Periplo della Scandinavia

Svezia e Finlandia Sabato 21 giugno 2003 Si parte ! Prima tappa Parigi - Stoccolma… Beh, si fa per dire. In effetti trattasi di un volo Ryanair, pertanto le località di partenza e d'arrivo si trasformano automaticamente in ridenti cittadine semi-sconosciute, ovvero Beauvais (80Km a nord di Parigi) e Nyköping (leggasi Niscioping, 100Km a...
periplo della scandinavia
Partenza il: 21/12/2003
Ritorno il: 06/07/2003
Viaggiatori: fino a 6
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Svezia e Finlandia Sabato 21 giugno 2003 Si parte ! Prima tappa Parigi – Stoccolma… Beh, si fa per dire. In effetti trattasi di un volo Ryanair, pertanto le località di partenza e d’arrivo si trasformano automaticamente in ridenti cittadine semi-sconosciute, ovvero Beauvais (80Km a nord di Parigi) e Nyköping (leggasi Niscioping, 100Km a sud di Stoccolma). Tuttavia, visto il modico prezzo del biglietto, si può sottostare volentieri a queste lievi discrepanze geografiche. La giornata è bellissima alla partenza un po’ meno all’arrivo. Ma passa rapidamente al bello e, per chi avesse voluto sfuggire alla morsa dell’afa, lo sforzo sarebbe stato vano (Stoccolma : 26°C). Il volo di 2h passa velocemente grazie a Valentina, una loquacissima hostess di… Oristano ! Appena arrivati, la Svezia ci si presenta come una grande distesa pianeggiante ricoperta di foreste e laghi con pochissime case, ma 9 milioni di abitanti su una superficie di 449.964Km² possono spiegare tante cose. Purtroppo, vista l’ora  15h.30  e l’ora e mezza di taxi che ci aspetta per raggiungere il deposito di noleggio del camper, ed il traghetto per la Finlandia che parte alle 20h, in Svezia saremo solo di passaggio. Quanto basta, però, per renderci conto che tutto il mondo è paese, anche dove meno te lo aspetti : il tassista sorpassa tranquillamente i limiti di velocità e si prende l’onorario senza darci la ricevuta… L’arrivo al deposito del camper si rivela alquanto traumatico : pare proprio che sia chiuso !!! Facciamo il giro e ci fermiamo allucinati davanti all’entrata. Mentre il tassista si dispera palesemente poiché intuisce che dovrà ospitarci a casa sua, da una porticina laterale esce una piccola finlandese che, con voce stridula, ci apostrofa così : “Michotte ?!” Siamo salvi !!! Non parlando una riga di finlandese lui, di svedese lei, il colloquio fra il tassista e le nostra noleggiatrice è degna di un film di Totò. Finita la parentesi comica, la visita del nostro futuro camper ci riempie di gioia : è nuovo di zecca, wow ! Prima di partire si aggiunge alla finlandese il suo collega (con un inglese un po’ più comprensibile) che vuole a tutti i costi rimborsarci il biglietto del taxi. Non che noi non volessimo (siamo o non siamo genovesi ?), ma il tempo stringe e il traghetto non ci aspetterà. Come se non bastasse non dispongono di liquidità sufficiente, quindi li dobbiamo seguire sino al bancomat più vicino. Occorre sapere che nei paesi nordici, benché d’estate il sole sia presente 24h/24, nel WE tutto chiude alle 15h o, ben che vada, alle 16h. Inutile aggiungere che il nostro viaggio cominciava con la visita guidata di tutti i distributori automatici della periferia di Stoccolma !!! Trovati i soldi, i nostri simpatici amici ci salutano mentre ci imbarchiamo sull’Amorella, la nave che ci porterà in Finlandia. La traversata è piacevolissima : si attraversa tutto il fiordo di Stoccolma, fra isolette e navi da pesca seminate qui e là sul nostro tragitto. Sulle coste la gente prende il sole… alle 22h(!) o è impegnata in feste e party : una ventata di allegria. A bordo, dopo aver ammirato il nostro primo “tramonto”, ci lanciamo verso il ristorante prima che chiuda. Il buffet è abbondantissimo e, senza accorgercene, diamo il via al rito del salmone servendoci a piene mani di quello che sarà la nostra fonte di sostentamento per 15 giorni su16 ! Domenica 22 giugno 2003 Sono le 7h.30 del mattino e, sotto un cielo azzurro, sbarchiamo a Turku, in Finlandia. Il benvenuto ce lo danno dei poliziotti con l’etilometro : soffia nel palloncino ! Bisogna ammettere che la sera prima quasi tutti i passeggeri della nave si erano riversati nella boutique dei liquori svaligiandola ! Della città industriale guarderemo solo il castello vicino al porto e la chiesa in centro, un po’ per la fretta, un po’ perché essendo domenica è tutto chiuso… La prossima tappa è Helsinki. In effetti non abbiamo molto tempo e la visita della Finlandia è prevista dai finestrini, correndo a tutta velocità verso Capo Nord per dedicare un po’ più di tempo alla Norvegia. Sulla strada verso la capitale attraversiamo il verde intenso delle foreste e quello chiaro dei campi coltivati, l’azzurro dei laghi e il nero-ruggine dei laghetti, colori che non ci abbandoneranno mai per tutta la durata della nostra presenza in Finlandia : effettivamente monotono, il paesaggio, col tempo lo si trova così bello da sentirne presto la mancanza. Dopo qualche ora di viaggio ci fermiamo in un Grilli-Kioski (baracchino sulla strada) che è anche l’unica bottega aperta (avoinna) per acquistare del Lohi, il salmone affumicato : l’aspetto non è dei più invitanti, ma il profumo fa venire l’acquolina in bocca [Mia opinione personale, è stato anche uno dei più buoni salmoni mangiati ; e Dio solo sa quanti ne abbiamo mangiati !]. Giunti ad Helsinki ci imbattiamo per la prima volta in quello che sarà la nostra mascotte : l’incomprensibile pannello KESKUSTA. Volendo fare un giro fuori porta, lo schifiamo e ci dirigiamo verso la costa. Ci accorgiamo però rapidamente che le cartine stradali finlandesi indicano tutte le strade e con tutte, vogliamo dire proprio TUTTE ! Il che ci porta spesso a seguire delle viuzze che portano su strade sterrate e/o piste ciclabili, per poi ritrovarci davanti alla polizia : etilometro ; sofffffia il pallonciiinooo ! Meglio dirigersi verso il centro. E’ da allora che il pannello Keskusta s’imporrà sulle nostre strade precedendo ogni nostra mossa. Helsiki è una città moderna, i palazzi sono ben tenuti e le chiese (in maggioranza ortodosse) belle fuori e spoglie dentro. Nei parchi c’è gente e dei giovani con una bandierina gialla si occupano di dare informazioni ai turisti : parlano tutti 3-4 lingue… che vergogna ! Purtroppo tutto è suljettu (chiuso) salvo una libreria in centro, quindi la ricerca di un buon ristorante è preclusa lasciandoci prede indifese dell’immancabile McDonald… Lasciamo velocemente la capitale dirigendoci a nord verso Jyväskyla (la “y” si legge “u”), che dovremo raggiungere in serata. E’ già pomeriggio tardi, anche se dal sole alto non si direbbe. Tutti i grilli e i kioski sono chiusi, ma dall’autostrada sono visibili dei supermercati e tutti chiudono alle 21h : faremo la spesa più tardi. Giunti nell’ameno paesino di Säynätsalo decidiamo di fermarci a fare la spesa. Appena entrati prendiamo due mele, ma ci accorgiamo che la vendita non si fa a numero, né al chilo, bensì al… litro !!! Ed è così pure per i pomodori, il riso, … Mah ? Passano 10 minuti e gli inservienti tirano giù delle tende sugli scaffali : si chiude ! Belin, l’unico supermercato che alla domenica chiude alle 18h lo abbiamo beccato noi… E, come beffa supplementare, gli altri giorni chiude alle 21h !!! Rassegnati usciamo con quello che abbiamo racimolato dopo esserci imbattuti nella difficilissima lingua lappone, annaspando fra il Maito (Latte), il Leipä (Pane), la Suola (Sale), …. Presto però ne apprezzeremo i suoni e gli accenti (sempre sulla prima sillaba), al punto che certi termini diverranno di uso quotidiano : keskusta (per di qua, da quella parte ; scopriremo solo all’ultimo giorno voler significare Centro città), Ravintola (ristorante), Tiekirkko (chiesa di legno) sempre indicata con la sigla kk.. Ah… le kappa… Non sappiamo bene come all’inizio del mondo Dio abbia distribuito le lettere alfabetiche a tutti gli abitanti della terra, fatto sta che ai finlandesi deve aver recapitato per sbaglio un sacco di “k” di troppo. Le trovate dappertutto, quasi sempre doppie anche dopo una “r” o una “n”. Oltre ad indicare una chiesa, le trovate ad indicare i supermercati. Allora vi potrete imbattere in un “K”, in un “KK” o in un “KKK” e, se siete davvero fortunelli, avrete anche l’immenso stupore di trovarvi di fronte al supremo, l’unico e magnificentissimo “KKKK”. Purtroppo questo era solo un K. Attraversiamo una regione dove ad ogni lago sulla destra ne segue un altro sulla sinistra e viceversa. Ma questo paesaggio ci seguirà dappertutto in Finlandia. In serata, mentre cerchiamo un parcheggio, due alci ci attraversano la strada a pochissimi metri (una quasi la falciamo, o  viste le dimensioni  ci falcia lei…), così andiamo a nanna tutti felici e contenti. E’ già l’una e mezza, ma siccome fa ancora chiaro, ce ne accorgeremo troppo tardi… Lunedì 23 giugno 2003 La mattina ci risvegliamo tardissimo in riva ad un lago. Durante la notte le zanzare (vero simbolo della Finlandia) ci hanno circondati e, non si sa bene come, hanno attraversato le nostre zanzariere regalandoci delle coloratissime bugnette multiformi un po’ qui e un po’ là… Fuori l’aria è fresca, una signora lava i panni in una fontana. Parla un vago inglese e ci dice che quell’acqua viene dal lago, quindi per fare del caffè dovremo trovarne dell’altra. Stupitissimi ci sentiamo proporre di andare a prenderla, alle 7h,30 del mattino, da una sua vicina che, in pantofole e vestaglia, ci riempie la teiera con un sorriso : crediamo che l’impressione che ci ha lasciato la gente in Finlandia possa riassumersi in quest’immagine senza dover aggiungere altro. Ripartiamo alla ricerca di un supermercato e poi via verso la città di Oulu, sulle coste del Baltico, in prossimità del confine con la Svezia : oggi non c’è tempo da perdere. Ci fermiamo ad un KKK. Oltre al solito salmone affumicato, marinato, arrosto e con patate, acquistiamo dei biscotti al limone cui resteremo fedeli sino al fine del viaggio in tutti e tre i paesi, dei Kuukkeli, ovvero dei crafen con le orecchie (!) ripieni di marmellata di albicocche… ehm, la marmellata contiene dei semini come di… pomodoro… Belin, ma è la famosissima marmellata di more artiche (Lakkapossumunki) !!! E che gusto ha ? E chi lo sa, il crafen è già finito… Compriamo pure del formaggio cubico che si affetta con un apposito arnese presente nel cassetto della cucina del camper e di cui ci si chiedeva l’utilità sin dal primo giorno. Acquistiamo pure del prosciutto di renna [Un po’ troppo forte per i miei gusti, preferisco il salame di alce, anche se lo trovo ugualmente forte…]. Per tentare nuove emozioni  siamo o non siamo nella regione dei rally ?  ci infiliamo in uno sterrato che segue la strada principale. A nostra grande meraviglia i pannelli delle limitazioni di velocità segnalano : limitato a 80Km/h !!! Inutile aggiungere che li rispetteremo… In serata arriviamo a Oulu sotto un sole stupendo e, nonostante la prossimità del circolo polare artico, giriamo con pantaloncini corti e maglietta alle 19h… Bella città, Oulu ha porticciolo turistico, piazze e strade pedonali piene di gente. Decidiamo così di fermarci al camping per gustarci la notte polare sulla spiaggia. Nel parcheggio troviamo un fungo porcino che, affettato subitamente e messo a seccare, si farà tutto il viaggio arrivando al traguardo composto solo da due ultime fette… Mentre cuociamo del tonno sulla brace (il salmone ci stava già uscendo dalle orecchie), si avvicina una signora con dei wurstelloni la cui consistenza non era dissimile da quella della gomma ed assistiamo inorriditi alla cottura degli stessi sulla nostra griglia. La forma dei wurstel è esattamente quella a cui pensate e che non descriveremo, vi basti sapere che inspiegabilmente ne ricalcava tutte le particolarità anatomiche ! La signora li afferra abilmente, ne asporta la pelle ad un capo, ci spreme sopra una salsina rossa e li ficca in bocca. Che orrore ! Speriamo che la serata prosegua meglio. Il tramonto di Oulu è senza dubbio uno dei più bei tramonti cui abbiamo assistito (se non il più bello), peccato che io abbia dovuto lasciare la telecamera in carica e mia moglie dimenticato la macchina fotografica sul camper… Fortuna che il nostro amico Claudio aveva la sua e qualche foto ricordo l’abbiamo racimolata. Assaporiamo a bocca aperta questo sole che per 3 lunghissime ore non vuole saperne di scendere oltre l’orizzonte. Ci riempiamo la vista di quel rosa che si fonde col mare, che irraggia le foreste sino ad accendersi in una fiamma gialla, poi rossa, poi viola… Poi il sole scompare appena sotto l’orizzonte. Resta fra le nuvole come una sfera di luce, un fantasma che aleggia sulla superficie del mare lasciandoci esterrefatti di fronte a tanta insospettata bellezza. Nel frattempo fra i finlandesi presenti c’è chi gioca a beach volley e chi si racconta qualche storiella seduto sulla sabbia rigorosamente spalle al tramonto : come può renderci insensibili l’abitudine, eh ? Martedì 24 giugno 2003 Sempre più stanchi per le brevissime notti che stiamo passando, lasciamo Oulu in direzione di Kemi dove saluteremo il Mar Baltico. Poco prima di Kemi incontriamo la nostra prima renna. Si tratta di un maschio adulto in un campo : l’eccitazione è così forte che ci accorgiamo solo dopo un quarto d’ora che la renna in questione porta un collare… Dopo una rapida visita al porto di Kemi e alla sua nave rompighiaccio, ci inoltriamo verso nord. Risaliamo un fiume grande quanto un lago sino a Rovaniemi, la città di Babbo Natale (sic !). Sulla strada incontriamo lui, il solo, l’unico e l’inimitabile. Sotto un sole cocente (almeno 28°C), a torso nudo e con una bomboletta spray in mano, egli affronta le lunghissime strade che attraversano le sterminate foreste boreali, egli conta meticolosamente i suoi passi, si china e con gesto perfetto spruzza un puntino bianco sul nero splendente dell’asfalto nuovo ancora fumante : egli è l’uomo dei puntini ! Domani, o forse anche solo fra poche ore, altri lo seguiranno e tracceranno delle strisce laddove lui ha posto i suoi sigilli : un uomo, un perché !!! Eccoci a Rovaniemi, sono le 19h.15, ma si direbbero le 16h, tuttavia nelle strade la gente è numerosa come da noi a mezzanotte del lunedì… Sebbene sia sita sul circolo polare artico, visitiamo la città in braghe corte e maglietta ; infatti, ci sono ancora 26°C… Un pensiero ci balena nella testa : belin, da qui in poi il sole non tramonterà più !!! Visitiamo l’Articum, il museo dei lapponi – meglio dire Sami, preferiscono. Poi andiamo da Babbo Natale, scriviamo le letterine di rito e ripartiamo. Sulla strada attraversiamo una regione mineraria e ci fermiamo a mangiare in riva ad un laghetto di un paesino tutto in legno. Accanto al camper ci sono i bidoni dell’immondizia rigorosamente etichettati per la raccolta differenziata : Metalli – Vetri – Paperi… Più tardi ci fermiamo in un paesino. Vicino alla chiesa dei ragazzi giocano a cricket, inizialmente non ci facciamo caso e proseguiamo nella nostra visita lamentandoci che ogni volta troviamo le chiese chiuse, tuttavia qualcuno di noi fa notare che sono le… 00h.30 !!! Forse è meglio che andiamo a dormire. Mercoledì 25 giugno 2003 Il risveglio è brutale, un’invasione di zanzare e moschini voracissimi ci ha ridotto malissimo. Il tempo è nuvoloso e bizzarramente ci ritroviamo a dire delle frasi che abitualmente avrebbero dell’assurdo : “Faceva più chiaro alle 3h quando siamo andati a dormire…”. Continuiamo a salire verso nord, il paesaggio cambia, ai laghi si sostituiscono gli stagni, con l’acqua sempre più nera dalla materia organica non riciclata dai batteri. Gli alberi sono sempre più piccoli e le parabole delle case puntano sempre più all’orizzontale ! Abbiamo attraversato quasi tutta la Finlandia e sorpassato un’infinità di località, ognuna con la sua ravintola, ma oggi che vorremmo finalmente assaporare la cucina finlandese sono tutte suljettu. In mancanza di Ravintole avoinna, ci infiliamo in un Hotelli che fa anche da mangiare e, in fin dei conti, non ci possiamo lamentare. Nel pomeriggio acceleriamo un po’, vorremmo arrivare a Capo Nord in serata (anche se adesso il concetto di serata comincia ad essere alquanto vago…). Giunti in prossimità del confine con la Norvegia le strade finlandesi si trasformano in un sali-scendi pazzesco. La striscia d’asfalto che percorrete svanisce all’improvviso sotto i vostro camper e, davanti ai vostri occhi strabuzzati, appare simultaneamente una voragine in cui ruzzolate miseramente. Giunti sul fondo comincia una ripidissima salita in cui vi inerpicate lentamente sino a giungere sulla cima quasi fermi. Vi ricorda qualcosa, sì, qualcosa che avete già vissuto… Poi vi rendete conto che siete a pochissimi chilometri dalla Russia… Adesso sapete perché si chiamano “Montagne Russe !!!” Prima del confine ci fermiamo a fare una foto. Dal nulla [la casa più vicina doveva essere a 10Km] sbuca un tipo che fa footing accompagnato da un cane. D’istinto lo saluto con un good evening cui egli risponde cortesemente con la mano alzata alla Mork e Mindy vocalizzando un esilerantissimo : “Trrrrr !”. Sarà meglio allontanarci dalla Finlandia. Finalmente arriviamo in Norvegia. Le abitazioni sono più sofisticate, anche se restano sempre di legno dipinto in rosso mattone, più raramente in giallo, senape o azzurro, ma hanno la particolarità di possedere dei tetti con l’erba sopra, a volte degli arbusti e, nelle case più vecchie anche degli alberi !!! Per la prima volta da quando siamo partiti, ecco spuntare le montagne e i primi nevai all’orizzonte. Passano poche ore ed ecco il primo fiordo che costeggeremo sino a Capo Nord. La prima cosa che si nota è la precisione dei norvegesi : ogni cartello stradale ci mette al corrente che la prossima curva o strettoia o tunnel comincerà fra 0,1Km e terminerà fra 0,8Km e sin qui niente da eccepire. Restiamo più dubitativi quando gli stessi cartelli ci avvertono della possibilità di un attraversamento renne o alci fra 0,15 e 2,35Km oppure di mucche dalle 8h.35 alle 9h.05… E non stiamo scherzano, abbiamo le prove fotografiche ! Verso le 21h ci fermiamo a mangiare in una baia e decidiamo di proseguire sino a Capo Nord anche se mancano ancora un centinaio di chilometri su strade tortuose. Ma prima meglio mettersi a studiare il norvegese, visto che i cartelli sono numerosi e la polizia molto più presente che in Finlandia. Ma dopo poco abbandoniamo l’idea. A dire il vero il norvegese non è così difficile : tenendo conto che la “u” si pronuncia “u”, poi basta ricordarsi che la “o” si legge “u”, la “y” anche, la “å” è una “o”, la “k” si pronuncia “c” ma dopo la “s” diventa una “sc”, la “d” non si pronuncia, salvo quando è seguita da una “i”, o da una “a”, la “t” si pronuncia “s” se seguita da una “i” ; e potrei continuare con tutte le altre lettere dell’alfabeto. Insomma niente di più facile… Detto ciò, c’è una parola che imparerete immediatamente non appena mettete piede in Norvegia : Bom station / Toll Plaza, ovvero Pedaggio !!! [Lascio a voi determinare la pronuncia]. Per arrivare a Capo Nord attraversiamo la tundra senza più alberi. Il paesaggio è un po’ triste, ma ravvivato dalla presenza numerosa delle renne. Noi siamo di corsa, saranno anche le 23h.30, ma c’è il sole e vogliamo avercelo sino a Capo Nord. Poco prima di arrivare sull’isola dove è situato Capo Nord dovete attraversare una galleria. E’ una galleria lunga circa 6,5Km che scende con una pendenza di 13° a 250m sotto il fiordo. Una volta sul fondo fate pochi metri in orizzontale per poi riprendere la salita con la stessa pendenza di prima e anche di più. Da notare che le cabine d’emergenza sono poste in posizione verticale dando un insostenibile senso di mal di mare… Finalmente, dopo un salasso di 40euro a testa, giungiamo a Capo Nord, ma, dopo 4 giorni di sole, ci ritroviamo immersi nelle nuvole : i soli ad avere ancora il sole sono i russi di cui scorgiamo le coste in lontananza… La temperatura è brutalmente scesa a 2,3°C e, per la prima volta mettiamo i jeans e le giacche a vento. Scendiamo a fare due riprese, ma dopo 1 minuto finisce la cassetta. Ci buttiamo sulle foto sotto un vento gelido, ma sempre meno seccante di una vecchietta francese che, non si sa come, riesce immancabilmente a trovarsi davanti a noi quando scattiamo una foto !!! Peccato che il sole non fosse al rendez-vous, ma il panorama resta fantastico ed il luogo ha un che di mistico, ma forse è soltanto il sonno : ancora una volta andremo a dormire alle 2h… Norvegia e Svezia Giovedì 26 giugno 2003 Capo Nord. E’ mattino. Prestissimo. Questa notte il sacco a pelo ce lo siamo goduto. Così, ancora assonnato, il mio pensiero va a quei pescatori che abbiamo incrociato la sera-notte-giorno prima, verso mezzanotte, e che come se nulla fosse, sgambettavano in mare con l’acqua sino alle ginocchia. Mi auguro che siano riusciti almeno a prendere un baccalao, uno stochfisk o qualche lack (ma perché noi li chiamiamo salmoni ?). Adesso la batteria è carica, così esco per riprendere qualcosa. Sfortunatamente il tempo è rimasto grigio e l’unica luce solare è sempre fissa sulle solite coste russe… In compenso la vecchietta francese è scomparsa e sono libero di filmare a piacere un Capo Nord assolutamente deserto : che meraviglia ! Avrei voluto restare ancora qualche istante a godere di questo silenzio, ma abbiamo 230km di ritardo sul piano previsto e le strade norvegesi paiono molto meno rettilinee di quelle finlandesi, ma altrettanto ondulate ! Sulla strada di ritorno ci fermiamo nel villaggio di Honnisvog (così si pronuncia ; non chiedetemi come si scrive : è così semplice che potete farlo anche voi). Entrati in un bar non possiamo lamentarci del caffè, né del cappuccino, ma  come se un istinto primordiale ci stesse mettendo in allerta  non possiamo fare a meno di notare il via vai di gente che trangugia allegramente quantità industriali di hot dog : triste presagio… Siamo nuovamente di fronte al tunnel che ci riporterà sul continente e… bom station / Toll plaza : vai di portafogliiii ! Belin, si paga anche quando esci… Ancora storditi dalla somma richiesta, ci infiliamo nel tunnel. Dopo soli 10m il manto stradale assume un’improbabile pendenza alla quale stupisce che i pneumatici possano ancora aderire… Si scende in seconda e si accendono bene i fari perché sul fondo, a causa della condensa, possono formarsi banchi di nebbia… Fra una foto al fiordo, una alla baia dalle acque smeraldo, una alle renne che invece di attraversare la strada camminano in equilibrio sulla riga centrale, troviamo anche il tempo di fermarci ad un casolare (in Finlandia sarebbe stato sicuramente un kioski) dove vendono baccalao e stochfisk. Il tipo dietro il bancone ci serve una fetta di salmone da assaggiare. L’acquisto di una porzione di salmone è immediato anche se il prezzo è un po’ elevato (tuttavia si rivelerà uno dei migliori salmoni affumicati mangiati in Norvegia). Il tizio, ringalluzzito dal nostro acquisto lampo, prende uno stoccafisso secco, ne gratta via un pezzo e me lo rifila fra gli sguardi attoniti e maliziosi dei miei compagni di viaggio. Facendo buon viso a cattiva sorte metto in bocca quello che ha tutta l’apparenza di una scheggia di legno. Sulle prime oltre che l’apparenza ne ha pure la consistenza e il sapore, cosa che non dev’essere sfuggita a chi ha potuto osservare il mio viso in quell’esatto istante. Fra le risa dei presenti il bolo che prendeva forma nella mia bocca stava lentamente acquistando un gusto di pesce, avreste detto del baccalà : assaggiato e comprato, eccomi uscire dal kioski col mio pacchettino di stoccafisso secco imballato in un banale sacchetto di patatine ! Ci dirigiamo abbastanza velocemente verso Alta, la prima grossa città sulla nostra strada. I panorami su fiordi e cascate si susseguono al nostro finestrino sfilando via così come sono comparsi. Non ci fermiamo coscienti che ne vedremo certamente altri simili più a sud… Col passare dei chilometri i panorami sfilano sempre più lentamente : la velocità va diminuendo in base ad una strana equazione che prevede il numero di pattuglie della polizia al denominatore… Giunti ad Alta ci fermiamo nel Museo etnico classificato patrimonio mondiale dall’Unesco. In esso troviamo un po’ tutta la storia della Norvegia, dai popoli primitivi che lasciarono numerosi pittogrammi sulle rocce dei fiordi sino alla seconda guerra mondiale (quest’ultima un vero e proprio tormentone in qualsiasi museo norvegese in cui entriate). Da buoni italiani riusciamo ad entrare gratuitamente  anche se inconsapevolmente  passando dai WC la cui uscita secondaria porta direttamente nelle sale d’esposizione… Quanto al WC, non posso esentarmi dal descrivere il seguente episodio : mentre sto tranquillamente e bellamente espletando le mie più elementari funzioni fisiologiche su un orinatoio a muro, un signore francese sulla sessantina (ancora !!!) si avvicina da dietro e, passando la sua mano sopra la mia testa, afferra il manometro di una calderina posta mezzo metro sopra la mia testa. Più stupito che spaventato  in quella situazione poteva succedere di peggio  lo guardo interdetto. Questi, senza dire una parola, gira la valvola che chiude il manometro e si allontana istantaneamente. Poi, palesemente deluso, mi dice : “Ca ne marche pas… [Trad. : “Non funziona”]”. Belin, ghe manchieiva ancun, belinun ! [Trad. Semantica : Belin, mi sembri scemo !]. Vabbé…. Lasciamo Alta e ci fermiamo a cenare su un colle innevato a picco su un fiordo che dà a nord : stasera prevediamo un bel “tramonto”. Sul posto c’è una sorta di camping, il “Gildetun”, ci attacchiamo all’elettricità e prepariamo un barbecue. Un solo inghippo : le istruzioni del barbecue sono in lappone e l’unica parola dal suono conosciuto è stativa, che noi traduciamo brillantemente con “cavalletto” A partire da quella miserrima parola riusciremo, non senza grandissimo stupore, a dedurre tutte le istruzioni necessarie al perfetto funzionamento dell’intero apparato barbecubico. A dire il vero lo svedese del camper accanto aveva tentato un approccio, ma dovendo già tradurre il lappone, passare per lo svedese non ci è parso una brillante idea… La serata scorre piacevole e, anche se il sole gioca a nascondino fra le nuvole, il panorama è semplicemente fantastico. Venerdì 27 giugno 2003 Eccoci sulla strada per Tromsø, un porto famosissimo [almeno per tutti quelli che hanno visitato la Norvegia in crociera]. Alla deviazione per Tromsø vorremmo fare il dumping (vuotare le toilettes) in un campeggio adibito all’operazione, ma il campeggio è nei lavori e, come dice bene la signora : “Bisognerebbe che aspettaste 2 settimane in modo che il dump sia disponibile”. Impossibilitati a trattenere i nostri bisogni così a lungo, ci dirigiamo verso un distributore Shell indicatoci in opzione dalla sempre gentile gerente del camping. Qui, però, cadiamo in perdizione lasciandoci affascinare dai perfidi salsicciotti dorati che in Norvegia rotolano lucidi sui grill di tutte le stazioni di benzina, bar, cartolerie, giornalai, ecc. Nella versione famiglia, per 15euro in quattro, si ha pure diritto ad una bevanda gratuita. Fra queste potrete trovare facilmente il Champagne fructs : una temibilissima bevanda al dolcissimo sapore di big babol !!! Lascio a voi il disquisire sull’infelice abbinamento coi wurstel… Tromsø è una bella cittadina con un invidiabile posizione sul fiordo di Balsfjorden. Peccato che il tempo sia nuvolo e minacci pioggia, altrimenti saremmo volentieri saliti sulla funicolare che porta al punto panoramico [a posteriori, farà cassa nei nostri magri portafogli…]. Sarà quindi solo una toccata e fuga, come il gabbiano che ruba i gamberetti al malcapitato pescivendolo del mercato. C’è ancora della strada da fare, per cui scendiamo veloci verso Narvik. Sulla strada incontriamo un nuovo cartello stradale che ci segnala un fenomeno senz’altro unico al mondo e che succede soltanto nel tratto tra 0,1 a 0,9km di strada sui 251km che separano Tromsø da Narvik : il pittogramma rivela, con semplicità descrittiva ed una certa efficacia che, se non si esegue il tornante destro in modo corretto, si rischia inevitabilmente di picchiare nel muro di fronte ! E noi poveri che sino ad oggi lo avevamo ignorato… Nei pressi di Narvik ci fermiamo a fare rifornimento viveri. Fra questi acquistiamo un brunost, un mattoncino beige sito nel reparto formaggi. La forma e la consistenza ricordano i buoni formaggi finlandesi e ci lasciamo convincere dalla voce Ost (= formaggio). Venuta la sera, al momento di servire il formaggio, un indizio avrebbe dovuto farci riflettere, ma incoscientemente giungiamo sino alla fase dell’assaggio. In effetti, al momento del taglio, il supposto formaggio si squaglia come burro senza mai assumere la forma che si addice ad un qualsiasi formaggio che si rispetti. Come preso in una sorta di trans medianico, Claudio ingurgita la prima “fetta” ed io, stolto, lo seguo a ruota… Una volta accomodatosi sulla vostra lingua, il brunost si decompone rapidamente passando dalla fase semi-solida a quella liquida. In questo modo può disperdersi subdolamente ed efficacemente su ciascuna delle miliardi di papille gustative che foderano le nostre lingue. A questo punto al vostro cervello giungono una serie infinita di informazioni che modificano questa sostanza sino a farla assomigliare a qualcosa di commestibile. In verità, si tratta soltanto di un perfido inganno. Camuffato nella quantità piuttosto che nella qualità, il vero gusto del brunost si tiene pronto ad uscire solo una volta che l’avrete ingoiato. E’ allora che la percezione di qualcosa d’ineffabile che si cala festante lungo il vostro esofago indifeso diviene quasi palpabile e la nausea si apre pian piano la strada nel vostro stomaco inorridito… Sabato 28 giugno 2003 Oggi ci aspetta il primo imbarco su un traghetto. Non avendo orari cerchiamo di tirare ancora un po’, ma dobbiamo arrenderci all’imprevedibile quando, attraversando un ponte, scorgiamo un nugolo di gorghi coprire una vasta porzione della superficie del fiume. Stavamo giusto discutendo del fatto che non avremmo avuto tempo di passare dalla città di Bodo dove regna il famosissimo gorgo marino del Maëlstrom, ed eccoci in presenza dei suoi cuginetti. Nella contemplazione del fenomeno perdiamo un po’ di tempo, così arriviamo al pontile d’imbarco che il traghetto è appena partito. Non resta che aspettare 20 minuti ed accorgerci che Skarberget, il paese che troneggia sulle nostre cartine come località di partenza del ferry, si riduce a poco più di un… bar. Sarà il primo, ma non l’ultimo di questi paesini fantasma. Una volta traghettati, l’unica idea che ci pare logica è di recuperare i 230km di ritardo sulla tabella di marcia. Ritardo che ci portiamo dietro dalla Finlandia quando abbiamo deciso di fare qualche strada meno frequentata e un rally sulle strade sterrate. Se è questo che vogliamo, allora ci aspettano 700km da percorrere agli 80Km/h : un inferno ! Ma la tabella dice che su questi 700km non ci sono fermate degne di nota, quindi ci imbarchiamo in quest’insolita guerra col tempo. Se non fosse per la sosta sul Circolo Polare Artico, questo sabato si ridurrebbe ad una striscia d’asfalto nero ora ricamata di traverso sui pendii dei fiordi, ora cucita sulle verdi distese delle foreste boreali [sono così poetico che mi farei un bell’applauso sulla faccia]. In Finlandia, a Rovaniemi, l’attraversamento del Circolo Polare è corredato da una scenografia degna di Hollywood, ricorrendo anche alla messa in scena dello splendido Babbo Natale, tuttavia non si scade mai nello squallido ed il tutto risulta quanto meno simpatico. In Norvegia, invece, accade l’impossibile. Che voi saliate da Oslo o scendiate da Capo Nord (come nel nostro caso), il Circolo Polare Artico attraversa un altipiano arido e desolato dove non vive nessuno. Immaginate una superficie piana di circa 50km da nord a sud e di 25km da est a ovest senza un albero, senza una casa ; siete pieni di soldi provenienti dallo sfruttamento del petrolio ed il taglieggio dei turisti : cosa costruireste e dove piazzereste il monumento ? Inutile sforzarvi, non riuscirete mai a raggiungere la perfezione del pensiero norvegese ! Passando su quella pampa incrocerete un edificio simil-baita dove l’unica informazione che troverete è sulle zone di pesca al Salmone e potrete acquistare un migliaio di oggetti turistici che nulla hanno a che vedere con il Circolo Polare. In compenso un pannello esplicativo ci informa che tale Circolo Polare Artico è segnalato da un monumento di legno rappresentante un gigantesco fiocco di neve [o almeno così pare] situato esattamente 1km più a sud di dove passa il circolo stesso !!!!! Quasi senza parole [quelle che avremmo le auto-censuro] riprendiamo la nostra corsa contro il tempo sino alla città di Mo-I-Rana dove ci fermiamo a cenare. Senza accorgercene tutti i camper nel parcheggio sono italiani e da quello accanto spunta fuori un signore che, con accento romano ed eccellente perspicacia, ci dice : “Ahò, mavvoi n-nsiete finnlanndesi ?!” Chissà da cosa l’avrà dedotto ? Il tipo è anche simpatico e, siccome sta facendo il giro nel senso contrario al nostro, ci scambiamo qualche informazione su quello che ci/gli aspetta. Pare che certe città siano molto belle, altre meno e che i norvegesi siano tanto antipatici al sud quanto lo sono stati finora al nord. Quanto agli animali, alci non se ne vedono se non sui cartelli stradali che ne indicano l’attraversamento. Non di meno, sua moglie è rimasta strabiliata dalla vista di una foca… all’acquario di Bergen !!! Una volta rifocillati ripartiamo, guideremo di notte, tanto non è che ci sia quella gran differenza… Ci fermeremo tra 285km a Grong, un nome una garanzia. Tanto per far passare il tempo, visto il continuo zigzagare della ferrovia, Claudio al volante ed io co-pilota decidiamo di scommettere se al prossimo tornante la ferrovia passerà sopra o sotto la strada. Vince chi ne azzecca di più prima di raggiungere il paesino di Brenna … Sono le 23h e siamo proprio mal presi, anche perché di Brenna non ne vedremo mai neppure l’ombra… È mezzanotte siamo a una decina di chilometri da Grong, oggi ci stiamo facendo la bellezza di 700km. Siamo così cotti che, imbattendoci nel solito pannello d’attraversamento alci quasi non ci accorgiamo che questa volta l’alce che attraversa c’è per davvero !!! Vuoi vedere che, per la seconda volta, ce la lasciamo sfuggire senza neanche una foto ? Però, a pensarci bene, poco prima c’era un bivio che partiva a destra, giusto nella direzione dove si è intrufolata l’alce… Marcia indietro e imbocchiamo il suddetto incrocio : sì, eccola sbucare dal fogliame. Purtroppo è talmente ben mimetizzata e noi talmente assonnati che la vediamo solo all’ultimo momento. La spaventiamo, così anche lei fa marcia indietro e ritorna da dov’era venuta, non prima però d’averci mostrato il culo per qualche istante : messaggio ricevuto ! Domenica 29 giugno 2003 I chilometri di ritardo sono stati recuperati, adesso siamo di nuovo in pari con la tabella : peccato prevedesse sempre 350km giornalieri… La zona che attraverseremo in mattinata è ricca di antiche pitture rupestri, quindi decidiamo di fermarci a vederne qualcuna. Per non perdere troppo tempo scartiamo quelle lontane dalla strada principale e ci concentriamo su quelle più vicine… Si fa per dire… Giunti a Stjørdal, prendiamo la strada per Hell, un nome un programma. Qui usciamo seguendo i cartelli che supponiamo indicare il sito preistorico. Dopo meno di 1km siamo al primo incrocio e di cartelli neanche più l’ombra. Proseguiamo dritti lungo costa per 5km, ma è evidente che non è la strada giusta. Torniamo indietro e prendiamo l’altra strada. Trattasi di uno sterrato diretto verso il nulla più assoluto. Sulla nostra destra, nel fondo valle, fieri di noi riconosciamo la strada principale. Constatato che lo sterrato prosegue parallelamente alla suddetta strada, continuiamo imperterriti la nostra deviazione. Che ci crediate o meno, fatti alcuni chilometri, finiamo su una strada asfaltata con un cartello che indica le pitture a soli 0,25km sulla sinistra ! Presi da improvvisa euforia ci lanciamo verso la nostra meta, ma dopo poco, ecco un pannello che, nel senso opposto, indica che i pittogrammi sono situati 0,25km prima… Se passate dalla Norvegia ricordatevi che all’altezza di un cartello stradale bisogna sempre azzerare il contachilometri. Se leggete 0,25km, il sito sarà esattamente a 250m dal cartello : chiaro ?! Quanto ai pittogrammi è triste constatare lo stato di degrado ed abbandono in cui sono lasciati, tanto più strano che i Norvegesi tendono a creare un Museo anche attorno ad un pitale del XVIII° sec. D.C. … Pochi chilometri ed eccoci a Trondheim. Qui comincia la parte di Norvegia dei fiordi meglio conosciuta dal grande pubblico : infatti per entrare in città si paga ! Vorremmo prenderci dei gamberetti, pare che qui li si serva in un bicchiere accompagnati da una birra, tuttavia è domenica e si sa, tutto è chiuso. Peccato perché la città è molto bella. Dopo le foto di rito cerchiamo un posto per mangiare finendo inesorabilmente con il solito hot dog. Questa volta però il dessert ci tira su il morale. Dal bancone appare la BOLLA (il nome in norvegese è boller) un dolce stracolmo di crema e dalle dimensioni e sembianze di due crafen : diabetici astenersi ! Prima di lasciare Trondheim passiamo a fare un giro nella bellissima Cattedrale di St Olav che diventerà il nostro protettore per il resto del viaggio. Poi al forte che domina la città. La strada per giungere sulla cima della collina è stretta e a doppio senso, ma il peggio è che è disseminata di dossi per moderare la velocità. Peccato non siano mai segnalati né da cartelli, né da indicazioni al suolo : ci s’inc@zz@, ma si è effettivamente obbligati a rallentare ! Lasciamo Trondheim con l’autostrada e passiamo sul ponte che scavalca a 50m d’altezza il fiordo omonimo. Noteremo con stupore la presenza di un cartello stradale che ci mette in guardia sul possibile attraversamento di… alci !!! Boh, forse qui volano… Abbiamo scelto di fare il giro da nord verso sud perché tutte le agenzie turistiche fanno il giro opposto. Adesso ne raccogliamo i frutti : per entrare a Trondheim c’è una coda che non finisce più. E adesso via verso Kristiansud. Sono quasi 200km, ma tanto è autostrada… Segnalata come tale, la E39, se di autostrada trattasi, ha un assetto abbastanza originale : talvolta la carreggiata è unica. Sì, ma per entrambi i sensi di marcia !!! Lasciamo Orkanger, una simpatica cittadina affacciata sul fiordo, per addentrarci sull’altipiano di Søvassdalen. Un altipiano bello e selvaggio, ci siamo solo noi e il nostro camper e nient’altro… Non c’è neppure più la benzina nel serbatoio !!! Ce ne accorgiamo quando oramai è troppo tardi, pertanto procediamo con la tecnica seguente : accelerata in pianura e folle in discesa, tanto siamo su un’autostrada e la carta stradale segnala almeno 4 paesi nei prossimi 40km… In Norvegia può capitare che il nome di quello che si presume essere un paese indichi semplicemente una casa anzi, talvolta, neppure quella ! Come avrete senz’altro già arguito, questa era la… ‘talvolta’. Senza troppo perderci d’animo… Come dite ? Va bene… In preda al panico, perduti in una landa desolata, passato anche l’ultimo paese fantasma, continuiamo a fissare la carta stradale chiedendoci come possa essere possibile che questa sia un’autostrada. “Guarda, fra altri 20km c’è un grosso incrocio, ci sarà senz’altro un distributore”  mi dice Claudio mentre guido con lo sguardo fisso all’orizzonte e la marcia in folle. Dentro il serbatoio non deve restare molto di più che in una lattina di coca cola, ma giunti all’incrocio, l’unico manufatto umano reperibile è un’esile paletto con due frecce segnaletiche. La situazione è disperata : prendere a destra verso la città più grande (18km) o continuare sulla nostra strada alla spera in Dio ? Optiamo per quest’ultima soluzione pregando St Olav. La strada comincia a salire : siamo perduti… Ma ecco che da dietro la collina spunta come un astro nascente una stella : credo di non essere mai stato così contento di trovare un distributore della Texaco !!! Esausti, ma felici, scendiamo per fare il pieno, ma è domenica e per fare il pieno il distributore vuole solo carte di credito norvegesi. Sembra la fine, ma St Olav ci mette del suo e  oltre a non far cadere le tartine dalla parte del burro  ecco arrivare dal nulla una macchinata di ragazzi che ci fanno il pieno in cambio di contanti. Finalmente anche dei norvegesi simpatici… Dopo aver superato un ponte a pagamento (anche per la gente a piedi ?) eccoci arrivati a Kristiansund. È tardi e ci fermiamo nel camping sotto l’aeroporto : devo aggiungere altro ? Ricorderemo di questo camping l’aroma dell’acqua delle docce, al soave sapore e colore di… broccoli bolliti. Oltretutto l’acqua che scende dal pomo della doccia è parzialmente allo stato di vapore : siamo o non siamo nel paese delle saune ? Lunedì 30 giugno 2003 Giornata traghetti, uff… si respira. Kristiansund è fra le più belle cittadine che abbiamo attraversato. Pochi i turisti : chiunque abbia visitato la Norvegia in crociera vi dirà di evitarla visto che la nave non vi fa scalo, ma è del tutto normale dato che il porto è piccolissimo. Meglio così, non essendoci turisti i prezzi sono più abbordabili e possiamo acquistare pesce per 3 giorni per soli 9,5euro ! Passato il primo traghetto Kristiansund-Bremsnes ci avviamo verso la “Strada Atlantica che collega diverse isolette sulla costa. Si tratta di un ponte che definiremmo senza troppo scostarci dalla realtà “a cavatappi”. Ossia, comincia in pianura e, mentre sale, si abbatte lateralmente sino a toccare terra in diagonale dall’altra parte. OK, vi allego una foto che è meglio. Sulle isolette abbiamo visto per la prima ed ultima volta delle more artiche dal vivo. Arriviamo a Molde, mangiamo sulla spiaggia e partiamo col traghetto verso Vestnes : preso per un pelo ! A Vestnes incrociamo una vettura di un circo, ma non gli diamo molto peso  Pa-ppa Para Para-pa-ppa-para… Ci infiliamo nell’entroterra ed i primi monti innevati ci appaiono all’orizzonte. Siamo incredibilmente in anticipo, così decidiamo di cambiare itinerario e prendere due traghetti di cui uno turistico sul famosissimo Geirangerfjorden (quello che trovate su tutti i depliant della Norvegia). Scendiamo al porto di Hella. Nell’attesa, davanti e dietro di noi, ecco il resto del circo  Pa-ppa Para Para-pa-ppa-para… Siamo a Stranda e il tempo minaccia pioggia, anzi piove proprio. No, è il diluvio ! Ah, per fortuna una galleria : “Caduta massi” – in galleria ! Meglio uscire. Il sole ! E che vista sul Geirangerfjorden !!! Inseguiti dal circo  Pa-ppa Para Para-pa-ppa-para… scendiamo a Hellesylt e aspettiamo il traghetto per la crociera sul fiordo. Una crociera di 1h,30 che passiamo piacevolmente fra le cascate delle 7 sorelle ed altre meraviglie naturali. Le spiegazioni sono in norvegese, inglese, tedesco e…. Giapponese ! In effetti, un’orda di turisti del sol levante ha pacificamente invaso il battello accompagnandoci con le loro ovazioni. Accompagnandoci… Già… Arriviamo a Geiranger un paesino situato alla fine (o all’inizio ?) del fiordo. Visto che è tardi e che domani bisogna fare strade di montagna, ci portiamo avanti risalendo il ripidissimo fianco del fiordo. Ci fermiamo per la foto di rito sullo spuntone di roccia a picco sul fiume con fiordo sullo sfondo (prendete una qualsiasi rivista sulla Norvegia e saprete di cosa parlo). La cascata vicina ci propone un nuovo cartello : il pittogramma mostra un omino a testa in giù travolto dalle rapide del fiume. Meglio non analizzare… Ancora qualche tornate e ci fermiamo, il tramonto è troppo bello, davvero ! Martedì 1 luglio 2003 La sera prima il cielo minacciava pioggia, stamattina è sereno e i ghiacciai ci abbracciano con il loro manto bianco e fresco. Saliamo, saliamo e saliamo ancora per arrivare allo Dalsnibba, un monte che sovrasta e domina tutto il Geirangerfjorden. La salita è a pagamento (maddai ?) eppure trattasi di uno sterrato che si snoda come un serpente sulla nuda roccia sino a 1.500m. Giunti in punta, si gode di un panorama fantastico : difficile credere che quello laggiù sia il mare. Intorno, i laghi sono coperti da uno strato di ghiaccio e il riverbero del sole sprizza raggi di luce ovunque : sui nevai, sui ghiacciai e… sui soliti giapponesi. Ma proprio i soliti, gli stessi di ieri !!! Scendiamo contro voglia, un po’ perché lassù è bellissimo, un po’ perché lo sterrato in discesa col camper ve lo raccomando !!! Siamo in montagna e si vede : non ci sono più alberi e fa più freddo. Cascate in ogni dove e paesaggi lunari. Ci fermiamo spesso per fare un sacco di foto, ma vogliamo raggiungere Stryn, la prima città degna di questo nome da qualche giorno a questa parte : il frigo piange. Per prima cosa, arrivati a Stryn, chiediamo ai passanti come si mangi il già descritto Brunost. Visto che il cubo suscita il ribrezzo di tutti gli intervistati, finisce immediatamente nel primo bidone della spazzatura. Andiamo a comprare e, giusto per provare qualche altro formaggio, acquistiamo il Gamalost : supponiamo sia qui che St Olav debba averci abbandonati… Oggi niente hot dog, pizza… con l’ananas… Ma per dessert brioche alla cannella ! Ripartiamo verso Briksdal dove ci aspetta una passeggiata per raggiungere un ghiacciaio. 45minuti a piedi e si può calpestare un ghiacciaio vero, durissimo e con dei crepacci del colore del cielo. Per Carine, mia moglie, e per me, è una tortura non poter mettere i ramponi ai piedi per accarezzarne la superficie. Vorrà dire che ci accontenteremo di qualche foto, come fanno quei tipi laggiù : belin ! Ancora loro ? Ebbene sì, lo stesso gruppo di giapponesi !!! Una stranezza dei ghiacciai norvegesi, giapponesi a parte, è data dalla presenza di numerosi gabbiani che gironzolano sulle morene e planano sui laghetti gelati, un po’ più simpatici dei nostri corvi alpini. Percorriamo ancora un po’ di strada e ci fermiamo a Lunde dove passiamo la notte in riva ad un fiordo. Qui i gabbiani sono meno accoglienti, hanno la nidiata vicina e ce lo fanno sapere inscenando delle picchiate assassine sui nostri miseri capi. Miseri… Sì, miserrimi : è stasera che assaggeremo il Gamalost. Gamalost : l’etimologia deriva da Gamal = vecchio ed ost = formaggio. Non vi è dunque nulla di preoccupante quando, aprendo l’incantevole imballaggio argenteo del Gamalost, vi troverete di fronte ad una crosta ammuffita. Nonostante le dimensioni di un pandorino, il Gamalost è leggero, leggero come una piuma. Non vi è dunque alcunché di preoccupante se, una volta asportata una fetta, l’interno si rivela della stessa consistenza della mollica di pane. Il fatto, invece, che la tonalità sia la stessa di quella della crosta, avrebbe dovuto risvegliare in noi un grammo di diffidenza. Invece niente, decido di assaggiare ugualmente : credetemi, non ho mai mangiato nulla di più amaro in tutta la mia vita !!! E a dir vero, non l’ho mangiato neppure questa volta visto che l’intruso è rimasto in bocca al massimo 2 secondi ! Checché ne dica il Galateo, anche Carine non si è fatta pregare nel restituire al mittente il suo pezzetto. Invece Carmen e Claudio non hanno voluto neppure sentirne l’odore (vigliacchi !), diventando, da questa sera, gli assaggiatori ad honorem. In serata ci farà visita anche una volpe. Ci fosse stato un corvo, non credo gli avrebbe rubato il formaggio… Mercoledì 2 luglio 2003 Partiamo al mattino presto attraversando ancora delle bellissime vallate montane. Dopo aver oltrepassato un tunnel, facciamo un salto al vicinissimo ghiacciaio di Boyabreen. Qui, proprio accanto al ghiacciaio, oltre che i gabbiani ci sono pure le mucche. Ma… non ne dubiterete, immancabili, ci sono pure i soliti giapponesi. E questa volta ci riconoscono anche loro : sayonara !!! Facciamo ancora un po’ di strada e ci fermiamo a mangiare su uno spiazzo dove ci accoglie festante un gregge di pecore. Tralascio i dettagli, ma Claudio stringe amicizia (foto compromettenti tengo !!!). Nel primo pomeriggio arriviamo a Sognedal sull’omonimo fiordo, il più grande della Norvegia. Il fiordo è così grande che non se ne distingue la forma, lasciando l’impressione di trovarsi sulle sponde di un banalissimo lago di montagna. Così ripartiamo verso il porto di Hella dove, in coda, ecco nuovamente il circo  Pa-ppa Para Para-pa-ppa-para… Traghettati a Vangsnes acceleriamo per superare il corteo del circo. Ci fermiamo a Vik dove, prima di visitare la sua bellissima chiesa in legno (costruzioni tipiche della Scandinavia), troviamo un formaggiaio che vende Gamalost. Entriamo e chiediamo informazioni su come si mangi quest’alimento e, soprattutto, se esista qualcuno che lo mangi veramente ! La risposta è che sì, il Gamalost è commestibile e solitamente lo si mangia con pane, burro, marmellata e crema. Insomma, qualsiasi cosa pur di toglierne il pessimo gusto : strani questi norvegesi… Lasciamo Vik e la sua chiesa e scendiamo tranquillamente verso Bergen, la capitale dei fiordi. Prima però, passiamo per Dale dov’è situata l’industria manifatturiera dei maglioni norvegesi. Sfortunatamente arriviamo 10min dopo la chiusura. Peccato, il negozio proponeva degli sconti interessanti… In serata arriviamo al camping e ne approfittiamo subito per sbolognare il Gamalost ad un simpatico norvegese incrociato sul parcheggio. Poi facciamo un giro sul lungo lago dove rimaniamo affascinati da un nugolo di insetti d’acqua che si inseguono in superficie : mai visto niente di simile, meglio delle piste elettriche dei bambini ! Giovedì 3 luglio 2003 Bergen è probabilmente la più bella città che abbiamo visto in Norvegia. Sul porto vi è un immenso mercato del pesce dove potete trovare di tutto. Lungi da noi aumentare il massacro perpetrato nei loro confronti, ma solo per capire cosa ci trovino, ne approfittiamo per assaggiare della balena affumicata : niente da dire, è veramente deliziosa… Accanto al mercato del pesce c’è quello dei maglioni dove si affollano i turisti : aaarghhh, ancora i soliti giapponesiiiii !!! Belin, adesso quando vediamo una signora orientale col berretto bianco non possiamo esimerci dal salutarla : sayonaaaaara. Sempre lungo il porto passiamo a visitare il quartiere vecchio. Tutte le case sono in legno e con i muri non propriamente verticali. Infine prendiamo la funicolare come a Genova. Giunti sulla collina ammiriamo il panorama sulla città : il porto, le case colorate, la Cattedrale di St Olav, il circo  Pa-ppa Para Para-pa-ppa-para… Bastaaa ! Rientriamo verso Oslo dove arriveremo domani. Un’occhiata alla carta e notiamo che c’è un nuovo tunnel che permette di tagliare 50km al tragitto che ci eravamo prefissati. Ci sono due traghetti invece che uno, ma sono più frequenti. È deciso : si cambia percorso ! La strada è lineare come ogni giorno, il primo traghetto in orario come sempre. Il viaggio è rilassante attraverso un paesaggio bucolico molto più abitato del solito. Il prossimo traghetto è fra più di un’ora, nel porto di Gjermundshamn. Come si leggerà ? Che ne dite di Gerusalemme ? A non più di 15km, ci viene segnalato che fra le 22h.08 e le 6h.12 occorre prendere una deviazione causa lavori in corso. Sono le 17h.45 e non ci preoccupiamo affatto. Dopo una serie di curve ci troviamo di fronte ad un bivio dove una freccia su sfondo rosso indica la direzione di Gerusalemme. Senza riflettere sull’ambiguo colore della freccia, né sull’esiguità della strada, e neppure sul fatto che tutti, ma proprio tutti, proseguono dall’altra parte, ci infiliamo sul viottolo sprizzanti d’allegria. Percorsi 10km, il seppure ameno paesaggio, il delizioso profumo dei campi appena tagliati, il luccicante riverbero dorato del sole su un mare turchese non riescono a tenere lontani i primi dubbi. Soprattutto il riverbero del mare, anzi, proprio il mare : ma non dovrebbe essere dall’altra parte ? Belin, siamo finiti dalla parte opposta della penisola !!! Oramai (pare) siamo andati troppo avanti, non ci resta che continuare… La strada, chiamiamola così, diviene, metro dopo metro, sempre più piccola. I tunnel sempre più bui. Gerusalemme sempre più un miraggio lontano… fortuna che i paesaggi sono veramente fantastici : piccole insenature, casette a fior d’acqua, falesie a picco sul mare aperto. Sembra un luogo incontaminato, ci sentiamo come se fossimo i primi turisti ad attraversare questi luoghi… Ehm, e se lo fossimo ? Verso le 18h.10 incrociamo il primo segnale per Gerusalemme : 20km. A conti fatti ci faremo 30km in più del previsto : non ce la possiamo fare… Percorsi 16km alla velocità massima consentita e anche un pelino di più, ecco un nuovo segnale : 7km per Gerusalemme, ma non ne dovevano restare 4 ? Pazienza, si continua. Sono già le 18h.25 ed il traghetto sarà già partito. Il prossimo ? Alle 20h : abbiamo tempo… Così ci fermiamo a fare delle foto. Dopo 3km ecco un cippo stradale indicare 7,5km per Gerusalemme : belin, ma cammina questa città ?! Nonostante il contrattempo l’ambiente a bordo è disteso, la strada è simpatica e attraversa zone completamente disabitate. Capirete il nostro stupore quando, fatte due curve, superiamo un dosso per trovarci di fronte ad un rimorchio con una barca sopra, piantato nel bel mezzo della strada : sarà mica per i ritardatari ?! Ancora pochi chilometri ed eccoci arrivati a Gerusalemme : per la prima volta siamo i primi della fila per salire sul traghetto. Strano perché abbiamo solo 70min d’anticipo ! Scendiamo a vedere le solite 4 case in prossimità dell’imbarco. Il pannello delle informazioni indica che la strada che vogliamo fare dopo la traghettata si snoda fra i fiordi come previsto sino ad arrivare all’imboccatura del nuovo tunnel. Che sia nuovo lo si deduce anche dal fatto che sul pannello il tunnel è segnalato con una traccia di pennarello… Speriamo solo di non doverci accodare alla Talpa per scavare gli ultimi metri… Una volta traghettati ripartiamo sulla strada per il tunnel. Giunti davanti l’entrata senza che sia marcato da nessuna parte, ecco che si deve pagare : troppo tardi per fare marcia indietro. Verso le 22h giungiamo infine ad Odda, una bella cittadina con la gente nei bar. È la prima volta che vediamo anima viva dopo le 19h ! Avremmo voluto fermarci, ma dobbiamo proseguire almeno sino a Jøsendal. Lo facciamo fra meravigliose cascate che scendono dai vicini ghiacciai e tagliano la strada : bellissimo ! Venerdì 4 luglio 2003 Si parte per Røldal. La galleria prima d’arrivare in città puzza incredibilmente di cavolfiore, mentre quella che si trova dopo il paese è munita di toilette : ci saranno collegamenti ?! La strada prosegue fra altipiani innevati. Siamo nel Telemark, è qui che sono stati inventati gli ski (si legge sci !). Ci fermiamo in un paese tutto costruito in legno … e che fa tappa per i numerosi circuiti di trekking che attraversano l’altipiano. Sui tetti cresce l’erba ed il villaggio successivo è completamente mimetizzato, tanto che solo per sbaglio ci accorgiamo che esiste !!! Oltre a questa inusuale caratteristica le case del Telemark sono sempre accompagnate da un’abitazione rialzata dove si sbizzarriscono le fantasie architettoniche dei norvegesi. Scesi dall’altipiano, la strada diventa abbastanza monotona. Ci fermiamo soltanto un’oretta per fare un po’ di canoa sul lago di Seljord. Meno male, perché 5min dopo viene giù il diluvio. Ancora 60km ed eccoci ad Heddal dove possiamo visitare una delle più famose chiese di legno di tutta la Norvegia. Ripartiamo verso Oslo, ma prima passiamo per Drammen dove ci aspetta qualcosa di mai visto prima : una rotonda in galleria !!! Vorremmo andare a cena in una ravintola (una kro, in norvegese), ma i ristoranti non abbondano e quelli che ci sono vendono… hot dog ! Rassegnati, ci facciamo qualcosa nel camper. Dopo mangiato facciamo due passi per andare a vedere il tramonto, ma, visto il tempo, tutto quello che vedremo sono solo degli alberi che… salutano. E non abbiamo neanche bevuto una birra ! Sabato 5 luglio 2003 Siamo ad Oslo : finalmente un po’ di gente ! Ma poco da vedere : pochi edifici ed un solo piccolo quartiere pedonale sull’unica strada principale. Terremo in memoria che i semafori hanno il verde, l’arancio ed il rosso-rosso ! La giornata è bellissima e le spiagge sono veramente invitanti, peccato che domani dobbiamo partire e ci restano ancora 500km prima di arrivare a Stoccolma. Verso il confine svedese le trattorie al rendez-vous sono numerose, il che ci mette di malumore visto che durante il nostro lungo soggiorno norvegese non siamo riusciti a trovarne nemmeno una. Mano a mano che ci avviciniamo al confine il tempo si guasta e 20km prima di raggiungere la Svezia ci imbattiamo in un temporale pazzesco con dei chicchi di grandine che fanno il tip tap sulla carrozzeria. Giunti in Svezia dobbiamo imparare le regole di guida. I cartelli hanno lo sfondo giallo con scritta blu (nazionalismi), ma per il resto è tutto normale, almeno sino allo spassosissimo capitolo sorpassi : non è la macchina che sorpassa che cambia corsia, ma quella del sorpassato che deve mettersi sulla corsia d’emergenza !!!!!!!! Inutile aggiungere che passeremo tutto il resto del viaggio con gli occhi sul retrovisore per lasciar passare chi volesse sorpassarci. Per fortuna qui i limiti di velocità sono un po’ più alti che in Norvegia (110km/h invece dei miseri 80km/h) così recuperiamo il tempo perso sotto la pioggia. Tuttavia, siamo di nuovo senza benzina, così decidiamo di uscire visto che sull’autostrada le aree di servizio sono chiuse ! È in quest’istante che notiamo l’incredibile : tutte le uscite autostradali, oltre ad essere ad angolo retto rispetto alla carreggiata, sono solo sulla destra. Chi volesse uscire per andare a sinistra dell’autostrada deve semplicemente… attraversare la corsia nell’altro senso di marcia !!! E qui parliamo di autostrade a 4 corsie ! Usciamo e cominciamo a cercare una stazione di servizio ed una ravintola. Non troveremo né una né l’altra, in compenso ci facciamo un giretto nelle campagne svedesi. Le stradine sono talmente ben fatte che ci spariamo un bel 110km/h… Benché i cartelli indichino attraversamenti di alci, tutto ciò che continua ad attraversarci la strada è un’infinità di gatti ! Per fare benzina rientriamo sull’autostrada giusto in tempo per vedere un grosso alce : sarà l’unico che riusciremo a fotografare ! È tardi e decidiamo di fermarci a mangiare in una ravintola a Karlstad. La città è piena di gente che festeggia, c’è perfino un camion-gru da cui la gente si lancia per fare bungee jumping. Mangiamo, bene, in un ristorante dove il design svedese la fa da padrone : piatti rettangolari con all’interno piatti ovali o rotondi. Domenica 6 luglio 2003 Partiamo per Stoccolma. In autostrada incrociamo un’altra alce che bruca accanto al gard-rail. Questa volta l’alce si prende gioco di noi. Pur facendoci il pezzo di autostrada su e giù per ben due volte non riusciremo mai a farle una sola foto ! Proseguiamo sulla nostra strada sino a Orebro dove visitiamo il castello involontariamente a scrocco… Beh, sì, quando siamo entrati le biglietterie erano ancora chiuse, una volta dentro il personale ci guardava strano, ma è solo all’uscita che le bigliettaie ci hanno chiesto se avevamo fatto il biglietto : “No, grazie, non ci interessa…”. Il resto della strada sino a Stoccolma passa mollemente, se non fosse per il passaggio ripetuto di lunghe e coloratissime macchine americane probabilmente dirette verso qualche raduno. Nel primo pomeriggio arriviamo a Stoccolma, senz’altro la più bella capitale del nord. Benché sia domenica, i negozi sono aperti e il vecchio centro, ricco di fastosi palazzi, chiese e castelli, è attraversato da numerosi vicoli dove la gente passeggia e gli artigiani lavorano seduti dietro le vetrine : veramente simpatico. Questi due giorni in Svezia ci sono piaciuti parecchio, la differenza fra norvegesi e svedesi va certamente a vantaggio di questi ultimi, molto più allegri, simpatici e cordiali. Un vero peccato essere rimasti così poco. Eccoci qui, il nostro viaggio finisce con quest’ultimo soggiorno al camping. Puliamo e laviamo il nostro amato camper, fido compagno di 1000 avventure, e riprendiamo l’aereo per rientrare a casa. Difficile dire se fossimo più stanchi prima o dopo le… vacanze !


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