Perù in self drive – Il viaggio

Scritto da: Redazione TPC
perù in self drive - il viaggio

Perù in self drive (agosto 2022) – Seconda parte con dettaglio giorno per giorno

Questo è il seguito del diario pubblicato precedentemente con le informazioni generali. Qui racconto la nostra avventura nel dettaglio con le info dei vari posti visitati. Avviso, se iniziate a leggere, che è particolarmente lungo!

31 luglio 2022, domenica: Casa / Lima

Due nostri amici ci portano a Malpensa, così evitiamo li lasciare la macchina al parcheggio per 3 settimane. Al check-in ci chiedono l’Esta più un documento di autocertificazione dello stato vaccinale (questo per gli Stati Uniti, anche se facciamo solo scalo) e il certificato vaccinale normale richiesto dal Perù. In assenza di questo, si doveva presentare il tampone. Il volo della Delta parte puntuale alle 11.40. Non c’è neppure un posto libero. Dopo 10 ore, alle 15.40 locali atterriamo ad Atlanta (- 6 ore dall’Italia). Non ci chiedono nessun documento quindi passiamo i controlli velocemente. Non dobbiamo riconoscere le valige, vanno direttamente a Lima. Andiamo a vedere dov’è il gate del prossimo volo. Vediamo che stanno imbarcando per Johannesburg! L’Africa ci “perseguita”. Guardo quelle persone, per molti sicuramente è la prima volta che vanno in quelle terre, ed invidio il fatto che ancora non hanno idea di che meraviglia li aspetta. Per altri è un ritorno, e questi li capisco al 100%. Per noi invece è il momento di trovare un angolino tranquillo dove passare le 7 ore seguenti. Alle 20.00 chiudono quasi tutti i ristoranti quindi fatichiamo a trovare qualcosa da mangiare. Ci pelano per una birra ed un panino.

1 agosto 2022, lunedì: Lima/Paracas – km. 298 (h.4 e 1/2)

A mezzanotte si riparte. Il volo dura meno di 6 ore ed atterriamo alle 4.45 locali (-7 rispetto all’Italia) a Lima. Ci chiedono solo il certificato vaccinale e non la dichiarazione giurata di non positività al Covid. Cambiamo euro per soles (questo sarà il cambio più favorevole che troveremo pur essendo in aeroporto). Andiamo al banco della Herz per le pratiche per la macchina. Per fortuna siamo solo noi, visto che impieghiamo quasi un’ora. Facciamo l’assicurazione completa e paghiamo 1.470 euro (al momento della prenotazione avevano bloccato 1.000 euro). Quando usciamo c’è già luce ma il cielo è nuvolo e c’è nebbia (17°). La nostra macchina è una Toyota Yaris (5 porte) rossa con solo 3.000 km. Abbiamo deciso di tralasciare la visita della città.

Sono le 6.30 e c’è già molto traffico (macchine, pullmini collettivi e tuc tuc individuali) In mezz’ora raggiungiamo il mare. C’è un clima uggioso con la nebbia bassa. Ci sono molti ragazzi coraggiosi, con le mute, che fanno surf. Percorreremo la Carretera Panamericana Sur fino alla nostra meta, El Chaco (Paracas), sempre costeggiando il mare. La periferia di Lima ha case fatiscenti. Abbiamo fame ma attraversiamo una zona desertica e c’è solo qualche piccolo agglomerato di case. Passiamo un paio di caselli dove si pagano poche soles. Prima di Totoritas troviamo un ristorante, da Mario. Fanno solo chiccarron. Non sappiamo cosa sia e la proprietaria non parla inglese quindi lo ordiniamo senza farci tante domande. È carne bollita servita con zucca a fette, polpette di zucca e completamente coperta di cipolle crude. Io a casa non mangio carne, quando siamo in viaggio, se non ho alternative, mi adeguo. Qui alternative non ne ho e ho una fame folle. Quindi il primo pasto, alle 9.30 del mattino è una botta energetica con cipolle crude. Iniziamo bene!! È comunque ottimo. Spendiamo 32 soles – 8 euro. Da questo punto in poi troveremo diversi ristorantini lungo la strada (fanno tutti chiccarron), vedremo coltivazioni, allevamenti di polli ed in un tratto passiamo in mezzo alle dune. Man mano che ci spostiamo verso sud, la nebbia se ne va e finalmente si vede il cielo azzurro. In prossimità di Pisco, lasciamo la superstrada ed entriamo in paese. La prima cosa che mi colpisce, a parte i fighissimi tuc tuc personalizzati in maniera diversa dai vari proprietari, sono tutti i fili della corrente che, a fasci, passano di casa in casa e da palo in palo. Questo è un classico in tutto lo stato, come i tuc tuc che sono presenti in tutti i paesi piccoli. Raggiungiamo il mare. C’è un relitto di una nave sulla spiaggia. Ci sono tante barche, ormeggiate vicino alla riva, con tantissimi cormorani, gabbiani e pellicani appoggiati. Arriviamo a Paracas, al nostro hotel, alle 12.

Pernottamento: Hotel San Agustin – B&B – 117 euro

Lo avevamo prenotato su booking e lo paghiamo qui. Abbiamo fatto così per tutti i pernottamenti. La camera sarà disponibile dalle 14. Meglio così perché Pier avrebbe voluto fare un riposino ed io no. Quando si va verso ovest è bene non dormire, anche se per noi è ora di andare a letto, altrimenti si fatica ad abituarsi. Decidiamo quindi di andare subito a vedere la Riserva di Paracas. Il pranzo non lo prendiamo neppure in considerazione, vista la colazione fatta. L’ingresso della riserva è poco distante dal paese.

All’ingresso paghiamo in totale in contanti 22 soles – 5,50 euro. Sono le 12.30, ci sono 20 °C, un po’ di vento ed il cielo azzurrissimo. Rimarremo nella riserva 3 ore e 1/2. Decidiamo di fare il giro in senso orario quindi ci indirizziamo subito alla Cattedrale. In lontananza ci sono delle belle dune, in alcuni punti sono gialle mentre in altri sono rosate. Vicino alla strada c’è un punto dove ci sono mucchi di grosse conchiglie rosa, solo qui. Cosa strana. Al bivio giriamo a destra. Se si prosegue dritto si va alla Laguna grande. Noi la tralasciamo perché non abbiamo tanto tempo. Questa strada, che torna verso nord, ci consente di vedere tutta la parte più bella della riserva.  Arriviamo fino al punto panoramico sulla spiaggia Supay, una delle immagini più famose. Molto bello. Ci sono delle scogliere di roccia gialla e sotto una grande spiaggia con il mare arrabbiato. Qualcuno passeggia sulla battigia. Non so dove sia il sentiero per scendere. Proseguendo sulla stessa strada, andiamo poi ai due punti panoramici seguenti, uno sulla Cattedrale (peccato che l’arco di roccia sia crollato, quindi perde il fascino) ed uno sulle scogliere verso sud. Andiamo poi alla Playa Yumaque, al Mirador Istmo e alla Playa Roja. Costeggiamo tutta la baia di Lagunillas raggiungendo il punto più lontano, che è la Punta Arquillo, per poi tornare un pochino indietro e scendere alla Playa Las Minas. Rimaniamo una mezz’oretta a guardare degli uccelli che, con una discesa verticale ed entrando nel mare, si procacciano il cibo. Andiamo poi a Lagunillas dove c’è qualche ristorante. Solitamente chi visita la riserva con un tour organizzato, viene qui a pranzo. Il Candelabro non è raggiungibile via terra quindi andiamo poi verso l’uscita facendo sosta al Museo de Sitio Julio C. Tello. In questa zona c’è un punto con le dune ricoperte di sabbia rossa. Facciamo due passi fino in riva al mare a guardare i fenicotteri e poi usciamo.

Questa riserva merita assolutamente una visita. Andiamo in hotel giusto il tempo di una doccia e poi andiamo a piedi al porto. Il lungomare è un susseguirsi di negozietti e ristorantini. Scegliamo il “Sole de Paracas”. Sono e 17.30 quindi il sole si sta abbassando lungo la linea dell’orizzonte e le temperature si abbassano, quindi scegliamo un tavolo all’interno. Al tramonto, alle 18 esco a fare qualche foto. Si colora tutto di rosso. Questo e quello sul Lago Titicaca, saranno gli unici bei tramonti della vacanza. Per cena, non sapendo che i piatti sono abbondanti, prendiamo un piatto di cevice a testa ed una zuppa di pesce in condivisione. Avremmo dovuto prenderne solo uno per tipo da condividere. Spendiamo 170 soles – 42 euro. La nostra prima cena peruviana è stata buonissima. Torniamo a piedi in hotel e finalmente alle 19.30, dopo 44 ore effettive senza considerare il fuso, tocchiamo di nuovo un letto. Avendo evitato di andare a fare un pisolino all’arrivo a Paracas, ci siamo abituati subito al fuso.

2 agosto 2022, martedì: Paracas/Nazca – km. 216 (h.4 e 1/2)

Avendo visto la riserva ieri, ho la possibilità di andare alle Isole Ballestas, solo io perché Pier non ama le barche. Vado alla reception e faccio prenotare da loro. Alle 8.00 un taxi viene a prendermi e mi porta al porto. Avrei potuto andare a piedi ma il servizio prevedeva anche il transfer. Pago 60 soles – 15 euro in contanti. Ci sono molte persone ma è tutto super organizzato. L’escursione dura dalle 8.30 alle 10.00. C’è il sole ed il mare è piatto. Su ciascuna barca ci stanno circa 30 persone.

Costeggiamo la riserva fino al Candelabro. È un mistero chi ha fatto questo disegno ed è pazzesco che, con le intemperie, non si sia rovinato. Andiamo poi direttamente alle isole. Le raggiungiamo in 20 minuti di navigazione e costeggiamo solo la prima. Ci sono tanti archi di roccia. Vediamo i pinguini in alto sulle scogliere (sono una decina tra adulti e cucciolotti), tantissimi uccelli e poi, nel canale di mare tra la prima e la seconda isola, i leoni marini. Ce ne sono molti, alcuni sono in acqua a caccia mentre altri sulle rocce in posizioni assurde. Vediamo sull’isola di fronte, l’unica spiaggia presente, dove vanno a partorire. Rientriamo poi direttamente al porto. Vado a piedi fino in hotel. Pier ha già caricato la macchina quindi partiamo subito direzione sud. Attraversiamo una zona desertica per poi arrivare nella zona di Guadalupe dove ci sono molte coltivazioni e vediamo delle baraccopoli su una collina. Raggiungiamo Ica in un’ora e mezza.

Appena fuori dalla città iniziano le dune. Arriviamo quindi all’oasi di Huacachina.

Parcheggiamo. Paghiamo 3,60 soles – 0,90 euro a testa per salire sulle dune a piedi. Ci sono 29°. Da lassù il paesaggio è bello e l’oasi sarebbe spettacolare se non ci fossero gli edifici, per lo più fatiscenti. Si sente costantemente il rumore delle dune-buggy. A mio avviso dovrebbero distruggere tutto, portare via ciò che è “umano” e lasciare che la natura riprenda il suo spazio. Dovrebbero mettere qualche navetta che porta fino qui da Ica, in modo tale che i turisti possano godere della pace di un posto che, se tornasse agli antichi splendori, sarebbe molto bello. Così com’è non ci è piaciuto. Andiamo in un bar per un toast, una corona ed una spremuta (27 soles – 6,75 euro). Fino ad ora abbiamo avuto contatti impersonali con la gente del posto, qui possiamo apprezzare la cortesia e la gentilezza dei peruviani per la prima volta. Il proprietario si siede in un tavolino vicino a noi e, pur parlando solo spagnolo, fa in modo di farsi capire e si sforza di capire l’italiano. Abbiamo una piacevolissima conversazione al punto tale che ci spiace andare via ma alle 13.30 dobbiamo per forza partire. Fino ad Ica la strada è un’autopista a due corsie per senso di marcia, dopo diventa una sola corsia per senso di marcia quindi incominciamo a trovare i famigerati camion. Essendo l’unica strada che porta in Cile, su questo lungo tratto ce ne sono a migliaia (quasi fino ad Arequipa, dove arriveremo domani sera). La cosa che più ci ha colpiti è la quantità di altarini, in memoria di persone morte in incidenti lungo la strada. In tutto il Perù ce ne sono ma su questo tratto sono tanti. Decidiamo quindi all’istante di andare piano e di superare proprio solo quando si ha un’ottima visibilità. Passiamo diversi paesi e siamo rallentati da tanti semafori. Dopo 40 minuti finalmente la strada diventa più scorrevole. La strada da Ica a Camanà che faremo oggi e domani, passa in mezzo al deserto. Solo in prossimità dei fiumi (hanno creato delle valli profonde), ci sono tante coltivazioni e ci sono paesi. In prossimità dei paesi ci sono bancarelle che vendono, tra l’altro, verdure, aranci ed olive. Acquistiamo un pacchettino di quelli che ci sembrano popcorn, ma non ci fanno impazzire. Vicino a Palpa (famosa per i suoi aranceti) vediamo coltivazioni di cotone. Non ne avevamo mai viste. Passiamo la città e dopo circa 10 km, ci fermiamo al Mirador de las Lineas de Palpa. Sono enigmatici gleogifi come quelli di Nazca. Il più famoso è quello della Familia Real di Paracas ovvero la Madre, il Padre e il Bambino (in tutto sono 8 figure). La famiglia si vede dalla torretta che si trova a fianco della Panamericana. Non si paga per salire. È un po’ traballante. I disegni sono verso ovest quindi, essendo ora pomeriggio, sono completamente in controluce. Bisognerebbe venire al mattino. Proseguiamo e dopo 12 km passiamo per un paese senza fermarci, dove c’è il Museo Maria Reiche. Dovesse interessare è la casa dell’archeologa e matematica tedesca che studiò le linee per tanti anni. Da quando è morta, nel 1998, è diventata un museo. Dopo altri 4 km. arriviamo al Mirador de las Lineas de Nazca. Questa zona, a circa 25 km. a nord di Nazca, è il punto il cui ci sono le linee e i geoglifi più famosi. Dalla torretta del mirador si possono vedere la lucertola, l’albero e le mani (o rana, dipende da come uno la vede). La coda della lucertola è tagliata dalla strada. C’è il divieto assoluto di camminare fuori strada. Sulla sinistra hanno appena costruito una torretta sulla quale si può salire (dalle 8 alle 18 e costa 6 soles – 1,50 euro a testa). Quanto le linee quanto i disegni meritano assolutamente di essere visti. Alcune linee sono perfettamente parallele, a perdita d’occhio. Non faremo il sorvolo di questo posto perché abbiamo letto che i piloti guidano in modo poco sicuro.

Proseguiamo poi di un paio di km dove c’è un parcheggio sulla destra. Paghiamo 3 soles – 0,75 euro a testa. Si vede molto bene il disegno del gatto (è sul fianco di una collinetta) anche se è in controluce (meglio venire al mattino). Saliamo poi sulla collina fino a due punti panoramici. Il deserto sicuramente è particolare, di colore rosso, e si vedono bene tante linee. Raggiungiamo Nazca alle 17.15. Il paese non è nulla di che. Andiamo al nostro B & B.

Pernottamento: B&B El Jardin – Nazca – B & B – € 45

È recintato con mura alte (si può parcheggiare nel giardino). Ci sono due edifici, in uno abitano i proprietari e nell’altro hanno le camere. Paghiamo in contanti. I proprietari sono due persone anziane gentilissime ma la struttura non è ben tenuta, la camera è pulita ma il bagno non molto. Non mi sento di consigliarla. Come paragone di prezzo, penso all’hotel nel Canyon del Colca dove andremo tra qualche sera, tutta un’altra cosa. Chiediamo un consiglio per cena e ci indirizzano da Elrico Pollo. Andiamo a piedi perché dicono essere sicuro. Per raggiungerlo percorriamo una strada con soli negozi di ogni genere. Quando arriviamo là capiamo che fanno solo polli allo spiedo e, non avendo visto altri ristoranti, decidiamo di fermarci, anche se non siamo molto convinti. Avremmo voluto mangiare altro. C’è solo gente del posto, nessun turista. Pier prende mezzo pollo, io solo un quarto, come contorno hanno insalata e patate (non ci sono alcolici). Spendiamo 65 soles – 16 euro. Devo dire che però era buonissimo. Per tornare in hotel passiamo in un’altra via. Questa è piena di ristoranti. Va beh, alla fine il nostro pollo ci è piaciuto molto. Raggiungiamo la piazza principale e ci sediamo in un bar grazioso e prendiamo due birre. La chiesa è aperta quindi entriamo un attimo. C’è la messa. Torniamo al B &B e alle 21.00 cerchiamo invano di dormire visto che i cani della casa di fianco, abbaieranno l’impossibile tutta la notte.

3 agosto 2022 mercoledì: Nazca / Arequipa – km.552 (h.10 e 1/2)

Belli freschi e riposati, per modo di dire, visto che, oltre ai cani, alle 4 del mattino hanno iniziato a cantare anche alcuni galli, ci alziamo all’alba. La colazione è semplice ma i due proprietari si fanno in quattro per fare in modo che sia tutto a posto (a loro do voto 9, il resto 4). Ci regalano una grossa cirimoia da mangiare durante il viaggio.

Alle 7.30 partiamo diretti a sud. Ci sono 13° e c’è la nebbia per un’oretta poi esce il sole.

Ci scoccia parecchio aver dormito male perché oggi dobbiamo percorrere la strada più difficile di tutta la vacanza … ed è necessario che Pier sia super vigile alla guida. La nostra idea era di arrivare a dormire ad Arequipa in modo tale da avere domani una giornata intera di stacco dalla guida e per poter vedere la città con calma. Non sapendo però quanto tempo avremmo impiegato a coprire la distanza, per sicurezza abbiamo messo il pernottamento a 400 km. da Nasca, a Camanà (man mano che procediamo ci rendiamo conto che ce la possiamo fare quindi abbiamo annullato l’hotel a Camanà e abbiamo aggiunto una notte ad Arquipa).

Appena imbocchiamo la Panamericana ci troviamo in processione dietro ai primi camion ed iniziano i sorpassi. Dopo un po’ ho smesso di contarli ma ho idea che ne avremo fatti più di 300, prima di arrivare ad Arequipa. Se la strada fosse stata a due corsie per senso di marcia, non ci sarebbero stati problemi per i sorpassi. Per di più, nei tratti in salita, i camion fanno fatica a procedere quindi la velocità si riduce anche ai 30 km/h. A parte questo dettaglio, il paesaggio è bello e siamo contenti di aver scelto di fare questo tratto. Ci sono parecchi punti ristoro lungo quasi tutto il percorso, ovviamente davanti hanno grossi parcheggi per consentire ai tir di fermarsi. Dove ci sono i letti dei fiumi ci sono coltivazioni, più che altro ulivi (quindi ci sono banchetti che vendono olio). I primi 140 km., fino a Tanaka, sono praticamente tutti dritti e passano per una zona desertica. A Tanaka si arriva sul mare (ci sono 20° ma c’è vento) e lo si costeggia fino a Camanà. Da Tanaka ad Ocona (circa 200 km.) (quindi fino ad una cinquantina da Camanà) la strada è tutta tornanti e senza vegetazione. In alcuni tratti è tagliata a metà del fianco delle montagne e a strapiombo sul mare arrabbiato. Paesaggisticamente molto bello. In un tratto ci sono anche grossi cactus. Evitiamo di fermarci a guardare il paesaggio perché c’è poco spazio. Perdiamo 1 ora di tempo per alcuni lavori lungo la strada. Il tratto era in salita quindi i tir facevano fatica a partire quando il semaforo diventava verde. Ne conseguiva che ci si spostava di pochi metri ogni volta.  Arriviamo a Camanà alle 14.45 (km.400 – 7 ore). Questa è una località di villeggiatura per gli abitanti di Arequipa. Il paese non è bello. Troviamo un ristorante, da Morena, proprio sulla strada uscendo dal paese. Diciamo che siamo di corsa ma perderemo più di 1 ora. Avremmo dovuto organizzarci con il pranzo al sacco ma giustamente Pier aveva bisogno di staccare un attimo. Lui prende un fritto misto, io un filetto di pesce con patate, entrambi abbondantissimi. Ne sarebbe bastato uno in due (78 soles – 19,50 euro). Alle 16 ripartiamo. Ero convinta che tutti i camion avrebbero proseguito dritti lungo la costa ed invece la Panamericana arriva fino quasi ad Arequipa per poi tornare sul mare … Facciamo un tratto in salita e raggiungiamo un altopiano battuto dal vento. Le nuvole si spostano velocissime. In 3 ore e mezza (km.150) arriviamo al nostro hotel ad Arequipa.

Pernottamento: Hotel Viza – B & B – 87 euro (camera king)

Cosa importante e non da poco: hanno il parcheggio (è un garage dove possono ritirare 4 macchine). La camera è molto bella. Ci docciamo e poi usciamo subito a cena. L’hotel è in centro quindi in 5 minuti, camminando in una bella via principale, siamo a Plaza de Armas. Il famoso ristorante Zig Zag lo abbiamo prenotato domani sera quindi ora scegliamo a caso. Andiamo da Dimas. Bel locale. Prendiamo due cevice (me ne sono innamorata), una zuppa di quinoa, due Cusquena (immancabili) e proviamo il primo di una lunga serie di Pisco Sour (buonissimo). Ceniamo molto bene (151 soles – 38 euro). Facciamo due passi ancora per Plaza de Armas. Di notte è molto bella, forse più che di giorno, per via delle illuminazioni. Belli anche tutti gli archi negli edifici che la circondano. Come città ci piace subito. È ben tenuta. Andiamo poi in hotel. Visto che oggi abbiamo fatto proprio solo due cosine, siamo un po’ piallati e sarà così per tutta la vacanza, visto i ritmi che terremo. Ma ci si riposa a casa, quando si è via bisogna sfruttare ogni minuto!

4 agosto 2022, giovedì: Arequipa – km.0

Notte stupenda senza un rumore! Siamo svegli presto e prenotiamo on-line l’ingresso al Monastero di Santa Catalina. Facciamo colazione e poi usciamo.

Torniamo subito indietro a portare il giubbotto. Pensavo facesse fresco, essendo a 2.300 mt di altitudine, ma con il sole si sta bene solo con il golf (a volte anche maniche corte). Andiamo direttamente al Monastero ed entriamo per primi alle 9.00 (40 soles – 10 euro a testa). Gironzoliamo per conto nostro per un’oretta visitando le celle delle monache e curiosando in ogni angolo. Volendo si poteva prendere una guida ma noi preferiamo fare da soli. Ci sono diversi ragazzi con tavolozza e colori. Molto bello e ben tenuto. I colori dei muri sono rosso mattone e blu. Usciamo davvero soddisfatti. Andiamo poi fino al negozio Mondo Alpaca. Sul retro hanno un micro-museo. Ci sono alcune donne che tessono la lana di alpaca e c’è qualche spiegazione poi ovviamente ci sono una decina di esemplari che si possono accarezzare. Mi piacciono da morire! I lama sono brutti ma gli alpaca sono carinissimi!! Compriamo una sciarpa per nostra figlia Martina e poi proseguiamo il giro. In un negozio prendiamo una sim peruviana (29 soles – 7,25 euro) per avere un pochino più di internet oltre al contratto che Pier ha sul suo telefono. Abbiamo portato apposta un cellulare in più. Useremo quindi questo come hospot. Andiamo al punto panoramico nel quartiere Yanahuara, dal quale c’è un bel panorama della città e del vulcano Misti poi torniamo in centro per mangiare due panini in un bar. Andiamo poi al famoso Mercado de San Camilo. Io adoro i mercati e questo mi piace un sacco. Su un lato c’è un susseguirsi di banchetti dove fanno i frullati. Alcuni tipi di frutta non li avevo mai visti. Ne prendiamo uno alla cirimoia. Buonissimo.

Ci sono poi i banchetti dove vendono verdura e frutta, carne, pesce, formaggi, cereali e chi più ne ha più ne metta e poi si passa sopra, alla parte delle stoffe coloratissime. Alle 3.30 andiamo in hotel. Avendo la cena da Zig Zag alle 18 (unico orario disponibile ma va bene così), facciamo in tempo solo a riposarci un attimo, fare una doccia ed è già ora di uscire. Il locale è bello e mangeremo benissimo, una delle cene migliori della vacanza. Prendiamo una ceviche di trota in condivisione, Pier un piatto con tre tipologie di carne servite sulla pietra lavica ed una serie di salsine e verdure, io lo stesso ma con la trota poi un dolce in condivisione e le birre (265 soles – 66 euro). Torniamo poi in hotel super soddisfatti e alle 20.30 dormiamo. I tempi saranno sempre questi, sfruttando al massimo le ore di luce, partiremo quasi sempre poco dopo l’alba, che è alle 6.00, per poi andare a dormire presto.

Pernottamento: Hotel Viza – B & B – 64,80 euro (camera queen)

5 agosto 2022, venerdì: Arequipa/Pinchollo – km.195 (h.4 e 1/2)

Alle 7 siamo i primi ad andare a fare colazione, avremmo preferito partire prima ma abbiamo dovuto adeguarci agli orari. In mezz’ora siamo in macchina. Oggi testeremo per la prima volta come regge il nostro corpo all’altitudine. Arriveremo a 4.910 mt. Nel dubbio, nel thermos (che riempio ogni mattina con il the) questa volta metto il Mate de Coca (le bustine le troveremo in tutti gli hotel da qui a Cusco). Percorreremo la 34A fino a Patahuasi e poi la 34E e la S1 fino a Chivay. Da qui per raggiungere Pinchollo, dove dormiremo, seguiremo il Canyon del fiume Colca. Impieghiamo 1 ora per arrivare a Yura, il primo paese fuori dalla città, senza andare a vedere le Canteras de Sillar. Sono le cave della pietra Sillar con la quale è stata costruita Arequipa. Dal colore di questa pietra, la città è chiamata la Ciudad Blanca. Si può vedere come viene lavorata. Le tralasciamo perché abbiamo tante cose da fare e abbiamo paura di essere tirati con i tempi. Facciamo solo una sosta all’autolavaggio perché, l’altro ieri sulla Panamericana, abbiamo sporcato tantissimo la macchina. La strada comincia a salire e vediamo una fila interminabile di camion!!! Questo proprio non lo immaginavo. Ci troviamo incolonnati a viaggiare ai 20 km/h. Dalla presenza dei tir ne consegue l’immondizia lungo le strade. Entriamo nella Reserva Nacional Salinas y Aguda Blanca.

Questa zona tra il vulcano Misti e il Canyon del Colca è la Pampa de Toccra (pampas = pianure d’alta quota). Quando raggiungiamo i 3.200 troviamo i cactus, l’unico tipo di vegetazione presente. I paesaggi sono belli ed iniziamo a vedere le prime vigogne. La cima delle montagne è innevata. Arriviamo sull’altopiano dove c’è la Laguna de Pampa Blanca (mt.4.080 e ci sono 11°). Immaginavo temperature più basse, visto che qui è inverno e siamo a 4.000 mt. ed invece si sta bene. Dove è presente l’acqua e vediamo molte vigogne che bevono. Sullo sfondo c’è il Vulcano Misti. Scendiamo dalla macchina a guardare uno spettacolo della natura, con animali selvatici da salvaguardare, con alle spalle i tir che sfrecciano uno dietro l’altro a velocità sostenuta (essendo in piano) e plastica ovunque (esce dai sacchetti dell’immondizia e il vento la sposta). Fortuna che siamo in una riserva! Farò delle belle foto ma faccio fatica a calarmi nel contesto naturale. I tir non si possono evitare, l’immondizia si. Ci spostiamo di pochi km a Patahuasi dove si paga il pedaggio (3,90 soles – 1 euro). Abbiamo impiegato 3 ore ad arrivare qui, dal nostro hotel in centro ad Arequipa. Questo è l’unico paesino che si incontra. C’è qualche ristorantino dove poter mangiare un boccone. Dopo lo svincolo, a destra si va a Puno (noi domani dovremo tornare fino a qui per poi proseguire verso il lago Titicaca) mentre a sinistra si va verso il Chivay ed il Canyon del Colca, la nostra destinazione di oggi. Ci fermiamo, poco dopo, dove ci sono dei ristoranti. Sulla destra si vede il Bosque de Piedras Los Castillos de Patahuasi (pietre erose dal vento a forma di funghi sul lato della montagna). Sul retro delle costruzioni ci sono alpaca e pecore che pascolano, io vado a fotografarli mentre Pier, per provarlo, va a prendere un bicchierone di Mate de Coca (5 soles – 1,25 euro). Oltre all’infuso ci sono anche le foglie. Non patiamo al momento il mal di altitudine ma l’abbiamo preso perché è una cosa tipica del posto. Devo dire non così terribile come pensavo. Per fortuna da qui in poi non troveremo più camion e possiamo goderci la bellezza del paesaggio, facendo soste tranquille, in posti in cui non c’è nessuno. Ci sono rigagnoli d’acqua ovunque, in alcuni punti ghiacciati, e tantissime vigogne. Non c’è vegetazione. Vedremo molti alpaca e lama con i pastori. Le loro abitazioni hanno delle recinzioni con muretti in pietra dove ritirano gli animali di notte. Ci fermiamo a fare due foto ad una famiglia, mamma, papà e due bambine, che stanno facendo il bucato in un ruscello. Bell’immagine e loro fanno dei grandi sorrisi. Si inizia poi a salire per coprire i 600 mt di dislivello che ci separano dal bel Paso de Patopamba dove c’è il Mirador de los Volcanes. Da Patahuasi abbiamo impiegato 1 ora e mezza.

Parcheggiamo (ci sono 6 °C) ma ci fermiamo poco perché è tutto nuvolo quindi i vulcani non si vedono. Siamo ad un’altitudine mai provata in vita nostra. Manca un po’ il fiato ma non ci da fastidio. Pier si prova la saturazione con l’orologio segna 85!! Iniziamo la discesa verso Chivay ed il Canyon del Colca. La strada ha parecchi tornanti e ci sono tanti alpaca e lama anche qui. Copriamo il dislivello di quasi 1.300 mt. in mezz’ora.

Entro a pagare il Boleto e poi andiamo in città. Parcheggiamo nella piazza principale circondata da ristorantini. Ne scegliamo uno a caso e pranziamo sul balcone al primo piano. Ci sono 13° ma si sta bene. Prendiamo due zuppe di quinoa buonissime e un piatto di cassava fritta (73 soles – 18 euro). I nostri vicini prendono la cavia (cuy). Fa proprio impressione perché la servono intera e con le zampe larghe. Facciamo un giro al mercato, piccolo ma grazioso. La maggior parte delle donne indossa i tipici abiti. Alcune signore, questo in tutto il Perù, hanno al seguito un piccolo di alpaca ed un agnellino. Facendosi fotografare racimolano qualche soldo. Andiamo a prelevare, facciamo benzina, facciamo la gincana tra un gruppo di pecore che attraversa la strada e poi alle 15.30 partiamo direzione Pinchollo, dove dormiremo. Abbiamo scelto il pernottamento lassù per evitare di fare la strada due volte domani mattina, dovendo poi andare a Puno, risparmiando del tempo. E poi è molto più scenografico dormire sul canyon che non in città.

Ci fermiamo in tutti i punti panoramici. Il sole va e viene creando dei bellissimi controluce di raggi che illuminano il canyon. I pendii che scendono al fiume sono tutti terrazzati per consentire le coltivazioni. Davvero bello. Tutti i paesini che incontriamo sono deserti perché i turisti percorrono questo tratto di strada al mattino per andare a vedere i condor. Domani mattina, quando torneremo a Chivay, vedremo in ogni punto panoramico le venditrici con i classici capi colorati in lana di alpaca. Noi ora ci siamo potuti godere il panorama in completa solitudine. Questa è una delle cose positive del viaggiare in autonomia. Si possono scegliere gli spostamenti e decidere di fare le visite in qualsiasi momento (vedi ad esempio Palcoyo dove andremo tra 4 giorni).

Arriviamo al nostro lodge a Pinchollo alle 16.30. La struttura è bella ed è vicino al canyon. La nostra camera, la 112, come quella sopra, credo la 212, sono le più belle perché hanno due lati con i finestroni (uno verso il canyon). In camera non c’è il riscaldamento ma il letto ha 30 cm. di coperte pesanti. La doccia è calda. Non essendoci ristoranti in zona, l’hotel organizza la cena. Saremo solo noi due più un gruppo di 6 turisti. Nel centro del locale accendono il camino. Non fa caldissimo ma si sta bene senza giubbotto. Il problema di tanti posti in Perù è proprio l’assenza del riscaldamento. Bisogna vestirsi a strati. Io sto bene con i calzettoni da montagna, i leggins (sotto i pantaloni da trekking pesanti) e la maglia termica (sotto il pile), praticamente uno spettacolo di sexosità, ma da questa sera, fino a Cusco, bardandomi così, starò benissimo. Pier mi dice che sono esagerata, lui tutto questo freddo non l’ha sentito ma io patisco quindi preferisco vestirmi. Prendiamo due zuppe ed un piatto di pollo con verdure (94 soles – 23,50 euro). Rimaniamo un pochino vicino al camino e poi andiamo a dormire. Sotto le coperte fa fin troppo caldo. In compenso avremo il naso e le orecchie gelati.

Pernottamento: Colca Trek Lodge – Pinchollo – B & B – 46 euro

6 agosto 2022 sabato: Pinchollo / Llachon – km.395 (h.4 e 1/2)

Dopo una notte di silenzio completo, alle 6 siamo svegli. Albeggia e la nebbiolina si alza dal canyon. Prendiamo coraggio e ci alziamo, vestendoci in 5 secondi. Andiamo a fare colazione e alle 7.30 partiamo. Oggi il cielo è completamente sereno e ci sono 2 °C. Lungo la strada vediamo diversi cavalli liberi. In alcuni punti ci sono molti cactus. C’è un posto di blocco dove controllano il boleto turistico. In 20 minuti siamo alla Cruz del Condor, a 3.800 mt. Il parcheggio è deserto. Ci sono solo 4 persone. Andiamo nel punto panoramico più basso. Non vediamo nessun pennuto che vola poi, di colpo, la corrente ascensionale ne fa salire uno, poi un altro ed un altro ancora. Arriveremo ad averne 12 sopra la testa. Essendoci il sole, ci dobbiamo togliere cuffia, guanti e giubbotto. Nel mentre sono arrivati molti turisti. Eravamo così presi dai condor da non accorgerci della gente che ci ha circondato e della temperatura. Alcuni volano a meno di 10 metri da noi. Alcuni hanno il collare bianco e sono più scuri, altri sono tutti marroni. Non so se è questa la differenza tra maschio e femmina. Hanno un’apertura alare pazzesca. Andiamo poi al punto panoramico più alto, dove c’è la croce. Siamo molto soddisfatti di quello che abbiamo visto, ci saremmo fermati ancora un attimo ma ora c’è troppa gente quindi alle 9 andiamo via. E poi abbiamo parecchi km da percorrere. Incrociamo tanti pullmini che salgono. Una possibilità per venire fino a qui se non si ha la macchina, è unirsi a dei tour giornalieri che partono e tornano ad Arquipa. Se invece si prendono i bus notturni per arrivare a Chivay, poi ci sono dei bus normali che fanno la spola da Chivay a qui. Ci fermiamo ancora in tutti i punti panoramici dopo esserci svestiti perché ci sono 20 °C. Le donne hanno allestito tutti i loro banchetti colorati. In un’ora siamo a Chivay.

Non ci fermiamo e saliamo direttamente al Mirador de los Volcanes, che raggiungiamo in mezz’ora. Ritorniamo quindi a 4.910. Questa vacanza è tutto un su e giù tra le varie altitudini. Facendo così però il corpo si acclimata. Essendoci un bellissimo sole (6°) ci godiamo il posto. Ci sono solo una manciata di turisti. Quelli che arrivano con i tour organizzati da Arequipa, ora sono tutti alla Cruz del Condor. Riusciamo sempre ad evitare gli assembramenti di persone. Il paesaggio è davvero bello. Non c’è foschia quindi tutti i vulcani si vedono benissimo, compreso quello che fuma. Oggi vedremo nella condizione migliore tutto questo tratto fino a Patahuasi. Ieri era coperto, quindi non era proprio il massimo. Oggi, con il sole, è tutt’altra storia. Ci fermeremo a fare parecchie foto alle vigogne. Ce ne sono tantissime, insieme ad alpaca e lama. Prima di arrivare al bivio noto un vulcano bellissimo proprio di fronte a noi. C’è il Misti a destra, e questo si trova alla sua sinistra. Ha la sommità bianca mentre le pendici sono rosse. Non conosco il nome. Raggiungiamo Patahuasi in 1 ora dal Mirador de los Volcanes. Dico a Pier che voglio andare ancora alla laguna delle vigogne a fare due foto con il Misti alle spalle ed il cielo sereno. Paghiamo il pedaggio (3,90 soles – 1 euro) e percorriamo quei pochi km. in direzione opposta a quella nella quale dovremmo andare. Ritorniamo poi a Patahuasi e paghiamo nuovamente. Dovesse interessare, poco dopo lo svincolo c’è il Bosque de Piedras de Puruña. Da qui fino al nostro pernottamento sul Lago Titicaca (mt.3.830), a Llachon, impiegheremo 4 ore effettive di viaggio (km.240). Abbiamo paura di trovare di nuovo file di camion ed invece non ne troviamo nessuno. Forse il sabato non possono viaggiare. Dopo un’oretta ci fermiamo a mangiare due panini al volo, presi in un banchetto vicino ad un benzinaio.

Raggiungiamo poi il Mirador dos Flamingos (ce ne sono alcuni in una laguna) e poi la Laguna Lagunillas (molto grande). Siamo sui 4.400 mt. Da qui si inizia a scendere. Avendo alle spalle il sole che si sta abbassando, tutta l’erba gialla sembra oro. Questo è un bel tratto. Ci sono molte case di mattoni fatti impastando terra e paglia, sembrano quelle viste in Uganda. Passiamo Juliaca (bruttissima) e raggiungiamo la penisola dove si trova Llachon, sul lago Titicaca.

Siccome dovremo prendere domani mattina il traghetto per Amantani che parte da Chifron, decidiamo di andare a vedere se il porticciolo è sicuro o meno per lasciare la macchina. In paese c’è la festa, sia oggi che domani quindi ci imbottigliamo in un mix tra persone e macchine. Sarebbe bello fare due passi ma ormai è tardi e non sappiamo dove parcheggiare. Torniamo leggermente indietro ed imbocchiamo una strada sterrata che ci fa evitare il paese. Questa penisola sembra un posto dove il tempo si è fermato. Ci sono pastori che riportano a casa il gregge o le mucche, fuochi accesi nelle case di mattoni di terra, persone che rientrano dai campi con ortaggi vari. Molto bello, poi anche qui il sole è alle spalle e la luce a fine giornata, rende tutto più bello. Arriviamo al nostro pernottamento appena dopo il tramonto. Abbiamo perso un’ora in paese. Da una parte è andata bene così perché i proprietari della casa sono ad una festa in un altro paese quindi ci dicono che arriveranno a breve, di aprire il cancello a mano per parcheggiare e di andare in camera. Ci sono anche altre due coppie nella nostra situazione e sono abbastanza scocciati. La luce non c’è, la camera è gelata come pure l’acqua della doccia. Benissimo. Il nome della casa su Booking indicava che facevano servizio ristorante, ma non ne siamo sicuri. Fuori non c’è nessun posto dove andare a mangiare quindi ci vediamo a passare la serata al buio, al freddo, senza doccia e senza cena. Dopo un’ora la famiglia arriva. Per fortuna che, quando ci aveva contattati per sapere l’orario di arrivo, le avevamo detto alle 17. Noi siamo arrivati alle 18 per il traffico in paese e la proprietaria ci bussa alla porta della camera alle 19. È tutta bella sorridente, in abito tradizionale da festa, e ci chiede se va tutto bene. Me la sarei mangiata. Ci dice che possono farci cena. Ottimo. Accendono il generatore quindi la luce arriva ma l’acqua calda no, quindi doccia gelata. Ci rivestiamo velocissimamente ed attendiamo cena al caldo sotto le coperte. La cena sarà ottima. Hanno un locale con un grosso tavolo e la cucina a fianco. Non è riscaldato ma c’è tepore grazie al fuoco che usano per cucinare. Apprezziamo tantissimo la zuppa di quinoa e poi ci porta un pesce del lago Titicaca, fritto, con verdure ed il dolce. Questa cena ci costa la cifra “folle” di 32 soles – 8 euro a testa. La signora rimane un po’ a chiacchierare con noi e ci racconta della loro vita in questo posto fuori dal mondo.

Fino a pochi anni fa, la penisola non aveva strade quindi l’unica possibilità per raggiungere Puno, nel caso in cui avessero avuto necessità di acquistare qualsiasi cosa, era con la barca. Racconta che quando erano piccoli, impiegavano tantissime ore per raggiungere la città visto che le barche erano a remi. Partivano con scorte di cibo perché il lago stanca e mette appetito. Non sa perché ma sentivano la costante necessità di mangiare. Poi sono arrivate le barche a motore, che hanno abbreviato il viaggio, e poi hanno costruito la strada. Apprezziamo molto queste chiacchiere. D’altronde l’home stay serve proprio per avere contatto stretto con la gente del luogo, cosa che negli alberghi non avviene. È una cosa che ci piace. Lei parla spagnolo e noi italiano, ma ci si capisce alla perfezione. Andiamo poi in camera.  La stanchezza, l’ambiente freddo ed il tempore delle coperte conciliano il sonno.

Pernottamento: Hospedaje y Restaurante Saywa – B & B – 34 euro

7 agosto 2022 domenica: Llachon / Amantani – km.0

 Notte super silenziosa. Il sole sorge il sole appena dopo le 6. Vediamo quindi com’è il posto. Si vede il lago dalla camera (ha due grosse finestre su due lati). Il mobilio è semplice ma è tutto pulito. Usciamo per andare a fare colazione. Ci sono 5 °C. Vediamo nel prato delle grosse bacinelle con il detersivo per il bucato. Ovviamente qui la lavatrice non c’è. La colazione sarà molto buona con frittata, frutta e dolci. Paghiamo il conto in contanti ed in soles per il pernottamento, la cena ed il transfer fino al porto per prendere la barca fino all’isola Amantani (25 soles – 6,25 euro). Ci consiglia di lasciare la macchina qui da lei al sicuro (così possiamo lasciare un borsone per evitare di portarne due ad Amantani) e di farci portare da suo marito fino al porto. In condizioni normali non ci sono problemi a lasciarla là ma, con il fatto che c’è la festa, vengono tante persone da Puno, quindi può capitare il malintenzionato. Le barche fanno servizio da Chifron dalle 6 alle 14. Sono barche private di Amantani e la prima corsa parte da là alle 5 del mattino ed impiega 40 minuti per arrivare. Parte quindi ad ogni ora, circa, aspettano sempre che sia quasi piena. Non ci sono barche al pomeriggio perché si alza il vento quindi il lago diventa molto mosso. Oltre ad essere pericoloso, poi le persone stanno male. Questa tratta da Chifron fino ad Amantani è percorsa dai locali, quindi saremo solo noi stranieri. I turisti vanno a Puno e poi prendono battelli pubblici o privati per arrivare all’isola, se pernottano, altrimenti fanno tour giornalieri organizzati che portano, oltre ad Amantani e Taquile, anche alle isole Uros. Noi ovviamente facciamo le cose diverse da tutti. Quindi prendiamo posto dopo aver pagato 10 soles – 2,50 euro a testa.

Nell’attesa di partire osservo le persone che ci sono vicine a noi. Hanno tutti i visi segnati dal sole, soprattutto gli anziani. C’è una signora, non so darle l’età perché a loro non vengono i capelli bianchi, ma dalle rughe ha sicuramente visto parecchie primavere. Indossa vestiti colorati e di stoffa spessa. Qui le temperature sono simili tutto l’anno. Dal tramonto all’alba fa sempre freddo mentre di giorno, se c’è il sole, fa caldo. Se è nuvolo ovviamente le temperature sono basse, non come di notte ma basse. La signora vicino a noi, ha diverse borsette che contengono bacinelle di varie dimensioni. Ci siamo fatti l’idea che ha preso la barca questa mattina presto da Amantani, per andare a fare la spesa, ed ora torna a casa. Salendo è inciampata e ha fatto un volo pazzesco. Stoffa dei vestiti che indossa, bacinelle e scarpe dappertutto! Le prendo al pelo la mano e le evito di cadere malamente picchiando la testa. Mi ringrazia con un tremendo sorriso sdentato e ride come una matta. Dopo un attimo schiaccia un pisolino. Ci sono poi uomini anziani con vestiti eleganti nella loro semplicità. Anche loro sono andati a fare la spesa quindi hanno diverse borse. Ci sono poi due mamme con due bimbi sulle spalle. Nelle stoffe piegate che portano legate alla schiena riescono ad inserire di tutto, anche i loro figli. Una bimba che avrà un paio d’anni, indossa una bella cuffietta rosa fatta a mano, ed è tutta sorrisini. L’altra non avevamo idea che ci fosse perché è neonata ed è completamente nascosta e protetta dalla stoffa. Fa due versi quindi la mamma la prende e l’allatta. Classiche immagini di vita normale peruviana, e noi abbiamo il privilegio di poterle osservare. Partiamo dopo una decina di minuti. Il lago è piatto. Il cielo è per lo più nuvoloso. La barca, anche questa ha visto parecchie primavere, va pianissimo. In meno di 40 minuti arriviamo. Su booking avevamo scritto alla struttura dicendo l’orario di arrivo e se potevano venire a prenderci. Ci hanno risposto ok. Aspettiamo un attimo ma non vediamo nessuno. Chiamiamo al telefono ma non rispondono. Ci sono dei ragazzi con le moto e ci dicono che loro fanno servizio taxi al costo di 15 soles – 3,75 euro a moto. Il borsone riusciamo a legarlo dietro alla mia. In 5 minuti arriviamo al nostro pernottamento.

Pernottamento: Amantani Lodge (famiglia Henry e Mariluz) – B & B – 45 euro

Ci sono Mariluz ed Henry che ci attendono all’ingresso, tutti sorridenti. Lui ha l’abito della festa, scarpe tirate a lucido, pantaloni blu eleganti con camicia bianca, giubbottino blu e cappello. Lei indossa gli abiti tipici. Non parlano inglese, ecco perché ha risposto al nostro messaggio su booking solo con ok e non con le info chieste su come arrivare da loro. Ci piacciono subito. Henry va a finire si sistemare la nostra camera (letto a tre piazze con bagno, senza riscaldamento, pulitissimo) mentre noi andiamo sul retro, con vista terrazzamenti che scendono al lago, a chiacchierare con Mariluz. Ci capiamo bene pur parlando ognuno la propria lingua. Organizziamo la giornata. Abbiamo fatto in modo di arrivare presto in modo tale da poter sfruttare bene il tempo sull’isola. Partiamo quindi subito con Henry che ci vuole accompagnare fino al tempio di Pachamama. Lui viene vestito elegante, con le scarpe lucide (dopo due minuti saranno tutte impolverate) con sotto il cuoio. Noi siamo in completa tenuta da trekking, per di più pesante perché è nuvolo e fa freddo. Il dislivello è di circa 300 mt. che copriamo in 1 ora. Noi siamo grandi camminatori, a casa e non a queste altitudini. Qui sfiguriamo di brutto. Ci fermiamo più volte a svestirci perché è uscito il sole quindi fa caldo. Con Henry troviamo questa scusa, in realtà ne approfittiamo per respirare. Lasciamo il sentiero sterrato e troviamo quello bello lastricato che parte dal centro del paese ed arriva sia al tempio di Pachamama che a quello di Pachatata. Arriviamo in vetta (4109 m).

C’è un bel panorama di tutta l’isola. È tutta terrazzata. Chissà come è bello nei mesi in cui ci sono le coltivazioni. Ora c’è solo erba gialla. Il tempio è in pietra a forma circolare (senza tetto) con al centro un punto per fare il fuoco. Henry ci spiega che ci sono 10 comunità che vivono sull’isola. 5 credono in Pachamama e 5 in Pachatata. Il terzo giovedì di gennaio, alle ore 12, c’è la festa. Ciascuna comunità si ritrova nel suo tempio. Indossano tutti abiti tipici e ci sono canti e balli. Ci racconta tante cose della vita sull’isola. Si curano con le erbe presenti in loco seguendo i consigli dello sciamano. In caso di necessità hanno anche un’ostetrica, un dentista, un medico, un’infermiera ed un tecnico. Sono auto-sufficienti in tutto, il turismo è una cosa in più che aiuta ma non è fondamentale. Durante il periodo del Covid i traghetti non partivano. Sono rimasti isolati per 1 anno e mezzo, fino a novembre dello scorso anno. Hanno fatto tre dosi di vaccino anche perché, senza di quello, non potevano salire sul traghetto. Ci indirizziamo poi verso Pachatata ma, chiacchierando non ci siamo resi conto dell’ora quindi, allo svincolo, scendiamo in paese. Mariluz ci attende all’1 per pranzo. Henry ci mostra delle piante e ci dice per cosa vengono usate. Prende dei rametti di muña per fare la tisana dopo pranzo. Al nostro arrivo Mariluz ci attende sempre sorridente. Il pranzo sarà buonissimo. Iniziamo con una zuppa di quinoa. La ciotola, una volta vuotata, lascia vedere sul fondo un disegno fatto a mano con i nomi di Mariluz ed Henry. Anche le ciotole personalizzate! Si vede che sono avanti. Ci porta poi il secondo che è un piatto unico con crocchette di pollo (impanate con la quinoa), tre tipi di patate ed una verdura che ci dice essere “oca”. Non capiamo cosa sia, sembrano i germogli di qualche pianta, comunque molto buona. Questo pranzo ci costa 20 soles – 5 euro a testa. Rimaniamo parecchio a chiacchierare poi andiamo a fare un giro in “centro”. Percorriamo a ritroso la strada fatta in moto questa mattina. Ora è tutto nuvolo quindi fa freddo. Ci sono molte case costruite con i mattoni di terra e paglia. Vediamo un posto dove li preparano. Sentiamo musica in lontananza. Andiamo a curiosare. È un matrimonio. Tutti gli invitati ballano in cerchio e bevono litri di birra. Andiamo al porticciolo e poi alla piazza principale. Prendiamo in un bar due birre ed un pacchetto di patatine e ci sediamo sulle panchine di fronte alla chiesetta. Torniamo poi in hotel. Anche stasera doccia gelata.

Mariluz ci spiega che hanno la corrente da circa 4 anni, prima avevano solo candele, e da ancor meno hanno i pannelli solari. Se è nuvolo non caricano quindi niente acqua calda. Andiamo poi a cena, almeno in quel locale fa più caldo. Arrivano anche i due figli. Hanno 19 e 21 anni. Ci sediamo a tavola tutti insieme così possiamo chiacchierare mentre ceniamo. I due loro ragazzi partono il lunedì mattina con il primo traghetto delle 5 e vanno a Puno a studiare. Hanno un appartamento in affitto. Tornano sull’isola il venerdì sera. Sono ragazzi molto educati. I soldi che guadagnano con l’ospitalità servono per farli studiare. Avendo la casa grande, qualche anno fa, hanno creato una camera per gli ospiti. Ora ne hanno tre ma è il numero massimo altrimenti non riescono a garantire un bel rapporto con gli ospiti. Sicuramente questo è il loro punto di forza e chi sceglie l’home stay cerca proprio il contatto con i padroni di casa. La cena è stata a base di zuppa di mais poi riso con diverse verdure e per finire mela a fettine con cannella. Immancabile tisana di muña. Anche questa la pagheremo 20 soles – 5 euro a testa. Ci ritiriamo poi in camera. In meno di due minuti ci cambiamo e andiamo al caldo sotto le coperte. Fa un freddo abbastanza impegnativo.

8 agosto 2022, lunedì: Amantani / Isola Uros – km.81 (h.4 e 1/2)

Anche questa mattina ci alziamo e ci vestiamo alla velocità della luce. La colazione è a base di pancake. Paghiamo il conto ad Henry mentre Mariluz va a prendere dei vestiti tipici (ce li fa indossare per fare una foto tutti insieme) e delle cose fatte da lei all’uncinetto e a maglia. Pier compra una cuffia. Arrivano le due moto a recuperarci. Salutiamo le due persone splendide che ci hanno ospitato. Ci spiace tanto andare via. Questo posto ci rimarrà nel cuore. Paghiamo sempre 15 soles – 3,75 euro, a moto. Alle 7.30 andiamo via in modo tale da prendere il ferry delle 8. Anche per questo paghiamo come all’andata, 10 soles – 2,50 euro a testa. Oggi c’è vento quindi il lago è mossissimo. Dire che si balla è dir poco. Oltretutto la barca, che è vecchia, cigola ad ogni onda. Per fortuna arriviamo velocemente sulla terraferma. Troviamo il taxi che ci aspetta per portarci a Llachon, dove abbiamo dormito l’altra sera prima di andare ad Amantani, a recuperare la macchina. Il proprietario non poteva quindi ha fatto venire un suo amico. Paghiamo 25 soles –  6,25 euro. Una volta arrivati alla casa, il cancello è chiuso con una catena. Si sono dimenticati di lasciarlo aperto! Pier telefona alla proprietaria che dice che arriva subito. Dopo mezz’ora ancora nulla, ma lei non risponde più alle telefonate. Dopo quasi un’ora arriva un’altra signora di corsa.  Meglio non commentare. Finalmente rientriamo in possesso della nostra macchina. Percorriamo a ritroso la strada fatta due giorni fa. Ci sono molti pastori che portano gli animali ai campi. Raggiungiamo Puno. È meno brutta di Juliaca, ma niente di che.

Il proprietario dell’hotel sulle isole Uros ci aveva dato le coordinate del porticciolo (Puerto Kalapajra) dove vengono a prenderci e dove possiamo lasciare la macchina in un garage (10 soles – 2,50 euro). Questa è un’ottima cosa. Ci dice che è l’unico ad averne uno quindi altri lodge spesso glielo affittano. Alle 11.30, puntuale, la nostra barca arriva. Il transfer (andata e ritorno) costa 10 soles – 2,50 euro a testa. C’è il sole e ci sono 13°. Il signore che ci viene a prendere è il proprietario che gestisce il lodge la con moglie e figlio. Parla solo aymara, quindi fatichiamo a capirci. Alla prima isola paghiamo l’ingresso all’area (8 soles – 2 euro a testa). Con il sole, quanto le canne di totora che crescono nell’acqua, quanto le capanne costruite sulle isole, sono di un giallo acceso. Raggiungiamo il nostro pernottamento in 20 minuti.

Pernottamento: UROs Arantawi Lodge – B & B – 49 euro

Ci sono solo 4 camere. La nostra rimane sulla destra ed è più grossa delle altre. Tutte hanno un terrazzo esterno con sdraio ed un letto. All’interno la nostra ha un letto matrimoniale enorme ed un letto singolo. C’è un fungo riscaldante. Il bagno è sul retro. Oltre alle 4 camere ci sono la struttura ristorante ed un’altra struttura dove abitano i proprietari. Andiamo a pranzo. Ci preparano zuppa di quinoa poi filetto di trota sempre con quinoa e verdure. Buono. Costa 40 soles – 10 euro a testa. Rimaniamo un po’ sul terrazzo a prendere il sole. Se si alza il vento bisogna coprirsi altrimenti si riesce a stare in maniche corte. Alle 15.30 partiamo per un giro tra le isole con il figlio del proprietario (lui parla benissimo inglese). Ci spiega come vengono costruite e com’è la vita della popolazione Aymara che le abita. Le isole sono 120. Impiegano 2 anni a costruirle e durano 40 anni ma ogni 15 giorni devono fare dei ritocchi aggiungendo altra totora. Un tempo anche le barche erano di totora, ma durando solo 1 anno, sono passati a quelle di plastica. Costeggiamo la parte più esterna dove ci sono gli hotel (qui non vengono i visitatori giornalieri perché le barche, con il moto ondoso, rovinano la totora) e poi ci addentriamo tra le isole turistiche. Alcune sono abitate sempre, altre invece i proprietari vivono sulla terraferma e vengono qui al mattino quando arrivano i turisti. Le visite guidate sono al mattino quindi noi vedremo una realtà diversa, senza una barca, senza nessuna persona, tranne quelle che ci abitano, e con la luce del tramonto. Scendiamo a visitarne una. Le donne stanno pulendo il pesce per preparare la cena. I bambini giocano e gli uomini non si vedono. Compriamo una sciarpa e poi proseguiamo il giro. Andiamo fino alla scuola. Ci sono 3 casette. Dentro sono attrezzate con banchi, lavagne ecc. ecc.  Vediamo il tramonto e poi rientriamo. Tutto si colora di rosso. Bella esperienza soprattutto per il fatto che abbiamo visto com’è realmente la vita di queste persone (delle poche che ancora vivono qui costantemente), senza spettacolini vari per turisti. Meno male che la mia incapacità di star ferma, quando sono in vacanza non voglio tempi morti, mi ha fatto chiedere ai proprietari dell’isola, di fare un giro al tramonto. Le altre due coppie, che hanno pernottato con noi, sono rimaste a riposarsi sul terrazzo. Al rientro accendiamo il fungo per riscaldare l’ambiente gelido. Facciamo la doccia (calda) e poi andiamo a cena. Per fortuna che ci sono delle coperte di lana da mettere sulle gambe perché il locale non è riscaldato. La cena non sarà nulla di che. Anche questa la paghiamo 40 soles – 10 euro a testa. Andiamo in camera sotto una spanna di coperte a guardare un film.

9 agosto 2022, martedì: Puno / Combapata – km.339 (h.5)

Anche oggi abbiamo un’infinità di cose da fare quindi chiediamo di fare colazione presto (non buona) e poi alle 7.15 partiamo in barca. Ci sono 7°. Bella esperienza, peccato il cibo che poi lo ricorderemo come il peggiore della vacanza. Recuperiamo la macchina, andiamo a prelevare e poi partiamo.

Il paesaggio è bello, tutto con erba gialla, case di mattoni costruiti con terra e paglia, ed animali che pascolano. A 30 km. dal passo Raja si incomincia a salire. La neve è poco distante. Arriviamo al passo dopo 3 ore e mezza di viaggio da Puno. Ci sono 11°. Proseguiamo ed arriviamo a Combapata dopo circa 1 ora. Imbocchiamo la strada sterrata che porta a Palcoyo, una delle due famose montagne arcobaleno.

Impieghiamo 1 ora e 15 per percorrere 17 km. di sterrato. I paesaggi sono belli, la terra è tutta rossa, ci sono rigagnoli di acqua e tanti alpaca. Al villaggio paghiamo 15 soles – 3,75 euro a testa per l’accesso. Le case sono tutte di mattoni rossi fatti di terra e paglia. Arriviamo al parcheggio a 4.722 mt. ci sono 19°. Siamo solo noi. Anche questa è un’altra cosa positiva del fatto di avere la propria macchina. I tour da Cusco portano i turisti qui al mattino quindi, essendo le 14, sono già tutti quanti tornati verso la città. Ci sono alcuni muratori che stanno costruendo una struttura per turisti con bagni ecc. ecc., altrimenti non ci sarebbe nulla. Faremo il giro in 2 ore percorrendo 4 km. Il fatto di essere da soli è davvero impagabile. Arriviamo all’affaccio sulla valle. Wow. È tutto rosso, ci sono tanti alpaca e lama che pascolano. C’è il sole quindi i colori rendono tantissimo. Alla nostra destra c’è la prima delle montagne arcobaleno, in lontananza vediamo quella più famosa ma ovunque ce ne sono di più piccole. Al contrario di Vinicunca dove c’è solo 1 montagna arcobaleno, qui ce ne sono diverse. Imbocchiamo il sentiero lastricato, con una pendenza minima, che ci porta al famoso Palcoyo. L’altitudine si sente ma, non facendo fatica a camminare, ci muoviamo velocemente. Oltre Palcoyo c’è un’altra grossa montagna arcobaleno. Da qui si sale fino al Bosque de Piedra (mt.4.910). In questo tratto ogni 10 passi ci fermiamo a respirare. Facendo sforzo fisico, l’altitudine si sente. Per fortuna non ci dà fastidio, a parte il fiato corto. In vetta ci troviamo in mezzo a delle particolari formazioni rocciose che si stagliano verso il cielo. Dal parcheggio a lassù il dislivello è di 188 metri. Dalla cima si potrebbe scendere dalla parte opposta fino alla macchina, ma c’è la neve quindi non chiudiamo l’anello ma torniamo dalla stessa strada. Nel mentre il cielo si è coperto e la temperatura scende in picchiata a 6° e si alza il vento. Torniamo velocemente alla macchina, dopo aver fatto spostare una trentina di alpaca che non ne volevano sapere di uscire dal sentiero. Questo posto ci è piaciuto un sacco. Percorriamo a ritroso la strada dell’andata. Arriviamo al nostro hotel a Combapata (mt.3.530) alle 17.30.

Pernottamento: Casa Chillitupa – B & B – 67 euro

La proprietaria è stata in Italia tanti anni, quindi parla molto bene l’italiano. La struttura è semplice ma carina e pulita. La doccia non sarà molto calda. Non c’è il riscaldamento. Fanno servizio ristorante per cena. Non ci sarebbero altre possibilità nelle vicinanze perché l’hotel si trova ad una decina di km. da Combapata, verso Palcoyo. La cena sarà buona con piatto unico di carne, riso e verdure ed il dolce. Spendiamo 29 soles – 7,25 euro a testa. Subito dopo, il letto con le coperte calde chiama.

10 agosto 2022, mercoledì: Combapata / Cusco – km.167 (h.4 e 1/2)

Oggi facciamo la partenza intelligente, che poi non si rivelerà tale, ragionando sugli orari di partenza dei tour di gruppo da Cusco. Non potendo visitare Vinicunca nel pomeriggio, quando sarebbe impossibile farlo da soli come Palcoyo ma sicuramente con molta meno gente, decidiamo di partire prestissimo. In realtà quando arriveremo al parcheggio, ci sarà già tanta gente in “processione” e tanti anche già in vetta. Avremmo dovuto partire prima in modo tale da iniziare a camminare all’alba, quindi alle 6.

La proprietaria dell’hotel ci organizza presto la colazione. Ci dice che l’unico accesso aperto ora per la Montagna Arcobaleno è da Cusipata. A marzo ed aprile è stata chiusa completamente per diverbi tra proprietari terrieri su chi dovesse accaparrarsi gli accessi dei turisti. Alle 6.15 partiamo. In 15 minuti siamo sulla strada principale e dopo mezz’ora arriviamo a Cusipata allo svincolo (dovesse interessare c’è un ponte Inca a Checaupe). La strada da qui in poi è sterrata. Percorriamo 25 km in 1 ora e 10. Paghiamo due pedaggi, uno di 10 soles – 2,50 euro a testa ed uno di 40 soles – 10 euro a testa, tutti in contanti. Ci sono già tanti pullmini davanti a noi. Ci rendiamo subito conto che dovevamo partire prima.

Arriviamo al parcheggio alle 8.10, a mt.4.604, dove ci sono tanti negozietti che vengono i classici tessuti, bibite e foglie di coca per l’altitudine. Ci sono 7° e c’è un bellissimo cielo azzurro. Qui inizia la processione di persone, su un sentiero sterrato ma perfettamente tenuto, e di cavalli, che portano i turisti che non se la sentono di camminare, su un sentiero di fianco. Quelle povere anime mi fanno una pena infinita. Vengono letteralmente trainati dai proprietari. In salita camminano spediti, quando scendono lo fanno di corsa, per ottimizzare i tempi e portare su altre persone. Se si fa questa scelta bisogna considerare che non si arriva fino a Vinicunca. Si viene lasciati prima dell’ultimo tratto di salita, il più difficile, poi bisogna proseguire a piedi. Il paesaggio è bello, ci sono le montagne innevate che fanno da cornice. Deve aver nevicato i giorni scorsi perché, dove non picchia il sole, o picchia poco, c’è ancora parecchia neve. Camminiamo lentamente non per fatica perché il sentiero sale poco, ma per la mancanza di ossigeno. Ogni tanto ci fermiamo a respirare ma procediamo bene. Tanta gente si ferma e torna indietro. Ci estraniamo dalle persone che ci sono intorno. Sapevamo che sarebbe stato così quindi cerchiamo di concentrarci sul paesaggio e sulla respirazione. Camminando ci mettiamo in maniche corte. Impieghiamo circa 1 ora e mezza per arrivare in vetta. Non ci fermiamo dove si fermano la maggior parte delle persone, nella parte bassa, ma arriviamo sulla collinetta di fronte alla montagna colorata, dove c’è il cartello con l’altitudine. Da lassù la vista è magnifica. La collinetta è tutta coperta di neve fresca. Lassù c’è vento quindi dobbiamo coprirci.

Sulla destra di Vinicunca vediamo il sentiero traverso che porta al punto panoramico sulla Valle Rojo. Focalizziamo da dove parte (si trova vicino a dove arrivano i cavalli) quindi scendiamo velocemente e lo imbocchiamo. Appena dopo paghiamo l’ingresso a due signori (10 soles – 2,50 euro a testa) (questo tratto di montagna appartiene alla loro comunità, quindi non c’entra con il biglietto pagato lungo la strada). Anche questo sentiero è ben tenuto ma è stretto, essendo sul fianco della montagna. Le rocce sono di un colore pazzesco. Camminiamo in leggera salita per mezz’ora ed arriviamo fino all’affaccio sulla valle Rojo. Anche qui bisogna pagare ai proprietari terrieri 10 soles – 2,50 euro a testa. Da qui si può salire a due punti panoramici, pochi metri più in alto, uno sulla destra ed uno sulla sinistra. Noi andiamo a sinistra, al Mirador Hatun Rit’ Iyoq, ed arriviamo al punto più alto mai toccato in vita nostra, mt.5.069. Lassù saremo solo noi. A fare questa deviazione in tutto vedremo 20 persone, un vero peccato che molti non sappiano che esiste questo punto panoramico, perché è imperdibile. Sotto di noi abbiamo una conca completamente rossa. Nei punti più alti c’è il grande contrasto con la neve bianca mentre nella parte più bassa c’è un po’ di erba verde/gialla. Sicuramente il sole rende tutto ancor più bello. Dobbiamo metterci cuffia e guanti perché il vento porta aria gelida. Per scendere non torniamo al punto dove abbiamo preso la deviazione dal sentiero principale che porta a Vinicunca, ma scendiamo direttamente da qui e lo ritroveremo più sotto, quasi al parcheggio. Ci sono ancora tante persone che si apprestano ad iniziare la camminata. Qui credo che non ci sia la possibilità di non trovare nessuno, andando il pomeriggio, come Palcoyo ieri, ma sicuramente c’è molta gente. Se lo si fa in autonomia consiglio di provare a venire dopo pranzo e poi mettere il pernottamento sulla strada principale, ad esempio a Cusipata, anziché arrivare a Cusco. Arriviamo al parcheggio alle 12.20 super soddisfatti, ci sono 15 °C. Per tornare alla strada principale impieghiamo più tempo della salita perché ci fermiamo a fare foto. Non lo abbiamo fatto all’andata per non perdere tempo. Fotografo delle signore anziane che portano la legna sulle spalle, dei bimbi, delle case in mattoni di terra rossa con i cavalli che pascolano fuori (sono quelli che portano le persone a Vincunca), una signora che fa il bucato nel fiume e che stende i panni sui sassi ad asciugare, tante fattorie con i recinti in pietra dove pascolano gli alpaca, ecc. ecc. Molto bello vedere come vivono le persone del posto.

Mi affascinano i vestiti che indossano. Ogni posto ha la sua tipologia di abito e di cappello. In un’ora e mezza siamo quasi alla strada principale. Poco prima vediamo dei ristoranti quindi decidiamo di fermarci a pranzo. Qui portano i clienti i tour operator dopo il trekking, prima di tornare a Cusco. Curiosiamo in un paio e vediamo grandi tavolate e self-service. Ne scegliamo uno ancora deserto e più piccolo, il Vinicunca Restaurant. Cibo buono e spendiamo 80 soles – 20 euro in due. Ripartiamo alle 14.30.

Facciamo solo una sosta veloce a lavare di nuovo la macchina. In due ore siamo a Cusco. Ci sono 20° ed il cielo è tutto sereno.

Arriviamo quindi a Cusco. La periferia della città è proprio brutta. C’è immondizia ovunque. Raggiungiamo velocemente il nostro hotel. C’è un parcheggio proprio di fronte. È recintato. Il gestore abita lì, in una micro-casetta. Dovesse servire, tra il parcheggio e l’ingresso dell’hotel, c’è una lavanderia. In realtà Cusco è piena di lavanderie, ma questa è comoda e vicina.

Pernottamento: Tambo del Arriero Hotel Boutique – B & B – 72 euro

L’hotel è bello. È la classica struttura centro/sud americana a due piani. Tutte le camere si affacciano sui due cortili interni, dove ci sono piante e fontane. La nostra camera è bella. Non c’è il riscaldamento. Pier va in lavanderia a portare alcune cose che ci serviranno per il trekking a Machu Picchu. Ci sognavamo una bella doccia bollente ed abbondante ed invece hanno un problema con l’acqua quindi dobbiamo aspettare un’oretta. Nel mentre prenotiamo il ristorante di questa sera. Essendoci tantissimi turisti, è bene prenotare sempre, anche da un giorno con l’altro, soprattutto se si vuole andare in un ristorante preciso. Usciamo a piedi, l’hotel è a 5 minuti dal centro. Cusco ha un fascino più antico e decadente rispetto alla bianca Arequipa. Tutti i palazzi e le chiese sono di pietra color sabbia. Ci piace da subito. La Plaza de Armas, con le due cattedrali ed i balconi in legno, è molto bella. Raggiungiamo la Uchu Peruvian Steakhouse, dietro la cattedrale di Cusco. Ceneremo benissimo. Prendiamo una cevice da condividere e poi due piatti con tris di carne e 3 tipi di verdura. Prendiamo anche una bottiglia di vino e il Pisco Sour alla fine. Spendiamo 314 soles – 79 euro ma il costo maggiore è quello del vino, non proprio la metà ma quasi. Facciamo ancora due passi per il centro, nelle belle vie acciottolate, e poi andiamo in hotel. Anche oggi giornata impegnativa ma molto soddisfacente. Alle 22.30, in mega ritardo rispetto alle altre sere, andiamo sotto la calda coltre di coperte.

11 agosto 2022, giovedì: Cusco – km.0

Oggi sarà una giornata tranquilla senza toccare la macchina. Siccome ci siamo resi conto che la camera che ci hanno dato questa notte, non è quella prenotata, lo facciamo notare e ci dicono che ce la cambiano. Chiudiamo i borsoni e li lasciamo alla reception. Li troveremo nella camera nuova questa sera. Facciamo colazione (ottima) e alle 9.00 usciamo per visitare la città. Gironzoliamo per il centro visitando tutto quello che c’è da vedere da fuori. Andiamo al Mercato San Pedro. Facciamo un giro veloce perché decidiamo di venire dopo domani, in rientro da Machu Picchu, per comprare quinoa e altro. Se facciamo acquisti ora, dobbiamo portarceli dietro tutto il giorno. Andiamo poi nel bel quartiere San Blas ed entriamo nel piccolo mercato. Ci sono tanti peruviani che pranzano. Ci sono diversi micro-ristorantini (3 metri quadrati), uno di fila all’altro, con le panche oltre il bancone. Una signora cucina all’interno ed i clienti pranzano rivolti verso di lei. Non so se riesco a spiegare bene. Comunque ci attira molto, anche perché, se la gente del posto viene qui, vuol dire che è buono. Pier sono giorni che vede la pubblicità del Caldo di Gallina quindi lo vuole provare. Sceglie un punto ristorante e glielo ordina (10 soles – 2,50 euro). A me non ispira molto quindi scelgo un minestrone di verdura dalla signora di fianco (5 soles – 1,25 euro). Qui non servono birra quindi in un altro banchetto prendiamo l’acqua. Devo dire che si rivelerà un’ottima scelta. Quando usciamo cerchiamo un posto dove stare un attimo a rilassarci. Troviamo un piccolo bar dentro un cancello, dove c’è una zona verde. Prediamo due birre produzione locale. Ci portano 3 assaggini in piccoli cicchetti così possiamo scegliere quella che preferiamo. Molto buona. Rimaniamo un’oretta in questo angolino tranquillo, sotto un pergolato (al sole fa troppo caldo). Proseguiamo poi, percorrendo delle belle vie, fino alla statua del Cristo Blanco. Questo è un ottimo punto panoramico sulla città. Andiamo poi al sito archeologico di Saqsaywaman. Questo è l’unico raggiungibile a piedi da Cusco.

All’ingresso compriamo il Boleto Turistico integrale (130 soles – 33 euro a testa). Sicuramente vedremo questo sito, poi Moray ed Ollantaytambo quindi conviene. Queste rovine ci piacciono molto. È tutto ben curato, l’erba è perfettamente tagliata. Per la prima volta vediamo da vicino il lavoro pazzesco che facevano gli inca sulla pietra. Tra una e l’altra non passa neppure uno spillo. Le lavoravano a mano levigando millimetro per millimetro fino a farle combaciare alla perfezione. Il problema è che alcune rocce sono enormi, ed ai tempi non avevano le gru. Troviamo un punto panoramico sulla città ma è meno bello rispetto alla vista dal Cristo Blanco. La visita non richiede molto tempo. Rimarremo circa 45 minuti. Scendiamo in città e torniamo al nostro hotel alle 16.30. Andiamo nella nostra nuova camera, quella prenotata mesi fa. È grandissima, con salottino e bagno con vasca idromassaggio ad angolo. Nel mentre che ci sistemiamo, si scatena un grosso temporale. Organizziamo i bagagli per i prossimi giorni. Sul treno per Machu Picchu, che prenderemo domani, si può portare solo un bagaglio a testa (massimo 5 km). Metteremo quello che ci servirà per la notte e per il giorno dopo nello zaino grosso da montagna di Pier (il mio è tutto occupato dall’attrezzatura fotografica). Quando usciamo per fortuna ha smesso di piovere. Andiamo a cena alla Cevice Seafood Kitchen, in Plaza de Armas che abbiamo prenotato ieri sera. Ceneremo benissimo condividendo un piatto di cevice, una zuppa di pesce ed un piatto di pesce grigliato, con due birre ed un pisco sour (267 soles – 66 euro). Torniamo poi in hotel, sempre a piedi.

Pernottamento: Tambo del Arriero Hotel Boutique – B & B – 72 euro

12 agosto 2022, venerdì: Cusco / Ollantaytambo / Agua Caliente – km.103

Dopo un’ottima colazione, paghiamo il conto, lasciamo uno dei due borsoni alla reception (torneremo qui a dormire fra 3 giorni) e alle 8.00 andiamo alla macchina. Paghiamo 50 soles – 12,50 euro al parcheggiatore.

Saltiamo Chinchero, ci fermeremo tornando indietro (sarà domenica) per vedere il marcato. Andiamo alle Salineras di Maras. Arriviamo dopo 1 ora e mezza di viaggio da Cusco. Paghiamo 5 soles – 1,25 euro a testa. Lungo la strada ci sono due punti in cui ci si può fermare con la macchina e le si vede dall’alto. Già da lassù sono un gran bel colpo d’occhio. Arriviamo fino alla fine della strada dove si può parcheggiare. A piedi ci avviciniamo alle pozze. Vediamo la sorgente di acqua salata che sgorga dalla roccia che alimenta tutte le vasche. Davvero molto bello. Il bianco del sale, illuminato dal sole, rende ancor di più. Ci sono 13°. Rimaniamo una mezz’oretta e poi ci spostiamo a Moray che raggiungiamo in 40 minuti. Qui ci sono 18°. Ci chiedono il Boleto Turistico. Guarderemo i terrazzamenti concentrici solo dall’alto. Si potrebbe scendere e andare dalla parte opposta. Dicono che dal primo cerchio all’ultimo, ci siano 15° di differenza. Questo garantirebbe coltivazioni diverse. Rimaniamo una ventina di minuti e poi ripartiamo. Ci sono dei bei paesaggi con tante piante di agave. In mezz’ora ci abbassiamo a mt. 2.865 arrivando al fiume Urubamba e all’omonimo paese. Qui in basso ci sono 24°. Ci sono molte coltivazioni. Dopo un’altra mezz’oretta, alle 12, arriviamo ad Ollantaytambo (mt.2800).

Parcheggiamo oltre il fiume in un grosso parcheggio (5 soles – 1,25 euro) e andiamo a vedere il sito archeologico. Ci chiedono il Boleto Turistico. Ci sono vari terrazzamenti e noi arriviamo alla sommità. Da lassù c’è un bel colpo d’occhio su questo paesino molto particolare, tutto in pietra, che sembra fuori dal tempo. Sulle pendici della montagna di fronte ci sono i resti di quelli che erano i granai, dove venivano ritirati i raccolti. Si potrebbe andare fino là a piedi, ma non abbiamo tempo. Per uscire dal sito, percorriamo un sentiero in piano a mezza costa, sulla sinistra e da lì scendiamo. Andiamo in centro a piedi. La piazza, molto graziosa, ha una parte verde al centro e tutt’intorno ci sono ristorantini. Scegliamo l’Apu Plaza Inn. Mangeremo bene, una zuppa di quinoa per me ed alpaca con verdure per il Pier, più una birra (90 soles – 22,50 euro). Dovendo arrivare almeno 45 minuti prima alla stazione, recuperiamo la macchina ed andiamo a parcheggiare nelle vicinanze. Ci sono un paio di parcheggi comodi. La zona della stazione è chiusa con cancelli e fanno entrare solo chi ha il biglietto per il prossimo treno. Noi dormiremo domani notte proprio all’interno, a El Albergue, quindi andiamo a verificare che abbiano la prenotazione fatta su booking. Chiediamo se possiamo lasciargli il nostro secondo borsone, per non lasciarlo in macchina. Dopo la risposta affermativa, Pier lo va a prendere. Il treno è già sulle rotaie. Ad una ventina di minuti dalla partenza, ci vanno salire.

I posti sono assegnati. I nostri sono sul lato sinistro del treno, in senso di marcia, quindi il panorama sarà più bello perché si vedono scorci sul fiume Urubamba. Cambiamo il nostro posto con una famiglia canadese, dando loro la possibilità di stare tutti e tre vicini. Noi ci troveremo faccia a faccia con una coppia italiana, Lara e Michele. Incominciamo subito a chiacchierare quindi non ci accorgiamo che il treno parte alle 15.37 puntuale e l’ora e mezza di viaggio passerà velocissima. Appena dopo le 17 arriviamo ad Agua Caliente.

Al nostro arrivo troviamo la proprietaria dell’hotel con un cartello con il nostro nome e quello della famiglia canadese trovata sul treno. Loro devono ancora acquistare il biglietto del pullman che porta da Agua Caliente fino su all’ingresso di Machu Picchu, quindi li porta davanti agli uffici.

Qui veniamo a conoscenza di una cosa che ci manda un po’ in panico. C’è una manifestazione di protesta perché la gente del posto vuole che il governo porti di nuovo gli accessi a Machu Picchu ai numeri pre-Covid. Ora sono al 30%. Ovviamente più biglietti venduti, più lavoro hanno hotel e ristoranti. La ragazza dell’hotel ci dice che i bus domani non ci saranno. L’unico modo per farsi ascoltare è quella di bloccare i turisti o con il treno, o col il bus o con l’accesso a Machu Picchu. Da quando abbiamo deciso di venire in Perù, ho letto su vari gruppi Facebook di questi scioperi. Noi il biglietto del pullman lo abbiamo e ci dicono che ci verrà rimborsato. Parliamo con i canadesi e decidiamo di venire qui domani mattina alle 4.30 (il primo pullman parte alle 5.30). Se lo sciopero è confermato, partiremo a piedi per arrivare su alla Cittadella. Sono circa 400 mt di dislivello. La strada è a tornanti ma il sentiero li taglia tutti. Il problema sarà il buio pesto, visto che non abbiamo torce. Useremo i cellulari. Ci girano parecchio le scatole ma così almeno la Cittadella la vedremo, ovviamente non riusciremo anche a salire sulla Montana Machu Picchu perché non riusciremmo a stare dentro ai tempi degli accessi (quando si prenotano le varie cose si hanno orari fissi da rispettare). La maggior parte delle persone visitano solo Machu Picchu, visto che i trekking per la Montana Machu Picchu o Huayna Picchu, oltre ad essere a numero limitato di accessi, richiedono prestanza fisica. Questo vorrà dire che la Cittadella domani sarà quasi deserta. Ci sono parecchie persone arrabbiate perché dicono che hanno organizzato il viaggio in Perù principalmente per vedere Machu Picchu.

Noi ci allontaniamo e raggiungiamo il nostro hotel. Non ci fosse stata la proprietaria non lo avremmo mai trovato perché sono un hotel dentro l’altro, tutti sviluppati in salita. Ci sono un’infinità di scalini.

Pernottamento: Hotel Rupa Rupa High Jungle Eco – B&B – 51 euro

Ci mettiamo d’accordo sulla colazione per domani mattina (ci farà trovare questa sera un box alla reception) e ci dice che possiamo lasciare una borsa con le cose che non ci servono per il trekking, direttamente in camera. Quando torneremo indietro ce le consegnerà lei. Almeno così evitiamo di portarci dietro tuta e cose da bagno. Andiamo in camera e si scatena un temporale. Facciamo la doccia (calda ma in camera non c’è riscaldamento), scegliamo il ristorante su Tripadvisor ed usciamo. Non piove più per fortuna. Abbiamo i poncho ma non è il massimo uscire in modalità spaventapasseri. Facciamo due passi per il paese e poi andiamo a cena da Julian, lungo i binari. Prendiamo osso buco con verdura e lomo saltado poi birra e pisco sour (250 soles – 62 euro). Il cameriere è gentilissimo ed il cibo buono. Facciamo ancora due passi zona partenza del bus per carpire qualche info. Ora il panico sale a mille. Ci dicono che lo sciopero adesso coinvolge anche i treni. Domani nessuno potrà arrivare o andare via da Aqua Caliente. Ci dicono che ci sono solo due possibilità per andare via. La prima è camminare 30 km. sui binari per tornare ad Ollantaytambo. La seconda è andare a piedi lungo i binari, in direzione opposta, fino ad Hydroelectrica (il capolinea del treno) e da lì prendere il taxi che porta su per la montagna fino ad un paesino. Lì bisognerà prenderne un altro fino ad un altro paese e poi ancora un altro fino ad Ollantaytambo. Il tutto richiede due ore a piedi e 6 in strade di montagna, sterrate e a strapiombo. Ottimo. C’è tanta gente impanicata perché, come noi, domani deve tornare a Cusco perché il giorno dopo ha il volo per Lima e di conseguenza l’intercontinentale. Io avevo messo apposta una giornata cuscinetto, perché avevo timore di questi scioperi. Ciò non toglie che non sappiamo se durerà uno o più giorni, quindi dobbiamo trovare una soluzione anche noi. Decidiamo quindi di andare sempre alle 4.30 alla fermata. Se il treno non c’è, ci incamminiamo verso Hydroelectrica, di certo non saremo soli.

Il vociare dei manifestanti si fa sentire sempre di più (è comunque una manifestazione assolutamente pacifica). Andiamo in camera.  Non riusciamo a dormire per la preoccupazione. Sognavo Machu Picchu da una vita. L’importante è riuscire a tornare a Cusco in tempo per il volo. Verso mezzanotte sentiamo degli urli di gioia. Ci siamo fatti l’idea che possano aver trovato un accordo con il governo. Pensiamo di scendere in piazza per capire se effettivamente è così, ma diluvia ancora e vogliamo evitare di inzuppare i vestiti. Prendiamo sonno a fatica.

13 agosto 2022, sabato: Machu Picchu / Ollantaytambo – km.0 

Alle 4.30 siamo alla fermata del pullman (si trova oltre il Puente Enafer, direzione Machu Picchu, dove il rio Aguas Calientes si getta nel fiume Urubamba). Alcune persone si stanno incamminando a piedi verso Machu Picchu. Ci mettiamo in coda, siamo i decimi. Non si sa ancora nulla. Vedo un responsabile che arriva quindi vado a chiedergli info. Sciopero annullato! Tutto confermato! E vai si va a Machu Picchu! Dopo poco arriva tanta gente. Prendiamo il primo pullman che parte alle 5.30. È ancora buio pesto e la strada è tutta sotto la vegetazione. Vediamo ogni tanto qualche torcia di chi sta salendo a piedi. Due signori fanno segno di fermarci. Abbiamo qualche posto vuoto quindi li fanno salire. Sono stravolti. Dicono che è durissima. Arriviamo al parcheggio che sta albeggiando. Noi abbiamo il biglietto per la Cittadella e per il trekking alla Montana Machu Picchu.

La mia idea era di andare a vedere l’alba alla casa del guardiano e visitare la Cittadella una volta scesi. Ci si avvicina un signore, guida certificata, che parla italiano quindi decidiamo di entrare con lui. Chiede $ 60. Dice che ci fa da guida nella Cittadella e poi ci porta in tempo all’ingresso per la scalata della Montana Machu Picchu, poco prima delle 8 (noi abbiamo l’accesso dalle 7 alle 8).

Nel piazzale dove si arriva con il pullman, oltre ad un albergo con ristorante, ci sono due ingressi. Quello a destra porta alla parte bassa e al trekking di Huayna Picchu. Quello di sinistra porta alla parte alta e al trekking della Montana Machu Picchu. Comunque a me le cose non sono chiare. Se il percorso all’interno della Cittadella è a senso unico, noi teoricamente siamo entrati contromano. Non so se questo ci è stato consentito perché eravamo con la guida. Siamo i secondi ad entrare dalla porta destra. La maggior parte delle persone va a sinistra. Facciamo un piccolo tratto e ci troviamo di fronte ad una delle immagini più belle viste in vita mia. C’è ancora la nebbia (scomparirà con l’arrivo del sole dopo le 7) che rende tutto ancor più magico. Entrando prestissimo la mattina, si ha la possibilità di essere quasi da soli. Noi in queste due ore, in questo tratto, vedremo solo una ventina di persone. Dicevo, la Cittadella è di fronte a noi con lo scenografico Huayna Picchu alle spalle. Uno dei motivi per i quali ho scelto di scalare la Montana Machu Picchu è perché si vede la cittadella con Huayna Picchu. Fossimo saliti su questo, avremmo avuto una visuale che mi affascinava di meno. La nostra guida ci fornisce tantissime informazioni. Consiglio vivamente di fare la visita con chi ti può spiegare tutto bene. Per quanto si possa leggere prima di arrivare, si capisce molto di più con una persona che ti spiega i vari punti man mano che li si trova davanti. Abbiamo apprezzato molto averlo con noi. Arriviamo fino all’inizio del trekking a Huayna Picchu. Anche da laggiù si ha un bel colpo d’occhio della cittadella con l’altissima Montana Machu Picchu alle spalle. Sappiamo essere più di 600 mt di dislivello e noi siamo molto allenati ad andare in montagna, ma vista così, ci fa tentennare sulla riuscita della scalata. Il sole sorge e la nebbia si disperde. Andiamo poi all’uscita ed entriamo dall’altro ingresso. Raggiungiamo velocemente il punto di controllo per la salita alla Montana. La nostra guida ci saluta qui. Sono le 7.55 quindi siamo nei tempi giusti. Registriamo l’ingresso (all’uscita dovremo poi firmare l’uscita) ed incominciamo a camminare. Ci mettiamo subito in maniche corte. Fa molto caldo. Tutto il percorso è a gradoni, tutto, ma proprio tutto, non molla mai (alcuni sono molto stretti al punto tale che in discesa dovremo appoggiare i piedi di lato). C’è solo un paio di punti un po’ esposti, per il resto è in mezzo alla vegetazione. Tante persone boccheggiano come se non ci fosse un domani e tornano indietro. Abbiamo un’ottima andatura e raggiungiamo la vetta in un’ora e 10, super soddisfatti. La vista da lassù è magnifica. Rimaniamo un’oretta in contemplazione. Scendendo mi metto in pantaloncini. Non fatelo o mettete un repellente (ho capito poi perché all’inizio c’erano dei ragazzi che lo spruzzavano). Non ho visto neppure un insetto ma mi sono trovata con le gambe piene di puntini rossi. Nel giro di qualche ora sono spariti. Mi hanno dato solo un leggero prurito. Dopo il trekking andiamo alla Casa del Guardiano. Da qui ci si trova di fronte la classica immagine della Cittadella con Huayna Picchu alle sue spalle.

Chiediamo se possiamo andare al ponte Inca, che si trova sulla sinistra ma ci dicono che non possiamo con il nostro biglietto. Sul sito c’era scritto che era aperto a tutti. Boh, ci sono meccanismi che non ho capito. Prima di uscire dall’ingresso principale, vado ancora a fare il giro fatto questa mattina con la guida (Pier mi aspetta fuori). Solo il nostro biglietto (trekking Montana) consente di farlo. Lo faccio velocemente perché c’è troppa gente. Questa mattina, senza nessuno e con la nebbiolina, era mille volte più affascinante. Per prendere il pullman c’è una fila lunga ma è tutto ben organizzato ed in 10 minuti saliamo. Alle 13.00 siamo ad Agua Caliente. Andiamo a pranzo, sempre lungo i binari, al Full House. Prendo una rainbow salad, Pier un riso con il pesce e l’immancabile Cuzqueña (120 soles – 30 euro). Abbiamo un paio d’ore da aspettare prima di prendere il treno quindi andiamo in hotel a recuperare la borsa che avevamo lasciato in camera. La proprietaria, gentilissima, ci dice che se vogliamo aspettare il treno da loro, all’ultimo piano c’è un terrazzo con divanetti. Ne approfittiamo e sarà un’ottima soluzione, piuttosto che stare in un bar! Andiamo poi alla stazione. Passiamo in una zona coperta piena di negozietti. All’ingresso troviamo Lara e Michele. Che coincidenza. Sul treno però non riusciremo a stare vicini. Ci mettiamo d’accordo per trovarci per cena questa sera ad Ollantaytambo. Alle 16.45 puntuali partiamo ed alle 18.30 arriviamo a destinazione. Scendiamo dal treno ed entriamo in hotel.

Pernottamento: El Albergue – B & B – 61 euro

In camera troviamo il nostro borsone. Non c’è il riscaldamento. Ci sono i tappi per le orecchie, nel caso in cui il treno dia fastidio. Non avevamo inteso che l’hotel fosse proprio nella stazione, altrimenti credo che avremmo cercato altro. Comunque non ci ha dato fastidio il rumore, un po’ per la stanchezza ma anche per il fatto che nelle ore centrali della notte non arriva e parte nessun treno. Tempo di una doccia e ci troviamo con Lara e Michele al ristorante Mawic che si trova sulla strada che porta alla stazione. Saremo solo noi e mangeremo bene (trota con verdure ed alpaca con verdure – birra) (120 soles – 30 euro).

Rimaniamo fino alle 22 poi la proprietaria ci fa un po’ pena visto che sbatte testa dappertutto dal sonno, quindi usciamo. Andiamo in piazza dove troviamo solo un bar aperto. Prendiamo 3 pisco sour che ci aiuteranno a non sentire il freddo visto che sono dose tripla rispetto a quelli presi precedentemente. Rimaniamo a chiacchierare fino ad oltre mezzanotte e poi torniamo a piedi all’hotel. Serata molto piacevole. A dirla tutta saremmo rimasti ancora a chiacchierare ma considerando che la notte scorsa l’abbiamo quasi passata in bianco, che siamo in piedi dalle 4, che abbiamo scalato la Montagna Machu Picchu e che domani la sveglia suona alle 7, forse è bene andare a dormire. Ci mettiamo d’accordo di trovarci per cena anche domani sera.

14 agosto 2022, domenica: Ollantaytambo / Cusco – km.83 (h.4 e 1/2)

Abbiamo dormito bene e non abbiamo sentito i treni che iniziavano a viaggiare. Facciamo colazione, paghiamo il conto e andiamo a recuperare la macchina. Ci sono 15° ma con il sole fa caldo. Non troviamo nessuno al quale pagare il parcheggio. Alle 8.30 partiamo. Per raggiungere Chincero impieghiamo un’ora e mezza.

Parcheggiamo vicino al mercato e facciamo un giro. È piccolo ma grazioso. Ci sono delle signore che cucinano chicharron. Ci sono diversi peruviani seduti ai tavoli che lo mangiano. Pier ha l’acquolina in bocca ma è presto per pranzare quindi accantona l’idea. Qui si dovrebbe pagare con il baratto ma noi abbiamo visto le persone che facevano acquisti, farlo con i soldi. Non andiamo a vedere il sito archeologico. Oggi cambiamo i programmi e tralasciamo il sito archeologico di Pisac per andare a restituire la macchina a Cusco. Avremmo dovuto farlo domani mattina prima del volo ma non ci fidiamo. Visto che sarà presto non ci sarà nessuno a controllarla. Gli accordi sono di lasciarla in un punto preciso nel parcheggio dell’aeroporto. Abbiamo letto che qui a Cusco capita che vengano addebitati danni che in realtà non ci sono.  Abbiamo scritto alla Herz e ci hanno detto che oggi nel pomeriggio sono chiusi, quindi andiamo a portarla ora. In un’ora e mezza siamo al rental car. Abbiamo percorso, con questa macchina, 2.429 km. Prendiamo un taxi che per 20 soles – 5 euro, ci porta in hotel.

Pernottamento: Tambo del Arriero Hotel Boutique – B & B – 60 euro

La camera è quella della prima sera. Troveremo all’interno il nostro borsone lasciato in custodia all’hotel 3 giorni fa. Pier va a portare due cose in lavanderia poi usciamo a piedi e torniamo ancora al quartiere San Blas. Scegliamo un ristorantino, Native, che ha solo 3 tavoli. La proprietaria chiacchiera un po’ con noi. Le piace creare piatti con i fiori. Ha la cucina a vista ed il locale è proprio piccolo. Prendiamo una cevice di trota, una zuppa di zucca ed un piatto di fettuccine con lomo (100 soles – 25 euro). Tutto ottimo. Facciamo ancora un giro per le viuzze e poi torniamo in hotel. Si scatena un temporale. Organizzo tutte le nostre cose per il volo e per l’Amazzonia. Quando domani arriveremo a Puerto Maldonado, lasceremo i borsoni in un deposito dell’hotel e potremo portare in canoa (arriveremo al nostro pernottamento con questo mezzo) solo 1 bagaglio da 10 kg. a testa. Avevo già preparato a casa una borsa con i vestiti estivi e con le cose che ci serviranno per due notti, quindi faccio svelto. Tempo di una doccia ed usciamo. Ci troviamo con Lara e Michele nella Plaza de Armas. Andiamo a cena da Morena (prenotato tre giorni fa, abbiamo aggiunto oggi, passando di persona perché non rispondono al telefono, altre due persone). Il cibo è buono. Prendiamo una zuppa di pollo, una di zucca ed una cevice con ovviamente la birra (140 soles – 35 euro). Quando usciamo andiamo in un bar a prendere un pisco sour e rimaniamo fino a mezzanotte a chiacchierare. Mai fatto così tardi in tutta la vacanza, come queste due sere, ma la compagnia meritava.

15 agosto 2022, lunedì: Cusco/Puerto Maldonado

Alle 4.30 arriva il nostro taxi che per 20 soles – 5 euro ci porta in aeroporto. Il volo parte puntale alle 7. In poco più di 1 ora siamo a Lima, facciamo colazione ed attendiamo due ore prima di imbarcarci nuovamente. Dopo 1 ora e 40 atterriamo a Puerto Maldonado. Abituati alle temperature delle Ande, i 30° con un tasso di umidità del 95% ci tolgono il fiato. Il vaccino della febbre gialla non è richiesto ma consigliato, come pure l’antimalarica. Il vaccino lo avevamo fatto per andare in Uganda, quindi ho il libretto ma non lo chiede nessuno. L’antimalarica non la facciamo neppure per andare in Africa quindi ovviamente qui, per soli due giorni, non l’abbiamo neppure presa in considerazione. Troviamo subito la referente del nostro hotel. Ci portano con un piccolo pullman ad un deposito dove lasciamo le valige e poi andiamo al porticciolo sulle rive del Rio Madre de Dios, un affluente del Rio delle Amazzoni. Saliamo su una canoa a motore che in 20 minuti ci porta in hotel. La vegetazione sulle rive è fitta. Nell’acqua ci sono i pirana, le anaconde ed i caimani. Sulla terraferma ci sono i giaguari. Noi ovviamente non vediamo nulla, il fattore “lato B” fa tanto.

Pernottamento: Hotel Inkaterra Hacienda Conception – full board – 377 euro

Per due giorni faremo i passivi in tutto. Qui è ogni cosa è organizzata nel minimo dettaglio. Ci sono diverse attività che occupano ogni momento delle giornate. I pasti e gli snack sono tutti inclusi. Si mangia molto bene. Non sono comprese solo le bevande.

Arriviamo alle 14.30. La struttura è molto bella. Ci sono 25 chalet nascosti nella vegetazione. La struttura principale, dove ci sono 5 camere, è tutta in legno e completamente chiusa da zanzariere. Ha due piani, al primo c’è il ristorante mentre al secondo c’è una zona relax con  divani e poltrone. In alcuni momenti della giornata e della notte, la corrente viene tolta. Andiamo subito a pranzo. Ci saranno sempre un antipasto, un piatto principale ed il dolce, tutti a scelta. Ci sistemiamo in camera ed alle 16 abbiamo appuntamento nella struttura delle attività, per le spiegazioni. Le guide sono tutte molto preparate. Per ogni cosa spiegano come bisogna vestirsi e cosa bisogna portarsi dietro. Chi viene qui, si ferma per 2 o 3 notti, non di più. Ci dividono in gruppi in base alla lingua. Noi saremo sempre con una coppia toscana e la nostra guida è Leon. Dire che è preparata è dir poco. Riconosce tutti i versi degli uccelli. È un’enciclopedia vivente. Ci dice che prima era un bracconiere, andava a caccia da quando era bambino, poi ha capito che il turista porta soldi e viene qui solo se c’è qualcosa da vedere. Quindi è passato dalla parte opposta. Il discorso è lo stesso dell’Africa. Anziché uccidere i rinoceronti per pochi soldi (perché il corno vale cifre esorbitanti ma a loro arrivano pochi dollari) è meglio preservarli così i turisti arrivano per vederli, pagano i lodge (dove tanta gente trova lavoro) e pagano le guide. L’introito è sicuramente maggiore ma il soldo immediato fa più gola.

Dicevo di noi. Andiamo all’incontro dove ci danno info su come verranno organizzati i prossimi due giorni e poi partiamo per una passeggiata nella proprietà. Abbiamo pantaloni lunghi e maniche lunghe e ci siamo spruzzati con l’antiparassitario, ma non vediamo zanzare. Leon ci spiega delle piante (la più bella è il fico perché ha delle radici aeree spettacolari), degli animali, degli insetti ecc. ecc. La mia curiosità più grande sono i piraña. Lui dice che le notizie che arrivano a noi da film e quant’altro sono solo fantasia. Loro fanno il bagno nel fiume e non vengono attaccati dai famosi assassini. Il rischio c’è se si ha una ferita. Idem sono le anaconde o i caimani. Il rischio grande sono gli insetti, più che altro la zanzara che porta la febbre dengue, che vive nelle cittadine e dove c’è l’acqua pulita, al contrario delle zanzare anophele della malaria. Se vieni punto una volta te la cavi. La seconda rischi tantissimo di morire. La passeggiata dura un’oretta. Vediamo le formiche siluro (pericolose) ed un roditore leggermente più piccolo del capibara. L’hotel non ha recinzioni quindi gli animali vagano liberi. Non oso immaginare, se non ci fossero le camere e la struttura ben protetta dalle zanzariere, cosa si rischierebbe di incontrare all’interno. Tornando vediamo un bradipo attaccato al ramo di un albero. Grandissima fortuna. È a 50 metri dall’hotel.

Considerando che sono venuta qui per cercare di vederlo (ovviamente mi sarebbe piaciuto vedere anche l’anaconda ed il giaguaro, ma non potevo pretendere tanto) posso dire che questo avvistamento ha giustificato alla grande il fatto di essere venuta a Puerto Maldonado. Andiamo alla struttura principale a bere un the e mangiare della torta. Un minimo di relax ed una doccia e alle 19, con il buio pesto (ci hanno fornito delle torce), andiamo alla struttura delle attività. Andiamo alla canoa e navigheremo un’oretta vicino alla riva. Vedremo diversi caimani, alcuni nell’acqua ed altri sulla riva, ed un bellissimo capibara, il cibo preferito del giaguaro. Torniamo poi all’hotel in tempo per la cena. Altra doccia, anche se dopo 5 minuti sarebbe il caso di farne un’altra, e poi si va a dormire.

16 agosto 2022, martedì: Puerto Maldonado

Facciamo colazione alle 5.30 ed alle 6.00 siamo in canoa. Navighiamo per una mezz’oretta godendoci l’alba che colora tutto di rosa. La nebbiolina rende tutto più affascinante. Ormeggiamo sulla riva e ci incamminiamo verso il lago Sandoval. La camminata è tutta su una passerella il legno rialzata da terra una ventina di centimetri. Siamo circondati da una vegetazione lussureggiante, da scimmie che urlano ed uccelli che cantano. Vediamo diversi pappagalli. Uno è grandissimo. Vediamo due tarantole nella tana sottoterra (sono animali notturni ed escono solo di notte quindi noi le intravediamo nel buco), altri tipi di ragni e formiche. Percorriamo con calma i 3 km che ci separano dal lago. Impiegheremo circa un’oretta. Arriviamo dove sono ormeggiate delle piccole canoe. Leon rema. Siamo sempre noi 4 italiani. Usciamo dalla vegetazione ed arriviamo al lago. Sulle rive ci sono palme molto alte. Bell’ambiente. Costeggiamo un lungo tratto dove vedremo molti uccelli come i cormorani ed altri tipi dei quali non ricordo il nome, caimani e tartarughe con le farfalle arancioni appoggiate sul carapace e sul muso. Dopo un’oretta torniamo indietro. Escursione piacevole e rilassante. Ci incamminiamo per tornare alla canoa.

A metà strada Leon ci chiede se vogliamo fare una cosa diversa rispetto a quello che fanno gli altri. Lo ha chiesto perché ha capito che ci piace l’avventura. Propone di tornare al lodge a piedi da qui passando tutto nella foresta. Il sentiero non ha la passerella. È proprio un sentiero in mezzo al nulla. Tutti accettiamo all’istante, ma quando ci dice che c’è il rischio molto alto, camminando con la vegetazione che ci può arrivare addosso, di trovarci sul corpo qualche zecca, accantoniamo l’idea. Evitiamo di andare a cercarci grane visto che siamo dall’altra parte del mondo. Il morso della zecca è molto pericoloso se è infetta. Peccato, ci sarebbe piaciuto molto. Arriviamo alla barca e alle 10.30 siamo in hotel. Cazzeggio, pranzo e alle 14.30 ripartiamo. Pier rimane in camera perché quello che andiamo a fare (ponti sospesi) non gli piace particolarmente e quindi ne approfitta per riposarsi, dopo il tour de force dei giorni scorsi. Facciamo una mezz’oretta in barca. Al nostro arrivo (ormeggiamo sempre sulla riva) troviamo una torretta il legno molto alta. Saliamo fino alla sommità, siamo oltre le piante. Credo a 10 metri d’altezza. Iniziamo quindi il percorso sui lunghi ponti. Passiamo uno ad uno. Bello. Qui si hanno grandi possibilità di vedere i bradipi, ma nulla. Alla fine del percorso c’è una casetta in legno. Si può pernottare qui. Ci sono due amache per dormire, portano un wc mobile, la doccia ovviamente non c’è e la cena viene servita sulla torretta di fianco, dalla quale poi noi scendiamo. Leon ci dice che costa sui 500 euro tutto il pacchetto. Non si rimane da soli perché, a terra, c’è una guardia per sicurezza. Torniamo al lodge per le 16.30. Solita trafila con merenda, doccia, aperitivo con il pisco sour e patatine fatte con banane fritte e alle 18 si riparte. Questa volta camminiamo nella proprietà ma con il buio pesto, così Leon ci può mostrare come cambia la foresta dal giorno alla notte. In realtà vedremo diversi animali.

Come primo un riccio (da noi vivono per terra ma qui sono sugli alberi), poi una sorta di cicala gialla enorme (ci dice che è una gran fortuna averla vista), diverse rane e poi il pezzo forte, una tarantola su un ramo. Io sono aracnofobica a mille ma mi piace vedere gli animali nel loro ambiente quindi anche si mi fa schifo, la guardo e la fotografo. Credo che il mio ribrezzo sia inversamente proporzionale alle dimensioni. Più sono piccoli più mi danno fastidio. Questa invece la guardo con interesse. Prima di avvicinarci Leon ci ha fatto spegnere le torce. Non essendoci la luna ed essendo nella vegetazione fitta, il buio è pazzesco. I rumori e i versi degli animali hanno venire la pelle d’oca. Leon accende all’improvviso la torca indirizzandola su un ramo vicino a noi. Ed eccola, immobile e, onestamente posso dire, bella. Tempo di fare una foto ed un video col telefono e torna nella tana. Bella esperienza. Di zanzare neanche l’ombra. Andiamo a cena e poi meritato riposo.

Pernottamento: Hotel Inkaterra Hacienda Conception – full board – 377 euro

17 agosto 2022, mercoledì: Puerto Maldonado/Lima

Avendo il volo al pomeriggio, facciamo ancora un’attività, solo noi 4 con Leon. Prendiamo una piccola canoa e facciamo un giro su un ramo del fiume. Anche qui vediamo uccelli e tartarughe. Ci fermiamo vicino ad una pianta e mi cade l’occhio su una decina di gobbette attaccate al tronco. Sono disposte in verticale e tutte alla stessa distanza una dall’altra. Devo aver fatto una faccia strana, perché Leon ride e mi dice che sono pipistrelli. Non l’avrei mai inteso. Li guardo con il teleobiettivo ed effettivamente hanno gli occhietti e le ali piegate. Sono vicini ma ad occhio nudo, essendo piccolini, non riuscivo a distinguere i dettagli. Carinissimi. Facciamo poi due passi a piedi fino ad un nascondiglio in legno e zanzariere, che si affaccia su una pozza d’acqua. Leon ci dice che qui vengono a volte con i turisti, di notte, ad aspettare gli animali. Torniamo poi all’hotel. Troviamo una decina di scimmie con i piccoli attaccati alla pancia, che fanno un gran baccano, a pochi metri dalla struttura principale. Faccio delle belle foto. Pranziamo. Questo pasto non è compreso e costerà 200 soles – 50 euro. Prima di partire paghiamo il conto delle bevande (240 soles – 60 euro). Raggiungiamo la canoa che ci porterà al porto di Puerto Maldonado dove ci attende il pullmino. Andiamo al deposito a recuperare i borsoni e alle 14.30 puntuali siamo in aeroporto. Il volo parte puntuale alle 16.30 e arriviamo a Lima dopo 1 ora e mezza. Prendiamo un taxi che ci porta al nostro hotel (50 soles -12,50 euro, una follia) che è vicinissimo all’aeroporto.

Pernottamento: Holiday Inn – B&B – 154 euro

Sistemo per l’ennesima volta i borsoni mettendo dentro tutte le cose usate in Amazzonia. Non abbiamo voglia di cercare un ristorante fuori e di prendere di nuovo il taxi quindi ceniamo nell’hotel (200 soles – 50 euro). Molto impersonale ma buono. Domani abbiamo una levataccia di nuovo quindi andiamo subito a dormire.

18 agosto 2022, giovedì: Lima / Casa

Facciamo colazione poi con la navetta dell’hotel andiamo in aeroporto. Inizia quindi il lungo viaggio di ritorno. Se all’andata c’è sempre l’entusiasmo del viaggio quindi, anche se sono tante ore, passano veloci, il rientro invece è sempre pesantissimo. Partiamo alle 9 e dopo quasi 7 ore atterriamo ad Atlanta. Ceniamo con un panino ed un’insalata terribili. Dopo 6 ore di scalo ripartiamo.

19 agosto 2022, venerdì

Il volo fino ad Amsterdam dura 8 ore e mezza. Facciamo pranzo. Dopo 4 ore, si riparte e finalmente dopo 1 ora e mezza siamo a Malpensa.

PS Cos’altro dire? Torniamo super soddisfatti da questa avventura. Tornassi indietro rifarei tutto esattamente come l’abbiamo organizzato. È andato tutto bene e senza nessun intoppo.

Il Perù ci ha lasciato bellissimi ricordi. Ricorderemo i paesaggi meravigliosi, il cibo ottimo ma soprattutto i grandi sorrisi e la gentilezza di un popolo davvero ospitale. Mariluz ed Henry di Amantani avranno un posticino solo per loro nella nostra mente e nel nostro cuore.

Alla prossima!

Anna e Pier

PS: Se volete vedere farvi un’idea di come siano i posti, guardate il filmino che ho fatto con le mie foto

 

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