Patagonia e terra del fuoco: in auto sulla ruta 40

1/1 Abbiamo trovato un passaggio aereo su Govolo Milano-Roma con Air One e Roma-Buenos Aires con Aerolineas Argentinas, partenza da Milano Linate alle ore 15.05. 2/1 Arriviamo a Buenos Aires all’aeroporto internazionale Ezeiza – Ministro Pistarini, alle 8.30 ora locale dopo un volo tranquillo di circa 15 ore. La temperatura è intorno ai 30...
Scritto da: cripao
patagonia e terra del fuoco: in auto sulla ruta 40
Partenza il: 01/01/2009
Ritorno il: 25/01/2009
Viaggiatori: in coppia
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1/1 Abbiamo trovato un passaggio aereo su Govolo Milano-Roma con Air One e Roma-Buenos Aires con Aerolineas Argentinas, partenza da Milano Linate alle ore 15.05.

2/1 Arriviamo a Buenos Aires all’aeroporto internazionale Ezeiza – Ministro Pistarini, alle 8.30 ora locale dopo un volo tranquillo di circa 15 ore. La temperatura è intorno ai 30 gradi, niente a che vedere con l’inverno milanese. Ritiriamo i bagagli, cambiamo i soldi all’aeroporto alla Banca de la Nacion (scopriamo poi che i cambi strada facendo sono sensibilmente più svantaggiosi, quindi consigliamo di cambiare il più possibile all’aeroporto e chiedere spiccioli (monete) che servono per gli autobus). Andiamo poi da Manuel Tienda de Leon e con 154 pesos ci facciamo portare a casa della nostra amica Marisa (che in questo periodo è a Minneapolis). La città è bella, abbastanza caotica e in alcune zone ha i segni dell’abbandono. Lasciati i bagagli, dopo esserci rinfrescati decidiamo di fare un giro in centro: Plaza de Mayo, la casa Rosada e l’obelisco. Mangiamo qualcosa allo storico caffè Tortoni, poi facciamo un giro in avenida Florida e alla Galleria Pacifico (ex sede degli uffici delle Ferrovie del Pacifico dichiarata monumento nazionale) che ospita all’ultimo piano il centro Culturale Borges con un’area dedicata alle arti figurative (ci sono piaciute molto in particolare alcune sculture fatte con materiale di recupero esposte nella terrazza con le volte vetrate). Prima di rientrare a casa assistiamo alla sfilata di una parte delle auto che partecipano alla Dakar che quest’anno parte da Buenos Aires e si svolgerà tra Argentina e Cile. Ceniamo nel caratteristico ristorante “El Obrero” a La Boca mangiando dell’ottima carne (100 pesos in due; ottimo rapporto qualità/prezzo: consigliato. Indirizzo: Agustin R. Caffarena 64 – Tel: 4362-9912 prenotare per non aspettare).

3/1 Non avendo spiccioli abbiamo qualche difficoltà a prendere l’autobus, perché c’è evidentemente carenza di monete e nessuno vuole cambiare. Alla fine acquistiamo dei giornali e con il resto possiamo acquistare i biglietti. Oggi iniziamo con un giro al Mercato di San Telmo: molto interessante e caratteristico, poco contaminato dal turismo, con artigianato molto vario. Consigliamo anche i negozi Tacones Lejanos (ce ne sono 3 a San Telmo di cui uno nella piazzetta; fuentesanam@hotmail.Com ) borse e scarpe artigianali molto originali, un po’ tipo Camper. Ci dirigiamo poi alla Boca caratteristico quartiere di case coloratissime che è invece super turistico, non molto consigliato. Da casa in taxi andiamo alla stazione degli autobus (il mezzo di trasporto pubblico più utilizzato in Argentina) di Recoleta, da cui prendiamo il bus con Andesmar per Puerto Madrin (biglietto comprato in Italia su internet).

L’autobus è a due piani, noi siamo nella parte inferiore e abbiamo il posto “cama”, poltrone che si trasformano in veri e propri letti. La cena (abbondante ma pessima, molto peggio di quelle degli aerei) e la colazione a base di snack sono comprese nel prezzo.

4/1 Dopo 18 ore (una di sosta per problemi all’impianto di condizionamento) arriviamo a Puerto Madrin (40 gradi!!!). All’agenzia Hertz locale ritiriamo l’auto che avevamo prenotato dall’Italia, una WV Gol con 33.000 km (4552 pesos compresi i permessi per espatriare in Chile: è importante chiederli prima perché impiegano qualche giorno). L’auto, un 1600 a benzina ricorda la seconda o terza serie del Golf, è un 3 porte molto spartano, e un po’ più alto da terra delle nostre auto. Controlliamo che tutto sia in ordine (luci, freni, sospensioni, olio, usura pneumatici, ruota di scorta, crick, triangoli …Importante: controllare bene il parabrezza, onde evitare che vi addebitino danni pre-esistenti), rientriamo alla stazione degli autobus e prenotiamo il volo di rientro a B.A. Il 24 con Andes (www.Andesonline.Com), una piccola compagnia sudamericana (459 pesos a testa). Acquistiamo per 60 pesos una atlante dettagliato dell’Argentina al primo distributore YPF (la compagnia petrolifera locale svenduta ai privati da Menem) che comprende anche indicazioni sui distributori YPF e altre notizie utili (alberghi, ristoranti, etc.). Il serbatoio è pieno ma da oggi dobbiamo ricordarci di fare il pieno appena possibile perché i distributori sono pochi e rimanere a piedi sarebbe un bel problema.

Dopo aver mangiato ci avviamo verso la Peninsula de Valdes (grande più o meno come il Lussemburgo). Entriamo nel parco (95 pesos in due) e ci dirigiamo subito verso Puerto Piramides. Alleggeriamo l’auto lasciando i nostri bagagli alla Herradura Suites e iniziamo il nostro giro visitando Caleta Valdes. L’area è tipicamente patagonica, arbusti bassi, strade sterrate, recinzioni infinite che delimitano il vuoto, vento perenne e tanti piccoli animali: quaglie, armadilli, guanachi e soprattutto, una volta alla caleta, tanti pinguini di Magellano (con striature nere sull’addome bianco) che tranquillamente prendono il sole, amoreggiano o risalgono faticosamente la costa per raggiungere i loro nidi. Rientriamo all’imbrunire a Puerto Piramides passando prima dalla “leonera” poco lontana dal paese. L’odore e i grugniti dei leoni si avvertono molto prima di poterli intravedere, ce ne sono una cinquantina e noi due siamo gli ultimi visitatori della giornata. Ceniamo a “El Refugio”, due secondi, vino e postre per un totale di 112 pesos.

5/1 Carichiamo l’auto, lasciamo il cottage dell’Herradura Suites (270 pesos, accogliente e consigliato) dopo una buona colazione sotto la veranda, facciamo il pieno di benzina Fangio super/super (90 pesos 34 litri a 2,62 pesos al litro) e iniziamo il nostro giro della penisola. La prima tappa è Punta Delgada dove c’è una grossa colonia di elefanti marini. In questo periodo ci sono soprattutto femmine e giovani, non vediamo che un solo grosso maschio. Ripassiamo da Caleta Valdes e proseguiamo verso Punta Norte dove c’è una grossa colonia di leoni marini. E incredibile vedere le lotte tra i maschi che difendono il loro harem, indifferenti nei confronti delle compagne e cuccioli che li circondano, sono in continua attività: ringhiano, si azzuffano, si rincorrono e amoreggiano. Nel caos notiamo un grosso uccello che si sta cibando di un cucciolo morto probabilmente schiacciato da qualche adulto. Il guardaparco ci racconta che questa mattina alle 5 ha avvistato al largo tre orche. Le orche, nei prossimi mesi quando i cuccioli di leone marino inizieranno a nuotare, verranno a cacciare utilizzano la tecnica dello spiaggiamento: si spingeranno cioè fin quasi sulla spiaggia per catturarli mentre entrano in acqua. Passiamo poi di fronte all’isola “de los pajaros” e con il binocolo dalla terra ferma, vediamo la miriade di uccelli che la popolano. Usciamo dal parco, riprendiamo finalmente la strada asfaltata, la ruta 3 che pur essendo la maggiore arteria di comunicazione del sud dell’Argentina, è per la maggior parte a due corsie e molto trafficata, soprattutto da camion e pullman che procedono a velocità elevata. Vediamo solo alcuni piccoli tratti di autostrada in costruzione. Dopo essere ripassati da Puerto Madrin ci dirigiamo verso Gaiman, una caratteristica cittadina fondata da una colonia di gallesi fuggiti dall’Inghilterra perché perseguitati. Il paese sorto nelle vicinanze di un fiume è una delle poche zone verdi della Patagonia. Alloggiamo da Gwesty Tywi (160 pesos, consigliato: gwestywy@yahoo.Com) un b&b molto carino e accogliente gestito da una gallese e da un argentino. Ci consigliano di cenare in un ristorante locale il Cornel Wini dove mangiamo carne e spendiamo 77 pesos in due. Sotto una pioggia scrosciante rientriamo al b&b.

6/1 Oggi il cielo è sereno, dopo quattro chiacchiere con il simpatico padrone di casa ci avviamo verso Comodoro Rivadavia che dista circa 500 km. Una volta a Comodoro proseguiamo verso l’interno, il traffico diminuisce di molto. Lungo il percorso (e più volte nei giorni successivi) notiamo i caratteristici santuari dedicati al Gauchito Gil: sono piccole casette rosse in cui i locali depositano ogni sorta di offerte a questo personaggio leggendario (bottiglie d’acqua e di vino, sigarette, biscotti, etc.). Nelle vicinanze di Sarmiento imbocchiamo una strada sterrata e dopo 30 km arriviamo nell’”Area Natural Protegida Bosque Petrificado”. In mezzo ad alcune colline argillose di colori diversi, battute oggi da un forte vento, c’è questo parco dove si possono vedere dei bellissimi tronchi preistorici che sono fuoriusciti dal terreno. Gli alberi sono stati sommersi alcuni millenni fa, probabilmente a causa di movimenti tellurici, da terreni ricchi di silicio, che nel corso dei secoli ha impregnato le fibre del legno per cui ora, che questi tronchi sono riemersi alla luce, pur avendo il colore e la trama del legno hanno il peso e la consistenza della pietra. Sono davvero bellissimi. Facciamo due chiacchiere con la guardaparco (mentre ci “perquisisce” per verificare che non abbiamo asportato alcunché) e ci complimentiamo per l’organizzazione dei parchi argentini che sono puliti, ben segnalati e ben organizzati. Rientrati a Sarmiento cerchiamo alloggio; alla simpatica chacra del Labrador non c’è posto e ci indicano la casa di Carlos Lambrechts “un lugar para descansar” (cualambrechts@hotmail.Com) una bellissima casetta in legno costruita dallo stesso proprietario con l’aiuto di suo figlio. Ceniamo alla Terrazza un posto caro (126 pesos per una pizza e un piatto di tagliatelle appiccicate in un grumo) e pessimo.

7/1 Lasciamo questa piccola oasi di verde (ci sono due laghi nelle vicinanze) e ci avviamo sotto un sole stupendo, verso Rio Mayo. A Rio Mayo, paesino che ricorda i paesi della frontiera statunitense, imbocchiamo finalmente la famosa Ruta 40, che in questo tratto è ancora sterrata. I primi 50 km sono davvero molto impegnativi: la nostra auto non essendo particolarmente alta ha difficoltà a procedere nei solchi tracciati dai fuoristrada, i sassi che si accumulano tra i due “binari” creano un avvallamento che tocca il fondo dell’auto e quindi ci dobbiamo spostare in continuazione. La strada è abbastanza larga, procede a perdita d’occhio e segue l’andamento del terreno che in gran parte è pianeggiante o ha dei rilievi di piccola entità. La velocità inizialmente è di 40 km/h, ma superato il primo tratto impegnativo viaggiamo intorno ai 60/70 all’ora. Da Perito Moreno circa 150 km sono asfaltati, ma i lavori di pavimentazione sembrano procedere abbastanza rapidamente perché anche la nostra guida/mappa del 2009 non è aggiornata. Da notare che le strade, anche nei tratti sterrati, sono comunque molto ben segnalate. Dopo circa 400 km, arriviamo a Bajo Caracoles, quattro case, un distributore, un alberghetto, tanto vento e polvere. Circa 50 km prima di arrivare al paese deviamo verso la “Cueva de las manos” (ingresso 100 pesos in due). La visita della grotta vale veramente la pena: la cavità è situata in un canyon formato da un torrente ed ha ospitato per secoli i nativi che in quel luogo cacciavano i guanachi e i nandù che lì andavano ad abbeverarsi. Le pareti intorno alla grotta sono state dipinte in epoche diverse e con modalità diverse; vi sono raffigurate scene di caccia ma soprattutto impronte di mani, realizzate utilizzando la mano come maschera e spruzzandovi o soffiandovi sopra del colore. Il fatto che questa grotta sia sotto il piano di campagna, protetta dalle intemperie e in modo particolare dal vento ha garantito che questi reperti si potessero conservare fino ai giorni nostri. Rientrati a Bajo Caracoles cerchiamo alloggio, l’alberghetto è pieno (c’è un gruppo di australiani) e troviamo da dormire nell’Hostel che ha delle minuscole stanze senza finestre ma con bagno. Ceniamo con una pizza in due nell’hostel chiacchierando con la padrona e due argentini in gita di piacere. Lui lavora nelle miniere d’oro che si trovano nell’entroterra di Puerto San Julian. Prima di andare a letto chiediamo al gestore dell’albergo, che è anche il benzinaio locale, di poter fare il pieno.

8/1 Anche oggi abbiamo 450 km di strada da fare, il tempo è un po’ nuvolo ma non piove. Poco fuori Bajo Caracoles troviamo tre autostoppisti che cercano di ripararsi dal vento dietro a di un muro: vanno anche loro a fare trekking a El Chalten e decidiamo di caricare Pablito il più giovane del gruppo, un simpatico diciottenne di Buenos Aires che a discapito del nome è alto 1.85 e peserà 90 kg. Il viaggio procede tra tratti sterrati e tratti asfaltati nel solito nulla recintato e battuto dal vento, sotto un cielo bellissimo costellato da una miriade di piccole nuvole. Lungo la strada ci sorpassa a forte velocità un pick up e in mezzo al polverone scorgiamo accovacciati sul cassone il fratello di Pablito e il loro amico che ci salutano. Incrociamo alcune volte (perché si fermano per riposarsi e poi ripartono) tre motociclisti con tre Honda Varadero che sembrano divertirsi un mondo sullo sterrato. Ci fermiamo a fare benzina e a mangiare qualcosa a Tres Lagos (dove la strada ridiventa asfaltata) e poco dopo iniziamo a intravedere le Ande alla nostra destra. Verso le 18 arriviamo a el Chalten: il paesino è moto bello, casette piccole colorate, qualcosa che sta tra l’Alaska e le nostre Alpi. Ci fermiamo all’inizio del paese a chiedere informazioni alla direzione del parco e ad ammirare dal piazzale antistante il Fitz Roy (3375 m.) e il Cerro Torre (3128 m.). Scopriamo tra l’altro che hanno ogni sorta di piantina con i tracciati dei vari trekking e che le nostre mappe pagate a peso d’oro a Milano sono state una spesa inutile (www.Elchaltenpatagonia.Com.Ar). Salutiamo Pablito e andiamo a cercare un alloggio nel b&b Nothafagus (www.Nothafagusbb.Com.Ar) indicatoci dal proprietario del Gwesty Tywi ma purtroppo (perché sembra un bel posto) è completo. Troviamo comunque una stanza molto carina in un cottage con vista Fitz Roy alla “Posada la Base” (labase@elchaltenpatagonia.Com.Ar). C’è anche la possibilità di utilizzare una piccola cucina in comune con altri ospiti ed una simpatica videoteca. Facciamo un giro in paese, comperiamo alcune cose al supermercato e decidiamo che dopo tanta carne è il momento di una buona pasta al sugo che ci cucineremo alla Base. Ci organizziamo con calma (qui il sole tramonta verso le 22/22.30) per la cena che consumiamo in compagnia di una simpatica coppia di francesi.

9/1 Oggi ci sono un po’ di nuvole, ma decidiamo lo stesso di avviarci verso la base del Cerro Torre. In 3 ore e mezza partendo dal paese arriviamo a Laguna Torre passando dal campo base De Agostini. Il sentiero è ben segnato e non è particolarmente impegnativo, si inerpica un po’ solamente nel tratto finale. Le persone che incrociamo non sono molte e sono per la maggioranza turisti soprattutto americani. Il Cerro Torre con nostro grande disappunto rimane coperto tutto il tempo anche quando arriviamo a Laguna Torre. Rientrando a El Chalten scorgiamo nel bosco un gruppo di escursionisti che si muovono in silenzio intorno ad un albero. Ci avviciniamo e scopriamo una coppia di picchi intenti a catturare gli insetti nascosti nel tronco e poco preoccupati dei nostri sguardi. Questa sera di nuovo cena nella cucina della Base, in compagnia di una coppia di svizzeri (lui di origine pugliese) molto meno loquaci dei francesi di ieri, che ci parlano di un’immigrazione svizzera in argentina avvenuta nella seconda metà dell’800.

10/1 Oggi dobbiamo cambiare alloggio e passiamo di fianco alla Base all’Hosteria Thiamalù (3 notti 630 pesos). Il tempo è sereno e decidiamo di partire verso la base del Fitz Roy. Usciamo in auto dal paese, seguiamo il Canyon del Rio Las Vueltas e dopo 17 km, in corrispondenza della Locanda El Pilar, iniziamo il trekking. Si prende il sentiero, molto bello e pochissimo frequentato che si snoda in mezzo a boschi di lenga (essenza tipica di queste zone), si costeggia il Rio Blanco con vista sulla Laguna Blanca formata dal ghiacciaio Piedras Blancas fino al campo base Poincenot e poi ci si inerpica sull’impegnativa salita fino al Lago de Los Tres. Ormai siamo allenati: ce la facciamo in circa 3 ore e 30. Il paesaggio è stupendo e il Fitz Roy con la sua imponente mole granitica è davvero magnifico. Dopo aver mangiato i nostri panini sotto un bellissimo sole riprendiamo il sentiero verso il paese. Lungo la strada incrociamo un gruppo di francesi con corde, moschettoni e piccozze probabilmente intenzionati a salire in vetta. Una volta a casa ci medichiamo con Compeed le numerose vesciche e decidiamo di uscire a cena. Ceniamo al ristorante “Estepa”: zuppa di cipolle, cordero e postre, il tutto ottimo, accompagnati da Malbec (200 pesos in due).

11/1 Giornata di sole stupendo, decidiamo di riprovare con il Cerro Torre. Procediamo veloci, conoscendo già il terreno, passiamo dal Campamento Agostini e arriviamo fino al Mirador Maestri, sulla morena sopra laguna Torre, il lago formato dal ghiacciaio. Ci sediamo di fronte ad un paesaggio bellissimo e sul ghiacciaio sotto la cima intravediamo con il binocolo degli alpinisti che stanno procedendo in cordata verso un bivacco situato in quota. Rientrando in paese incrociamo un locale che tiene la cavezza di due lama carichi di materiale (bombole del gas ed altro) che servono per il campo base da cui partono le spedizioni degli alpinisti. Questa sera si cambia locale e si cena da Ahoniken, simpatico e spartano: minestrone, piatto di affumicati vari, una milanesa, due insalate e flan con dulce de leche (115 pesos, ottimo rapporto qualità/prezzo). 12/1 Oggi sveglia molto tranquilla, giro per il paese e da Patagonia Aventura acquistiamo un tour pomeridiano per vedere il ghiacciaio Viedma (200 pesos in due). Facciamo alcuni acquisti e scriviamo un po’ di cartoline. Alle 15 ci troviamo all’imbarcadero del lago Viedma, ci aspetta una moderna motonave che ci porta fino nelle vicinanze del ghiacciaio (recuperiamo il gruppo che oggi ha effettuato un trekking sul ghiaccio). La struttura è davvero maestosa con una serie infinita di guglie e pinnacoli. Abbiamo modo di assistere durante la nostra sosta ad alcuni fragorosi crolli (come avviene nel Perito Moreno). Alla sera ceniamo di nuovo da Ahonilen in compagnia di due simpatici free-climbers colombiani (trippa e ceci, lenticchie, chorizo e flan 94 pesos).

13/1 Oggi si parte per El Calafate, e dopo 200 km quasi tutti asfaltati arriviamo a destinazione. El Calafate ha un po’ l’aria del baraccone turistico creato intorno al Perito Moreno. Lasciamo i bagagli alla simpatica “Posada de l’Angel” (pda_calafate@yahoo.Com.Ar) (150 pesos per una notte), indicataci da Thiamalu e poi ci avviamo verso il Perito Moreno. Entriamo nel parco (120 pesos) e dopo 30 km arriviamo al ghiacciaio. E’ un po’ nuvolo e fa freddo. Rimaniamo a guardare il Perito Moreno per circa due ore seguendo le passerelle situate di fronte. Vediamo in realtà pochi “crolli”. Si sentono molti rumori provenienti dall’interno ma sul fronte ci sono pochi movimenti, comunque la mole del ghiacciaio è davvero stupenda, unica. Rientriamo in paese verso le 21, facciamo un giro in centro e decidiamo di cenare alla “Vaca atada” dove mangiamo lomo con papas e pollo con ensalada y postre per un totale di 145 pesos. Rientriamo alla posada, facciamo quattro chiacchiere con il simpatico padrone di casa tanto per cambiare di origine italiana sposato con una donna minuta di origine tedesca, che lui definisce flessibile come “una via del ferocaril”.

14/1 Recuperate la nostre cose e salutato il padrone di casa riprendiamo il cammino, adesso verso il Cile. Lungo la strada per accorciare decidiamo di percorrere l’ultimo tratto della ruta 40. Ha piovuto da poco e il fondo sterrato è molto scivoloso. Dopo circa 5 km rinunciamo: l’auto sbanda e le ruote sono coperte di fango. Rientriamo sull’asfalto, con l’auto infangata fino ai finestrini (come se avessimo fatto la Dakar!!). Il clima oggi e freddo e nuvolo, lungo il cammino c’è così tanto vento che siamo costretti a mangiare in macchina. Passiamo la frontiera a Rio Turbio, vecchia città mineraria, sotto una pioggia battente. Dopo circa 450 km. Da El Calafate, arriviamo a Puerto Natales (15.000 abitanti) simpatica cittadina affacciata sul mare, capitale della provincia “la Ultima Esperanza”. Pioviggina e ci sono 15 gradi, lasciamo i bagagli a “El Mundial”, ostello abbastanza sgarruppato (una notte 17.000 pesos cileni) (1 € equivale a circa 585 pesos). Facciamo un giro in paese, un po’ di spesa e prenotiamo il pernottamento di domani al parco delle torri del Paine (42.000 pesos). Cena alla “Oveja negra” dove mangiamo dell’ottimo pesce (22.000 pesos).

15/1 Anche oggi piove, ci avviamo su strade in gran parte sterrate verso il parco delle Torri Del Paine, che distano circa 150 km da Puerto Natales. Entrati nel parco (30.000 pesos) prendiamo alloggio al rifugio “Torre Central”, sistemiamo i bagagli, ci mangiamo i nostri panini nel salone comune, attorniati da molti alpinisti rientrati fradici dalle escursioni. Il rifugio è piuttosto confortevole, con camerate da 8 posti a castello, tutte rivestite di legno pulite e ben tenute. Gli spazi comuni sono però sovraffollati ed è difficile trovare un posto dove sedersi. Nel tardo pomeriggio smette di piovere e facciamo quattro passi nel parco che è davvero molto bello. Alla sera ceniamo sempre nel salone comune, con le nostre cose, in compagnia di una coppia di giovani cileni.

16/1 Oggi sorpresa: contrariamente a quello che dicevano le previsioni il cielo è abbastanza terso e si vedono le torri. Decidiamo di avventurarci … In circa 7 ore tra andata e ritorno ce la facciamo e ne vale veramente la pena: il sentiero è un po’ impegnativo nella parte finale perché si inerpica su una pietraia ma la vista delle torri da sotto è veramente stupenda. Rientrati al rifugio recuperiamo i bagagli e torniamo a Puerto Natales e decidiamo di cambiare alloggio concedendoci il ben più confortevole b&b “Isla Morena” (17.000 pesos) (laislamorena@yahoo.Com ). Lasciati i bagagli andiamo a cenare da “La casa de Pepe” piatti locali molto buoni (24.000 pesos).

17/1 Oggi dobbiamo arrivare a Ushuaia facendo circa 500 km. Dopo circa 200 km da Puerto Natales attraversiamo lo Stretto di Magellano a Punta Delgada (13.900 pesos) (vicino c’è l’Estancia S. Gregorio del 1887 con relitti navali sulla spiaggia) con il traghetto della Transbordador Austral Broom S.A. La traversata dura ½ ora e il ferri funziona tutto il giorno e tutti i giorni con frequenza oraria.. Il mare è calmo e durante la traversata siamo affiancati da una coppia di delfini bianchi e neri. E siamo in Tierra del Fuego!! Dopo altri 150 km prevalentemente sterrati, arriviamo a San Sebastian, frontiera con l’Argentina. Passiamo poi da Rio Grande, e una volta arrivati al passo Garibaldi vediamo i laghi Escondido e Fagnano.Infine dopo circa 13 ore di viaggio arriviamo a Ushuaia. La cittadina, 60.000 abitanti, non è particolarmente affascinante, sembra un po’ snaturata dal flusso turistico: siamo a 3230 km da Buenos Aires. La cosa più affascinante è la presenza delle montagne con la cima coperta di neve che finiscono nel mare. Abbiamo affittato un appartamentino un po’ fuori dal centro da Ahnen (info@ahnen.Com.Ar) (540 pesos per tre notti). Facciamo un po’ di spesa al supermercato e mangiamo a casa.

18/1 Oggi è un po’ nuvolo la temperatura è intorno ai 15 gradi. Andiamo al porto a cercare un giro in barca e alla fine, dopo un po’ di tentennamenti, decidiamo per “Las tres Marias” (tresmariasmail@yahoo.Com) l’unica che fa il giro in barca piccola e sembra un po’ meno turistica delle altre. Appuntamento alla 14.30 al porto (il giro dura 3 ore e costa 372 pesos in due). Dopo un giro in città e un aperitivo ci avviamo verso il porto. Abbiamo scelto la barca a vela ma oggi non c’è un alito di vento e quindi procediamo a motore. Usciamo nel Canale di Beagle e andiamo alla Isla H dove facciamo un breve trekking. Abbiamo modo di vedere da vicino una colonia di cormorani, enormi alghe trasportate dai marosi e un accumulo di resti dei fuochi creati dagli indigeni nel corso dei secoli. Rientrando ci avviciniamo molto (avendo modo di fare numerose fotografie) ad un gruppo di scogli dove vive una colonia di leoni marini. Arrivando notiamo alcuni cuccioli in acqua: ci spiega la nostra guida che è una sorta di nursery cioè un gruppo di giovani leoni che giocano e imparano a immergersi accompagnati da una femmina adulta. Mentre scattiamo le foto vediamo il gruppo della nursery che rientra e senza troppe difficoltà si arrampica sugli scogli, aiutandosi con le pinne. Ritorniamo in porto sotto un vento freddissimo. Rientrati a Ushuaia decidiamo di cenare a “la Rueda” tenedor libre self service, dove pensavamo di mangiare chissà quanta carne, ma non essendo abituati ad abbuffarci non siamo in grado di competere con gli argentini!! (158 pesos).

19/1 Il cielo oggi è abbastanza terso, facciamo inizialmente un giro in città e poi andiamo al Parco Nazionale della Terra del Fuoco” (100 pesos in due), dove camminiamo per vedere la bellissima Baia Lapataia e lo sconcertante paesaggio (dighe e alberi abbattuti) creato dai castori importati dal Canada intorno agli anni ’60. Ceniamo alla “Casa de los Mariscos” dove mangiamo la Granseola Gigante o Centolla, grosso granchio marino caratteristico di queste regioni e dell’Alaska (217 pesos). Il prezzo non è modico, ma la centolla è ottima: da provare.

20/1 Da oggi inizia il viaggio di avvicinamento a Buenos Aires. Una volta salutato il simpatico gestore di Ahnen ci avviamo verso Rio Grande. Oggi il cielo è sereno e c’è molto vento. Lungo la strada sorpassiamo due motociclisti che procedono con difficoltà obliqui per non cadere sospinti dal forte vento. Ripassiamo la frontiera con il Cile. Oggi il mare nello Stretto di Magellano a Punta Delgada è agitato e il traghetto sia all’imbarco che all’arrivo ha qualche difficoltà a manovrare con i motori per rimanere vicino alla riva. Non capiamo per quale motivo ma non ci sono ormeggi per cui all’arrivo la discesa dal ferry procede lentamente e quando tocca a noi finiamo con il muso dell’auto in acqua. Fortunatamente il traghetto si è spostato di poco per cui le ruote riescono a fare presa sulla spiaggia e riusciamo a procedere. Rientriamo in Argentina, passiamo da Rio Gallegos e in tarda serata ci fermiamo a Comandante Piedrabuena. Abbiamo qualche difficoltà a trovare da dormire ma alla fine troviamo una cabana spartano al camping Vial Piedrabuena (camping del sindacato dei lavoratori della strada) a 100 pesos.

21/1 Alla luce del sole scopriamo che Comandante Piedrabuena è una cittadina molto carina e che varrebbe la pena girarla un po’. Fatta colazione e un po’ di spesa, decidiamo anche di farci lavare l’auto che tra la polvere, il fango e l’acqua di mare è irriconoscibile. Ci viene indicata l’officina “ Los Amigos” un’autolavaggio/gomeria molto pittoresco ma comunque efficiente e super economico situato appena fuori dal paese. Riprendiamo la strada con meta Comodoro Rivadavia. Abbiamo prenotato in due alberghi, una volta visitato il primo (Rua Marina, piuttosto scadente) decidiamo di vedere anche il secondo che risulta essere appena un po’ meglio. Lasciamo quindi i bagagli all’Hotel Azul (250 pesos) e cerchiamo un posto un cui mangiare. Optiamo per “los Tres Chinos” (consigliato dalla Lonely) sicuramente economico (88 pesos) ma pessimo.

22/1 Carichiamo l’auto, cambiamo un po’ di euro e continuiamo il nostro viaggio. Continuiamo a seguire la battutissima ruta 3 (niente a che vedere con la ruta 40): ai bordi della strada si vedono molti animali (armadilli, guanachi, falchi, etc) morti, uccisi dalle auto o dagli innumerevoli pullman e camion che viaggiano a velocità molto elevata per le condizioni stradali. Una volta nelle vicinanze di Rawson deviamo verso Punta Tombo, dove c’è la più grande pinguinera del sud America.

C’è un sole incredibile e almeno 40 gradi. Entriamo nel parco (70 pesos in due) e ci danno una serie di indicazioni tra le quali quella che quando incontriamo un pinguino, lui ha la precedenza. In effetti è un posto incredibile, pieno di pinguini di Magellano. Ci sono un sacco di cuccioli che boccheggiano nelle tane situate sotto o vicino ai bassi arbusti dalla zona e c’è un grande andirivieni di adulti con la loro andatura da maggiordomi che arrivano dal mare portando nel becco il cibo per i piccoli. Sulla battigia poi ci sono i cuccioli cresciuti che sono stati allontanati dal nido ma che non sono ancora autonomi e che rimangono lì in attesa. Ce ne sono migliaia, alcune guide parlano di 500.000. Noi dobbiamo seguire un percorso obbligato e in alcuni casi camminare su delle passerelle sotto le quali passano i percorsi dal mare ai nidi dei pinguini. C’è un sole così forte e così poca ombra che molti pinguini si riparano sotto le passerelle: ce ne sono centinaia con il becco aperto, ansimanti. E una situazione davvero surreale sembra di entrare in un mondo parallelo, il mondo dei pinguini in cui loro sono la stragrande maggioranza. Arriviamo in serata a Trelew e alloggiamo all’Hotel Touring Club, molto caratteristico, con arredi e immagini d’epoca, ma non molto ben tenuto. Ceniamo da “Sugar”, locale bello, un po’ minimalista, dove mangiamo dell’ottimo pesce (152 pesos).

23/1 Recuperata l’auto che, per evitare i furti è stata ricoverata nel garage dell’hotel, ci dirigiamo verso Puerto Madrin. Oggi restituiamo la nostra gloriosa Gol, con la quale abbiamo percorso ben 6300Km., di cui più di 1000 di sterrato, senza avere nessun problema. Chiamiamo un taxi e andiamo all’aeroporto dove abbiamo il volo Andes per Buenos Aires. Il volo a bordo di un MD 80 è tranquillo e dura 1 ora e1/2.

A Buenos Aires c’è il sole e ci sono 32 gradi. Andiamo al remis “Manuel Tienda de Leon “ e ci facciamo accompagnare alla Boca a casa di Marisa. Lasciati i bagagli e fatta una doccia veloce ci facciamo accompagnare in taxi al quartiere Palermo Viejo e dopo una breve passeggiata decidiamo di cenare al ristorante “La Cabrera” (Cabrera 5127 Esq. Thames): ottima carne super abbondante (200 pesos). Facciamo poi una lunga passeggiata e poi decidiamo di fermare un simpatico taxista, anche lui di origine italiana, che ci porta a casa.

24/1 Dopo colazione con l’autobus andiamo in centro e a San Telmo per gli ultimi acquisti regali. Rientriamo a casa, prepariamo per l’ultima volta i bagagli (sigh!), e poi via per l’aeroporto internazionale Ezeiza – Ministro Pistarini con un’autista di “Manuel Tienda de Leon“ di origine siriana molto simpatico (150 pesos). Check in, tasse aeroportuali (125 pesos), giusto il tempo per andare al Tax Refund e poi via per l’Italia.

Informazioni varie

Riteniamo che, avendone il tempo, sia un viaggio che è molto bello effettuare in automobile, perché solo così si ha veramente la sensazione dello spazio vuoto, del silenzio rotto solo dal vento che caratterizzano la Patagonia. I posti classici da visitare, pur interessanti, stanno diventando sempre più turistici. Prima di decidere di avventurarci in auto abbiamo avuto qualche titubanza, ma in realtà riteniamo che con qualche precauzione (rispettare i limiti di velocità, viaggiare solo di giorno, evitare di viaggiare nei tratti sterrati con forti piogge) sia fattibilissimo. Abbiamo trovato un’ottima offerta per il volo intercontinentale con Govolo a settembre: circa di 1000 € a testa comprese le assicurazioni (e se avessimo prenotato 2 settimane prima sarebbero stati 100 € in meno). I voli interni sono molto più convenienti se comprati sul posto: ci sono compagnie locali che hanno prezzi molto più economici di Aerolineas, anche del “Visit Argentina” e non sembrano neppure esserci grossi problemi di disponibilità. Pur essendo altissima stagione per loro, e avendo prenotato dall’Italia solo la prima sera alla Peninsula Valdez, non abbiamo mai avuto difficoltà a trovare posto per dormire senza preavviso. Tra l’altro gli argentini sono straordinariamente gentili e spesso ci è capitato non solo che ci aiutassero a trovare un’altra sistemazione se il loro posto era completo ma che ci prenotassero loro il pernottamento per la sera successiva presso loro conoscenti. Le sistemazioni migliori le abbiamo trovate appunto con il passaparola. Gli alberghi consigliati dalla guide (Lonely compresa) spesso se economiche erano piuttosto scadenti.

Il costo totale del viaggio è stato di poco meno 3000 € a testa tutto compreso e senza particolari sacrifici. Informazioni relative a trekking e alpinismo a: Federacion Argentina de Esquì y andinismo GLOBAL REFUND : conservando lo scontrino per acquisti superiori a 70 pesos, compilando un modulo all’acquisto (nei negozi che hanno il cartello Global Refund) e consegnandolo in dogana al Puesto de Pago prima di ripartire, vengono rimborsate una parte delle tasse pagate all’acquisto. Ne vale la pena per spese consistenti.

Assicurazione: con Globy (Mondial Assistance) o World Nomads direttamente su Internet Cambio: 1 euro = 4,75 pesos (2/1/09) Soldi: cambiare all’aereoporto alla Banca de la Nacion . Per il cambio valuta euro/pesos c’è una differenza del 10% tra il nord e il sud, conviene quindi cambiare la valuta al nord.

Numero verde per i turisti in difficoltà 0800 999 5000 Bibliografia e filmografia Guide: Alfonso V. Anania e Antonella Carri Patagonia e terra del Fuoco ed. Fuoritema Argentina Lonely Planet Guida “Patagonia” ed. Associazione Geografica la Venta Patagonia terra del fuoco itinerari e trekking alla fine del mondo Patagonia di Christabelle Dilks Footprint Altri libri da leggere e film da vedere (abbiamo trovato tutto in biblioteca)

Deuda : (debito) un film di Jorge Lanata) La rivolta dei giovani leoni di Ugo Adilardi e Marco Visalberghi VHS Bombon el perro un film di Carlos Sorin VHs Patagonia di John Water Dvd Alambrado di Marco Bachis Dvd Il diario del saccheggio di Fernendo Solanas In patagonia di Bruce Chatwin Terra del fuoco di Francisco Coloane Patagonia controvento viaggio a pedali lungo il cammino austral e la terra del fuoco di Max Mauro Patagonia e terra del fuoco di Domenico Nucera eGiorgio Nicoletti Patagonia terra magica per viaggiatori e alpinisti di Gino Buscaini e Silvia Metzeltin Polvere nelle scarpe di Silvia Metzeltin Meridiani : Patagonia Fine romanzo in Patagonia di Mempo Giardinelli Patagonia express di Luis Sepulveda



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