Picnic a Dettifoss
Do you see?There is nothing .
Così mi ha detto Kristin guardando fuori dal finesrino.
In effetti la zona di Keflavik che stavamo sorvolando
è piuttosto brulla e offre un paesaggio monotono e piatto.
Kristin è una bella ragazza di Akrenes ,30 km a nord di Reykjavik che il destino ha voluto
facesse il viaggio Londra-Keflavik nel posto ...
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Do you see?There is nothing . Così mi ha detto Kristin guardando fuori dal finesrino. In effetti la zona di Keflavik che stavamo sorvolando è piuttosto brulla e offre un paesaggio monotono e piatto. Kristin è una bella ragazza di Akrenes ,30 km a nord di Reykjavik che il destino ha voluto facesse il viaggio Londra-Keflavik nel posto a fianco al mio. Sempre il destino ha voluto che Kristin stesse tornando da Palermo dove aveva lavorato per 3 mesi come babysitter. Se il viaggio comincia così, ho pensato ,non è male. Eppure c’erano state delle avvisaglie non molto rassicuranti nei giorni precedenti il viaggio. Una settimana prima di partire Icelandexpress mi manda un’e-mail scritta in maniera confusa comunicandomi che il mio volo era stato “cancelled “. A quel punto avevo due possibilità: -non partire ; -dormire una notte a Londra e prendere il volo per Keflavik il giorno successivo. Ovviamente ho optato per la seconda che tutto sommato non avrebbe comportato un grande cambiamento nel percorso che avevo programmato in Islanda. Altri segnali oscuri provenivano dal mio gatto che ha sintomi premonitori come accade nei romanzi di Poe. Il giorno prima della partenza si è presentato in camera miagolando in maniera ossessiva come non ha mai fatto e il giorno dopo me lo sono ritrovato seduto sulla capotte della macchina e non si è mosso finchè non ho innestato la retromarcia. Non da ultimo alcuni giorni prima mi si è rotto il cavalletto della macchina fotografica che ho dovuto ricomprare. Nonostante il disguido con Icelandexpress l’aereo mi è sembrato bello,spazioso e confortevole per essere di una compagnia low cost. The crew abbastanza informale ci ha consentito di tenere bottiglie, libri e oggetti vari anche in fase di decollo e si è sbrigato molto velocemente nelle solite noiose istruzioni per i casi di emergenza. Una volta in quota si è abbassato uno schermo per ogni fila di sedili e ci hanno fatto vedere un film islandese in lingua originale che ho rivisto anche al ritorno. 02 settembre Alle 15.00 arrivo al Keflavik International Airport da cui parto per arrivare all’ostello di Skógar dove avevo prenoto una singola per la prima notte. Detta così sembra facile in realtà il primo impatto con le strade del luogo non è stato facile. Per quanto sembri banale in Islanda tutto è scritto in islandese , una minima indicazione stradale in inglese non la trovi. Da quanto si legge nei vari racconti di viaggio sembra che ci sia una sola strada importante e asfaltata in tutta l’isola , la 1 e che per muoversi sia sufficiente seguirla. In realtà ci sono moltissime strade asfaltate e non, che consentono di raggiungere vari luoghi e sono abitualmente percorse dai residenti locali. Tutte le strade anche quelle sterrate che spesso sono percorribili a fatica con auto normali sono numerate per cui è bene munirsi di una mappa dettagliata per orientarsi perchè spesso non si capisce bene dove ci si trova. Dunque da Keflavik si segue la 42 fino a Reykjavik e poi bisogna prendere la 1 ma in direzione Vik se si vuole andare a sud. Io invece mi sono perso e sono entrato nella capitale in cui il traffico è sempre molto intenso abbandonandomi per un’ora in giri a vuoto. Una volta trovata la strada giusta ,1 direzione Vik per l’appunto ,il gioco era fatto bastava solo fare quei 200 km che mi separavano da Skógar. Altro particolare da non sottovalutare le luci della macchina. Ci sono solo gli anabbaglianti che però hanno una luce meno intensa dei nostri e gli abbaglianti che si possono regolare in altezza e di fatto funzionano come i nostri anabbaglianti. Normalmente ho visto che tengono sempre i fari accesi anche di giorno ma non so se sia obbligatorio. Mi soffermo su questo fatto perchè ci ho messo un po’ per capire che alle 7 di sera è ora di accendere gli abbaglianti .Finchè non l’ho fatto continuavano a lampeggiarmi e mi chiedevo cosa volessero. Risolti questi problemucci iniziali viaggio spedito verso Skogar sotto un temporale sempre più forte e già cominciavo a pensare di aver sbagliato periodo. Da quanto letto qui piove spesso,il tempo cambia molte volte durante il giorno anche in maniera imprevedibile, e tira sempre un forte vento. Io non ho trovato nulla di ciò. Ho trovato pioggia solo il primo giorno e poi sempre tempo buono spesso soleggiato e raramente vento. Temperature tra 8 e 11 C di giorno con punte di 15 C. E’ un freddo secco che non da fastidio,in 8 giorni non ho mai indossato un maglione ma solo camicia e un giubbino di pelle . Il tempo varia molto da zona a zona anche nel giro di pochi km,per questo che viaggiando si può incontrare un tempo molto variabile. In realtà il cielo è sempre solcato da enormi ammassi nuvolosi ma con ampi squarci di sereno . Verso le 8 arrivo a Skógar indicato da una piccola tabella. Mi aspetto un paese in realtà si tratta di alcune case ,un ostello, un ristorante e una pittoresca cascata ,Skógarfoss. Qui ogni luogo in cui vi sia anche una sola abitazione ha un nome ed è anche indicato sulla carta dell’isola che si può acquistare in molti distributori di benzina. Skógar mi danno una singola in una casetta vicino all’ostello in cui vi sono anche 2 tedesche Anna e Dorothy che stanno girando l’Islanda a piedi e in autostop. Passiamo un’oretta a parlare di noi e poi si va a dormire,domani comincia il viaggio vero e proprio. 03.09 Alle 8 sveglia e visita a Skógarfoss . La cascata si trova a 300 metri dal l’ostello in una sorta di antro verdeggiante e sul lato destro vi è un sentiero che sale ripido la collina e porta fino alla sommità dalla quale si può ammirare la caduta della massa d’acqua dall’alto.Di fatto ci troviamo a meno di 5 km dall’oceano e oltre la strada 1 che passa per Skógar inizia la Skogarsàndur,la spiaggia . C’è il sole e passo circa un’ora tra foto e riprese. Riprendo la 1 e mi fermo a Vik,sulla spiaggia nerissima e deserta di Dyrohlaey . Percorro una sessantina di km su una pianura brulla ,ricoperta di muschi e licheni che a tratti diventa verdeggiante. Sosta a Laufskàlavarda . Se non ci fosse un grande cartello che descrive la storia del luogo non ci si fermerebbe mai. Nel IX secolo ci fu una grande eruzione che distrusse la zona ed una grande fattoria. Bisogna crederci sulla parola perchè di tutto ciò non si vede traccia. Quello che si vede invece sono moltissimi cumuli di piccole pietre. La tradizione vuole che i viaggiatori che passavano di li dovevano aggiungere un sassolino perchè avrebbe reso il viaggio fortunato. Poichè in tutta l’isola si trovano una miriade di questi cumuli suppongo che più semplicemente fosse un modo per indicare un percorso. Proseguendo si incontra la lunga pianura di Skeidaràrsandur , un autentico deserto nerissimo e totalmente privo di vegetazione,solcato da innumerevoli torrenti,al quale fanno da sfondo vari ghiacciai come i giganteschi Skeidaràrjökull ,Skafiafellsjökull,Svinafellsjökull. Nel pomeriggio arrivo a Jökullsàrlòn ,una sorta di laguna nella quale galleggiano ghiacci di varie dimensioni che arrivano dal Breidarmerkurjökull. Tra gli Icebergs nuotano felicemente le foche. E’ possibile anche fare una gita con un mezzo anfibio ma io preferisco ripartire ,Höfen è ancora lontano. La strada che porta a Höfen,sempre la 1, costeggia l’oceano e lascia sulla sinistra altri grandi ghiacciai. Le montagne cambiano continuamente forma a causa dell’erosione dei venti e dei ghiacciai nelle varie epoche e sovente sembrano delle enormi piramidi a gradoni . Alle sette di sera arrivo ad Höfen e trovo subito l’ostello. Alla reception c’è una bionda che mi accompagna nella mia stanza che si trova in un edificio distaccato che si affaccia proprio sul porto. Mi racconta di aver lavorato da giovane vicino a Trento per una famiglia che allevava cani da slitta. Sistemate le mie cose decido di andare a cenare in un ristorantino del porto ,un’ambientino di una sobria eleganza in cui si mangia bene . Tutti i ristoranti in cui ho mangiato avevano un arredo semplice ma di buon gusto e risultano molto accoglienti. Il menu di solito offre 3 primi ,3 secondi di carne e 3 di pesce,3 dessert. Io ho sempre preso una zuppa di pesce.Mentre aspetti la zuppa che arriva in una grande tazza ti portano del pane da inzuppare in un sugo dagli ingredienti misteriosi. Non so cosa cosa c’entrino con il primo questi vari tipi di sugo ma il gusto non è male. Le zuppe di pesce invece me le ricordo tutte…buonissime e rigeneranti. I secondi comprendono anche varie verdure ma a volte esagerano con l’aceto balsamico. Complessivamente il giudizio è molto positivo,è una cucina semplice ma gradevole e i costi non sono elevati,con 20 euro si può mangiare bene. 4 settembre. Alle 9 parto da Höfen con un bel sole. E’ il terzo giorno di viaggio e per esperienza so che sentirò la fatica dei primi due per questo decido di accorciare l’itinerario.Inizialmente pensavo di seguire i fiordi orientali fino a Husey ma strada facendo mi rendo conto che non ci sono molto con i tempi di percorrenza per cui seguirò i fiordi solo fino a Reydarfjördur e poi punterò a Egilsstadir. La strada è sempre costiera ,alla destra vedo sempre l’oceano ed a sinistra i rilievi montuosi che si fermano a poche centinaia di metri dal mare e si alternano a brevi pianure. Si incontrano inizialmente dei fordi che al largo presentano una lingua di terra che li chiude rendendoli simili ad una laguna. La 1 a tratti si fa davvero brutta ,il tempo si rannuvolisce,si incontrano sempre più di rado auto e centri abitati ma il paesaggio sia verso il mare che verso l’interno e tanto spettacolare che troppo spesso mi fermo. Da Breiddalsvik abbandono la 1 che va verso l’entroterra e prendo la 96 che mi porta a Dalir, qui un lungo tunnel mi consente di arrivare sul Reydarfjördur e poi da qui sempre seguendo la 92 percorrendo una stretta vallata arrivo Egilsstadir. Alle 16 sono in questa cittadina affacciata sul lunghissimo lago Lagarfljòt. Guardando la mappa deduco che Egilsstadir in realtà è il centro più grosso della regione orientale. Mi metto subito alla ricerca di un albergo o qualcosa di equivalente ma non vedo alcuna indicazione finchè dopo una ventina di minuti passo davanti ad una graziosa casetta B&B,mi fermo e telefono alla proprietaria il cui numero si trova sull’uscio. Dopo 5 minuti arriva col marito su un enorme fuoristrada che da qui in poi sono sempre più frequenti e mi da una stanza per 9000 corone. La stanza è doppia , calda ,accogliente con accapatoio sul letto,uso del bellissimo bagno e di collegamento internet gratuito. Degna di un ottimo albergo, è il B&B Olgu (da Olga). Faccio un giro nel vicino supermercato in cui compro parecchia roba da mangiare e poi concludo la serata nel vicino ristorante Nielsen , molto affollato in cui ritrovo uno coppia di canadesi che a Vik il giorno prima avevo aiutato a far benzina . Con le carte di credito si paga ovunque ma per il carburante si possono incontrare dei problemi. Le carte qui come anche in Norvegia hanno un codice di 4 cifre mentre le nostre ne hanno 5 e poichè i distributori sono quasi tutti self service ci sono solo due alternative: Si va dal benzinaio,si spiega il problema e lui ti fa fare benzina e poi si ritorna in cassa per pagare con carta di credito o soldi oppure nei distributori della rete N1 si possono acquistare delle schede prepagate da 3000 o 5000 corone ,valide ovviamente solo per questa società. I due canadesi comunque hanno fatto finta di non conoscermi. Prima di andare a letto mi collego a internet col mio notebook e controllando il mio conto corrente scopro che all’aereoporto di Keflavik avevo prelevato non 45 euro come volevo bensì 450 euro ovvero 80000 corone ! Un grave errore perchè d’ora in poi sarò costretto a spendere tutti questi soldi mentre la mia intenzione era di usare la carta di credito. Spengo la luce pensando a quanto sono cretino ,per fortuna ho sonno e mi addormento subito,domani sarà giornata intensa. 5 settembre. Parto da Egillstadir alle 9 riprendendo la 1. Devo decidere cosa fare.Visitare Dettifoss ,la più grande cascata europea e la zona del lago Myvatn per arrivare a sera ad Akureyri. Studiando bene la carta capisco che non funziona.Myvatn da quanto ho letto merita ben più di qualche ora per cui decido di toglierlo dal percorso. Sarà per un’altra volta. La strada che mi porta a Dettifoss e poi ad Asbyrgi corre su pianure,canyon e altipiani aridi e desolati, dei veri e propri deserti a volte cosparsi di massi di varie dimensioni ,a volte di semplice pietrisco,molto raramente di rade chiazze di muschi e licheni. Questo è il tipico paesaggio dell’interno del paese ma è pur sempre spettacolare. Inizialmente la strada procede per 50km sopra un canyon in fondo al quale scorre un tumultuoso fiume poi si addentra su un altopiano per altri 50km,siamo a circa 500,600metri di altezza. Prima di un ponte c’è l’indicazione per Dettifoss. Si tratta di una strada sterrata in condizioni pessime,le buche si susseguono incessantemente per 30km e in certi punti enormi pozzanghere ti costringono ad uscire dalla sede stradale,siamo al limite della percorribilità per una macchina normale come la mia. Dopo quasi un’ora a 20km/h il solito minuscolo cartello ,come se fosse una cosa irrilevante,indica una ripida stradina che porta alla cascata. Ancora 200m e si arriva ad uno spiano dove si può parcheggiare e dal quale si ha la vista completa del canyon di roccia rossastra che riceve l’acqua di Dettifoss. Cammiando per circa 200m ci si trova davanti ad uno spettacolo straordinario ,una cascata d’acqua alta 44m e larga 100. Un chilometro e mezzo a monte c’è una prima cascata di 7m,Selfoss e 4 km a valle ce ne un’altra,Hafragilfoss. Esiste un percorso che consente sia di arrivare alla prima che di arrivare alla seconda ma io non ho molta voglia di camminare e mi accontento di bigellonare un po’ vicino al fronte di caduta di Dettifoss facendo parecchie riprese con la video camera. La giornata è bellissima e addirittura calda con i suoi 15 C. Forse perchè il luogo è piuttosto difficile da raggiungere c’è pochissima gente ,ho contato cinque auto. Ritornato al parcheggio visto che ci sono dei tavolini ,visto che sono le due e visto che ho fame decido di fare un picnic con quello che avevo comprato il giorno prima a Egillstadir, picnic a Dettifoss. La strada che porta alla gola di Asbyrgi è lievemente meno orribile di quella che ho già percorso ma sono sempre 30km che richiedono grande cautela. Da Asbyrgi ad Húsavik la strada corre alta sul mare offrendo panorami meravigliosi. Dopo una breve sosta nella piccola e graziosa Húsavik proseguo per Akureyri. La cittadina si trova in fondo ad un profondo fiordo ,il Eyjafjördur ed è la seconda città dell’Islanda con ben 16000 abitanti. Arrivato cerco subito l’ostello e lo trovo facilmente dato che si trova lungo la via principale che non è nemmeno lunga. Per la reception però bisogna tornare indietro di mezzo chilometro all’albergo di cui l’ostello è solo una dependace.Vi trovo un giovanotto che parlando al cellulare mi consegna le chiavi in maniera sbrigativa quasi infastidito del disturbo. L’ostello ha un portone d’accesso che promette bene ma passato quello l’ambiente è mediocre e sa di fritto . Decido di andare a mangiare nel ristorante del centro che in realtà sono due,una metà è sedicente italiana e l’altra è locale. Io mangio nella parte italiana ma cose locali,zuppa di pesce,pesce e verdure come al solito. Poi una visita ad una libreria del centro che è anche caffè ed internet point ,un posto simpatico per finire la giornata . Mentre mi addormento nell’ostello che sa di fritto maturo l’idea che sto correndo troppo,è stancante e da stanchi non si apprezza ciò che si vede. Da domani si cambia,forse. 6 settembre La giornata è limpida e lascio Akureyri dopo aver fatto alcune riprese del centro e bevuto un caffè in una stazione di servizio N1 con i buoni fornitemi dalla Budget. Viaggio per tutta la mattina tra paesaggi sempre diversi ma comunque più verdeggianti di quelli del giorno precedente. Dopo una pausa per mangiare un panino a Blönduós proseguo lungo la 1 fino alla 711. Si tratta di una strada sterrata in alcuni tratti molto stretta . Si incontrano diverse fattorie e parecchi cavalli e pecore. Dopo 30 km si arriva ad Osar che altro non è che una fattoria con uno splendido ostello. La costruzione si trova su una collina che sovrasta un fiordo ,il Sigriðarstaðavatn. Il propietario della fattoria ,un giovanottone dall’espressione gioviale,gestisce anche l’ostello. Come arrivi non fai neanche tempo a scendere dall’auto che lui scende dal trattore ,monta sul suo fuoristrada e piomba nel cortile dell’ostello accogliendoti con un ampio sorriso. Ti descrive brevemente cosa c’è da vedere nei dintorni e poi ti accompagna nella camera. L’interno è rivestito in legno ,ha una bella cucina ed una living room tipo mansarda. Decisamente bello. Sono arrivato alle 15 e c’ero solo io. In un’ora sono arrivati una coppia di francesine,due coppie di tedeschi,una truppa di cinesi di Hong Kong,un uomo e cinque donne . Scendendo la collina si arriva su una striscia di spiaggia nera . Sulla riva opposta giacciono sonnolente decine di foche che si godono la fine dell’estate. Passata un’oretta a fotografare e filmare ritorno su all’ostello. Protagonisti della serata i cinesi i quali accompagnano i preparativi della cena con grandi discussioni e con un insopportabile tanfo di cipolla. Mi rifugio nel soggiorno a leggere qualcosa aspettando che scemi l’odore ed i cinesi si calmino un po’. 7settembre Con i Cinesi che stanno consumando avidamente una colazione a base di tortellini in brodo(!!) abbandono Osar seguendo la 711 che mi porta a fare il giro della penisola di Vatnsnes. Riprendo infine la 1 per una cinquantina di chilometri e poi la 61, la 59 ed infine la lunga e malconcia 54. Arrivo alle 5 del pomeriggio a Grundarfijordur con un cielo cupo e sotto una pioggia sottile. Trovo subito l’ostello. La reception si trova nel seminterrato e sorpresa delle sorprese vi lavora una ragazza di Milano, Laura. Questa è l’unica persona italiana che ho incontrato in Islanda . Laura per pagarsi l’università ha scelto di lavorare in questo angolo del pianeta per il periodo estivo ed ha fatto bene. Le sorprese non sono finite infatti giusto il tempo di risalire al pianterreno e chi ti trovo? I Cinesi di Hong Kong. Sapendo già come andrà a finire la serata decido di stare fuori fino a tardi. Procedo trovando bel tempo fino a Djupalonssandur…….. ,uno dei posti che mi ha impressionato di più e d’altro canto non a caso si trova in una zona considerata parco nazionale in paese che dovrebbe essere tutto parco nazionale. Si tratta di una spiaggia si sabbia grigio bluastra incastonata tra roccie vulcaniche nere e color ocra dalle forme più stavaganti. Sembra veramente di essere nel film “Viaggio al centro della terra”. Rimango qui fino quasi al tramonto e poi ripercorro la strada fino a Grundarfijorður. Entrando nel paese ritrovo lo stesso tempo che avevo lasciato ,nuvoloso e pioggia. Di un ristorante o bar nemmeno l’ombra e quindi si ritorna all’ostello dove i Cinesi stanno ancora selvaggiamente banchettando dopo aver fatto a pezzi non so quante cipolle. Rassegnato mi chiudo nella mia umile stanzetta aspettando che mi venga sonno. 8settembre Tra Grundarfijordur a Stikkysholmur ci saranno 40km. Quest’ultimo è un bel paesetto dal cui porto partono escursioni in battello di vario genere, pesca d’altura ,whalesafari e birdwatching. Io scelgo quest’ultimo . Siamo solo una decina di passeggeri.Ci portano al largo tra degli isolotti sulle cui pareti rocciose dovremmo scorgere colonie di uccelli marini tra cui la famose pulcinelle di mare. I realtà ho scorto solo le pareti rocciose,di uccelli nemmeno l’ombra. Tra alcuni isolotti è visibile un impressionante gioco di correnti . La superfice dell’acqua è piatta ma è percorsa in certi tratti da un fiume d’acqua di densità diversa a forte velocità e questo fa si che la marea cambi ogni sei ore. Tornato in paese pranzo in una trattoria alle 3 del pomeriggio e poi prendo la strada per Reykjavik. Arrivo nella capitale verso sera probabilmente nell’ora di maggior traffico. Devo trovare l’ostello Adam e l’impresa non è semplice,forse è la cosa più complicata da quando sono qui. Si trova nel quartiere Midbær,in una zona abbastanza centrale in cima ad una strada che dal porto sale fino ad una cattedrale molto grande di nuova costruzione. Dopo alcune correzzioni di rotta riesco ad arrivarci . Il cartello indica guesthouse Adam ma l’ambiente non è molto rassicurante. Suono il campanello e scende subito una bella ragazza che mi accompagna nella mia stanza, uno dei posti più surreali che abbia mai visto. La stanza è al piano terreno ed è 2,5 m per 1,5m e alta 3. In questo spazio c’è un letto,una sedia, un lavandino e sopra di esso un mini frigo. Sopra la testiera del letto una grande tv. Su una parete un enorme specchio e sulla parete opposta un enorme quadro ritagliato presumo da un quadro ancora più grande di una natura morta. Sul soffitto 3 gigantesche plafoniere che potevano illuminare una stanza 20 volte più grande.In fondo una sottilissima finestrella coperta da una pesante tenda. Appena fuori la stanza un gabinetto con doccia.Non so come si possa mettere in internet un posto del genere e spacciarlo per ostello. Ci sono rimasto perchè era tardi ed ero anche stanco ma sinceramente avevo paura a chiudermi dentro. Ripresomi dallo sbigottimento decido di vagare nella zona circostante che pullula di caffè,ristoranti,pub,negozi ,librerie e gente. Reykjavik mi ha lasciato l’impressione di una città molto vivace nella quale meriterebbe anche passare in esplorazione almeno un fine settimana…ovviamente non all’Adam. 9settembre Oggi il piano di viaggio prevederebbe il tour del Golden Circle ,parco del Þingvallir,zona dei Gayser ed altro ancora ma il cielo è piuttosto plumbeo e l’umore è sullo stesso livello. Mentre carico la valigia sulla macchina cambio idea decidendo quindi che passerò la giornata alla Laguna Blu immerso nelle acque termali. Riattraverso il caotico traffico di Reykjavik e mi dirigo di nuovo verso Keflavik,poco prima del quale c’è lo stabilimento termale più famoso d’Islanda,Blàa Lonið. Circondato da roccie nerissime e laghetti di acqua verdolina a 40°C ricca di silice e altri minerali sorge questo stabilimento all’interno del quale è ricavata nella roccia una piscina dal fondo sabbioso nelle qui acque ci si può immergere con grande beneficio per la pelle. Rimango qui fino a metà pomeriggio e poi mi dirigo a Keflavik alla ricerca dell’ostello. La cittadina è abbastanza grande e per trovare l’ostello devo girare un po’ e fermarmi a chiedere.L’edificio è ad un piano ed alla reception non c’è nessuno.Telefono al numero indicato e mi dicono che arriveranno più tardi e la mia stanza è la 304. La giornata sempre più nuvolosa e fredda si trascina stancamente alla fine,domani dovrò alzarmi presto ,preparo la valigia e poi mi corico presto cercando di addormentarmi. 10settembre. Alle 4,45 sono già in aereoporto e incredibilmente riprendo lo stesso vettore dell’andata e con lo stesso posto,il 4 e…chi ci trovo su? I cinesi! Ma no scherzavo ,ci trovo Laura la ragazza di Milano che lavorava all’ostello di Grundarfijorður. Le nostre strade si separeranno per sempre all’aereoporto di Gatwick . Arrivo a Venezia alle 19 e dopo aver cercato per oltre mezz’ora la mia macchina di cui non ricordavo più il posto ci carico la valigia e parto verso casa mettendo fine ad un bellissimo viaggio che prima o poi ripeterò. Come diceva Kristin “there is nothing ” ma è un niente bello da vedere. E Kristin? Dovevamo incontrarci ad Akranes ma ciò non è accaduto e nemmeno ha mai risposto alle mie e-mails.Anche le islandesi sono inaffidabili. E tutti i presagi di cui parlavo all’inizio? Ebbene il 20 settembre controllo i movimenti della mia carta di credito nel sito internet e noto che mi vengono addebitati inspiegabilmente dalla Budget 459€. Scrivo immediatamente per chiedere spiegazioni e mi rispondono subito che la mia e-mail è stata inoltrata al Customer Service che mi risponderà “as soon as possible”. As soon as possible tradotto in islandese è circa 10 giorni, infatti il 30 settembre alle 17.45 mi arriva la risposta in cui mi spiegano che io avrei tenuto la macchina fino al 16 settembre e quindi devo pagare 459 e in più allegandomi anche una fattura completamente sbagliata. Il tutto più che di un errore ha il sapore di una truffa perchè la fattura riporta dati completamente errati, il chilometraggio, la data ,l’ora e il luogo della riconsegna. Per fortuna nel mio marsupio da viaggio mi era rimasta la ricevuta della carta d’imbarco della Icelandexpress dalla quale si evinceva chiaramente che ero partito dal Keflavik Airport alle 07.00 del 10 settembre e quindi non potevo aver consegnato la macchina il 16. Inviata una e-mail con la copia di questa ricevuta mi rispondono subito con una lettera di scuse assicurandomi che mi avrebbero rimborsato immediatamente il mal tolto cosa che di fatto è avvenuta nel mese di novembre e tuttavia nel mese di ottobre i 459 € ho dovuto pagarli. In conclusione se volete andare in Islanda tenete presenti due regole fondamentali: 1)Non chiedete l’indirizzo e-mail alle islandesi,tanto è inutile; 2)Non svuotate il marsupio nella pattumiera una volta tornati! Per il resto potete fare come volete.