Pasticcioti a Madrid y Valencia
Partenza venerdì 14 agosto dall’aeroporto di Bologna con volo Ryan Air (costo 122 € per due persone) alle 11.15 e arrivo all’aeroporto Barajas di Madrid alle 13.30 circa. Durante il viaggio ultimi preparativi per vivere al meglio i nostri quattro giorni di movida madrilena ripassando le varie recensioni dei colleghi “Turisti per caso”. Ci accorgiamo immediatamente al nostro arrivo dell’organizzazione di questo immenso aeroporto; valigie pronte al ritiro dopo circa quindici minuti dallo scalo e metropolitana collegata internamente e molto ben segnalata. All’interno dell’aeroporto l’ufficio informazioni è molto preparato e gentile e vi fornirà tutte le indicazioni necessarie per prendere la metro giusta fra le numerose presenti oltre a riempirvi di cartine di cui io vado pazzo.
Abbiamo deciso di non fare né la Madrid card né l’abbonamento per i mezzi pubblici ma se non siete dei camminatori folli come noi in particolare, il secondo conviene farlo. Il nostro B&B prenotato via internet si trova nel quartiere “tendenzioso” Chueca facilmente raggiungibile con la metro fino alla fermata Gran Via (via un po’ sopravvalutata dalle guide, piena di banche e negozi, non l’abbiamo visitata accuratamente e ci è sembrata un po’ troppo commerciale). Hostel America (48 € a camera senza colazione) carino, pulito e la nostra stanza oltre all’aria condizionata aveva il bagno in camera e si trovava affacciata su una corte interna espressamente richiesta prima della partenza per timore di eventuali schiamazzi notturni segnalati su sito. Si trova al 5° piano di un palazzo in C/ Hortaleza 19 mentre la reception si trova al 4°. Sei obbligato ogni volta a consegnare e riprendere le chiavi, ogni volta incontravi una persona differente ma rapporto sempre freddo e distaccato. Bho? Comunque consigliabile Piccolo riposino dopo il viaggio e si parte carichi come delle molle per la scoperta della città: in un pomeriggio abbiamo visitato: Placa del Sol (fulcro dalla quale partono le principali arterie cittadine in questo momento in ricostruzione, ma nella quale è presente il simbolo di Madrid dell’orso che mangia la pianta di corbezzolo) Plaza Major ( ricchissima di Cerveteri e localini tipici) , Plaza San Francisco, Campo del Moro ( bellissimo giardino alle spalle del Palacio Real ) ed ormai esausti dalla scarpinata grazie al primo Boccadillos con chorizo ( salame locale) abbiamo raggiunto il Tempio di Debod dal quale si godi di un bellissimo panorama specialmente al tramonto dove l’ effetto delle luci con le fontane che contornano questo monumento donato alla Spagna dall’ Egitto rende tutto molto romantico.
Discesa fino a Plaza de Espana con la statua di Don Chisciotte e poi dopo aver passeggiato davanti al Palacio Real illuminato ed alla cattedrale di Almudena abbiamo percorso Calla Mayor per cercare un localino per la cena e per le nostre prime sangria: Chiki al numero 24, buona scelta. Sarde con peperoni, altre tapas e soprattutto i bicchieri di sangria o di birra a 1 € !!!! Stremati dalla camminata, ce ne torniamo quasi zoppi all’albergo tra le “ lucciole” di Calle Montera, una delle vie preferite dai madrileni per lo shopping (?!?) Primo obiettivo della mattinata di sabato Cioccolateria San Gines famosa per i CHURROS, una sorta di pasta fritta lunga e sottile da immergere nella cioccolata calda. Ottimi anche se basta un’esperienza… Direzione Palacio Real per visitarlo internamente nelle sue numerose e maestose sale. Vale la pena oltre al prezzo del biglietto (8 €) anche noleggiare le audio guide che offrono un interessante racconto storico della famiglia reale e dello sfarzo architettonico del palazzo. Dopo una breve visita della cattedrale dell’Almudena (forse meglio dall’esterno, all’interno non ci ha particolarmente colpito) e prima di prendere il bus Madrid vision per il tour della città sosta per una birra e qualche tapas in un localino storico proprio di fronte al palazzo Real, consigliamo! I tour con il bus sono due al prezzo complessivo di 17 € per 24 ore (interessante la proposta 21 € per 2 giorni visto che poi si può sfruttare come piacevole mezzo di locomozione a cielo aperto): un tour storico molto spettacolare ed uno moderno che percorre i quartieri di periferia e che porta allo stadio Bernabeu al quartiere di Salamanca famoso per le boutique ma forse per il periodo nel quale la maggior parte dei negozi erano chiusi non ci è apparso gran che.
Sosta al Parco del Buen Ritiro, polmone verde cittadino dove passeggiare intorno al laghetto (c’erano 42 gradi complimenti ai latin lover che remavano sotto il sole dopo aver noleggiato la barchetta per far figurone con la propria donzella…), godersi il fresco all’ombra degli alberi oppure osservare suonatori, mimi o altri artisti cimentarsi tra le vie. Dopo una breve sosta in hotel ci buttiamo a zonzo nel quartiere Latina in un’incredibile festa popolare con le persone vestite con i costumi locali e centinaia di baracchini che sfornavamo panini con i calamaros o spillavano birre a volontà. Consigliamo di visitare quella zona se si vuole veramente capire a pieno la movida madrilena; centinai di locali e migliaia di ragazzi in baldoria a ballando abbracciati con il sorriso sulle labbra; prezzi accessibili a tutti, locali ricercati ed altri più alla mano, gente di tutte le etnie (i legami con i paesi sud americani si notano anche nei lineamenti somatici dei madrileni) senza fronzoli e accumunati dalla voglia di divertirsi.
Domenica: Dopo la super colazione di ieri, la giornata inizia in maniera pessima; non avendolo mai provato propongo Starbucks… oltre a prezzi da gioielleria non capisco cosa ci si possa trovare in un caffèlatte servito in un bicchiere di plastica ed un plum-cake ai frutti di bosco, color big-babol, di un sapore dolciastro tipo sapone da bucato… alla fine di tutto questo Sara, la mia ragazza, mi confessa: “ Sapevo che non ti sarebbe piaciuto…”. E dirlo prima? Facciamo km e km a piedi per raggiungere i posticini più caratteristici e non mi blocchi davanti a quest’attacco di commercialità?? Vabbè, dopo alcuni istinti NO GLOBAL verso il locale, si parte per il mercato del Rastro, il più famoso di Madrid, che si estende per una lunghissima via che raggiunge Puerta de Toledo. Abbigliamento, oggetti da collezione, dischi e chi più ne ha più ne metta per una piacevole passeggiata tra migliaia di persone che sbirciano senza, come noi, comprare niente… Dopo aver chiesto ad un poliziotto dove si trovasse la zona “ culinaria” di cui tanto parlavano le guide, veniamo a scoprire che NON esiste. Il poliziotto stesso ci da comunque una dritta favolosa: sfortunatamente non ricordo né il nome né la calle ma risalendo in una via parallela alla destra della piazzetta i fondo al mercato, vedrete una coda di persone per entrare in una salumeria famosissima per le sue fette di pane con le più svariate prelibatezze (giganti economiche e squisite). Noi ce ne siamo sparati una con il polipo e peperoncino, la seconda con i gamberetti ed una salsina bianca e poi, non ancora sazi, accompagnati dall’ennesima cerveza spagnola, una terza con le sardine e l’aglio. Tappa successiva stazione di Atocha, famosa per l’attentato di alcuni anni fa, al cui interno hanno allestito una serra tropicale che abbiamo visitato il giorno della partenza. Anche se non indimenticabile questo fa capire come gli spagnoli riescano a rendere piacevole un luogo spesso caotico o freddo come possono essere le nostre stazioni italiane dove più che visitarle, si fa la corsa per uscirne al più presto. Già che ci siamo acquistiamo i biglietti del treno che due giorni dopo ci avrebbe portato a Valencia. Scegliamo il treno ad alta velocità, non c’era comunque altra scelta, e dopo pochi minuti di attesa acquistiamo i biglietti per complessivi 91 € mentre altri turisti per caso ricordo che se l’erano cavata con circa 70. La tanto calda accoglienza degli spagnoli spesso si fa un po’ desiderare… Molte volte ci siamo imbattuti in commesse, baristi o negozianti che oltre a parlare esclusivamente spagnolo non ti concedono possibilità di replica. O capisci la prima volta oppure senza rivolgerti altre parole il gioco è fatto, SILENZIO ASSOLUTO. Dopo aver già strisciato con la carta non potevo aggiungere altro e con la coda tra le gambe ci dirigiamo verso il Parque del buen Retiro per un riposino sulle sponde di un laghetto vicino alla zona del Museo del Prado, meta del pomeriggio dopo le 16 sfruttando il fatto che a quell’ora è gratuito. Abbiamo fatto un po’ i tamarri superando buna parte della fila ma che comunque è abbastanza scorrevole anche se apparentemente appare kilometrica. Il museo è imponente dal punto di vista strutturale e contiene numerose opere di correnti e artisti diversi. Noi abbiamo preferito soffermarci maggiormente sui capolavori di Goya e Velasquez trascurando un po’ le aree dedicate alla pittura fiamminga o tedesca. All’ingresso vi forniscono una cartina con indicati i quadri imperdibili e seguendo quella, in tre orette riuscite ad avere un ‘ottima panoramica su tutto. Audio guida e qualche commento su alcuni quadri e alle otto usciamo per una prima birretta ed una tapas con le cozze (altro piatto tipico) lungo Calle de Las Huertas, via piena di locali molto curati fino a Plaza de San Ana, pazza che di sera diventa una sorta di salotto illuminato da una luce bluastra molto caratteristica e pieno di ristoranti con i tavolini all’aperto. Dopo aver letto tutti i menù, un po’ cari e con il rischio di beccare un posto troppo da turista ci addentriamo di qualche passo verso Puerta del Sol e ci colpisce un ristorante con all’esterno le tipiche ceramiche colorate “ La fragua de vulcano” vi do anche l’indirizzo – C/ Alvarez Gato 9. Cercatelo perché ne vale la pena; personale gentilissimo, piatti deliziosi ed abbondanti e complessivamente molto economico. Ogni piatto che passava l’avremmo ordinato ma dopo la coda di toro è difficile ingoiare altro… Soddisfattissimi rientriamo in hotel passeggiando lungo le viottole che portano in Puerta del Sol rimanendo sempre più colpiti da quanti sono i locali, tutti molto curati e pieni di ragazzi che si godono la movida. Direi che questa è la zona che mi ha colpito maggiormente…Un po’ meno caotica rispetto a Latina e comunque ricca di vita.
Il giorno seguente il programma prevedeva Toledo, cittadina arroccata ad una trentina di kilometri ben collegata da un autobus che parte dalla stazione non quella dei treni ma un’altre nelle vicinanze, chiedete ai vari Info Madrid e se saranno corretti vi consiglieranno l’autobus rispetto al treno, costo 10 € A/R contro i 20 del treno ed in meno di mezzora siete a destinazione. Mi raccomando; quando arrivate prendete l’autobus che porta fono in centro e, se fate il biglietto quando salite portatevi dei soldi in moneta altrimenti l’autista vi fa scendere. Zitti e avanti. Toledo è stata capitale dell’impero e quindi si nota la regalità dei palazzi e delle piazze. Sarà stato il solleone di quel giorno ma non avevamo voglia di visitare ne la cattedrale ne la famosa moschea bianca ed abbiamo preferito sdraiarci all’ombra lungo le mura “ rinfrescati “ da un vento simile ad un phon in piscina. Sembrava di essere in un forno ventilato. Molto caratteristica comunque la piazza principale, la cattedrale e le viottole ma non aspettatevi molto altro. In un paio di orette la visitate tutta, forse di sera rende maggiormente.
Per l’ultima sera madrilena, Sara mi convince ad andare ad assistere a uno spettacolo di Flamenco. Chiediamo informazioni su quale sia un locale valido e, confermato dalla guida, prenotiamo al Casa Patas, uno dei più famosi della città.
Dopo una sosta per farci belli in albergo e le ennesime tapas con sangria nella zona di ieri sera (un localino vale l’altro…) ci dirigiamo verso il Casa Patas dove, senza cena, il costo per lo spettacolo è di 35 € con consumazione.
Devo ammettere che è stata un’ottima idea. Due ore di musica e balli molto coinvolgenti in un piccolo teatrino con le luci rosse bassissime, le sedie in legno ed un clima molto “ caliente”… unica nota stonata un tavolo di napoletani accanto a noi che ad ogni acrobazia del ballerino accompagnavano la musica con degli OLE stile Marisa Laurito (Italian stile…).
Ci incamminiamo per Plaza dos Mayos, zona descritta come parecchio movimentata, quando ci accorgiamo di aver perso la cartina pieghevole che ci ha accompagnato per tutto il viaggio. Tentiamo il suo recupero pronosticando averla persa al Caffè Sant Ana prima dello spettacolo. Bhè, altre kilometri ma la guida è ritrovata. Ancora una volta esausti ci ritiriamo accompagnati da lontane ma animalesche fusioni d’amore che fanno da colonna sonora alla nostra ultima serata Madrilena. Se si può riassumere in due parole Madrid la definirei: TRAVOLGENTE per le miglia di locali ed il clima festaiolo che si respira, ed ATTRAENTE per le varie caratteristiche che la rendono una capitale europea ma senza eccessi; città sicura e pulita, ovunque agenti di polizia e spazzini, attrazioni culturali e sportive ai massimi livelli, mezzi pubblici efficienti, spazi verdi ben curati ed almeno dal punto di vista turistico , molto più economica rispetto alle capitali del nord od ad una meta estiva italiana.
Cielo sempre terso ed azzurro che noi emiliani ci sogniamo ed anche se di giorno si superavano i 40 gradi il caldo è secco e all’ombra si sta da Dio, umidità zero e i colori della città sono ancora più nitidi e risaltano maggiormente.
Mentre ci incamminiamo verso la stazione per prendere il treno per Valencia, colazione al volo in una ottima pasticceria nei pressi del nostro HOTEL. Ricca di sfiziosità dolci e salate ci ha salvati più di una volta dagli attacchi di fame al ritorno delle nostre lunghe passeggiate…Era giusto sdebitarsi…
Prima di partire non potevamo però non passare per il MUSEO DEL JAMON, calle Mayor 8 dove, non sto scherzando cornetti con il prosciutto sono venduti a 1€ cosi come aranciate o altri stuzzichini. Non ci siamo presi 2 etti del famoso salume, una mega baguette e pronti per il viaggio.
Quello che ci ha stupito ancora una volta è stata l’organizzazione della stazione; non ci si avvicina al binario se non si possiede il biglietto, personale a disposizione dei disabili per salire sulle vetture e personale che molto cortesemente aiuta a caricare le valigie agli anziani. Naturalmente treni pulitissimi, in orario e moderni. Prezzo alto ma servizio impeccabile.
Arriviamo a Valencia nel primo pomeriggio e ci indirizziamo dopo aver visto la famosa PLAZA DE TOROS, verso il nostro albergo MAR DE DIEU, accanto al mercato coperto in Calle de Cirilo Amoros.
All’arrivo il proprietario (avvisatelo prima, noi l’abbiamo aspettato un ‘ora) ci porta nel nostro appartamento all’ ultimo piano e nulla da dire; grande, pulito e ben arredato con angolo cucina ed una disposizione delle finestre che faceva entrare costantemente una piacevole brezza.. Di notte essendo all’ultimo piano si godeva di una bella atmosfera immagine in quanto i piedi del letto erano rivolti verso una immensa finestra dalla quale si scorgevano i colori della città dall’alto.
Voglia di mare!!! In metropolitana (non particolarmente chiara la cartina…) ci precipitiamo verso la spiaggia di Malva Rossa… la zona è molto accogliente, una spiaggia lunghissima di sabbia fine ma per quanto riguarda il mare non aspettatevi i caraibi. Dopo un po’ di sole, un gelato ed un po’ di relax ci siamo cambiati al volo nascosti dietro alla casetta delle guardie mediche. Una ragazza scambiandoci per dottori (in mutande…) mi ha chiesto consigli su una puntura di medusa. Io ho provato a darle una mia diagnosi ma quando si è resa conto della situazione ha preferito insultarmi piuttosto che ascoltare i miei consigli.
Molto bello il lungomare che porta alla zona del Porto Reale, una passeggiata tra le palme da un lato e bancarelle etniche dall’altro prima di raggiungere la zona dei ristoranti affacciati sulla spiaggia. Essendo ancora un po’ presto prima d fare la scelta del locale giusto per la famosa paella valenciana, ci godiamo il tramonto lungo il porto, dove proprio in quel week end erano in corso i preparativi per lì imminente gran premio di F1 (mannaggia!!!).
Abbiamo seguito i consigli degli altri turisti per caso ma questa volta non siamo rimasti soddisfatti.
Ristorante La Pepica mega padellona di paella de pescados ma secondo noi era un po’ troppo secca… da quello che mi è sembrato di capire queste teglie gigantesche sono messe in forno ad arrostire ma non sono certo della cottura del riso al suo interno. Comunque accompagnando con un buon litro e mezzo di sangria non ci si può lamentare… In attesa della metro per il ritorno conosciamo un vecchietto gentilissimo che ci da alcuni consigli ed un ragazzino che un po’ misteriosamente ci da alcune indicazioni sulla città guardandosi sempre attorno e dicendo di stare aspettando un amico… altre conoscenze sulla metro… una coppia di americani che ormai da 10 giorni si trovavano a Valencia alla ricerca di un appartamento.. Come spesso accade parlando della città, ci troviamo a conoscerla meglio noi dopo poche ore piuttosto che loro dopo alcuni giorni.
Rientriamo in albergo, la mia ragazza passa davanti ad un terrazzo in comune ed un coro di cinghialotti l’accolgono con un ciaoooo sdolcinato da farmi venire il diabete. Sfortunatamente dopo pochi secondi, mi affaccio io ed il tono del loro ciao è sceso di 30 tonalità. Buonanotte.
: E’ il giorno dedicato alla città vecchia; scarpinando dopo una colazione veloce nel baretto convenzionato con l’hotel all’interno di un delizioso mercato coperto ristrutturato, visitiamo il famoso mercato alimentare della città sulle cui parte risaltano i colori delle ceramiche arabeggianti, Palacio della Seta, sede storica si davano appuntamento i commercianti dell’epoca, Plaza Virgin, la cattedrale (con visita interna per ammirare altri quadri di Velázquez), orchata nella pasticceria di Santa Catilina (bevanda che non ci ha fatto impazzire) pranzo in Plaza del La Reina nel locale 100 TAPAS dove puoi scegliere fra una miriade di Boccadillos ad un prezzo ridicolo.
Il pomeriggio lo dedichiamo invece alla città delle scienze, disegnata dall’architetto locale Calatrava, autore del ponte dei “ cascai” a Venezia, chiamato così dai veneziani per noti problemi di stabilità pedonale. Dopo questa piccola digressione veneta veniamo a questa zona moderna ma stupefacente per maestosità ed effetto visivo. Enormi costruzioni bianche attorniate da specchi d’acqua azzurri e bellissimi giardini. Non abbiamo visitato l’Oceanogràfic rimanendo colpiti dalla struttura del acquario, suddiviso per zone climatiche e dalla numerosità di specie animali esistenti. Le descrizioni erano in spagnolo ed in inglese abbastanza tecnico, vi fossero state anche in italiano sicuramente si sarebbero potute imparare più cose ma sicuramente la visita delle strutture all’interno del vecchio letto del fiume è da fare. A proposito: chi mi sa dire perché il mare è salato ed i fiumi no? Dopo alcune ore “ subacquee” impieghiamo un po’ prima di scegliere il giusto bus che ci porta in centro e passeggiando per le vie della zona che dovrebbe essere quella più festaiola (calle de Caballeros) ci beviamo l’ennesima cerveza ed andiamo a letto soddisfatti.
Per l’ultima giorno siamo indecisi tra giornata di relax al mare e cena ad Alboraya, ai confini nord della città oppure vista di El Palmar, paesino vicino alla zona lagunare di Valencia dove si diceva ci fosse la miglior Paella di Spagna.
Dopo un ulteriore visita al mercato coperto per un corio come souvenir e dopo aver acquistato un paio di scarpe (anche i prezzi per l’abbigliamento in Spagna sono convenienti ma le commesse non di certo disponibili) tramite un comodo autobus ci rechiamo per l’ora di pranzo nel piccolo paese. Sinceramente oltre ad una serie infinita di ristoranti affacciati su canali nei quali scorrono piccoli ruscelli d’acqua lagunare, le nostre valli di Comacchio e la foce del Po non hanno nulla da invidiare. Dopo esserci resi conto di tutto questo non c’è restato che riempirci di paella all’arroceria MARIBEL e chiamato un taxi per farci riportare lungo la costa dove siamo riusciti a fare un ultimo bagno e prendere l’ultimo sole prima di riprendere la strada verso casa. Tra taxi e ristorante una cinquantina d’Euro sono volati ma non avremmo voluto passare l’ultimo pomeriggio con 42 gradi in un paese deserto a vagabondare… Ultima sera alla ricerca di un ristorante tipico soprattutto per berci l’Agua de Valencia, un mix di succo d’arancia, spumante e un altro componente che non ricordo.
Ci siamo seduti a 4 tavoli diversi ma appena leggevamo il menu, ci guardavamo negli occhi e on un gesto via… menù stile Milano Marittima, artefatti e commerciali a prezzi stellari nella zona più commerciale piena da baretti ma se volevamo mettere qualcosa sotto i denti alla fine ci siamo dovuti accontentare e ci siamo mangiati 2 tapas di gamberi e calamari con una mega caraffona di quella buonissima bevanda. Vogliamo chiudere in bellezza? Non sazi ma storditi dalla fatica abbiamo scambiato Sausages per salsa… ci hanno portato all’una di notte salsicce con pimiento…NON NE ABBIAMO LASCIATA UNA. Risultato: foto delle pance per capire quella che era più rotonda…
Si fanno le valigie, metropolitana (si rischia di rimanere chiusi dentro, non regalate l’abbonamento prima di essere usciti, altrimenti non vi fanno passare…) e con volo verso Bologna torniamo dopo una settimana travolgente in una nazione che ci ha sorpreso fra le tante cose per l’armonia della gente, l’organizzazione pubblica e soprattutto i colori del cielo tra i mille spazi aperti.
Ed addormentandoci sul divano… non ci resta che pensare al prossimo viaggio…