Pazza Florida

Miami, isole Keys, Space Coast, Daytona...
Scritto da: ilaser2
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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INTRO

Per scegliere di partire per Miami e la Florida non ci vuole molto…. Grazie ai ponti di primavera, con soli 4 giorni di ferie, riusciamo a fare un viaggio di 10 giorni. Ma dove andare a fine Aprile?

Troppo caldo per il Nord Africa, troppo freddo (ancora) per l’Islanda, troppi pochi giorni per il Sud Est Asiatico ….. E poi, tac! Saltano fuori un volo per Miami, che costa meno di quello per l’Islanda, un noleggio auto veramente economico, che ci permette di noleggiare un’auto da favola …… Poi ci sono il mare, il lancio a Cape Canaveral, la strade da sogno per le Keys, le serate a Miami …. Insomma la scelta scaturisce da sé ….. E come noi saranno in tanti a fare della Florida la meta per Maggio ….

E poi si sa: “a Maggio ……Ci vuole un viaggio!”

IL VIAGGIO

VENERDI’ 25 APRILE 2014

Partenza all’alba da Linate perché, si sa, il milanese D.O.C. viaggia solo su Linate ….

Peccato che il parcheggio, comodo all’aeroporto, costi qualcosa come 45 Euro al giorno …. Ma siamo matti?!

Considerando che 3/4 delle persone che conosciamo sono fuori Milano per Pasqua, ponti, ecc … facciamo non poca fatica a scroccare un passaggio all’aeroporto.

Quando mi sto quasi facendo convincere a prenotare un taxi, si offre volontario mio zio Carlo che, poveretto, viene buttato giù dal letto alle 4.30 del mattino.

Aeroporto affollatissimo, colazione pessima al Bar Motta (ma puoi rovinare così un marchio di prestigio?), acquisti dell’ultima ora tra cui “la settimana enigmistica” (Scaramanzia di Sergio. Se non la compri il viaggio va male …..) e un rossetto nuovo, rosso fiammante, in tinta con lo smalto mani e piedi. Perché a Miami bisogna essere decisamente TOP! O no?

Voliamo con Iberia via Madrid e ci troviamo bene, anche se l’intrattenimento a bordo non è il massimo.

Tempo per lo scalo 55 minuti, al pelo. Per i voli sull’America occorre trasferirsi, con tanto di utilizzo di un treno, al terminal satellite 4S. Ci vuole un botto di tempo. Per fortuna non fanno controlli assurdi per il volo in partenza per gli USA (niente perquisizioni, controllo borse, togli e metti scarpe… Mi piacciono gli spagnoli, belli tranquilli).

In arrivo a Miami, invece, incomincia la solita infinita, snervante, assurda trafila delle code e delle attese infinite. Dapprima il controllo passaporti, un serpentone di 2 ore con i soliti nervosi agenti dell’immigrazione, poi i bagagli, la dogana ed infine il noleggio auto.

Per fortuna abbiamo deciso di fermarci a Miami la prima notte e di non partire per altra destinazione convinti di poter espletare le pratiche di noleggio in pochi minuti.

Per uscire dall’aeroporto ci mettiamo in tutto 4 ore. Un’ora al banco del noleggio dove al prezzo prepagato di 299,00 euro siamo costretti ad aggiungere un pieno di benzina (obbligatorio un modo per il noleggiatore di farci un po’ di cresta. La macchia andrà consegnata vuota, ma nessuno la spinge mai fino al noleggio), 9 giorni di Sunpass (telepass necessario perché in florida spesso non ci sono i caselli ma solo un controllo con telecamere) e 10 dollari al giorno per il guidatore aggiuntivo, totale l’equivalente di circa 180 euro.

Espletate tutte le pratiche burocratiche non ci resta che salire al garage al 2° piano ed incominciare a sperare. Sì perché il nostro contratto di noleggio cita “Ford Mustang o similare”, ma non è per nulla lo stesso. Un conto è guidare una Mustang, un alto paio di maniche un’anonima Sebring.

Con un po’ di ansia e trepidazione siamo accolti da Trisha, un’enorme cubana che ci dà due informazioni shock. La buona, hanno solo mustang, la cattiva è che non ne hanno al momento. Ciò significa dover aspettare che ne rientri una. Il metodo è il FIFO (First in first out), ovvero abbiamo davanti a noi altre tre coppie in attesa di una Mustang.

Va bene lo stesso, siamo talmente contenti di non avere una Sebring che ci mettiamo comodi ad aspettare e, per non crollare dal sonno, incominciamo un sorta di toto-colore. La prima che consegnano è blu, poi una bianca, poi grigia. Come sarà la nostra? Siamo i prossimi e mi concentro intensamente: rossa con capote nera, rossa con capote nera, rossa …… Ed eccola che arriva: rossa con capote nera!!! Spettacolo!!!! Me lo sentivo …. Ho anche fatto le unghie rosso-mustang!!!

I clienti dopo di noi mi implorano di far cambio (praticamente al buio), forse mi avrebbero anche pagata, ma niente! Rossa e nera è il nostro sogno, non faremmo cambio neanche morti, nemmeno quando scopriamo che ce la consegnano un po’ ammaccata sul paraurti anteriore. No, no, non molliamo. Lei è la nostra!!! La chiamiamo da subito la “Mustangona” perché è enorme, un pullman anzi no, una porta aerei….. La mia Audi, a confronto, ha le dimensioni di un’utilitaria.

Il cofano è talmente alto che è ad altezza occhi (per fortuna il sedile si può anche regolare in altezza!) mentre il sedere ed il muso sono a distanze siderali dal posto di guida.

Considerando che deve essere un 4 mila di cilindrata, con qualcosa tipo 400 e più cavalli sembra davvero di guidare un gigante della strada.

Negli Stati uniti il cambio manuale in pratica non esiste, solo automatico. Il massimo che si può avere è l’opzione S (che non ho ancora capito se significa sequenziale o sport), ma basta schiacciare un po’ l’acceleratore che la macchina decolla. Wow!

Riusciamo ad uscire dal noleggio che sono quasi le 20.00 e la giornata sta per finire. Facciamo giusto in tempo a scapottare, ad infilarci gli occhiali da sole ed a sfrecciare tra mare e palme sulla A1A con il tramonto alle spalle. Fantastico! Musica latina a manetta (radio 106.7 tassativo) e….. Vacanza!!!!!

La stanchezza del viaggio, vinta dall’entusiasmo, non esiste più. Tutto attorno a noi grattacieli, isole con ville galattiche, navi da crociera, barche da favola.

Nel traffico (vivibile) del venerdì sera raggiungiamo South Beach: Alton road, 5th street e poi lei, Ocean Drive. Siamo nel cuore dell’Art Deco District, nel momento del giorno in cui la vita nei locali si accende contemporaneamente ai neon multicolore degli hotel. Qui lo stile architettonico Deco dell’Europa anni ’20 è stato adottato fino alla fine del secondo conflitto mondiale abbinando però alle linee pulite e futuriste del classico Decò elementi tropicali: fregi floreali, palme, colori pastello, neon, mosaici. Sono nati veri e propri edifici mitici come il Colony, il Delano (con la caratteristica torre), il Barkeley Shore, ecc. Un museo a cielo aperto.

Ci mischiamo per un po’ al carosello multicolore dei veicoli lungo Ocean Drive: Ferrari, Lamborghini, Limousine, Corvette, pick-up elaborati, auto d’epoca in stile Padrino, ….. Oltre a veicoli assurdi come una Kawasaki Ninja trasformata in un veicolo a tre ruote, con luci, raggi laser e schermi al plasma degni dell’antagonista di Spiderman. Il tizio che lo guidava aveva pure il casco e gli occhiali argentati da supereroe!

Musclecar, supercar… Qui con la Gallardo ci esci per far la spesa!

Troviamo con facilità l’hotel San Juan sulla Collins Av. Ottima soluzione, data la posizione nel cuore di South Beach, ad un prezzo moooolto basso se paragonato alle altre alternative della zona. Il personale ci accoglie con gentilezza e calore ed il valet parking risolve il problema del parcheggio accollandosi tutto lo sbattimento per 25 dollari al giorno. Cosa chiedere di più?

Ah già! La lingua! Al San Juan di Miami (e in buon parte della Florida per la verità) si parla ampiamente spagnolo. A volte le conversazioni incominciano in inglese, ma appena uno degli interlocutori si dimostra più incline alla lingua latina immediatamente il dialogo passa, con sollievo, allo spanghlish e poi allo spagnolo. Meraviglia!

Dopo una doccia veloce scopro a malincuore che aver portato da casa il super asciugacapelli da 2200 watt per ottenere una piega perfetta è stato inutile. Qui funziona a metà, se non meno, della sua potenza. Ahimè. Ciò significa che per tutta la vacanza mi terrò i capelli come Maga Magò e sarò molto meno fashion di quanto avrei desiderato per Miami.

Sono quasi 24 ore di veglia ininterrotta, ma non rinunciamo alla nostra prima serata.

Per quanto la maggior parte dei locali su Ocean Drive sia invitante e la musica un richiamo fortissimo, per oggi seratina tranquilla. Agli invitanti mega-margaritas preferiamo due Bud ed incominciamo la nostra dieta a base di patatine fritte atomiche ed altre schifezze americane.

Il locale Tequila Chicas ha prezzi abbordabili, quasi onesti, se confrontati con le botte che riceveremo poi!

Verso mezzanotte un vento gelido e qualche goccia di pioggia ci suggeriscono di infilarci a letto dopo un primo giorno intensissimo.

SABATO 26 APRILE 2014

A Miami Beach il vero centro è la spiaggia. E’ lì attorno che ha il suon fulcro la “vita” e si passano le le giornate dall’alba al tramonto. in alcuni casi anche le nottate…

Per vivere al meglio la spiaggia, in tutta la sua bellezza, quando non è ancora affollata, c’è solo un modo: top, shorts, scarpine da running e via! Di corsa! 10 chilometri (e non sentirli!) alla scoperta dell’enorme spiaggia bianca, delle pittoresche torrette dei baywatch, del lungomare “promenade” orlato da pittoresche palme e popolato dagli ex-culturisti (ora votati al crossfit), fino ad arrivare a South Point con i suoi moli e condomini green affacciati sulla Biscayne Bay.

Abbiamo anche modo di osservare le tendenze: i runners, come da noi ormai, sono numerosissimi e fanno lo slalom tra qualche ciclista e pattinatore (l’on-line skate , ormai, è al tramonto e sta tornado lo skateboard). Biciclette di tendenza sono quelle da corsa o le deco-bike a noleggio. Tutti ovviamente sono in forma smagliante.

I moli di South Point sono invece affollati da numerosi pescatori in partenza per battute di pesca d’altura, attrezzatissimi ed organizzatissimi. Questi ultimi sono decisamente fuori forma e dotati di vistose pance prominenti.

La terza età passeggia, ma solo se accompagnata da minimo 2 cagnolini di razza, viziati e vezzeggiati con nastrini, collari svarowsky, ninnoli e passeggini per animali climatizzati.

Altra categoria che colora il lungomare è quella dei gay, decisamente gay, che qui pare abbiano una sorta di quartier generale. Se già tutti a Miami sono super abbronzati, questi ultimi sono color cuoio scuro, vistosamente e costosamente abbigliati e teneramente insieme.

Insomma il lungomare è una fiera delle stranezze infinita che, non so perché, mi fa tanto pubblicità televisiva delle vacanze yuppies anni ’80 (dove le trasmettevano, su Telenova?). Sarà per la gente con le magliette fluo e le canottiere slandre e sottilissime modello Righeira come quelle che mettevano i miei quando ero piccola?

Dopo la corsa ci si rinfresca con un primo tuffo nell’Oceano e poi una bella colazione dal fidato Strarbucks (ce la siamo meritata!!), punto fermo di tutti i nostri viaggi negli States.

I tavolini sono all’aperto, affacciati sul Lummus Park. Mio marito, come al solito, attira ogni sorta di volatile distribuendo le briciole del muffin. Stavolta arriva anche una famigliola di scoiattoli in cerca di cibo.

Ma io dico: “con quello che costa la vita a Miami!!!” Devo proprio sfamare anche tutta la fauna locale? Che chiedano ai ricconi della zona!

Un’altra bastonata mi arriva da lì a poco. Benchè tutta la spiaggia di Miami Beach sia pubblica io mi innamoro dei lettini matrimoniali con tanto di cupola parasole/separé ed asciugamani morbidi morbidi che zelanti ragazzi abbronzati in tenuta di cotone bianco abbagliante mettono a disposizione dei potenziali ospiti.

So che andrò a spendere un pochino, ma sono diposta a farlo, in fondo è Miami Beach … Sì, un pochino sì, ma non 150 dollari! Ammappate. Ok, rinuncio al lettino da principessa V.I.P. e passo all’asciugamano sgrauso…. In fondo, sono nello stesso identico punto e godersi la spiaggia gratis è di per sé un lusso (considerando che in Italia abbiamo la maledizione dei bagni privati nei quali ti sparano se ti permetti di mettere anche solo un lenzuolino!!!! Tassativamente da abolire ….. ). Dopo un po’ il sole picchia, quindi ci dedichiamo al giro culturale nell’Art Decò District. Ovviamente scatta anche la solita sfilata di belle auto e Sergio, di conseguenza, non può resistere al desiderio di guidare la Sua Mustang …. Nel giro di 15 minuti stiamo già sfrecciando (ovviamente scapottati) sulla A1A diretti a Key Biscayne.

Per fare alcune foto metto la macchina fotografica sul sedile posteriore …. Mi sembra di inquadrare il monitor del videogioco “Out Run”! Ahahahah! Quello dove si vedeva l’abitacolo di una Ferrari rossa condotta dal protagonista affiancato dalla partner bionda e a lato mare e palme. Uguale, uguale!

Attraversiamo Downtown con i suoi grattacieli e paghiamo il pedaggio (escluso dal Sunpass) per attraversare la Rickenbacker Causeway. Il ponte di accesso all’isola sale abbastanza ripido e, nella luce del mezzogiorno, il panorama sulla città ed il mare verdazzurro sono uno spettacolo!

La nostra destinazione è il Bill Baggs Cape Florida State Park che è recensito come un angolo di paradiso, lontano dalla chiassosa città. Il posto è in realtà magnifico, con tanto di faro romantico affacciato sul mare (i grattacieli sono a soli 20 minuti di auto, ma non si vedono), mangrovie, sabbia bianca e mare cristallino. Tutto perfetto, se non fosse che, per arrivare, troviamo una colonna di auto modello Salerno-Reggio Calabria e stiamo un’ora in colonna sotto il sole cocente (dalla radio il motivo “La temperatura …. suva” è decisamente appropriato).

Inoltre il posticino non è poi così isolato e lontano dalla folla. Sarà perché è sabato, ma è gremito da centinaia di famiglie di latinos riunite per picnic con grigliata. E non si tratta di pasti frugali, ma di veri e propri banchetti! Qui i nostri meridionali (senza offesa) che a noi milanesi sembrano già tanto chiassosi ed invadenti con i loro tavolini, ombrelloni, frigo, autoradio a manetta, fiasco di vino, immancabile parmigiana e figli aspiranti novelli Maradona al seguito con palloni e gommoni gonfiabili…… sfigurerebbero!!!!

A Key Biscayne le famiglie hanno frigo da spiaggia grossi come lo Shuttle, con le ruote cingolate, motorizzati ed attaccati ad un generatore portatile! Non piantano ombrelloni, ma interi gazebo. La griglia portatile è ampia tanto quanto la Mustang e ciascun gruppo di circa 10 persone cuoce mediamente un intera mandria di bovini. Il vino da 5 litri non è nulla se paragonato alle campane di limonata da 10 litri ed alle casse di birra impilate tipo offerta Esselunga a bordo di ogni tavolo.

I bambini mangiano pacchetti di patatine grandi come me e sono talmente ciccioni che i nostri bambini obesi, a confronto, sono denutriti. I gonfiabili non li hanno perché, probabilmente, li hanno inghiottiti!

Per la musica (solo salsa bachata e regeton ovviamente) ho visto impianti tipo rave party con tanto di casse montate, come i frigo, su carrelli cingolati.

Tutto questo po-po di roba per ciascuna famiglia. Immaginate il caos!

Credete, qui la nostra caratteristica “mammà” in vestaglia, che arriva in spiaggia alle 9 e già prepara il pranzo estraendo dal Tupperware ogni sorta di cibo ricco di trigliceridi, si sentirebbe sminuita!

Per evitatare la ressa ci spiangiamo alla punta estrema di Cape Florida dove però non c’è spiaggia. Ritorniamo perciò a piedi verso il faro, ma l’area è momentaneamente chiusa perché affittata per una matrimonio. Uff …. Stiamo schiattando di caldo e la spiaggia è proprio a 50 metri dall’altra parte. Ti pare che ci rifacciamo tutto il giro? Saranno due chilometri!! Con questo caldo non se ne parla. Da bravi, con nonchalance, scavalchiamo. Un ranger ci guarda storto, ma fa finta di nulla. Per raggiungere la spiaggia dobbiamo così fare un pezzettino di strada su un tappeto di alghe (in Florida le alghe ci sono, inutile mentire, perché fanno parte della natura), e risalire un po’ di scogli ed arriviamo alla spiaggia. Sbuchiamo, con estremo disappunto dei presenti, nel mezzo del matrimonio (cinese)! Sembra di essere sulle pagine di IoSposa o in una puntata di Beautiful, al 30° matrimonio di Brooke, con il baldacchino bianco, le rose bianche, gli sposi in abito bianco, la spiaggia bianca….. In questo quadretto da idillio spunto io con svolazzante pareo rosso fuoco, costume rosso, unghie rosse. Si inquietano tutti perché, col capello crespo, sembro Belzebù!

Non faccio una piega, stendo l’asciugamano, appoggio lo zaino e via! In acqua! Mare spettacolare!

Tutto questo grigliare attorno a noi ci mette un po’ fame. Dovrebbe esserci un bar-ristorante, il Lightouse café, che troviamo seguendo la scia dell’odore di bistecca. Sto per ordinare ancora bistecca con contorno di patatine, poi un’immagine di me trasformata in Homer Simpson mi fa tornare a ragionare. Già che ci sono faccio anche una bella doccia gelata (tutte le spiagge sono sempre attrezzate con le docce) per tornare nei ranghi.

Ok, va meglio: pesce alla griglia con riso e verdure, gustato su una bella terrazza ombreggiata accompagnato da una Corona ghiacciata….. Ah, questo sì che è relax!

Satolli e brasati dal sole risaliamo in macchina (stavolta con tetto chiuso e A/C a manetta) diretti a Coral Gables, un piacevole quartiere di villini, viali alberati, fontane, boutiques ricercate e gallerie d’arte abitato prevalentemente da una middle class agiata. Il fulcro è l’affascinante Baltimore Hotel che sembra far fare a noi ed a tutto ciò che ci circonda un balzo indietro nel tempo sino agli anni ’20. Il Mondo assume le tinte di una pellicola in bianco e nero e sembra che da un momento all’altro, da una Rolls Royce, possa scendere Il Padrino.

Passeggiamo un po’ in questo sobborgo che merita l’appellativo di “City of Beautiful”, dove l’arte di vivere bene caratterizza ogni abitante, per poi tornare a Miami Beach dalla causeway più a Nord.

Se a Coral Gables i villini sono molto ariosi, luminosi, aperti e le berline di famiglia, lavate ed allineate sul viaggetto d’accesso, sono lasciate ben in vista, i villoni di Miami Beach sono spesso su isolotti accessibili solo con pass ed efficacemente nascosti da alti muri di cinta, siepi e protetti da impianti di antifurto e guardie armate. Quando ci capita di riuscire ad intravedere qualcosa spesso notiamo supercar ben occultate da teli di protezione. Domani sulla strade per le Everglades vedremo anche le abitazioni delle classi sociali più povere (casette in compensato con palizzate scrostate, vialetti e giardini con erbacce, pick-up scassati parcheggiati fuori, porte scardinate). Il modello base è lo stesso: casa, giardino, auto, ma molto classista. Si devono possedere determinati beni per poter assumere uno status preciso. Inoltre più si è ricchi, più ci si nasconde!

Rientriamo in hotel per una doccia ed usciamo per tuffarci nello shopping e nella movida in Lincoln Road. Grazie al cambio favorevole alcuni marchi risultano più convenienti (Apple su tutti), mentre altri beni sono inarrivabili (ma può un banale bikini costare 180 dollari!?!!)

Per bere o mangiare qualcosa c’è l’imbarazzo della scelta. Noi scegliamo l’Havana 1957 per due Mojito preparati alla perfezione per 30 dollari ed accompagnati da banane fritte …. Per fortuna ci basta l’aperitivo e non abbiamo fame …. Così risparmiamo sulla cena.

DOMENICA 27 APRILE 2014

La città la domenica dorme a lungo e si risveglia verso mezzogiorno per il brunch.

Noi, al contrario, siamo molto mattinieri. Praticamente apriamo lo Sturbucks per fare colazione alle 7.00….. Non hanno ancora acceso la macchina del caffè!!

Buttiamo giù dal letto anche il ragazzo del valet che, rimbambito probabilmente dai bagordi della sera prima, anziché la nostra mustangona ci porta un’anonima berlina grigia! Quando gli dico che ha sbagliato macchina è talmente fuso che ride perché pensa che io stia scherzando …. Poi vede la mie espressione (truce) e svanisce con il catorcio grigio per rimaterializzarsi un nanosecondo dopo con la nostra super macchina rossa. Così va molto meglio!

Lungo strade semideserte raggiungiamo la HW41 chiamata Tamiami Trail che attraversa le paludi delle Everglades da Est ad Ovest.

Più che una vera esplorazione di questo ecosistema ricco di fauna salvatica, soprattutto coccodrilli, ci concediamo più una gita turistica. Sergio è attirato dall’idea dell’airboat (che noi solitamente chiamiamo hovercraft). In realtà questi mezzi sono vietati nel Parco, per cui i tour sono organizzati nell’area limitrofa.

Ci sono diversi operatori che organizzano il giro con l’airboat, in alcuni centri c’è pure un villaggio Miccosukee ricostruito a misura di turista.

Noi scegliamo il “Gator Park”, ma penso che uno valga l’altro. Il tour dura circa un’ora di cui 45 minuti a bordo dell’imbarcazione e un quarto d’ora di “animal show”. Carino, non imperdibile. Con l’airboat ci si avventura tra i canneti ed i canali alla ricerca di coccodrilli e uccelli e se ne incontrano diversi. L’esperienza è il giro di per sè. L’imbarcazione spinta dalla potente elica ha un un fascino avventuroso e derapa di brutto! Il rumore è assordante e bisogna mettersi i tappi. L’animal show è un po’ triste con i soliti coccodrilli dalla bocca legata, scorpioni, rane …. Insomma un piccolo zoo degli orrori a misura di turista cinese (infatti siamo gli unici non asiatici del gruppo).

Apprezziamo invece l’ambiente naturale, la calma che si respira lontano dalla città e l’aria un po’ di “frontiera” da profondo Sud.

Sulla strada di ritorno a Miami il Tamiami Trail diventa calle Ocho, il centro di Little Havana. Per fortuna eravamo di passaggio e non ci siamo venuti apposta. Così come con Litte Italy a New York restiamo molto delusi. Little havana è priva di pathos, nulla a che vedere con l’atmosfera caraibica. Non si tratta di una piccola Cuba, ma di un pezzettino di strada trasformato a misura di turista. I negozi di sigari ed i ristoranti sono artefatti a beneficio dei bus dei visitatori.

C’è pure un enorme Mc Donald che stona come il blu col marrone! A Cuba? Un McD?? Non ci sta proprio!

E’ tutto finto, ormai gli esuli scappati dalla vera Cuba 50 anni fa sono perfettamente integrati nella moderna Miami. Il Maximo Gomez Park, che dovrebbe essere il centro di Little Havana, non è un parco, ma uno sconquassato cortile in cemento dove scheletrici vecchietti di 90 anni giocano a domino. A parte la riflessione sulla longevità dei cubani (Fidel per primo, anche se qui pronunciarne il nome è come bestemmiare) sembra di stare all’ospizio. Piuttosto che attraversare l’Oceano per venire qui è meglio che andiate a far visita alla bisnonna (o ad un anziano solo qualsiasi) ricoverato magari a poco chilometri da casa vostra! Un bel gesto che costa anche molto meno.

Va bè, la sosta ci è costata tre dollari per due ore di parcheggio. Buttati, se consideriamo di esserci fermati 40 minuti.

La cosa più bella di Calle Ocho è la scitta: Benvenuti a Calle Ocho, Cuba ….. Ma va!

Buttiamo un occhio al Bayside Market Place riattraversado Downtown. Si tratta di un elegante centro commerciale all’aperto nella zona dove attraccano le navi da crociera. Saltiamo invece il giro sulla Metrorail perché, con una bella giornata come oggi, abbiamo voglia di spiaggia (che tra l’altro è la più bella attrazione di Miami).

Prima di svaccarci al sole, stante il digiuno di ieri sera, il nostro pancino reclama cibo.

Ci fermiamo all’11st Diner (per intenderci quel ristorante in una specie di bus argentato dove Will Smith ha girato il video Miami) e restiamo molto soddisfatti. Il posto è molto scenico e si mangia davvero bene. Prima di andare in spiaggia vagabondiamo un po’ per Espanola way, Washington Av e Lincoln. Curiosare senza fretta e meta è sempre divertente.

Nel pomeriggio la spiaggia è affollatissima, ma sempre piacevole.

Quando il sole incomincia a scendere è ora di una bella corsetta! Necessaria per smaltire il lauto pranzo. Vado sola perché, a causa del caldo fuori e del polo all’interno dei locali, Sergio ha un brutto mal di gola. Tachipirina e riposo, almeno fino a stasera!

Io mi avventuro a Nord lungo la Promenade, ma devo ripiegare perché è in ristrutturazione. Vado perciò verso Sud ed arrivo al Lummus Park proprio nel momento in cui il cielo ad occidente si colora di rosso e gli Hotel accendono i neon. Bellissimo!

Probabilmente non sono la sola a guardare il paesaggio, lo fa anche un francese imbecille, con lo Skateboard, che mi travolge in pieno e mi fa cadere culo in terra e riversa su un malaugurato homeless che bivacca in zona (purtroppo ce ne sono molti). Ma se non sei capace stai a casa!!!! E a proposito … Ridateci la Gioconda e la Corsica!

I farmaci han fatto effetto e Sergio decide di farmi compagnia per la serata. Prima facciamo un salto al sofisticato Rose bar del Delano, ma è eccessivamente tranquillo. Buttiamo un occhio alla famosa piscina sulla quale si affacciano i bungalow su due piani da mille e una notte. Non è poi così eccezionale ….. Passeggiando con calma ci ritroviamo ad Ocean Drive a compatire centinaia di Italiani che fotografavo il punto esatto dove è stato ucciso Versace (Mapuoi?). Facciamo quasi fatica a farci largo tra la folla, soprattutto nei pressi del Clavelander un vivace discoclub all’aperto molto trendy e con primario dj set. Camminiamo circondati dal consueto mix di stranezze, tra tutte stasera vincono un gruppo di Harleysti che girano con enormi pappagalli sulle spalle e lunghissime Cadillac con sospensioni pneumatiche e ruote indipendenti che si muovono ballando al ritmo delle vibrazioni del subwoofer.

Per una notte latina il Mango’s Tropical Cafè è vicino e va bene per un assaggino, anche se i veri “latinos” preferiscono senza dubbia La Covacha dalle parti di calle 8.

Noi, come al solito, non abbiamo fame, ma ci ispira il cocktail che qui bevono tutti. Si chiama Bulldog (chi lo chiama fish bulldog, chi margarita bulldog, chi mexican bulldog) ed è una maximargarita per 2 persone con 2 bottiglie di Corona infilate dall’alto…. Pur facendo parte del team delle amiche di Sue Ellen devo dire che il bibitone è una vera botta, non solo per la gradazione alcolica (che ci vede uscire un po’ barcollanti), ma per il prezzo: 85 dollari!!!! Forse barcollo per lo shock …. Va be che siamo nel cuore di Ocean Drive, ma mi sembra tantino. Abbiamo sbagliato a farci tentare dall’occhio, a non leggere le recensioni del locale (il Papagayo, dove non torneremo mai più!!!!) su Tripadvisor e a non insospettirci notando che il menu non aveva il prezzo indicato. Quindi okkio a fare i ricchi per errore!!! Peggio dei cinesi a Venezia cui fanno pagare 100 euro per 2 caffè! Ma se avessimo cenato? Mi toglievano il sangue per pagare il conto?

LUNEDI’ 28 APRILE 2014

Partiamo di buon’ora diretti a Key West. Percorrere la strada, tutta ponti, che collega le varie isole Keys è una di quelle esperienze da fare una volta nella vita. Occorre però accertarsi che la giornata sia di quelle splendide, con il sole alto in cielo, così da avere colori del mare pazzeschi ed una luce abbagliante. Al massimo qualche nuvoletta di bel tempo ….. Guai se il cielo dovesse essere nuvoloso o esserci brutto tempo: non mettetevi nemmeno in auto e posticipate ad altra data!

Raggiungere Key West è un viaggio nel viaggio. Siamo in Florida, ma non lo siamo, perché geograficamente staccati dal continente e protesi nell’Oceano. Ci si trova come in un Mondo a parte, rilassato, tranquillo, rispettoso di tutti.

I Conch (gli “originals” delle Keys, nativi o divenuti ….. una minoranza come lo sono da noi i Brianzoli) si sentono una vera e propria nazione con tanto di effige e bandiera con conchiglia della Conch Republic il cui motto, che riassume questo modo di essere e di relazionarsi con le persone, è “One Human Family”. C’è posto per tutti, nessuno è discriminato, anche i più folli, bohémien ed anticonformisti sono ben accetti.

La nostra prima sosta è ad Islamorada presso la Robbie’s marina: un baretto caratteristico affacciato sul mare, qualche banchetto che vende souvenir, atmosfera caraibica. Un posto adatto per sgranchirsi un po’ le gambe e nel quale ci fermiamo incuriositi dato che molte guide citano questo posto perché si può dar da mangiare ai mitici Tarponi ….. Supponiamo siano pesci, ma che sono i tarponi? Mitici poi …. Mah ….. Avranno qualche parentela con le carpe di Sampei? vogliamo fermarci e conoscerli, anche solo perché il solo pronunciare “tarpone” mi fa morirei dal ridere.

Per tre dollari compriamo un secchiello di pesciolini ed usciamo sul molo. Sotto, in gruppo, si annidano i tarpons, in attesa di qualche biondina svampita che allunghi la manina per dar loro il pesciolino.

Cibare i tarponi? Pessima, pessima idea! (ma troppo divertente). Rischio di morire prima di infarto, poi dal ridere! Altro che esperienza adatta per i bambini ….. Robadamatti!!!!

Appena allungo la mano, convinta erroneamente di far cadere il pesce nell’acqua, un’enorme bestia argentea, lunga 2 metri, salta fuori per metà dall’acqua, spalanca l’enorme bocca gommosa e mi fissa con un’espressione ebete …… Il pesce solitamente è muto ma questo sembra proprio dire “gnaaaaam!!!!!”.

Ahhhhh!!!!! – panico – Ma che è???? E’ una creatura preistorica?

Altro che carpe di Sampei! Quelle erano piccole!

Per fortuna ho i riflessi pronti e con un balzo evito di farmi amputare un braccio. Peccato che, come una scema, continui a stringere il pesciolino destinato al tarpone nella mano …. Ho sventato sì l’aggressione sottomarina, ma non ho calcolato la contraerea …..

Dal cielo arrivano in picchiata due enormi pellicani (con l’apertura alare più grande di un metro e mezzo) determinati a contendersi il bottino….. Oddio! Terrorizzata lancio il pesce in aria. L’ignara sardina ricade tra cielo e mare, in pieno campo di battaglia, dove tutte le bestie si stanno avventando contemporaneamente. Credo che abbia comunque vinto il tarpone (di forza) …

Mentre cerco di farmi passare il panico realizzo che Sergio si sta piegando in tre dal ridere. O meglio, sta ridendo dall’inizio della scena …. No, no …. Stanno ridendo tutti a crepapelle! Azz…. Figura di palta ….. Ho pure le mani che puzzano come una pescheria, le squame sotto le unghie ….. Un disastro! Vebbè, calata la tensione rido anch’io …. Anzi, vado avanti e ripeto la scena all’infinito finché non finisco tutte le sardine del cestello. Alla fine mi fanno male gli addominali dal ridere.

Guidiamo ancora un pochino sino a raggiungere il ponte simbolo della US Route 1: il Seven Miles Bridge. Sospeso tra mare cielo non si può raccontare, solo vivere.

(Capelli sciolti, a piedi nudi sul sedile appoggiata al parabrezza, le mani libere nel cielo ….. Sto volando sul mare …. Wow!)

Appena dopo il ponte occorre svoltare immediatamente a destra per raggiungere il parcheggio che da accesso alla camminata pedonale ricavata sulla vecchia strada. Carina, ma la vista migliore si ha dall’altra parte (ovvero dall’altro lato della carreggiata, sulla via di ritorno da Key West) dove il ponte è più “fotogenico”.

Ancora poche miglia e raggiungiamo il Bahia Honda State Park. Qui i pareri sono contrastanti: c’è chi sostiene sia un paradiso, c’è chi afferma sia decisamente sopravvalutato. Come sempre il giusto sta nel mezzo. Premesso che le alghe ci sono (e puzzano tantissimo) va comunque detto che ci sono tre spiagge: Calusa Beach, piccolina é dove si fermano tutti, Sandpur Beach, isolata ma invasa da alghe e camperisti settantenni, Logger head beach, lunga, bianca, pulita, acqua brillante, ponte pittoresco sullo sfondo …. la nostra preferita!

Calusa è quella che, ripulita da alghe e turisti cinesi, campeggia sui cataloghi delle agenzie di viaggio. Affaccia però non sull’Oceano, ma sulla parte interna del Golfo creando un “effetto laguna”. Sullo sfondo il vecchio ponte ferroviario…

Incuriositi dal vecchio ponte, sul quale una passeggiata è d’obbligo, lo raggiungiamo. Scopriamo così, oltre a scorci d’eccezione, che dall’altro lato si distende verso il mare aperto la Logger Head Beach. Meraviglia!

Ci rilassiamo un paio d’ore tra mare e spiaggia. Fa però talmente caldo da toglierci completamente l’appetito. Così nel primo pomeriggio ci rimettiamo in strada puntando direttamente Key West e saltando il preventivato pasto a base di granchi e conch frites.

Facendo lo slalom tra decine di roventi cantieri stradali raggiungiamo (finalmente!) il centro di Key West che si sviluppa attorno a Duval street. Ciò che ci colpisce più di tutto sono le case, tutte legno, sopralzate dal suolo, con porticati ariosi e giardini tropicali, ideali per un po’ di relax.

Anche la nostra Angelina Guest House è un piccolo paradiso con patio, sedia a dondolo, piscina riscaldata immersa tra banani e palme. La nostra camera bijou si chiama “Barbie” …. perfetta per me. Le proprietarie ci riempiono di attenzioni e ci spiegano che lo stile “Conch” delle abitazioni è importato dalle vicine Bahamas.

Peccato fermarci una sola notte …. tutta colpa della NASA (ma lo scopriremo poi)!

Restiamo a bagno maria in piscina fino alle 6.00 di sera, prima fa troppo caldo per compiere qualsiasi gesto, poi raggiungiamo con calma Mallory Square.

Quello che un tempo era un crocevia di Pirati,pescatori, mercanti, in una sorta di “terra di nessuno ai confini del mare” (qui si sono combattuti per davvero i Pirati dei Caraibi), oggi è una bellissima piazza, affacciata sul mare ad occidente, in cui si danno appuntamento viaggiatori, artisti di strada, musicisti, venditori di mojito e limonate, tutti animati dallo spirito festaiolo.

Sorseggiando una limonata da un litro restiamo colpiti da Cat Man, un artista di strada francese o finto francese, decisamente fuori di zucca. Ha allestito una sorta di circo con trapezi e cerchi di fuoco nei quali, anziché i leoni, pretende di far esibire dei pigri micioni…. Ma si bruciano il pelo!

Per noi è esaurito, ma pare che qui sia una specie di istituzione. Alla fine dello show allestisce anche un banchetto per il merchandising di t-shirt miciose, calzini da felino, berretti con baffi ed orecchie punta….. Se non altro, spostando un po’ le casse audio di Monsieur Le Chat, ci ricaviamo un paio di posticini vista tramonto in pole position.

Il calar del sole è un vero e proprio evento, un rito quotidiano che emoziona davvero.

Certo stare assiepati con migliaia di persone che presidiano il posto fronte mare da ore non è il massimo, ma il tramonto che abbiamo visto non ha mai avuto eguali.

Il sole colora il cielo di mille toni di giallo, arancione, rosso, viola, poi incomincia a toccare il mare e sembra sciogliersi e liquefarsi come metallo fuso. Alla fine il sole scompare in un’aura verdastra (sarà il famoso raggio verde?).

Camminiamo ancora un po’ per le pittoresche stradine e sbuchiamo in Greene Street dove un profumino delizioso ci attrae come fosse il canto delle sirene…. E’ un profumo buono e moooolto familiare ….. Mmmmmhhhh …. Pizza! Complice anche il digiuno dell’ora di pranzo siamo inevitabilmente attratti da Duetto, un piccolo locale defilato che fa ottime pizze con tanto di foglioline di basilico a prezzi onesti.

Saziato l’appetito facciamo un salto allo Sloppy Joe’s. Purtroppo non ci sono né pirati che bevono il grog, né Hemingway che fuma, ma il posticino è davvero carino con piacevole musica dal vivo.

E’ simpatico osservare come qui i pub siano frequentati da clientela di ogni età …. da noi solo ragazzini.

MARTEDI’ 29 APRILE 2014

A Key West pare che ci sia una moltitudine di galli, galline, pulcini che si aggira beata tra le stradine tranquille. Peccato che all’alba di oggi un robusto galletto abbia scelto proprio la staccionata di fronte alla nostra camera per dare il buongiorno al mondo. Per tre chicchirichì consecutivi ho cercato di riaddormentarmi, ma niente! Il gallo insiste finché quando, ahimè, decido di mettermi in piedi se ne va svolazzando.

Amen, il tempo a disposizione è poco. Meglio sfruttarlo e approfittare delle fresche ore del primo mattino per esplorare l’isola. Ovviamente ottimizziamo correndo, sfruttando i tempi di recupero per fare foto ad ogni stranezza che incontriamo (come auto rivestite da teschi e ossa !): Hemingway house, faro, Southernmost point, porticciolo turistico & marina, di nuovo Mallory Square, fino al Fort Zachary Taylor State Park. Qui, dove ci dovrebbe essere una bella spiaggia per fare il bagno, vorremmo fare un tuffo. Purtroppo è troppo presto, il parco è ancora chiuso.

Ripieghiamo su un bagno in piscina e poi ricca colazione nel patio.

Prima dell’ora dell’assalto dei turisti mordi e fuggi in arrivo con le navi da crociera ed i bus da Miami , investiamo 13 dollari e siamo tra i primi visitatori della casa di Hemingway.

Sono interessata non tanto alla vita del celebre scrittore e avventuriero ed ai suoi oggetti (secondo me un gran filibustiere che ha combinato poco, ma ha fatto di sè stesso un mito….. Perciò Hemingway sei un genio!), quanto più ai gatti a 6 dita (continuo a dire a 6 zampe, ma no ….. quelli sono i cani dell’ENI!!).

Discendenti diretti dei gatti appartenuti ad Hemingway, attirano più visitatori della casa in sé (comunque un paradiso, mica pirla l’Ernestino ….). Sono belli, paffuti, decisamente sonnacchiosi, talmente accarezzati che hanno il pelo consumato in più punti, là dove la gente continua a toccarli.

Venerati quasi come degli dei se ne stanno slandrati all’ombra, in diversi punti del giardino, pronti ad allungare l’atipica zampina per farsi immortalare.

Recuperiamo la macchina e, prima di affrontare il lungo viaggio che ci porterà sino a Cocoa Beach, facciamo un tuffo veloce nel mare del Fort Zachary NP la cui spiaggia è di un bianco abbagliante.

Ci cambiamo “alla tedesca” e, ovviamente, niente sosta pranzo perché la tabella di marcia è decisamente imbruttita. Faccio in tempo a prendere giusto due fette di Key Lime Pie “to go” (al volo) in un simpatico negozio in Greene Street accompagnate dall’ormai consueto litro di limonata fresca da piluccare/sorseggiare in viaggio….. Mmmmhhh bona! Una fetta di questa sorta di cheesecake alla crema di lime con panna saranno 8000 calorie…. azz …..

Tra l’altro abbronzatissima, col capello salato e spettinato, l’occhialazzo, il sacchetto in una mano ed il bicchierozzo della bibita nell’altra, sembro un star pizzicata dai paparazzi nel momento meno opportuno in cui cerca di godersi un po’ di normalità.

Anche sulla via del ritorno si incontrano scorci meravigliosi ed è impossibile non fermarsi. In un punto, nei pressi di Marathon, la strada lambisce l’Oceano e con la macchina basta accostare per sostare a pelo del mare, tra le palme. Facciamo tipo duemila foto, al paesaggio, a noi, alla Mustang (che rossa spicca di brutto sulla spiaggia bianchissima e sul blu del mare …. Ovviamente ho il costume in tinta). Ci divertiamo talmente tanto che allestiamo una sorta di Shooting fotografico al quale facciamo collaborare gli altri viaggiatori che si trovano sulla spiaggia. Tra tutti sembra ancor più entusiasta di noi una tipa dell’Ohio che non smette più di scattare e di attaccar bottone. Deve avere la fissazione della dieta (anche se a guardarla non si direbbe) perché ci tempesta di domande sulla nostra alimentazione, sul cibo in Italia .… Insomma, secondo lei non siamo Italiani (perchè nel suo immaginario gli italiani sono grassi perché mangiano la pasta) e non riesce a capire come mai siamo così in forma! Bho ….. mi sa che è un po’ matta.

Le dico che il segreto sta nello sport, ma è scettica. Alla fine da sfogo a tutta la sua pazzia ed incomincia a urlare che anche lei farà come me: per dimagrire si farà congelare in un frigorifero (?????!!! Ma che ci azzecca???? ) ….. Altro che Conch Bohemienne…… Questa è proprio andata!

La strada, purtroppo, ci riporta sul Continente, supera Miami e si dirige a Nord verso la Space Coast.

Man mano che saliamo anche il tempo cambia: il sole caraibico è offuscato da nubi sempre più nere che si sfogano in una violenta tempesta nei pressi di Cocoa Beach. Purtroppo sarà così per tre giorni.

I colori e la vivacità di Miami e delle Keys sono lontani anni luce. Qui il mare è grigio, la spiaggia decisamente Atlantica (enorme, spazzata dal vento e fredda), i palazzi piccoli, anonimi, isolati. Eccoci passati dal cuore pulsante della Movida alla sonnolenta provincia nella quale i lussuosi alberghi sono i motel, i ristoranti i fast food e gli autolavaggio i luoghi di ritrovo del sabato pomeriggio. Qui non esistono un centro città o una piazza, i principali punti di riferimento (dove incontrare qualche anima) sono il molo ed il mega negozio per surfisti Ron Jon.

La città della Jeannie di “Strega per amore” è avvolta dalla nebbia che sale dal mare, neanche fossimo a Londra o Milano in Novembre, mentre alle spalle continua la tempesta di fulmini. Ma che bel posto! Scendo dalla macchina per fare il check-in al La Quinta Inn ed il vento quasi mi trascina via …. Non ci resta che rifugiarci in camera.

Siamo un po’ rattristati dal meteo, non abbiamo molta voglia di uscire e ceniamo da Denny’s, una catena di Diner tipo Mc Donalds con le classiche cameriere un po’ tonte e decisamente grasse.

Il posto è enorme, ma semideserto data l’ora tarda (le 20.30 …. la cucina sta chiudendo!!!). Soffro a causa dell’aria condizionata polare. Mi guardo intorno e vedo uno spaccato della società americana meno patinata e terribilmente ordinaria: famiglie di obesi o persone brutte e tristi che mangiano hamburger accompagnati da improbabili frullati di roba dolce.

Va be, vado a letto. Che tristezza infinita…. Aggravata anche dal fatto che il Rochet Launch previsto domani da Cape Canaveral non ci sarà …..

MERCOLEDI’ 30 APRILE 2014

Oggi la giornata doveva essere dedicata al Kennedy Space Center nel quale avremmo dovuto attendere con trepidazione il lancio del Falcon X, ma all’ultimo momento l’evento è stato annullato.

Sono arrabbiata ancora oggi, dopo un mese! Ho attraversato l’Atlantico per vederlo! Me lo avevate promesso! Mannaggia. E meno male che siete la NASA ….. Dei bravi Nasoni, bugiardi del menga, disorganizzati spaziali! Mi viene da piangere. Mi sono fatta un mazzo esagerato per instaurare i contatti, capire come fare a stare vicinissima al lancio, far star dentro a 10 giorni tutto l’itinerario per sto razzo e poi ….. Puff! Svanito. Annullato. Cancellato. Eliminato e tanti cari saluti.

Escludiamo anche di stare in spiaggia a fare Surf, perché la giornata non è il massimo, ed optiamo per una gita a Daytona Beach.

Pochi circuiti automobilistici entrano nel mito e divengono teatro di sfide memorabili, facendo del loro nome un “marchio di fabbrica”, tra questi ci sono Monaco, Monza e Daytona. Le stesse località sono da sempre associate all’immagine delle auto, della corsa, della velocità.

La Rolex 24 Ore o la Daytona 500 sono appuntamenti che richiamano migliaia di appassionati e la “Daytona Internationl Speedway” , con le sue altissime tribune (hanno edificato ora il terzo anello) ed i curvoni parabolici, lascia veramente senza fiato.

A Daytona la auto sono parte inscindibile della vita di ogni abitante, non ce se ne separa nemmeno per andare in spiaggia! Anzi è dal 1903 che la spiaggia è luogo ideale di corse, prove da record e sfide.

Oggi non si corre più, ma ancora si va in spiaggia con la macchina come se fosse una persona di famiglia. L’auto appartiene all’individuo, lo caratterizza, parla di lui e del suo modo di essere.

Anche senza pagare per la visita di 2 ore si può accedere al circuito e salire sulle tribune per avere un bellissimo colpo d’occhio. I seggiolini colorati creano un piacevole effetto arcobaleno mentre la dimensione dell’impianto è impressionate.

Purtroppo non si svolgono né gare né allenamenti importanti, quindi non ci sono super

Macchine tipo “Giorni di Tuono” che sfrecciano in pista. Però, basta chiudere gli occhi e attivare l’immaginazione……. Abbiamo comunque l’occasione di osservare i test di alcune berline. Sulla parabolica l’effetto che si ha è che vengano quasi schiacciate alla fine del curvone.

Lasciamo la Speedway e raggiungiamo la spiaggia dove entrare con la Mustangona è davvero emozionante. Si viaggia sulla sabbia dura e compatta tra l’Oceano da un lato e la spiaggia più molle e con le dune dall’altra. Fanno da cornice i pontili ed i grattacieli.

La spiaggia è lunghissima, per percorrerla tutta ci mettiamo più di un’ora (Bhe, il limite è di 10 miglia orarie! Noi andiamo a 30 …. Non si potrebbe, ma è comunque pianissimo).

Il cielo è coperto, ma lascia filtrare qualche raggio di sole che illumina alcuni pezzi di mare, spiaggia o città creando immagini davvero suggestive.

Lungo tutta la spiaggia ci sono baracchini che noleggiano sdraio, ombrelloni a prezzo politico e camioncini di bibite, hot-dog, gelati.

Tutto sembra molto sonnolento, probabilmente in una giornata di sole c’è più fermento. A noi è piaciuta anche così, molto rilassante.

Il tempo peggiora e decidiamo di tornare a Cocoa, ma pare che la tempesta ci segua.

Salvo qualche surfista bardato con pesanti mute, nessuno sfida il mare. Le onde però non sono granché.

Raggiungiamo uno dei Tiki Bar sul molo (ci sono 3 bar e un paio di ristoranti e qualche shop), un posto davvero carino. Un rifugio dalla tempesta protetto da tendoni di plastica tipo veranda della roulotte. Siamo sopra l’Oceano, sopra le onde, fuori un temporale pazzesco e noi chiacchieriamo amabilmente al bancone. Già che ci siamo ci mangiamo pure un boccone con pochi dollari, imitando gli avventori surf-style che in pratica cenano in infradito e capello incrostato dal sale.

GIOVEDI’ 1 MAGGIO 2014

Nonostante la mia riluttanza, Sergio insiste per visitare comunque il KSC Kennedy Space Center, cui va dedicata un’intera giornata. Costo del biglietto 50 dollari a cranio più l’esosa cifra di 10 dollari per il parcheggio. Siete in mezzo al nulla, ma vietatissimo parcheggiare fuori dall’area delimitata, quindi ci tocca pagare sto balzello.

Sempre meno base operativa, il KSC è passato dalla fase museo NASA e si sta ora rapidamente avviando a diventare un parco divertimenti da includersi nel circuito di Orlando che noi, dopo l’esperienza odierna fatta di code, scolaresche chiassose, bambini frignoni e famiglie di obesi che sclerano se l’aria condizionata dovesse mantenere la temperatura oltre i -2°, vediamo dabbene di evitare.

Mi aggiro svogliata per il KSC come un’adolescente in città ad agosto, mentre gli amici sono in vacanza, e mi maledico per aver scelto di mollare il sole delle Keys per ‘sto polpettone spaziale….. Però a mio marito piace, per cui cercherò di essere obiettiva nel descrivere le cose viste.

Innanzitutto il Visitor Center è ideato, strutturato e gestito per far sentire il visitatore protagonista dell’avventura spaziale passata, presente e futura e per farlo interagire il più possibile. I molteplici filmati proiettati servono per “calarsi nei panni” degli astronauti, condividere le stesse emozioni. Idea di base sicuramente innovativa e vincente.

Varcata la soglia (dove ex dipendenti NASA, ora volontari, aiutano a farvi passare tra i metal detector) si accede quindi al Rocket Garden, un nome molto azzeccato per un bel giardino in cui alberi e fiori sono sostituiti da razzi e dalle navicelle spaziali che dagli anni ’50 in poi hanno fatto la storia della conquista dello spazio made in USA.

Come tutti ben sanno, durante la Guerra Fredda, la corsa allo spazio è stata una sorta di conflitto che ha contrapposto USA e Unione Sovietica. Tra le battaglie vinte dagli USA la conquista della Luna (forse), mentre l’unione Sovietica vanta l’importante primato del primo uomo nello Spazio.

Questa piccola nota storica serve a capire meglio come mai l’America, con il presidente Kennedy per primo, abbia investito miliardi di dollari nella ricerca spaziale e nei progetti Apollo, Saturn e Shuttle.

Oggi non abbiamo un vero e proprio vincitore e la collaborazione è necessaria per raggiungere livelli di risultato importanti (o forse, archiviata la Guerra Fredda, dello Spazio non frega più niente a nessuno) ….. Oltretutto la partita si è chiusa pari e patta in termini di rifiuti spaziali: entrambe le potenze hanno “smarrito” una quantità industriale di materiali, razzi, serbatoi, navicelle che nessuno reclama ….. E sono ancora in giro!

In ogni caso è incredibile pensare come tutti questi aggeggi spaziali siano roba degli anni dal ’50 al ’70 …. Niente tecnologia digitale, controlli remoti (se non un contatto radio sì e no), schermi al plasma …. Solo leve, valvole, pulsanti. Tanto di cappello agli ingegneri ed astronauti dell’epoca le cui doti da esseri umani e la preparazione contavano più della tecnologia.

Immagino che gli ideatori del telefilm LOST si siano ispirati ai tecnici della NASA anni ’70 per creare la Darma Project. Sono uguali!

Passato il Rocket Garden lo Shuttle Atlantis è esposto in un padiglione dedicato in cui la temperatura è consona per gli orsi polari. Lo Shuttle è visibile aperto e lo si osserva da ogni angolazione: sopra, sotto, dietro, dentro. Molto interessante (questo almeno lo devo ammettere). Il padiglione è organizzato con diverse stazioni in cui è possibile approfondire nel dettaglio gli aspetti più squisitamente tecnologici e di ingegneria: motori, rivestimento, serbatoi, progettazione, ecc ….

Altre aree della struttura sono dedicate alla vita degli astronauti nello spazio, alla commemorazione della strage dello Space Shuttle Columbia disintegratosi nel 2003, allo shop (dove sarete tentati dal comprare una felpa per ripararvi dal gelo dei condizionatori).

Per ultimo incontrerete il simulatore di lancio. Per quanto spacciato per un’autentica esperienza da astronauti, che ha richiesto investimenti miliardari e anni di ricerca, a me sembra una giostra tipo Gardaland. Dopo due minuti di sobbalzi, strappi e strattoni lo pseudo-Shuttle frena facendovi come fluttuare in assenza di gravità e spalancando la visuale sulla Terra che vedrete laggiù in fondo. Ovviamente Sergio la giudica un’esperienza fantasticissima. Va be, gli uomini sono sempre dei gran bambinoni ….

Per proseguire nella visita del KSC dobbiamo continuare con un Bus.

La tizia che guida deve fare anche da cicerone. Sembra Jessica Fletcher e avrà come minimo 70 anni! Poveretta! Ha la vocina fioca e deve soffrire di reumatismi. Gli altri passeggeri la sgridano perché parla piano e tiene basso il condizionatore. La esortano ad essere più efficiente in un’ottica lavoro-guadagno-pago-pretendo. Ma è tremendo!!!!….. La vecchina guidautista ci fa fare un bel giro delle rampe di lancio e dell’assembly center per poi lasciarci di fronte ad un altro padiglione stavolta dedicato all’Apollo ed alle varie missioni sulla Luna.

In uno stile autocelebrativo tipicamente americano (siamo grandi, siamo fighi, siamo bravi solo noi e ce l’abbiamo più duro dei Russi! …. Peccato che ogni tanto ci scappi il morto) viene dedicato ampio spazio alle diverse missioni dell’Apollo. Prima tra tutte quella dell’Apollo 11 che ha portato, nel 1969, l’uomo sulla Luna realizzando il sogno di tanti.

Essendo tra le sostenitrici della “Teoria del complotto lunare” per me non vale tanto il primo uomo sulla luna quanto molto più ricco di significato lo spazio dedicato alla missione Apollo 13. Da questa missione, con strage mancata per un soffio, nasce la celebre frase “Houston we have a problem” che quotidianamente usiamo per affrontare situazioni di crisi imprevedibili.

Aver salvato l’equipaggio dell’Apollo 13 ha più valore che promettere la Luna al Mondo!

Ultima tappa il cinema Imax 3D che proietta le immagini del telescopio spaziale Hubble, lo Spazio inesplorato lontano anni e anni luce, lo Spazio “oltre l’infinito” che suscita innumerevoli interrogativi e che sarà teatro (forse) di future esplorazioni …. Un bel polpettone finale di ’45 minuti di immagini caleidoscopiche. …. Mhhhh, bello, fa anche un bel calduccio senza aria condizionata a mantetta …. Però com’è noioso ….. Ronf, ronf, mi addormento beata , ipnotizzata dalle immagini e cullata dalla voce di Di Caprio che sembra un carillon ……

Decisamente provati dalla visita rientriamo a Cocoa in tempo per il consueto temporale serale sul molo accompagnato da una meritata cenetta con Corona al solito Tiki bar.

VENERDI’ 2 MAGGIO 2014

Diluvia. Salta quindi completamente il progetto parchi di Orlando. Niente Universal né Magic Kingdom. Troppo rischio che per il brutto tempo non facciano molti degli spettacoli in scaletta, quindi non vale la pena di spendere 180 o più dollari.

Passiamo perciò al piano B: spostarci a Fort Lauderdale e sperare che esca il sole (qui le spiagge sono belle come quelle di Miami se non di più) …. ovviamente del sole nessuna traccia, anzi una: l’afa!

Quindi piano C: Sawgrass Mills Mall …. Il quarto Outlet degli stati uniti, un immenso paradiso per gli amanti dello Shopping in cui troverete tutto, ma veramente tutto: Converse, Levis, Jimmy Choo, Kalvin Klein, GAP, tutti i marchi sportivi più conosciuti.

Anche qui se ne va un giorno intero e neanche ce ne rendiamo conto.

Ci sono persone che girano con i trolley per mettere gli acquisti. Anzi le valigerie propongono trolley a prezzi scntati per chi, non lungimirante, ne volesse uno.

I carelli sono grossi come monolocali!

Peccato che, negli ultimi anni, mio marito mi abbia educata ad essere più risparmiosa …. Qualche anno fa avrei fatto follie, sto giro ho comprato solo oggetti necessari e davvero a prezzi super …..

Va be non sto a fare un elenco perchè, onestamente, non frega niente a nessuno …. Però la visiera adidas per correre è troppo, troppo figa …. E le felpe? Mitiche! E i jeans a soli 34 dollari??? E le scarpe?!? Wow …. Un affare!!!! Per fortuna che son partita con la valigia mezza vuota!!!

Alla fine della giornata ho fatto fatica a chiudere il baule della mustangona ….

Verso il tramonto esce il sole e riusciamo a fare un giro sulla bella spiaggia di soffice sabbia bianchissima di Fort Lauderdale dove pernottiamo.

Ci sistemiamo in albergo, vicino al lungomare e ceniamo con l’ormai familiare bisteccazza in un vicino ristorante senza spendere una follia.

SABATO 3 MAGGIO 2014

Fort Lauderdale è piacevole e molto più tranquilla di Miami. Per fortuna il meteo ci grazia, almeno al mattino, così possiamo fare una corsetta sul lungomare mischiandoci ai super sportivi del posto per poi svoltare lungo Las Olas Boulevard, il vero e proprio centro. Fort Lauderdale è una specie di Venezia della Florida tutta isolotti e canali. Vengono anche organizzate vere e proprie gite in gondola!

Passato un simpatico ponte levatoio, che collega la zona della spiaggia alla parte centrale della città, vi ritrovate in un quartiere di villoni, mega yacht, macchinoni. Tutto insomma molto Rich Florida! Doccia e poi riprendiamo il rito della colazione da Starbucks prima di piallarci in spiaggia per qualche ora. Il meteo ci grazia giusto il tempo per fare un tuffo e asciugarci, poi l’incubo. Entro in un locale per fare pipì, col sole, esco e sono nel mezzo di una tempesta tropicale: acqua a secchiate, vento a mille nodi che piega le palme a 90°, tutta la gente, fradicia, in fuga.

Penso: ”mi sono addormentata qualche ora sul water? “ ….. “Forse mi sono teletrasportata di nuovo a Cocoa Beach?”

No, niente di tutto questo. Sono a Fort Lauderdale e sta per incominciare la stagione degli Uragani ….. Ecco qui un assaggio di quello che può essere …

Restiamo un’ora bloccati, poi ci scocciamo. Ci facciamo dare un paio di sacchi della monnezza, ci infiliamo tutte le nostre cose e ce li carichiamo in spalla come sacchi di Babbo Natale. Solo col costume addosso e a piedi nudi ci avviamo di corsa alla macchina. Sembriamo due disperati senzatetto. Per fortuna, raggiunta la mustangona, smette per un attimo e possiamo asciugarci un po’. Nel traffico del post tempesta, cioè una bolgia micidiale, raggiungiamo il La quinta Inn Airport East a Miami. Scegliamo di pernottare qui perché sarà comodo domattina per poter dormire un po’, fare colazione con calma e restituire l’auto prima del volo previsto per le 11.00. In pratica siamo nell’aeroporto, ma in 10/15 minuti d’auto siamo nel centro di Miami Beach. Lasciamo le nostre cose in albergo, ci cambiamo e ci facciamo carini per “l’ultima cena” e spendere una follia. Alcuni amici ci hanno consigliato il Rusty Pelican di Key Biscayne ed abbiamo accettato il consiglio.

L’ambiente è raffinato, valet d’obbligo, personale estremamente cortese ed attento. Ovviamente meglio prenotare, cosa che facciamo, peccato che sbaglio l’ora …. Siamo in anticipo di un’ora esatta …. Ostentando una finta sicurezza (so di aver torto), esibendo da lontano il telefonino sul quale fingo di leggere che la conferma era alle 19.30, metto in agitazione tutto il personale …. Ho detto chi mi ha suggerito il ristorante, sono una nuova cliente, quindi ci trovano immediatamente un fantastico tavolino da due …. La vista su Miami è fantastica! Peccato abbia piovuto e la terrazza fuori non sia apparecchiata. Il tavolo all’esterno, sul mare, sarebbe stato ancora più bello.

Il sole tramonta su Miami e si accendono le luci. Tutta la città si riflette nelle acque della baia…. Una cartolina! Bello, davvero bello.

Prima di godermi in santa pace la cena, dato che qui i camerieri si prodigano, chiedo che sia abbassata l’ara condizionata. Il nostro cameriere ci guarda torvo. “Ma come?” chiede …Abbassare?

Sì. Gli dico. Per favore. “E’ una settimana che soffro il freddo, stasera ho pure il vestitino carino carino e leggero come una piuma. Per favore!” …. E così è stato …. Aria condizionata umana!!!!

Increduli, per accertare che il cameriere non abbia inteso male, mi chiedono conferma anche il supervisore di sala ed il responsabile clienti…. Continuano a dirmi se gradisco la serata. Certo che gradisco, con la temperatura “disgelo primaverile anziché freezer è ancora meglio!” …. Ovviamente si stanno preoccupando per gli altri avventori che, presto, potrebbero lamentarsi del contrario!

Il conto è, come ci aspettavamo, salato, ma ci è piaciuto tutto e si meritano una bella mancia per le attenzioni dedicateci.

L’idea di rientrare domani ci intristisce un po’, ma qui la festa non è ancora finita, abbiamo ancora una pazza serata a Miami Beach che ci aspetta e sfrecciamo veloci verso Ocean drive …. Ormai siamo di casa.

DOMENICA 4 MAGGIO 2014

Oggi c’è poco da dire. Una sola cosa: “Odio l’American Airlines!!!” Sì perchè, purtroppo per noi, il volo Iberia di ritorno è interamente operato da American, anche se venduto con codice Iberia. In sintesi: pare che NESSUNO in American Airlines sia in grado di stampare la nostra carta d’imbarco da Miami a JFK New York e da New York a Milano. Da soli riusciamo ad etichettare il bagaglio, ma della carta di imbarco neanche l’ombra. Il personale sclera ed incolpa “le procedure” come se fossero divinità crudeli, poi ci scarica dicendo di non sapere come fare e di rivolgerci ad Iberia. Ma al banco Iberia non c’è nessuno fino alle 12.00! A quell’ora saremo già a NY. Va be, in qualche modo salta fuori la carta di imbarco fino a NY e lì abbiamo 5 ore di scalo ….

A NY stessa scena, gli addetti vorrebbero farci uscire dalla zona transiti e rifare il check in….. Roba da matti! Ci rifiutiamo categoricamente! Anche perché, se per qualche assurda ragione la carta di imbarco non dovesse saltar fuori, col cavolo che ci fanno rientrare!

Comunque iniziamo a vagare da un banco all’altro, rimbalzati senza risposta, finché a Sergio non cade l’occhio su un totem con scritto: “hai problemi col tuo volo, hai perso e non trovi la coincidenza???”. Sembra messo lì apposta per noi ….Ed è così! Qui le procedure tra Iberia e American Airlines interagiscono e in un battibaleno stampiamo le tanto agognate carte di imbarco!!!! Evviva! Ci resta il tempo anche per uno spuntino

LUNEDI’ 5 MAGGIO 2014

Dopo il volo peggiore della nostra vita, su un aereo vecchio come il cucco (mai,mai, mai più America Airlines), senza intrattenimento a bordo e hostess che probabilmente volano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ritorniamo a Milano e, da bravi imbruttiti, alle 8.00 del mattino siamo già operativi ….. Sì ma con il cervello che già sta elaborando il prossimo viaggio, anzi tutto il piano 2014-2015.

Epilogo

Solo una parola per questo viaggio: Spettacolo!!

PREPARAZIONE DEL VIAGGIO:

BIGLIETTI AEREI

Volo Milano-Miami A/R con scalo e polizza di assicurazione viaggio + salute Aga Internaional. Euro 1.746,00 www.iberia.com

TRASPORTI Noleggio auto con www.autoeurope.it Euro 300,00 – 9 giorni per una Ford Mustang Convertible. Cui si aggiungono, pagati in loco alla compagnia Dollar/Thrifty, www.dollar.com

Euro 178,00 per pieno benzina prepagato + Sunpass 9 giorni + guidatore aggiuntivo

HOTEL

Direttamente sul sito dell’hotel o attraverso www.expedia.it

Miami Beach – San Juan Hotel sanjuanhotel@gmail.com – Www.sanjuanhotelsouthbeach.com – 1680 COLLINS AV. MIAMI BEACH FLORIDA – TEL. 001-305-5387531 – Euro 100,00 a notte camera doppia con bagno – USD 26,00 a notte servizio Valet Parking

Key West – Angelina Geusthouse – 302 Angela street Key West – 001-808-3034480 theangelina@aol.com – www.angelinaguesthouse.com Euro 176,00 a notte in camera doppia con bagno, prima colazione inclusa e parcheggio gratis. La Guest House non accetta bambini.

Cocoa Beach – La Quinta Inn – Www.laquintacocoabeachportcanaveral.com – 1275 N Atlantic Ave – Cocoa Beach, FL 32931 – Stati Uniti – +1 321-783-2252 – Euro 57,00 a notte in camera doppia con bagno, prima colazione inclusa e parcheggio gratis.

Tropirock – Fort Lauderdale 2900 Belmar St – Fort Lauderdale, FL 33304 – Stati Uniti www.tropirock.com Euro 110,00 a notte in camera studio con bagno, cucina e parcheggio gratis.

Miami Aeroport East – La quinta Inn – www.laquintamiamiairporteast.com – 3501 NW 42nd Ave Miami, FL 33142 Stati Uniti +1 305-871-1777 Euro 86,00 a notte in camera doppia con bagno, prima colazione inclusa e parcheggio gratis.

RISTORANTI E LOCALI

Tequila Chicas – Miami Beach 15st & Ocean Drive (at the end of ocean Drive) www.tequilachicas.com – USD 20,00 2 birre + papatine, mancia a parte

The Lighthouse Cafè – Key Byscayne 200 Crandon Blvd, Key Biscayne, FL 33149, Stati Uniti – www.lighthouserestaurants.com – USD 50,00 2 birre + 2 piatti unici del giorno, mancia inclusa

Havana 1957 Cuban restaurant – Miami Beach – www.havana1957.com – 819 Lincoln Rd Miami Beach, FL 33139 – Stati Uniti – USD 40,00 circa 2 Mojto mancia inclusa –

11st diner – Miami Beach www.eleventhstreetdiner.com – 11th Street & Washington Avenue • South Beach USD 60,00 circa per 2 birre, maxi hamburger e un piatto light di pollo, mancia inclusa.

Papagayo – Miami Beach – 1052 Ocean Dr, Miami Beach, FL 33139, Stati Uniti – USD 85,00 per un Fish-Bulldog (!!!!) ….. un salasso!

Key west Lime Pie Company

511 Greene Street, Key West FL 33040 Phone: (305)517-6720 or (877)882-PIES (7437) www.keylimepieco.com – USD 12,00 circa 2 fette di torta + limonata ghiacciata

Duetto – Key West – Www.pizzaandgelato.it – 540 Greene St, Key West, FL 33040, Stati Uniti – USD 24,00 2 bud + pizza grande per 2 persone.

Denny’s diner – Cocoa Beach – www.dennys.com – 245 N Atlantic Ave, Cocoa Beach, FL 32931, Stati Uniti – USD 45,00 circa per 2 piatti unici a base di filetto mignon, da bere acqua, mancia inclusa.

Boardwalk – Cocoa Bech Pier – www.cocoabeachpier.com – Phone: (321) 783-7549 – 401 Meade Avenue – Cocoa Beach, FL 32931 – USD 4,00 PER 2 Corona (happy hour), altrimenti il doppio. USD 65,00 circa cena per 2 con bistecca inclusa mancia

The Deck Restaurant – Sea club – Fort Lauderdale – 619 N Fort Lauderdale Beach Blvd – Fort Lauderdale, FL 33304 – Stati Uniti – USD 60,00 circa cena per 2 con bistecca incluso mancia

The Rusty Pelican Miami – Key Biscayne – www.therustypelican.com – 3201 Rickenbacker Causeway, Key Biscayne, FL 33149, Stati Uniti – Telefono:+1 305-361-3818. Gradita prenotazione. USD 120,00 circa incluso mancia.

ESCURSIONI – INGRESSI – PARCHI

Key Biscayne

Bill Baggs Cape Florida state Park

Www.keybiscayne.fl.gov

Www.floridastateparks.org

USD 8,00 per veicolo

Everglades – Gator Park

Www.gatorpark.com

24050 SW 8th Street Miami, Florida 33194

USD 18,00 a persona per airboat tour.

Biglietto acquistato scaricando coupon on-line per ottenere sconto di circa 4 dollari.

Robbie’s Marina – Islamorada

Www.robbies.com

77522 Overseas Hwy

USD 7,00 2 ingressi più un cestello di pesci per “nutrire i Tarponi”

Bahia Honda State Park

Coral Reef Park Company, Inc. Bahia Honda State Park 36850 Overseas Highway (MM 37) • P.O. Box 430516 • Big Pine Key, FL 33043 305-872-3210 • info@bahiahondapark.com • crpcbahiahonda@gmail.com

Www.bahiahondapark.com

Www.floridastateparks.org

USD 9,00 per veicolo.

Fort Zachary Taylor State Park – Key West

Www.fortzacharytaylor.com

300 Truman Anx, Key west, Florida

USD 7,00 per auto con 2 persone, USD 2,5 a piedi o in bici.

Key West – Hamingway House

907 Whitehead St., Key West, FL

Www.hemingwayhome.com

USD 13,00 a persona

Daytona International Speedway

Www.daytonainternationalspeedway.com

Accesso libero alle tribune.

Cape Canaveral – Kennedy Space Center

Www.kennedyspacecenter.com

USD 50,00

ALTRI SITI UTILI

Indispensabile

Www.tripadvisor.it

Radio

El Zol 106.7 (da ascoltare anche una volta tornati!!!)

Www.elzol.com

Discoteca a Miami

Www.lacovacha.com

Pub a Key West

Www.sloppyjoes.com

Tener d’occhio i lanci dei razzi

Www.spacecoastlaunches.com

NASA

Www.nasa.com

Best Surf Shop in the World

Www.ronjonsurfshop.com

Daytona Lighthouse

Www.ponceinlet.org

Spiaggia di Daytona

Www.daytonabeach.com

Disney World

Disneyworld.disney.go.com

Univrsal Studios and Island of Adventure

Www.universalorlando.com

Un super super Outlet

Http://www.simon.com/mall/sawgrass-mills

Fort Lauderdale

Www.fortlauderdale.com

Miami Airport

Www.miami-airport.com

GUIDE E MAPPE

Autore: Aa.vv.

Titolo: MIAMI E LE KEYS

Anno: 2012

Editore: EDT

Collana: GUIDE LONELY PLANET

Lingua: Italiano

Prezzo: € 21.00

Genere: GUIDE

Pagine: 284

Formato: Brossura

Destinazione: MIAMI

Autore: Aa.vv.

Titolo: FLORIDA

Anno: 2012

Editore: EDT

Collana: GUIDE LONELY PLANET

Lingua: Italiano

Prezzo: € 25.00

Genere: GUIDE

Pagine: 603

Formato: Brossura

Destinazione: FLORIDA

SALUTE

Farmacia da viaggio (SOS farmacia).

Consigliato (se non addirittura obbligatorio) stipulare una buona polizza salute.

Alcuni vettori aerei la propongono contestualmente all’emissione del biglietto aereo (più conveniente), in alternativa:

www.allianz-assistance.it

Per il sole, che picchia di brutto, meglio fare qualche lampada prima di partire.

DOCUMENTI

Passaporto, patente italiana.

VISTI

Occorre richiedere ESTA Electronic System for Travel Authorization

Https://esta.cbp.dhs.gov/

USD 14,00

Validità 2 anni con ingressi multipli

DOGANA ABBIGLIAMENTO & VALIGIA

Se intendete noleggiare una convertible è necessario considerare che il bagagliaio è piccolo! Perciò, a meno che non intendiate viaggiare con le valigie buttate sul sedile posteriore, due valigie rigide non ci stanno, ma trovano spazio una rigida ed un borsone morbido di medie dimensioni.

Cosa portare? Il minimo indispensabile, molto lo comprerete lì e riempirete lo spazio al ritorno.

Lo stile di Miami Beach é molto informale: di giorno costume e infradito, di sera tacco e abitino succinto. Le infradito dopo il tramonto non si possono guardare!!! Piuttosto un sandalo gioiello basso. Tale consiglio vale anche per chi sul tacco 12 non ci sa stare, scalchignare lungo Ocean Drive è da giargiana.

La sera l’uomo in camicia è sempre top.

In ogni caso bisogna essere fashion. Fighi dentro fuori e 10 metri intorno. Apparire non è abbastanza, perché la figaggine di South Beach è un modus vivendi, deve diventare parte della persona che la fa sua. In sintesi: bisogna esserci, oppure farci, ma bisogna davvero essere bravi. Se non ci siete (o fate bene) non sarete mai So.Be.!

Comunque sia, siamo di Milano, abbiamo un’eleganza innata! Gli americani non proprio. Sono decisamente troppo esagerati, l’afro è troppo rapper le donne troppo maculate. Altri invece sono decisamente ben vestiti.

Irrinunciabile un completino supertecnico per correre o pedalare .

Vitale avere sempre a portata di mano una felpa (e volendo anche una giacca) per sopravvivere alle temperature polari di negozi/musei/ristoranti/centri commerciali. Si passa da 30 gradi a – 2! La cosa assurda è che sembra che gli americani non sentano lo sbalzo di temperatura!!

Ovviamente occhiali da sole.

TECNOLOGIA

Elettricità: a parte le spine diverse che necessitano di un adattatore ….. Il phon non funziona!

La corrente è 110V anziché 220! Controllate bene i vostri elettrodomestci da viaggio se sono compatibili.

CLIMA

Piacevole in questa stagione aprile/maggio.

A cavallo tra la stagione secca e quella degli uragani abbiamo avuto 5 giorni di bel tempo, 4 di nuvoloso e 2 di diluvio …. Solo che quando piove, piove a secchiate!

MONETA

Cambio 1 Eur = 1,385 dollari in media.

Diffusissima, praticamente irrinunciabile la carta di credito

COSTO TOTALE PER 2 PERSONE

3.800 euro

CON IL “SENNO DI POI”… utile prima …

Noleggio auto:

Le tariffe di base sono abbastanza convenienti, vale la pena di fare diverse ricerche su più siti, siano essi motori di ricerca, agenzie viaggi on line o direttamente sulle piattaforme dei vari autonoleggi.

Noi abbiamo prepagato dall’Italia il noleggio base, con la possibilità di poter aggiungere, volendo, le coperture accessorie in loco.

Una volta arrivati occorre fare molta attenzione perché l’operatore del desk (qui ci riferiamo a Thrifty/Dollar) vi includerà tutte le opzioni possibili, facendo scorrere velocemente le nuove voci del contratto di noleggio su un tablet, per arrivare a farvi firmare uno scontrino quasi doppio rispetto al prezzo iniziale.

Non siate precipitosi, spinti dalla folla che pressa in coda, ma leggete attentamente punto per punto, facendovi indicare bene coperture e franchigie.

Noi abbiamo considerato non necessaria una copertura casco da 250 dollari e mantenuto a nostro carico il rischio della franchigia di 2.500 dollari. Ma l’assunzione del rischio è un fattore soggettivo, quindi ciascuno valuti in merito alla propria propensione.

Ci siamo fatti eliminare anche il costo del navigatore satellitare, vuoi perché ci siamo portati il nostro da casa scaricando le mappe USA, vuoi perché a 10 dollari al giorno, totali 90, facevamo prima a comprarcene uno!

Siamo stati invece degli allocchi a farci fregare sul guidatore aggiuntivo: 100 dollari!

Negli Usa sono inflessibili, il conducente deve essere colui che ha effettuato la prenotazione e che a sua volta deve essere coincidente con il titolare della carta di credito. Noi abbiamo prenotato usando la mia carta, quindi dovevo essere io Ilaria, il conducente….. Peccato dovesse guidare Sergio per tutto il viaggio.

Se avessimo usato la carta di mio marito per la prenotazione avremmo risparmiato un bel po’ di soldi. Tanto i chilometri da percorrere non saranno tantissimi, ed in caso di bisogno la patente comunque la avrei avuta….

Irrinunciabile invece il Sunpass, soprattutto se è la prima volta che viaggiate in Florida e non conoscete la viabilità.

La Florida ha sia autostrade gratuite sia a pagamento le quali servono le stesse destinazioni (si prendano ad esempio la I95 e la Florida Turnpike) ma chi non è del posto non conosce di certo “le furbate” per evitare i tratti a pedaggio e, di sicuro, si incasina rischiando di trovarsi incanalato su una rampa o arrivando ad un punto dove solo un cartello ed una telecamera avvisano del tratto a pedaggio perché, spesso, non ci sono i caselli.

Quindi: prendete il Sunpass. Per 9 giorni ci è costato 70 dollari circa.

Ovviamente più usate la macchina, più strada farete, più ne varrà la pena. Se fate solo 2/3 pedaggi in una settimana magari occorre informarsi meglio.

Sulle strade:

Praticamente tutti rispettano i limiti di velocità. Occhio perché il buon vecchio sceriffo, appostato dietro al cartellone pubblicitario in attesa del vostro passaggio a 10 miglia orarie più del consentito e pronto ad accendere il lampeggianti e lanciarsi all’inseguimento, non esiste più.

E’ stato sostituito dal pattugliamento aereo delle strade che, a vostra insaputa, rileva la trasgressione e la targa del malcapitato recapitando a casa la multa o addebitando comodamente la carta di credito lasciata al noleggio.

Gli americani amano la comodità. Perciò in autostrada non solo guidano col cambio automatico (quindi non usano il piede sinistro e la mano del cambio) , ma impostano anche il cruise control a 70 miglia orarie, liberando anche il piede destro.

Limiti obbligatori + guida in automatico significa che in pratica in ogni corsia le auto viaggiano alla stessa velocità, affiancate. Non esiste dunque il concetto di corsia lenta e veloce.

Ognuno, camion inclusi, sta nella sua corsia, anche se è quella più a sinistra. Siccome sono esattamente al limite, non accelerano, non si spostano e guai sfanalare.

Guidare diventa in tutto e per tutto simile ad un videogame o ad un film dove, per sorpassare, occorre fare lo slalom tra le auto (attenzione: NON state giocando a Need for Speed, quindi anche se tutto vi sembra come nel giochino e vorreste speronare le auto di fronte a voi ….. NON fatelo!!)

Un ultima considerazione sulla Mustang: è bella, scenografica, ruggente, ma la tenuta di strada è prossima allo zero. Va bene in Florida dove, in pratica, non c’è una curva. Da noi, in curva o nello stretto, sarebbe ingestibile!

Valet parking:

A Miami è un must. Oltre ad essere decisamente comodo, non è particolarmente oneroso.

Arrivate proprio davanti all’hotel, ristorante o locale scelto senza girare come pazzi per cercare un parcheggio (che spesso non c’è) e subito uno zelante ragazzo vi accoglie, prende le chiavi e vi lascia una ricevuta per l’auto. La porta non si sa dove (ma qui vi dovete fidare perché è prassi) e quando vi occorre di nuovo vi riconsegna la vostra auto in pochi minuti. In hotel potete chiederla tutte le volte che vorrete (Se il vostro ricorso al valet è frequente, magari lasciate una mancia un po’ più generosa).

In media valet per 1 giorno circa 25 dollari, per la serata 8 dollari.

Unica pecca: una mattina per errore anzichè la Mustang ci hanno ridato un’anonima berlina! Il ragazzo non sapeva più come scusarsi, ed in 3 minuti ha risolto lo scambio!

Mance…

Lo so, abituarsi è difficile. Però è così che funziona. Già nei locali sembra di pagare cifre folli e lasciare la mancia diviene un’antipatica ulteriore forzatura. Inoltre, in molti casi, non è più da considerarsi una gratuità o liberalità volontaria, ma è imposta in percentuale fissa predeterminata dal gestore ed indipendente dal livello di servizio/soddisfazione ricevuto. Certo, si potrebbe dire: “non lascio nulla”, ma sareste insultati, malvisti, banditi. Qui il personale, si dice, sia pagato esclusivamente dalle mance, quindi non lasciarla vuol dire non pagare le persone (anche se credo che i gestori ci facciano la cresta)

… e Tasse

Altra cosa alla quale non siamo abituati sono i prezzi espressi al netto delle tasse (in Florida circa il 7%) per cui su qualsiasi bene aumentate mentalmente l’importo dl 10%, sui servizi del 25% così da includere anche la mancia.

Lingua:

Ufficiale l’inglese, ma pare che tutti preferiscano parlare lo spagnolo al quale passano immediatamente e con sollievo appena capiscono che siete in grado di parlarlo e comprenderlo. Si tratta di una sorta di spanglish, molto usato anche in Radio e televisione.

….. a proposito …… My name is Maria …. Me llamo Maria!

Per questo viaggio mi sono pure ribattezzata. Da oggi mi chiamo Maria (urlato però, come ne “La Vita è bella” da Benigni ….. Mariaaaaaah – Butta la chiave! – ).

Sono Mariaaaah, presa dalla sconforto. Il mio nome Ilaria (simile tra l’altro a Maria) qui ed in tutti gli Stati Uniti è impronunciabile.

Da Starbucks al mattino, passando per il Valet, finendo alla prenotazione del ristorante serale Ilaria è una combinazione di vocali e consonanti che pare assurda e stridente tanto quanto un nome cinese, arabo, cingalese, lappone a Milano.

Così, accomunata ai tanti Mhamod diventati Mimmo ed agli HuXiWen diventati Gigi, io, stanca di essere Lallaila, Illara, Alailararà, ho incominciato a essere Mariaaaah!!!!!! (urlato – appunto – con pathos e disperazione).

Così va bene? Capite? Ottimo. Altrimenti …. ammazzatevi!

Alghe:

Nella zona di Miami, Key Biscayne e delle Keys le alghe ci sono, e tante. Non so se in tutti i periodi dell’anno, ma tra aprile e maggio le abbiamo trovate. Sono del tipo marroncino a listelli sottili, non fanno particolarmente schifo. Certo sono davvero molte perché la Natura le crea e le correnti le portano sulle spiagge. A Miami Beach il problema non sussiste perché la spiaggia è tenuta pulitissima. Al mattino non ci sono, ma alla sera si accumulano sul bagnasciuga e nel primo metro di mare. Alle Keys, invece, soprattutto a Bahia Honda, non vengono tolte perché è parco, sono parecchie e un po’ puzzano….. La parte di spiaggia che da verso il mare aperto è più ampia e, dal lato verso il vecchio ponte, ci sono pochi mucchietti di alghe, la spiaggia è bianchissima ed il mare di un verdeacqua meraviglioso. Occhio perché a Bahia Honda tutti si fermano alla prima piccola spiaggetta vicino al bar …. NO!!! Bisogna salire a piedi verso il vecchio ponte e da lì si raggiunge la spiaggia più grande. Io sono estremamente schizzinosa ma le alghe non mi hanno infastidita più di tanto. Certo è soggettivo.

Cibo e bevande:

La Michelle Obama ha di sicuro dato un contributo sicché in molti locali si trovano proposte Light and Healty tra cui pesce, insalate, verdure bollite e pollo. Nella maggior parte dei casi però il Junk Food va ancora per la maggiore. Hamburger enormi, con ogni sorta di intingolo che trasuda calorie, bibitoni dolci, tipo frappé, a base di crema di latte, patatine giganti …. Queste ultime sono fantasticissime!! Secondo noi le fanno con un ricetta segreta, tipo Nutella o Coca Cola, alla quale è aggiunta una droga che da dipendenza. Le pietanze sono talmente ricche e nutrienti che alcuni giorni abbiamo fatto solo un pasto. E non avevamo fame fino al giorno dopo! Alle schifezze si può cedere una o due volte, poi stancano ed il nostro fisico oggettivamente “non ce la fa” a metabolizzarle. Per cui ben vengano i locali “healty”! I Cocktail sono tutti eccezionali, le birre servite talmente gelate che non sembra nemmeno di berle. L’abitudine locale è di usare bicchieri ghiacciati come quelli che utilizziamo noi per il limoncello. Ovviamente il “Cuba Libre” non esiste!!!! Roba da sinistroidi comunisti!

Tra i locali cubani più famosi: Havana 1957 …. anno che precede l’inizio della rivoluzione …. Un caso?

A Miami Beach il Brunch domenicale è un vero e proprio rito, come l’aperitivo a Milano, famoso quello del Nikki Bech, ma ogni locale più o meno famoso lo propone. Esistono dappertutto i menù Sunday Brunch.

Per ciò che concerne la varietà dei cibi …. insomma! Per fortuna ci sono i ristoranti “etnici” , tra i quali anche quello italiano, che propongono un’alternativa a bacon, patate, mais e bistecche che sembrano essere proposti ad ogni ora del giorno. Mangiano sempre le stesse cose!

Doggy Box. Si usa, anche nei locali più fighi.

Isole Keys:

Stupende. Anche se il vero spettacolo è la strada, il viaggio….. L’aria di frontiera che si respira una volta raggiunta Key West (dove il viaggio non può continuare se non estremizzando e diventando un nuovo viaggio per mare)

Tassativamente proibita la gita in giornata con il tour organizzato. Cosa-mi-significa sennò?

La strada da Miami è di circa 300 km, ma dovete prenderla con tanta, tanta calma.

La corsia per senso di marcia è solo una, spesso e volentieri occupata (tutta!) da gruppi di Harley Davidson guidate da diversamente giovani over 60. Rigorosamente senza casco, privi di tute o giacche anti caduta, protetti solo dalle braccia nude (che rendono ben visibili i tatuaggi del ’68), bandana sui capelli radi con codino d’ordinanza, zavorrati da ex-bionde che ancora ostentano la canotta strappata, ma predestinate ad assumere un colore rosso aragosta e poi bruciarsi entro sera, questi uomini fanno delle 35 miglia orarie il loro vanto. Di più non vanno perché ….. Non ce la fanno!

Per noi, abituati alla Milano-Genova in carena ai 200km/h (quando si va piano), bardati con casco/tuta/paraschiena il modello Harleysta convinto e lento è inaccettabile! Per giunta non si spostano a pagarli oro!!!!

Perciò partite preparati, recitate l’OM e cercate di farvi affascinare dal mito senza continuare a pensare a quanto sia insopportabile e fastidioso il rumore di ‘ste motociclette che non si levano dai maroni!

Rocket Launch e Kennedy Space Center:

Che delusione!

Quando abbiamo deciso di partire per la Florida, ed includere Cape Canaveral nella visita, siamo quasi impazziti scoprendo che, pur non partendo più lo Shuttle, è oggi comunque possibile assistere ai lanci di razzi commerciali.

Perciò ci siamo fatti una cultura di come fare ad assistere ad un lancio: mail, contatti Facebook (mi hanno dato pure l’amicizia Come Kennedy Space Center KSC), mappe ….. Siamo diventati preparatissimi. Sappiamo dove sono le rampe, quali i modelli di razzo, come e quando accedere al Kennedy Space Center e con quale biglietto.

Sappiate che il sito del KSC è un caos pazzesco.

Primo tra tutti: abbiamo verificato la data. Ed eravamo al 27° cielo !!!

In concomitanza del nostro soggiorno in Florida (prenotato a marzo per fine aprile) il calendario ufficiale del Kennedy Space Center e di spacecoastlaunches.com dava due lanci fissati per il periodo 29 aprile – 2 maggio. Evvai, pensiamo, che figata, pazzesco!!!

Abbiamo così impostato il nostro itinerario facendo base a Cocoa Beach per 4 giorni per poter essere vicini ed assistere al lancio, quand’anche fosse stato notturno, o spostato all’ultimo. (Quindi abbiamo pensato a KSC, Daytona, Orlando come gite in giornata da definire poi in base al giorno del lancio).

Ho poi stressato via mail il visitor center del KSC per sapere quale fosse il punto più vicino per vedere il lancio (dipende dalla piattaforma di lancio). Se 40 o 41 si vede benissimo dal padiglione dell’Apollo/Saturn 5 o dalle Causeway che collegano Cocoa Beach e port Canaveral alla terraferma.

Abbiamo passato intere giornate e notti insonni a controllare i cambi di date e orari, sperando che continuassero ad essere compatibili con il nostro itinerario.

Una settimana prima della partenza il KSC mi ha confermato il lancio per il 30 aprile alle 1.23 PM. Perfetto! Non sto più nella pelle!

Sono al settimo cielo e 2/3 giorni prima scrivo per chiedere se è il caso di comprare già il biglietto per il Visitor Center (immagino ci sia molta gente ed richiesta ) …. Stranamente, però, non mi arriva la solita celere risposta …. Tutto tace. Mi insospettisco, ma Sergio mi dice di stare tranquilla perché sul sito ufficiale la data è ancora pubblicata (ma da spacecoastlaunches.com no…azz…) …. Alla fine mi risponde una buon anima via FB, informandomi che, per problemi non meglio chiariti, tutti i lanci sono saltati e riprogrammati per il 18 maggio. Sempre la buon’anima mi dice che sarebbe lieto di averci, graditi ospiti italiani, il 18 maggio……

Non è che posso spostare ferie, volo, vita perché siete talmente ciuoti da non riuscire a fare uno scheduling preciso …. Tutto rovinato!

Da che sto guardando (febbraio) hanno fatto tutti, dico tutti, i lanci in ritardo di massimo 1 giorno …. e il nostro lo vai a spostare di 18 giorni! Assassini maledetti! Ci hanno rovinato un sogno!

Ecco perché resto molto delusa dalla Space Coast in generale. Avevo un’aspettativa che ha superato di molto ciò che poi ho trovato.

Disneyland, Universal Sudios & co…

L’esperienza al KSC ci è bastata. Dopo averci pensato per un po’, tanto da portare l’indecisione con noi sino all’ultimo, abbiamo scelto di saltare a piè pari i parchi di Orlando.

Scelta maturata sulla base dei seguenti elementi:

Magic Kingdom – Parco che tutti ci dicono essere adatto per famiglie. Noi non abbiamo figli, per cui non siamo tanto interessati ad attrazioni per piccole principesse o pirati. Oltretutto non gradiamo essere circondati da troppi bambini (degli altri).

Ciascuno di noi comunque rimane un po’ bambino, per cui non avrei disdegnato un abbraccio con Pippo o Paperino, una sfilata di carri Disney ed i fuochi d’artificio sullo sfondo del castello di Cenerentola.

Purtroppo però, tutto ha un prezzo. Nella fattispecie il biglietto per Magic Kingdom sarebbe costato 91 dollari a testa + parcheggio e la visita avrebbe richiesto un’intera giontata dal mattino alla chiusura.

Mi sono informata circa la possibilità di poter ottenere un biglietto per sole 3/4 ore, oppure un biglietto che comprendesse solo l’ingresso senza le “giostre”, ma mi hanno risposto che no, non esiste. (Ed ovviamente mi girano le palle!)

Da brava italiana allora penso: vado comunque e mi propongo per acquistare un biglietto di qualcuno che esce verso le 5 o le 6 di sera (stremato magari da un’intera giornata con la famiglia) come si fa da noi o con lo Skipass…. Ovviamente qui non si può! Ovvio! Ho letto che il biglietto è associato all’impronta digitale …. Alla mia furbata devono averci pensato in troppi!!!!

Quindi niente: troppo oneroso in termini di soldi e di tempo.

Certo però che il castello di Cenerentola è un luogo simbolo …. e Pippo e Paperino???? Un po’ mi mancano ….

Universal e Island of Adventure Park – assolutamente più adatti agli adulti, soprattutto il secondo per chi ama i giochi avventurosi come alte montagne russe.

Universal Florida ha poi l’ampia sezione dedicata ad Herry Potter ….

A livello di costi il biglietto di un giorno sarebbe costato 96 dollari per un parco, 136 per entrambi. Noi avremmo scelto il secondo biglietto e fatto entrambi.

Cosa ci ha fatto scegliere di non andare:

1 – Il meteo – Avevamo a disposizione solo il 2 maggio e ha piovuto tutto il giorno ….

2 – L’empasse – Indecisi, indecisi, indecisi …. Magic Kingdom o Orlando? Alla fine nessuno dei due

3 . Universal Studios – avevamo già visto quelli della California, per cui valeva la pena ripetere?

Va be ….. vuol dire che torneremo ancora una volta in Florida, magari con prole….. e ci godremo i parchi.



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