Peniche, non solo surf

La vita nella piccola striscia di terra portoghese ruota intorno al surf, ma non solo. La natura, il cibo, la vista sull'Oceano e sulle isole Berlengas riempiono il cuore del viaggiatore (seconda e ultima parte del reportage).
Scritto da: fabicastano
peniche, non solo surf
Partenza il: 30/05/2009
Ritorno il: 06/06/2009
Viaggiatori: 3 amici
Spesa: 500 €
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Anche Josè Saramago, nel suo Viaggio in Portogallo, passò dalla penisola di Peniche. Seduto in uno dei ristoranti, guardando dalla finestra la sagoma sfumata di una delle isole Berlengas, annotò: «Il viaggiatore, per atavismi remoti, è fatalista quando non c’è altro da fare: quel che non ha rimedio, è rimediato. Andare alle Berlengas non è possibile, e quindi si vada a pranzo».

E ancora: «La vita toglie con la mano destra, concede con la sinistra, o qualcosa del genere. Il viaggiatore si è ritrovato le Berlengas nel piatto, le isole e tutto il mare intorno, le acque profonde e azzurre, le sonore grotte, la Fortezza di São João Baptista, la gita in barca a remi. C’è tutto questo in una trancia di cernia? C’è, e avanza anche del pesce».

Pensando alle parole del grande scrittore portoghese guardi nel tuo piatto fumante. Hai due sardine dorate, una spigola d’argento e patate e insalata a volontà. Assaggi il gusto dell’Oceano in silenzio, un gusto intenso e fuori dal comune, spii i pochi passanti sulla spiaggia. E vedi i surfisti appostati tra le onde, in attesa di conoscere il loro destino. Quale onda della vita cavalcheranno o li scaraventerà giù. Di nuovo.

Fuori dal ristorante ti metti in cammino senza meta. Affondi i piedi nella sabbia finissima e calda. S’alza una nebbia finta, formata da granelli nebulizzati. A destra e a sinistra hai l’Oceano che pressa il lembo di terra, vorrebbe scavalcarlo, sovrastarlo con la sua potenza. Per ricongiungersi con se stesso. Per sentirsi uno, completo, finito.

Dopo uno spruzzo di casa bianche e basse, l’odore forte di vernice ti fa girare per un attimo la testa: sembra che gli abitanti di Peniche si siano accordati per riverniciare tutti oggi la propria abitazione. Superi anche l’odore chimico, e i polmoni tornato a spalancarsi al vento buono che sale dal mare.

La scogliera si protende nell’Atlantico come fosse pronta a fare braccio di ferro col cielo. Prima dello scontro mi affretto ad arrivare in fondo, dove c’è ancora la struttura del vecchio faro. Mi siedo su un masso che ha inciso sopra alcuni nomi, alcune date, il tutto racchiuso da un grande cuore.

Lascio che la vista si perda, sfumata da quegli sprazzi di infinito. Sento passi prima lontani, poi più pesanti. Ma non mi giro. Ancora no.

Un masso cade in mare e affonda subito. Sono sempre più vicini. E a quel punto do loro il benvenuto con lo sguardo, senza dire una parola. “Ti stavamo cercando”. È stupendo quando gli amici ti ritrovano. La meraviglia della solitudine si tinge di parole e pensieri nuovi.

Si siedono a fianco a me, ad ammirare la bellezza distante e antica del Portogallo. In un silenzio che sa riempire quegli spazi immensi.



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