Per amore del Ladakh
Il secondo problema: monasteri, monasteri, sempre monasteri…Ammeno che uno non sia un vero specialista del buddhismo tibetano è difficile capire le differenze tra tutti quei monasteri, e “farli” tutti diventa davvero monotono. Bisogna fare una cernita, e limitarsi ai punti salienti di ognuno di quelli visitati. Non è necessario andarli a vedere tutti, e non è indispensabile visitare tutte le sale di ogni monastero. Artisticamente parlando, il Ladakh è molto ricco in dipinti e affreschi. Per darvi qualche esempio: la collezione di thangka nel palazzo reale di Stok è sublime, il Sumtsek ad Alci non ha paragoni (forse esagero un pochino, Tabo non è di meno, e Guge e Tsaparang nemmeno), a Hemis c’è una collezione di sculture su ardesia che è unica, al palazzo di Shey gli affreschi sono meravigliosi, a Lamayuru, oltre al paesaggio spettacolare, si trova un muro che illustra tutte le fasi del passaggio da una vita all’altra, giorno per giorno, come descritto nel Bardo Thodröl (libro tibetano dei morti); a Thikse è bella la statua di Maitreya, a Ridzong il carattere unico del monastero è dato dalla sua posizione “protetta” dalle montagne circostanti. A Likir è meraviglioso vedersi spuntare da lontano il monastero e la statua (orrenda..) in mezzo al verde.
Tutte queste cose sono “uniche” da non mancare. Oltre a questo potrete ammirare la struttura dei monasteri, la divisione in differenti sale, i dipinti murali “tipici” (per esempio la ruota della vita, di cui uno degli esempi più chiari si trova a Hemis), ma sono cose che si ripetono in ogni monastero. La cosa migliore è farseli spiegare una volta da una guida competente. Recentemente molti viaggi in Ladakh vengono organizzati in occasione delle “feste rituali nei monasteri”. Le feste sono occasioni importanti, perchè permettono di vedere tanta gente locale, e di partecipare a quello che per loro è una manifestazione religiosa importante. Ma, signori miei, non illudetevi: in estate un quarto dei presenti saranno turisti…Purtroppo si assiste frequentemente a scontri fra turisti: qualcuno, per amor della sacra fotografia, s’intromette vicino ai monaci danzatori, e qualcuno di poco paziente inveisce contro di lui perchè non riesce ad evitarlo nelle sue foto! Basterebbe un pochino di pazienza per soddisfare le esigenze di tutti…
Comunque, i monasteri non sono l’unica cosa che offre il Ladakh, ci sono anche i suoi stupendi paesaggi. Qualcuno, pensando alle altitudini in cui si trova, rimane deluso perchè non si aspetta di vedere montagne himalayane senza neve e senza ghiacciai come le si trovano, per esempio, in Nepal. Qui il paesaggio è brullo e deserto, ma le pareti delle montagne hanno un caleidoscopio di colori incredibili, dal viola al rosso, dal verde al marrone e al grigio. Durante il viaggio in questo deserto, di colpo appare un oasi di verde, un villaggio circondato da campi coltivati orlati da ruscelli d’acqua. Passeggiando a piedi tra campi e villaggi ci s’impregna del dolce gorgoglio dell’acqua, dei soavi profumi, del canto dei contadini intenti alla mietitura. Quanto sono gentili, i Ladakhi! Il viaggiatore rimarrà stupito d’incontrare un popolo così mite che vive in un ambiente così duro. La valle di Nubra è spettacolare, insolita perchè conformata da due fiumi ampissimi con dune di sabbia e montagne innevate sullo sfondo. La regione dei laghi, anche se un pochino più difficile da visitare perchè si deve dormire in tenda a 4500 m, apporterà un ulteriore tocco di meraviglia al vostro viaggio in Ladakh: qui siete veramente in un altro mondo, un mondo “rarefatto”, non soltanto per la mancanza di ossigeno ma anche per la sua sublime bellezza. Per concludere, ciò che intendo dire è questo: se calibrate bene tutti gli aspetti del viaggio, cultura, religione, e natura, vi garantisco che il Ladakh non lo dimenticherete mai più! Jule… Kristin Blancke 1 marzo 2005 — http://www.Viaggiinasia.Com/