Perle di Levante

In Liguria, dai trekking nel Parco Naturale di Portofino all'acquario di Genova, passando per Rapallo, Camogli e Nervi.
Scritto da: alvinktm
perle di levante
Viaggiatori: 1
Spesa: Fino a €250 €

GIORNO 1

 

La frazione di San Rocco nel comune di Camogli è il punto di partenza della prima passeggiata in terra ligure, raggiunto a mattino inoltrato dopo un viaggio di poco più di quattro ore dalla Valtellina dove viviamo.  Essendo bassa stagione troviamo un parcheggio libero nell’ultimo breve tratto di strada, quello pianeggiante, che conduce alla chiesa del piccolo centro abitato da dove ha inizio il sentiero. In alternativa esiste un’area di sosta a pagamento a ridosso della sbarra oltre la quale, nei periodi di maggiore afflusso, è consentito proseguire solo ai residenti. Scesi dall’automobile io, mio marito e nostro figlio Leonardo di cinque anni, veniamo avvolti da un piacevole tepore, percezione da noi ancora più gradita e amplificata dalle temperature rigide delle Alpi. Uno splendido scorcio sul sottostante borgo Camogli allieta la vista, panorama che si amplia sulla costa ligure fino a Genova man mano che si procede in direzione BATTERIA DI PUNTA CHIAPPA, nel cuore del Parco naturale regionale di Portofino. Abbandonate le ultime case, gli orti con piante di ulivi e agrumi, e le terrazze isolate perfette per consumare cene estive su paesaggi invidiabili, ci si addentra nel tipico bosco mediterraneo con lecci, querce, noccioli. Il tracciato è ben tenuto, segnalato, adatto ai bimbi piccoli ma non ai passeggini e i radi saliscendi rompono la monotonia dei tratti piani. Dopo 45 minuti compaiono le costruzioni antiaeree erette dai tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale e le suggestive postazioni dei cannoni a strapiombo sul mare, di un colore blu intenso. Da qui un sentiero scende ripido verso Punta Chiappa e l’altro, classificato come molto impegnativo, s’inerpica in direzione della famosa Abbazia di San Fruttuoso. Noi non andiamo oltre, ci godiamo per un po’ il sole per poi tornare a San Rocco. Chi invece è allenato, e soprattutto non viaggia con bambini, può scoprire i diversi itinerari del parco ben presentati sul sito ufficiale al link: http://www.parcoportofino.it/ .

 

Mezz’ora di macchina e siamo nella perla ligure più famosa: PORTOFINO.

Prima di raggiungerla procediamo lungo la strada panoramica con inizio da Santa Margherita Ligure. E’ una striscia d’asfalto a ridosso delle onde, aggrappata a una costa protetta e ancora selvaggia, con pochi edifici e baie deliziose, dove roccia e alberi incontrano il mare andando a comporre il tipico ecosistema che tutto il mondo ci invidia.

Giunti a destinazione lasciamo l’auto nell’unico garage presente a pagamento e con una spesa di 10 euro per tre ore di sosta abbiamo la possibilità di collezionare ricordi unici.

Portofino ha origini antiche attestate addirittura all’VIII secolo a.C. e nelle epoche successive i popoli sfruttarono la posizione protetta e temperata della baia, compresi i romani dell’Impero. A loro si deve il nome Portus Delfphini per via dei molti delfini avvistati nel golfo, poi divenuto Portofino. La notorietà del luogo arriva molti decenni dopo con il Conte inglese Henry Herbert il quale nel 1870 vi acquista terreni e costruì una villa, richiamo dapprima per i signori d’oltre Manica e poi via via degli altri ricchi d’Europa e d’America. I set cinematografici di fine anni cinquanta del novecento consacrano il borgo come meta mondana apprezzata a livello mondiale, appartata, difficile da raggiungere e per questo ancora più ambita.

Noi la scopriamo in una tiepida giornata di novembre, silenziosa, priva di turisti ma così piena di fascino romantico. Pranziamo al sacco accovacciati al sole sulla terrazza San Giorgio, fra il castello e la semplice chiesa omonimi. Si raggiunge con una brevissima passeggiata su selciato in salita dalla famosa Piazzetta e una volta lì gli occhi saltano dalla riservatezza del porticciolo, con le sue casette appiccicate le une alle altre e dai colori tenui, alla vastità del mare aperto. Ci sentiamo dei privilegiati a poter godere di una tale bellezza in completa solitudine.

Uno sguardo al cimitero monumentale retrostante l’edificio religioso e abbarbicato sulla tipica roccia conglomerata, costituita da ciottoli inglobati in una mescolanza di sabbia, argilla e carbonato di calcio, quindi proseguiamo per Castello Brown (per info su orari e tariffe consultate il sito: https://www.castellobrown.com/). Dopo pochi minuti ammiriamo il golfo di Portofino dal suo punto più panoramico. La fortezza infatti, le cui origini documentate risalgono al 1425, non è certo famosa per gli interni che appaiono abbastanza vuoti e privi di fascino, fatta eccezione per qualche decoro su pareti e soffitti. L’attrattiva è la vista dal giardino pensile, resa ancora più dolce se si sorseggia una cioccolata calda ad asporto acquistata nell’adiacente punto di ristoro.

Abbandonata la rocca torniamo a camminare sullo stesso viottolo che ci ha condotti fin qui. Inglobato dalla vegetazione lussureggiante dei parchi di ville private conduce in una manciata di minuti al Faro. Avendone visitati diversi ci aspettavamo di meglio, invece la struttura non è visitabile e appare trascurata, solo in alta stagione è aperto un lounge bar, sebbene non sia certo quello a importarci. Pure la vista, né l’apice del promontorio su cui è costruito rappresentano per noi il top. Tengo a sottolineare trattasi solo di un’opinione personale!

 

Sebbene in questo periodo le ore di luce siano ridotte riusciamo a sfruttarle al meglio, tanto da regalarci una breve passeggiata al tramonto sul Lungomare Vittorio Veneto di RAPALLO, distante circa 20 minuti d’auto da Portofino. Parcheggiamo nelle strisce blu accanto al viale pedonale, tuttavia se disponete di più tempo una valida alternativa è il parcheggio Porto,  libero, e posto al di là del torrente Boate facilmente oltrepassabile grazie alla passerella riservata ai pedoni.

Fin dagli inizi del ‘900 Rapallo è stata una rinomata località turistica, grazie al clima favorevole e alla costruzione di alberghi eleganti richiama ospiti stranieri illustri come Nietzsche. La bellezza naturale del territorio sopra cui si è sviluppata viene purtroppo deturpata a partire dagli anni ’50 a causa di un’espansione edilizia selvaggia, protrattasi sino al 1980. Per descrivere tale fenomeno viene persino coniato il termine rapallizzazione. Adesso si cerca di proteggere il patrimonio del cuore storico e di valorizzare la passeggiata vista mare, luoghi visitabili in meno di un’ora.

 

Per la notte scegliamo Casa di Amos, un appartamento moderno e luminoso, completo di ogni confort, con posto auto privato, locato in una palazzina a 800 metri dal centro, in via Camporino, all’inizio delle pendici circostanti la cittadina. La proprietaria Gabriella, persona molto gentile e disponibile, lascia a disposizione l’occorrente per la colazione e pure parte del necessario per la cena, entrambe da preparare in autonomia.

 

GIORNO 2

 

Una temperatura molto gradevole allieta il mattino alla scoperta di CAMOGLI, la città dei mille bianchi velieri. Provenendo da Rapallo con un pizzico di fortuna è possibile lasciare l’automobile nel posteggio gratuito di piazza Matteotti. Avendo dimensioni ridotte e trovandosi a ridosso della zona a traffico limitato è gettonatissimo, l’alternativa è l’area di sosta comunale a pagamento a pochi metri dal mare.

In pochi passi siamo proiettati in un borgo marinaro di origini antichissime, addirittura preistoriche, dalle case intonacate con tonalità leggere aggredite dalla salsedine e la cui continuità è interrotta soltanto da ripide e strette scalinate che seguono il fianco ripido della montagna. Ai piani terra si aprono bar, ristoranti e negozi affacciati sulla passeggiata pedonale che segue la forma a mezzaluna della spiaggia di ciottoli. A chiudere il panorama la sagoma della Basilica di Santa Maria Assunta dai ricchi interni barocchi impreziositi con stucchi dorati. Dietro di essa, ma non visibile fino a quando non si aggira il conglomerato di abitazioni addossate al campanile e a un lato della navata centrale, emergono i ruderi abbarbicati sopra gli scogli del castello della Dragonara. Un tempo entrambi gli edifici simbolo di Camogli se ne stavano su un isola e un dipinto del 1518 lo testimonia. Poi l’isolotto venne unito alla costa andando a creare il bel porticciolo dove le piccole e colorate barche dei pescatori trovano riparo assieme ai traghetti. Le prime danzano sulle onde cariche di reti, le stesse che si trovano distese sul molo con i pescatori di giovane e vecchia generazione intenti a ripararle e a districarle, insieme, proprio come accadeva centinaia di anni fa. I secondi tagliano l’acqua pieni zeppi di turisti in partenza nel golfo Paradiso, per quello del Tigullio e per l’Abbazia di San Fruttuoso. Questa è incastonata in un’insenatura naturale ed è raggiungibile solo a piedi o con i battelli (pure da Rapallo e Portofino sebbene non tutto l’anno). Noi avendo altri programmi l’abbiamo evitata, ma può rappresentare una gita gradevole in bassa, anzi bassissima stagione, diversamente l’afflusso eccessivo e incontrollato di persone ne rovina la bellezza.

 

Circa mezz’ora di guida sulla strada statale SS1, resa piacevole dai meravigliosi scorci verso il mare, ci conducono alla cittadina di NERVI. Il clima particolarmente favorevole la rese una nota località di villeggiatura fin dai secoli XVII, XVIII e XIX, un luogo dove mare e montagna si fondono per dare origine a un paesaggio incantevole. Lo capirono dapprima la nobiltà e la borghesia genovese tanto da costruirvi le eleganti ville in stile liberty, ricordo della Belle Epoque, che ancora oggi caratterizzano il luogo, poi i ricchi provenienti dal nord Europa e dalla Russia.

Noi per scoprirla lasciamo la macchina nell’autorimessa Le Streghe a pagamento, in alternativa, se siete fortunati, ci sono dei posteggi liberi lungo la strada.

In una decina  di minuti di camminata in discesa su gradinate e viuzze si giunge alla stazione ferroviaria e da lì in pochi passi entriamo nei meravigliosi parchi di Nervi. Trattasi in realtà di giardini pubblici molto curati, puliti, attraversati da viali e sentieri, dove i prati tenuti all’inglese sono circondati da cedri, palme e diverse specie di piante e arbusti. Vi sono un roseto con decine di varietà di rose alcune delle quali ancora fiorite, edifici signorili tra cui spicca la facciata decorata di villa Grimaldi, ora sede delle Raccolte Frugone. Queste fanno parte del polo museale con le collezioni di arte moderna e contemporanea ospitate in palazzi storici e concentrate in un chilometro quadrato. Ovviamente c’è pure un grande e moderno parco giochi antistante al bar e sparsi per i giardini si trovano tavoli, panchine (al coperto e non) e cestini per la raccolta dei rifiuti.

Dopo il picnic al sole attraversiamo uno dei sottopassi della linea ferroviaria per trovarci direttamente sul mare, lungo la famosa passeggiata Anita Garibaldi creata sugli scogli e a ridosso di Torre Gropallo edificata nel XVI secolo per avvistare le navi saracene. E’ un percorso di circa due chilometri dalle vedute incantevoli che conduce sino al caratteristico porticciolo di Nervi. Non mancano i ristorantini dove gustare cene romantiche immersi nei colori dei tramonti estivi o pranzi invernali coccolati dal calore del sole. Dalla piccola baia è possibile tornare direttamente al garage Le Streghe infilandosi tra le case del centro storico e superando, stavolta in salita, tratti di scalinate fra orti e terrazzini.

 

Lasciamo la tranquillità godibile in questo periodo dell’anno nella riviera di Levante per tuffarci nel caos di GENOVA, distante solo una quindicina di chilometri.

Il territorio sopra cui si è sviluppata, dove i fianchi ripidi della montagna arrivano al mare, amplifica i problemi di traffico e parcheggio comuni a ogni città. Esistono alcune area di sosta a pagamento nei pressi del porto dove si concentrano le principali attrazioni del capoluogo ligure. Noi invece, avendo prenotato una notte in hotel, scegliamo il parcheggio Piccapietra al costo massimo di 23 euro al giorno. Centrale, facile da raggiungere e vicinissimo al Best Western Plus City. Pure l’albergo dispone di un garage ma a un costo maggiore e da prenotare in anticipo. Lo abbiamo scelto solo perché disponevamo di un voucher consistente da spendere, altrimenti il rapporto qualità-prezzo non è dei migliori.

Sbrigato il check-in camminiamo veloci nel labirinto dei caruggi, vicoli stretti, in certi punti così serrati da soffocarci e tra i quali non sembra esserci via d’uscita. Disegnano un susseguirsi di incroci, salite, discese e gradini che si aprono su piazzette dove pulsa il cuore di Genova e in cui si insinua la brezza leggera zeppa di salsedine. Ne seguiamo l’odore per giungere al mare, oltrepassando il Sestiere, cioè il quartiere, Molo-Piazza Bianchi con la piccola chiesa di San Pietro in Banchi.

Eccoci al Porto Vecchio, precisamente nello slargo antistante Palazzo San Giorgio, l’edificio di origine medievale per lungo tempo sede del Banco omonimo e dalla bella parete affrescata dove spicca il dipinto di San Giorgio al quale deve il nome. Proseguiamo lanciando un’occhiata alla sede dell’Acquario, meta di domani, e al galeone Neptune, realizzato interamente in legno e palcoscenico principale del film ‘I Pirati’ di Roman Polansky del 1986. Il vascello affascina per le sue dimensioni, 62 metri di lunghezza e 16,5 metri di larghezza, la maestosità degli alberi, i dettagli costruttivi e la presenza di numerosi cannoni. E’ visitabile ma essendoci già entrati alcuni anni fa passiamo oltre, fino al GALATA MUSEO DEL MARE, la cui missione è far conoscere e valorizzare la cultura marittima e l’identità storica genovese. Per entrarvi non è necessaria la prenotazione, basta presentarsi all’ingresso durante gli orari di apertura e acquistare i biglietti al momento (tutte le info le trovate sul sito ufficiale: https://galatamuseodelmare.it/).

Da subito capiamo che l’esposizione ci piacerà moltissimo. Si comincia dal piano terra e dopo le sale dedicate al navigatore ed esploratore, genovese, Cristoforo Colombo, alla storia antica del porto di Genova e alle armi della Repubblica, saliamo subito a bordo di una nave. Si tratta della ricostruzione di una Galea del 1600 nella quale, grazie a dei video particolarmente adatti ai bambini, comprendiamo la vita dura dell’equipaggio. Salendo di un piano è possibile osservare il vascello dall’alto per poi ammirare i Globi Celesti del famoso Coronelli, lo stesso cartografo creatore dei mappamondi conservati nel meraviglioso Salone di Gala della Biblioteca Nazionale austriaca a Vienna (https://turistipercaso.it/diari-di-viaggio/vienna-la-citta-imperiale-a-misura-di-bambino.html).

Grazie al simpatico topo investigatore Geronimo Stilton conosciamo l’ammiraglio Andrea Doria nella ricostruzione, davvero realistica, del momento in cui riscuote il compenso guadagnato al servizio di Carlo V d’Asburgo. Avete letto bene, è Geronimo Stilton ad accompagnare gli ospiti del museo grazie a cartelli esplicativi divertenti e comprensibili all’intera famiglia.

Proseguiamo la visita al secondo livello per provare di nuovo l’esperienza di trovarsi sul ponte di una nave, stavolta il brigantino Anna, dove i bambini possono comandarne il timone. Poi rimaniamo senza parole osservando la zattera originale in cui Ambrogio Fogar e Mauro Mancini resistettero in balia dell’oceano per ben 74 giorni. Purtroppo, causa Covid, non è possibile accedere al simulatore di una tempesta in 4D, perciò passiamo al piano successivo dove viviamo l’esperienza più emozionante del Galata, quella di calarci nei panni di un emigrante italiano in viaggio per New York. Un’addetta ci consegna biglietto d’imbarco e passaporto, quest’ultimo da inserire in determinate postazioni per vivere al meglio quest’avventura. Si parte dalla chiamata. Nel 1861 le campagne e i monti d’Italia sono flagellati da fame, malattie, analfabetismo, e le lettere spedite da chi era già partito alla ricerca di condizioni di vita migliore rappresentarono un catalizzatore per l’emigrazione di massa.

Transitiamo per l’ufficio passeggeri, la dogana, la stazione marittima con il molo e l’imbarco (‘in fila, con i fagotti e i sacchi sulle spalle, con i bambini per mano e il biglietto fra i denti…’) capiamo come si viveva a bordo del piroscafo durante la traversata camminando tra i corridoi, le cuccette (‘pochi posti erano riservati per la prima e la seconda classe, sul piroscafo Città di Torino a fronte di 1400 posti per emigranti c’erano solo 20 posti di prima e 40 di seconda…’), il refettorio (‘il cibo non poteva sempre definirsi buono, ma per molti emigranti che scappavano dalla fame era forse la parte migliore della nave…’), e infine l’arrivo a Ellis Island che significava l’avverarsi di un sogno.

La visita al museo si chiude sul tetto panoramico raggiungibile attraverso una rampa in salita accompagnati dalla storia del transatlantico Andrea Doria, in onore dell’Ammiraglio genovese vissuto a cavallo del 1500, conclusasi con il tragico naufragio del 26 luglio 1956 a poca distanza dalla costa newyorchese.

La vista su Genova è ottima e una manciata di postazioni focalizzano i punti di maggiore interesse tra i quali spicca la celebre Lanterna, o meglio Torre del Faro. Con i suoi 77 metri di altezza e abbarbicata sopra una collinetta pietrosa vigila il transito delle imbarcazioni dentro e vicine al porto.

Appena fuori dal Galata ci attende l’ultima attrazione compresa nel biglietto. In buona parte immerso nell’acqua spunta il sommergibile S518 Nazario Sauro, assemblato nel 1976 alla Fincantieri per la Marina Militare Italiana in piena guerra fredda. L’accesso è consentito indossando un caschetto, e non appena si scendono le scalette se ne capisce il motivo. L’ambiente nel quale ci si trova a camminare è stretto, basso, pieno zeppo di strumentazione, a mio parere claustrofobico. Ho compreso che la vita da sommergibilista non fa certo per me!

 

Per la cena accontentiamo Leonardo portandolo al Burger King del Porto Vecchio, in posizione ideale per terminare la serata sul lungomare. E infatti proseguendo verso i vecchi Magazzini del cotone, (edifici bassi e lunghi completamente ristrutturati che oggi accolgono un’ampia area fiere, centro congressi, negozi, bar e ristoranti) finiamo in due aree giochi nella piazza abbellita con alte palme. Continuando ancora in riva al mare capitiamo per caso al FantaCinema, una piccola mostra-museo con cimeli, poster, oggetti di film famosi come Batman, Superman, Harry Potter, Star Wars, lo Squalo, gli Eroi Marvel e molti altri. Un’esposizione particolare e divertente a conclusione di una giornata spensierata.

 

GIORNO 3

 

Invece della colazione in hotel, non compresa nella tariffa e dal costo elevato, optiamo dopo il check-out per il classico cappuccio e brioche in un bar con tavolini esterni nei caruggi.

Poi eccoci di nuovo al Porto Antico, riqualificato nel 1992 su progetto dall’architetto Renzo Piano in occasione delle Colombiadi, l’anniversario dei cinquecento anni dalla scoperta dell’America.

La mattina è dedicata all’ACQUARIO, uno fra i più grandi d’Europa e fiore all’occhiello di Genova. Per potervi accedere è obbligatoria la prenotazione del giorno e della fascia oraria. Sul sito ufficiale (https://www.acquariodigenova.it/) vi sono diverse opzioni di acquisto con biglietti per l’ingresso al solo acquario (quello scelto da noi) o comprensivi delle entrate alla Biosfera e al Bigo, entrambi posizionati all’esterno. La prima somiglia a una bolla di sapone sospesa sul mare, costruita in vetro e acciaio del diametro di 20 metri con all’interno la riproduzione di una foresta tropicale. La temperatura varia dai 20° ai 28°C e l’umidità si aggira intorno al 60-70%; condizioni ideali per il mantenimento di oltre 250 specie vegetali, diverse specie di uccelli e di testuggini palustri.

Il secondo è invece un ascensore panoramico che offre uno scorcio dall’alto del centro storico di Genova sopra cui svettano torri, cupole, campanili e i monti che abbracciano la città.

Avendo già testato entrambi e non conservandone emozioni particolari non replichiamo la visita.

Entriamo invece all’acquario, la cui esperienza è emozionante e ci trasporta nella magia del mondo acquatico. Nelle sue 70 vasche sono ospitati ben 15000 animali tra pesci, mammiferi marini, rettili, anfibi e uccelli.

E’ meraviglioso ascoltare il verso dei lamantini e toccante ammirare le foche monache (specie in via di estinzione) con le quali incrociamo lo sguardo e sembrano capirci. Entusiasmante lasciarsi rapire dai mille colori dei pesci tropicali e della barriera corallina, particolare osservare il lento fluttuare delle meduse e adrenalinico sostare a pochi centimetri dagli squali. Scrutare le goffe movenze dei pinguini sulla terra e la loro agilità nell’acqua attira grandi e piccoli, ed è coinvolgente seguire i rapidi movimenti dei delfini che giocano, si rincorrono, saltano sopra la superficie della piscina per poi rituffarsi fra mille spruzzi.

Per i bambini c’è una zona dedicata a SpongeBob, la simpatica e maldestra spugna marina che assieme ai suoi amici vive tantissime avventure nella città sottomarina di Bikini Bottom, cartone molto amato anche da Leonardo. Non mancano bar e tavola calda dove rifocillarsi e una grande terrazza sul il porto, a completamento di un attrazione adatta a tutta la famiglia.

 

Salutato l’acquario lasciamo sfogare nostro figlio nel mini parco di gonfiabili allestito lungo il molo, quindi pranziamo coccolati dal sole con i gustosi tranci di pizze e focacce (consigliatissima quella con pesto e formaggio), del vicino panificio ‘Il Fornaio’, fornito di un paio di tavoli e qualche sedia antistante al locale.

 

Nel pomeriggio è giunto il momento di dedicarci alle bellezze cittadine, viste solo superficialmente la sera prima. Risaliamo via San Lorenzo fino alla maestosa e omonima Cattedrale. L’edificio incuriosisce per la particolarità delle torri: quella di destra è stata terminata nel XVII secolo e una lanterna ne abbellisce l’estremità, quella di sinistra, di altezza inferiore, risulta incompleta ma è impreziosita da una loggia. La facciata appare molto elegante alternando i colori bianco-grigio nel tipico stile nobiliare ligure, presenta una serie di bifore e il grande rosone. Colpiscono i tre alti portali incassati in un susseguirsi di archi ogivali sorretti da colonne, con capitelli, decorazioni, sculture e intarsi pregiati, tutte espressioni dello stile gotiche. Le enormi statue di due leoni poste ai lati della scalinata d’accesso rapiscono Leonardo per la loro grandezza ed espressività.

La visita non si può considerare completa se non se ne varca l’ingresso. Si viene inghiottiti dalle colonne marmoree, le ricche decorazioni, i vivaci affreschi della navata centrale e dalla lussuosa particolarità della cappella dedicata a San Giovanni Battista. Pagando un biglietto di 6 euro è possibile ammirare il Museo del Tesoro (https://www.museidigenova.it/it/museo-del-tesoro) e acquistando un ticket cumulativo di 12 euro pure il vicino Museo Diocesano in via Tommaso Reggio. Avendo già visitato diversi siti simili e viaggiando con un bimbo piccolo abbiamo scelto di non  entrare, tuttavia possiedono molte recensioni positive.

 

Dopo qualche passo in salita davanti a noi si spalanca Piazza De Ferrari, dedicata all’omonimo banchiere e uomo politico, e rallegrata dagli zampilli d’acqua che fuoriescono dalla grande coppa in bronzo della fontana centrale. Lo spazio esibisce un connubio di stili diversi, frutto dell’incontro fra la parte vecchia e la zona residenziale più recente, e la visione complessiva risulta armoniosa e signorile. Qui il profilo tondeggiante in stile Liberty del Palazzo della Borsa, sorto agli inizi del ‘900, si mischia con quello multiforme ed eclettico del Palazzo della Regione Liguria risalente al XX secolo. La statua equestre di Giuseppe Garibaldi vigila sul pronao neoclassico (ovvero la porzione anteriore dell’edificio ispirata alla forma di un tempio) del Teatro dell’Opera Carlo Felice. Poi vi sono il porticato dell’Accademia Linguistica di Belle Arti del 1831 e la facciata lineare dipinta del Palazzo Ducale, dimora dei Dogi di Genova e poi delle successive alte cariche politiche, le cui origini risalgono al XIII secolo.

Da Piazza De Ferrari imbocchiamo Via XX Settembre che è molto più di una via commerciale. Si cammina sopra degli splendidi mosaici, protetti dagli alti porticati sotto i quali si aprono negozi, bar e boutique. Bisogna staccare gli occhi dalle seducenti vetrine e girare la testa all’insù per ammirare lo stile neogotico della copertura e le eleganti facciate in stile liberty degli edifici adornate da statue, balconcini, colonne e capitelli. La percorriamo su entrambi i lati, all’andata e al ritorno, per poi dirigerci al parcheggio Piccapietra dove ritirare l’auto e concludere così le tre giornate in terra ligure: meravigliose, accoglienti, indimenticabili.

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