Persia fai da te: “Welcome to Iran!”

Questo viaggio ci ha davvero entusiasmato, soprattutto dal punto di vista umano: il popolo iraniano è mediamente molto colto, cordiale e ospitale
Scritto da: AleRoss
persia fai da te: welcome to iran!
Partenza il: 24/08/2013
Ritorno il: 07/09/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Questo viaggio ci ha davvero entusiasmato, soprattutto dal punto di vista umano: il popolo iraniano è mediamente molto colto, cordiale ed ospitale! Il fatto che in Italia siano radicatissimi pregiudizi negativi su questo paese è una grave ingiustizia.

24 agosto 2013: arrivo a Teheran

Arriviamo a Teheran alle 4 del mattino, cambiamo un po’ di soldi (1€ = 40.000 rial, ma qui tutti si esprimono in toman ovvero 10 rial) e con i nostri 8 milioni e rotti cerchiamo di acquistare una bottiglietta d’acqua alla folle cifra di 550 rial… o toman, non è ancora chiaro. La banconota da 20.000 rial però è troppo grande per il venditore, che quindi ci regala la bottiglietta… “welcome to Iran!”, si comincia veramente bene 🙂 Nel cuore della notte un taxi ci porta a velocità curvatura all’Holy Shrine Imam Khomeini; il taxista in divisa stile “capitan Schettino” tocca i 160 km orari zigzagando nel traffico mentre legge e scrive sms al cellulare. Scendendo dal taxi ringraziamo Allah di essere ancora vivi e ci ritroviamo nel bel mezzo di un enorme parcheggio/campeggio con gente che dorme ovunque. Nonostante l’alba sia ancora lontana, c’è un sacco di gente che passeggia intorno a complesso. Più tardi un signore ci adotta e ci accompagna alla metro, il suo inglese lascia molto a desiderare ma ci spiega che molti utilizzano il parcheggio solo per lasciare la macchina e recarsi in centro in metro; contrariamente a quanto immaginavamo pare che il pellegrinaggio al mausoleo non c’entri nulla… e la nostra domanda lo fa molto ridere! Il ruolo dei campeggiatori è meno chiaro, forse hanno un lavoro a Teheran e una casa troppo lontana da raggiungere durante la settimana, ma la cosa purtroppo resta avvolta nel mistero. Una volta arrivati nel cuore della città, visto che la camera non è ancora pronta, visitiamo il Bazaar e il Golestan Palace e poi, distrutti dal sonno e dal caldo, ce ne torniamo a riposare in hotel. La prima impressione del paese è ottima, l’unica differenza rispetto all’Europa è che gli uomini portano i pantaloni lunghi (sempre) e le donne (che lavorano, girano da sole, parlano con gli uomini e abbracciano i parenti) devono portare un foulard in testa. È vero, alcune sono vestite di nero da capo a piedi, ma molte vestono all’occidentale sebbene abbiano sempre gambe, braccia e pancia coperte. Per ora nessun chador, ma in compenso abbiamo visto una decina di nasi rifatti di fresco (sia di ragazzi che di ragazze) e un sacco di giovani con magliette dell’Italia, stemmi tricolore e frasi scritte in italiano… questi ci amano sul serio! E sono in molti a salutarci, darci il benvenuto, lasciarci il posto sulla metro… Ceniamo nel parco degli artisti, dopo una bella passeggiata; qui é pieno di ragazzi, famiglie e coppie, e c’é un’atmosfera estremamente rilassata e piacevole. Sedendoci a tavola veniamo “rapiti” da un simpatico ed eccentrico signore di Teheran, un certo Masoud, appassionato di musica italiana degli anni ’60. Per due ore ininterrotte chiacchieriamo e ascoltiamo i suoi racconti e consigli di viaggio e poi, finita la cena, veniamo portati in giro per Teheran con la sua auto, traboccante di musicassette di Gino Paoli, Toto Cutugno e contemporanei a noi non molto noti… alla fine, esausti, lo preghiamo di riportarci in hotel ma é stata un’esperienza incredibile!

25 agosto 2013: Teheran

Ci svegliamo presto e partiamo alla ricerca dei biglietti del treno per Kashan. Premessa: ieri siamo andati in un’agenzia di viaggio dove ci hanno detto che esiste un unico treno al giorno e che è pieno; ci suggeriscono il bus, che però loro non trattano. Proviamo in una seconda agenzia che troviamo chiusa prima di ricordarci che Masoud ci aveva sconsigliato il bus e ci aveva detto di andare direttamente alle biglietterie della stazione ferroviaria…. Andiamo in stazione, dall’altra parte della città, ma qui ci dicono di andare nell’agenzia di fronte perché loro non vendono biglietti (!!!). L’agenzia “dall’altra parte della strada” non si trova e allora chiediamo aiuto a 4 ragazzi che parlano due parole di inglese (mezza parola a testa) e loro mobilitano mezzo quartiere per supportarci. Dopo mezz’ora l’agenzia di viaggi salta fuori, ma ci dicono che per andare a Kashan in treno non va bene e che è meglio il bus… ma neppure loro vendono questi benedetti biglietti! Ci dicono che, dall’altra parte della città, c’è un’agenzia consigliata dalla Lonely Planet ma arrivati la anche questi – che nemmeno parlano inglese – ci dicono che non vendono biglietti, per cui dobbiamo di nuovo attraversare la città alla volta del terminal dei bus… AHHHHHHHHHHH!!! Più tardi visitiamo il museo nazionale dell’Iran e il museo dei vetri e delle ceramiche, piccolo, ma delizioso. Dopo un pasto veloce in un affollato self service ci aggreghiamo ad una retorica e noiosissima visita guidata in farsi alle prigioni dello shah, dove operava la Savak ovvero la polizia segreta. Dopo due ore di tortura veniamo rilasciati e ci dileguiamo. Segue un tour fotografico dedicato ai murales di Teheran e cena al ristorante vegetariano nel parco degli artisti.

26 agosto 2013: Kashan

Dopo 3 ore e mezza di bus senza alcun pipì stop (che differenza rispetto al Laos!) arriviamo a Kashan e il nostro hotel è splendido! Si tratta di una dimora storica in stile caravanserraglio da fiaba e il taxi per arrivarci ci è costato solo 40.000 rial ovvero 1 €. Fa caldissimo e la gente è altrettanto calorosa, riceviamo un sacco di saluti e di welcome! Durante la visita in una delle case tradizionali-museo, Amin e la sua amica attaccano bottone e non ci mollano più. Poi, appena usciamo di lí, l’anziano Hamad ci vuole dare a tutti costi un passaggio in auto mentre noi vorremmo solo passeggiare a piedi per la città! Resistiamo un po’ ma poi temiamo di offenderlo: ci promette che ci accompagnerà solo fino in fondo alla strada, 100 metri più avanti, e così è. Non facciamo in tempo a riprendere la nostra passeggiata sulla via principale che un bus ci vede e inchioda, l’autista ci invita a salire e non molla finchè non lo accontentiamo (visto che stiamo pure bloccando il traffico!!): vuole accompagnarci alla nostra destinazione ma non parla inglese. Ci prende la cartina della cittá che abbiamo in mano (!), cerchiamo di indicargli l’hotel ma non ci capiamo (e lui, nel frattempo, sta continuando a guidare). Alla fine arriviamo davanti alla via del nostro hotel e ci fa scendere, con grandi saluti. Incredibile! La sera passeggiamo sulla via principale e ci fermiamo a riposare su una panchina in un parco. Tutti ci guardano incuriositi e dopo pochi attimi spuntano due bimbe con due tazze di the per noi! Una grossa combriccola di donne e bambini sta facendo un picnic, mentre i mariti e i figli più grandi giocano a pallone lì vicino; ci avviciniamo per ringraziare e fare una foto, e in un attimo attiriamo tutte le bimbe del parco! Poi una delle mamme ci porge un bel piatto di zuppa bollente (giusto per scaldarci un po’ visto che i 38 gradi all’ombra non sono sufficienti…) e una delle bimbe ce la condisce con spezie e sapori vari… che giornata meravigliosa!

27 agosto 2013 – Kashan

La mattina visitiamo il giardino persiano di Bagh-e Fin e il giovane Benham ci fa da guida turistica. Gli lasciamo la mail e in giornata ci manda parecchi messaggi dicendoci che a breve scenderà a Shiraz e che, se possibile, la sua famiglia vorrebbe conoscerci e che i ogni caso è a disposizione per aiutarci in ogni momento. Non è il solo, anche oggi abbiamo parecchi angeli custodi, persino l’elettricista del bazaar ci ha offerto con grande cortesia i suoi servigi! La mattinata termina con la visita all’hammam tradizionale e ad una casa storica, dove altri iraniani si fanno fotografare con noi e si improvvisano guide turistiche per suggerirci nuove mete da esplorare. Dopo un buon pranzo al ristorante e un lungo riposo in camera per non squagliarci al sole, facciamo un altro giro del bazaar e ci compriamo la cena. Non facciamo in tempo ad uscire per fare qualche foto al buio che Ale viene bloccato ogni 10 metri da ragazzi che stanno studiando per diventare mullah; sono tutti educati, sorridenti, socievoli e molto curiosi di sapere il nome di Ale, quanti anni ha, perché è in Iran, che lavoro fa, se io sono sua moglie etc. Dopo un breve assalto da parte di un pericolosissimo gruppo di bambini taliban che cercano di sequestrarci e di farsi pagare per fare fotografie in posa, veniamo bloccati da altri due ragazzi spigliati con i quali iniziamo a parlare di religione, politica, attualità etc… temi delicati ma sembra che si riesca ad affrontare il discorso senza troppi problemi. Dopo un’ora ci salutiamo ed è già ora di tornare in camera; riusciremo mai a fare qualche foto tranquilli senza venire abbordati?!

28 agosto 2013: Esfahan

E’ arrivato il momento di partire per Esfahan. Il taxista che ci porta al bus terminal non solo è super economico ma anche simpaticissimo! Peccato che continui a parlare e rivolgerci domande in farsi! La ragazza che ci fa i biglietti del bus è molto gentile e ci chiede di lasciarle un ricordo dell’Italia: sto dando fondo alle scorte di monetine! Il viaggio procede senza intoppi e ci godiamo un bel film iraniano sottotitolato in inglese. Arrivati ad Esfahan pranziamo a kebab, prendiamo rapidamente i biglietti del bus per Shiraz e ci rechiamo subito nella gigantesca piazza di Naqsh-e jahan, visitiamo la moschea Masjed-e Shah e ci intratteniamo con vari ragazzi tra cui i giovani ciclisti Ali e Mahdi, fratelli a cui facciamo qualche foto. Ci dà il benvenuto anche un mullah dal turbante nero! Ceniamo in un piccolo locale ultra economico con due bibite, una zuppa di pasta e verdura e una zuppa che ricorda vagamente la polenta ma con vari aromi (molto gustosa) a meno di 1,5 € in totale. Vicino a noi si siedono due ragazzi di leva, uno è molto pacato, mentre l’altro è un curdo mezzo matto e probabilmente fa un po’ il cretino: ci dice di amare Mussolini, Hitler, Ahmadinejad e gli USA e di avere 3 ragazze in giro per il paese. Il tutto è abbastanza divertente.

29 agosto 2013: Esfahan

Aiuto, non riusciamo più a staccarceli di dosso! Oggi è stata la giornata ufficiale di persecuzione del turista. Iniziamo dalla mattina: Moschea Jameh, giro nel bazaar, pranzo a gelato e spaghettini dolci all’acqua di rose e poi riposo in camera. E da qui iniziano le grane: Ben Hur (Benham, ovvero l’appiccicosa sedicente guida di Kashan) ci scrive che è in città e che nel pomeriggio è al palazzo pinco pallo. Noi subito capiamo che sia il nome del suo hotel e pensiamo: chissene! Poi abbiamo un lampo e capiamo che è il palazzo che dobbiamo visitare nel pomeriggio, cavolo! Arriviamo al palazzo e Ben Hur ci presenta suo zio, poi si parte con la visita. Ma ogni 5 minuti arriva qualche iraniano che vuole fare una foto con noi! Usciamo dal palazzo e cerchiamo di seminare tutti, ma Ben Hur ci viene dietro… cavolo, non riusciamo a scrollarcelo di dosso nemmeno con lunghissime sessioni fotografiche, il ragazzo ha una pazienza di ferro! Dopo 3 ore (davvero 3 ore, non per dire) riusciamo a togliercelo di torno e veniamo presi d’assalto da un altro gruppo di iraniani tra i quali c’è anche il nostro amico Mahdi, incontrato ieri sera. Dopo qualche minuto arriva altra gente, poi arrivano anche due ragazze dell’università che ci sottopongono un questionario boriosissimo. Nel frattempo un signore di mezza età di offre delle noccioline che aveva in tasca (senza sacchetto e probabilmente da settimane) e ce le regala. Poi insiste con l’invitarci a mangiare un gelato con la sua famiglia ma riusciamo a declinare l’offerta senza offenderlo troppo. In simultanea una delle ragazze vuole portarci al ristorante. Scappiamo, ma la fuga dura pochi metri, un ragazzo si affianca. “Ciao, scusa ma abbiamo un po’ fretta” e lui “Ma sono solo uno studente, non dovete avere paura di me, vorrei solo fare 2 chiacchiere e aiutarvi se avete bisogno”… Non abbiamo paura (pirla!!) siamo solo stanchi e oggi non abbiamo fatto altro che parlare con voi iraniani! E vabbè, facciamo due parole anche con lui però niente appuntamenti per domani perché già siamo stati incastrati da Ben Hur. Dopo una bella cena dal kebabbaro torniamo quatti quatti nella piazza principale con il favore delle tenebre, sperando che nessuno ci noti ma con un treppiede è un po’ dura… Tra l’altro è giovedì, ovvero il sabato iraniano, quindi in piazza ci sono migliaia di persone. Incontriamo il gentilissimo Amir, informatico che sta cercando di avere il visto per la Germania, dove vorrebbe concludere i suoi studi. Poi arriva l’ora di andare a nanna.

30 agosto 2013: Esfahan

Oggi per noi è una giornata speciale e abbiamo voglia di starcene per i fatti nostri: dobbiamo solo farlo capire agli iraniani che ci si attaccano addosso come gli insetti sulla carta moschicida… In mattinata visitiamo il quartiere armeno di Jolfa, tranquillo e in apparenza molto benestante, che si trova a sud del centro, al di là del fiume Zayandeh, e ospita una nutrita comunità cristiana che nel tempo ha edificato una quindicina di bellissime chiese. Nell’affollata cattedrale Vank – come al solito – riscuotiamo molto successo tra i locali e, dopo qualche manovra di allontanamento e disimpegno, ci troviamo contesi tra il solito Benham, giunto fin qui insieme al suo giovane zio, e da due ragazze del posto (che tra le altre cose ci raccontano che vorrebbero rinunciare all’islam, ma che in Iran è una cosa vietata e si rischia la vita). Andiamo a prendere un caffè insieme e in pochi minuti ci hanno già programmato le visite per tutta la giornata e anche per domani! Alla fine per riuscire a liberarci di loro dobbiamo dirgli sinceramente quali programmi avevamo e che vorremmo stare un po’ da soli in giro per la città… loro capiscono ma ci restano comunque male. Giriamo un po’ per Jolfa e incontriamo un ragazzo che lavora in un’agenzia di viaggi e parla francese. Anche lui vuole accompagnarci a fare quattro passi per il quartiere ma, quando decliniamo l’invito, fortunatamente non insiste. In serata ci dedichiamo alla visita dei ponti storici di Esfahan: oltre ad essere molto belli sono da sempre un luogo di ritrovo per gli iraniani e sotto di essi troviamo alcuni anziani che cantano e riscuotono un certo successo di pubblico. Pare che questa sia una lunga tradizione, ma i giovani – ci dicono – non si dedicano più a questa arte, hanno troppi problemi per la testa a causa del lavoro che manca.

31 agosto 2013: Esfahan

La giornata inizia con un giro a Jolfa e alla chiesa armena di Betlemme, un po’ meno bella della cattedrale di ieri ma più tranquilla. Poi cerchiamo il tempio zoroastriano ma lo troviamo chiuso. Mentre giriamo alla ricerca di un bancomat, ci imbattiamo in un signore anziano molto gentile che ci accompagna all’ufficio di cambio e inizia a farci l’elenco di tutti gli attori e cantanti italiani che conosce (rigorosamente degli anni ’60)! Pranziamo con Benham dal kebabbaro già provato la sera prima e ci facciamo una bella passeggiata in un parco. Parliamo con lui di religione e lo mettiamo in difficoltà ma deve aver ripassato un minimo di teoria nella notte perché sembra leggermente meno “capra” di ieri. Si scusa con noi della propria ignoranza dicendo che è ancora giovane… ed effettivamente ha ragione poverino! Mentre ci salutiamo compare una famiglia che ci tiene d’occhio da un po’, sono madre, padre e figlia e non parlano inglese (a parte la figlia che però è troppo timida per aprire bocca): non resta che chiedere a Benham di farci da interprete. Sono molto curiosi e ci chiedono a lungo del buddhismo, dell’Italia, di quello che pensiamo dell’Iran… poi cercano di comprare il ciondolo di Buddha di Ross e al suo rifuto si scusano molto. Prima delle foto di rito Ross rilascia persino un autografo con dedica in italiano e in inglese. Salutiamo (DEFINITIVAMENTE) Benham, che ci fa un sacco di foto, e andiamo a riposarci un po’ al fresco dell’hotel. Prima di lasciare Esfahan facciamo ancora una bella passeggiata lungo il fiume e sotto al ponte Khaju, dove si esibiscono gli anziani cantanti, incontriamo un caro insegnante di scuola elementare in pensione che ci spiega tutte le caratteristiche e le particolarità del “ponte più bello del mondo”. Questa la definizione dell’archeologo americano Pope che, insieme a sua moglie, ha amato talmente Esfahan e questo ponte da voler essere sepolto nel parco adiacente. E’ stata una storia davvero commovente… Alla stazione del bus ci accompagna il taxista Mahdi di 31 anni, che mentre guida ci mostra le foto della sua bimba nata da poco. Peccato solo che non conosca una parola di inglese! Mentre aspettiamo il bus notturno che ci porterà a Shiraz, Ale conosce il “power engineer” Mohammed che sta studiando per il PhD a Teheran. Il suo inglese è pessimo e forse ha anche qualche handicap nel parlare ma è un ragazzo dolcissimo ed estremamente gentile, oltre che un devotissimo musulmano.

1 settembre 2013: Shiraz

Il viaggio notturno verso Shiraz sul bus VIP procede bene e all’arrivo prendiamo un taxi con un nostro nuovo amico cinese di Pechino. Purtroppo il nostro hotel da 40 € a camera è troppo caro per il suo budget e ci dobbiamo salutare, peccato perché era un tipo simpatico; ci ha anche raccontato che, ad Esfahan, si è sentito vittima di un vero e proprio stalking, dimostrando di non apprezzare assolutamente le attenzioni e il caloroso benvenuto che gli devono aver rivolto gli iraniani… (chissà, probabilmente ha incontrato Benham). Girovagando per la città incontriamo Saman, uno studente universitario del sud dell’Iran in vacanza con tutta la famiglia, tra cui uno zio medico mattacchione che lavora da 25 anni per Amnesty International. Saman è molto gentile, ci accompagna in giro per il bazaar e abbiamo anche modo di parlare di politica internazionale. In serata ci dirigiamo verso la tomba del famosissimo poeta Hafez e visitiamo una bella moschea lungo la strada. Qui c’è un ingresso separato per uomini e donne, quindi per la prima volta dall’inizio del viaggio, Ale e io dobbiamo separarci. Io vengo subito abbordata da un gruppo di signore e ragazze che non sanno una parola di inglese ma mi riempiono di sorrisi e mi regalano un panino. Per cercare di comunicare con loro faccio vedere una foto di Ale indicando che è nella parte della moschea riservata agli uomini: nessun problema, mi regalano un panino anche per lui! Le saluto ed esco, ma non faccio in tempo a raccontare ad Ale del bellissimo incontro che escono tutte quante per vederlo e fare le solite foto insieme! Riprendiamo la strada verso la tomba di Hafez e questa volta ci accompagna un signore che vive a Shiraz da 32 anni. La tomba è bella, ma un po’ affollata e di conseguenza anche qui qualcuno si avvicina e ci saluta per fare due parole. Ci godiamo lo stupendo tramonto mangiano i nostri panini iraniani e ritorniamo in centro chiacchierando con un ragazzo che fa il calciatore e vorrebbe andare a vivere in Australia.

2 settembre 2013: Shiraz

Oggi pare un giorno di festa (a nostra insaputa) ed è quasi tutto chiuso! In giro non si vede nessuno e persino il bazaar è sbarrato. Troviamo comunque una bella moschea e una coppia di antiche abitazioni a sud est della città e trascorriamo così la mattinata. Pranziamo in camera con due bei panini al pollo e dolcetti comprati al mercato, quindi nel pomeriggio passeggiamo lungo il fiume cercando i giardini persiani a nord-ovest ma sono anch’essi chiusi! La sera troviamo una bella libreria e acquistiamo due libri di poesie iraniane e ci pappiamo due buoni gelati; sembra che finalmente tutti i negozi abbiano riaperto e che la popolazione si stia riversando nelle piazze. E’ dura trovare un punto in cui piazzare il cavalletto e, appena ci riusciamo, si presenta un signore con i suoi due figli: è afgano e ci dice che qui, dopo oltre 10 anni di residenza, è considerato uno straniero. Persino i suoi figli, nati in Iran, sono considerati afghani e non iraniani, e non possono andare a scuola; ci dice che non è nemmeno concesso aprire una scuola per gli immigrati, se ci provassero verrebbe subito chiusa dalla polizia. Lui ha dovuto studiare inglese presso una scuola clandestina perché legalmente non gli sarebbe stato permesso… addirittura racconta che poco tempo fa alcuni ragazzini afghani che studiavano in una scuola coranica sono stati prelevati dalla polizia e rispediti in Afghanistan per direttissima… Gli spieghiamo che anche in Italia abbiamo grossi problemi ma non a questi livelli… ci spiace molto, ma non sappiamo cos’altro dirgli e finiamo per salutarci.

3 settembre 2013: Shiraz

Giornata light: visita all’hammam dove ci aspettavamo di trovare degli artigiani dei tappeti e invece ci sono solo statue di cera con il rigor mortis. Dopo un giretto per il bazaar e un pranzo con il solito kebaab, nel pomeriggio incontriamo Samir, un traduttore arabo-persiamo che dice di lavorare in una madrasa che ieri abbiamo cercato di visitare ma che abbiamo trovato chiusa a causa della festività. Ci accompagna a visitare un’antica moschea in ristrutturazione e poi ci indirizza verso una seconda moschea, dove lui non può accompagnarci perché deve rientrare nella madrasa: ci aspetterà lì per le 19. Sulla strada verso la moschea consigliata da Samir ci imbattiamo in un soldato in motorino (con AK47 d’ordinanza) che ci ferma e ci dice di non andare da quella parte perché è una zona pericolosa: continua a ripetere “Danger, Danger”. E’ molto gentile e ovviamente lo ascoltiamo! Una volta alla madrasa, Samir non si vede ma incontriamo un mullah con turbante nero, un po’ avanti negli anni, che ci sorride e ci saluta calorosamente. Prima di andarcene proviamo a fare due parole ma non capisce una parola di inglese e ce la caviamo con grandi sorrisi e una probabile benedizione da parte sua. Ci viene il dubbio che Samir fosse un truffatore e che ci stesse mandando in un vicolo malfamato per farci rapinare… tra le altre cose sospettose il fatto che non abbia voluto farsi fotografare. Boh, in ogni modo oggi abbiamo incontrato un bravo soldato e un bravo mullah! E, soprattutto, ci siamo mangiati un buon gelato, il secondo qui a Shiraz… anche se in Iran tutti i gelati sanno di latte condensato!

4 settembre 2013: Persepolis

Salutiamo Shiraz con un po’ di delusione perchè non è stata cosí bella come ci aspettavamo… un sacco di iraniani ce l’avevano descritta più bella di Esfahan, ma a noi non sembra proprio, sebbene sia sicuramente una città interessante. Persino gli abitanti ci sono sembrati meno socievoli degli altri iraniani! Comunque alle 7 del mattino si parte, un autista privato ci preleva al nostro hotel e si va a Persepolis. Il problema che emerge immediatamente è che a lui risulta di dover andare a Fahraj, mentre con l’agenzia di viaggi contattata il giorno prima avevamo concordato di visitare lungo la strada Persepolis, le due necropoli, Pasargadae, Abarqu e Zein-o-din. L’autista è gentile ma si capisce che sperava di tornarsene a casa in tempo per la merenda… Visitiamo Persepolis e Nask-e Rostam, un po’ malcombinata la prima e molto bella la seconda, purtroppo meriterebbero ben altro afflusso turistico internazionale e la carenza di fondi ne risente. Dopo una pausa pranzo con un ottimo panino che per una volta non sapeva di kebab puntiamo dritti al caravanserraglio di Zeinodin. Dritti si fa per dire, perchè l’autista continua a perdersi… e il bello è siamo nel deserto e c’è un bivio ogni 200 km… mah! Il mio orologio arriva a segnare 52 gradi, poi lo metto all’ombra perchè temo possa sciogliersi. Con un ritardo mostruoso arriviamo a Zeinodin, un caravanserraglio dall’architettura semplice esternamente, ma spettacolare all’interno: è stato ristrutturato di recente e ospita uno spartano, ma davvero suggestivo albergo. Il gestore ci fa fare il giro, mentre i suoi bimbi ci zampettano intorno; la bimba è socievolissima e continua a giocare intorno a Ross, che bello! Salutiamo la splendida famiglia, che ritorna al suo picnic sulla sabbia, e ripartiamo per Faraj… ma i soldati ci fermano per un controllo e perdiamo un bel po’ di tempo. È tardi, siamo stanchi morti e decidiamo di puntare su Yazd. Salutiamo il nostro autista scoprendo che è il professore di inglese con il peggior inglese del mondo ed entriamo in uno dei peggiori hotel dai tempi di Nam Kham. All’uscita incontriamo di nuovo il nostro amico cinese di Shiraz che ci porta al suo hotel raccomandandocelo e noi, con una piccola sceneggiata, facciamo uno switch con una penale di soli 5 €. La gente qui sembra molto socievole, siamo ottimisti per i prossimi 2 giorni!

5 settembre 2013: Yazd

Al mattino facciamo colazione in compagnia di un pappagallo gigante non molto socievole, poi partiamo per il tempio di Zoroastro, dove rimaniamo molto colpiti dalla bellezza e attualità di alcuni insegnamenti (apprendiamo che molti concetti fondamentali delle religioni monoteiste siano in realtà originari proprio dello zoroastrismo!). Qui conosciamo due signori croati che vivono in Australia e si dicono molto felici di avere abbandonato l’Europa anni prima. Visitiamo poi il Museo dell’acqua, dove approfondiamo la nostra conoscenza degli incredibili qanat – canali sotterranei per l’approvvigionamento idrico nel mezzo del deserto, un’arte di cui i persiani erano e sono ancora maestri – e al mausoleo di Sayyed Roknaddin. Pranziamo in camera a pane e acqua e dopo un po’ di riposo usciamo per fare qualche foto nel centro storico ma fa troppo caldo: Yadz è la città più calda tra quelle visitate, sembra di stare in un forno ventilato e ci sembra di squagliarci! La sera usciamo e andiamo fino all’estremità della città per visitare un parco con casa storica, ma non troviamo l’ingresso e rinunciamo. La giornata finisce con qualche foto notturna alla Jam-e Mosque, più bella e suggestiva da fuori che da dentro, dove incontriamo Mohamed e famiglia… ma riusciamo solo a scambiare qualche gesto e qualche sorriso perchè ovviamente parlano solo farsi! E, come tutti gli iraniani, puntano a fare la consueta foto-ricordo con il turista 😉 Rientriamo in hotel per l’ultima notte decente che trascorreremo in Iran: ormai è quasi giunta la fine del viaggio. Ci fanno tanta compagnia delle simpatiche zanzare del deserto che non patiscono né i 50 gradi all’ombra né l’aria condizionata a bomba, che straordinarie creature! Probabilmente è una specie esotica che vive solo in questo albergo…

6 settembre 2013: Yazd

Oggi è tutto chiuso e desolato, decidiamo di provare a visitare i giardini persiani e questa volta, grazie ad un simpatico gommista che ci accompagna in macchina (e pensare che noi volevamo solo un’indicazione!), riusciamo a trovarli. Il giardino è molto bello, merita sicuramente una visita, e incontriamo anche una simpatica coppia di Kashan in vacanza. Nel torridissimo pomeriggio facciamo una tonica passeggiata per il centro storico, scoprendo qualche scorcio carino e una gang di socievoli mocciosi. Alle 21 partiamo per la stazione dei bus, che è lontana e in mezzo al nulla! Abbiamo qualche problema a capire dov’è il nostro bus perché è tutto scritto in farsi ma come sempre ci aiuta qualche gentile iraniano. Questa volta abbiamo un “capitan schettino” anzianotto, che tiene un sacco di peluches appesi al finestrino, parla inglese ed è molto simpatico, ma guida come un pazzo e per un po’ non riusciamo a prendere sonno per la paura che si schianti contro qualche macchina o che finisca in una duna.

7 settembre 2013: Teheran

Ultimo giorno di vacanza: arriviamo a Teheran alle 7.30 del mattino, non conosciamo il terminal in cui siamo capitati ma riusciamo ad infilarci in un bus urbano grazie ad un gentilissimo bigliettaro…. che però, per la prima volta, ci chiede di separarci: Ross in zona donne e io in zona uomini (Ross tra l’altro si era già buttata a pesce nella zona uomini e l’hanno dovuta ripescare per smistarla nel reparto corretto). Arriviamo in hotel stanchi morti e ci dicono che c’è da aspettare un’ora per la camera, solo che dopo un’ora e passa ci dicono che boh, non hanno idea di quando sarà pronta. In ogni modo ci mandano in un altro hotel partner che dovrebbe avere una stanza subito disponibile e così è. La struttura è molto bella, la stanza un po’ meno e per la prima volta abbiamo un gabinetto alla turca (qui i WC giapponesi non vanno certo di moda…). Ma va tutto bene, abbiamo finalmente un letto su cui dormire un po’ prima di andare a visitare il Museo dei Tappeti, che raggiungiamo faticosamente per via della strada di accesso in salita e del caldo torrido. Il museo è meraviglioso, al di sopra delle nostre aspettative, con tappeti di ogni tipo, grandi come campi da calcetto, tridimensionali, fantasiosissimi e originali! Se vi capita andateci, per me è forse il meglio che Teheran ha da offrire. Usciamo per l’ultima passeggiata iraniana ed entriamo in vari bazaar e centri commerciali pieni di abiti da sera barocchi e super scollacciati… Ci sono un sacco di ragazze moderne che li ammirano, li provano e ci chiediamo in quali occasioni potranno mai indossarli… Per l’ultima cena decidiamo di sfondarci di dolci e arriva infine l’ora di preparare la valigia: alle ore 1.30 della notte arriva il taxi per andare in aeroporto.

8 settembre 2013: Istanbul

Siamo ad Istanbul! Il volo è andato bene, ieri sera ci siamo addormentati presto e siamo riusciti a riposarci anche in aereo.

Adesso ci aspettano 5 ore di tedio prima del volo per casa, quindi scriviamo le ultime note ed impressioni sul viaggio:

* l’autista che ci ha portato in aeroporto guidava in perfetto stile farsi, ovvero 120 km/h su curve strette con limite di 30 km/h

* il receptionist dell’hotel non smetteva di salutarci e ringraziarci per aver visitato il suo Paese

* il velo delle donne è durato giusto il tempo di salire sul volo per Istanbul e poi via! Alcune di loro, che fino a 10 minuti prima erano super coperte, sono rimaste in calzoni attillatissimi e magliette senza maniche super aderenti, con la schiena scoperta. Avranno avuto cosi caldo?!

* togliermi il velo dopo due settimane è stato un po’ strano e ho dovuto litigare con i capelli che, rimessi in liberà, non volevano più stare al loro posto!

Di seguito copio il testo di un pannello che abbiamo letto in una casa storica a Shiraz e che ci è piaciuto molto: “In persian mithology, Ghoghnus (Phoenix) is a colorful, sweet singing bird, whose beak has 360 holes in it. Facing the wind, she sits on the peak of a high mountain and amazing melodies come from her beak. It is said that she lives for a thousand years and, when her time approaches, she gathers a huge pile of wood. Then she sits at the top of the pile, sings and sings untul she is thrown into extasy and starts moving her wings so that they sparkle and set fire to the pile of wood. In this way she burns in her own fire and in her ash there appears an egg from which comes out a new phoenix. It has no spouse and menkind has learned music from her singing. Iran, just like this strange unique bird has been burnt in its fire and has been reborn from its ash several times during its long history. Iran is a remarkable country and its colourful history is the one of a great nation. This fascinating history encourages us to move on with no fear of failure. Looking back at the happy and sad days, a nation can learn patience and sapience. Iranians, throughout the history, have never failed to think and seek the solution. This is the secret why a nation lasts. So many brave men, so many poets, writers, philosophers and sages, so many creative minds have grown up in this land, the very name of whom is enough for anyone of us to be proud of being iranian”.

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