Piccola grande mayungu

Ottobre 2006 A circa 7 km da Watamu, c’e’ un piccolo paese, un agglomerato di capanne e niente piu’, che si chiama Mayungu. Per chi vuole passare una giornata diversa o ha un po’ di tempo da dedicare alla gente del villaggio e magari qualcosa da regalare, consiglio vivamente di recarsi li’. Io ho noleggiato con le amiche dai ragazzi...
Scritto da: ALESSIA F.
piccola grande mayungu
Partenza il: 02/10/2006
Ritorno il: 10/10/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
Ottobre 2006 A circa 7 km da Watamu, c’e’ un piccolo paese, un agglomerato di capanne e niente piu’, che si chiama Mayungu.

Per chi vuole passare una giornata diversa o ha un po’ di tempo da dedicare alla gente del villaggio e magari qualcosa da regalare, consiglio vivamente di recarsi li’.

Io ho noleggiato con le amiche dai ragazzi sulla spiaggia la bicicletta per raggiungerlo. Noleggiato…Diciamo che ci hanno messo a disposizione le loro bici scarrettate al costo di pochi scellini o euro. I freni sono i nostri piedi!!!! Si parte accompagnate da un ragazzo del posto, munite di zaini pieni di vestiti e altri regalini percorrendo una piccola strada sterrata, mezza invasa dalla sabbia e piena di sassi che non rendono per niente facile il percorso.

Sembra di non arrivare mai, se non fosse per la bellezza del paesaggio circostante, bush selvaggio interrotto da gruppi di palme da cocco, decine e decine di baobab che dominano e fanno sembrare insignificanti tutte le altre piante, e la fauna locale che regala sempre tante sorprese.

E’ difficile non calpestare i lunghissimi millepiedi neri dalle zampe rosse, che attraversano a decine la stradina.

Grossi uccelli neri simili a tacchini ciccioni planano e atterrano al nostro passaggio.

Alcune caprette brucano libere nel bush.

Gran parte del percorso segue parallelamente il mare, in un momento in cui l’alta marea ha mangiato nuovamente la spiaggia e ridato i suoi colori all’oceano indiano.

Ad un tratto passiamo in una zona che dicono sia proprieta’ di Briatore, un punto di relax a ridosso della spiaggia con panchine di legno sotto alle palme, molto curato. Si poteva anche evitare… trascurabile, percio’ proseguiamo, mentre mi chiedo cosa ci azzecca uno come Briatore col Kenya.. Si procede con le natiche che iniziano a lamentarsi per il seggiolino duro e i vari sali scendi da affrontare tra pietre e rocce dure.

Dopo una parte di proprieta’ solo della natura, iniziano a spuntare in mezzo ai cespugli i tetti in foglie di palma delle prime sporadiche capanne, e la velocita’ con cui gli occhi dei bambini che le abitano si accorgono del nostro passaggio, e’ davvero sorprendente.

Tra urla, grida e richieste di caramelle, spuntano come funghi dai cespugli senza che ci si accorga.

Quasi non si aspettassero della nostra fermata nei loro pressi, le grida si placano all’istante, e i loro bellissimi volti si chiudono in un silenzio osservatore, ma incapaci di staccarti gli occhi di dosso. Alcuni piu’ timidi cercano di distogliere lo sguardo se li guardi, ma tornano subito a fissarti se fai finta di focalizzare la tua attenzione su qualcos’altro.

Si riprende il cammino dopo aver regalato loro qualche giochino, ma la voce si sparge velocemente tra le capanne intorno e i piccoli iniziano a sbucare ad ogni curva, seguiti a raffica anche da ragazzi piu’ grandi.

Dove la strada si allarga si inizia a intravedere un po’ piu’ di civiltà, case di privati ( ricchi e stranieri sicuramente ), incipienti villaggi turistici, e una scuola costruita da un italiano con dipinta all’entrata la frase : ‘’ aiutare l’Africa fa bene ’’.

Dopo poco si arriva a Mayungu, e si parcheggiano le bici nello sterrato, proprio sotto ad un baobab. La gente del villaggio ne avra’ cura fino alla nostra partenza.

Gia’ decine di curiosi si ammassano intorno a noi, osservando i nostri zaini e gia’ pregustandosi l’idea che c’e’ qualcosa in arrivo per loro.

Nel giro di pochi secondi siamo assediate. In questo piccolo gruppo di case ci sono circa 500 bambini, ci dice il nostro accompagnatore, e molti di questi sta intorno a noi.

E’ incredibile constatare che gia’ da piccoli parlano un po’ d’italiano. Sembra che glielo facciano studiare a scuola, oltre all’inglese. Quindi sanno gia’ cosa chiedere.

Come tiriamo fuori qualcosa si accalcano spingendosi, protendendo le manine, ripetendo la parola ‘’ signora, signora ‘’ decine e decine di volte finche’ la tua attenzione non si sposta su di loro.

Il beach boy con noi, in evidente stato di disagio, non sa come mettere in riga i bimbi e il capo villaggio, in disparte all’ombra di una casa, osserva serio tutta la scena. Alla richiesta di aiuto accorre un ragazzone che ogni tanto tira qualche urlaccio imponendo la calma e compostezza.

La scena che si presenta in pochi secondi ha del comico… Ad uno dei suoi urli piu’ ben riusciti, tutti si mettono in posa, anche spronati dal fatto di fare una foto e quindi i siedono sull’erba in attesa, ma fremono e si agitano per la voglia di rialzarsi.

Alcuni piccoli agitati fanno pose da karate tra le risa generali…E poi mi getto tra di loro per una foto ricordo.. Mi sento toccare e abbracciare da tutti alle mie spalle, poi, riguardando quelle foto che mi vengono scattate in pochi secondi, vedo che vicino a me c’e’ sempre un ragazzino che mi abbraccia fortissimo, con uno sguardo troppo dolce.

Fatta la foto il gruppo si disperde e tutti ricominciano la loro cantilena per avere qualche regalo.

Il ragazzone riesce a malapena a tenere un po’ di calma. Se passo qualche vestito a lui, tutti si protendono cercando di strappare il vestitino e talvolta azzuffandosi. Alcuni sopraffatti dai piu’ forti, cadono e si mettono a piangere.

Le lacrime su di un volto nero, sono cosi’ strane ho constatato… Sono piu’ copiose e lasciano delle striature sulla loro pelle, come quando si bagna il velluto.

Nel frattempo i ragazzi ci invitano a spostarci, forse per diradare un po’ questo enorme gruppo vociante e supplichevole intorno a noi. Ma e’ tutto inutile ognuno segue i nostri movimenti e cosi’ camminando un po’ finiamo su un pendio che domina una spiaggetta.

Barche da pesca sono tirate in secca ai bordi della spiaggia bianchissima.

Scendiamo e un gruppo di pescatori ci si fa subito intorno.

Distribuiamo roba anche a loro, sembrano piu’ felici dei bambini! Poi per ricompensarci, ci fanno fare delle foto ai pesci pescati, strani ed enormi.

Finita tutta la scorta di regali, si rientra a prendere le bici, passando qualche minuto insieme ai bambini che si fanno fare alcune foto mentre si arrampicano sul baobab.

E’ triste ripartire, ma il tratto di strada di ritorno riserva sempre nuove sorprese e ci fermiamo in una baracchina a prendere una sprite ( le bibite che vendono qui sono ancora rigorosamente in bottiglie di vetro vecchie di anni, riutilizzate chissa’ quante volte e poi rimbottigliate).

Durante il nostro passaggio incontriamo donne con taniche d’acqua in testa avvolte nei loro logori ma pur belli e colorati abiti… il ragazzo con noi dice, ‘’vedete, queste sono le nostre donne’’…Con una punta di soddisfazione per la bellezza e regalita’ delle loro gesta.

Poi passano alcune anziane con cataste di stecchi sempre sulla testa, che ci guardano sdentate quasi inebetite.

E’ il tramonto quando si rientra in spiaggia, tutti sanno che eravamo state a Mayungu. Le voci si spargono in fretta qui! E poi le impronte delle mani dei bimbi sono rimaste sulle nostre magliette chiare! Alla sera ricordiamo quanto e’ stata bella e particolare questa giornata e Mayungu e’ gia’ profondamente radicata in noi.

Un piccolissimo paese, un puntino in un enorme continente ma capace comunque di darti enormi emozioni.



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