Perù, in principio fu Pachamama

Poi arrivarono i quechua, con le patate e i lama; poi fu la volta degli incas, Cristoforo Colombo e i Conquistadores. Dopo qualche secolo arrivò Hiram Birgham. Stefano Benni scrisse "Terra!"
Scritto da: medea77
perù, in principio fu pachamama
Partenza il: 20/09/2013
Ritorno il: 06/10/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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E questo viaggio inizia proprio da qui, 18 anni fa, quando la mia prof. d’italiano ci fece leggere quel libro che subito mi appassionò per i riferimenti antichi e ricchi di mistero. Questo viaggio inizia 6 mesi fa, con l’acquisto di due biglietti a/r per Lima su Vuela, sito specializzato sui voli in Sudamerica, costo totale 915 euro a testa, comprensivo di assicurazione medica e annullamento viaggio. Partenza il 20 settembre 2013 alle 7.00. Sveglia all’alba ma carichi di energia e voglia di avventura.

21/09/2013

Questo viaggio inizia all’atterraggio in questo nuovo mondo. Oggi non ci fermiamo a Lima, ma ripartiamo subito per Paracas. Gli autobus di Cruz del Sur non partono dopo le 14.00, ma alle 18.30 parte un servizio Vip della Soyuz bus a 37 soles. Sul loro sito c’è scritto che occorre effettuare la prenotazione almeno un’ora e mezza prima, perciò non eravamo sicuri di riuscire ad arrivare in tempo, ma in aeroporto abbiamo sbrigato tutte le pratiche in tempi brevi (influenza giapponese?) e in 3/4 d’ora di taxi alle 17.30 eravamo al terminal (Taxi green 55 soles, piccola fregatura perché il taxista ha aggiunto 10 soles al prezzo concordato prima di salire). Nel prezzo dell’autobus è incluso il panino, i sedili sono comodi e reclinabili, e il tragitto implica poche fermate; c’è anche la toilette, l’acqua e il caffè sono inclusi nel biglietto. Un punto a favore della Soyuz bus quando tutti ne parlavano male, anche se possiamo fare queste affermazioni solo per il servizio Vip. Non ferma a Paracas ma a Cruce de Pisco, da lì occorre prendere un taxi. Ne troviamo uno poco ufficiale che con 25 soles ci porta a Paracas.

Paracas Backpacker’s house. Av. Los Libertadores s/n, Paracas. 40 soles

Noi abbiamo pernottato una sola notte arrivando alle 22 dopo un lungo viaggio dall’Italia, perciò ci stava bene la sistemazione in stanza matrimoniale con bagni in comune. Sono presenti i servizi essenziali: l’acqua calda a tutte le ore, abbastanza pulito, stanze piccole e senza armadio; la colazione non è inclusa nel prezzo ma è possibile usufruire della cucina. Ottime le escursioni. Ci sono aree in comune spaziose per rilassarsi e il wi fi è gratuito e disponibile in tutta la struttura. Alberto, il gestore, è molto disponibile, e ci ha consigliato di acquistare il biglietto dell’autobus per Ica il mattino dopo tra un’escursione e l’altra.

Nota negativa sulla qualità del sonno: le pareti tra una camera e l’altra sono molto sottili e dalle 4.15 del mattino due galli si sono messi a fare a gara su chi cantava più forte, ma non sappiamo dire se si sentano per tutta Paracas, che, comunque, è molto piccola, o solo nelle zone limitrofe all’albergo.

Abbiamo pagato 45 soles per le due escursioni alle isole Ballestas e alla riserva di Paracas. Per arrivare alle isolette si passa davanti al Candelabro, una misteriosa figura geroglifica costruita dalla popolazione dei Paracas, molto simile alle linee di Nazca. Alle isole Ballestas, nonostante un po’ di vento, siamo stati fortunati ad avvistare due gruppi di pinguini e tornando anche ben tre delfini che si sono radunati intorno all’imbarcazione. Inoltre, branchi di leoni marini gozzovigliare sulle rocce e pellicani peruviani. L’attrazione principale di queste isole sono i cormorani, famosi soprattutto per la produzione di guano, che rende importante questa zona proprio per l’importazione di concime in tutto il paese. La gita in barca è durata dalle 8.00 alle 10.00, un’ora di pausa per liberare la camera e acquistare il biglietto del bus per Ica, ed eccoci pronti a salire sul pullmino per la seconda escursione. Abbiamo visto la Catedral, ex grotta sulla spiaggia distrutta da un terremoto, il Mirador, la spiaggia rossa e Lagunilla. E’ un posto meraviglioso dove il deserto incontra l’oceano! Lì abbiamo mangiato al ristorante El Che, turistico e non economico rispetto alla media, ma essendo al mare ne ho approfittato per assaggiare il Ceviche (30 soles), mentre Luca ha preso una Sopa de Pescado (15 soles) e un altro pesce all’aglio molto buono (30 soles). Il ristorante è stato consigliato dalla guida, quindi ci siamo sentiti quasi in dovere di sceglierlo, ma non ce ne siamo pentiti!

Alle 17.00 restiamo in attesa dell’autobus Cruz del Sur che ci porti ad Ica: ritarda di ben 40 minuti! Nonostante questo è vero che si tratta di autobus sicuri, forse ci sono anche eccessivi controlli, infatti, ci hanno chiesto il passaporto per ben 3 volte!

Ad Ica paghiamo 10 soles il taxi che ci porta a Huacachina. Ovviamente il taxista cerca di venderci subito i suoi tour, ma all’Hotel prenotato sappiamo già che ci costano 5 soles in meno ciascuna.

Banana Hostel, Av. perotti

E’ un posto molto giovane dove fare conoscenza con altri viaggiatori. C’è una piccola piscina, un bar che serve ottimi cocktail e pasti a buon prezzo. C’è musica ma quando siamo tornati verso le 23, dopo cena, era già tutto spento. Purtroppo ci sono solo bagni in comune, le stanze sono strette (vanno bene per gli zaini ma non per le valigie) con pareti molto sottili. I prezzi per le escursioni sono ottimi e anche lo staff è gentile, anche se non mi hanno mai risposto alle mail e di ritorno dal dune buggy si sono dimenticati di chiamarci il taxi facendoci rischiare di perdere l’autobus per Nazca. Inoltre, se volete usufruire dei lockers portatevi dei lucchetti da casa perchè non li hanno. Il deposito bagagli è incustodito.

Prima di dormire andiamo a mangiare in un piccolo ristorante che sta quasi chiudendo, si chiama Sol de Ica e si trova attorno alla laguna, mangiamo un chincharron de pollo (15 soles), un lomo saltado (12 soles) accompagnati da patate alla brava e un bicchiere di vino rosso. A parte il vino tutto il resto era buono, non in tutti i paesi sanno che il vino rosso va servito a temperatura ambiente….

21/09/2013

Huacachina, finalmente si può dormire, la prima escursione per le cantine è a mezzogiorno e ce la prendiamo comoda. E’ stato molto bello alzarsi e vedere intorno le dune di sabbia. Nel tour siamo in 5 con due ragazze inglesi e una francese. Il taxi ci porta alla prima bodega, “El Catador“, dove un ragazzo molto simpatico ci accompagna nella scoperta del pisco e del vino peruviano: ci mostra le botti e le vasche dove si fa la pigiatura dell’uva e poi ci fa degustare tre diversi tipi di vino e tre di pisco. Devo ammettere che il vino peruviano non è tutto come quello che abbiamo bevuto la sera precedente! Quello che ci fanno assaggiare è ottimo, molto dolce e di alta gradazione alcolica. Il tutto farcito dalle leggende su come i tre vini servano per portare al matrimonio, al divorzio e al parto di gemelli. Abbiamo imparato anche a fare il brindisi in quechua. Ovviamente alla fine cercano di venderti qualcosa, ma è comunque stato molto interessante. Non contento, il taxista ci porta anche ad una seconda cantina, dove seguono altrettante degustazioni. Qui non c’è una guida ma il nostro taxista s’improvvisa e poi ci lascia un po’ di tempo libero. Il vino è tirato fuori dalle botti con la canna di bambù!

Alle 15.00 rientriamo, un’ora di tempo per riprenderci e mangiare qualcosa, e poi eccoci pronti per le buggy! E’ stata sicuramente una delle cose più divertenti che abbiamo fatto in tutto il viaggio. L’autista era completamente pazzo, arrivava su dune altissime per poi scendere giù a capofitto…molto adrenalinico e con un paesaggio desertico inverosimile, il tutto contornato dal sole al tramonto. Anche per fare il sandboard ci siamo fermati su dune altissime, ma sulla sabbia non si raggiungono grandi velocità, quindi è meno pericoloso che sulla neve.

Alle 18.00 di corsa all’albergo…il nostro taxi non c’è, la receptionist si è sicuramente dimenticata ma non ce lo dice e chiede all’autista del buggy di accompagnarci. 10 minuti e 10 soles. Cruz del sur delle 18.40, questa volta è puntuale, e al nostro arrivo troviamo il ragazzo dell’albergo che ci accoglie in stazione.

Nazca Sunshine, Calle Lima 180.

Ottima posizione vicino alla fermata dell’autobus. Nella stessa reception ha sede l’agenzia di viaggio Aventura nel Sur con cui ci siamo trovati benissimo. In fase di prenotazione avevamo scelto il bagno privato, ma in realtà in questo posto non esistono bagni privati! E’ fatto da un corridoio molto lungo con poche camere solo da un lato e due bagni esterni (uno per i maschi e l’altro per le femmine). Inoltre ci sono delle aperture nelle stanze verso il corridoio per consentire il passaggio dell’aria, e questo fa sì che al mattino ci abbiano svegliato all’alba con un sonoro vociare. Avevamo prenotato il volo sulle linee di Nazca via mail per 95 dollari e alla reception, quando ci elencano tutte le escursioni che fanno, ci dicono che costa 100, ma quando gli comunichiamo che avevamo prenotato per 95 ci conferma che in quel caso il prezzo resta quello.

All’ora in cui arriviamo sono aperti ancora pochi ristoranti, così andiamo da Rocky’s, una catena di fast-food e prendiamo una chuleta (bistecca) con dell’insalata (15.90 soles) e un’insalata di tonno (8.90 soles), abbastanza buono per essere un fast-food ma niente di eccezionale.

23/09/2013

Ed eccoci pronti, sveglia alle 6, scendiamo in strada e il cielo è azzurro, limpido…è un giorno perfetto per volare! Puntuali partiamo verso l’aeroporto in attesa di fare il sorvolo sulle linee di Nazca e aspettiamo solo mezzora. Il volo lo effettuiamo con Travel Air con altri due ragazzi francesi e va benissimo, basta non continuare a girarsi da una parte all’altra, infatti, non c’era neanche un po’ di vento. Facciamo il sorvolo classico delle 13 figure più importanti e riusciamo a vederle tutte, dalla balena alla scimmia, dall’astronauta al condor. E’ eccezionale!

Di ritorno ci mettiamo d’accordo con l’agenzia per fare un’altra escursione nel pomeriggio visto che abbiamo l’autobus notturno per Arequipa alle 22. Il mattino lo passiamo a fare un giro per la città. Prima ci fermiamo a fare colazione da Rosita Frutteria Yogurteria, in calle Lima 512, con un succo al mango e il dolce al latte migliore di tutto il Perù!

A pranzo andiamo a mangiare da Paulita, nella piazza principale. Questo ristorante è segnalato dalla Lonely Planet, soprattutto per i menù economici, ma non troviamo niente di eccezionale. Pranziamo con due menù a 7 soles ciascuno, veramente poco, ma a parte il caldo de gallina (buono nonostante un insetto indefinito che galleggiava su un lato) il resto non era niente di che.

Alle 15.00 ritorniamo in albergo e puntuale arriva la nostra guida-taxista che parla un ottimo italiano. La meta è il cimitero di Chauchilla: oltre ai bei paesaggi in cui è immerso questo cimitero, è stato un tour molto interessante grazie alla guida preparatissima! L’escursione prevedeva altre due soste: una in una fabbrica di ceramica e l’altra in una di fabbricazione dell’oro, anche queste interessanti ma con mancia obbligatoria e gradito acquisto di prodotti locali; noi non abbiamo comprato nulla. Il costo della gita, escluse le mance, è stato di 55 soles, più 8 per l’ingresso al cimitero.

Al ritorno a Nazca abbiamo avuto la fortuna di incrociare la festa di primavera di una scuola locale: bambini mascherati e carri per festeggiare l’arrivo della bella stagione, il tutto costellato da lanci di caramelle!

Passiamo un’oretta di happy hours in baretti locali e, dopo un aperitivo di empanada di carne, ceniamo al ristorante La Kanada, dove con 18 soles a testa mangiamo due piatti favolosi: l’arroz de marisco e il ticu ticu de marisco, che non ho più trovato da nessuna parte; con grande rammarico non sono riuscita ad andare oltre la metà per colpa dell’empanada!

Alle 22.00 prendiamo il pullman per Arequipa e dormiamo tutta la notte per scoprire, al nostro risveglio, che se dormi non ti danno il panino previsto nel servizio!

24/09/2013

L’autobus arriva con un’ora di ritardo. Insomma, la Cruz del sur fa tanti controlli e tanti fronzoli ma non ci è piaciuta più di tanto. A parte questo per fortuna abbiamo dormito tutta la notte e dopo alcune formalità per il recupero bagagli prendiamo un taxi per il nostro albergo a 10 soles.

El Albergue Espanol, calle Peral 117. L’informazione più importante riguardo quest’albergo è sicuramente quella concernente l’acqua calda che va dalle 11.00 alle 15.00, questo perché va a pannelli solari, e l’eco sostenibilità richiede un po’ di adattamento, in ogni caso se la giornata è calda, può essere che questa fascia temporale si prolunghi, infatti, io l’ho fatta alle 10. Il bagno è in camera, tra l’altro la più spaziosa di tutte quelle viste fino ad ora ed è molto bella la terrazza comune con la vista su Arequipa.

Prima di pranzo andiamo a prenotare l’escursione di 2 giorni e 1 notte, a dire il vero sarebbe già stata prenotata via mail e mancava soltanto il pagamento, ma a quanto pare i peruviani non hanno una buona memoria a proposito delle comunicazioni via internet, in ogni caso va tutto liscio.

Poi gironzoliamo per la città. Il primo posto ad essere visitato è il Monastero di Santa Catalina. E’ un posto meraviglioso, dalle tinte pastello blu e arancioni; in alcuni squarci si confonde il limite tra l’azzurro dei muri del monastero con quello del cielo. Sono spettacolari anche le vedute del Misti e degli altri coni vulcanici in lontananza. E’ bello perdersi dentro le viuzze del monastero e le stanze delle monache. L’ingresso costa circa 35 soles ma ne vale la pena.

Passiamo davanti a quasi tutte le chiese della città ma la più bella è certamente la cattedrale della piazza. Nonostante fossimo stati sconsigliati dal pranzare nei dintorni, troviamo un posticino proprio sull’angolo con vista sulla piazza stessa che fa un menù di 11 soles con buona scelta, e per questo prezzo io prendo una ocopa arequipena e un chairo (una zuppa) e Luca un chincharron misto e un aji de calabaza (un’altra zuppa), veramente ottimi! Peccato però che tornando all’albergo ci siamo accorti che al mercato di San Camillo facevano anche da mangiare… dovremo aspettare ancora un po’ per assaggiare la famosa papa rellena! Un’altra cosa che alla fine dovremo assaggiare sono le torte: ad Arequipa, ma un po’ anche nelle città precedenti, ci sono negozi che sfornano torte colorate e decorate, e quando dico decorate intendo con tutte le decorazioni possibili: dal campo da calcio alle bamboline! Sono spettacolari! Chissà se sono altrettanto gustose!

Un riposino al pomeriggio e la sera facciamo un doppio happy hours in un bar con giardino esterno, e poi decidiamo di darci alla pazza gioia andando in un ristorante un po’ più costoso del solito, l’Ary Quipay, dove spendiamo 30 soles a testa (purtroppo quando siamo arrivati il gruppo dal vivo aveva appena finito!) per mangiare un ottimo adobe de cuy e l’alpaca a la arequipa, buoni entrambi, forse l’alpaca un po’ dura ma questo dipende dal tipo di carne e non dal ristorante. Lo staff è giovane e cordiale.

Facciamo una passeggiata per la città, ci sono molti locali è c’è una festa religiosa con un gruppo che suona sotto la chiesa di San Francesco, a pochi metri c’è un uomo che lancia in aria fuochi d’artificio improvvisati che farebbero spaventare un napoletano!

25/09/2013

Il nostro furgoncino arriva a prenderci alle 7.50 e partiamo felici per la nostra avventura verso il Colca Canyon: siamo un piccolo gruppo di 10 persone misti tra francesi, spagnoli e venezuelani. La nostra guida era brava a spiegare punto per punto quello che vedevamo inframezzando il tutto con piccoli e innocui sonnellini.

Il primo posto attraverso cui siamo passati è stato la Reserva de Salinas y Aguada Blanca, dove ci siamo fermati a osservare gruppi di Vigogne, lama e alpache. Le vigogne sono selvatiche, per cui la loro lana è ancora più pregiata: per tosarle gruppi di numerosi contadini si afferrano per mano formando una lunga catena, si avvicinano alle vigogne cantando per non farle spaventare e poi le circondando in modo che non abbiano via d’uscita; a questo punto possono avvicinarle e tosarle tenendole ferme!

E’ seguita una sosta in un rifugio, dove abbiamo potuto assaggiare il triplo mate, fatto di foglie di coca, mugna e un’altra erba che alleviano contemporaneamente la fatica, il mal di testa e quello di stomaco. Per nostra fortuna non abbiamo sentito il mal d’altura, a parte un po’ di fiatone iniziale, forse anche merito delle caramelle di coca che avevamo preso durante la salita. Quelle toffee mi sono piaciute di più, mentre Luca ha preferito le più dure.

Successivamente ci sono state soste nei pressi dei vulcani: al Mirador de los vulcanos e il Patahausi, dove abbiamo raggiunto l’altezza di 4910 metri! Un altopiano meraviglioso dove sono state fatte pile più o meno alte di pietre appoggiate una sopra l’altra come offerta (accompagnata dall’espressione di un desiderio) alla madre terra e al dio vulcano.

Da qui abbiamo iniziato la discesa verso Chivay con fermate in altri punti panoramici opportunatamente studiate….ovvero con collocazione di mercatini degli amici della nostra guida. Scopriremo che è un classico del Perù.

A pranzo ci fermiamo in un buffet turistico con ampia scelta di piatti tipici, che consente di fare molti assaggini; ci sono piaciuti molto il rocoto relleno (peperone ripeno), le zuppe e l’alpaca. Il tutto per un costo complessivo di 25 soles escluse le bibite. Il pranzo è allettato da suonatori locali, ma siamo molto delusi perché ancora non abbiamo sentito “El Condor pasa”. E fuori dal locale mi faccio tentare da un’altra foto ricordo (per precisione la seconda, dopo quella in compagnia del lama abbardato di drappi e campane nel rifugio) mentre do il biberon a un piccolo e tenero capretto. Luca non mi sopporta più.

Per la cena evitiamo un secondo buffet con lo spettacolo turistico ma accettiamo la proposta di passare il pomeriggio alle terme “La Calera” che consigliamo vivamente a tutti. Ci sono vari prezzi secondo l’altezza della piscina (ce ne sono 4 circa) e dell’intimità; infatti, la più costosa è la jacuzzi per due, ma noi scegliamo una delle due più in basso per 15 soles a testa. L’acqua è bollente, circa 40 gradi, infatti, è bene non stare immersi per più di 45 minuti, per me anche 5 erano troppi e dovevo alternare le immersioni ad uscite fuori dall’acqua col busto a prendere un po’ di fresco per non sentire l’affanno. Il panorama è meraviglioso, sarete immersi nell’acqua termale circondati da fiume, montagne e piante di cactus. C’è la possibilità di fare la doccia e l’uso dell’armadietto è incluso nel prezzo. Volendo ci si può anche bere un bicchiere di vino e fare i signori. Unico neo: dopo tutto questo riposo la salita per l’uscita è molto faticosa!!

Arrivati in albergo ci riposiamo un po’ e decidiamo di mangiare qualcosa nel piccolo mercatino di Chivay in mezzo al pueblo, si trova proprio a fianco della piazza principale. Mangiamo un empanada di formaggio per un sol e mezzo, 3 spiedini di carne per 3 soles e un piatto di chincharrones de pollo completo di riso, pasta e patate per 6 soles. Per concludere con il digestivo: un mate de anice per 2 soles. Adoriamo mangiare in questi posti!

Hotel la Pascana, Esquina plaza de Armas-Siglo XX 106, Chivay

La camera è grande, anche se invece di un letto matrimoniale ne troviamo 2 da una piazza e mezza; risolviamo subito il problema unendo i due letti. E’ presente acqua calda a tutte le ore ma non c’è il riscaldamento, anche se non abbiamo sofferto il freddo di notte grazie ad una pila di coperte. L’albergo è poco custodito: in portineria spesso non c’era nessuno e dà l’idea che chiunque possa entrare e uscire quando vuole. La colazione è un po’ patetica ma lo staff è gentile.

Agenzia Expotour, Angela Pauli. La gita al Colca ci è costata 42$ a testa comprensiva di escursione e albergo, escluso il boleto turistico per l’ingresso al Canyon. Li avevo contattati tramite mail e scelti dopo aver visto il preventivo di molti e abbiamo risparmiato qualcosa. Solo che quando siamo andati in agenzia per pagare, in realtà non ci avevano ancora prenotato l’albergo! Per fortuna tutto è andato bene. Inoltre abbiamo pagato solo 35$ il tragitto da Chivay a Puno che costava 10$ in più in altre agenzie.

26/09/2013

Sveglia alle 5.00. Siamo molto stanchi ma ne vale la pena! Oggi è il giorno dei condor! Alle 6 siamo al paesino di Yamque, dove ci fermiamo a vedere la chiesa, a fare qualche foto con signore vestite con abiti colorati e i loro lama e ad ammirare la danza tradizionale che i bambini fanno ogni giorno a quell’ora per i turisti prima di andare a scuola. Ho detto bambini e non bambine. Questa danza ha origine dai tempi della conquista spagnola, quando gli uomini erano mandati nelle miniere, ma, tristi per la lontananza dalla famiglia, cominciarono a scappare di notte dalla miniera vestiti da donna per non farsi scoprire. In questo modo potevano passare un po’ di tempo con moglie e figli per poi ritornare all’alba nella miniera. Il problema fu che dopo 9 mesi le donne iniziarono a partorire, e dopo le prime opinioni religiose che credevano al miracolo, alcuni spagnoli si appostarono e i giovani minatori vestiti da donna furono sorpresi in fuga! Da allora esiste questa danza per ricordare i minatori coraggiosi.

Un’altra sosta a Maca per l’ennesima chiesa e l’ennesimo mercatino e poi finalmente la nostra meta più ambita della giornata: il Mirador del Condor. Siamo riusciti a vederne tre e il cielo era sgombro, questo viaggio è davvero fortunato! Ovviamente i condor non ti volano proprio sopra il naso ma anche da lontano sono bellissimi nella loro maestosità e con una buona macchina fotografica si riescono a fare belle foto. Il condor vola dalle ande al mare. Il condor percorre migliaia di chilometri al giorno. Il condor pasa, e pasa dappertutto. Peccato che li abbiano quasi estinti perché credevano che si divorassero gli allevamenti.

Al ritorno ci si ferma in altri 2 punti panoramici con, ma neanche dovrei dirlo, gli immancabili mercatini. La vallata del canyon è impagabile, vasta e piena di terrazzamenti. Il bello del Perù è che i paesaggi cambiano in continuazione, sanno sempre sorprenderti. In un punto prima di arrivare a Chivay ci sono persino delle formazioni simili a quelle della Cappadocia.

A pranzo un altro buffet, di nuovo 25 soles a testa escluse le bibite. Anche questo molto buono, soprattutto per le costicine di alpaca e il tiradito, una specie di ceviche in versione giapponese, sembra un carpaccio ed è marinato.

E poi il viaggio. Mentre tutti quelli del nostro gruppo vengono spostati sul pullman della 4 m, noi restiamo sul furgoncino. Non abbiamo capito bene il perché ma questo ci offre un notevole vantaggio: il fatto di essere accompagnati direttamente al nostro albergo e non in stazione dei pullman di Puno per poi dover prendere un altro taxi. Il viaggio è molto piacevole paesaggisticamente, un po’ meno a livello di comodità. Ci sono diverse soste, tra cui una per rimescolare le persone sui minubus; ci colpisce come si organizzino nella confusione. Un’altra sosta molto bella è una laguna dove si vede da lontano un gruppo di fenicotteri.

Passando per l’orribile Juliaca abbiamo la fortuna di ammirare il monumento al Chulo Taxi (una sorta di triciclo). Purtroppo a Puno abbiamo un po’ di contrattempi, un po’ a causa dello sciopero dei minatori che intasa il traffico, un po’ perché la nostra guida non sa bene dove sia collocato il nostro albergo, il Santa Maria Inn. Per fortuna ha una scritta enorme…

Comunque lì troviamo una brutta sorpresa: un cliente si è sentito male la nostra camera non è libera, così ci piazzano per lo stesso prezzo e lo stesso servizio nell’albergo di fianco, l’hotel Europa.

Avevamo già prenotato presso il Santa Maria Inn l’escursione di 2 giorni e una notte per le isole del Titicaca con pernottamento ad Amantani, ma pare che le mail non vengano considerate. Anche in quest’albergo la seconda volta non rispondono e quando gli ricordo la prenotazione cadono dalle nuvole. In ogni caso riusciamo lo stesso a partecipare al tour. L’escursione costa pochissimo: 85 soles compresi spostamenti, biglietto d’ingresso alle isole, pernottamento, pranzo e cena del primo giorno e colazione del secondo, resta fuori soltanto il pranzo a Taquile e lo shopping presso la popolazione locale, praticamente inevitabile.

Nel frattempo sono comparsi i primi sintomi del soroche: io ho un leggero mal di testa ma passa in fretta; Luca ha mal di testa e mal di stomaco, gli do una pastiglia di diamox presa in Italia e gli passa tutto nel corso di un paio d’ore. Ce la siamo cavata con poco.

A cena andiamo in una polleria e con 9 soles a testa mangiamo un ottimo caldo de gallina e una cincha (bibita analcolica fatta con mais viola, molto dolce).

Hotel Europa, Jiron Alfonso Ugarte 112, Puno 051

La camera è piccola ma carina con armadio (finalmente!), tavolo, frigo e tv in camera, bagno privato con acqua calda a tutte le ore e colazione inclusa. Circa 17 euro. Il personale è molto gentile, ritorniamo da loro l’ultimo giorno visto che al nostro albergo non ci fanno chiamare l’albergo di Cuzco per avvisarli sul nostro orario d’arrivo. Aspetto negativo: dimentico lì una busta con tutti i farmaci, quando rientriamo dalla gita alle isole ritorniamo a chiedere se l’hanno vista, ma dicono che non hanno trovato nulla. Non si può accusare nessuno, ma sono sicura di averla dimenticata lì. Per fortuna non abbiamo avuto nessun problema di salute.

27/09/2013

Ore 8.00 partenza. Ci caricano su un pullmino che ci accompagna al porto, prendiamo la barca a motore e in mezzora siamo alle isole Uros. E’ vero quello che si dice: è un posto studiato per spennare i turisti e sembra non ci sia una via di fuga, ma è comunque un’esperienza unica in quanto queste isole galleggianti sono state davvero costruite con le canne di totora ed è molto interessante tutta la spiegazione del procedimento, senza contare che il paesaggio è meraviglioso. Poi, a gruppetti, ci dividono nelle case degli abitanti dell’isola, dove le donne ci spiegano le loro tradizioni locali. Sono molto trasparenti nel dire che vivono del turismo e dopo poco ecco comparire i loro manufatti artigianali: compriamo un copricuscino e un telo da appendere per 55 soles dopo una breve contrattazione, forse potevamo fare di meglio. Per finire saliamo sul taxi d’acqua per 10 soles a testa dove ci trasportano su un’altra isola dove ci sono un ristorante e un altro mercatino!! Stavolta resistiamo senza comprare nulla!

Si riparte per l’isola di Amantani dove arriviamo verso le 13.30, giusto in tempo per il pranzo. Al nostro arrivo ci sono le mamas ad attendere i turisti che alloggeranno nelle loro case. La nostra guida ci smista e ci tocca l’unico papa, Ermenegildo. Lo seguiamo verso casa e, durante il pranzo a base di zuppa di patate, frittata di formaggio e verdure, grazie al nostro spagnolo abbozzato, riusciamo a scambiare due chiacchiere, e anche lui è molto contento. Scopriremo in questi due giorni che si tratta di una persona molto maschilista: non solo non abbiamo la possibilità di interagire con la moglie, ma inventa una scusa per non farla venire a fare la foto ricordo tutti insieme. Anche qui non c’è scampo: ecco che ci mostra la collezione di berretti di lana fatti dalla moglie e ci sentiamo di nuovo costretti a fare acquisti.

Alle 16.00 ci ritroviamo in piazza con il resto del gruppo per fare la camminata verso le rovine dei templi di Pachamama e Pachatata. Questo avrei preferito farlo senza gruppo. Ci prepariamo a suon di caramelle e foglie di coca a fare la nostra prima vera passeggiata faticosa che dura quasi un’ora; ogni tanto bisogna fare una sosta per riprendere fiato, ma il panorama è stupendo e il sole si prepara a calare. Raggiungiamo il tempio di Pachamama, non c’è tempo di vedere anche l’altro, quindi restiamo lì ad ammirare un tramonto di mille sfumature, mentre le rovine sono davvero molto rovinate.

La sera mangiamo zuppa di mais, riso e verdure e poi Ermenegildo ci accompagna alla festa… non prima di averci vestito come loro. La cosa è stata molto divertente, mentre la festa non ci è piaciuta molto: troppo turistica. Un complessino suonava la bamba e Charlie Brown, mi sono chiesta se eravamo in Perù o in Brasile…Il ballo locale era il trenino, le birre costavano troppo e non c’erano abbastanza bicchieri per tutti. L’escursione nelle isole del Titicaca è molto bella per i paesaggi, ma se avessimo avuto più tempo, avremmo potuto organizzarcela da soli ed evitare queste cose pacchiane.

28/09/2013

Alle 8.00 partenza per l’isola di Taquile dopo una colazione e un saluto ai nostri ospiti. A Taquile si fa un’altra bella passeggiata da una parte all’altra dell’isola fino ad arrivare alla piazza del paese principale con l’immancabile mercatino. Finalmente un po’ di sosta. Arriva in fretta l’ora di pranzo, dove si va a mangiare in un ristorante locale: zuppa di patate e un’ottima trota all’aglio. Per ritornare alla nostra imbarcazione scendiamo i famosi 500 gradini. Meglio non pensare alla fatica se avessimo dovuto farli in salita.

Complessivamente l’escursione alle isole è sta ben organizzata, anche se gli spostamenti sono stati un po’ lunghi, ma questo dipende dalle vaste distanze del Titicaca. Il cibo ci è piaciuto, anche quello cucinato dalla famiglia di Amantani; era evitabile la serata vestiti a tema, costruita appositamente per spillare ancora soldi a noi poveri turisti. Le camminate sono impegnative ma ne vale la pena, considerati i panorami meravigliosi.

All’arrivo al porto non ci sono posti sufficienti sul pullmino, che sfortuna, ci toccherà andare col taxi, ovviamente senza nessun costo aggiuntivo. In questo modo ci portano direttamente al nostro albergo senza fare tutte le fermate. Ogni giorno che passa, mi convinco sempre di più che questo sia veramente un viaggio fortunato.

Stanotte alloggeremo finalmente al Santa Maria Inn.

Santa Maria Inn

La camera è grande ma fredda. Doccia calda, tv. Lo staff è cordiale, si fanno capire molto bene, e ci acquistano il biglietto per il giorno dopo con inkaexpress per il viaggio puno-cusco a soli 45$, molto meno di quello che avevo trovato su internet. 19.69 euro con colazione inclusa, comprensiva di pane, marmellata, mate e succo di frutta fresco. Chiediamo alla reception di chiamare il nostro albergo di Cusco poiché dovevano venire a prenderci alla stazione degli autobus e volevano sapere il nome della compagnia e l’orario in cui saremmo arrivati, ma dicono che non lo possono fare, che il loro telefono non è abilitato….Così torniamo all’Hotel Europa, che tutto sommato ci sta più simpatico nonostante la perdita delle medicine, e il ragazzo della reception fa una telefonata dal suo cellulare!

La sera gironzoliamo per il centro: Calle Lima è piena di locali per turisti, l’impresa è di evitare un posto che faccia pizza!! Decidiamo di fermarci da Colors, segnalato dalla Lonely Planet, per un aperitivo in happy hours. Il posto è carino e accogliente, lo staff è gentile. Complessivamente non indimenticabile.

Girovaghiamo fino a trovare un piccolo ristorantino locale fuori dal circuito turistico in una traversa di calle Lima, non ricordiamo il nome ma occorre svoltare a sinistra da Calle Lima per Calle Libertad e lo trovate a 200 metri, nessuna scritta luminosa, niente pizza e solo cucina peruviana. Luca ordina un menù con zuppa, verdure e formaggio fritto, mentre io prendo la sopa a la Criolla. Tutto ottimo e non c’era nessun altro turista. Il tutto per circa 6 soles a testa!!

Nella stessa via troviamo un karaoke, il tempo di cantare un paio di canzoni col fiatone da soroche ed è ora di andare a nanna!

29/09/2013

Levataccia anche questa mattina con sveglia alle 5.50, colazione e alle 6.40 ci aspetta il taxi, pagato dall’albergo, che ci porta al terminal degli autobus. La partenza con Inkaexpress è alle 7.00. Il viaggio prevede 10 ore con 4 fermate turistiche più la sosta per il pranzo.

Il primo stop è a Pukara, dove ci si ferma una mezzora a visitare un museo privato con alcune cianfrusaglie inka. Noi preferiamo soffermarci ad ammirare 4 esemplari di vigogne in cattività che sgranocchiano le loro erbette nel loro piccolo recinto. Alle 9.00 si riparte.

Il secondo stop è alle 11.00 ad Abra la Raya, sosta di soli 10 minuti a fare qualche foto al panorama meraviglioso: si tratta del punto più alto toccato durante il tragitto.

Il terzo stop è alle 12.15, a Sicuani si pranza. Sosta di 45 minuti. Il pranzo è a buffet ed è incluso nel prezzo del biglietto, bibite fredde escluse, ma, a parte il pollo, il cibo non è un granché. I buffet di Chivay erano molto meglio e siamo rimasti abbastanza delusi. Inoltre il gruppo locale era molto scontato, trasformava in musica andina qualsiasi canzone sudamericana, e dopo due canzoni in croce sono passati a prendere le mance.

Il quarto stop è a Racqui alle 14.00, dove per 45 minuti possiamo gironzolare nei resti dell’antico tempio di Viracocha. Questa è indubbiamente l’unica cosa interessante che vediamo nel viaggio organizzato. Peccato sia rimasta solo qualche rovina, ma si può ancora ammirare il perfetto allineamento inka delle case.

Il quinto stop è ad Andahuillas alle 15.20. Qui c’è una piccola chiesa coloniale, 35 minuti sono anche troppi per visitarla.

Complessivamente non raccomanderemmo di fare questo tour, l’unico aspetto positivo è che è un buon modo per spezzare il viaggio. La giornata sarebbe persa comunque, senza le soste sarebbero 6 ore di viaggio, a meno che non si decida di partire presto e avere ancora mezza giornata a disposizione per visitare Cuzco. L’inkaexpress è una compagnia comunque ben organizzata, i tempi sono calcolati al minimo dettaglio e le bevande lungo il tragitto sono incluse.

Al nostro arrivo alla stazione degli autobus troviamo ad attenderci la signora del nostro hotel, il Samay Wasi, certamente uno dei più carini in cui siamo stati, nonostante l'”incidente” iniziale. Stavano ristrutturando la strada per la salita a San Blas, così il taxi ha dovuto fermarsi molto prima dell’albergo e nessuno è venuto a prendere le nostre valige. Non vi dico la stanchezza e la fatica nel fare tutta quella strada dopo un lungo viaggio trascinando le valigie per la strada dissestata e due piani di scale. Dormiremo qui due notti e poi ritorneremo per altre tre dopo Machu Picchu. Al nostro ritorno si faranno perdonare facendoci trovare le valigie nella nuova camera.

Samay Wasi, Calle Atoqsaycuchi 416, San Blas, Cuzco

Il posto è molto carino e spartano, situato a San Blas, nella zona alta della città. Da qui si può ammirare un bellissimo panorama della città sia di giorno sia di notte. La colazione è essenziale e i succhi si pagano a parte. Le pareti sono un po’ sottili. Hanno anche un servizio di lavanderia, noi abbiamo pagato 7 soles per due chili di roba da lavare. Il personale è molto gentile e ci forniscono molte informazioni sui trasporti durante tutta la nostra permanenza.

La sera facciamo un giro in centro dopo esserci riposati un po’. Cusco subito ci conquista, la piazza è stupenda e circondata dalle montagne e dal Cristo Blanco che veglia sulla città.

Andiamo a mangiare da Candiles trascinati da un procacciatore di origini napoletane. Due piatti su tre di quelli che ordiniamo non ci sono ed è costoso come tutti i locali in centro, quindi prendiamo 1 menù per 20 soles e un antipasto: il menù comprensivo di taquenos e trota all’aglio e un causa de pollo (tortino di pollo e patate). Nella media.

Quando usciamo ci facciamo trascinare dalla musica del locale di fronte, l’Ukukus Bar, l’entrata è gratuita e c’è l’happy hour fino a tarda notte. Si tratta di un disco pub molto carino al primo piano di un terrazzo con palazzo esterno, si beve, si balla e fanno spesso concerti. Quella sera abbiamo il piacere di conoscere un gruppo locale, gli Amaru Pumac Kuntur, una mescolanza di musica andina etnica a sfondo rock. Restiamo fino alla fine del concerto perché io devo assolutamente avere il cd. Scopriremo che questo gruppo stava partecipando a un importante concorso peruviano per gruppi emergenti.

30/09/2013

Giornata rilassante. La sveglia oggi suona più tardi, ci voleva! Alle 11 ci muoviamo con calma dall’albergo dopo una colazione non molto soddisfacente, e partendo dalla Chiesa di San Blas andiamo a scoprire le bellezze di Cuzco. Scendiamo per la strada della pietra dai 12 angoli, ma oltre a quella è veramente impressionante il metodo di costruzione inka con questi massi enormi incastrati perfettamente l’uno sull’altro. Si dice che in mezzo non ci passi nemmeno un foglio di carta. Plaza de Armas sa incantarci anche di giorno, ma nonostante questo non compriamo il boleto religioso ed evitiamo di entrare nelle chiese, ci basta vederle dall’esterno. Andiamo a vedere il Qorichanqa, le mura sono sempre impressionanti ma non è rimasto un granché… ammetto, non siamo grandi esperti di arte e ci basta un quarto d’ora. Arriviamo fino al mercato San Pedro e dopo un’attenta scelta ci fermiamo a mangiare un ottimo piatto di pesce per 3.50 soles a testa.

Al ritorno sbrighiamo alcune commissioni: compriamo il boleto turistico intero per entrare sia nelle 4 rovine di Cuzco che nei luoghi più importanti della valle sacra, dopodiché ci rechiamo in Plaza de Armas a ritirare i nostri biglietti per Machu Picchu da Incarail, acquistati prima di partire. Però non sono validi quelli stampati, perciò bisogna recarsi a cambiarli il giorno prima.

Non siamo ancora soddisfatti e andiamo in albergo a fare un riposino. La sera ci dirigiamo al centro Qosqo di Arti Native per il tradizionale spettacolo, visto che è compreso nel boleto, ma ci facciamo scoraggiare dalla lunga coda e non ritorneremo mai più. Visto che per prevenire i morsi della fame durante lo spettacolo, avevamo preso una empanada, non abbiamo gran voglia di mangiare, ma effettivamente che ci resta da fare?

Troviamo un’ex cevicheria (nel senso che è rimasta la vecchia insegna, ma dentro fanno tutto tranne pesce) in via del Rosario e prendiamo un’ottima Chaupa, io di pollo e Luca di carne, per il modico prezzo di 6 soles a testa.

A letto presto. Domani ci aspetta la valle sacra.

1/10/2013

Chiamiamo un taxi dall’albergo che avrebbe dovuto solo portarci in una stazione di combis, ma dopo una lunga contrattazione col taxista ci accordiamo per 120 soles per fare l’itinerario Moray, Salinas e Ollantaytambo. Ci chiede se vogliamo fare una breve sosta anche a Chinchero e decidiamo di approfittarne; peccato che quello dove siamo non sia il mercato principale, ma un piccolo mercatino di amici suoi, dove ci accolgono con una piccola dimostrazione sui manufatti di lana e tintura; ovviamente ci sentiamo costretti a comprare ancora una volta qualcosa.

Alle 10.30 arriviamo a Moray. I terrazzamenti sono impressionanti. Uno è inaccessibile, ma negli altri si può scendere: io resto su a fare una foto al puntino Luca. Ci fermiamo una ventina di minuti e poi ripartiamo alla volta di Salinas, dove arriviamo alle 11.30.

Anche le saline sono sorprendenti viste dall’alto, sembrano un serpeggiante fiume di ghiaccio. Vale la pena anche l’ingresso di 7 soles, purtroppo escluso dal boleto turistico, vedrete ancora oggi i lavoratori che raccolgono il sale dalle saline.

Alle 12.45 arriviamo a Ollantaytambo e cerchiamo un posto dove mangiare dopo aver girovagato per le viuzze ciotolate. Mangiamo al Puka Rumi: 18 soles per un ottimo Aji de Galina e 19 per un altrettanto buon burrito di pollo. Il servizio un po’ lento, il personale è quasi assente: cucinano al secondo piano e per minuti interminabili ci siamo chiesti se sarebbe mai venuto qualcuno a servirci.

Dopo pranzo passiamo un’oretta a visitare le rovine di Ollanta. Dalle cartoline me le aspettavo molto più piccole, invece sono parecchio alte e meritano una visita con calma.

Alle 16.37 abbiamo il nostro treno per Aguas Caliente. Costo circa 90 dollari a/r, un po’ meno di Perù rail. I sedili non sono molto larghi ma le bibite sono incluse nel prezzo del biglietto. Il panorama fuori è spettacolare: i paesaggi cambiano e nel giro di due ore si arriva nella giungla.

Hostal Varyoc, Av. Imperio De Los Incas N° 503

Il personale è molto gentile. Ci sono venuti a prendere alla stazione dei treni e lungo il tragitto a piedi verso l’albergo, di soli 5 minuti, ci hanno spiegato dove acquistare i biglietti e prendere l’autobus l’indomani mattina per andare a Machu Picchu. Acqua calda 24/24. Servono la colazione (succo fresco incluso) a qualunque ora, quindi non preoccupatevi se dovete alzarvi alle 4 per salire sui primi autobus. La stanza è spaziosa mentre il wi fi nelle camere non prende molto bene.

La sera facciamo una passeggiata per Aguas Caliente cercando un ristorante, il paese è carino ma molto, troppo turistico. E’ impossibile trovare un ristorante a buon mercato e giriamo parecchio per trovare quello giusto.

Los Inkas Pub, Av. Pachacutec. Prendiamo un menù turistico per 11 soles ciascuno: uno con crema di asparagi, omelette e camomilla e un menù peruviano per 20 soles con papa a la huancaina e alpaca in salsa. Tutto nella media.

2/10/2013

Oggi è il grande giorno. Abbiamo deciso di non svegliarci proprio all’alba…che senso ha essere in coda alle 5 del mattino e dover attendere un’ora, quando scendendo alle 6.30, sali sul secondo autobus e alle 7 sei là? C’è una leggera nebbiolina, qualche goccia di pioggia che per fortuna sparisce presto dalla circolazione. Resta solo la nebbiolina a rendere tutto più suggestivo. E’ adrenalinico anche il solo viaggio in autobus attraverso curve strettissime in cui spesso si incrociano anche gli autobus che scendono. Si sale per un breve tragitto a piedi di un quarto d’ora fino alla casa del custode, ma già prima alcune soste per panorami da cartolina. L’immagine che abbiamo visto mille volte in fotografia, quella cui ormai dovremmo essere abituati… ma nonostante questo Machu Picchu è una delle cose più meravigliose ed emozionanti che io abbia mai visto. La vista è spettacolare, poi ci si può perdere passeggiando nella città tra il tempio del sole e quello del condor, tra la scultura della montagna sacra e l’avvistamento di un inavvicinabile lama.

La visita complessiva dura circa 4 ore senza Wayna Picchu o la Montana, che non abbiamo fatto perché troppo poco in forma. Abbiamo fatto una breve passeggiata di 45 minuti a/r verso il ponte levatoio inka. Il percorso è abbastanza facile e permette una visuale diversa di Machu Picchu, anche se in alcuni punti è particolarmente stretto e gìù…meglio non guardare. Il ponte da i brividi, ora l’hanno chiuso perché qualcuno ci ha lasciato le penne e non stento a crederlo!

Consiglio pratico: oltre la consona bottiglietta d’acqua portatevi pure un paio di snack, ci sono un paio di zone con le panchine dove tutti mangiano anche se non si potrebbe.

I biglietti li avevamo acquistati un mese prima di partire online. Vi consiglio di seguire fedelmente le indicazioni che trovate su tripadvisor in proposito e non sbaglierete.

Alle 12.00 prendiamo l’autobus per tornare ad Aguas Caliente e, consigliati dalla Lonely Planet, cerchiamo un posto dove mangiare nella zona intorno allo stadio che, a parer loro, dovrebbe essere meno cara. Beh, se lo era qualche anno fa ora non lo è più. Dopo una lunga ricerca ed esserci anche alzati da un paio di posti perché non avevano la metà delle cose elencate nel menù, ci fermiamo in un posto qualsiasi col classico menù turistico, arrendendoci al fatto che qui proprio non è possibile spendere poco. Un alpaca a las finas a 25 soles e un menù a 15 soles con lomo saltado e palta rellena.

Alle 16.12 abbiamo il treno per Ollantaytambo, sempre con Inka Rail. Questa volta c’è solo un vagone, siamo in pochi, ma sempre di fronte alle stesse tedesche dell’andata. Quindi, arrivati ad Ollantaytambo, dividiamo un taxi per 4 per 20 soles a testa, 25 per portarci all’hotel, ma ci accontentiamo di arrivare in centro a Cuzco, tanto comunque dobbiamo mangiare. Peccato per le due tedesche che vogliono farsi portare in hotel….è di strada ma il taxista le fa comunque pagare i 5 soles in più.

Siccome in zona non troviamo nulla che ci ispira, andiamo a mangiare a San Blas, al Risto Naura, in calle Choquechacha 216. Il posto è piccolo e accogliente, c’è solo una ragazza che sembra fare tutto da sola, ma è così veloce che probabilmente c’è qualcuno nascosto in cucina. Ordiniamo un menù a 25 soles con un quarto di cuy, un antipasto, vino e dolce. Molto buono!

3/10/2013

Oggi sveglia tardi! Non sembra vero! E’ la volta di Pisaq. Sotto consiglio dello staff del nostro albergo, andiamo a piedi una mezzora fino alla stazione dei taxi collettivi. Il biglietto costa 4 soles a testa sola andata. Arrivati, cerchiamo di contrattare il taxi per salire e scendere dalle rovine ma si sono alzati i prezzi rispetto alle recensioni che avevamo letto prima di partire, circa del doppio, ovvero 25 soles solo per salire e 50 per salire e scendere. Troviamo un buon uomo che ci porta su per 18 soles. Le rovine non sono eccezionali, mentre la passeggiata per scendere offre splendidi panorami, anche se è molto impegnativa. Ci mettiamo circa due ore, col fiatone molte pause, anche perché più che una discesa è un sali scendi continuo. Pensavamo di essere fuori forma ma arrivati quasi in piazza troviamo le nostre amiche tedesche che hanno rinunciato…

Il brutto del Perù è che gli itinerari sono così turistici e predefiniti che a distanza di due giorni o di una settimana incontrerete sempre le stesse facce.

Per pranzo, visto che nei giorni scorsi abbiamo speso troppo, cerchiamo qualcosa di meno turistico possibile e la sig.ra Brigitta fa al caso nostro. Un abbondante e gustoso menù a 5 soles a testa con zuppa di gamberi (un paio per zuppa ma con un prezzo così non ci si può certo lamentare!!) e un revuelto di patatasi, che non sono patate…sappiamo che ci è piaciuto molto ma non abbiamo ancora capito cosa abbiamo mangiato.

Un’oretta dobbiamo dedicarla al mercato di Pisaq, contrattando ci portiamo a casa un tappeto a 100 soles, una tovaglia a 40, una bambolina a 5 e due richiami per condor a 3. Ora possiamo riprendere il collettivo e andare a fare un riposino.

La sera troviamo un altro posto carino in Calle Chiquechaca, il Keshka-Fé: 12 soles la palta rellena (avocado ripieno) e 18 il causa de tuna (tortino di patate ripieno di tonno).

4/10/2013

Anche oggi c’è tempo per riposarsi. Andiamo a prendere un collettivo che si chiama Sig. Huerto che si ferma alle 4 rovine di Cuzco. Paghiamo 1 sol a testa per farci lasciare a Tambomachay, la più lontana. Da lì andiamo a piedi a Puka Pukara, che dista solo 5 minuti; le due rovine sono visibili una dall’altra. Non ci entusiasmano, forse ormai abbiamo visto troppe cose meravigliose. Proseguiamo oltre grazie ad un altro passaggio del Sig. Huerto e ci fermiamo a Q’enko, struttura molto particolare, ovvero incomprensibile. Da lì facciamo un altro quarto d’ora di strada a piedi fino a Sacsayhuaman, struttura molto imponente con i classici massi che pesano tonnellate e perfettamente incastrati l’uno nell’altro.

Da qui in 5 minuti si sale al Cristo Blanco, in giornate come questa particolarmente suggestivo nel cielo azzurro con un raggio di sole che lo sfiora.

Il sig. Huerto ci accompagna anche al ritorno per 1 sol. La fermata in calle Recoleta è sopra il mercato di Rosaspata, più piccolo e meno turistico del San Pedro. Pranziamo abbondantemente con un menù ed è di nuovo ora del pisolino!

La sera vogliamo andare alla Cusquenita perché ci hanno detto che cucinano il cuy più economico. Arriviamo lì, a piedi parecchia strada, affamati. Ma non hanno niente di quello che c’è scritto nel menù. Sono giorni che cerco il maialino da latte e dovevano avere anche quello oltre il cuy. Oggi, non si sa in base a quale criterio, solo buffet per 45 euro con spettacolo turistico incluso. Ce ne andiamo. Preferiamo di nuovo un posto meno turistico nei paraggi, dove mangiamo bene e spendiamo 37 soles in due: crema agli asparagi, tacu con bistecca, papa a la huancaina e tallarin.

5/10/2013

Momento critico. Partenza con volo interno per Lima. I peruviani, a parte il karaoke e il pesce crudo, non hanno proprio imparato nulla dai giapponesi!! Non sanno stare in fila sulla destra sulle scale mobili, non sanno stare proprio in fila!! Anzi persino le innocue vecchiette ti superano, tutti ti superano, anche quando sei lì con la mano protesa verso la hostess per farti staccare il biglietto aereo, nonostante siano più bassi c’è sempre qualcuno col braccio più lungo del tuo. Maleducati.

A parte questo, 130 euro di volo interno con la Lan che offre degli snack, è andato tutto bene.

All’arrivo un ragazzo mandato dall’albergo ci viene a prendere per 50 soles. Ormai ci abbiamo preso gusto con questo servizio.

Hotel Kusillus

Nella zona di Miraflores, Av. Larco 655. E’ vicino al famoso centro commerciale in riva al mare. E’ un posto carino, hanno il wi fi, credenza e comodini (sembra una banalità ma è l’unico albergo dove li troviamo in Perù!). Nella descrizione c’era scritto che aveva anche la terrazza… che c’è ma murata!

Facciamo tutto molto velocemente perché vorremmo vedere qualcosa del centro di Lima, solo che la città è grande e ci mettiamo quasi un’ora a raggiungere il centro con l’autobus. Quindi, siccome è tardi, e c’è pure una processione religiosa che blocca il traffico, cerchiamo di vedere le chiese dall’esterno (alcune sono già chiuse, altre a pagamento) compresa la piazza centrale. Visto che vogliamo andare al circuito magico dell’acqua e non sappiamo quanto tempo ci vuole, ci fermiamo in un posticino vicino al monastero di San Francesco a mangiare la tanto agognata papa rellena per prevenire i morsi della fame, e ne usciamo molto soddisfatti!

Facciamo una lunga passeggiata e dopo aver chiesto a 3-4 persone troviamo il Parco del Circuito Magico dell’Acqua, ingresso 4 soles. E’ pieno di fontane colorate e danzanti, per questo occorre andarci dopo il tramonto. Ne vale veramente la pena. Ci sono alcune fontane dove si passa sotto, altre dove si può passare sopra, consapevoli del fatto che non si sa quando arriverà il prossimo schizzo. Meno entusiasmante, invece, è lo spettacolo della fontana centrale che dura 25 minuti. E’ troppo kitch.

Con un taxi a 18 soles andiamo a Barranco a cercare un ristorantino. Ne troviamo uno fantastico, questa è stata davvero una cena di lusso per i prezzi che ci sono in Perù. Il posto si chiama Arlotia, av. Grau 340, ristorante fusion vasco-peruana. Iniziamo con deliziosi antipasti di crostini misti (polpo e patate, avocado e gamberetti, funghi e formaggio); un risotto di calamari e una zuppa di mare; vino; dolce di cioccolato; pisco con cannella. Il tutto per 109 soles. Le porzioni sono medie rispetto ad altri posti dove ci hanno rimpinzato, ma si esce comunque sazi. Tutto ottimo e il personale è giovane e simpatico. Unica critica: cibo poco salato, ma questa è una caratteristica di tutti i ristoranti peruviani.

La notte è giovane. Proviamo a fare tardi con tutte le nostre forze in un locale di Barranco, ma dopo un cocktail ne usciamo sconfitti. Un taxi ci riporta nei pressi dell’albergo per 8 soles. Dico nei pressi perché avevamo dimenticato l’indirizzo e quindi abbiamo dovuto girare un po’ a piedi per ricordarci l’ubicazione esatta. E’ stata una lunga giornata.

6/10/2013

Questa mattina ci alziamo desolati in depressione pre-partenza. Il grigiore e il freddo di Lima non aiutano, come non aiuta essere tornati nel caos del traffico e del via vai di gente, dopo la pace dei paesini di montagna. E, causa chiusura domenicale, diventano vane le nostre speranze di consolarci in un centro massaggi.

Facciamo colazione al Caffé la Paz in Calle Lima 351 dove prendiamo un succo e una torta lussuriosa.

Per ammazzare il tempo andiamo al Centro Commerciale Larcomar ad ammirare i pazzi che fanno parapendio e i surfisti un po’ più lontani; ci infiliamo in una sala giochi a buttar via un po’ di monetine e poi cerchiamo un posto, dove mangiare.

Ci fermiamo allo Chefs Café, dove prendiamo 2 empanada a testa per 7 soles e 50 ciascuna (lomo e aiji de galina) e poi siamo magicamente attratti dal Suspiro Limena, un dolce di cui abbiamo tanto sentito parlare ma non avevamo ancora trovato da nessuna parte. Ci conquista, è un misto di meringa e crema, ma è talmente buono da essere indescrivibile (10 soles).

Tristemente torniamo a prendere i nostri bagagli, il taxi ci aspetta. Il nostro volo di Parigi è stato spostato di un paio d’ore. Unico inconveniente di un viaggio fortunato e perfetto.

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Canyon del Colca

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Huacachina

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Sacsayhuaman

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Nazca

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Paracas

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Machu Picchu

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Monastero di Arequipa



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