una passeggiata lungo il Danubio: mi dirigo verso la già citata Piazza Roosevelt e scatto numerosissime foto alle bellezze architettoniche della già visitata Buda.
Giunta l’ora della visita mi reco all’entrata delle visite e, sopraggiunta la guida, mi aggrego alla comitiva; l’interno dell’edificio si presenta elegante e sfarzoso come è di norma ogni palazzo istituzionale in qualsiasi Paese; oltrepassati un corridoio e una scalinata si giunge nell’ampia stanza sottostante la cupola che ospita una teca in cui è conservata la corona di S. Stefano, cimelio di inestimabile valore; oltrepassata un’ulteriore bella stanza elegantemente arredata si giunge infine alla sala dell’assemblea e la guida ne spiega l’organizzazione: al centro c’è lo scranno del presidente dell’assemblea circondato dalle poltrone su cui prendono posto i membri del governo; di fronte i banchi su cui siedono i deputati, rispettivamente di maggioranza (a destra del presidente) e d’opposizione (a sinistra); in ciascun posto sono presenti 4 bottoni: uno per votare sì, uno per votare no, uno per l’astensione e uno per richiedere di intervenire nella discussione.
Terminata la visita del Parlamento decido di prendere la metropolitana e di raggiungere uno dei luoghi più celebri di Budapest: Piazza degli eroi. Questa bellissima piazza fu realizzata in origine per celebrare la vittoria dell’Armata Rossa sugli occupanti nazisti, ma divenne in seguito il luogo di adunanza di tutte le manifestazioni anticomuniste. Questa si presenta come un’ampia pavimentazione su coi s’innalza una colonna e un colonnato alle sue spalle; ai lati, due begli edifici ospitano musei.
Scattate diverse foto (e dopo essermene fatta scattare una da un turista) su pero la piazza e mi reco verso il piccolo ma delizioso castello di Vajdahunyad: questo è circondato da un laghetto, vi si accede a mezzo di un ponticello, ospita il Museo dell’agricoltura e ha un’atmosfera a metà strada tra il fiabesco e il gotico che mi piace molto; lì acquisto da un chiosco un curioso pane/ciambella con strisce di formaggio e cuna bottiglietta di Coca Cola e, addentrandomi all’interno del parco (spoglio, come è normale in autunno inoltrato), mi accomodo sulla prima panchina che trovo e consumo il mio spuntino.
Fatto un rapido giro nel parco e attorno al castello mi dirigo verso la fermata della metropolitana; scendo alla fermata “Opera” per scattare un paio di foto al teatro, dopodiché mi dirigo di nuovo verso la zona dello shopping che già avevo percorso stamattina: a quell’ora le strade erano stracolme di gente dedita alle spese natalizie e la piazza con le bancarelle era piena di profumi e di colori a dir poco accattivanti.
Fatta una certa ora decido di fare ritorno in hotel a farmi una doccia e a riposarmi un po’, dopodiché riprendo la metropolitana e decido di tornare nel centro di Pest a cenare:manco a dirlo, mi butto di nuovo sul gulasch e la birra, mentre a fine pasto mi concedo un sorso del mitico Unicum(memore di quando Johnny lo fece bere al Sandro:”Ma p… d… seclè cal ròb chi?”)…Tremendo ma veramente ottimo per digerire! Una volta uscito dal ristorante decido di farmi una passeggiata quando vengo fermato da due ragazze ungheresi che mi chiedono inizialmente se ho una mappa, poi si presentano(Barbara e Anne) e mi chiedono se voglio andare a bere qualcosa con loro; l’idea mi pare buona perciò accetto e decido di seguirle in un pub dove tra un bicchierino e l’altro ci mettiamo a parlare del più e del meno : erano a Budapest per il week end e sarebbero ripartite il giorno seguente; tra le due stabilisco maggior e feeling con Barbara, la più giovane ed anche la più carina, mentre Anne si rivela meno loquace ma comunque di compagnia.
Fattasi una certa ora decidiamo di abbandonare il locale e le mie due compagne mi chiedono se le accompagno a loro hotel situato a pochi minuti da dove ci trovavamo in quel momento; ma appena arrivati mi chiedono addirittura se voglio salire…Domanda che piomba come il classico fulmine al ciel sereno!All’inizio sono un po’ titubante ma alla fine cedo alla loro insistenza e vi posso dire che ne è valsa decisamente la pena tanto che non me ne sarei più andato!A notte fonda mi congedo a malincuore e faccio ritorno in hotel dove mi avrebbero atteso poche ore di sonno prima del trasloco a Bratislava.
Questo è stato senz’altro l’episodio clou dell’intero viaggio: tanto piacevole quanto inaspettato!Chissà se rivedrò mai le mie care amiche di una sera…Chi può dirlo?!? Lunedì 07/12/2009: partenza da Budapest e arrivo a Bratislava.
Archiviata la piacevole avventura della sera precedente arriva il momento di spostarsi in Slovacchia; pertanto, dopo aver sistemato la valigia, aver fatto colazione ed effettuato il check-out mi dirigo verso la vicina stazione Keleti per acquistare il biglietto e prendere il treno delle 09:28; arrivato alla biglietteria prendo il numero e quando è il mio turno mi avvicino allo sportello e chiedo un biglietto per Bratislava: al ché la bigliettaia inizia a scrivere, timbrare, copiare con carta carbone, pinzare…Una trafila di operazioni incredibili per emettere un biglietto!Finalmente posso prendere posto sul treno che puntualmente si mette in viaggio.
Il tragitto dura circa 2 ore e 30 minuti e attraversa buona parte dell’Ungheria terminando la corsa pochi minuti prima delle 12.00 nella stazione di Bratislava; il tempo è uggioso ma smetterà di lì a poco, pertanto decido di affrontare il tragitto fino all’hotel a piedi.
Si da il caso però che uno dei luoghi di maggior interesse di Bratislava si trovi poco distante dalla stazione, per cui decido di dirigermi verso il famigerato Monumento Slavìn: trattasi di un mausoleo posto in cima a una collina con una colonna molto alta su cui è posta la statua di un soldato sovietico che sorregge la bandiera dell’URSS e calpesta una svastica;simboleggia la liberazione di Bratislava dall’occupazione nazista ed è collocato dove sono sepolti i caduti dell’Armata Rossa.
Scattate alcune foto scendo verso la Città Vecchia verso l’hotel, passando di fronte al Palazzo Presidenziale e sempre con la collina dove sorge il castello di fronte a me. Arrivato in hotel, ne rimango colpito dall’eleganza: era veramente molto bello!Effettuato il check-in salgo in camera preceduto dal facchino che mi trasporta la valigia: la sistemazione è molto bella e spaziosa, c’è il frigobar e la tv prende anche le tre reti Rai.
Sistemata la valigia decido di andare immediatamente nel centro della città che s’intuisce subito essere di piccole dimensioni ma dalle fattezze gradevoli (al contrario di quanto mi era stato detto).
La chiesa principale è proprio di fronte all’hotel, e poco distante c’è il teatro dell’opera;proseguendo mi dirigo verso la piazza centrale:è poco più grande della piazza di Dorno, ma è comunque gradevole ed anche qui è occupata dal tradizionale mercatino natalizio. Fatto un giro tra le bancarelle mi dirigo verso le piazzette limitrofe dove vi sono alcuni begli edifici, per poi indirizzarmi verso la Porta di San Michele(dove mi faccio scattare una foto), probabilmente il simbolo della città; noto accanto a quest’ultima una singolare trattoria dove propongono cucina slovacca e dato la mia abitudine di assaggiare sempre e comunque la cucina locale decido che ci sarei tornato più tardi. Nel frattempo, mentre stava facendo buio, decido di salire al castello: l’edificio è tuttora in ristrutturazione e si presenta quadrato e compatto, non grandissimo; dalla collina si può godere una bella vista della Città Vecchia ormai illuminata, del Danubio e del ponte che lo attraversa(la cui sommità assomiglia in tutto e per tutto a un disco volante); prima di abbandonare la collina faccio un salto nel negozio di souvenirs e acquisto una statuetta del castello da aggiungere alla mia collezione.
Una volta sceso, decido di fare un ulteriore giro in una Città Vecchia ancora stracolma di gente e dalle decorazioni ora illuminate…L’atmosfera natalizia ha sempre e comunque un suo perché! Decido poi di dirigermi verso la taverna che avevo notato qualche ora prima: appena entrato nel locale scendo una scala in legno e sbuco in una bellissima sala con arredo in legno e decorazioni dal gusto medievale…Veramente un posto d’altri tempi!Sfogliato il menu opto come primo per il piatto nazionale slovacco haludsky(sorta di gnocchetti ricoperti di formaggio e cubetti di pancetta) e per secondo una specie di gulasch: entrambi si rivelano ottimi e la spesa comprensiva di birra media non supera i 20 euro(avevo appreso poco dopo l’arrivo che in Slovacchia fosse già in vigore la valuta europea a scapito della corona slovacca).
Terminato il pasto decido di tornarmene in hotel e , acceso il televisore, mi sintonizzo su Rai1 dove va in onda “Il sangue dei vinti”, film ispirato all’omonimo libro di Giampaolo Pansa sulla guerra civile in Italia al termine del secondo conflitto mondiale e in particolare sulle barbarie commesse dai partigiani sugli sconfitti fascisti a guerra ormai conclusa.
Il film e il susseguente “Porta a porta” mi accompagnano nel mondo sei sogni.
Martedì 08/12/2009: visito al Castello di Devìn e ritorno a Budapest Alzatomi più o meno alla solita ora scendo a fare un’abbondante colazione; dopodiché libero la stanza, effettuo il check-out e chiedo di lasciare la valigia in hotel per alcune ore; prima di uscire chiedo alla receptionist come raggiungere il Castello di Devìn e questa m’indirizza alla stazione dei bus situata a poche decine di metri di distanza precisando che avrei dovuto prendere l’autobus n.29.
Mi reco dunque alla suddetta stazione, acquisto due biglietti presso l’edicola adiacente e salgo sul 29 che giunge al castello in una mezz’ora abbondante.
Il Castello di Devìn, la più antica traccia di civiltà in Slovacchia , si presenta come uno dei tipici manieri diroccati di cui è ricco il paesaggio scozzese: residui di mura, torri e macerie che fanno intuire ciò che fu in un periodo lontano s’innalzano su una collina nei pressi del Danubio; attorno vi sono il paesino di Devìn, il “Monumento al 1968” dedicato a tutto coloro che furono uccisi nel tentativo di sfuggire all’oppressione della dittatura comunista, e un albergo-ristorante.
Inizio a girare tra le rovine del castello quando sento improvvisamente miagolare: guardo per terra e vedo un gatto grigio tigrato che mi osserva;mi abbasso per accarezzarlo e lui mi lascia fare iniziando a fare le fusa e strofinarsi contro le mie gambe … che carino!Quando accenno ad allontanarmi lui m’insegue miagolando e cerca di tagliarmi la strada, per cui mi abbasso di nuovo e lo accarezzo per sua felicità: avessi potuto me lo sarei portato a casa! Esauriti la visita al Devìn e il siparietto col micio faccio ritorno a Bratislava ed essendo l’ora giusta per il pranzo mi reco ancora nella taverna in cui ero stato la sera prima: confermato l’haludsky, stavolta opto per delle crespelle con prosciutto e funghi per secondo e non ne rimango affatto deluso.
Consumato il pasto torno in hotel , ritiro la valigia e, siccome ero un po’ stanco, mi faccio chiamare un taxi per raggiungere la stazione dei treni.
Al contrario di altri tassisti con i quali mi era capitato di viaggiare in altro occasioni all’estero, quest’ultimo si dimostra molto loquace e voglioso di dialogare: mi chiede se sono solo e perché io rispondo di sì perché penso che se si vuole visitare un posto bisogna andarci da soli, perché parlo inglese(questo perché gli era capitato di portare in giro diversi italiani e nessuno di essi parlava inglese) e gli rispondo che l’ho studiato a scuola e che a me era stato detto che gli slovacchi non parlano inglese, al ché lui mi risponde stupito che non è vero e che la prima cosa che viene richiesta è la conoscenza delle lingue, e così via fino all’arrivo in stazione.
Rispetto all’andata l’operazione di preparazione del biglietto è meno elaborata, mentre il treno viene segnalato in ritardo di dieci minuti che verranno però recuperati durante il viaggio: arriviamo a Budapest alle 18:30, in perfetto orario.
L’hotel è lo stesso abbandonato il giorno prima, a poche centinaia di metri dalla stazione, per cui lo raggiungo in fretta e posso effettuare il check-in e prendere possesso della camera in pochi minuti; stavolta la camera è più confortevole in quanto più spaziosa e con la tv posta di fronte e non di lato.
Mi faccio una doccia e decido di andare allo Sports Bar a vedere Juventus-Bayern Monaco: il locale è gremito ma riesco comunque a trovare un posticino dove accomodarmi e, ordinato il solito fish and chips con Guinness media(quest’ultima l’avrei replicata) mi godo la partita che, al contrario di sabato, si conclude con un godurioso 4-1 a favore dei tedeschi per l’esultanza del sottoscritto e della maggioranza dei presenti.
Finita la partita me ne torno in hotel soddisfatto e vado immediatamente a letto in vista del grande rientro.
Mercoledì 09/12/2009: il rientro E dunque arrivato il momento di partire: l’ultima sistemazione di valigia, l’ultima colazione e l’ultimo check-in prima di salire sull’Airport Minibusz prenotato il giorno prima telefonicamente e raggiungere l’aeroporto con largo anticipo.
Arrivato a destinazione effettuo il check-in e il controllo di sicurezza, dopodiché faccio un giro tra i negozi del terminal in cerca di qualcosa di tipicamente ungherese: alla fine acquisto una boccetta di Unicum da portare a casa e un libro illustrato sulla città di Budapest.
Dopodiché prendo qualcosa da mangiare e bere al self-service, consumo il pasto e mi siedo in sala d’aspetto sfogliando libro appena acquistato; a un certo punto arriva un’operatrice aeroportuale e mi chiede se ho voglia di rispondere a un questionario sull’aeroporto e la linea Malev ed io acconsento: inizia una raffica di domande alle quali rispondo e alla fine questa si congeda ringraziandomi.
Dopo un po’ entra in scena una visione celestiale: una bellissima ragazza bionda, alta uno e novanta coi tacchi, con un giubbotto in pelle marrone e una camicetta bianca tutta sbottonata…Mamma mia che spettacolo!Tutti la fissano e inizia uno spasmodico scambio d’occhiate tra i presenti, mentre il sottoscritto, fingendo di messaggiare col cellulare, le scatta una foto immortalandone la bellezza.
Verso le 15:30, con circa mezz’ora di ritardo, arriva il momento di imbarcarci e di decollare alla volta dell’Italia: visto il ritardo il supplizio è più breve ma intenso viste le manovre improvvise e a tratti spericolate fatte dal pilota nel tentativo di non far perdere le coincidenze ai passeggeri diretti a Madrid e Napoli.
Arriviamo infine a Milano intorno alle 17.00 e ad aspettarmi c’è mio fratello Claudio che mi chiede immediatamente lumi sulla biondazza citata sopra e mi accompagna a casa riempiendomi la testa su Calciopoli e cose simili: che due balle! Arrivato a casa disfo la valigia ed estraggo i souvenirs, su tutti la bellissima bambola che trova subito un posto d’onore sulla credenza ormai affollatissima di soprammobili provenienti da gran parte d’Europa.
L’ennesima avventura era finita: anche stavolta è stato bello e mi sento umanamente arricchito dal contatto con Paesi e culture diversi; e, come al solito, mi sono depurato mente e sistema nervoso dallo stress di tutti i giorni.
Sto già pensando a dove andrò la prossima volta: non so quando avverrà ma ne sarete tempestivamente informati!;-)