Pesca a Manaus

Pubblico qui un racconto del mitico GIORDANLOCO postato tempo fa sul mio piccolo forum Viaggi organizzati ??? Meglio far da soli. Eccomi qui per la prima parte del racconto del mio viaggio , quello riguardante la logistica e delle disavventure capitate, parte dovute a proprio pressapochismo organizzativo e parte a vera e propria sfiga ...
Scritto da: Spartan
pesca a manaus
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Pubblico qui un racconto del mitico GIORDANLOCO postato tempo fa sul mio piccolo forum Viaggi organizzati ??? Meglio far da soli. Eccomi qui per la prima parte del racconto del mio viaggio , quello riguardante la logistica e delle disavventure capitate, parte dovute a proprio pressapochismo organizzativo e parte a vera e propria sfiga Giorno 19, l’aereo partiva da Malpensa alle 08,55 per cui in piedi alle 4 visto che bisognava essere all’aeroporto alle 06.30 , prima tratta Milano-Monaco; lì incontro Danilo, mio compagno d’avventura e incocchiamo nel primo inconveniente : al contrario dalle assicurazione dell’agenzia che avevano detto di non preoccuparci per il peso visto che ci spettavano oltre ventitrè chili a testa la teutonica Lufthansa ci adebita 7 chili in due oltre i venti per la bellezza di 220 euricchi alla modica cifra di 30 euro al chilo, controlliamo i biglietti e ci accorgiamo che solo la tratta S.Paolo Manaus è coperta per 23 chili, paghiamo e ci imbarchiamo , è iniziata bene. Alle 11.20 ci si imbarca per S.Paolo e dopo 12 ore di volo siamo arrivati ; qui c’è la sorpresa di scoprire che il tabellone partenze da il nostro volo per Manaus annullato , paura folle , ma nel caos totale di quell’aereoporto troviamo un gentile responsabile che ci indica una coda interminabile e ci assicura che il volo e solo in ritardo; dubbiosi ma speranzosi ci accodiamo, dopo un paio d’ore tocca a noi e la conferma del volo c’è, sospiro di sollievo e attesa di altre tre ore ; dopo sei ore dall’arrivo siamo a bordo del S.Paolo Manaus che ci scaricherà in terra Amazzonica dopo 4 ore, alle 03.00 ora locale; una solerte guida interprete è lì ad aspettarci e per le 05.00 siamo all’hotel , la guida ci saluta con l’appuntamento per le 9 del giorno dopo e se ne va; l’addetto al banco ci da le chiavi e pretende 110 Rial per la stanza , non parla altro che portoghese e non ci capiamo , per cui, anche se tutto dovrebbe essere incluso, paghiamo riservandoci le spiegazioni per il giorno dopo; per cui dopo 29 ore che siamo in piedi tocchiamo un letto. La mattina dopo si intrecciano le telefonate con l’agenzia e l’interprete , visto peraltro che l’hotel pretende altri 110 rial per il secondo giorno , tutto si risolve , ci ritornano i primi 110 e via alla scoperta di Manaus , con descrizioni e foto nella seconda parte del report , quello turistico. La mattina dopo un’acqua da annegarci ci dà il benvenuto mentre saliamo in pulman; un pulman solo per noi due !!! La cosa ci mette in allarme ma soprassediamo; dopo tre quattro ore di marcia col pulman che un paio di volte ha difficoltà causa pioggia e terreno rosso viscido arriviamo al punto di imbarco dove una lancia ci porta in due ore a destinazione : resort magnifico ; un’ottantina di bungalow, piscina, sala da pranzo, sala bar, sala ginnastica, sala giochi, il tutto solo per noi due , esatto , siamo gli unici ospiti e i locali ci guardano come marziani, a questo punto il dubbio di aver fatto una cazzata a venire è sempre più forte. Passiamo sette giorni che dovrebbero essere stati di pesca mega confortati da ottimo cibo locale ed internazionale , devo essere aumentato di tre chili nonostante il caldo e la salita/discesa giornaliera di una scala santa di 270 gradini che dalla collina /resort portava, attraverso la foresta, al punto di imbarco. Unica altra nota negativa il fatto che un responsabile del resort a Manaus ci aveva assicurato che la singola sarebbe costata solo un sovrapprezzo di 10 rial a testa giornaliero, ovverosia di 140 rial in due per sette giorni, mente alla presentazione del conto è risultata essere di 480 real , nulla sono valse le proteste, l’interessato ha fatto sapere che siamo noi che abbiamo capito male, pace e bene. Ed eccoci al tragico ritorno ; avendo ricevuto il programma con gli operativi voli e date movimenti due giorni prima ne io ne il mio nuovo amico avevamo fatto molto caso ne al fatto che il tutto era stato allungato di un giorno ne agli orari , il problema poi sarebbe stato, anche accorgendocene, che avevamo pagato e i biglietti erano stati emessi per cui rifiutare la partenza sarebbe impossibile pena la perdita di tutto. Giorno 30 ore 0700 partenza del resort e arrivo a Manaus alle 13 , frattanto ci eravamo accorti che la partenza per l’Italia non sarebbe stata il medesimo giorno ma quello seguente dopo la mezzanotte; non è che ci sia molto da vedere a Manaus , tanto più che c’eravamo già fermati in visita tutto il giorno 20 e anche calcolando la mezza giornata del 30 avevamo espletato tutto quello che era possibile fare e vedere. Ci buttano in mezzo alla strada nel calore e umido asfissiante alle 13 del giorno 1 Maggio, l’unica opzione per stare al fresco è andare all’aeroporto e aspettare lì la partenza che avverrà dopo mezzanotte; 11 ore di allucinante attesa su scomode panche ; unico diversivo le uscite per fumare una sigaretta guardando pesci (che non abbiamo preso) e tartarughe in un ampissimo laghetto davanti al terminal. Si arriva finalmente a S.Paulo dove ci aspettano altre 15 ore , dico 15 in attesa della coincidenza per Monaco ; frattanto consultando i voli ci siamo accorti che c’era un volo giornaliero diretto S.Paolo Milano, non siamo stati capaci di spiegarci il perchè di tutte quelle attese e dei giorni passati a Manaus a girare i pollici . Comunque dopo 46 ore passate tra voli e attese in aeroporto siamo finalmente a Milano, se ci mettiamo anche la non richiesta permanenza a Manus arriviamo all’assurdo di sei giorni di viaggio per sette di pesca o per meglio dire di non pesca. E qui si conclude la parte logistica dovuta alla pressapochista organizzazione Italiana ed iniziano le mie disavventure personali dovute a mia colpa e disattenzione. Stavamo pescando da ore senza nessun risultato salvo quello di un’abbondante insalata di riso selvatico e rami, rametti e tronchi quando impiglio per la duecentomilionesima volta , stanco e stravolto strattono senza cervello e l’artificiale parte alla mia volta , alzo il braccio per proteggere la faccia e il maledetto non trova niente di meglio che piantarmisi nel polso; sul momento spero che sia solo superficiale , ma un amo si è saldamente infisso , sperando che i duemila cinquecento batteri amazzonici non entrino nella ferita levo il fido coltellino svizzero , per fortuna sempre ben affilato e prego la guida di trasformarsi in un chirurgo , assicurandomi che ha fatto un corso di pronto intervento inizia l’opera , devo dire che è stato veramente bravo , pochi danni e cicatrice piccola, qualche leccata , una preghiera alle varie divinità locali in modo che tenessero lontano tetano, scabbia, peste e le altre mille infermità presenti in quelle acque e il problema fu risolto. Molto più preoccupante il secondo : avevamo avvistato una delle rare mangianze e ci eravamo messi in pesca , la corrente intanto ci avvicinava a delle piante in acqua , per non permettere che la barca ci si infilasse ho allungato la mano e guarda caso, l’ho chiusa su un alveare di tossiche api Amazzoniche, alla prima puntura quardo e vedo lo sciame in movimento , al grido vespe!!!!! mi fiondo in acqua ma il danno ormai è fatto, 4 maledette hanno raggiunto lo scopo di punirmi; io sono allergico , per cui, risalito in barca, avverto i compagni che la cosa sarà grigia e intanto sento già i primi sintomi dello svenimento ; purtroppo il bagno ha influito anche sulla mia vescica , per cui prego la guida di dirigersi verso la più vicina terra asciutta per eliminare in sicurezza i liquidi in eccesso; Sono lì, appoggiato ad un albero in attesa che l’opera si compia quando mi risveglio in barca ; secondo il loro racconto sono svenuto piombando a testa in giù nel fiume , mi hanno prontamente ripescato e adagiato sul fondo barca. Via di corsa verso il più vicino ospedale : tre stanze e due medici , uno locale e una dottoressa Cubana scappata dal Venezuela , almeno possiamo capirci , mi imbottiscono di antistaminici e mi rimandano in Hotel; in barca di certo non ci torno , in quelle condizioni non sono in grado di farmi la scala santa di 270 gradini , per cui si pota per un taxi , o per meglio dire un Moto taxi , mentre viaggio verso il resort inia una sensazione di prurito in tutto il corpo e come finalmente posso levarmi i vestiti nella mia stanzetta mi accorgo che mi sto gonfiando come un pallone e ricoprendomi di bolle rosse ; mentre aspetto che arrivino gli altri due che hanno riportato la barca mi cospargo di pomata cortisonico/istaminica che mi porto sempre appresso ; come arrivano sono esterrefatti: solo la faccia e le mani non sono interessati agli sfoghi allergici; chiamano prontamente un medico o meglio una dottoressa che quando arriva sembra più una professionista dell’amore che un cerusico , comunque si mette all’opera con impacchi di ghiaccio ; dopo un’oretta mi cosparge con quello che rimane del primo tubetto di antiallergico e se ne va pregandomi di chiamarla per ogni evenienza o necessità ; giuro !!! Sembrava che intendesse altro che con l’arte medica penso non abbia nulla a che fare ; comunque in due giorni tutto è tornato a posto e il giorno dopo , anche se un pò arrossato in qualche posto ero di nuovo in non pesca. Ecco quà la parte negativa della logistica e degli incidenti, seguirà quella della non pesca e quella turistica. http://www.Barriodecuba.Altervista.Org


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