Pecore, castelli, scogliere e incroci complicati: 12 giorni in Scozia tra Edimburgo e le Highlands

Scritto da: us01234
pecore, castelli, scogliere e incroci complicati: 12 giorni in scozia tra edimburgo e le highlands

“Norvegia?”, “No, troppo cara” dico io, “E allora Scozia!”. Io penso: “Cara, meno, ma cara” e dico: “Va bene!”, vigliacco. È iniziato come sempre l’approccio alle vacanze. Lei decide e si rilassa, io organizzo e mi agito. Problemi? Tanti. Lassù l’inglese lo sanno, scopriranno subito che io simulo di saperlo. Non capiranno nulla di quel che dirò, non capirò nulla di quello che mi diranno. Pioverà tantissimo e non riusciremo a vedere tutto, anzi. Guidano a sinistra, al primo incrocio darò un senso all’assicurazione sulla vita Bene. Sono pronto. Anche quest’anno si va in tre, ma ci raggiungeranno altri amici: io, Edo, quasi sessantenne, lei, Laura, ..enne, l’altra, l’ansia per..enne. L’itinerario è Edimburgo e poi il giro delle Highlands, in senso orario.

Diario di viaggio in Scozia

Giorno 1 – partenza

Lo sciopero. Da quando non lavoro più, sì ho 59 anni e sono già a riposo, pensavo si fosse estinto, come il dodo. E invece esiste ed è traditore, ti colpisce alle spalle, senza preavviso. Se non ti informi. Io non mi informo e ci pensa EasyJet (volo a/r Malpensa-Edimburgo 553,71€ 2 persone e un bagaglio in stiva) a darmi una sveglia, due giorni prima della partenza, con un messaggio relativo allo sciopero. Baratro. Io sono ottimista come un portiere di serie Z a tu per tu contro Messi e vedo il nostro volo cancellato, nessun posto sui prossimi, vacanza finita. Sconforto a quintali. Stento a dormire per due giorni e poi, come Giovanna d’Arco verso il rogo, parto, ma senza la sua fede. Ma ho Laura che invece confida che andrà tutto bene e altrimenti qualcosa si trova. Si arriva a Malpensa molto in anticipo (parcheggio coperto EcoPark 113,00 € x 12 gg.) perché temevo che per lo sciopero ci fosse un solo addetto a fare tutto, come nei circhi piccoli dove il bigliettaio fa anche il trapezista, il domatore, il clown, ecc. Ed invece, tutto calmo: in più sembra che il nostro volo sia previsto, ma non mi fido. Imbarchiamo il bagaglio, passiamo i controlli ed il volo è sempre lì, presente in partenza. Boh. Finalmente qualcosa va storto: il volo partirà con 2h ½ di ritardo, ma il fatto che parta per me è la NOTIZIA. Le ore saranno tre, ma si arriva ad Edimburgo all’ora in cui io mi pensavo disperato sul divano di casa. All’arrivo autobus AirLink 100 fino in centro (pagato 5,50 £/cad. Se prendete a/r sono 8 £/cad, ma a noi piace sprecare soldi), altro autobus fino alla nostra destinazione, da Debi a Craigmillar park, trovato su Airbnb (496 € per 3 notti e colazione self-service, ma non sarà così). Bella sistemazione, i prezzi in Scozia sono folli. La fame chiama. Torniamo in centro, entriamo in un pub, ma sono le 21…, cucina chiusa. Ci rifugiamo in un simil fast-food indiano dove Laura ha preso un pollo incendiario e si torna a casa. Ad Edimburgo, non a Savigliano!

Giorno 2 – Edimburgo

Colazione tentando di conversare con Debi ed una sua amica e si parte per il 1° giorno scozzese. Prendiamo il bus verso il centro ed imbocchiamo il Royal Mile, una strada, più strade, che collegano il palazzo di Hollyroodhouse al Castello di Edimburgo. Si passeggia in questa via tra palazzi con facciate in pietra e fotografiamo due martiri con la cornamusa, bardati di tutto punto a suonare sotto il sole, sì, siamo ad Edimburgo e c’è il sole e ci sarà per tutto il giorno. Ogni tanto deviamo dal Royal Mile per entrare in qualche viuzza laterale: una di queste ci porta ad una terrazza che dà su Victoria street, tutta colorata, molto caratteristica. Bighelloniamo un po’ in attesa di andare al Castello con i biglietti prenotati online (21,50 £ a testa) per le 11:30. Troviamo anche un mosaico a forma di cuore chiamato Heart of Midlothian che la Lonely dice di non calpestare perché i locali usano sputarci sopra per disprezzo in quanto il cuore segna il luogo d’ingresso della prigione di Old Toolbooth, nota per le sue condizioni orribili e luogo di torture ed esecuzioni. Ed infatti un signore arriva, dice cose incomprensibili e poi scaracchia. Entriamo al Castello ed io ho le solite aspettative sui castelli. Se sono medievali, grandi sale, enormi camini, le segrete, torri. Se sono rinascimentali, salotti cinesi, camere da letto, anticamere con toletta. In entrambi, le cucine. Questo è medievale e rispetta le previsioni. Notevole la palazzina reale con i gioielli della corona di Scozia. Qui è vissuta Maria Stuart, mica noccioline. Prima di uscire assistiamo alla cerimonia del One o’ clock gun. All’una in punto un soldato carica un cannone e spara una bordata. Filmo tutto, sicuro di non spaventarmi al botto ed infatti … mi spavento, ma sono riuscito ad inquadrarlo ugualmente, si vede solo un piccolo sobbalzo. Pranzo in un locale per turisti ed andiamo verso la meta pomeridiana. Ma prima visitiamo il Greyfriars cemetery, un luogo molto bello, pur essendo un cimitero. Prati ed alberi con lapidi qua e là e poi la star: Bobby. Un cagnolino che ha vegliato per anni sulla tomba del padrone. Ora, a commemorare la cosa c’è una bella statua tra i fiori e la sua, di tomba. Queste tombe hanno ispirato i nomi di alcuni personaggi di Harry Potter alla sua autrice J.K. Rawlings, compresa quella del cattivo, Tom Riddle, che fotografiamo. Non siamo fan di Harry Potter, ma Edimburgo è la sua “patria” e non possiamo ignorarlo. Anzi. Ora si va alla tappa “a programma”. Percorriamo tutto il Royal Mile, in discesa, fino ad Hollyroodhouse, residenza reale, e, alla sua destra, imbocchiamo il sentiero verso Arthur’s seat. Arthur’s seat, consigliataci dai figli Marco & Luca che sono stati ad Edimburgo prima di noi, sta su una collina vulcanica che domina Edimburgo. Salita sotto il sole ed in mezz’ora si è in vetta. Che per me è un po’ troppo alta e lontana dal centro col suo castello che si vede sì, però là in fondo e piccolino. Ma il panorama d’insieme vale la salita. Ora sposerei un mastro birraio per la sete che ho. Sete di birra, che non sono ancora riuscito a bere (!!!). Il primo bar non mi ispira, nel secondo trovo il mio promesso sposo. Ci godiamo le nostre bevande, Laura non beve birra, ha dei difetti, in effetti, poi bus fino a “casa”. Doccia e si riprova il pub di ieri seta, Hanging Bat, consigliato da Elisa un’amica che ha vissuto 3 anni a Edimburgo, e stavolta ci va bene. Purtroppo il menu è dimagrito, c’è poca roba. Compenso con la birra. Comunque quel che abbiamo mangiato, hamburger, era buono. Non siamo abbastanza stanchi, quindi, a piedi, fino a Grossmarket e poi su, su Victoria Street, per andare a prenotare il ristorante di domani. Ora si torna, in autobus.

Giorno 3 – Edimburgo: Museo Nazionale, Dean village, Calton hill

Ci svegliamo sul giusto orario, noi, le gambe sono un po’ restie. Facciamo loro un sacco di complimenti per il giorno prima e le convinciamo a seguirci. Seconda colazione con Debi, lei ci fa trovare già tanto dell’occorrente e mi prepara anche il caffè, per 165€ al giorno non mi sembra un favore…, ma in teoria non sarebbe tenuta a farlo. Chiacchierata da me gestita con il mio “fine english” e cafonamente non tradotta per Laura che a capito “a senso”, come me, in fondo. Prima tappa il National Museum che per me ha un’attrazione sola: Dolly the sheep, la pecora clonata! Entriamo (è gratis) e Laura si fa prendere dall’entusiasmo cultural-naturalistico, ecc. e lo visitiamo … tutto! Io Dolly l’ho vista subito, ma la lascio alla fine. Prima costumi vari, animali imbalsamati, antiquariato informatico, praticamente il nulla, ma non noioso, per poi uscire sulla terrazza al 7° piano da dove si ha la vista su Edimburgo che ieri dall’Arthur’s seat non ho avuto. Ora si va da lei, la celebrità: la pecora Dolly, imbalsamata. Clonata nel ’96 e morta di vecchiaia a 6 anni … non proprio un successone, ma comunque una roba stupefacente. Foto di rito e usciamo. Siamo riusciti a starci 1h 1/2, praticamente un record di durata.

Nostro figlio Marco ci ha anche consigliato di andare a Circus Lane e poi in una pasticceria lì vicino. Saliamo su un autobus (daily ticket 5,50 £) e attraversiamo la città fino a Circus Place, quartiere Stockbridge. Qui c’è questa viuzza, Circus Lane, molto carina. Stretta con le case allineate lungo il semicerchio formato dalla via, avrebbero dovuto chiamarla Half Circus Lane, con i fiori sul percorso. Tranquillità assoluta. Consigliato. Ora andiamo alla Patisserie Florentin, delizioso locale dove io ho mangiato uova benedict con haggis, cioè pane tostato, uova in camicia posate su questa specie di ragù tipico scozzese fatto di, attenzione, frattaglie di pecora, cipolla, spezie il tutto ficcato dentro lo stomaco della pecora di prima e poi bollito. Detto così fa abbastanza senso, ma è buono. Forte, ma buono. Laura ha rischiato meno ed ha optato per una croque monsieur con l’avocado (anche lei, comunque) e altre robe. Ha detto che era buono pure quello. Chiacchieriamo un po’ con una ragazza francese e si parte per il Dean village. Per arrivarci si fa la Water Leith walkway, una stradina lungo un fiumiciattolo, il Leith. C’è gente, ma si respira pace e tranquillità. Arriviamo in questo pezzo di mondo antico, il Dean village: una serie di case a graticcio sul fiume, dove un tempo, dal XII secolo, vivevano operai e addetti ai mulini. È veramente bello, le foto vengono da sole.

Da un ponte noto che la foto della copertina della Lonely Planet è stata scattata proprio lì. E allora foto a copertina e sfondo uguale. Potremmo ora tornare indietro, ma la dolcezza da carie ai denti di questo posto ci prende e continuiamo lungo il fiume, tra gli alberi, ed arriviamo alla National Gallery of Modern Art. Non entriamo, la pecora Dolly deve rimanere la punta culturale di giornata! È presto ed io propongo un autobus fino ai piedi di Calton Hill, altro belvedere sulla città. Dopo 40’ siamo in cima (30’ di autobus, 10’ a piedi, eh) ad ammirare la città, che è sempre uguale, ed un hotel col tetto a cavatappi. Mi chiedevo cosa fosse e Google Lens me l’ha detto. Sulla collina brutti monumenti neoclassici. Si salva la vista panoramica.

Ora: pericolo! Laura aveva notato su Princess street il negozio di Uniqlo. Posto la cui visita mi suscita la stessa sensazione di un’interrogazione di grammatica (me le ricordo..): spero solo che finisca. Ed invece mi compro, mi compra, un paio di pantaloni ed una maglietta! Ora una visita ad un altro negozio a comprare un repellente per gli insetti: Debi ci ha detto che le highlands sono infestate dai moscerini (midges), che pungono anche. Noi ci siamo armati, ora, cari moscerini, vediamo cosa siete capaci di fare! Tappa in camera e poi cena. Usiamo i consigli dei figli ed andiamo da The Outsider, vicino al Museo Nazionale. Laura va sulle cozze, io su dei buonissimi peperoni ripieni di baccalà con una salsa di pomodoro e poi un nasello. Soddisfatti e senza lasciare organi vitali per pagare il conto, si torna in camera. Domani si materializza il mio incubo. Lasciamo Edimburgo e ritiriamo l’auto a noleggio. Guidare a sinistra, paura! Se sopravviveremo il diario andrà avanti, altrimenti è stato bello finché è durato.

Giorno 4 – Edimburgo – Glencoe

Cosa è andato dritto oggi? Il tempo, le cose che abbiamo visto e che siamo ancora vivi. Di storto? A me, se penso che qualcosa non andrà per il verso giusto, viene la bocca a U rovesciata, pensate a come diventa se le cose vanno veramente storte. Ieri sera melatonina per scacciare l’ansia della guida a sinistra, ma mi sveglio 1h ½ del dovuto. Che fare? Nutrire l’ansia. Scopro che la prenotazione dell’auto non l’ho fatta per il mattino, ma per il pomeriggio, e la bocca si incurva. Salutiamo la deliziosa Debi e si va all’autonoleggio. La macchina, ovviamente, non c’è. Gli angoli della bocca ora si toccano. Serve un piano B, a quello A penseremo la prossima vacanza qui.

Vicino ad Edimburgo c’è una cappella misteriosa che a Laura sarebbe piaciuto vedere. Di nuovo pullman (X18 e 37) e si va alla Rosslyn Chapel, a sud della città. Arriviamo prima dell’apertura e scopriamo che ci sono i turni d’entrata e che, forse, bisognava prenotare. Eh no, tutta sta strada per niente, no. E invece si entra (11,5£ cad.). Attorno alla cappella, peraltro molto bella, girano molti misteri e storie interessanti. Come quella del maestro scalpellino che, non soddisfatto della colonna che ha scolpito, va in giro in cerca di ispirazione. L’apprendista lasciato solo si mette lì e scolpisce quella a fianco. Il risultato è stupendo. Il maestro torna, vede la colonna, prende un martello e ammazza l’apprendista. Largo ai giovani! Ah, in questa cappella hanno girato la scena quasi finale del film Codice da Vinci.

La cappella di Rosslyn mettetela nei piani A. Merita. Ora si torna all’autonoleggio con la bocca tornata orizzontale. La macchina non c’è ancora, tocca aspettare ancora. Son tranquillo, diciamo. Sapendo che le strade nelle Highlands sono strette avevo optato per una macchina piccola, ci hanno dato un transatlantico! Sarà dura. Si parte: “A sinistra, a sinistra!”. Direi: “Tanto rumore per nulla”, è abbastanza naturale la guida. Il cervello va attivato nelle svolte, ma per quelle c’è Laura che ripete il mantra: “A sinistra, a sinistra!”. Spero non si addormenti mai. Dopo un tratto autostradale si imbocca la A82 che si infila nella Glencoe (valle di Coe, ho capito che glen significa valle), bellissima, verdissima. Va vista, è molto diversa dalle nostre valli, ma non riesco a spiegarla. Per rimanere alle citazioni cinematografiche, qui hanno girato scene di 007 Skyfall e di Braverheart. Un po’ di tappe fotografiche e si arriva alla camera presa su Airbnb, da Ashley che credevo fosse una donna, ed invece è un uomo (135 £ con colazione, la camera, non Ashley).

Ci sistemiamo e chiediamo lumi per la cena, visto che sono le 20.15, tardissimo per queste latitudini. Ashley ci consiglia un locale chiuso ed un altro, un hotel, che non serve in non-ospiti. Grazie Ashley. La bocca torna ad incurvarsi… Si gira per Glencoe, ma è tutto chiuso, andiamo nel centro “grosso”, Fort William, sono le 21. Le cucine non sono solo chiuse, ma già belle lavate e sistemate. È finita che gli americani ci hanno salvato: cena al McDonalds con vista su una rotonda. Dai, alla fine oggi abbiamo visto cose belle e digerito imprevisti. Avrebbe potuto piovere. Magari domani.

Giorno 5 – Viadotto Glenfinnan – Eilean Donan – Skye

Oggi è andato tutto dritto, tranne la strada: non c’è un metro di rettilineo nelle Highlands. Prima tappa, dopo i saluti ad Ashley, il viadotto di Glenfinnan. Allora, la dico da intenditore: è un viadotto ferroviario a curva su una splendida valle. Come perderselo? Non andandoci. Ma, se dico che questo viadotto è quello su cui passa il treno di Harry Potter? Allora si va! Parcheggiamo vicino alla stazione di Glenfinnan (5 £) da cui parte un sentiero con una vista meravigliosa sul lago sottostante (Loch Shiel). In 20’ si arriva a vedere il viadotto, molto scenografico. Ah, come avevo predetto: piove. Sul viadotto fan passare 4 volte al giorno un treno con locomotiva, cosa che porta noi e decine di altre persone (il nostro era il 4° parcheggio, i primi 3 erano completi) ad aspettare l’evento. Arriva una ragazza con un mantello che Laura ha scambiato per un poncho impermeabile. No, era una fulminata vestita da Hermione!

Comunque: alle 10:50 un fischio ed il treno appare, col fumo bianco sputato dalla locomotiva. Molto ad effetto! Treno visto, pioggia presa, si torna alla macchina. Al museo della stazione ci facciamo attrarre dal Signal Box. La postazione con i comandi che un tempo gestivano segnali e scambi. Abbiamo tirato leve e fatto passare treni, è una simulazione ma le leve sono autentiche. Il signore che spiegava è stato prodigo di informazioni. Ha finito dicendo che i britannici hanno inventato il treno ed ora hanno pessime ferrovie. Gli ho detto che sono dei dilettanti: da noi un chiodo ha paralizzato l’intera rete.

Macchina verso la seconda tappa: il castello di Eilean Donan, famosissimo e fotografatissimo e usato, ma va?, come set cinematografico (Highlander, 007 e altri) Parcheggiamo (3 £ per 2 ore) ed eccolo lì. Su un isolotto collegato alla terraferma da un ponte di pietra sorge questo bel castello del 1200. In realtà nel 1700 gli inglesi, nella guerra contro la Scozia, lo distrussero bombardandolo. Venne ricostruito, sulla base di stampe del 1600, nel 1919. Poesia finita. Ma è veramente bello e l’avete già sicuramente visto in qualche foto.

Io sarei a posto così, ma è un castello. Laura non resiste: entriamo. Dentro, di interessante, non c’è veramente niente. Non entrate. Di pittoresco le cucine con cibi finti e finte cuoche. C’è pure un gatto, finto. Il tutto per 11£ a capa, un furto. Ma a Laura è piaciuta la cucina, che effettivamente è stato divertente guardare.

Dobbiamo andare, l’isola di Skye ci aspetta! Arriviamo a Sconser, nel sud dell’isola, collegata alla terraferma dallo Skye bridge, dopo aver visto panorami stupendi. Avremo incontrato 7-8 laghi. Qui ci aspetta John che gestisce delle camere in casa sua e di Ann tramite Airbnb (330£ 2 notti senza colazione). Otteniamo indicazioni, giuste, per la cena e alle 19.15 si mangia in un localone a Sligachan. Ho di nuovo mangiato l’haggis. Si rientra all’ora in cui ieri abbiamo fallito la ricerca della cena.

Giorno 6 – Nest Point – Quiraing – Old Man of Storr

Oggi: natura. Ma prima: colazione. Vicino al localone di ieri c’è lo Sligachan Hotel che, per sole 16£, permette ai plebei come noi di fare colazione a buffet. Siamo italiani e quindi ci strafoghiamo! Pesanti come ippopotami saliamo in macchina verso la prima destinazione di giornata: Nest Point, estremo ovest dell’isola. Ho letto racconti horror sulle single track roads, le stradine di campagna scozzesi. Ma noi siamo della provincia di Cuneo, abbiamo il master in strade di campagna!

Il mio problema è che sto troppo a sinistra, praticamente nei fossati e con Laura che mi salta in braccio di continuo. Su ste strade i bordi sono mal tenuti, abbiamo visto una Mercedes perderci letteralmente una ruota, saranno stati della provincia di Torino. Noi andiamo avanti occupando i passing places, piazzole, ogni volta che si incontra qualcuno in senso opposto ed arriviamo senza grossi patemi e con tutte le ruote. Parcheggiamo e ci dirigiamo subito a destra per vedere lo spettacolo: una scogliera alta 60/70 mt. che digrada verso un promontorio su cui c’è un faro. Da togliere il fiato. Io amo i fari ed ho gli occhi a cuoricini. Sono a posto, ma Laura dice: “Andiamo al faro?” Credo che il punto interrogativo non ci fosse. E siamo andati. Discesa ripida, pianoro pieno di pecore e faro.

Mille foto e si torna: faro, pianoro, pecore, salita ripida ed enfisema polmonare. Adesso si attraversa, insieme ai postumi della colazione pantagruelica, l’isola e si va al Quiraing. Cosa è? Non lo so. Ho visto in TV dei ragazzi che passeggiavano tra montagne incombenti e pianori enormi e volevo vederlo. Si arriva all’ora di pranzo, senza il pranzo. Non ci sono baracchini tipo porcaro. La colazione è sempre lì, comunque. E meno male. Un cartello illustra un anello di 10’. Noi arriviamo a metà e vediamo due sentieri da cui scendono e salgono persone. Sarà un anello anche quello. Sono le 14, non abbiamo mangiato e siamo senza acqua. Andiamo! Sentiero dolce che arriva a The Prison, un massiccio che dovrebbe evocare una prigione. Io non l’ho percepita. Si prosegue. Arriviamo, salendo un po’, su un pianoro e qui gli occhi godono. Montagne verdi (ah, Marcella Bella…) che si buttano nel mare. Un panorama molto nordico. Mai visto prima. Si sale ancora, sono le 15, non abbiamo mangiato e siamo senza acqua. Finalmente si inizia a scendere e si vede, là, piccolino, il parcheggio e arrivano le 16 nelle stesse condizioni, anzi peggiori, di un’ora fa. La colazione ormai ha lasciato un buco. Il giro è durato 2h 20’, mi porterò negli occhi i panorami, nella pancia e nella bocca … niente.

In macchina si scende e vedo un baretto. Entriamo e prendiamo io una birra, Laura una coca. I gestori sono indiani, prendo un manzo al curry, alle 17. Laura è più matura e opta per un gelato. Il manzo è, per me, piccantissimo. Esperienza scorticante. Pancia più piena, palato … andato. Prossima tappa le Mealt Falls: una cascata che da una scogliera si butta nel mare. Altra cosa mai vista. Sono le 18 ed arriviamo al parcheggio sotto l’Old Mand of Storr. Uno sperone altissimo di roccia che per essere visto ed apprezzato richiede di salire per 40’. Ho visioni mistiche dovute alla stanchezza ed a Lucifero al curry nello stomaco! Ma si va su! Si passa prima sotto lo sperone e poi si raggiunge un punto da cui godere la visione d’insieme. Meritava lo sforzo. Oggi sole tutto il giorno, record. Poi arriva una, una sola, nuvola. E piove. Arriviamo alla macchina neanche troppo bagnati e decidiamo che Portree la vedremo nelle foto sul web. Si torna al localone: io fish and chips, Laura una zuppa al pomodoro. Stanchi, stanchi, stanchi si torna in camera. Domani ci si sposta.

Giorno 7 – Lochcarron – Applecross – Gairloch – Ullapool

“Può essere che non sia suonata la sveglia?”. La giornata è iniziata così, in ritardo. Ho reagito come avessimo perso l’aereo del ritorno. Mezz’ora di ritardo su una tabella di marcia scritta nella mia testa. Devo bilanciare le mie reazioni.

Torno in me quasi subito, vero Laura? Carichiamo le valigie in macchina, rinunciamo al bis della supercolazione di ieri e partiamo. Google maps mi manda in un posto pieno di gente, ma bello. Buona colazione. La confusa tabella di marcia prevede tanta strada da fare. Ci dirigiamo verso Lochcarron, una fila di casette davanti al lago, da cartolina. Qualche foto e poi scopro che per andare ad Applecross dobbiamo passare dal valico di Bealach na ba (passo del bestiame in gaelico) per una strada definita come una delle più impegnative e pericolose d’Europa. Che ci vuole per uno che sta faticando a rimanere in strada con sto Titanic di macchina che m’hanno dato? Andiamo, ormai sono in pensione, i figli sono grandi e Laura, che si salverà, si rifarà una vita.

La strada è stretta, con i suoi passing places. Sono bravissimo: ruote sempre in strada, fiancate e specchietti intonsi ed ho anche guardato il panorama. Siamo in vetta, ma secondo me hanno esagerato: vengano a fare il colle di Valcavera da noi. Da quassù panorami che si vedono nei film fantasy: montagne, laghi, nuvole basse, ma niente draghi. Solo pecore. Si scende, sempre con attenzione, fino ad Applecross, altro paesino con casette sul lago, un altro.

Dovremmo mangiare. Punto il navigatore su Torridon. Dà il nome ad un lago, un altro, sarà bella grande. Sì, qualche casetta in più, ma con un posto dove mangiare. Non sono bravo a descrivere i posti che abbiamo visto, questi laghi, che poi sarebbero dei fiordi, sono fantastici. Dovete venire qui a farvi un’idea, nessuna descrizione rende giustizia alla bellezza di questi posti.

Si riparte per l’ultimo tratto, la Destitution Road. Strada panoramica che ha una storia terribile. Nel XIX secolo più volte le Highlands furono colpite da epidemie dovute ad uno fungo delle patate coltivate qui. La popolazione era stremata e lo Stato decise di pagare con cibo coloro che avessero contribuito a costruire questa lunga strada da ovest ad est.

La disperazione è stata il motore per la creazione di questa opera. Devo essere sincero, bella, ma pensavo a qualcosa di sensazionale. Per me una bella strada di montagna. Che finisce presso la Corrieshallock Gorge, una gola con una cascata che si osserva da un ponte sospeso. Ma l’accesso è in un visitor center che ha chiuso da un’ora. Ci avrei tenuto a vederla. Forse domani.

Arriviamo ad Ullapool e prendiamo possesso di una cella nel Foinaven B&B. Serviranno colazione in camera perché non c’è una sala dove consumarla (Expedia 146€ con colazione). Qualità e prezzo dei B&B qui in Scozia non vanno d’accordo. Thresa, però, è gentile e ci indica dove mangiare. Caledonian Inn. Siamo stati bene senza pagare reni o simili.

Iniziata male, ma proseguita benissimo questa giornata.

Giorno 8 – Falls Of Measach, Castello di Ardvreck, Clactholl, Scourie, Durness, Thurso

Fatti i salti mortali per fare colazione in uno spazio più che minimo, partiamo per un’altra tappa lunghissima. Iniziamo tornando indietro alla Corrieshallock Gorge. Il visitor centre è aperto e ci spillano 5£ per il parcheggio. Alla sinistra della struttura c’è un sentiero nel bosco che porta al ponte sospeso davanti alla cascata, per poi proseguire fino ad una piattaforma sulla gola con vista d’insieme. Suggerimento: se tornate o andate ad Ullapool, sulla A835, c’è un parcheggio poco prima, o dopo, l’incrocio con la A832 da dove, attraversando la strada, potete arrivare al ponte e piattaforma senza farvi salassare. Torniamo al parcheggio e vedo una coppia di giovani che stanno parcheggiando e regalo loro il nostro tagliando. Lotta al capitalismo!

Ora si va a nord a vedere l’Ardvreck Castle, un castello in rovina su un isolotto su un lago. Non rimane molto, sembra un dente cariato, ma è suggestivo. Sti scozzesi … appena vedevano un isolotto, ci mettevano sopra un castello. Si riparte, la strada è lunga, oggi. Vedremo anche delle spiagge.

La prima è Clactholl beach. Sembra di essere in Sardegna! La differenza la fanno i prati sulle scogliere e le pecore sui prati. Fa caldo, sì, fa caldo e mettiamo i piedi a mollo. Mangiamo in un baretto e poi, quando torniamo alla macchina, vengo insultato duramente da una signora che mi dice che lì non posso parcheggiare, cerco, a gesti, di chiedere scusa e di far capire che me ne sto andando, ma quella continua. Boh, avrò parcheggiato su della ghiaia sacra. A questo punto le mando un bacio e ripartiamo.

Le mucche pelose delle Highlands dove sono? Ne abbiamo vista una finora, ma ci sono dappertutto: sulle magliette, calamite, tazze, ma nei prati, no. Ho letto che alla spiaggia di Scourie ce ne sono e che si fanno anche accarezzare. Andiamo a Scourie, quindi. Laura ci terrebbe a vederle. E non le vedrà. A Scourie c’è la spiaggia, un cimitero, ma mucche: nessuna. Con un po’ di trombe salgo in macchina e mi accorgo che sono le 15 e a quest’ora pensavo di essere 100 km più vicino alla meta. Qui, con queste strade, in 100 km il passeggero può scrivere, non leggere, “Guerra e pace”. Elimino tutte le tappe previste da qui in poi. Ma, arrivati a Durness, vediamo la Ceannabeinne Beach e ci dobbiamo fermare. Come ve la spiego? Anche stavolta non ve la spiego, dico solo che toglie il fiato. Gigantesca, profondissima, con mega scogliere ai lati.

Poi ne vedremo delle altre, ma il tempo vola. I nostri host sono disposti ad aspettarci, ma le cucine dei ristoranti, no.

La strada fa parte della famosa NC500, una delle più belle strade d’Europa. A ragione. Vediamo paesaggi bellissimi, inediti per noi del Sud Europa. Arriviamo a destinazione alle 19.30. Sto parlando alla mia fame e le sto dicendo che forse ce la facciamo a mangiare. Richard, l’host ci spiega un sacco di cose. Io faccio sì con la testa e appena fa una pausa mi infilo: “Dove troviamo un ristorante?” Ci manda al Holborn Hotel di Thurso, dove mangiamo Laura pollo con paprika avvolto nel bacon ed io filetto di cervo su salsa di more. Buoni. Ah, alloggiamo all’Aurora B&B (Booking 133€ con colazione) 5 km fuori Thurso. Ed abbiamo una camera enorme. Dentro ci starebbero tutte le stanze del b&b di Ullapool.

Giorno 9  – Duncanby – Dunrobin Castle – Inverness

Colazione e chiacchierata con Richard che mi fa vedere le sue chitarre. È un fan del prog rock anni ’70, ma l’aspetto lo denunciava già a prima vista. Mi parla anche dei suoi cani, che ad un certo punto decide di liberare. Zappa e Floyd, come potevano chiamarsi…, sono due labrador neri che ci piombano ferocemente addosso: uno brandisce un 8 di gomma tra le fauci, l’altro tenta di uccidermi a leccate. Sono cani stupendi i labrador, hanno un solo metodo di relazione: l’affetto. Bell’inizio di giornata.

Salutiamo e puntiamo verso John O’ Groats, punta dell’estremo nord-est della Gran Bretagna, più o meno. Per strada due sorprese: la prima è un vitello peloso, finalmente, la seconda il Castello di May, proprietà della Regina Madre (ora non so di chi sia). Mi vedo di nuovo tra baldacchini, tolette, ecc. ma … è ancora chiuso. Tengo a freno l’entusiasmo, spiego, falsamente contrito, che abbiamo un piano che non ammette ritardi. Laura sa che mento, ma in fondo mi vuole bene. Un po’ di foto e si parte. John O’ Groats è: un parcheggio, un molo ed un palo con insegne con le distanze dai vari luoghi della terra. Un classico palo da “fine della terra”. Da qui si vedono le Orcadi che abbiamo studiato cent’anni fa in geografia.

Stiamo per salire in macchina quando sento parole che capisco troppo bene, perché sono nella mia lingua, il piemontese bello laaargo della provincia di Cuneo. Non mi trattengo, mi giro e sparo un bel: “Ma vui auti da dua veni?” (Ma voi da dove venite?). La coppia sente lo stesso idioma che mi aveva attratto e … subito amici! Vengono da un paesino vicino a noi. Sono due camperisti in giro da 5 settimane. Sono un po’ âgées, più di noi, hanno tempo per girare. Parliamo un po’, ma poi ci dobbiamo lasciare (abbiamo un piano!). Ah, il piemontese, lingua senza confini!

Andiamo a Duncansby Head, un faro poco lontano da John O’ Groats. Da qui una piccola passeggiata ci porta a Duncanby Stacks: tre faraglioni giganteschi davanti a scogliere a picco. Che roba! Ci si sente minuscoli davanti a cose così. Io mi sento piccolo davanti a tutto, dall’alto dei miei 169 cm., però qui si fa sul serio.

Abbiamo anche visto, su una scogliera, le pulcinelle di mare, degli uccelli piccolini bianchi e neri, sembrano dei pinguini volanti.

Ora si punta a Sud, ma prima si fa tappa a Wick per pranzo.

Laura stamattina non ha insistito per il castello perché sapeva che ce n’era uno previsto nel pomeriggio. Due castelli … non avrei retto, sarebbe stato troppo.

Il castello di Dunrobin è in faccia al mare. Struttura direi francese rinascimentale. Si entra. Il film Blues Brothers l’avrò visto 50 volte e mi diverte sempre. Anche castelli come questo li avrò visti xx volte (più di 50 di sicuro), ma non sento mai il brivido di: “Tu hai visto la luce!!”, “La banda!!”, “Sì, lui ha visto la luce!!” (cit.).

Chiedo sempre a Laura: “Ma a te piace proprio vedere ste cose?” e lei, immancabilmente risponde: “Sì, mi piace tanto”. Lei ha i castelli, io John Belushi. Ah, abbiamo reincontrato i nostri conterranei. Non ascoltate me, il castello ed il suo giardino sono veramente belli. Ora si fa l’ultimo tratto per arrivare ad Inverness, sul Loch Ness, quello di Nessie il mostro marino.

Ci sistemiamo nel B&B di Bobby, vicino al fiume. Bello spazioso, Il B&B (Abban street su Airbnb 163,63€ 2 notti), ma anche il fiume, e si va a cena. Qui le cucine chiudono alle 20, quando da noi aprono. Io spero nell’ancora di salvezza del Mc Donald’s, ma poi al Whitehouse ci fanno entrare. Sul cibo soprassiedo. Sono giorni che ci nutriamo. Mangiare è un’altra cosa. Giornata finita.

Giorno 10 – Culloden – Urquart Castle – delfini

Colazione fai da te con i prodotti messi a disposizione da Bobby, l’arzilla vecchietta che gestisce l’appartamento. Oggi programma più leggero, la stanchezza si fa sentire. Andiamo al Culloden Battlefield. Cos’è? Un campo di battaglia dove scozzesi e inglesi si sono ammazzati all’inizio del 1700. 1.300 morti di cui 1.250 scozzesi. Una carneficina di kilt. Inutile, come tutte le guerre. Com’è? È un campo. E basta. Non c’è praticamente niente. E cosa vogliamo che ci sia? È un campo di battaglia.

Perché siam venuti? Perché ho letto che attorno al campo pascolano le mucche pelose, che infatti … non ci sono. Saranno estinte? Avranno capito anche loro che qui non c’è niente? O si saranno tosate per passare inosservate? Gita inutile, direi. Mi spiace solo pensare al macello che si è compiuto qui. Cosa vedere adesso? Potremmo optare per un castello. Ma sì, va! Andiamo al castello di Urquart, su Lochness.

C’è un po’ di gente, qui. Il castello doveva essere maestoso. In riva al lago. Ma gli scozzesi, prima di essere sconfitti anche qua, l’hanno fatto saltare in aria. Ora è un rudere, ma quel che è rimasto fa la sua bella figura. Dalla torre abbiamo scrutato il lago per un po’, ma niente Nessie.

Prima di tornare ad Inverness ci cibiamo in un paesino lì vicino, dove paghiamo tre volte il parcheggio perché non veniva stampato il foglietto con l’orario (io pensavo che la mancata erogazione del biglietto corrispondesse alla mancata erogazione del mio denaro: illuso…), per poi scoprire che era un parcheggio con invito al pagamento, i soldi incassati vengono usati per sostenere le attività di un’associazione che si occupa, tra l’altro, del castello. Quindi ora l’associazione potrebbe annoverarmi tra i benefattori: 14£ a capa di ingresso, più 6£ di parcheggio… Vabbè qui la vita costa poco, che vuoi che sia. Oggi fa brutto e l’idea di passeggiare per il centro non ci sembra la migliore. Andiamo alla cattedrale, ma l’ingresso è a pagamento (6£) ed io mi sono un po’ stufato di sostenere la cultura della Scozia. Da noi in chiesa si entra gratis! E quindi, niente cattedrale.

Ieri abbiamo prenotato un’escursione in barca per vedere i delfini (Dolphin Spirit Inverness, 35£ cad.) e ci spostiamo al porto.

Piove…. Oggi siamo in quattro: io e Laura abbiamo portato degli amici. Io sono venuto con Franco Pessimismo e Laura con Felice Ottimismo. Io e Franco guardiamo il cielo, la barca, il mare e ci diciamo che ci bagneremo come dei pulcini e figuriamoci se riusciremo a vederli, sti delfini. Laura e Felice si mettono giacca e cappello impermeabile sicuri che avvisteremo Moby Dick che gioca con Nessie.

Per un po’ la situazione “premia” noi, poi, vicino ad un promontorio con un faro (Chanonry Point) si vede l’acqua muovere e pinne e dorsi cominciano a sbucare dal mare. Sono a decine, sembrano fare uno spettacolo per noi.

Tornati a terra, io e Franco facciamo comunque notare che aveva piovuto parecchio e non eravamo così vicini ai delfini. Laura e Felice ci guardavano sotto i cappelli, compatendoci.

La crociera è un’opzione, l’altra è andare in macchina fino al faro di Chanonry Point e da lì sulla spiaggia. Se i delfini ci sono li vedrete più da vicino che dalla barca, altrimenti avrete risparmiato 35£, anzi, in entrambi i casi li avrete risparmiati.

Pausa rigenerante in camera perché abbiamo prenotato cena alle 20.30 (!!!) al Waterford. Mangiamo del buon pesce a cui aggiungiamo io un Gaelic Coffee e Laura una mousse. Paghiamo il giusto e andiamo a riposare.

Giorno 11 – Elgin – Castelli di Craigievar, Fraser e Dunnottar

Stamattina non possiamo fare colazione nel B&B: ieri abbiamo scofanato le cose che ci piacevano e oggi non sono state rimpiazzate. In effetti paghiamo solo 140€ a notte. Salutiamo la vecchietta e cerchiamo un bar sulla strada verso le tappe a programma. Lo troviamo in un centro vendita di cose da giardino. Ora si va verso sud-est con un piano studiatissimo, da cui non si può sgarrare: dopo 5 km. leggo un segnale “Cattedrale” e sgarriamo subito. Siamo ad Elgin e la cattedrale è una chiesa senza tetto, diroccata, con quasi tutti i muri esterni ancora in piedi. È bellissima. Vedere le facciate senza rosone e le navate senza il tetto fa un certo effetto. Tipo San Galgano in Toscana. A dare un tocco scozzese c’è un cimitero tutto intorno alla chiesa.

Abbiamo un piano. Risaliamo in macchina e si va. Oggi piove parecchio, ma noi abbiamo avuto cu.. fortuna e durante il giro attorno alla cattedrale aveva smesso. Si va verso Aberdeen, in una terra costellata di castelli (castellata, si potrebbe dire). Laura si sente a Disneyland! Ne abbiamo scelti due. Uno da guardare, l’altro da visitare. Guardiamo quello di Craigievar, piccolino, tutto rosa. Sembra veramente un castello della Disney. Unico nel suo genere.

Il piano, il piano!! Dopo una sosta di mezz’ora andiamo al vicino castello di Fraser. Memore dell’esborso a Urquart, lo scozzese che è in me mi suggerisce di non pagare le 5£ di parcheggio. Stavolta sosterremo il castello “solo” con il biglietto carissimo di ingresso (17£).

Questo castello è più grande, ha una torretta di 6 piani. Soprassederei sulla descrizione degli interni, tranne una cosa: è esposta la gamba di legno del proprietario, ferito in una battaglia forse contro i francesi, non so. Questa cosa della gamba è emblematica, dice molto su quante cose interessanti avessero da esporre.

Nel cortile esterno c’è una tea room dove fanno anche da mangiare. E noi mangiamo.

Via, via. Il piano!! Ora ci aspetta la mia tappa di oggi.

Ah abbiamo scampato la pioggia, finora. Piove solo quando ci spostiamo. Se ci volete in vacanza come talismano, siamo a disposizione.

Dopo 30’ arriviamo sulla costa est, a Stonehaven. Parcheggio al porto. Gratuito!

C’è una bella nebbia. Indossiamo scarpe da trekking e ci incamminiamo. Si seguono le indicazioni dal porto e la strada dopo un po’ diventa un bel sentiero largo. Si vede pochissimo, ma dove diavolo stiamo andando?

A mezzora di camminata, tra pascoli con mucche a pelo raso (grunt!!), sopra una scogliera molto alta si staglia, tra la nebbia, il castello di Dunnottar. Si stagliano anche decine di persone arrivate con una camminata di 2 minuti dal parcheggio … Ma noi abbiamo visto anche le mucche! Vuoi mettere la soddisfazione?

L’ho detto: gli scozzesi vedevano uno sperone di roccia? Ci costruivano un castello. E nessuno di questi è sopravvissuto agli assalti dei nemici. Magari fare esperienza degli errori avrebbe salvato qualche vita: se in un posto è difficile entrare, sarà altrettanto difficile uscire, una volta che, a fatica, i nemici sono entrati… Poi, manco provavano ad entrare … In tempi remoti lanciavano macigni con le catapulte, in quelli più moderni cannoneggiavano dalle navi. Anche il prode William Wallace (quello di Braveheart) aveva distrutto la prima versione del castello. La guida scrive: “Diede fuoco al castello ed agli inglesi che c’erano dentro”, massì, che sarà mai? Però i ruderi sono d’effetto, con la nebbia, poi.

Si torna a Stonehaven dove prenotiamo la cena da Ship Inn sul porto e si va al B&B Chapel of Barras, in campagna (Booking, 140€ con colazione).

Dalla finestra vediamo nebbia e … mucche.

Torniamo a Stonehaven e mangiamo la nostra ultima cena scozzese.

Domani sera si torna a casa.

Giorno 12 – Stirling – casa

Bella colazione da David e Michelle: quando stavamo andando via e dovevamo pagare, David ci ha indirizzati verso la boss, sua moglie. Gli ho detto che anche da noi chi comanda è Laura e lui ha risposto: “Happy wife, happy life”. Questo detto potrebbe essere il mio primo tatuaggio! Al noleggio dell’auto avevo fatto un errore ed avevamo dovuto rinunciare a due visite perché costretti ad Edimburgo una ½ giornata in più. Oggi si rimedia.

Ma prima di descrivere altro, devo fare un annuncio: abbiamo visto migliaia di pecore, centinaia di pecore, ma, l’ho già detto, di quelle pelose nemmeno l’ombra! E invece, dopo 1 km dalla partenza, eccole lì: pelosissime e cornutussime. Blocco la macchina e finalmente le immortaliamo. Sembrano mucche con la parrucca e la frangetta. Si sono pure messe in posa. Bene, anche questo l’abbiamo fatto! 2h e un po’ e siamo a Stirling, dove William Wallace fece un paiolo così agli inglesi e dove risiedevano i re di Scozia.

Appena arrivati ci dirigiamo verso il monumento a Wallace: è un suppostone gotico costruito nel XIX secolo. Non è bello, ma molto grande e visibile da lontano. Torniamo in centro, parcheggiamo dalla stazione e seguiamo le indicazioni della Lonely per il Back Walk. Una passeggiata lungo le mura della città per raggiungere il castello, tra gli alberi. Molto romantico, potremmo fermarci un po’ a romanticare ma è troppo umido, domani le giunture potrebbero scricchiolare. Ad un tratto un cancello porta ad un cimitero dominato da una mega-piramide di un megalomane. Lo so che parlo dei cimiteri, forse troppo, ma sono belli, mi piacciono. Sarò sano?

Si arriva al castello dove per sole 20£ si può entrare. Il castello è medievale, ma è stato integrato nel 1500 da palazzi che l’hanno addolcito un po’. Gli interni sono tutti ricreati e la domanda è: 20 sterline? Ma davvero? Dobbiamo portare i biglietti degli Uffizi a 350€, almeno. Ci tenevo a vedere Stirling, col senno di poi, bella ma evitabile, se avete visto Edimburgo. È più il carico di storia a dare un senso a questo posto. Ora, bando alle ciance: si deve tornare ad Edimburgo per consegnare la macchina ed imbarcarci per il ritorno.

Le nostre conclusioni sulla Scozia

Prima di tutto: siamo ancora vivi. Viaggiare a sinistra non è stato poi così complicato. Sono riuscito a fare un centinaio di rotonde e svolte, una decina di sorpassi, affrontato strade a corsia unica con piazzole per agevolare i passaggi a due e fatto più di 2.000 km. Per uno che era certo di morire al primo chilometro è un signor risultato.

Il tempo: dire che siamo stati fortunati è poco. Abbiamo preso pioggia solo due volte e sole praticamente sempre. Forse ci siamo pure abbronzati un po’. Il popolo scozzese è molto gentile, ma parlano un inglese incomprensibile. Praticamente come il mio. Ci siamo capiti alla perfezione!

La Scozia è stupenda. Storia e natura. Io sono stato travolto dai paesaggi. Indescrivibili. Per me, su tutto, Nest Point. Per Laura, sta dormendo sull’aereo che non parte. Glielo chiederò.

La Scozia è costosa, molto. I b&b avevano una media di 140€/notte, per non parlare dei biglietti dei castelli. Ma non c’è problema: torniamo, vendiamo la macchina e via! Noi abbiamo fatto 2gg. e ½ ad Edimburgo e 9 in giro per le Highlands. Ne servirebbero almeno 2 in più per fare le cose con più calma.

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