Peloponneso family

Partecipanti al viaggio: C. (mamma), E. (papà), I. (figlio), 8 anni, e I. (figlia), 7 anni. Mezzo di trasporto: la nostra auto Megane Scenic del 2001 Km percorsi complessivamente circa 2100. Prezzo medio della benzina variabile tra € 1,1 e € 1,25 al litro (nel periodo di massimo rincaro in Italia della benzina, quando il prezzo si aggirava...
Scritto da: marimila
peloponneso family
Partenza il: 27/08/2008
Ritorno il: 13/09/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
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Partecipanti al viaggio: C. (mamma), E. (papà), I. (figlio), 8 anni, e I. (figlia), 7 anni.

Mezzo di trasporto: la nostra auto Megane Scenic del 2001 Km percorsi complessivamente circa 2100. Prezzo medio della benzina variabile tra € 1,1 e € 1,25 al litro (nel periodo di massimo rincaro in Italia della benzina, quando il prezzo si aggirava attorno a € 1,5/litro), diesel sempre più caro della benzina.

Spesa complessiva tutto compreso circa € 2800 per poco meno di tre settimane (18 giorni). 27/8. Arriviamo ad Ancona in perfetto orario per il ritiro al porto dei biglietti già prenotati online in largo anticipo (a metà marzo) con Minoan Lines. La tariffa “sconto famiglia” applicata da questa compagnia era infatti la più vantaggiosa per noi rispetto alle altre due in partenza da Ancona (Anek e Superfast), peccato che per una variazione di data, da noi effettuata sulla sola tratta di andata alcuni giorni prima della partenza stessa, ci vengano richiesti ben 150 € di “adeguamento costo carburante”! Il traghetto, con una cabina 4 letti economica, costituisce comunque una parte molto rilevante della spesa complessiva del nostro viaggio (quasi il 30%). I prezzi a bordo sono piuttosto esosi e poiché la traversata dura 21 ore non è facile attrezzarsi in maniera autonoma per i pasti. La cabina è pulita e abbastanza confortevole, i passeggeri sono veramente pochissimi essendo fine stagione ed un giorno infrasettimanale. I bambini non si annoiano troppo, grazie alla piscinetta e all’angolo videogames.

28/8. All’arrivo a Patrasso, puntuale alle 15, ci dirigiamo subito verso la nostra prima destinazione, che ho prenotato online dall’Italia, situato ad Aigion, una cittadina affacciata sul golfo di Corinto a circa 30 km di distanza. Imbocchiamo la discutibile “autostrada” per Atene (pedaggio fisso in entrata, per le auto € 2,50), che consiste in una corsia di emergenza utilizzata dai mezzi lenti (linea continua) e da una di sorpasso. Ci chiediamo quanto sia pericolosa una strada in cui i mezzi viaggiano a gran velocità in caso di una reale emergenza o sosta forzata. La piacevole sorpresa è invece il costo della benzina, che si attesta sull’€ 1,1-1,2 al litro!! Dopo qualche difficoltà per trovare il posto, che essendo gestito da privati non è segnalato e si trova in una zona estranea ai consueti circuiti turistici, riusciamo finalmente ad arrivare. La proprietaria, una signora francese che vive in Grecia da trent’anni, ci accoglie con grande gentilezza in una proprietà connotata da un magnifico giardino di aranci e limoni. Avendo anticipato la data di arrivo, per due giorni veniamo sistemati nella vecchia casa originaria, comoda e funzionale, ma che si affaccia col retro direttamente sulla strada, cosa che scopriremo poi deleteria per il nostro sonno… il traffico, sia pure contenuto, resta lo stesso fino almeno alle 3 di notte e il rombo di macchine e moto è veramente disturbante. Facciamo un piccolo tour del circondario, la spiaggia è ad un km e sulle prime non ci entusiasma: è dritta, di ciottoli, non sembra particolarmente adatta ai bambini, ma pazienza. Ceniamo in casa sotto un bellissimo pergolato carico di grappoli che ci vengono subito offerti.

29/9. Andiamo in spiaggia, che si dimostra meglio di quanto ci fosse sembrato il giorno addietro: il mare è calmo e trasparente (ci sono ricci a volontà, indicatori di acque pulite), i bambini indossano scarpette e maschera e partono alla scoperta di pesci di vario genere. La spiaggia è pressoché deserta, si nota che la stagione volge al termine. Nel pomeriggio si alza un vento abbastanza sostenuto, torniamo in paese dove al caffè, osservati da molti sguardi incuriositi (qui di stranieri ne vedono pochi) ci concediamo il nostro primo nescafè frappé con ghiaccio, ad un prezzo ultra-popolare. All’ora di cena il vento si è completamente calmato e decidiamo dunque di cenare in un ristorantino sulla spiaggia, in un’atmosfera romantica. Qui assaggiamo i migliori tiropitakia (sfogliatine calde al formaggio) da noi provati, dolmades e souvlaki e per i bambini un’ottima cotoletta di pollo, spesa € 28. Terminiamo la serata all’altro caffè del paese, dove prendiamo una birra che, stentiamo a crederlo, ci viene offerta per semplice simpatia dagli avventori presenti.

30/8. Oggi ci rechiamo nella vicina Diakoftò per prendere informazioni sugli orari del trenino a cremagliera che, come ho letto sulla guida Lonely Placet (insolitamente poco utile), attraverso gole scoscese e scenari spettacolari, porta in un’ora di viaggio circa al villaggio di montagna di Kalavrita. Grande delusione nell’apprendere che la linea ferroviaria è in ristrutturazione e non riaprirà prima di ottobre! Decidiamo allora di cercare una spiaggia nei dintorni. Quella di Platanos, segnalata da alcuni resoconti di viaggio, non vale assolutamente la pena (è un’anonima striscia di ciottoli bruni al centro del paese). Dall’alto della strada vediamo invece una spiaggia molto ampia e di un incredibile colore turchese a Trapeza, poco dopo Diakoftò. La spiaggia è di piccoli ciottoli e l’acqua profonda fin da pochi metri dalla riva, inoltre ci deve essere un movimento ondoso subacqueo che solleva il materiale dal fondale e rende totalmente inutili le maschere, nonostante lo stranissimo colore “caraibico” dell’acqua non si vede ad un palmo dal naso, il che è inquietante! Nelle ore successive, comunque, il mare si calma e torna alla normalità…E durante una nuotata con la maschera, io e Irene incontriamo improvvisamente una grossa medusa marrone e violacea, sui 50 cm di diametro, con la quale a scanso di equivoci evitiamo di fare conoscenza. Nel pomeriggio si avvicina un temporale e torniamo a casa. Finalmente la proprietaria ci trasferisce in una delle bellissime casette in legno posizionate dall’altra parte del giardino…Ed è tutta un’altra vita. Il giardino è così piacevole e ombreggiato che invita quasi più a rilassarsi e a leggere che non a muoversi verso la spiaggia! Anche i bambini sono entusiasti e giocano nel campetto di pallavolo o al tavolo da ping pong a disposizione degli ospiti, o sfruttano i giochi di società messi a disposizione dai proprietari… 31/8. Giornata dedicata alla visita al sito archeologico di Olympia. Abbiamo valutato che, anche se il sito si trova a 160 km da Aigion, sia conveniente fare questa visita ora che abbiamo qualche giorno in più a disposizione, piuttosto che rischiare di effettuarla di corsa, alla fine della nostra vacanza. La strada è abbastanza scorrevole ma piuttosto lunga e monotona, a conti fatti sarebbe stato più logico e razionale vedere Olympia alla fine del nostro tour, che ha coperto in senso orario tutto il Peloponneso. Comunque facciamo i biglietti al Museo (pagano solo gli adulti: € 9 cadauno per la visita al sito + Museo) e ci avventuriamo prima tra le rovine, quasi deserte (forse per l’ora: quasi mezzogiorno), nonostante sia domenica. Il clima è caldo e soprattutto afosissimo. Si notano le ferite inferte all’ambiente circostante, già boscoso e rigoglioso, dai devastanti incendi dell’anno scorso. I bambini sono quasi eroici nonostante il caldo e si fingono l’Alberto Angela della situazione di fronte alla mia videocamera, illustrando buffamente i monumenti più importanti. Non manca ovviamente la corsa allo stadio, tanto più coinvolgente a Olimpiadi di Pechino appena concluse, e da noi appassionatamente seguite in TV. Sempre stupendo e emozionante è anche il Museo, forte di un allestimento modernissimo e di un’esposizione che conta alcune delle più grandi opere d’arte dell’antichità, come i frontoni del tempio di Zeus o l’Ermes di Prassitele. L’aria condizionata dopo il gran caldo rende ancora più piacevole la visita e i bambini non si stancano, né smettono di fotografare le vetrine (rigorosamente senza flash). Pranziamo molto tardi, senza infamia né lode, nell’adiacente villaggio di Nea Olympia, sviluppatosi quasi esclusivamente per il turismo, e ripartiamo quindi per Aigion. Per spezzare il viaggio facciamo una sosta e un bagno sulla spiaggia di Kourouta, sabbiosa ma nulla di particolare. Ceniamo vicino a casa nella taverna del paese, non esattamente economica (38 €). E’ da tener presente che i prezzi indicati comprendono di fatto i pasti per 3 persone, in quanto i miei figli mangiano pochissimo e in due fanno a malapena una persona.

1/9 e 2/9. Giornate di perfetto relax trascorse tra la spiaggia e le amache del meraviglioso giardino. Una concessione puramente vacanziera ai bambini e a noi stessi, prima di affrontare il vero “tour” del Peloponneso. 3/9. Lasciamo Aigion e partiamo alla volta di Nafplion, dove sempre online avevamo prenotato una pensione nella città vecchia. La strada per Corinto e quindi per Nafplion è molto veloce e scorrevole, e, dal bivio che precede Corinto in poi, anche molto gradevole dal punto di vista paesaggistico. Paesaggio aspro e brullo, ma molto suggestivo. Ci fermiamo a Micene (Mykines), dove già dal parcheggio del Tesoro di Atreo notiamo, al contrario che a Olympia, la presenza di moltissimi bus turistici. La giornata è calda e soleggiata, ma spira una brezza che rende molto più gradevole la visita di quella al sito di Olympia, gravata dalla cappa dell’afa. Visitiamo prima la città (ingresso € 8, solo adulti), con l’emozione di avvicinarsi a piedi all’ingresso della città, la splendida Porta dei Leoni; qui si respira veramente la storia, ed anche il mito. La potenza e lo spessore delle mura sono veramente impressionanti. Dal sito si gode una vista spettacolare sul paesaggio circostante e sulla pianura, fino al mare che dista una ventina di km, ma è perfettamente visibile e controllabile: ciò spiega la scelta del sito, insieme alla presenza dell’acqua. I bambini sono molto incuriositi dal “mistero” della cisterna d’acqua sotterranea, alla quale si scende per una rampa di 99 scalini, ma purtroppo, avendo dimenticato la torcia, possiamo percorrere solo la prima rampa, al di là della quale il buio è assoluto. Visitiamo quindi il museo, inaugurato da pochi anni, che offre un allestimento molto godibile e didattico. Infine vediamo il Tesoro di Atreo, la tomba meglio conservata e più imponente tra quelle che circondano la città. Pranziamo, tardissimo come sempre (ci siamo specializzati a visitare i siti nelle ore meno opportune, cioè più calde, della giornata!), in una taverna del villaggio turistico di Mikines, dove ci facciamo abbindolare pagando un toast per i bimbi € 4,50!! Il nostro consiglio è quello di lasciar perdere una sosta qui e di proseguire per Nafplion, situata a breve distanza, dove arriviamo passando davanti alle possenti mura del sito miceneo di Tirinto, situato praticamente alle porte della città. Troviamo la pensione Dafni, dove prendiamo possesso della nostra stanza: è molto grande e comoda, pulita, al piano terra con un bel patio-giardinetto davanti, ma è senza finestre e dà un certo senso di oppressione. In settembre sarebbe stato forse meglio cercare sul posto una sistemazione ad hoc (le pensioni e le domatia sono innumerevoli), ma sapendo che la cittadina è molto frequentata non ce la sentivamo di rischiare e di faticare a trovare un alloggio. Deposti i bagagli, facciamo subito una passeggiata per la città. Nafplion è un vero gioiello, ancora più bella e deliziosa di come la ricordassi dai miei soggiorni di 15 anni fa. L’impronta veneziana si legge ancora dappertutto, non solo nelle due fortezze che la dominano in una cornice altamente spettacolare, ma anche nelle viuzze e nelle piazze lastricate in pietra, ricche di ficus e bouganvillee. E’ una città molto viva, pienissima di negozi, taverne e locali.

4/9. Andiamo in spiaggia a Tolò, a una decina di km a sud di Nauplia. Finalmente, dopo tante spiagge di ciottoli, una di sabbia finissima, con l’acqua trasparente. Personalmente c’ero già stata in pieno agosto e ne avevo avuto una brutta impressione per l’affollamento e anche una certa sporcizia, ora invece la spiaggia è gradevolissima, con poca gente (quasi tutti stranieri, come del resto anche a Nauplia). I bambini sono entusiasti della sabbia e di un mare basso e digradante che, avendo un’insenatura rocciosa, è anche ricco di pesci, e non si stancano di esplorare gli scogli con la maschera. Inoltre un tranquillo baretto affacciato direttamente sulla spiaggia, a pochi metri di distanza, fornisce in tutta comodità spuntini e bevande, ombreggiato da alcuni alberi. Trascorriamo una belle e rilassante giornata balneare e nel tardo pomeriggio torniamo a Nauplia, saliamo a piedi alla fortezza dell’Akronafplion (attenzione ai gradini, molto scivolosi!) da dove si gode un bel panorama della città. La sera facciamo un po’ di shopping (qui è l’ideale) e ceniamo in una taverna un po’ defilata dalle vie più turistiche, che riteniamo meriti una segnalazione per il buon rapporto qualità-prezzo: la taverna Kastro da Karima (Papanikolau 32), spesa sui 30 €; è da tener presente che Nauplia è una cittadina turistica e quindi i prezzi sono un po’ più alti che in altri luoghi.

5/9. Vista la bella esperienza di ieri decidiamo di restare a Nauplia una notte in più del previsto e torniamo a Tolò, dove i bambini eleggono a divertimento del giorno un grande scoglio isolato, alto circa tre metri, su cui arrampicarsi e tuffarsi “a bomba” nelle acque limpide e calde. Per cena torniamo dalla signora Karima e anche stasera mangiamo ottimamente per € 28,00. Proviamo anche il gelato della “Antica Gelateria di Roma”, gestita da italiani e decantatissima dalla Lonely Planet: è in effetti un ottimo gelato, ma si fa pagare profumatamente (€ 5 due coppette non abbondanti).

6/9. Lasciamo Nauplia e partiamo alla volta del sud, destinazione Monemvassia. Decidiamo di percorrere la strada per Tripoli-Sparta, che sembra più scorrevole, anziché la costiera. Dopo aver costeggiato l’insenatura più interna del golfo Argolico, caratterizzata da acque bassissime e quasi stagnanti (i cui fanghi devono avere proprietà curative, perché vediamo diversi bagnanti passeggiare interamente cosparsi di fango nero), la strada si inerpica improvvisamente con tornanti tortuosi, mettendo a dura prova lo stomaco della bimba, che soffre il mal d’auto. Si sale parecchio e il panorama è molto suggestivo. Dopo il primo tratto la strada diventa più agevole e in un’ora e mezzo circa arriviamo a Sparta, dove regna un terribile caldo. La città moderna, vivace e affollata, si sviluppa lungo un’arteria principale, connotata da un fittissimo susseguirsi di negozi, caffè, ristoranti a quest’ora stracolmi di gente che sorseggia Nescafè frappé ghiacciati. Ci fermiamo per mangiare qualcosa al volo ma il gran caldo ci spinge a ripartire appena possibile, col conforto dell’aria condizionata dell’auto; ci ripromettiamo di visitare la vicinissima Mystras (a 6 km di distanza) al ritorno, quando comunque dovremo ripassare di qui. Un’altra ora e mezza di strada abbastanza fluida e arriviamo a Monemvassia, o meglio a Gefyra, la cittadina che si sviluppa proprio di fronte all’isola su cui si erge la città fortificata, che da terra non è visibile, in quanto si sviluppa sul lato rivolto verso il mare aperto. L’isola è un costone roccioso aspro e molto suggestivo ed è collegata alla terraferma da un ponte. Parcheggiamo e a piedi cerchiamo una sistemazione per la notte, basandoci su una segnalazione trovata su Internet: le Petrinos rooms. Dopo qualche ricerca, sul lungomare troviamo il caseggiato, che esternamente si presenta molto bello, tutto in pietra e ristrutturato a nuovo, con terrazzini affacciati sul mare e ornato di splendide piante in fiore. Purtroppo, però, è tutto pieno. Appena oltre troviamo un altro affittacamere (da Antonakos), che ci dà una grande stanza- in realtà due camere attigue- con un bel terrazzo con vista sul mare e sull’isola. Dopo una doccia, andiamo a prendere il bus navetta (€ 0,50 a persona) che dall’imbocco del ponte in pochi minuti porta all’ingresso di Monemvassia. E’ senz’altro preferibile all’auto, perché è molto difficile trovare un parcheggio all’ingresso della fortezza, oppure in alternativa si può fare una passeggiata a piedi di un quarto d’ora circa. La cittadella, dominata da una fortezza veneziana, è una via di mezzo tra il sito archeologico e il borgo medievale, in parte in stato di rovina, in parte ben restaurato; in gran parte ancora abbandonato, ma costellato di splendide casette ristrutturate, di chiese bizantine, di angoli suggestivi, che si dispongono attorno alla via principale d’accesso, formata da un susseguirsi di piccoli negozi e di caffè e ristorantini in splendida posizione a picco sul mare. Certamente il luogo merita una visita non frettolosa, noi siamo arrivati quasi al tramonto ma anche con la piena luce del giorno e i colori accesi dei fiori deve essere una meraviglia perdersi letteralmente tra i vicoli e le scalinate. I prezzi non sono economici e quindi torniamo a Gefyra per cenare, in una delle numerose taberne del lungomare, quasi sotto la nostra stanza, a pochissimi metri dal mare. Ceniamo (senza infamia né lode) al lume di candela.

7/9. Oggi è domenica e alle 7 ci sveglia l’interminabile nenia (3 ore!) proveniente dalla chiesa ortodossa della cittadina, diffusa dagli altoparlanti. Facciamo una lauta colazione sul lungomare e partiamo alla volta di Elafonissos. La strada è tortuosa, si inerpica tra le montagne e per lunghi tratti si snoda deserta, senza incontrare villaggi. Finalmente dopo circa un’ora e un quarto arriviamo a Viglafia, luogo di imbarco sul traghetto per l’isola. Già qui il mare è spettacolare e la lunga spiaggia che si estende a sinistra dell’imbarco meriterebbe una sosta balneare. Il traghetto impiega circa 10-15 minuti a fare la breve traversata (€ 10 l’auto, € 1 l’adulto, € 0,50 il bambino) e attracca nella cittadina dell’isola. Qui ho prenotato dall’Italia un bungalow all’unico campeggio, il Simos Camping, che si affaccia sulla famosa spiaggia (il sito Internet non ha una mail e bisogna prenotare per telefono). Purtroppo, però, scopriamo che il bungalow è composto solo da stanza da letto e bagno, senza cucina; c’è una cucina comune nel campeggio, ma io non ho pentole e stoviglie, nemmeno per la colazione. Inoltre il minimarket del campeggio è veramente spartano, mentre il ristorante (a self service) non sembra male, anche se è un po’ caro. Il bungalow stesso ha un arredo minimale, si trova in un luogo assolato e all’esterno ha solo un piccolo tavolino, sufficiente forse per una colazione. Siamo piuttosto delusi dall’alloggio, in quanto Elafonissos era per noi la meta su cui avevamo le maggiori aspettative di relax balneare! Dopo un veloce panino preparato con mezzi precari, non vediamo l’ora di andare alla spiaggia di Simos, che si rivela assolutamente all’altezza delle descrizioni entusiastiche lette qua e là sul web. La spiaggia è amplissima, con dune di sabbia bianca disseminate di gigli della sabbia, l’acqua è cristallina, con colori cangianti, tiepida e bassa. Io e Irene facciamo una passeggiata fino all’istmo che divide le due spiagge principali ed è fotografato in tutte le cartoline. Nonostante sia domenica la spiaggia è poco affollata, con zone più appartate frequentate da qualche discreto nudista. Tanta bellezza rischia di essere, come sempre, deturpata dalla maleducazione di pochi: la stupenda sabbia trasformata in posacenere e in lettiera per i (numerosi) cani degli ospiti del campeggio. Spero sia solo un caso che, almeno in questo periodo, a Elafonissos i turisti siano in gran parte greci e italiani. Ceniamo in paese, in una taverna consigliata da alcuni internauti (fratelli Menti, di apparenti origini italiane), che noi troviamo invece “ordinaria” e, soprattutto, la più cara tra quelle da noi provate in Grecia (39 €). 8/9. Decidiamo di cercare un alloggio in paese che ci dia la necessaria autonomia col vitto. Dopo una breve ricerca troviamo una bella sistemazione in una casetta bianca e blu piena di fiori (Foteinis Studios, raccomandabile), dove la signora Anastasia ci riserva un delizioso appartamentino, pulitissimo e ben arredato, con stanze separate per noi e i bambini, cortiletto esterno per la colazione, TV e aria condizionata. Il prezzo è lo stesso del bungalow (50 € a notte), ma lo spazio e le comodità sono triplicati! Il paesino è veramente carino, piacevole da vivere, autentico senza essere artefatto in funzione del turismo, piccolo ma vivace. Le taberne e i locali più turistici (si fa per dire) si dispongono sul lungomare, altri più veraci lungo un paio di stradine perpendicolari al lungomare. Ci sono un paio di piccoli supermercati, un panificio (raccomandabile!), tanti angoli con cascate di fiori. Ci trasferiamo soddisfatti e torniamo alla spiaggia di Simos. La sera ceniamo a casa, in perfetta beatitudine e tranquillità.

9/9. Giornata balneare di totale relax. Il tempo è stupendo, i colori del mare sempre diversi, purtroppo una delle numerose grosse navi che si vedono transitare all’orizzonte deve aver sconsideratamente ripulito i serbatoi e gocce si petrolio galleggiano sull’acqua cristallina. Dal campeggio arrivano a pulire con delle pale la piccola striscia di spiaggia occupata dagli ombrelloni a pagamento. No comment sull’ennesima prova dell’inesauribile arroganza umana nei confronti dell’ambiente.

10/9. Oggi sperimentiamo il famigerato vento di Elafonissos, descritto da tanti viaggiatori. E’ veramente fortissimo, e persino nel riparato porticciolo fa schiantare rumorosamente le onde contro i ristorantini affacciati sull’acqua. In macchina facciamo il giro dell’isola per verificare se l’altra spiaggia, quella di Panagia, sia più riparata. Se possibile, il vento ha reso la giornata ancora più limpida delle precedenti e i colori ed i contrasti di luce sono magnifici. Solleva la sabbia, trasformandola in fastidiosi aghi che rendono impossibile la permanenza in spiaggia. Comunque anche questa parte dell’isola è molto bella. Proviamo a Simos, che mai come oggi avrà dei colori così mozzafiato, la spiaggia deserta, bianchissima, abbagliante, il mare dal verde al blu, se ci fosse una palma si potrebbe veramente credere di essere ai Caraibi. Peccato non poter restare, le staffilate della sabbia sono troppo fastidiose… Solo nel tardo pomeriggio, col vento leggermente placato, riusciremo a restare qualche ora, passeggiando sull’istmo di Simos e facendo un sacco di foto. Ceniamo fuori, in una specie di popolare “fast food” vintage alla greca, a base di souvlaki e gyros.

11/9. Il vento è cessato. Giornata balneare a Simos beach. Per pranzare è comodo il self service del campeggio, che funziona anche come bar se il pomeriggio si ha voglia di un bel nescafé frappé ghiacciato. La sera, al nostro ritorno, la signora Anastasia (che in questi giorni ci ha riordinato la casa e cambiato le lenzuola ben due volte) ci fa trovare un piatto di dolcetti fatti in casa sul tavolo. Piccoli gesti che contano.

12/9. A malincuore, partiamo da Elafonissos col traghetto delle 9,30, in direzione Sparta e Mystras, dove arriviamo, manco a dirlo, verso le 12,30. Decidiamo di fare subito la visita, che data l’ora limiteremo alla città bassa (5 € l’ingresso, solo adulti). I turisti sono pochi. Capitale bizantina, la città, molto ampia, è situata sul fianco di una collina che domina panoramicamente tutta la valle di Sparta. Saliamo al monastero della Pantanassa, l’unica zona abitata di Mystras, dove vivono delle monache ortodosse, tra piante, fiori, orticelli e una nutrita colonia di gatti che fanno la felicità dei bambini. All’interno della chiesa, tutta affrescata, si trovano centinaia di ex voto sotto forma di lamine metalliche che raffigurano la parte del corpo malata per la quale di chiede la grazia o l’oggetto della grazia impetrata (la casa ad esempio). Attraverso sconnesse rampe di scale visitiamo altre parti della città e alcune chiese nel tipico stile bizantino, recentemente ed efficacemente restaurate, ed infine scendiamo al bellissimo complesso di Metropoli, che comprende un’altra chiesa affrescata, dove nel 1449 fu incoronato l’ultimo imperatore bizantino, Giovanni Paleologo. Terminata la visita, andiamo a pranzare nel villaggio sottostante di Nea Mystras, dove, nonostante l’aspetto prettamente turistico della cittadina e l’ora tarda (sono le 15,30) ci aspetta la piacevole sorpresa di un ottimo ed economico pasto alla taverna “Palaiologos”, dotata di un bel giardino ampio e ombroso, dove mangiamo i migliori souvlaki da noi gustati in Grecia, tanto da meritare un bis e sicuramente una menzione. Ripartiamo senza una meta precisa: dobbiamo avvicinarci a Patrasso ma non abbiamo le idee chiare su dove passeremo l’ultima notte in Grecia. La strada che da Sparta va a Kalamata è spettacolare: attraversando la catena del Taigeto sale fino a 1500 m slm in un paesaggio suggestivo, selvaggio e boscoso, con strette gole, per la vegetazione molto simile alle Alpi. Il versante occidentale purtroppo è stato gravemente devastato dagli incendi del 2007. Sulla strada, ad ogni tornante, si incontrano diverse bancarelle che vendono pomodori di montagna (!) e miele. Alla fine decidiamo di arrivare fino alla costa ionica e verso il tramonto ci fermiamo a Kalo Nero, citata da diversi viaggiatori in quanto sulla spiaggia depongono le uova le tartarughe “caretta caretta”. Il luogo è molto deludente perché desolato e anonimo, complice anche la fine stagione. Troviamo un appartamentino appena fuori paese e solo dopo ci accorgiamo che non è stato pulito dopo gli ultimi ospiti, ma non essendoci molte alternative e per una sola notte decidiamo di restare. Ceniamo in quella che ci sembra l’unica taverna del paese, dove si parla solo greco e non esiste un menu scritto, ordinando a gesti davanti ad un bancone con una scelta di cibi alquanto limitata.

13/9. Avendo l’imbarco sulla nave a Patrasso alle 16, trascorriamo la mattina facendo una passeggiata sulla spiaggia di Kalo Nero, dove troviamo numerosi recinti fatti da volontari con canne di bambù, che segnano i punti di deposizione delle uova delle tartarughe; un ciottolo con scritta una data, presumibilmente quella della deposizione, accompagna ogni recinto. La spiaggia è bruttina e deserta e il clima una cappa di afa, per cui decidiamo di partire con calma, prima di pranzo. Ci fermiamo a pranzare a Pyrgos, in una taverna ombreggiata all’ingresso della cittadina (“Ta 9 Adelfia”, I 9 fratelli), attratti dal fatto che sembra affollata di gente del posto. In effetti il luogo merita una menzione per l’ottimo rapporto qualità-prezzo: cucina casalinga, scelta direttamente al banco in quanto nessuno parla lingue straniere, grande varietà di cibo e porzioni generosissime, spesa di € 23 in quattro! Infine ripartiamo per raggiungere in perfetto orario l’imbarco da Patrasso, dove un termometro cittadino forse leggermente esagerato segna 40°C. Purtroppo ci aspetterà un brusco e repentino cambio di stagione ad Ancona, dove, ancora vestiti con prendisole e ciabattine, siamo accolti da una violenta grandinata e da un altro termometro, ahimè realistico, che si ferma a 15°C…Tanto per rimarcare che la vacanza è veramente finita e che si torna alla dura quotidianità!



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