Polinesia: il Paradiso con il fai da te
Siamo arrivati il 21 giugno (grazie al fuso di 12 ore…) a Tahiti. La prima cosa che ci ha colpiti è stato il suono della musica locale e l’accoglienza con fiori profumatissimi (il tiare) e collane di ibiscus. Dopo un paio d’ore finalmente siamo ripartiti per la tappa finale: Rangiroa (Isole Tuamotu).
Avevamo prenotato tramite internet una delle “pension de famille” che puoi trovare sul sito dell’Ufficio del Turismo di Tahiti o sulla Lonely Planet, “amica” ricca di unici e precisi consigli.
Il proprietario di Miki Miki (circa 80 euro a persona con mezza pensione (cibo ottimo ed in quantità)), Monsieur Chevalier ci ha calorosamente accolto tra i suoi faré sul mare e ci ha condotto in un ristorante sulla strada, le Kai Kai Restaurant, ad assaggiare il primo cibo locale (pesce crudo, chiaramente) e a mostrarci il bellissimo atollo. Il secondo giorno (22/6) siamo andati a visitare l’Iles des Recifs. Abbiamo fatto “una passeggiata” lungo questa barriera corallina nera con le punte bianche di sale. Il paesaggio è davvero suggestivo con le grosse onde dell’oceano che si infrangono rumorosamente. A parte pinne e maschera vi consiglio di portare sempre anche le scarpe per il corallo o dei sandali chiusi di gomma: senza non potete fare queste escursioni.
Ci hanno consigliato anche di visitare la Laguna Blu, ma il tempo non ce l’ha permesso, per cui il terzo giorno abbiamo visitato l’isola. Non ci è voluto molto dato che è lunga solo 12 km. Con la nostra “fun car”, noleggiata da un simpaticissimo polinesiano, con cui abbiamo chiacchierato per un’ora, siamo arrivati al pass. Il villaggio di Avatoru è uno splendido esempio di vita locale. E’ piccolissimo, ma fornito di ben due “supermercati”, la farmacia, tanti ristorantini familiari, due banche e due chiese: cosa volere di più. Al mattino poi abbiamo deciso di andare a visitare la fabbrica perlifera “Gauguin’s farm”. Ci hanno mostrato gratuitamente la coltivazione delle ostriche perlifere e il procedimento di innesto per la formazione delle perle. Abbiamo deciso di comprare, come consigliato anche dalla guida, le perle “nere” (anche se sono più iridate che nere).
Rangiroa è il posto ideale per acquistare le perle “nere”; effettivamente abbiamo speso 1/3 in meno rispetto ai prezzi trovati sulle altre isole ed in più ci hanno rilasciato il certificato sulla qualità (colore, forma, luminosità). Ricordatevi di farvi rilasciare il documento che dovete mostrare in dogana relativo all’acquisto, se vi beccano senza, sono guai. Il pomeriggio abbiamo fatto il bagno e la parola d’ordine è stata relax, altrimenti il fuso ci avrebbe fusi… Il terzo giorno con un motorino noleggiato con lo sconto (grazie a Monsieur Chévalier) ci siamo recati al pass sull’altra estremità dell’isola per prendere il taxi boat (dopo aver concordato il prezzo), motorino incluso, per recarci sull’altro motu al villaggio di Tiputa. Abbiamo visitato il motu, su cui si svolge la vita politica e religiosa dell’isola. L’abbiamo costeggiata tutta in motorino dal lato dell’oceano, passando attraverso i bananeti…A pranzo ci siamo fermati al Le Relais de Josephine (costoso), dove abbiamo potuto ammirare i giochi e le acrobazie dei delfini che si lasciavano trasportare dalla corrente dell’oceano. Le Relais, infatti, dà direttamente sul pass.
Soprattutto dopo aver visto le altre splendide isole, apprezzi ancora di più Rangiroa, perché è quella meno turistica, più vera, più forse Polinesia.
Qualche consiglio: portatevi un forte repellente, un k-way (a giugno le piogge vanno e vengono) ed un maglioncino pesante.
Ci sono anche tanti cani randagi, ma a lasciarli stare non fanno niente, anche se abbiamo conosciuto un ragazzo francese che è stato inseguito e attaccato da due cani (aveva il braccio fasciato, perché gli avevano dato qualche punto). Questo non per spaventarvi, ma per dirvi che la cautela è sempre necessaria.
Il quarto giorno (26/6) partiamo con le nostre collane di conchiglia al collo alla volta di Moorea. Il volo da Tahiti dura solo 10 minuti. La vista dall’alto ci fa capire che sarà eccezionale. Abbiamo dormito nella Pension Motu Iti in un bungalow da albergo a 4 stelle poggiato direttamente sul mare.
La nostra prima notte a Moorea non è stata eccezionale. Il vento soffiava ad oltre 100 km orari: sono venuti giù alberi e palizzate. Il giorno dopo ha piovuto sempre.
Abbiamo allora deciso di anticipare il giro dell’isola e con un’auto noleggiata alla Albert Car (costa meno di Europcar ed include nel prezzo anche benzina ed assicurazione oltre a venire a prendervi) abbiamo fatto tutta la costa lentamente fermandoci in qualche negozio ogni tanto e facendo un giro anche al “turistico” Tiki Tiki Village. Abbiamo mangiato al Coco d’Îsle. E’ da provare assolutamente, anche se è molto alla buona. I tavoli infatti sono poggiati sulla sabbia, ma le persone sono davvero cordiali.
Il secondo giorno (28/6) siamo andati a fare il picnic, che consiste in uno splendido giro in barca per la laguna con il pasto agli squali dalla pinna nera (assolutamente innocui), picnic sul motu a base di pesce arrosto e tonno al latte di cocco (piatto tipico) e successivo bagno con le razze (al largo dello Sheraton). Vi consigliamo di farlo con Albert Car, lo stesso con cui abbiamo prenotato l’auto, e di portare una macchina fotografica subacquea. Il terzo giorno ci siamo svegliati alle 5 del mattino (ormai eravamo integrati nei ritmi polinesiani), abbiamo goduto dell’alba e dopo un’abbondante colazione abbiamo preso di nuovo l’auto e fatto il giro alla fabbrica di succhi (non perdetevela), dove abbiamo visto le colture della vaniglia e assaggiato splendide marmellate (ananas, papaia, cocco, lime, etc). Abbiamo poi proseguito verso il belvedere e durante il tragitto ci siamo fermati a visitare uno dei tanti luoghi sacri (marae Titiroa), eretto per festeggiare la vittoria degli abitanti di Moorea contro quelli di un’altra isola: davvero suggestivi. Quando siamo arrivati, in quel momento si stava svolgendo un rito .
Ci siamo allontanati per non disturbare e siamo arrivati, districandoci tra le maestose radici degli alberi di mape, fino ad un fiumiciattolo, che abbiamo attraversato, per arrivare in altri ma più piccoli luoghi sacri.
Siamo ripartiti e siamo arrivati al Belvedere. E’ stato fantastico vedere aprirsi davanti a noi questa lussureggiante natura, da cui si ammirano le due famose baie: quella di Cook (dove è stato girato il film con Marlon Brando, “Gli ammutinati del Bounty”, e quella di Opunohu).
Siamo scesi dal versante opposto in modo da fermarci nelle piantagioni di ananas e per poi proseguire direttamente per il villaggio di Paopao. Ci siamo fermati più avanti alla spiaggia di Temae, direttamente di fronte all’isola di Tahiti ma dopo un po’ abbiamo deciso di andare alla spiaggia dello Sheraton, dove dopo un bagno rinfrescante abbiamo goduto di un magico tramonto.
Le spiagge infatti a Moorea sono pubbliche e non di proprietà degli alberghi, anche se ci sono le strutture.
Considerate che un giro così dell’intera giornata ci è costato solo 40 euro a coppia. Con le agenzie turistiche avremmo speso circa il doppio per 4 ore al massimo… Il giorno dopo di buon mattino ci siamo svegliati per l’ultima ed agognata tappa: BORA BORA.
Sedetevi sul lato sinistro dell’aereo, perché normalmente si atterra da quel lato (vento permettendo) e vi assicuro che potrete ammirare il Paradiso.
Siamo atterrati sul motu su cui c’è solo l’aeroporto, costruito dagli americani durante al seconda guerra mondiale. Prima che venisse costruito l’aeroporto di Tahiti, quello di Bora Bora era l’unico aeroporto internazionale della Polinesia Francese. Siamo arrivati con una “mega” barca all’hotel Le Méridien. Dopo tanto vagare , infatti, avevamo deciso di terminare il viaggio in Polinesia con il top. Effettivamente, come ci hanno detto anche alcuni polinesiani, è l’hotel più bello grazie anche alla sua posizione (si estende su un motu verso il lato orientale della laguna, di fronte al Monte Otemanu) . Non vi descrivo la laguna di Bora Bora, perché non esistono parole per raffigurare un tale incanto…
Anche qui però abbiamo optato solo per la prima colazione. Il nostro desiderio di vagabondare da soli un po’ e di non chiuderci in una grossa struttura aveva ancora prevalso.
Appena arrivati nel nostro over water ci siamo tuffati per bagnarci tra i tanti e colorati pesci del Lagunarium oltre che con le tartarughe marine. All’interno de Le Méridien, infatti, il Lagunarium ospita decine e decine di tartarughe, che restano in cattività fino a quando non sono pronte per affrontare l’oceano.
La sera siamo andati al villaggio di Vaitape, perché cominciavano le danze “Heiva”. C’era un festival che durava l’intera settimana, in cui si sfidavano i migliori “coreografi” e danzatori.
Il giorno dopo abbiamo fatto il giro dell’isola con l’auto.
Il terzo giorno siamo andati con il tour organizzato da Chez Nono (non con l’albergo) a fare il giro della laguna ed il pic nic. E’ stata una giornata molto piacevole. Abbiamo anche danzato. Claudio era fantastico nel suo sgambettio polinesiano! Anche qui abbiamo fatto il bagno con i pescecani, siamo andati in cerca di mante (ne abbiamo vista una che poteva essere di almeno 4 metri) ed infine un bagno fantastico con le razze.
Il quarto giorno ci siamo goduti la spiaggia dell’hotel bevendo il cocco e rilassandoci alla grande! Per mangiare vi consiglio di andare allo snack bar Patoti. E’ sulla strada che va da Vaitape verso Le Méridien dopo Punta Matira. Il giorno dopo (il 4/7) siamo partiti per Los Angeles, dove abbiamo trascorso 3 giorni tra Universal Studios, Hollywood, Santa Monica, Venice…Ma quella è un’altra tappa…
Non dimenticheremo mai questo viaggio, le persone, i sorrisi, i tramonti, ma soprattutto i profumi ed i colori … Un consiglio: andate e sognate! Lorella e Claudio