Per amore del Ladakh

Alcuni consigli per i viaggiatori Considero il Ladakh un pochino come la 'mia terra', e rimango dispiaciuta quando sento commenti di questo genere: "Ma, tutto sommato, il Ladakh non è poi così speciale." "Tutti quei monasteri! Visto uno visti tutti." "Il Ladakh? Va bene per qualche giorno, dopo diventa ripetitivo." "Quanto ho sofferto...un...
Scritto da: Kristin Blancke
per amore del ladakh
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
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Alcuni consigli per i viaggiatori Considero il Ladakh un pochino come la ‘mia terra’, e rimango dispiaciuta quando sento commenti di questo genere: “Ma, tutto sommato, il Ladakh non è poi così speciale.” “Tutti quei monasteri! Visto uno visti tutti.” “Il Ladakh? Va bene per qualche giorno, dopo diventa ripetitivo.” “Quanto ho sofferto…Un mal di testa.!” Iniziamo da quest’ultimo commento: il problema dell’altitudine. È risaputo che al di sopra dei 3500 m l’altitudine si fa sentire, ma alcuni piccoli accorgimenti faranno superare le difficoltà più facilmente. Innanzittutto: l’arrivo. Da dove si arriva? In Ladakh si può arrivare via strada, dal Kashmir – anche se per il momento questa via d’accesso è meno utilizzata per problemi di sicurezza nel Kashmir- oppure da Manali, approccio che crea non pochi problemi, perchè già dall’inizio si devono superare due passi al di sopra dei 5000 m, senza un minimo di acclimatazione. Ma torniamo al Ladakh. La maggior parte dei turisti arrivano in aereo da Delhi. Anche in questo caso si devono prendere alcune precauzioni. Che uno sia giovane o di età matura, il proprio corpo deve abituarsi ad uno sbalzo di altitudine, praticamente dal livello del mare fino a 3500 m, in 1 ora di tempo. Come fare? Per prima cosa : rallentare…Rallentare tutti i movimenti, e non fare sforzi durante il primo giorno. Lasciatevi portare in albergo o alla guest house, lasciate che siano gli autisti a caricare e scaricare i vostri bagagli, e arrivati in albergo sedetevi con una bella tazza di tè o caffe. Perchè questo è il secondo punto: bisogna bere per stimolare le reni. Una volta fatto ciò, andate a dormire. Ma come, non si viene così lontano per dormire! Vero! Ma intanto siete reduci da un lungo volo intercontinentale, e il volo da Delhi è partito prestissimo al mattino, quindi avete comunque un pò di sonno arretrato. Riposatevi qualche ora, fino all’ora di pranzo, e prendetevela con molta calma anche nel pomeriggio: un giretto in macchina allo Shanti Stupa per ammirare il paesaggio, una visita in macchina al monastero di Samkar, un giretto di non più di un ora a piedi in centro, tanto per guardarvi un pò intorno, e basta. La vostra prima notte non sarà tanto facile…Il mal di testa, le palpitazioni al cuore, l’insonnia, la nausea che possono procurare disagi fisici e paure sono tutti sintomi normali. Se vi capitano, sedetevi nel letto, oppure fate quattro passi per mettere di nuovo in moto il corpo, e abbiate pazienza. Passerà… Oh la prima mattinata, a colazione, che spettacolo! Non disperate. Dopo aver mangiato qualche boccone vi sentirete meglio. Prendetevela con calma anche in questo secondo giorno, magari approfittandone per farvi una “scorpacciata di monasteri”, una prima introduzione nel mondo di questa forma di buddhismo così fantasiosa che è quello tibetano. Può darsi che anche la seconda nottata non sia delle più rilassanti.. Ma sappiate che siamo sempre nel “normale”, niente di cui preoccuparsi. Dopo due giorni è arrivato il momento delle escursioni “fuori Leh”. In Ladakh questo significa che ci si può dirigere verso Lamayuru, verso la valle di Nubra, oppure verso i laghi del Changthang. Per Nubra e Changthang è ancora troppo presto. Dovrete passare oltre i 5000 m, e non siete ancora completamente acclimatati. Molto meglio andare prima verso Lamayuru, dove in realtà scendete leggermente rispetto a Leh, e riservarvi il passaggio a Nubra per la prossima tappa. Non cambia nulla, e vi risparmiate ulteriori malesseri.

Il secondo problema: monasteri, monasteri, sempre monasteri…Ammeno che uno non sia un vero specialista del buddhismo tibetano è difficile capire le differenze tra tutti quei monasteri, e “farli” tutti diventa davvero monotono. Bisogna fare una cernita, e limitarsi ai punti salienti di ognuno di quelli visitati. Non è necessario andarli a vedere tutti, e non è indispensabile visitare tutte le sale di ogni monastero. Artisticamente parlando, il Ladakh è molto ricco in dipinti e affreschi. Per darvi qualche esempio: la collezione di thangka nel palazzo reale di Stok è sublime, il Sumtsek ad Alci non ha paragoni (forse esagero un pochino, Tabo non è di meno, e Guge e Tsaparang nemmeno), a Hemis c’è una collezione di sculture su ardesia che è unica, al palazzo di Shey gli affreschi sono meravigliosi, a Lamayuru, oltre al paesaggio spettacolare, si trova un muro che illustra tutte le fasi del passaggio da una vita all’altra, giorno per giorno, come descritto nel Bardo Thodröl (libro tibetano dei morti); a Thikse è bella la statua di Maitreya, a Ridzong il carattere unico del monastero è dato dalla sua posizione “protetta” dalle montagne circostanti. A Likir è meraviglioso vedersi spuntare da lontano il monastero e la statua (orrenda..) in mezzo al verde.

Tutte queste cose sono “uniche” da non mancare. Oltre a questo potrete ammirare la struttura dei monasteri, la divisione in differenti sale, i dipinti murali “tipici” (per esempio la ruota della vita, di cui uno degli esempi più chiari si trova a Hemis), ma sono cose che si ripetono in ogni monastero. La cosa migliore è farseli spiegare una volta da una guida competente. Recentemente molti viaggi in Ladakh vengono organizzati in occasione delle “feste rituali nei monasteri”. Le feste sono occasioni importanti, perchè permettono di vedere tanta gente locale, e di partecipare a quello che per loro è una manifestazione religiosa importante. Ma, signori miei, non illudetevi: in estate un quarto dei presenti saranno turisti…Purtroppo si assiste frequentemente a scontri fra turisti: qualcuno, per amor della sacra fotografia, s’intromette vicino ai monaci danzatori, e qualcuno di poco paziente inveisce contro di lui perchè non riesce ad evitarlo nelle sue foto! Basterebbe un pochino di pazienza per soddisfare le esigenze di tutti…

Comunque, i monasteri non sono l’unica cosa che offre il Ladakh, ci sono anche i suoi stupendi paesaggi. Qualcuno, pensando alle altitudini in cui si trova, rimane deluso perchè non si aspetta di vedere montagne himalayane senza neve e senza ghiacciai come le si trovano, per esempio, in Nepal. Qui il paesaggio è brullo e deserto, ma le pareti delle montagne hanno un caleidoscopio di colori incredibili, dal viola al rosso, dal verde al marrone e al grigio. Durante il viaggio in questo deserto, di colpo appare un oasi di verde, un villaggio circondato da campi coltivati orlati da ruscelli d’acqua. Passeggiando a piedi tra campi e villaggi ci s’impregna del dolce gorgoglio dell’acqua, dei soavi profumi, del canto dei contadini intenti alla mietitura. Quanto sono gentili, i Ladakhi! Il viaggiatore rimarrà stupito d’incontrare un popolo così mite che vive in un ambiente così duro. La valle di Nubra è spettacolare, insolita perchè conformata da due fiumi ampissimi con dune di sabbia e montagne innevate sullo sfondo. La regione dei laghi, anche se un pochino più difficile da visitare perchè si deve dormire in tenda a 4500 m, apporterà un ulteriore tocco di meraviglia al vostro viaggio in Ladakh: qui siete veramente in un altro mondo, un mondo “rarefatto”, non soltanto per la mancanza di ossigeno ma anche per la sua sublime bellezza. Per concludere, ciò che intendo dire è questo: se calibrate bene tutti gli aspetti del viaggio, cultura, religione, e natura, vi garantisco che il Ladakh non lo dimenticherete mai più! Jule… Kristin Blancke 1 marzo 2005 — http://www.Viaggiinasia.Com/



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