Pianosa, un tuffo dove l’acqua è più blu

Siamo in Toscana dove tra città d’arte, dolci colline, vigneti e campi di girasoli c’è solo l’imbarazzo della scelta, o no? No! Noi abbiamo anche il mare, quello bello, quello che ti fa esclamare: “Caraibi chi?”
Scritto da: Meridiano307
pianosa, un tuffo dove l'acqua è più blu
Partenza il: 16/07/2016
Ritorno il: 16/07/2016
Viaggiatori: 5
Spesa: 500 €
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Toglietevi subito dalla testa, l’idea che stia parlando delle famigerate “Spiagge Bianche”..per chi non sa che cosa siano, sono quelle fantastiche spiagge simil-caraibiche che, generalmente, vedete negli spot delle creme solari. Il loro colore è dovuto alla lavorazione ed agli scarichi del bicarbonato di calcio della vicina fabbrica della Solvay. Questo tratto, ha il triste merito, di essere una tra le spiagge più inquinate d’Italia. Ma veniamo a noi, Keep Calm & non vomitare! Goditi queste 3 ore di navigazione, che ti faranno passare davanti all’Isola di Monte Cristo prima, ed all’Elba poi.

Poco prima di giungere a destinazione, potrai iniziare a gridare Terraaaa!!! Forse “Tavolaaa” sarebbe più indicato, perchè la nostra meta è piatta come una tavola! Proprio da questa sua particolare caratteristica, infatti, deriva il suo nome: Pianosa! Non crediate che la sua morfologia sia la sua sola particolarità perchè non è assolutamente così.

Beh, tanto per cominciare, si tratta di un’Isola-Carcere (ormai praticamente ex carcere) facente parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Il rigido regime carcerario ed i vincoli legati all’ingresso nel Parco Nazionale, hanno fatto sì che, per circa 150 anni, il suo ecosistema marino, venisse salvaguardato dalla pesca indiscriminata e dall’invasione barbarica dei turisti della domenica.

Le limitazioni sono tutt’oggi presenti, basti pensare che per raggiungerla, c’è un unico traghetto che arriva verso le 11 la mattina e riparte verso le 17, al quale possono accedere al massimo 250 persone; se hai intenzione di visitarla, quindi, ti conviene prenotare il tuo posto. Una volta attraccati, scordati le lunghe passeggiate o il passare l’intera giornata alla ricerca del tuo scorcio di mare preferito; noi turisti non abbiamo assolutamente la possibilità di muoverci liberamente, fatta eccezione per il paesino abbandonato e la spiaggia di Cala Giovanna; per godervi appieno quest’ultima, vi consiglio vivamente di NON scordarvi la maschera ed il boccaglio.

Non ci sono negozi, non c’è il fruttivendolo, dal quale comprare una bella macedonia fresca, o il gelataio, con i suoi tanti gusti cremosi e saporiti. L’unica attività presente è quella del bar/ristornate, mentre per chi ha voglia di vivere un’esperienza fuori dall’ordinario, come quella di pernottare in un’isola praticamente deserta, può farlo in una delle dieci camere dell’albergo Milena, ovviamente l’unico presente. Sia il ristorante, che l’albergo sono gestiti dalla Cooperativa Sociale San Giacomo, presso la quale lavorano i detenuti del carcere di Porto Azzurro, grazie ad un particolare regime di semi-libertà.

Nonostante tutte le limitazioni imposte, è comunque possibile scegliere tra numerose attività, che si svolgono sempre e solo alla presenza delle guide dell’Associazione Guide dell’Isola di Pianosa e prenotabili direttamente dal battello:

Visita del paese abbandonato; Visita delle catacombe Paleocristiane; Trekking naturalistico; Pedalata in bicicletta; Gita in carrozza; Snorkeling; Remata in canoa. Noi abbiamo scelto di pedalare un po’; il noleggio ed il tour con la guida a disposizione, per circa 2h, ha un costo di 15€ a capoccia.

Data la conformazione dell’Isola, il percorso è assolutamente accessibile a tutti, allenati e non; non ci sono particolari difficoltà se non qualche sterrato ed ovviamente il superamento del punto più alto dell’isola..quei 29 m s.l.m.! Saranno così terribili che non appena li avrai superati, la guida farà fermare il gruppo per farlo notare. Durante questo giro, si può vedere l’ex carcere di massima sicurezza in cui hanno soggiornato alcuni dei più famosi boss mafiosi, divenuti tristemente noti durante le stragi che, nei primi anni ’90, hanno colpito il nostro paese. Durante gli anni della loro detenzione, a causa del trattamento a cui vennero sottoposti, Pianosa venne ribattezzata come “l’Isola del Diavolo”; in questo periodo il personale di vigilanza raggiunse le 2000 unità circa, contro le 10 attuali.. basta questo termine di confronto per capire che importanza strategica assunse l’isola. Nessuno poteva arrivare od andarsene senza autorizzazione, anche il solo pensare di farlo di nascosto era praticamente impossibile; poi, a causa delle elevate spese di gestione di cui necessitava, il carcere venne chiuso. La guida vi delizierà con questo e molti altri racconti, legati alla storia, in particolar modo politica, del nostro paese.

Storia a parte… mentre pedali per questi percorsi sterrati, nella più totale solitudine, goditi i profumi ed il silenzio; ti scorderai immediatamente delle macchine, del traffico e dell’asfalto. I segni della presenza dell’uomo sono veramente pochi; quelli visibili sono per la maggior parte edifici diroccati, legati indissolubilmente al Carcere ma soprattutto ai suoi direttori, praticamente i sovrani dell’Isola.

Non crederai ai tuoi occhi, quando una volta raggiunto il limitare della falesia, vedrai lo spettacolo di questo mare strepitoso, così turchese ed incontaminato. Per farti capire quanto è limpido, pensa che dalla nostra posizione riuscivamo a vedere i pesci nuotare, a decine di metri di distanza.. e nessuna di noi ha la super-vista bionica a raggi infrarossi. Ricordi la pubblicità delle Fruit Joy alle quali “tu resistere non puoi”? Ecco, la tentazione di tuffarti sarà come quella di mordere le caramelle, solo che dovrai resistere, per non rischiare di rovinare l’ecosistema marino o di incombere in multe salate. Durante le soste, la guida ti riempirà di dettagli ed aneddoti legati soprattutto ai tentativi di evasione dall’Isola: innumerevoli sono stati i casi registrati, soprattutto da parte di carcerati dalla personalità particolarmente eclettica e fantasiosa. La storia forse più particolare è quella di un detenuto ormai divenuto storico, che si era guadagnato la fiducia quasi incondizionata del personale carcerario. Grazie a questa sua immagine di “bravo ragazzo”, riuscì a comprarsi un canotto per corrispondenza e solamente una sfortunata serie di coincidenze, fece andare a monte il suo piano. La vicinanza della “dirimpettaia” Elba e “dell’ingannevole” Corsica (perchè nelle giornate più limpide, come quella in cui siamo capitate noi, si ha la percezione che sia mooolto più vicina di quanto in realtà non sia) sono state come le Sirene di Ulisse, alle quali tutti, o quasi, hanno ceduto. Alle loro storie, si aggiungono anche quelle, altrettanto buffe e bizzarre, degli ex-direttori e delle guardie che qui hanno prestato servizio; credimi se ti dico che riusciranno a strapparti diversi sorrisi.

Tirando le somme, la visita dell’Isola non è economica anzi, però la straordinarietà del posto, l’emozione di fare un tuffo nel blu dipinto di blu, il toccare con mano un pezzo di storia Italiana (anche Sandro Pertini vi trovò “ospitalità”, per motivi politici, attorno agli anni ’30), sono tutti fattori che da soli, valgono il costo della giornata.

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Vista sull'Elba

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La spiaggia di Cala Giovanna

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Cala Giovanna

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Cala Giovanna ed Isola d'Elba sullo sfondo

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