Pedalando in NZ di I parte

Avevo già scritto un racconto questo viaggio (cui tengo moltissimo), il titolo era “In bici fra i Maori e i miei pensieri”, erano poche righe scritte di botto il giorno che ho visitato per la prima volta questo bellissimo sito web. Poi ho conosciuto la splendida marmaglia che popola questo sito (soprattutto attraverso il bla bla) ……. e...
Scritto da: Filippo Pozzi
Partenza il: 16/10/2000
Ritorno il: 18/11/2000
Viaggiatori: da solo
Spesa: 3500 €
Avevo già scritto un racconto questo viaggio (cui tengo moltissimo), il titolo era “In bici fra i Maori e i miei pensieri”, erano poche righe scritte di botto il giorno che ho visitato per la prima volta questo bellissimo sito web.

Poi ho conosciuto la splendida marmaglia che popola questo sito (soprattutto attraverso il bla bla) … e così letti i loro fantastici racconti ho deciso di tirar fuori il diario di quel viaggio e di cominciare da capo.

Ho cercato di esser più prolisso … Ma forse lo son stato troppo … Questa infatti è solo la prima parte (ma prometto di completare il racconto al più presto).

La mia è non è stata solamente una pedalata attraverso un paese incredibile … Ma anche viaggio nel mio io … Quindi chiedo scusa in anticipo se qualche volta anziché descrivere i paesaggi mi sono soffermato sulle mie sensazioni. TPC questo racconto lo dedico a Voi … Siete speciali !!! Cyrano (Filippo) Malpensa 16 Ottobre 2000, ore 6 del mattino, ancora assonnato sento un mattone sullo stomaco che mi riporta alle tipiche sensazioni prima degli esami (bei tempi); una vocina sembra provenire proprio dal mattone … Continua a farmi le stesse domande: “quanto cavolo pagherai di sovrapprezzo per i bagagli ?”, “dove hai messo gli occhiali da sole ?” e “perché diavolo ti sei imbarcato in questo viaggio ?” L’ultima domanda è l’unica per cui posso azzardare subito una risposta … è un viaggio sognato e progettato mille volte che si concretizza in un momento in cui la mia vita ha bisogno di uno scossone !! Il mattone non s’impressiona anzi … La vocina aggiunge un altra domanda: “sei proprio sicuro ?” Meta del mio viaggio è la Nuova Zelanda (luogo che fin da bambino mi ha sempre affascinato), ho deciso di pedalare da solo per circa 2000 Km attraverso l’Isola Sud, mi aspetta un viaggio aereo di 34 ore (24 ore di volo) con tappe ad Amsterdam e Hong Kong; una volta atterrato ad Auckland un treno mi porterà a Wellington dove comprerò la bici con cui scorrazzerò per l’isola (la bici poi mi verrà ricomprata a metà prezzo dallo stesso negoziante a fine tour), raggiungerò infine Picton punto di partenza della mia pedalata con il Traghetto che collega le due isole attraverso lo stretto di Cook.

Dopo il chek-in ho la risposta anche alle altre due domande … non mi fanno pagare niente per i parecchi chili in più di attrezzatura varia … Gli occhiali invece … Li indossavo sollevati sulla testa !!! Compro qualche chilo di riviste varie per far passare il tempo durante il volo (al limite mi drogo)… Ubaldo (il mio cane) mi manca già … Mi ripeto che la “hai voluto la bici ed ora pedali” … Ok si parte.

Sul volo mi viene offerto lo spettacolo impareggiabile (chissà se è anche compreso nel prezzo) del sole che sorge sulle alpi … Colpo basso, la malinconia mi assale … Poco tempo fa avrei condiviso questa esplosione di colori con Isabella, ora invece devo mettermi in gioco per riuscire a dimenticarla.

Fatto scalo ad Amsterdam, atterro dopo un volo che sembrava non voler finire più a Hong Kong, rinuncio a fare calcoli strani per capire che ore sono in Italia … So solo che devo aspettare otto ore per prendere il volo che mi porterà ad Auckland, in mio aiuto arriva un amico conosciuto su internet Jack Lee (non è uno pseudonimo è il suo vero nome), si è preso una giornata di ferie per portarmi in giro con la sua Ducati attraverso le mille facce di questa bellissima (e costosissima) città, Hong Kong è un’unica grandissima, splendente contraddizione … Il panorama da Victoria Pick è incredibile.

Lascio Jack con la promessa di rivederci in Italia al più presto … Magari per un bel giro in moto (stavolta guido io però !!!).

Atterro ad Auckland nel primo pomeriggio (dopo un altro interminabile volo) … L’aeroporto è piccolino ma è il primo scalo che mi da una sensazione di efficienza senza essere freddo ed impersonale (come di solito sono gli aeroporti).

La Nuova Zelanda mi accoglie con una giornata magnifica, il cielo è splendido … Non ricordo di averne mai visto così tanto e così azzurro … grossi nembi viaggiano veloci sospinti da un vento che qua è di casa … Sono nella zona dei quaranta ruggenti !!! Scopro quasi immediatamente che il negozio dove avrei dovuto ritirare la bici a Wellington è ancora chiuso e non aprirà fino ai primi di Novembre, poco male ritirerò la bici ad Auckland e me la porterò in treno fino a Wellington.

Chiamo un taxi per raggiungere il negozio, l’autista è una donna Maori gigantesca e bellissima … Sembra una statua ed è talmente grossa che potrebbe tranquillamente essere la mia “custodia” , prende i miei borsoni con una mano sola e mi conduce ridendo parlando a raffica verso l’auto gialla.

Parliamo del più e del meno fino a quando le rivelo che oggi è il mio compleanno (18 Ottobre) … E così attacca a cantarmi happy birthday a squarciagola … Ridiamo come matti, il mio inglese è arrugginito ma ci capiamo lo stesso … Auckland dal finestrino del taxi mi da subito l’impressione di essere una città giovane ed in rapido movimento, un movimento diverso da quello stressante di Milano (per esempio): bici da corsa e mountain bike alla massima velocità (tutti indossano il caschetto), gente che va al lavoro con il monopattino, distinte signore in tailleur che in pieno centro camminano a piedi nudi con le scarpe in mano … fantastico !!! Al negozio un commesso gentilissimo mi consegna la bici … Blu e verde … Bellissima … Devo darle un nome … Un lampo mi percorre il cervello JOSEPHINE … Bellissimo ! Caricata Josephine parto alla volta della stazione dove prenderò il treno per Wellington, passo per il quartiere dove sorgono le università, verde ovunque, ragazzi rilassati , questo posto comincia a piacermi sempre di più.

Sul treno non riesco a prendere sonno, il mio orologio biologico fa le bizze ormai, tiro fuori il lettore cd (unico lusso che mi sono concesso) … Un tango di Astor Piazzolla comincia a cullarmi mentre al tramonto osservo la campagna neozelandese dal finestrino. E’ Mattina … Freddo … mi sveglio mentre il treno sta percorrendo a tutta velocità gli ultimi chilometri, guardo fuori dal finestrino … Mannaggia quella è brina, ho sbagliato le previsioni pensavo di trovare “qualche” grado in più (eppure mi ero informato), vorrà dire che per stare al caldo dovrò pedalare un po’ di più.

Wellington è soprannominata la città del vento, ed infatti appena sceso dal treno una freddissima folata mi investe … Il cielo è coperto e si sente il profumo dell’oceano, chiudo gli occhi ed inspiro profondamente, li riapro e mi metto ad osservare la gente che va al lavoro, sono parecchio coperti, sebbene sia primavera vedo cappotti e sciarpe, mi sa che non basterà pedalare più forte.

La stazione di Wellington sorge in pieno centro vicino a quella che è soprannominata la City, palazzoni di vetro che stonano un po’ con l’edificio art decò che ospita l’ostello che ho scelto per riposarmi, il traghetto che completerà la mia “tappa di trasferimento” salperà questa notte.

Dopo una rigenerante pennichella (per l’occasione mi sono concesso il lusso di una “singola”), faccio un giro in bici per la città, passo davanti al “Te Papa” il museo nazionale NeoZelandese (mi riprometto di visitarlo al ritorno); la capitale della Nuova Zelanda è proprio bella, il lungo mare è un susseguirsi di edifici color pastello, spesso lo stile predominante è l’art decò.

Il sole si è fatto largo fra le nuvole, la temperatura si è alzata e la strada che costeggia la spiaggia si riempie in fretta di gente che si gode i raggi del sole, fa jogging, porta a spasso i cani, sfreccia con lo skateboard … Io mi dirigo verso l’ostello ancora un po’ spaesato ma decisamente felice! Mentre aspetto di imbarcarmi sul traghetto conosco un personaggio incredibile, Dominique è una ragazza francese di Chamonix, quando è a casa fa la maestra (invidio i suoi scolari, anche io avrei voluto una maestra così) anche lei ha deciso di girare la NZ da sola in bici; è qui da un mese ormai (il mese prima ancora si era girata le Fiji), si è fatta tutta l’Isola Nord e adesso attacca quella Sud.

Fuma come un turco e diventa immediatamente il mio idolo … Se adesso fa freddo chissà un mese fa ??!!! Cerco di succhiarle informazioni, consigli ed anche qualche rassicurazione … Parliamo per tutto il viaggio mentre vicino a noi dei Maori cantano accompagnati da qualche chitarra (come in Once Were Warriors).

Arrivati a Picton aspetto un po’ di luce, carico tutto su Josephine e prima che il sole sorga sono già in bici; ho rifiutato l’invito che Dominique mi ha fatto per pedalare un po’ assieme … Non so perché … Me ne sto pentendo … ma ormai è tardi … Il sole è sorto e sono almeno 15 chilometri che sto pedalando. La strada è un continuo saliscendi (mannaggia), ma il paesaggio è magnifico colline verdi che mi ricordano l’Irlanda, bevo qualcosa e controllo la cartina.

Orrore … Ho sbagliato strada, voglio fare 2000 Km e non riesco manco ad imbroccare la strada giusta … Giro la bici e torno indietro.

Nel parcheggio del terminal del traghetto Dominique si sta preparando per partire … Mi vede, sorride, non dice niente … Avevo ragione: è un mito (io no … in ritardo accetto il suo invito !!!).

La statale 1 che da Picton scende lungo la costa est verso Christchrch è suggestiva e faticosa, i Neozelandesi non amano i tornanti: se devono andare da A a B l’unica soluzione che hanno è la linea retta qualunque cosa ci sia fra A e B.

Ci fermiamo ogni tanto ad osservare il panorama, le macchine (poche) che ci incrociano spesso ci chiedono se siamo a posto, se abbiamo abbastanza acqua e se sappiamo dove passare la notte … “Kia Ora” è il saluto standard vuol dire ciao ,come stai ,addio ,a presto ecc ecc.

Dopo una quarantina di chilometri ci fermiamo a mangiare, riempiamo le borracce dalla fontanella di una fattoria, la cortesia e l’ospitalità dei NeoZelandesi è incredibile, la proprietaria ci fornisce anche di frutta fresca, ci mostra la casa e le foto dei figli che studiano a Dunedin.

La temperatura ora è gradevole e senza spingere troppo io e la maestrina maciniamo parecchia strada, facciamo tappa in una radura vicino alla baia di Clifford.

Montate la tende, accendiamo il fornello e prepariamo una zuppa di nonsochè liofilizzata (che schifo), per fortuna la frutta fresca ci risolleva il morale; come primo giorno in bici non è stato affatto male (se si trascura la strada sbagliata), mi addormento stanco e sereno.

Partiamo di buon ora, mi spiace lasciare la radura è un posto bellissimo lo sguardo può spaziare dalle verdi colline che la sovrastano fino al mare. Dopo pochi chilometri ecco la prima foratura (ne seguiranno moltissime) … Vorrei festeggiare l’evento, nella zona fanno un ottimo risling ma io porto con me solo acqua.

Pedaliamo con calma, alla nostra destra le cime innevate della alpi neozelandesi dall’altra parte le incantevoli baie della costa est.

Ci stiamo dirigendo verso Kaikoura cittadina affacciata sul mare e famosa meta turistica NeoZelandese, grazie alla conformazione dei fondali marini sulla sua costa abbonda il cibo per delfini e balene, sono sorti quindi dei centri attrezzati che permettono ai turisti di nuotare i delfini e di fotografare i grossi cetacei.

Pernottiamo in un ostello pieno di ragazzi eccitati per le esperienze vissute a contatto dei delfini (li invidio molto e quindi decido di ripassare di qui al ritorno).

Il terzo giorno di bici ci conduce a Christchurch ufficiosa capitale dell’Isola Sud, si passa dalle colline ad una verde pianura, i centri abitati diventano più grandi, le macchine aumentano, dobbiamo abbandonare la statale che in prossimità della città diventa una sorta di autostrada che non permette il transito di biciclette.

Arrivati in città io e Dominique dobbiamo separarci, lei proseguirà verso sud io invece devo passare a salutare un amica conosciuta attraverso internet che vive e lavora Christchurch e poi mi dirigerò verso l’interno, verso le alpi … Non potrò mai ringraziarla abbastanza per il regalo che mi ha fatto introducendomi con calma e dolcezza in questo posto incredibile Christchurch è un’incantevole città, la piazza in cui sorge la cattedrale è sempre piena di gente, fra le bancarelle di dolci e di manufatti maori, i saltimbanchi e i giocolieri intrattengono i bambini, c’è anche uno spettacolo teatrale all’aperto (viene rivisitato in chiave teatrale un antico rito tribale maori); il centro turistico è efficientissimo: in un battibaleno trovo posto in un ostello e riesco anche a mandare un paio di mail.

Su suggerimento dell’impiegata del centro vado a visitare l’orto botanico, è grandissimo e riesco a vederne solamente una parte, si fa tardi e devo ancora andare a trovare Judith … Nel negozio dove lavora mi dicono però che è in vacanza (in effetti mi aveva avvertito di passare ai primi di novembre ma come al solito la mia memoria … Dovrò ripassare).

Dopo una nottata in ostello riprendo a pedalare in direzione di Oxford il sedere mi fa male, cambio posizione in sella ogni pochi minuti, mi sento un po’ solo e la strada è lunga pianeggiante e dritta, Isabella ogni tanto fa capolino fra i miei pensieri, cerco di pensare ad altro ma non è facile ed il cuore si gonfia … Mi fermo per guardarmi meglio in giro, è tutto un susseguirsi di pascoli e fattorie, per proteggere gli edifici dal vento piantano file molto fitte di alberi dalla foltissima vegetazione che poi vengono potati con precisione maniacale a formare le classiche siepi, solo che sono siepi alte fino a 5 metri … !! Dopo qualche foratura ed un centinaio di chilometri decido di pernottare in un campo appena fuori Oxford; le alpi sono vicine ormai le loro vette innevate sembrano a portata di mano domani sarò ai loro piedi. ———————— Mentre sto scaldando sul fornelletto un piatto di fagioli in scatola (com’è che quelli di Bud Spencer sembravano tanto appetitosi ed i miei fanno così schifo ??!!) arriva un pick up, è la famiglia proprietaria del terreno, mi hanno visto mentre rientravano e sono venuti a trovarmi, mi hanno portato una fetta ad angolo ottuso di pasticcio di carne (piatto tipico neozelandese), mi lasciano senza parole.

Il figlio più piccolo si siede di fianco a me (per mettere alla prova l’efficacia del tuo inglese devi provare a conversare con un bimbo di quattro anni neozelandese che parla alla velocità della luce … Altro che TOEFL), mi mostra con orgoglio le sbucciature sulle ginocchia … Questa mattina è caduto in bici … Io gli mostro come si montano le borse su Josephine … Sono felice .

Freddo e Umido … Tiro fuori la testa dalla tenda … Non si vede niente, una nebbia che non si è mai vista manco fra Roncobilaccio e Barberino del Mugello, mangio qualche biscotto carico la bici e parto.

Le macchine sono pochissime ma il rischio di essere investito è notevole (come si dice la fortuna è cieca ma la jella …), dopo qualche ora però finalmente il sole fra breccia nel muro bianco e mi scalda per bene.

Mi sto dirigendo verso Methven, località sciistica ai piedi del Monte Hutt, per arrivarci c’è il Bourke pass da valicare, niente di trascendentale … Ma è il primo passo alpino … Una sorta d’iniziazione, come al solito la strada sale dritta (i tornanti assieme alla nutella sono le due grandi invenzione dell’uomo … Possibile che qua non siano arrivate !!!!).

Arrivato in cima, soddisfatto appoggio la bici ad un cartello stradale e mi metto ad osservare il panorama, sotto di me si susseguono le valli che ho appena percorso … Verdi con spruzzi di colore costituiti da cespugli di grossi fiori gialli e viola, dall’altra parte le alpi … In lontananza si scorge il monte Cook.

Mi dirigo verso la bici per riprendere la pedalata … ed ecco lì Josephine, appoggiata ad un cartello che indica “GIVE WAY” , sullo sfondo la strada ed il passo … Bellissima … Scatto una diapo … questa foto diventerà l’icona di questo viaggio … Ed anche della mia vita dopo questo viaggio !!! La discesa è fantastica (dopo una salita c’è sempre una discesa … Me lo dimentico sempre), ululo come un lupo … Brividi sulla schiena …

Ad un certo punto incrocio una siepe stranissima, mi avvicino e scopro che vi sono appese migliaia di scarpe, ogni scarpa porta un scritta … Appartengono indistintamente a turisti ed a gente del posto … Alcune dediche sono incredibili, purtroppo porto con me solo le scarpe per la bici ed un paio di scorta, però trovo un modello che mi piace e vi aggiungo anche una mia frase “Cyrano … Passato di qua … alla ricerca del senno perduto !”.

Methven è veramente strana … Sembra una tipica cittadina di campagna americana … c’è tantissima gente e sebbene siano solamente le quattro del pomeriggio fuori dai pub c’è parecchia gente già allegrotta.

Il motivo lo scopro subito: questo week-end è bank holiday (anche lunedì è festa), vi è in programma un rodeo ed inoltre è l’ultima settimana della stagione sciistica … La città è piena di snowboarder e cowboy … incredibile !!!! E’ tutto pieno … Quando ormai sono rassegnato a passare un’altra nottata in tenda … Trovo posto in un ostello, mi infilano in camera con sette snowboarder australiani (cinque ragazzi e due ragazze) che sono in NZ da quattro mesi ormai (passano otto mesi a Londra lavorando come pazzi per metter via i soldi per la stagione invernale !!).

Mi metto a parlare con una delle ragazze … È simpatica, nel frattempo arriva uno dei ragazzi … Fa un po’ lo spaccone e si mette a stuzzicarmi: gli australiano hanno uno spirito “punzecchiante” ma questo esagera … Forse pensa che gli stia fregando la ragazza.

Ma la sfida è lanciata … sia mai detto che Cyrano rinunci ad un duello !!! Lo spaccone parla solo di snowboard (sport che io adoro e pratico ogni volta che posso nel mio adorato Trentino … Ma questo non glielo dico !!) … Ad un certo punto io affermo che “secondo me” lo snowboard è molto più semplice da imparare dello sci (assolutamente vero) … Lui si inalbera e mi sfida a “provare” a surfare il giorno dopo; naturalmente accetto (domani ci sarà da divertirsi … Ed un giorno di pausa non mi farà male …Sento che queste cose mi stanno chiudendo le ferite).

Passo la serata con i ragazzi australiani … Il pub è pieno di cowboy con stivali e cappello che fraternizzano con snowboarder dalle felpe sdrucite …Che buona la birra … Mi diverto un sacco ! Mattino si parte per il monte Hutt in pulmino, mi hanno prestato tutto (guanti, giacca, calze, pantaloni) ho solo dovuto prendere a noleggio la tavola e gli scarponcini (purtroppo sono del tipo “soft” … Io di solito uso scarponi, attacchi e tavola hard … Poco male).

Per tutto il viaggio lo spaccone mi prende in giro, una volta sulle piste scende per un centinaio di metri si ferma si inginocchia e mi fa segno di scendere … Non è stata la miglior discesa della mia vita … Però poco ci manca, cinque curve leggere leggere che concludo sfiorandolo e riempiendolo di neve … Lo guardo e con un mezzo sorriso gli dico “Visto … È facile !!!” I suoi amici si ribaltano dalle risate … Lui è nero … Non lo rivedrò più fino sera quando ubriachi nel pub facciamo pace.

Riparto di prima mattina dopo una buona colazione in direzione della costa, il paesaggio torna a farsi pianeggiante le pecore al pascolo si crogiolano al sole ed ogni tanto incrocio qualche fattoria, mi fermo in un piccolo supermercato a fare la spesa, la proprietaria è una deliziosa vecchietta che mi convince ad assaggiare i “famosissimi biscotti con gocce di cioccolato” … Sono deliziosi … Diventeranno il mio “carburante” per tutto il resto del viaggio.

Arrivato Geraldine, mi concedo una scorpacciata di fish & chips prima di montare la tenda ed andare a nanna. Il sole splende mentre sto pedalando verso Timaru, è una città costiera piuttosto grossa … Ma anche piuttosto anonima; sulla lonely però è indicato un ristorante italiano, il pensiero di un buon piatto di tagliatelle cucinate alla “comedicoio” mi fa spingere sui pedali, questa parte della NZ non è il massimo la densità abitativa si alza ed il paesaggio perde poesia.

E’ una zona di villeggiatura, probabilmente d’estate cambia faccia ma in primavera è ancora tutto chiuso e lo spettacolo non è un gran che. Mi sistemo nell’ostello e schizzo fuori alla ricerca del mio piatto di tagliatelle, piglio la bici ma dimentico il caschetto (in NZ è obbligatorio), me ne accorgo quando ormai sono in centro, mentre sto contrattando con il mio stomacol’opportunità di tornare indietro, mi si avvicina un poliziotto.

E’ multa … Mi ha beccato in pieno … Fanno 80 dollari, cerco di giustificarmi gli dico anche che sono italiano, ma lui sorridendo mi dice “Non importa, la multa la paghi in dollari NZ” .

Finalmente trovo il ristorante, ed ecco la seconda tegola … Il cuoco è Neozelandese … Il cuoco italiano è tornato a Parma un anno fa … Guardo con cattiveria l’anno di pubblicazione della lonely e mi rassegno.

Torno in ostello piuttosto sbronzo (il cabernet era buonissimo) … Adesso si che mi servirebbe il baschetto, domani smaltirò tutto pedalando verso Il lago di Tekapo. Mi dirigo di nuovo verso l’interno, per tre giorni pedalerò, attraverso la zona dei laghi chiamata MacKenzie Country … Pace e paesaggi mozzafiato, poche macchine e tanti pensieri (ogni tanto i suoi occhi azzurri mi tornano in mente … Per fortuna la strada stretta e ripida richiede la massima attenzione). E’ faticoso ma Josephine ed io non ci facciamo impressionare più di tanto (il problema è che se buchi per cambiare la camera d’aria devi smontare tutto !!!) Scatto un sacco di diapositive si passa attraverso tutte le tonalità del verde, con macchie gialle e lilla … e sullo sfondo ancora lui … il monte Cook ! Il primo che incontro è il lago Tekapo, ha un intenso color azzurro (dovuto probabilmente all’acqua proveniente dai ghiacciai), piantata la tenda salgo sulla rupe che lo sovrasta (dove ha sede anche un osservatorio astronomico) … scatto altre diapositive, la vista delle alpi che si specchiano nel lago è impareggiabile. Accendo un fuoco per scaldarmi un po’ ed avvolto nel sacco a pelo scaldo una zuppa Campbell’s …Finito di mangiare mi addormento di botto … Quando il freddo mi sveglia mi rendo conto di esser ancora fuori dalla tenda … Alzo gli occhi … Lo spettacolo più bello del mondo !… Sopra di me tutte le stelle hanno deciso di fare a gara per chi splende di più ! Ad un tratto sono l’uomo più stanco,triste e solo sulla faccia della terra.

Mi infilo nella tenda e piango … Sarà la notte più triste.

La mattina dopo ho la sensazione che qualcosa in me sia cambiato … Mi sento sereno come non mai … Io e le stelle ci siamo guardati e ci siamo capiti … Erano li per me … solo per me … Per nessun altro … Le lacrime hanno fatto il resto sciogliendo la tristezza che mi seguiva.

Pedalo felice come una pasqua, non guardo più il road book sul manubrio … Chissenefrega dei km percorsi, delle tappe, del tragitto ideale … Mi sto godendo questo posto cantando a squarciagola le canzoni del Liga … dopo un passo mi fiondo in discesa sulle note di “A che ora è la fine del mondo”, quasi investo un gruppo di giapponesi che erano scesi dal pullman per fotografare il panorama; mi guardano come se fossi un invasato (non hanno tutti i torti), addirittura mi scattano delle foto.

Un forte vento contrario però ha deciso di remar contro il mio stato d’animo, dopo una pennichella lungo le sponde del lago Pukaki arrivo stravolto ad Omarama Pernotto in un albergo, una bistecca alta tre dita ed una pinta di birra fanno da preludio ad una meritata dormita fra lenzuola pulite.

La mattina dopo parto in direzione della costa (Oamaru per la precisione), assieme a me sta partendo una gara di auto storiche, mi accompagneranno per tutto il giorno con un gran strombazzare di vecchi clacson.

Lascio la zona dei laghi e torno in pianura, anche qua il paesaggio non è il massimo, Oamaru è una piccola cittadina che sta aspettando l’estate per mostrare tutte le sue attrattive Trovo alloggio presso l’abitazione di una dolcissima signora di origine giapponese che mi coccola come se fossi suo figlio e mi consiglia di andare sulla scogliera al tramonto, ad osservare i pinguini che rientrano alla colonia dopo la giornata di pesca.

Sono buffi e deliziosi … Quando torno verso “casa” però sento di essere distrutto, ho solo voglia di mangiare qualcosa di caldo e mettermi a dormire ! È mattina, la padrona di casa si è svegliata prima di me … Mi sta preparando un plum cake … Le dico che non è necessario ma lei non vuol sentir ragioni mi dice che dovrò essere in forze perché la strada verso Dunedin è faticosa … Io in compenso ho finito le parole per descrivere questa gente incredibile.

Salite e discese … È un susseguirsi di piccole colline verdi che seguono la costa… Tratti pianeggianti su questa strada non sono contemplati … massacrante … Però che bello…

Ad un certo punto scorgo sulla spiaggia delle grosse formazioni rocciose perfettamente sferiche … Scendo dalla bici e mi avvicino, incredibili palle di roccia scura depositate sulla sabbia bianca … Mi guardo intorno inquieto alla ricerca del gigante che sta giocando a biglie … Non c’è … Meglio così.

Arrivato in città scoprirò che sono formazioni rocciose molto antiche portate alla luce dall’azione erosiva del mare.

Dunedin è una bella città, dopo Christchurch è la città più grande dell’isola Sud, sede di un importante università è quindi piena di studenti e di locali … la cosa casca a fagiolo perché ho proprio bisogno di socializzare.

Sulla lonely è indicato che Dunedin ha un singolare primato … possiede la strada più ripida del mondo (te pareva !!!) … Devo assolutamente fotografarla … impressionante ha una pendenza massima del 80% (non invidio quelli che ci abitano).

Passo la serata nel pub adiacente al mio ostello in compagnia di alcune ragazze scozzesi e di un ragazzo israeliano … Mi sto preparando psicologicamente ai prossimi giorni di pedalate … Ho deciso di valicare le alpi e raggiungere la costa ovest



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