Perdersi nel mantovanissimo castello di Atlante
Il Festivaletteratura di Mantova richiama appassionati e curiosi da ogni angolo d’Italia e non solo, che qui si danno convegno per ascoltare le parole degli autori e vivere per alcuni giorni in un’atmosfera dove la cultura riacquista il suo ruolo centrale nella vita di ognuno, ruolo che troppo spesso oggi viene dimenticato e bisfrattato.
Una città che nell’edizione del 2012 vuole esprimere la sua volontà a non rassegnarsi alla forza distruttrice della natura, che combatte e lotta perché tutto torni alla normalità e la città virgiliana torni a risplendere nella nebbia della Pianura.
In questa cornice è apparso il fantastico castello di Atlante, dove il pubblico del festival può perdersi nella ricerca delle fantasie ariostesche, ben sapendo – come accade ai cavalieri cristiani e saracini- che è nel percorso che si presentano nuove avventure e inattese meraviglie.
Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori risuonano nel fantastico Palazzo Te che rivive le sue glorie e sembra di avvertire la voce del poeta che declama a Isabella d’Este le gesta di Rinaldo, Astolfo, Ruggiero, Bradamante, Alcina, Rodomonte e l’Ippogrifo.
Ed è così che varcando le soglie di palazzo Te si abbandona la nostra realtà e si entra in un tempo sospeso nel tempo dove navigare tra parole e immagini del poema e scoprire, come già fece Hesse nel suo Pellegrinaggio in Oriente, che :
chi va lontan dalla sua patria, vede
cose da quel che già credea, lontane;
che narrandole poi, non se gli crede,
e stimato bugiardo ne rimane,
chè l’sciocco vulgo non gli vuol dar fede,
per questo io so che l’inesperienza
farà del mio canto dar poca credenza (canto VII)
Consapevole di essere partecipe di un evento straordinario mi perdo tra le sale e vengo sovrastato da Pistrici, fisiteri, orche e balene che nuotano fantastici nella rutilante sala dei Giganti, dove le visioni immaginarie dei mostri marini si alternano alle visioni dei compagni di Alcioneo, che un impareggiabile Giulio Romano ha immortalato per sempre mentre vengono scacciati dall’Olimpo tra cacofonici crolli di membra e di architetture! Da qui odo le urla di rabbia di Stefano Benni, che realmente calato nella furia di Orlando…si infuria sul serio! L’esedra illuminata di magia nel nero della notte regala disquisizioni sugli appetiti ariosteschi di un caleidoscopico Scansani…e regala all’immensa adunata di zanzare una lauta cena!
L’aura di fantastico sta per svanire, ma prima di abbandonare il palazzo mi tuffo nelle magie ariostesche e nelle alchimie gonzalesche accompagnato dall’ex direttore del Palazzo, Ugo Bazzotti, che ci conduce alla scoperta dei più profondi segreti della Grotta, ultimo recesso magico che si svela ai miei occhi!
Uscito dalla magia, mi rituffo nella realtà in un mondo e in un tempo a cui mi sembra di non appartenere e che si stagliano vaporosi davanti a me… solo un piatto di tortelli alla zucca riuscirà a riportarmi sul pianeta Terra! (ristorante Ai Ranari)
Fugaci apparizioni tra biciclette sfreccianti in una notte di festa e di parole: chiese dalle geometriche architetture, custodi di gocce di sangue divino e dei resti di grandi artisti…veri dei (dell’arte) da adorare; chiese rotonde sovrastate da torri che segnano il tempo in queste terre nebbiose, piazze enormi sovrastate da torrioni di “gabbiesca” nomea e castelli massicci che si innalzano poderosi sulle acque profetiche del lago che la figlia di Tiresia creò con le sue lacrime; dimore di giullari balzati fuori dalla più famosa mente musicale d’Italia; e poi ancora altisonanti monumenti dell’illustre concittadino che cantò di “pascoli, campi ed eroi” e che guidò il sommo poeta verso i misteri dell’oltretomba… e parole che galleggiano nelle vie della città, permeando tutto di letteratura!
Lascio Mantova con il ricordo della visione di una città che emerge dalle acque, con i suoi campanili, le sue torri e i suoi palazzi… sfigurata dalla forza della terra ma sorretta dalla forza del suo popolo.