Piccola avventura americana
L’abbiamo vissuto intensamente come gli altri nostri viaggi, ma consapevoli che sarà forse irripetibile.
15.10.2007 Io e Stefano partiamo da Torino ore 10,25 con volo Air France, scalo a Parigi CDG dove con la navetta interna ci portano al nostro terminal. Ore 13,15 si riparte per New York JFK, dove arriviamo alle 15,15 ora locale. Scopriamo che i questionari sull’aereo con domande imbarazzanti tipo “siete terroristi o comunisti” non sono una leggenda! Pensavamo peggio alla dogana: impronte, foto, indagini sul perché e il percome, alla domanda “siete sposati?” esibisco la fede nuziale nuova di pacco! Ma in circa ½ ora ce la caviamo e siamo fuori in cerca di un mezzo per arrivare all’albergo.
Ci sono i pullman degli hotel, delle specie di navette. Facciamo il biglietto da 27 $ che serve come A/R. E’ abbastanza conveniente e comodo se si alloggia a Manhattan.
Ci smolla davanti alla Gran Central, praticamente dopo 4 block (isolati) c’è il nostro hotel: il Jolly Madison. La vista non è male, lo stile è italiano, la camera è decisamente confortevole, poi noi siamo di bocca buona, quindi ci sembra extra lusso. Cominciamo a prendere confidenza con lo stile americano, soprattutto con l’abitudine della mancia (almeno 1 $ a valigia al facchino, almeno 1$ per la signora delle pulizie per ogni notte, almeno il 15% al ristorante ma niente al fast food, ecc.); siccome non ci siamo abituati dovremo fare grossi sforzi tutta la vacanza per non sembrare dei cafoni.
Ormai fuori è buio, sono circa le 18,30 e ci incamminiamo verso Times Square che non è molto distante. Naturalmente non ci sembra vero di essere nella grande mela, tutto sembra già visto e famigliare. Ma E’ già visto: sono 30 anni che vedo questi scorci, questi grattacieli e queste luci, nei film, nei telefilm, nelle pubblicità. In un certo senso è rassicurante, anche con un oceano tra te e casa non ti senti mai perso, però forse mortifica un po’ il mistero e la sorpresa.
Times Square è abbagliante, gli schermi e le insegne illuminano a giorno la piazza, me la immaginavo più grande, però è talmente colma di scritte, di gente, di negozi che non sai dove rivolgere lo sguardo. Ovviamente ci sono l’Hard Rock Cafè, il Bubba Gump e il negozio M&M’s, che figata! Torniamo in hotel passando davanti al Bryant Park, mi viene in mente una scena di Sex and the City, quindi mi piace un sacco.
16.10.2007 La colazione in hotel è grandiosa. Con la carta di credito compriamo la Metro Card nella stazione della metro. (24 $ x 7 giorni). Prima tappa: Brooklyn; giriamo un po’, poi ci perdiamo cercando di tornare a piedi per attraversare il famoso Ponte. Prendiamo 2 bus per arrivarci (gli autisti sembrano un po’ scontrosi, ma ci vengono in aiuto) e finalmente percorriamo il Ponte di Brooklyn in 20 minuti. Il panorama su Manhattan è fantastico. Direzione Battery Park, dove ci imbarchiamo sulla Circle Line per il giro turistico verso la Statua della Libertà e Ellis Island; rimaniamo a bordo e non visitiamo la statua ma ci sembra più che sufficiente (12 $). Attenzione: poi abbiamo scoperto che c’era anche un battello gratuito. Invece per la Circle Line, la coda che si vede fuori è solo quella per salire a bordo, mentre i biglietti si fanno all’interno della piazzetta. Compriamo anche un Pretzel al chioschetto. L’aria è un pochino fredda ma c’è il sole. Torniamo a Battey Park e ci incamminiamo sulla Brodway verso Wall Street (bello il Charging Bull!) e Ground Zero (dove lo zero per me equivale all’emozione che non ho provato, non mi ha toccato per niente, ormai è un immenso cantiere). Compriamo in libreria il fantastico Atlante Mc Nelly delle strade americane, indispensabile per un viaggio itinerante come il nostro.
Con la metro andiamo fino al Madison Square Garden, dove stanno girando uno spot (l’America è un set continuo!). Poi, coda e controlli per salire sull’Empire State Building (18 $): abbiamo seguito i consigli, siamo saliti nel tardo pomeriggio in modo da vedere il tramonto e l’accendersi della luci, uno spettacolo che non ha eguali. Le foto vengono spettacolari.
Con la metro ci spostiamo a Little Italy e da lì fino a Chinatown, Soho, Nolita, in cerca di un posto per cenare. Scegliamo il Soho Park, mangiamo panini e patatine in una bella atmosfera rilassante.
Prima di tornare in hotel, gironzoliamo dietro il Rockfeller Center e Times Square.
17.10.2007 Dopo la colazione prendiamo la metro e andiamo ad Harlem; appena usciamo all’aperto ci sentiamo un po’ osservati. In realtà niente di davvero pericoloso, però si sente un po’ di tensione nell’aria e dopo un breve giro torniamo verso il centro e camminiamo lungo l’Hudson River Park (il tipico posto per fare jogging). Dopo di che andiamo al Central Park, che è immenso e verdissimo. Da non perdere Strawberry Field e Sheep Meadow. Usciamo sulla 5th Street. Vediamo il famoso Hotel Plaza, l’Apple Store (si può navigare gratuitamente), Tiffany e tutti i negozi alla moda. E come resistere al tipico hot dog con cipolle e salse comprato al chioschetto per 2$? Fantastico! La giornata è ancora lunga; andiamo al Greenwich Village e giriamo un pochino. Poi a piedi sulla Brodway (è l’unica strada che taglia di sbieco Manhattan, tutte le altre sono a scacchiera) fino a Chinatown e da lì andiamo alla Union Square dove c’è il coloratissimo Green Market: frutta e verdura biologica e non, gente che cazzeggia o gioca a scacchi. C’è un mega store di alimentari sulla piazza, entriamo per comprare qualcosa ma ci fanno assaggiare talmente tante cose che siamo pieni e usciamo senza spendere un $. Caratteristica americana: il cibo e le bevande sono dispensate in quantità generose ovunque e spesso gratuitamente, come l’acqua al ristorante, gli assaggi o le bibite self service al fast food che puoi riempire più e più volte ma paghi una volta sola. Per non parlare dell’onnipresente ghiaccio e relativi distributori. Anche il motel più sguelfo ha una Ice Machine per gli ospiti.
Dopo una siesta in hotel, andiamo a Little Korea e ceniamo in un self service “a peso”. Digeriamo passeggiando e andiamo a dormire.
18.10.2007 Andiamo a vedere il palazzo dell’ONU con le sue innumerevoli bandiere, la zona è piacevole. Ci dirigiamo verso il MOMA, passando davanti al Waldorf Astoria e al Rockfeller Center, dove c’è la pista di pattinaggio più famosa del mondo. Alle 10,30 entriamo (20 $ a testa) dopo un pochino di coda. Ci danno anche l’audioguida gratuita. Ci stiamo circa 3 ore. Molto bello e interessante anche per chi non ama particolarmente l’arte contemporanea. Usciti, facciamo una sosta in uno Starbucks vicino e poi ci prende la curiosità di assaggiare la pizza a taglio venduta da un furgoncino: cattiva non è, però quella che c’è sopra di sicuro non è mozzarella! Metro fino all’East Village, bel quartiere un po’ hippy. Camminiamo fino alla Brodway e facciamo un po’ di shopping conveniente negli innumerevoli negozi. Alla sera torniamo al Greenwich a mangiare in un localino stile messicano, il Panchitos; porzioni più grandi che in Italia: margarita, birra, chimichanga e enciladas + nachos free 43,16 $. Altro giretto a Times Square, ormai è diventato un rito finire lì la serata.
19.10.2007 Oggi è l’ultima colazione spettacolare al Jolly Madison. Prima di lasciare la camera andiamo alla Gran Central per comprare cose varie. Check out in hotel e riprendiamo vicino alla Central la navetta che ci aveva portato a Manhattan. La nostalgia per New York si fa già sentire. In appena 25’ siamo al JKF. Facciamo il check in elettronico self service e giriamo per l’aeroporto, tanto siamo in anticipo, mangiucchiamo qualcosa. L’aereo per San Francisco parte un po’ in ritardo (devo sbirciare cosa scrive nell’sms alla moglie il mio vicino di sedile per capire come mai non partiamo!) ma tutto poi funziona per il meglio. Atterriamo, prendiamo l’air train che ci porta agli autonoleggi e ritiriamo la Toyota che avevamo prenotato dall’Italia con la Hertz. L’impiegata ovviamente, quando capisce che dobbiamo girare in lungo e in largo per deserti e montagne, ci prova a rifilarci un’auto più potente, ma a noi questa berlina sembra già enorme. Ci racconta un po’ dei suoi 7 viaggi in Italia, tutto sommato è simpatica. Il cambio è automatico, i freni sono supersensibili, l’autostrada è trafficata, ma in men che non si dica (grazie al navigatore) arriviamo all’hotel. Ci dicono di parcheggiare a pagamento di fianco all’hotel, nel parcheggio convenzionato.
Si chiama Carlton Hotel, ha un’impronta ecologista e new age, da cittadini del mondo rispettosi dell’ambiente, il portiere è molto gentile. Ci piace un sacco, la nostra camera è carinissima e la vista su San Francisco è mozzafiato. Verso le 22 usciamo per mangiare. Sulla via ci sono alcuni ristoranti, scegliamo una birreria-rosticceria e prendiamo 2 chicken sandwich e 2 Budwiser $ 22,14. Scambiamo 2 parole con un brasiliano che lavora a Milano da 4 anni e che viaggia molto.
Andiamo a dormire, un po’ stanchi ma felici e curiosi.
20.10.2007 Sveglia presto, andiamo al supermarket e compriamo il Muni Passport (18 $ a testa) che permette di prendere i mezzi pubblici, facciamo colazione in un posto tipico con tè e muffin e prendiamo il Cable Car fino a Union Square, Financial District. Che emozione andare su e giù per le colline della città sul famoso tram.
Ci incamminiamo per Chinatown, è grandissima, coloratissima, le scritte, le voci, le persone, tutto è cinese qui. Compriamo i biscotti della fortuna nella fabbrica ufficiale dove sono nati, qualche souvenir; arriviamo fino al ponte di pietra e poi entriamo nel quartiere di North Beach (anche molto italiano) e lo attraversiamo. Raggiungiamo il Pier 39. Ci sono i famosi leoni marini, tutto sembra un grosso luna park, di sicuro è un posto molto turistico. Lì vicino ci sono anche il Fisherman Warf e i Pier 45 e 47, con le barche e l’Imbarcadero.
Proviamo il famoso panino con il granchio, servito in una specie di calzoncello fritto. Buonissimo. Al negozio della Ghirardelli compriamo della cioccolata. Ci sono tantissimi negozi in questa zona e tanta gente.
Con il bus scendiamo davanti alla City Hall, un edificio così imponente da sembrare una cattedrale; c’è un festival dove suonano. Cerchiamo Hayes street e camminiamo tra bar e negozi fino al Castro, passando per Mission e Civic Centre. Vediamo anche l’edificio più vecchio di San Francisco.
Il Castro è il famoso quartiere gay, e si vede; diciamo che tutto è molto “pittoresco” ma molto piacevole. Forse perché è quasi Halloween ma c’è proprio aria di festa in giro, oltre alle innumerevoli bandiere della pace e ai sexy shop.
Prendiamo i bus 24 e 1 che ci portano dalla parti del nostro hotel, anche se ci tocca fare un bel pezzeo a piedi.
Dopo un po’ di riposo andiamo a cenare al Sanraku, un ristorante giapponese vicino all’hotel che ci ha consigliato il Brasiliano di ieri sera. Finalmente proviamo i noodles dei cartoni animati, oltre a sushi deluxe e tempura (48,83 $), tutto buonissimo.
21.10.2007 Sveglia, lasciamo il bucato da lavare alla reception e colazioniamo fuori. Destinazione: Golden Gate, bus n. 2 e 28.
Il paesaggio è fantastico, sia il ponte così rosso che sembra un film (ma va?!), camminarci sopra sembra un sogno, sia la passeggiata che scende giù e arriva fino alla spiaggia e al Cressy Field fino a Marina (è un po’ lunghetta, ma ne vale la pena, è molto rilassante e dà soddisfazione).
Prendiamo il bus n. 30 che ci porta nei pressi di Lombard Street, la “strada più tortuosa del mondo”! Foto a non finire, freni che stridono, macchine che scendono. Noi scendiamo fino alla Columbus e prendiamo il Cable Car fino al capolinea di Union Square e mangiamo qualcosa alla veloce, poi giretto per negozi, compriamo la coca cola alla ciliegia. Con il tram e il bus n. 3 torniamo in hotel.
Pianifichiamo l’itinerario per domani e usciamo per mangiare. Non sapendo dove andare, ceniamo da Grabstake sulla Pine, che è storico a quanto pare, hamburger e patatine e torniamo in hotel dove troviamo il bucato pulito e pronto.
22.10.2007 Colazione lì vicino in un posto tipico, mangiamo i pancakes, compriamo qualcosina per scorta, “rubiamo” le mele in hotel, preleviamo un po’ di contanti, paghiamo il parcheggio e il bucato e partiamo per i parchi, il viaggio è lungo. Anzi, sottovalutiamo le distanze, è già tardi! Il Neverlost (navigatore) funziona benissimo.
Paesaggio come da copione, strade enormi, attraversiamo il ponte dalla costa di S. Francisco a quella di Oakland.
Si sta facendo tardi sulla tabella di marcia, dovevamo partire prima! Arriviamo dalla strada a nord, attraversiamo il King’s National Park e poi ci addentriamo nel Sequoia Park. Non paghiamo il biglietto perché al lodge ci dicono che dovevamo entrare da un’altra parte o più presto, ma non lo sapevamo.
Rimaniamo incantati dal Generale Sherman, le sequoie sono creature emozionanti, le più grandi del pianeta. Non vorremmo venire via, ma la luce sta calando, avvistiamo un orsetto e 3 cervi.
Direzione Visalia, percorso lungo e buio, interrotto a tratti dai lavori.
Arriviamo all’Econolodge, è il classico motel da film, un po’ spartano (e ci credo, ci siamo scialati per 7 notti!). A Visalia non cè niente se non qualche fast food; ceniamo da Taco Bell, burrito e bibite senza fine. Di sicuro economico ma non salutare.
Doccia e a dormire.
23.10.2007 Scopro che questo sguelfo motel mette a disposizione gratis qualche briochina e caffè, quindi sgubbiamo la colazione e partiamo per la Death Valley. Dopo un po’ ci ritroviamo su una strada in mezzo al deserto, nel senso che non c’è niente per miglia e miglia ma il panorama è sempre più emozionante. Facciamo benzina e compriamo qualcosina di scorta (meglio non essere a corto di niente!), non c’è anima viva, sembra una cartolina, ci sono tracce di serpenti a sonagli nelle piazzole di sosta.
Alle 14 arriviamo a Stovepipe, dove alloggiamo per una notte allo Stove Pipe Wells. Paghiamo 20 $ per l’ingresso nel parco. Andiamo subito a Badswater e Artist’s Drive, moooolto suggestivi. Poi riscendiamo fino a Furnace Creek e saliamo a Dante’s View e poi a Zabriskie Point, dove ci sono paesaggi stupendi che non cancelleremo mai dalla mente. E’ già il tramonto e ovviamente troviamo (con tanto di luna) altre 2 coppie in viaggio di nozze: non stiamo di sicuro facendo un viaggio originale! Il pomeriggio è così volato, tra rocce, sale, colori, altezze e profondità, immagini indelebili. Torniamo a Furnace Creek e andiamo a mangiare alla Steak House del “paesello”. Prendiamo una bistecca di bufalo marinata, baked potato, fagiolini, greek salad, soup e birre per 47,41 $, tutto buono ma non abbondante, il posto è turistico. Allo store lì vicino facciamo qualche acquisto e tornando in hotel (23 miglia) un coyote ci attraversa la strada. Ci riforniamo di ghiaccio, pianifichiamo il viaggio di domani e andiamo a dormire.
24.10.2007 Che bello svegliarsi nel deserto! Il ristorante per la colazione è pieno, non abbiamo voglia di aspettare, così allo store compriamo dolci e caffè e mangiamo in mezzo ai corvacci golosi. Poi andiamo sulle dune di sabbia, spettacolo, la luce è stupenda. Un po’ inquietanti sono le tantissime orme di serpenti che spariscono nella sabbia. Facciamo una passeggiata di un’ora al Golden Canyon. Torniamo a Zabriskie Point per vederlo con la luce mattutina e poi ripartiamo sulla strada per Las Vegas (3h e 20’) direzione Beatty, così ci fermiamo alla città fantasma di Rhyolite, dove c’è un bizzarro museo a cielo aperto, molti edifici fatiscenti stile far west e cartelli con scritto “attenti ai serpenti”! L’hotel di Las Vegas è il Planet Hollywod Resort, ma non è quello della catena famosa. E’ molto bello, la stanza è enorme, per non parlare del bagno, ci sentiamo solo un po’ a disagio tra mance, parcheggiatori, gente che passa le giornate alle slot machine, sfarzo e finzione. Bisogna prendere Las Vegas, o almeno la Strip, per quel che è: una specie di Gardaland. Si può entrare e uscire da tutti gli hotel/casinò, ci sono gli spettacoli teatrali, di fuoco, di luci e d’acqua fuori di casinò più importanti. Non mi dilungo sulle descrizioni del Caesar e degli altri perché sono cose arcinote.
Per mangiare diamo retta alla Lonely Planet e andiamo al Victoria Room, sulla Strip. Mangiamo benissimo controfiletto e zuppe varie e spendiamo 32,22 $. Dopo i souvenir, torniamo in hotel.
25.10.2007 Fare colazione nei Cafè del nostro casinò costa una sproposito. Così ci facciamo ridare l’auto “sequestrata” dai parcheggiatori e ripartiamo verso lo Zion Park, con la colazione comprata per strada. Entriamo allo Zion N.P. (25 $). Putroppo non abbiamo tempo di fare il percorso panoramico con lo Shuttle, ci mette 3 ore, per cui ci arrangiamo. Attraversiamo il parco sulla Mount Carmel Hwy che è molto suggestiva e dopo aver comprato qualche cosina ripartiamo per il Bryce Canyon.
Arriviamo alle 16,00 (25 $). Le navette ci sono solo fino a settembre per cui facciamo il percorso da soli in 3 ore, tanto è ben segnalato. Ci sono tanti punti panoramici, con una vista stupenda, sarà la luce del tramonto…Vediamo anche i cervi.
Alle 20,30 siamo a Kanab. Il motel Shilo Inn è molto carino e confortevole. Mangiamo in una tipica tavola calda superchili, zuppa e insalata orientale per 28,87 $.
26.10.2007 Siamo nello Utah, che è un’ora avanti rispetto al Nevada, per cui ci alziamo alle 6 ma sono le 5 per noi! La colazione (compresa) al motel è spettacolare, persino i burritos! Facciamo un po’ di foto al paese ora che albeggia e ripartiamo verso la Monument Valley. Arriviamo alle 11,00, biglietti (10 $) e la giriamo in lungo e in largo in auto, seguendo i percorsi segnalati. Inutile dire che è un posto mozzafiato, fantastico, e anche qui ti viene da dire “sembra di stare in un film”. Compriamo delle cosine dai nativi americani e ripartiamo verso il famoso Mexican Hat. Arriviamo alle 13,30, non è che ci entusiasmi molto, però lo possiamo spuntare dalla lista. Torniamo a Kayenta e ci fermiamo al Buger King a mangiare (12,26 $). Qui sono tutti nativi americani, siamo nella riserva indiana, fa un effetto stranissimo; non riusciamo a trovare un negozietto per acquistare qualcosa, per cui ripartiamo per Williams. Dopo 3h30’ arriviamo e recuperiamo l’ora che avevamo perso nello Utah. Stare dietro ai fusi orari è un casino, ma se si hanno dei tempi da rispettare è fondamentale.
L’Holyday Inn è molto bello.
Williams è caratteristica, qui passa ufficialmente la famosa Route66 e praticamente lo ricordano tutti dovunque, bar, negozi, insegne, ecc. Facciamo un giro e compriamo qualcosa. Mangiamo nel locale dell’ex benzinaio e essendo quasi Halloween tutti sono in costume: pompieri, gatte, campeggiatori, marinai, Pink Lady di Grease, spermatozoi giganti. Si vede che è una festa molto sentita da tutti. Mangiamo una fajitas di pollo e 2 birre, tutto buonissimo, (17,45 $).
27.10.2007 Colazione con il caffè sgubbato in camera, un po’ di foto alla città di giorno, io faccio un po’ di pratica con il cambio automatico dell’auto e poi ripartiamo alla volta del Grand Canyon. Arrivamo alle 9,20, peccato che ci sia un po’ di foschia. Prendiamo lo shuttle e facciamo alcune tra le varie fermate del lato ovest e un tratto a piedi tra i vari punti panoramici. Dopo un po’ la visuale è sempre molto simile, però è senza dubbio una bella esperienza. Vedere il fiume Colorado sul fondo, con le sue curve e sui colori è uno spettacolo. Una cosa però l’abbiamo imparata: non aspettarsi mai di vedere quei panorami delle foto o dei cataloghi, tanto quelli sono scattati di solito dagli elicotteri o da punti quasi irraggiungibili dai comuni mortali! Ripartiamo per Las Vegas, come ultima tappa prima di Los Angeles. Dopo aver rischiato di rimanere nel deserto senza benzina di notte, dopo aver attraversato una diga gigante su una centrale idroelettrica e un posto di blocco, arriviamo all’hotel American Best Value Inn, piuttosto guelfo ma lo sapevamo. Forse ci stavamo abituando troppo bene! Ceniamo al buffet dell’Hotel Excalibur, esperienza da fare, i self service dei casinò sono imbarazzanti per il prezzo (circa 17$ a testa) e la quantità/qualità tale di roba che ti puoi mangiare.
Buttiamo 2$ nelle slot, visitiamo il Luxor e in Mandalay Bay e andiamo a dormire, stanchi.
28.10.2007 Sveglia, doccia, sosta per colazione (e fermenti lattici!) e mattinata dedicata allo shopping all’outlet Uscita 41b dell’autostrada. C’è veramente il mondo da comprare, e non ci facciamo mancare niente.
Alle 14,00 ripartiamo per Los Angeles; dopo tanto traffico, un posto di blocco e una sosta all’autogrill e 80 miglia di tangenziale infinita alle 19,00 arriviamo all’hotel Hilton Airport, fichissimo ma non proprio in centro. Non trovano la prenotazione ma poi tutto si sistema. L’auto va nel parcheggio a pagamento. Siamo stanchi e decidiamo di mangiare al Bistro interno, benissimo, per 34 $.
29.10.2007 Ci alziamo presto come sempre e decidiamo di cercare il famoso Griddle Cafè per la colazione. Da oggi fino alla partenza sarà un continuo usare l’auto. Dopo un po’ di fatica lo troviamo: imperdibile. Piatti giganti, particolari e buonissimi, atmosfera di persone del luogo, scafate, non turisti. Giro ad Hollywood Bld a vedere The Walk of Fame, poi Rodeo Drive, bei posti, più che altro da spuntare anche questi. Il parcheggio è a pagamento, ma diversamente che in Italia, i parchimetri non costano molto e capita di trovarci dentro ancora delle monetine, per cui basta mettere la differenza.
Dopo di che andiamo a Chinatown, a El Pueblo con le bancarelle messicane e la chiesa, a Little Tokio, passiamo davanti al municipio e arriviamo al Fashion District. Ma qui scappiamo via perché non ci sentiamo sicuri. Passiamo dal Financial District per tornare all’auto e vediamo la Walt Disney Concert Hall, la cattedrale, il MOCA. Ci sono tantissimi senzatetto e non c’è una bella atmosfera. Molte contraddizioni, più che altrove.
Andiamo su per Beechwood Drive per vedere la famosa scritta Hollywood e fare qualche foto.
Cerchiamo un ristorante giapponese per la cena. Mangiamo bene allo Shintaro Japanese. Poi torniamo in hotel.
30.10.2007 Stamattina direzione Venice e Santa Monica. La tangenziale è intasatissima, ci saranno 6 corsie ma le auto sono ferme, mai visto niente del genere. Usciamo e passiamo dalla città. A Venice ci sono negozietti strampalati, gente un po’ naif e freak, oltre a senza tetto. Camminiamo sulla spiaggia fino a Santa Monica, passeggiamo sul lungomare e per la 3rd Street Promenade, famosa per i negozi. Mangiamo in una specie di fast food messicano molto buono. Nel pomeriggio corono un mio sogno di bambina: pattinare con i rollerblade sul lungomare in California. (24 $ per 2 ore in due).
A Santa Monica cerchiamo un bar per bere un aperitivo ma non troviamo nulla. Così ci avviamo all’Hard Rock Cafè agli Universal Studios. C’è una festa privata per il film dei Simpson, il parcheggio costa uno sproposito e sta per chiudere, così ci arrabbiamo un po’. Però alla fine almeno una cavolo di t-shirt riusciamo a comprarla.
Mangiamo al Bubba Gump (almeno una volta dovevamo provarlo), effettivamente i gamberi sono buoni, mentre i cocktail fanno schifo, ancora un cocktail decente in America non l’abbiamo bevuto. (34 $) 31.10.2007 Quei rinco dell’hotel Hilton di danno il conto (storditi proprio come Paris), mica ce ne andiamo oggi!? Vai a farglielo capire…
La tangenziale è intasata come sempre, però arrivamo ai Warner Bros Studios in tempo lo stesso per la visita. Biglietti 45 $ a testa per il Vip Tour. Sono organizzatissimi. Alle 9.40 ci fanno vedere un filmato autocelebrativo sulle loro opere cinematografiche (però, per me è emozionante!) poi arrivano le guide e ci caricano a 12 alla volta sui dei trenini elettrici aperti che entrano negli studi e nelle ambientazioni dei set, nella falegnameria, nei magazzini, insomma, ci mostrano come funziona la grande macchina hollywoodiana. La guida parla inglese e si capisce abbastanza quel che racconta. Vediamo il set di E.R., di Mamma per Amica e, mitico, di Friends. Che emozione! Facciamo la foto con gli effetti speciali del chroma key. Noi abbiamo preferito i Warner Bros Studios al Parco divertimenti della Universal Pictures perché è un’esperienza reale negli studi proprio mentre girano film o fiction, non sono attrazioni unicamente per turisti a caccia di emozioni da pellicola. Ma è solo la nostra opinione.
Alla fine del Vip Tour compriamo qualche gadget e ci rifocilliamo. Fuori dagli studi ci sono i pupazzi giganti di Duffy Duck e Bugs Bunny.
Poi andiamo al campus della UCLA, possiamo non vedere una vera università americana? Naturalmente, anche questa è davvero come nei film, enorme, piena di studenti che fanno mille attività, con la statua della mascotte, le squadre sportive e le confraternite.
Gironzoliamo un po’ per le vie di Bel Air, tra le casette e gli addobbi di halloween. Torniamo in hotel per una sosta e facciamo il chek in elettronico nella postazione dell’Air France, così domani saremo già a posto.
Alle 17 usciamo e andiamo dove fanno la halloween parade, cioè la sfilata di carri e maschere. Parcheggio trovato per miracolo neanche troppo lontano. Inutile dire che tutti si impegnano moltissimo, i costumi sono fantastici e molto fantasiosi, alcuni dimostrano davvero il senso di attaccamento a questa festa. Tutti si divertono, ci sono un sacco di stand per mangiare le cose più disparate. Davvero un’esperienza unica, non la tipica cosa per turisti. Torniamo in hotel tardi e molto stanchi. Ma i festaioli erano ancora lì a fare le vasche su e giù per il vialone.
1.11.2007 – 2.11.2007 Ultima mattinata in terra americana.
Facciamo i bagagli, il check out, paghiamo 56,00 $ di parcheggio all’hotel e ce ne andiamo di nuovo al Griddle Cafè per la colazione, che per quantità e qualità diventa pure pranzo. Compriamo con fatica dei francobolli all’ufficio postale, poi giriamo di nuovo un po’ per Hollywood Boulevard e facciamo un altro saltino verso l’Oceano Pacifico per salutarlo.
Dopo una passeggiata sulla spiaggia, con la malinconia nel cuore andiamo alla Hertz vicino all’aeroporto per posare l’auto: il conta chilometri (anzi, miglia) segna 2.837,20 miglia! Ci caricano sulla navetta e ci lasciano all’aeroporto, terminal 2.
Al check in se non voli in business class non ti cagano, quindi ci devo bisticciare. I controlli ai bagagli sono minuziosi, peggio che a New York. Ci imbarchiamo e il volo fino a Parigi va bene. Peccato che poi a Parigi non ci facciano imbarcare sulla coincidenza per Torino, senza darci spiegazioni. Siamo tutti ammassati; sembra che ci siamo problemi di terrorismo. Alla fine con solo un’ora di ritardo arriviamo a Caselle e scopriamo che alla dogana di Los Angeles ci hanno aperto le valige per controllarle, ma invece di spezzare i lucchetti hanno direttamente tranciato le cerniere! Che geni! Fine dell’avventura. Non passa giorno senza che io ripensi al nostro viaggio. Certo, niente di più facile che esempio in televisione qualsiasi cosa rimandi a quei giorni, un film, un telefilm, una pubblicità, o anche solo un servizio al telegiornale. E io, ogni volta esclamo: io lì ci sono stata!!