pelle di luna fuori…ma kenyota dentro…
I ritmi che scandiscono le giornate sono tranquilli, calmi, non esiste la frenesia, torni a casa e la società occidentale ti distrugge perché tu sei ancora colmo della pace interiore che la culla dell’umanità ti ha lasciato dentro. E cosa dire dell’oceano, che va dal blu al verde smeraldo e a tratti si fa trasparente, di una trasparenza che si vede solo nelle cartololine e così caldo che ti sembra di immergerti in una vasca da bagno. Poi c’è il safari: l’alba nella savana è destabilizzante da quanto bella è, il sole infuoca il cielo, un cielo che sembra essere incredibilmente più vicino.
La vista del Kilimangiaro così imponente con la cima perennemente imbiancata,una fila di elefanti rossi come la strada che stanno attraversando e noi, felicemente costretti a dar loro la precedenza, le leonesse con i cuccioli che ci guardano attente, il ghepardo che si avvia piano piano verso la distesa infinita, il lago Amboseli con gli ippopotami, i bufali e gli gnu immersi fino a metà corpo, bè ti tolgono il fiato. Sono esperienze talmente sorprendenti che a parole si rischia solo di sminuirle.
Mentre salivo sul volo di rientro, le lacrime mi rigavano le guance, incuranti delle persone che mi circondavano, e dentro di me grivavo con una passione che mi ero scordata di possedere: “A PRESTO TERRA MIA!!!” Ora la nebbia, e tornata dentro e fuoridi me, il grigio della città mi spegne, ma quando torno a casa e sento nell’aria il profumo e il sapore sulle labbra del caffè keniota che mia mamma ha preparato, sento quella passione che si riaccende che torna ad infuocare i miei pensieri, i miei ricordi e la voragine che ho nel petto inizia a farmi male.
ASANTE SANA AFRICA, tornerò il prima possibile, grazie per esserti tenuta il mio cuore.