PERU’ e BOLIVIA 2001: l’ombelico del mondo

15 Maggio 2001: Ecco sono le 4:30 del mattino, inizia il viaggio in Peru', quasi incredulo, trovo ad accogliermi una Lancia K di colore blu con un autista in giacca e cravatta ... In meno di 40 minuti siamo in una Malpensa deserta !! Il prezzo ?? Solo 35000 Lire, poco piu' del costo della benzina. Voglio subito liberarmi dello zaino pesante e...
Scritto da: A V
peru' e bolivia 2001: l'ombelico del mondo
Partenza il: 15/05/2001
Ritorno il: 04/06/2001
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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15 Maggio 2001: Ecco sono le 4:30 del mattino, inizia il viaggio in Peru’, quasi incredulo, trovo ad accogliermi una Lancia K di colore blu con un autista in giacca e cravatta … In meno di 40 minuti siamo in una Malpensa deserta !! Il prezzo ?? Solo 35000 Lire, poco piu’ del costo della benzina. Voglio subito liberarmi dello zaino pesante e faccio il CheckIn, ad “accogliermi ” una “Claudia Shiffer” molto assonnata. Questa volta ho deciso, prima dell’ imbarco farò la tessera “mille miglia” di Lufthansa. Ore 8:45 : Arrivo a Francoforte, è una città circondata da un bosco immenso, dall’ alto si vede bene, come a Milano (sic!!). Ah, naturalmente qui il cielo è velato a Milano naturalmente pioveva ! Ore 9:20 Incontro il resto del gruppo al gate di imbarco per Lima, si sente lontano il vociare delle Gemelle Kessler (Franca e Milena). Rimango sempre piu’ stupito di queste due persone , mi raccontano che hanno fatto 2 volte il giro del mondo … Una volta in un senso e la seconda nel verso opposto ! … E non è finita, a Pasqua non sapevano cosa fare e sono andate in Uzbekistan ! non ho parole … Bruno, il ragazzo di Venezia ha circa la mia età , mi sembra molto introverso ma non abbiamo parlato molto. Sandro e Lauretta arrivano tenendosi per mano, si vede che stanno bene insieme. Ore 10:55 Decollo da Francoforte … Destinazione !?! Lima ovviamente. Ore 20:00 Stiamo sorvolando le isole del Mar dei Carabi, sono stanchissimo e non vedo l’ora di arrivare (ora prevista 00:30 circa). In proposito fino ad ora ho fatto riferimento all’ ora italiana. Ore 22:30 Stiamo sorvolando la foresta Amazzonica (Venezuela + Colombia) fra poco passeremo la linea dell’ Equatore. Anche da 11000 metri di altezza non si vede la fine di questo sterminato tappeto verde ! Ore 00:30 Siamo finalmente arrivati in aeroporto … Ma ecco subito il primo inconveniente, una delle gemelle K. (Milena) non vede arrivare la sua valigia … È rimasta a Francoforte, arriverà con il prossimo volo. Ci sistemiamo a casa di Marita alle 18:30 (ora locale) in un bel quartierino di Lima : il Barranco. La casa è accogliente e la camera la condivido con Bruno e … Buonanotte !!! 16 Maggio 2001: La sveglia è alle 7, cerchiamo di combattere da subito il fuso orario. Io, come al solito, ho un pochino di mal di testa e per colazione prendo solo un caffè. La mattina è dedicata alla visita di un quartiere autonomo ed “autoorganizzato” di Lima: Villa El Salvador. La massima autorità locale è l’alcalde che è equivalente al nostro sindaco e prende decisioni in materie amministrative. E’ un quartiere terribilmente povero, praticamente esistono enormi Favelas… Visitiamo una scuola elementare e i bambini ci accolgono subito festosi. Faccio una foto ad un gruppetto di scolari, altrimenti Paola mi dice che fotografo solo sassi ! Visitiamo anche una comunità per il recupero di tossicodipendenti, i letti sono assi di legno, mentre la “mensa” è costituita da sassi … Mi viene quasi da star male , meno male che andiamo via presto. A pranzo andiamo al pueblo di Pachacamac, dove ho mangiato riso, pollo e Yuca, una variante della patata americana … E come tale mi piace molto. Pachacamac è famosa per un centro religioso preincaico , sono i primi “sassi” Peruviani che vediamo. Il sito è immenso, anche se le rovine non sono eccezionali. Dal tempio del sole si gode una vista bellissima sulla costa Pacifica e la Panamericana. Il resto della giornata lo trascorriamo nella “comunità ” di accoglienza per bambine maltrattate di Daniela, una volontaria che lavora da26 anni in Peru’. Raccoglie bambine maltrattate, orfane o “semplicemente” disadattate. Le bambine stesse tornano a scuola per cercare in futuro di essere inserite in un miglior contesto sociale. Ci racconta le varie vicende di tutti questi anni di prima linea, il posto è molto accogliente. Approfittiamo del compleanno di una bambina per mangiare anche una fetta di torta … Tra le altre c’è anche Sttephanie una bambina down di 4 o5 anni, ha perso la madre quando aveva 3 anni e il padre, che se ne vergognava, la teneva chiusa in cantina. Adesso è anche seguita da una logopedista e una psicologa, naturalmente a pagamento. La comunità vive sui volontari e sui soldi di beneficenza che Daniela raccoglie anche in Italia. Lasciamo verso le 20 la comunità veramente entusiasti della visita, almeno io lo sono. La sera mangiamo in un ristorante argentino … Naturalmente carne ! (e patate …). 17 Maggio 2001: A colazione provo un succo di un frutto che non ho mai sentito: Guanabana/Chirimoya. La mattina la dedichiamo alla visita di un centro cattolico per bambini lavoratori, dove il bambino stesso lavora, pagato, per determinate attività, ad esempio la produzione di biglietti di auguri Natalizi. In questo modo riesce ad aiutare la propria famiglia e allo stesso tempo può continuare la scuola. Il centro stesso aiuta i bambini nei compiti o nel recupero. Mi sembra una buona iniziativa , seppur noi non siamo abituati ad associare la parola lavoro alla voce bambino; in questo contesto invece, è fondamentale per togliere il bambino dallo sfruttamento e fargli cosi’ proseguire l’ istruzione. Ad ogni modo alla fine ho comprato 10 biglietti. A Lauretta e Sandro brillavano gli occhi a vedere tutti quei bambini , anzi a loro brillano gli occhi ogni volta che ne incontriamo uno !! Hanno 3 figli, anzi 4, l’ultimo è un bambino down (Umberto) che hanno adottato quando aveva 15 mesi … Ora ha 16 anni. Ad essere sincero invidio queste due persone per come affrontano e gestiscono la propria vita. Successivamente siamo andati al Museo De La Nacion , dove viene tracciata l’intera storia del Peru’ Precolombiano, fino agli Incas. Una visita veloce ma istruttiva. Per pranzo finalmente andiamo verso il centro e visitiamo Plaza Major con la cattedrale, Santo Domingo e il suo bellissimo chiostro ed infine San Francisco con le sue catacombe contenenti migliaia di ossa. La sera andiamo a letto presto domani ci dobbiamo svegliare alle 4 per andare a Parajas. 18 Maggio 2001: E’ ancora buio e stiamo già percorrendo la Panamericana con direzione Parajas. Siamo noi 6 su un vecchio pulmino Volkswagen piu’ Marita e Artemio (l’ autista). Alle 8:30 arriviamo dopo circa 3 ore d’ auto, ma il cattivo tempo blocca le partenze in barca per le isole Ballestas, riserva naturale di questa zona. Partiamo finalmente verso le 10:30, sono seduto al solito vicino a Bruno e spettegoliamo ridendo sul modo curioso di tradurre dallo spagnolo/inglese al veronese di Milena. Il motoscafo parte lentamente con una entusiasmante prima tappa: il candelabro. Si tratta di un disegno enorme sulla sabbia (180m x 60m) che ricorda un candelabro. Si puo’ vedere dal mare e non si sa chi lo ha fatto, forse popolazioni preincaiche, forse i pirati o forse gli UFO dice Franca. Continuiamo la gita verso le isole dove troviamo una infinità di pellicani e altri volatili peruviani. Il guano prodotto viene utilizzato come fertilizzante naturale. La cosa piu’ bella delle isole Ballestas, oltre alla natura incontaminata, sono la grossa colonia di leoni marini che popolano le rocce. Ritorniamo verso le 12:30 ed andiamo a pranzare a Pisco. Nel frattempo Marita ci prenota ci prenota il volo aereo sulle linee Nazca per il giorno successivo … Sia io che Bruno siamo convinti che prenotando direttamente sul posto si spenderebbe di meno dei 40 dollari richiesti, ma comunque per buona pace di tutti accettiamo. Alle 16:30 abbiamo il pullman per Nazca, quindi salutiamo Marita e Artemio e ci “accampiamo” alla stazione … Con i tempi peruviani il bus arriva e parte alle 17;15 (ora prevista di arrivo 20:30). L’ albergo di Nazca si chiama El Mirador, subito ci fondiamo in camera per fare la doccia … Nessuno ha voglia di mangiare e uscire, solo io e Bruno andiamo a fare una passeggiata per il pueblo; rispetto agli altri posti cha abbiamo visto è una cittadina molto piu’ vivibile, senza troppe baracche. Ovviamente ed è inutile dirlo troviamo un’ agenzia che per 20 dollari ci faceva sorvolare le linee … Sono le 23 quando andiamo a letto, domani la sveglia è alle 7. 19 Maggio 2001: Il signor Armando Perla è puntualissimo, alle 7:30 ci spetta fuori dall’ albergo “El Mirador” per portarci all’ aeroporto. Non nascondo che il sorvolo delle linee Nazca è uno degli scopi del viaggio, allo stesso tempo però non nascondo un certo timore di salire su quei mini-aeroplani a elica. All’ aeroporto ci dividono in 2 gruppi da 3, io sono con franca e Milena , il secondo gruppo è formato dai restanti Bruno, Sandro e Lauretta che ha una faccia talmente terrorizzata da risultare indescrivibile … Ecco ci siamo l’aereo si stacca da terra, io sono seduto vicino al pilota, Franca e Milena dietro. Non facciamo in tempo a pensare che siamo in vista delle prime linee, viste da quassu’ sembrano veramente piste di atterraggio e pensare che sono state fatte spostando i sassi arroventati dal sole per lasciar scoperta la sabbia sottostante del deserto. Ma ecco la scimmia, il cane, il colibri’, il ragno è fantastico …. Ho un pochino di nausea nonostante il digiuno, Franca e Milena hanno due stomaci d’acciaio. Atterriamo abbastanza tranquillamente e facciamo ritorno in città dove ci aspetta il pulmino che ci porterà in pieno deserto a visitare il cimitero di Chauchilla. Si tratta di buche con dentro i resti mummificati di persone della civiltà Nazca. Ci sono ossa umane ovunque sparse nel deserto, questo grazie ai danni fatti dai tombaroli. Gli archeologi hanno radunato alcuni resti in tombe ricostruite. Il giro è interessante anche perché fatto nel deserto. Torniamo verso le 13 dove ci aspetta il pranzo. Dobbiamo aspettare le 21 quando partirà il nostro bus notturno per Arequipa. Passiamo 2 ore io e Bruno in un internet cafè mentre gli altri tornano in albergo. Ci ritroviamo giusto per visitare il museo locale gestito e finanziato da italiani. Dopo cena ci avviamo alla fermata del bus ma … Non arriverà alle 21 ma alle 22 … Tempi peruviani !! … Finalmente si parte. 20 Maggio 2001: Ad Arequipa arriviamo alle 6 di mattina, si sente dall’ aria fredda che siamo a 2500m. Telefoniamo subito al nostro “contatto” per le camere dove dormire, dice che arriverà in un quarto d’ora, speriamo non con ora peruviana … Abbiamo subito una sgradita novità, 3 di noi dormiranno a casa sua altri 3 in un posto non ben definito … Ci penseremo, per ora facciamo un giro nei dintorni della città, finalmente posso ammirare “El Misti” il vulcano che con i suoi 5800m sovrasta la città. Per il resto una gita inutile e noi siamo piuttosto stanchi. Così decidiamo di trovarci un alberghetto in centro, con 3 camere tutte fornite di bagno. Visitiamo la splendida cattedrale bianca di Plaza de Armas e soprattutto il Monastero di Santa Catilina dove ogni secondogenita di ogni famiglia benestante veniva rinchiusa per diventare monaca … con o senza il suo parere. Praticamente mi vien da dire che venivano murate vive all’ interno anche se il monastero è splendido. In serata prenotiamo la visita al Canon del Colca, dove potremo vedere i condor; staremo “fuori” domani e dopo in modo da poter vedere questi enormi volatili il mattino presto. Per farlo dovremo passare un punto che è a 4800m … Speriamo in bene per il mal di montagna … In proposito, oggi Lauretta non ci ha seguito nei vari spostamenti, ha continui giramenti di testa, sembrano i classici sintomi del mal di montagna, forse domani non verrà. Per combattere questi sintomi bisogna bere il “mate di coca” è buonissimo, ne porterò a casa delle bustine da dare a Paola. 21 Maggio 2001: Purtroppo Lauretta non ce la fa, speriamo migliori, anche Sandro quindi decide di non venire. Forse riusciremo ad ottenere un parziale rimborso, ad ogni modo alle 8:30 si parte, i primi 60/70 Km sono su strada asfaltata, i restanti 100Km su strada sterrata. Il gruppo è composto da me, Bruno, Franca e Milena + 2 argentini, 2 danesi e 6 israeliani. La prima tappa è a quota 3600m di altezza per vedere un branco di vigogne allo stato selvatico. Per ora non mi sembra di aver sintomi di mal di montagna. La seconda tappa è un piccolo luogo di ristoro a quota 4300/4400m: come essere quasi in cima al Monte Bianco … Beviamo il mate di coca perché dobbiamo spingerci ancora più in su prima di iniziare la discesa. Passiamo in paesaggi andini da favola, intorno abbiamo pochissima vegetazione è praticamente un deserto d’alta quota, allo stesso tempo ci circondano le splendide vette delle Ande Centrali: Pichu Pichu (4800m), il vulcano El Misti (5800m) e il Chachani (6100m). Ma ecco in meno di 1/2 ora arriviamo al passo più alto: 4800m. Usciamo e subito Franca e Milena vengono colte da giramenti, ma poi passa. Io e Bruno abbiamo un lieve mal di testa dovuto all’ aria rarefatta. Il paesaggio attorno è da favola. Inizia la discesa verso Chivay (3600m) , qui, dopo aver mangiato e sistemato la valigia in albergo, faremo un bagno nelle fonti termali di acqua calda del paese (tipo Saturnia, Paola ne sarebbe invidiosa). L’ acqua sulfurea della vasca infatti è di circa 35/40 °, passiamo qui un paio d’ore e facciamo amicizia con i 2 ragazzi argentini. Sono 2 giornalisti, vanno in giro per il Sud America e vendono i loro articoli a delle riviste di turismo, è un buon modo per stare insieme … Lo proporrò a Paola. La chiacchierata continua anche durante la cena in un ristorante tipico, andiamo a letto alle 10, domani la sveglia è alle 5. 22 Maggio 2001: C’è un gelo incredibile, l’acqua è ghiacciata, ci saranno -2, -3 °. Facciamo colazione con il solito mate de coca e partiamo per la visita al canyon scavato dal fiume Colca. In alcuni punti panoramici lo strapiombo arriva a 3000m , non esiste niente del genere al mondo, non per niente è il canyon più profondo del pianeta. Ai lati si vedono tutti i terrazzamenti ideati dagli Incas per la coltivazione di vari prodotti (mais, patate …). Arriviamo alla fine nel suo punto più profondo (di quelli visitabili): la Cruz Del Condor. Qui, come dice il nome, si possono avvistare questi enormi volatili … Ci fanno aspettare 1 ora ma … Alla fine eccoli planare nel canyon alla ricerca di cibo … O forse sono solo esibizionisti e si vogliono far fotografare. Continua il mio leggero mal di testa e ho il fiatone ogni volta che faccio uno sforzo, insomma non ci siamo ancora abituati a queste altitudini, infatti Bruno è nella mia stessa situazione, Franca e Milena, a loro dire, pensavano di morire questa notte. Consumiamo un anonimo pasto in un’ anonima trattoria, continua però il piacevole scambio di idee con la coppia argentina. Il ritorno dura 4 ore su strada sterrata : una tortura per lo stomaco. Ad Arequipa ci aspetta una sgradevolissima sorpresa: in albergo assieme alle nostre valigie troviamo un biglietto di Sandro con scritto che sono tornati a Lima, il medico infatti ha sconsigliato di proseguire il viaggio ad alta quota. Al momento non sappiamo se sono tornati a casa o si sono invece fermati. Bel modo per festeggiare i 30 anni di matrimonio. Alla sera comunque tutti a letto presto, domattina ci aspetta l’aereo per Cusco. 23 Maggio 2001: Ho passato una notte terribile, mi mancava l’aria, mi sentivo soffocare: praticamente ho passato tutta la notte con gli occhi aperti. E’ uno dei sintomi del mal di montagna, nonostante siamo ad Arequipa. Arrivano comunque le 6 e ci dirigiamo verso l’aeroporto, sono in stato comatoso e mi gira la testa, faccio ancora molta fatica a respirare. L’aereo parte con 1/2 ora di ritardo e in 25 minuti siamo a Cusco, la capitale imperiale degli Incas. Dopo aver preso la coramina mi sento un pochino meglio. Arriviamo al Caith di Vittoria Savio, una piemontese cha da anni raccoglie bambine con diversi problemi per farle studiare e insegnarle il mestiere di collaboratrice domestica , in questo modo hanno più probabilità di trovare lavoro. Vittoria è una donna anziana ma molto energica e le stanze che ci mette a disposizione sono più che confortevoli. Ci riposiamo circa 1 ora e poi ci dirigiamo in taxi verso il centro. Abbiamo tutti e quattro problemi di respirazione, perciò ci muoviamo con molta calma. Dopo aver mangiato visitiamo la cattedrale, la chiesa di San Francisco, la chiesa della Compania, la Merced e il museo di Santa Catilina. Cusco è meravigliosa … L’ultima tappa per me è il vicolo di Loreto con ancora dei muri inca da un lato e dall’altro. Bruno, Franca e Milena proseguono a visitare altri musei che a me onestamente non interessano e in più non mi voglio sforzare eccessivamente, perciò prendo un taxi e torno al Caith. Questa sera ci aspetta una cena con Vittoria che, oltre a dei suggerimenti sulle prossime visite, ci illustrerà come funziona la sua istituzione. Tra parentesi, oggi Milena ha recuperato la sua valigia smarrita a Lima. Vittoria prepara una splendida cena all’ italiana (tagliatelle con ragù) e poi ci mettiamo a chiacchierare, io e Bruno conversiamo fino a mezzanotte, si parla di argomenti più vari, il progetto del Caith, il viaggio e del passato di Vittoria (era un’ insegnante di matematica e fisica al liceo) Finalmente di notte dormo qualche ora (nonostante il freddo). 24 Maggio 2001: Dopo un’ abbondante colazione fatta di pane, burro e marmellata con ovviamente mate de coca, ci avviamo a visitare 4 siti archeologici fuori Cusco: Tambo Machay, Puca Picara, Qenko e Sacsayhuaman. Non nascondo una certa emozione, l’ultimo di questi siti, che è anche il più importante rappresenta uno degli scopi del mio viaggio dal punto di vista archeologico (gli altri sono Nazca, Ollataytambo e Machu Pichu). Arriviamo con un bus locale fino al più lontano (8 Km circa da Cusco) a quota 3700m. Da qui scenderemo a piedi e/o in bus di nuovo a Cusco, fermandoci però nei vari siti. Dei primi tre restano poche cose ma Sacsayhuaman è spettacolare con le sue altissime mura a zig zag , formate da pietrosi enormi e incastrate perfettamente l’una nell’ altra, tanto da non poterci passare neanche un foglio di carta. le vie di Cusco e il museo regionale costruito nella casa di Garcilasio De La Vega, il più importante cronista della storia degli Inca. La sera, Vittoria ci prepara polenta e brasato, noi portiamo un ottimo vino cileno. Il cibo è veramente eccellente e poi è italiano. Finalmente dormo tutta la notte: credo di essermi ambientato a queste altezze. 25 Maggio 2001: Verso le 9, dopo la solita abbondante colazione, prendiamo un bus locale per Pisac. Viaggiamo con galline, tortore e altri animali, comunque è così che si entra più in contatto con i locali. Domenica a Pisac visiteremo il famoso mercato, per ora ci limitiamo alla visita delle sue rovine incaiche. Lasciato il bus, un taxi ci accompagna sulla rocca sovrastante la città, da qui si vede Pisac e il rio Urubamba, il fiume che taglia in due la Valle Sacra. Vedere le rovine di Pisac è quasi come vedere il Machu Pichu, sono infatti arroccate su un monte (3440m) ed esiste una forte distinzione tra abitazioni di contadini, artigiani e quelle dei sacerdoti e inca locale (vicino al solito tempio del sole). La visita dura circa 2 ore e 1/2 tra un continuo saliscendi tra le rocce. Franca e Milena le vedo particolarmente provate. Riprendiamo un secondo autobus con galline ed arriviamo ad Urubamba, da qui cambiamo bus diretti alla fortezza incarica di Ollataitambo. Qui ci fu l’unica sconfitta spagnola da parte degli Incas, ma la gioia durò molto poco. Le rovine sono bellissime e si capisce perché gli spagnoli faticarono tanto … Mangiamo in un ristorantino locale e alle 20:25 prendiamo il treno che ci porterà ad Agua Calientes, la cittadina ai piedi del Machu Pichu. Arriviamo alle 22:30 e troviamo da dormire in un alberghetto economico ma pulito. Domani ci aspetta la visita al Machu Pichu . Tutti i paesi che abbiamo attraversato oggi, a partire da Pisac, costeggiano il Rio Urubamba : siamo nella parte amazzonica delle Ande. 26 Maggio 2001: Ci alziamo prima delle 6 , in modo da prendere i primi bus che portano al Machu Pichu. Prima però telefono in Italia: oggi è il compleanno di Paola. L’autobus inizia la lenta ascesa su una strada scavata nella montagna: attorno c’è solo una immensa foresta. Arriviamo in 25 minuti compriamo il biglietto di ingresso da un “bagarino” che ci costa 10 dollari invece dei 20 normali. Vogliamo arrivare velocemente alla “capanna del custode della roccia funeraria”, è un posto panoramico spettacolare, da qui vengono scattate le più famose foto: si vedono le rovine dall’ alto con lo sfondo del monte “Huayna Pichu”. Tutt’intorno montagne ricoperte da una fittissima vegetazione e in fondo alla valle si snoda a serpente il Rio Urubamba. Restiamo 20 minuti circa poi iniziamo la visita al sito, le vasche cerimoniali, il tempio del sole, il tempio della luna, la Piazza sacra; tutto tenuto e/o ristrutturato benissimo. Io e Bruno facciamo anche una passeggiata costeggiando il monte opposto al Huayna per vedere il ponte Inca. Non è un granchè ma la passeggiata nella foresta è molto bella. Insomma arrivano le 12, inebriati dal posto abbiamo passato 5 ore nel sito. Decidiamo di prendere il treno delle 15 per Cusco perciò scendiamo ad Agua Calientes, dove mangiamo e dopo ci accorgiamo che nell’alberghetto dove avevamo dormito, qualcuno aveva rovistato nei nostri zaini. Non manca niente, probabilmente cercavano soldi. Perdiamo il treno delle 15 perché aspettavamo in un punto sbagliato, poco male prendiamo quello delle 15:20 .E’ curioso il modo di procedere a zig zag del treno quando deve salire ripidamente: marcia indietro, avanti, indietro … Arriviamo un pochino sballottati a Cusco alle 19:30. Vittoria ci accoglie con dell’ ottima pasta, ne mangio 2 piatti colmi: è la prima volta che mangio così tanto da quando sono in Perù. Il resto della serata trascorre con la solita chiacchierata: Vittoria è una donna di grossa cultura e di fermi principi, il Caith è un posto molto accogliente. 27 Maggio 2001: Oggi è giorno di mercati , perciò affittiamo un taxi per una intera giornata (soli 100 soles). Andiamo prima di tutto a Chinchero dove c’è un mercato dove vendono tutti i prodotti locali: maglioni, borse, tovaglie, guanti … Approfitto per prendere i primi regali. Visitiamo poi il paesino circondato completamente da montagne, vette che raggiungono i 6000 metri. Il pueblo è tranquillo e la gente mi sembra accogliente. Ci sono alcune rovine interessanti, proseguiamo per Moray, dove ci sono dei terrazzamenti agricoli a forma di cerchi concentrici per garantire una diversa umidità ad ogni coltura. La strada per arrivarci è completamente sterrata ma i paesaggi sono veramente belli. Da qui ci dirigiamo ad Urubamba dove mangiamo un discreto pasto, io Milena e Franca del riso con del pollo alla piastra, mentre quella “fogna” di Bruno ha mangiato del maiale arrosto con varie salse (Chicarron). In serata arriviamo al mercato di Pisac, molto grande, molto bello, ma anche molto turistico. In serata compriamo anche il solito vino cileno … È il compleanno di Vittoria … Ma lei non ci tiene a farlo sapere. 28 Maggio 2001: Questa mattina visiteremo la comunità agricola di Zurite, un paesino distante una 50 di chilometri da Cusco. Prendiamo il solito bus con galline che si ferma ad ogni panchina, ad ogni persona che sembra chiamare l’autobus invece si stava grattando la testa, si ferma per gonfiare le gomme o per caricare il granoturco … Insomma arriviamo a Zurite alle 10:30 . La comunità agricola è gestita da 2 italiani (marito e moglie) di nome Alessandro e Michela, hanno 29 anni e sono dei volontari di un’associazione di Brescia. Sono a Zurite da quasi 3 anni, quando sono arrivati erano appena sposati e ora hanno 2 figli (uno di 1 anno e 10 mesi, l’altra di 1 mese) avuti qui in Perù (in casa non in ospedale !). A dicembre termineranno il loro periodo e arriveranno altri 2 italiani. In queste comunità insegnano ai locali una serie di tecniche agricole, l’allevamento, la produzione di pane e dolci, le nozioni di base di economia e soprattutto un pochino di autostima (sia a uomini che donne). Producono autonomamente grano, pane, dolci, maglioni e allevano mucche, maiali e porcellini d’india. In questa “missione” sono aiutati da altre 10 persone del luogo. Hanno anche una serra e una falegnameria. Insomma è un’azienda agricola indipendente che vive su donazioni dall’ Italia e sul proprio lavoro. Non credo che chiederò mai a Paola una cosa del genere, non tanto perché lei non se la senta, quanto perché più probabilmente non me la sentirei io. Mangiamo, e nel primo pomeriggio Alessandro ci riaccompagna in macchina a Cusco, dove facciamo le ultime spese e compriamo i biglietti del bus per Puno. Domani alle 8 parte il nostro nuovo viaggio per il lago Titicaca. In serata Vittoria mi ha detto che le sarebbe utilissimo avere una psicologa per le sue bambine … E se deve aspettare un paio di anni che Paola si specializzi … Lo farà. 29 Maggio 2001: Salutiamo piuttosto tristi Vittoria e le sue ragazze, mi ha fatto promettere che avrei parlato con Paola della situazione … Io lo annoto sul diario, così tanto per non scordarmelo. Il bus della Ormeno parte puntuale alle 8:30, ci vorranno più di 6 ore per arrivare a Puno. Passiamo tra le vette innevate delle Ande, tra minuscoli paesini, sempre costeggiando la ferrovia del treno. Alle 14 arriviamo ad Juliaca e 1/2 ora dopo avvistiamo il lago Titicaca … Puno è vicina. Siamo a quota 3850 metri e per arrivare qui abbiamo valicato passi anche superiori ai 4400 metri. Troviamo un albergo molto confortevole e soprattutto ben esposto al sole pomeridiano. Qui a Puno c’è un’escursione termica pazzesca, si passa da +26/27° durante il giorno ai -3/-4° durante la notte. Il resto del pomeriggio lo trascorriamo visitando quelle poche attrazioni che la città offre e discutendo sui programmi per i prossimi giorni. Dopo cena tutti nel proprio caldo letto. Questa sera ho inaugurato il mio maglione e i miei guanti d’alpaca. 30 Maggio 2001: Partiamo verso le 9:30 per la visita alle isole galleggianti Uros, siamo in tre perché Bruno è partito questa mattina presto per visitare l’isola di Taquile. A noi non interessava molto quindi ci siamo divisi.. Il bus ci accompagna al porto, dove vediamo finalmente il lago Titicaca in tutta la sua vastità. A dire il vero come prima visione non è un granchè, ci sono un mucchio di alghe verdi galleggianti e la solita immensità di spazzatura. La lancia parte regolarmente, visiteremo 3 isole galleggianti , cioè non formate da terra ferma ma da un intrico di canne (tortora), dove vivono gli Uros. Con la tortora, oltre alle isole, questa gente si costruisce anche case e barche. La visita dura circa 3 ore, il panorama del lago attorno alle isole non è male, ma hanno subito una commercializzazione eccessiva, infatti ad ogni isola ci sono decine di isolani che ci aspettano per venderci di tutto. Alle 12:30 siamo di nuovo nel porto di Puno. Ci riposiamo qualche minuto e dopo un pasto veloce, arriviamo giusto in tempo per salire sul bus che ci porterà a visitare le rovine di Sillustani. Si tratta di una necropoli del popolo Cholla che non parlava Quechua, come le popolazioni fino ad ora incontrate, ma l’Aymara. Le tombe erano enormi cilindri di pietra alti fino a 12 metri. Sul bus faccio amicizia con una ragazza estone (Monika) e ci raccontiamo, in inglese, i rispettivi viaggi. Viaggia da sola e ha la classica fisionomia finnica; è in giro da ottobre quando ha comprato un biglietto aereo per il giro del mondo, Londra, India, Cina, Malaysia … Argentina, Cile, Bolivia ed ora Perù. Le prossime tappe Ecuador e poi Rio de Janeiro in Brasile. Da qui tornerà in Estonia a metà luglio. La visita a Sillustani dura circa 1 ora e poi si fa ritorno a Puno verso le 18. Di sera ceno con Monika e la sua compagnia, mangiamo una discreta pizza e si continua la conversazione interrotta nel pomeriggio. Lei domani partirà per Cusco, noi per la Bolivia !! 31 Maggio 2001: Partiamo da Puno alle 7:00 alla volta di Desaguadero l’ultima città peruviana prima del confine con la Bolivia. Costeggiamo tutta la riva meridionale del lago Titicaca , ammetto che fuori da Puno è veramente un lago splendido. Arriviamo a Desaguadero alle 9:15, subito ci rechiamo presso l’ufficio dell’immigrazione boliviana per il visto. Compilata la solita carta ci vogliono pochi minuti per ottenerlo … Cambiamo anche dei dollari in Bolivianos, la moneta locale. Il Desaguadero boliviano è quanto di più sporco abbia mai visto e il bus per Tiwanacu idem. Ci fermano 2 volte per il controllo passaporti, comunque in 1 ora circa arriviamo al bivio per Tiwanacu (circa 4000m di altezza), mentre il bus scalcinato prosegue per La Paz. Dopo 20 minuti a piedi arriviamo alle rovine … Uno dei miei sogni si sta realizzando. Visitiamo prima il museo, poi finalmente entriamo, una collinetta nasconde ancora sotto la sua terra una piramide e proprio di fronte il Kalasasaya, una specie di fortino in muratura al cui interno ci sono vari idoli (Viracocha?) e la celeberrima Porta del Sole, con tutte le sue incisioni che tuttora fanno discutere. Io e Bruno ci fermiamo a lungo a guardarla. Il resto delle rovine di Tiwanacu non mi sembra eccezionale, Porta della Luna compresa. Usciti dal sito prendiamo qualcosa da mangiare e dopo una ventina di minuti arriva il minibus che ci porterà alla capitale della Bolivia: La Paz. In un ora e mezza di viaggio ci godiamo un paesaggio splendido con le vette innevate della Cordigliera Reale. La Paz vista dall’ alto è un agglomerato immenso di case dal fondo valle (3500m) fino ad arrampicarsi sulle montagne circostanti, il tutto con lo sfondo di altre montagne di quasi 7000 metri. Non abbiamo il tempo di guardarci in giro che saliamo al volo sul minibus che ci porterà a Copacabana, la bellissima città portuale Boliviana sul lago Titicaca. Ci vogliono circa 3 ore e mezza di viaggio di cui una piccola parte in barca. Arriviamo alle 20:30 a Copacabana, troviamo un albergo, mangiamo svogliatamente qualcosa e andiamo subito a letto. Anche se solo Franca ammette di essere stanca, oggi solo di bus abbiamo passato circa 8 ore. 01 Giugno 2001: Ci alziamo la mattina presto, verso le 6:30, perché dobbiamo cambiare i dollari in Bolivianos, far colazione e partecipare alla gita all’Isola del Sol, che parte alle 8:15. Franca e Milena decidono di non partecipare, sono troppo stanche dal giorno prima, così partiamo io e Bruno. La barca impiega circa 1ora ad arrivare all’isola del Sol, dove sarebbe nato il primo Inca, Manco Capac, fondatore della città imperiale di Cusco. L’isola è molto spoglia, ci arrampichiamo fino alla cima per godere di una bellissima e ampia visione del lago Titicaca. Il ritorno a Copacabana dura più o meno lo stesso tempo dell’andata. Le gemelle K decidono di prendere il bus turistico delle 14 per tornare a Puno, io e Bruno restiamo un paio d’ore in più a Copacabana per fare qualche compera, raggiungeremo Puno con i mezzi indigeni. Il primo bus per la frontiera tra Perù e Bolivia passa su sentieri sterrati e il visto di ingresso in Perù ci costa solo 5 minuti. A questo punto prendiamo un minibus per Yunguyo, la città peruviana più vicina. Da qui un bus in 2 ore e mezza ci porta a Puno. Arriviamo alle 18:30 dopo questa piccola odissea, in più ho male alle ginocchia, i bus locali sono così stretti !! Ci riuniamo tutti e 4 per cena finalmente, dopo una doccia rilassante nello stesso albergo usato nei giorni precedenti e che ci aveva tenuto zaini e valigie grosse. Ancora una volta, piuttosto stanchi, si va a letto alle 22 … Domani c’è un aereo che ci aspetta. 02 Giugno 2001: Oggi non abbiamo molto da fare, dobbiamo solo aspettare le 14:45, quando un aereo dell’Aviandina ci riporterà a Lima. Bruno decide di andare a vedere Sillustani, ci rincontreremo in aeroporto. Io rimetto in ordine lo zaino e poi decido di fare le ultime compere a Puno assieme a Milena e Franca. Il minibus per l’aeroporto di Juliaca passa attorno alle 12 … Mangiamo qualcosa in aeroporto dopo il Check-In e poi si parte, con scalo intermedio ad Arequipa. Il volo non è molto gradevole, l’aereo vira a destra poi a sinistra, poi ancora a destra … Si balla un pochino con i soliti vuoti d’aria, il tutto dura circa 1 ora e mezza. A Lima ci attende Marita che subito ci porta a scaricare i bagagli a casa sua, nel Barranco, quartiere centro-meridionale della capitale. La serata la trascorriamo al “El Ekeko”, il locale-ristorante di Marita, con musica creolo-preuviana dal vivo. Il cibo non è male ma la musica ha melodie una simile all’altra, molto ‘mielose’ e che parlano sempre di amori finiti, iniziati, sospesi, trascurati … Andiamo a letto verso mezzanotte. 03 Giugno 2001: Facciamo colazione abbastanza tardi nonostante ci fossimo svegliati presto, ne abbiamo approfittato per mettere in ordine i bagagli. Franca e Milena con Marita fanno un giro in macchina, mentre io e Bruno ci facciamo lasciare in centro. Cerchiamo di visitare le chiese che non avevamo visto all’inizio: tutto inutile, oggi è giorno di elezioni in Perù (il ballottaggio tra Toledo e A. Garcia), sono tutte chiuse, ci dobbiamo accontentare di vedere la facciata ! torniamo in taxi a casa di Marita giusto in tempo per caricare i bagagli nel suo furgoncino e partire per l’aeroporto. Terminata la coda per il Check-In è già quasi ora per l’imbarco … Salutiamo Marita e ci avviamo al controllo passaporti, appena prima di salire sull’aereo ci giunge notizia che avrebbe vinto Toledo … speriamo riesca a fare qualcosa per questo paese … Sono abbastanza contento che non abbia vinto Garcia: era già stato presidente e aveva sottratto allo stato un sacco di soldi. Salutiamo il Perù, ci aspettano 13 ore di aereo fino a Francoforte … E da qui in 2 ore finalmente a casa (04 Giugno 2001).


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