Passeggiando in Panamà

Viaggiando da Panama City lungo la costa del Pacifico
Scritto da: coppiafelice
passeggiando in panamà
Partenza il: 15/01/2011
Ritorno il: 31/01/2011
Viaggiatori: tre
Spesa: 2000 €
Dopo qualche ricerca e l’essenziale raccolta di informazioni, quel poco che basta per sapere cosa fare e dove andare una volta giunti a destinazione, si parte … obiettivo PANAMA’. A differenza degli altri viaggi, in questo, c’è una importante novità: si è aggiunta a coppia felice, nostra figlia minore Lisa ( 13 anni ) ora siamo famiglia felice. La destinazione “PANAMA’” è stata scelta proprio perché lei voleva visitare un paese ricco di flora e fauna e noi, vista la nuova situazione, volevamo un viaggio tranquillo senza particolari rischi. Panama’ è uno Stato piccolo ma non abbastanza per visitarlo tutto nei pochi giorni a nostra disposizione, quindi, fatte le dovute scelte e come nostra consuetudine scartate le località più gettonate dal turismo, abbiamo scelto di visitare: prima la città di Panama City con tappa obbligatoria alle Chiuse del famoso Canale di Panama, poi un tour alla scoperta della costa pacifica ed infine qualche Parco Naturale. A parte alcuni cambiamenti in itinere siamo riusciti a completare quanto ci eravamo prefissati.

Volo aereo “Continental Airlines” acquistato online , A/R da Milano Malpensa a Panama City con scalo a New York liberty, spesa totale per tre persone euro 2.250.00, ottima compagnia aerea! Sempre on line abbiamo prenotato anche le prime due notti in hotel nella capitale (hotel Marparaiso) con trasporto dall’aeroporto compreso nel prezzo, perché l’arrivo è previsto in tarda serata ( ore 22.30 ).

1^GG: Giunti a New York , sosta al fast food stile american graffiti dell’aeroporto Liberty (17,50 $ in tre) e poi via a prendere un altro aereo che ci porterà a Panama City in anticipo di mezz’ora. Giunti a destinazione e passata la dogana andiamo alla ricerca del bus dell’hotel prenotato da casa (90 $ la tripla per due notti con colazione e trasporto). L’hotel non è nulla di speciale ( in seguito ci renderemo conto che per lo stesso prezzo c’è di meglio ) la camera tripla è molto piccola, la colazione è scarsa e monotona, ci sono altri turisti ma assomiglia più ad un albergo a ore per coppie clandestine. Per questi motivi decidiamo di non confermare la camera per l’ultima notte di viaggio! Doccia ristoratrice e subito a letto, siamo cotti dal lungo viaggio!

2^GG: Alle 6 siamo già tutti svegli, sia a causa del fuso orario ma soprattutto per il caldo umido e il consueto mal di testa da cambiamento improvviso di clima. Dopo il riordino degli zaini, attività della quale Lisa non ha ancora compreso l’importanza, ci prepariamo per la nostra prima uscita nella capitale. E’ caldo.. molto caldo ( soprattutto per chi arriva da 0 gradi di media giornaliera ). Decidiamo di andare a visitare la zona vecchia della capitale, chiamata Casco Vejo. Consigliati dalla ragazza della reception ci facciamo portare da un taxi ( 3$ ) perché secondo lei andare con il bus pubblico è “MUY PELIGROSO”. Presto ci accorgeremo che pericoli non ci sono… o meglio … secondo noi ci sono gli stessi pericoli che si possono riscontrare nelle nostre grandi città cioè, meglio passeggiare nelle vie frequentate e non addentrarsi nei vicoli isolati … proprio come da noi. Casco Vejo è sul mare, si presenta come un tipico spaccato di centro latino di inizio novecento! La gran parte degli edifici stile coloniale non sono solo vecchi ma anche diroccati e qualcuno è in piedi solo grazie a grosse impalcature di sostegno. Forse perché è domenica ed è mattino presto, c’è poca gente in giro e gli unici turisti siamo noi, si possono notare però diversi militari in servizio di vigilanza agli angoli delle principali strade. Non capiamo perchè di tanta vigilanza, ma se ci sono il motivo ci sarà ! Da Casco Vejo ci spostiamo, sempre in taxi ( 4 $ ) sulla Calzada de Amador, una striscia di terra o meglio una strada rialzata sul mare, fiancheggiata da palme, che collega quattro isolotti. Affittiamo tre biciclette per due ore ( 25 $ ) e facciamo tutto il giro dei quattro isolotti. La Calzada termina in una piazzetta con il porto per i piccoli natanti dei turisti, qualche negozio e una gelateria, visto il caldo torrido ci fermiamo a pranzare con un mega gelato. La gelateria è di proprietà di un italiano trasferitosi a Panama da anni e anche i prezzi sono italiani! Il proprietario, appena capisce che siamo connazionali, attacca discorso e in pochi minuti ci racconta la sua vita passata lontano dal Paese natio. Ci tiene a precisare quanto sia stata giusta la sua scelta e come sia riuscito a raggiungere quell’ottima sistemazione di cui ora gode e…. bla.. bla ..bla… quello che traspare è che soffre di nostalgia per il suo paese. Dopo la riconsegna delle bici ( non serve noleggiarle per due ore è sufficiente un’ora per tutto il giro e soste relax) sempre in taxi ( 10 $ ) raggiungiamo le Chiuse di Miraflores del Canale di Panama, bella esperienza, ticket ingresso 8 $ a testa. Visitiamo il museo poi nel teatro vediamo il filmato che illustra la creazione del Canale, infine assistiamo all’immancabile passaggio di una grossa nave nelle doppie Chiuse dove, tramite un flusso di acqua in entrata o in uscita, l’enorme imbarcazione viene alzata o abbassata al livello giusto per proseguire il viaggio. Pausa pranzo a base di hot dog e una fresca birra locale “ balboa” al bar con vista sul Canale ( 8 $ in tre). Dalle letture fatte in precedenza, le Chiuse ( e ve ne sono altre lungo tutto il Canale ) le immaginavamo più grandi ma il Canale, con tutti i suoi 80 km di lunghezza è certamente un’opera di ingegneria impressionante, inoltre è interamente inserito all’interno di un territorio lussureggiante costituito da foreste e parchi Nazionali. Nel pomeriggio rientriamo in città, optando per il bus pubblico ma senza successo perché tutti i mezzi che passano sono stracolmi di gente e quindi non si fermano neppure. Dopo un’attesa di mezz’ora, sotto il sole cocente decidiamo di prendere l’ennesimo taxi (5 $ contrattati fino allo spasimo) per piazza 5 maggio dove inizia la Avenida Central, il “viale dei negozi”. Piove ma non è un problema visto il caldo soffocante. L’Avenida Central brulica di gente, pochissimi turisti, tanti panamensi e tanti negozi, un bazar di merci e un pour purri di razze . Tutti i Centri Commerciali sono gestiti da asiatici certamente cinesi, la via è chiusa al traffico tutta pedonale ed è anche un punto di ritrovo per anziani che si incontrano per fare due chiacchere o di predicatori più o meno improvvisati che con microfoni e casse acustiche enormi fanno i loro sermoni e canti! Facciamo una bella camminata fino alla litoranea in piena tranquillità, fino alle porte di Casco Vejo senza avere sentore del “muy peligroso”. Raggiungiamo l’Hotel a piedi con facilità aiutati dall’immancabile GPS e ceniamo in un ristorantino vicino all’hotel, il “Panama Canal Place” (24 $ in tre).

3^ GG: Ci svegliamo presto (4.30 circa ), siamo in partenza per Santa Catalina. Colazione in hotel e taxi (4 $ ) diretti al nuovo e ben organizzato Terminal dei bus di Albrook. Da casa ci siamo portati l’orario dei bus delle zone che attraverseremo ( da internet ) ma comunque le biglietterie del Terminal sono molto chiare ed efficienti! Prendiamo l’unico bus disponibile per Sonà (24 $ in tre, non è un espresso) con partenza alle ore 10.20 perché quello delle 8.20 è già al completo, forse dovevamo arrivare prima. Il Terminal è grande, con negozi e tante possibilità per fare colazione o mangiare un pasto; si paga tutto, dall’uso dei bagni all’entrata alla banchina degli autobus, nonostante si sia già in possesso del biglietto, ci sono anche pseudo facchini che per darti informazioni e accompagnarti al bus ti chiedono soldi…. questo è un comportamento ormai visto e rivisto in altre zone del mondo e devo dire che qua non insistono poi neanche tanto. Il nostro bus non è dei più nuovi ma come tutti gli altri esternamente è completamente dipinto con colori sgargianti e disegni di vario genere ( caratteristico ), all’interno c’è musica latina ad alto volume … e vai … certo che per chi tutti giorni deve prendere il bus, magari per recarsi al lavoro, è un buon modo di iniziare la giornata! L’arrivo è previsto a Sonà alle ore 15, abbiamo la coincidenza per Santa Catalina alle ore 16 (ultima partenza). Il viaggio è lungo, con il bus che si ferma ovunque, meglio prendere gli espressi dove generalmente si viaggia più comodi e si perde meno tempo. A Sonà si cambia e qui bisogna spendere due parole: Sonà è una piccola località di passaggio, il bus per Santa Catalina dovrebbe partire alle 16 ma non si riescono ad avere informazioni ufficiali perché non esiste neanche una biglietteria. Si è lì in attesa dell’arrivo del bus insieme ad altri turisti e gente del posto. La nostra impressione è stata che il ritardo dei bus non è altro che un mezzuccio per scoraggiare i turisti e costringerli a prendere i vari taxi che gironzolano continuamente davanti alla fermata. I primi a cedere sono un gruppo di inglesi, poi alcuni spagnoli ! Noi invece, stoici e sicuri delle nostre possibilità come esperti viaggiatori non cediamo, e anche Lisa questa volta dà dimostrazione di non voler cadere nella tentazione del Taxi. Dopo circa un’ora, la nostra pazienza viene premiata e all’arrivo del bus ritardatario riusciamo ad ottenere i nostri agognati posti (10 $ in tre)….della serie..le cose quando te le guadagni le godi di più. L’autobus è piccolo, pieno di gente e si ferma in ogni luogo dove si percepisce la presenza di un’abitazione, il tutto lungo una strada dissestata tra boschi e pascoli. Dopo 60 km arriviamo a Santa Catalina, è già buio e l’autista ci abbandona in paese ( poche case e un negozietto che in pochi metri quadrati vende di tutto, dagli alimentari alle pentole, dalle scarpe ai mangimi per gli animali.) Il Resort, dove già da casa avevamo deciso di soggiornare, si trova a 20/30 minuti di cammino, lungo una stradina sterrata isolata e buia, da fare con gli zaini in spalla dopo 8 ore di viaggio in bus e Lisa che ormai è alla frutta! Decidiamo di telefonare all’Hotel ( Oasi Surf Camp 40 $ la tripla) ci risponde David il proprietario del Resort, un italiano trapiantato a Panama da diversi anni ( ma quanti italiani si sono trasferiti a Panama ? ) il quale gentilmente ci viene a prendere con un fuori-strada. Giunti al villaggio ci sistemano in un grande bungalow da 6 posti con l’accordo che il giorno seguente ci sposteranno in un altro più adatto a noi. Il bungalow è a qualche metro dalla spiaggia di fronte all’oceano …fantastico! E’ tardissimo e il ristorante del villaggio è chiuso, siamo costretti a cenare nell’unico ristorantino nella zona, a circa cinquecento metri dal Resort, lo raggiungiamo a piedi nel buio della notte, guadando un fiumiciattolo a due passi dal mare. Nonostante il ristorantino sia in un posto molto isolato e non certo facile da raggiungere, è piuttosto pieno ( circa 15 clienti ). Mangiamo in compagnia di Thomas, un tedesco giornalista e viaggiatore solitario, la cena è discreta, anche il conto discretamente alto e la lentezza del servizio è snervante. Ad ogni passaggio, nelle vicinanze del nostro tavolo, del proprietario/cameriere/addetto alla cassa e forse anche cuoco, ci fa segno che manca poco, in realtà il pasto arriverà dopo 2 ore. ( L’incredibile lentezza nel servizio ai ristoranti si rivelerà molto comune in tutti i luoghi dove siamo stati). Dopo cena si guada nuovamente il fiumiciattolo e si torna al bungalow….la vacanza inizia bene.. come è giusto che sia … tanti imprevisti e situazioni inaspettate.

4^GG: Sveglia presto, anche perché non abbiamo tende alle finestre e il sole irrompe all’interno del bungalow invadendo la camera, fuori il suono della natura diventa sempre più forte. Colazione nel ristorante del Resort (11 $ in tre) poi facciamo un giro nel villaggio, il mare è stupendo a ridosso di una foresta di palme, la spiaggia è lunga ( con la bassa marea è lunghissima ) per raggiungere il bagnasciuga si cammina e quando si giunge all’acqua e ci si gira per guardare verso terra …spettacolo!!! Quando si vedono le cartoline di spiagge caraibiche o esotiche ci si chiede se certe località esistono veramente…esistono…qui c’è la prova!!! E’ una zona di surfisti e infatti non si fanno attendere ma qui c’è spazio per tutti. Occupiamo il nuovo bungalow, è carino e colorato con una meravigliosa amaca montata davanti alla porta d’entrata. Pranziamo al ristorante del villaggio, piatti semplici ma curati ( 20 $ in tre) poi giornata di sole e spiaggia…e che sole e che spiaggia! Il mare è caldissimo e le onde sono… OCEANICHE e quando arriva il tramonto l’atmosfera rilassata che si vive nel villaggio ti fa sentire in Paradiso. In serata passeggiata ( 2 km ) in paese per comprare qualche vivanda nell’unico negozio presente poi sempre a piedi e al buio ma con in mano una torcia a testa, raggiungiamo in circa 30’ lungo una stradina sterrata, la pizzeria “da Jamming” gestita da una ragazza italiana ( un’altra ) e un panamense. Pizza buona a un prezzo giusto (22,50 $ in tre) ottima birra balboa e un gelatone per Lisa. Si torna al bungalow camminando contenti della giornata passata, illuminati dalla luna piena.

5^ GG: Ci svegliamo senza acqua corrente ma i gestori sono già al lavoro per risolvere il problema e di li a poco l’acqua torna! In mattinata abbiamo deciso di fare una passeggiata a cavallo con una guida locale (20 $ all’ora per cavallo) . Colazione a base di frutta esotica e pankake.. buonissima. Pomeriggio di totale relax davanti al mare a giocare a carte. Si cena al ristorante del villaggio all’italiana…pasta! (30 $ in tre) poi in bungalow a preparare gli zaini perché domani si riparte, destinazione Las Lajas! Un saluto ai proprietari che tra l’altro ci consigliano di andare in una località di nome Boca Brava, che noi comunque avevamo già annotato nel nostro tabellino di marcia!

NOTA: la tappa di Santa Catalina era finalizzata all’escursione all’isola di Coiba, il Parco Nazionale Marino, ma non si è fatta perché l’organizzazione si è rivelata complicata e il prezzo piuttosto alto, questo perché eravamo solo in tre ! Se si è almeno in 5 il costo è più accessibile: 50 $ a testa solo per la barca poi c’è da aggiungere 20 $ a testa per l’ingresso al parco nazionale dell’isola, più il pranzo! E’ un’escursione che dura circa 6 ore, sicuramente se non si bada a spese è da fare, visto che la paragonano alle Galapagos!

6^ GG: Sveglia all’alba ( anzi prima dell’alba ), zaino in spalla, guadiamo il fiume e ci facciamo i due km a piedi fino al paese per prendere il bus Santa Catalina -Sonà ( al mattino ci sono più partenze). Prendiamo il primo bus che parte in perfetto orario ed è già pieno di gente locale ( 12 $ in tre ). Bus Sonà- Santiago 6 $ in tre, qui prendiamo un taxi (1.5 $) che ci porta ad una seconda stazione per prendere il bus per San Felix (15.50 $ in tre) quest’ultimo è un mezzo diretto e nuovissimo ma al suo interno si muore dal freddo a causa dell’ AC . A San Felix a bordo di un Pick-up ( ci chiede 5 $ ) raggiungiamo Las Lajas. Il viaggio si svolge con un tempismo incredibile, ad ogni tappa troviamo subito la coincidenza in partenza per la tappa successiva tanto che arriviamo a Las Lajas alle 12.30. La strada termina davanti all’oceano, a pochi metri c’è il Resort da noi già contattato dall’Italia “ La Spiaza” (35 $ la tripla a notte con colazione). Ci accolgono Massimo ed Elisa, una coppia di Italiani che ha aperto l’attività 3/4 anni fa, sono all’inizio ma sono già ben inseriti nel contesto panamense. Il loro Resort è piccolo, costituito da due camere e un grossa capanna stile ostello ma si stanno organizzando per il futuro e presto amplieranno la struttura e poi la loro simpatia e disponibilità riesce a sopperire a qualche piccola carenza alberghiera. Per il pranzo andiamo al ristorante “La Estrela del Pacifico” direttamente sul mare, un locale storico nella zona, gestito e frequentato quasi esclusivamente da gente del posto. Mangiamo bene a base di pesce e birra locale, non c’è una gran varietà nella scelta dei piatti ma quello che portano è buono (14.50 $ in tre). Pomeriggio relax e passeggiate in spiaggia, cena presso il nostro Resort a base di spaghetti al pesce (31 $ in tre).

7^ GG: Ci svegliamo presto a causa di qualche indigeno che ha deciso che l’alba è il momento migliore per segare la legna! Colazione al Resort (7 $ in tre), ci dirigiamo poi presso un hotel nelle vicinanze ( molto chic) dove sembra organizzino tour in barca alle mangrovie. Aspettiamo un po’ ma dell’organizzatrice neanche l’ombra. Quando molto più tardi riusciamo a parlare con lei ci dice che non è possibile organizzare il tour perché…è troppo tardi, dovevamo dirlo prima, la marea è bassa, non ci sono altre persone etc… Sconsolati optiamo per una camminata lungo la spiaggia che è comunque uno spettacolo notevole! L’oceano è caldo e le onde alte, al mattino la bassa marea regala una spiaggia immensa, mentre nel pomeriggio arriva l’alta marea e tutto si riduce di almeno 300 metri e le onde arrivano quasi a ridosso delle case sulla costa. Quando c’è la bassa marea qualcuno utilizza la spiaggia come fosse una strada e transita a bordo di fuori-strada, fregandosene dei divieti presenti in tutti gli accessi al mare; questi maleducati trasgressori sono generalmente Statunitensi danarosi, ospiti di qualche grosso Hotel della zona e questo fenomeno è perfettamente conosciuto dalle Autorità del posto che però fanno ben poco per impedirlo. In spiaggia ci sono pochi bagnanti, quasi tutti locali, molti fanno il bagno praticamente vestiti. Per pranzo ci fermiamo in un ristorantino all’interno di un villaggio sul mare, dove mangiamo il pescado del giorno e beviamo Balboa e Cocacola, tutto molto buono (24,50 $ in tre). Lisa vede una bella iguana e questa è l’occasione per scattare un po’ di foto! Si torna a “La Spiaza” e tra una partita a carte e tante chiacchere con Elisa passiamo il pomeriggio, anche Lisa riesce a dare libero sfogo alla sua voglia di FB, utilizzando l’internet point del Resort. Nel tardo pomeriggio facciamo l’ultima visita alla spiaggia, qualche bagno e poi passeggiata fino ad un lago nelle vicinanze, dove ci avevano segnalato degli uccelli particolari, di colore rosa intenso, ma siamo riusciti a vederli solo da molto lontano! Cena al Resort altre chiacchiere con Elisa e Massimo, poi in Cabanas per riordino zaini ( per Lisa questa operazione rimane ancora un mistero ), domani si riparte con un giorno di anticipo sulle previsioni perché Las Lajas a parte la bella spiaggia non offre gran che! Prima di dormire facciamo conoscenza con un grosso geco che ci terrà compagnia tutta la notte, per fortuna Lisa non lo ha visto!

8^ GG: Sveglia alle 6,30, colazione e due chiacchere con Massimo il quale ci procura un taxi ( un suo amico) saluti e via verso la prossima meta, Parco Nazionale Marino Golfo del Chiriquì! Decidiamo di raggiungere Boca Chica direttamente in taxi (70 km in un’ora) concordando per 30 $ …ma si poteva fare meglio! Lo spostamento è rapido e comodo. Al porticciolo di Boca Chica, dove ci lascia il taxi, c’è una barchetta con al timone un giovane ragazzo pronto a traghettarci all’isola per 2 $ a testa. Arrivati a Boca Brava e sbarcati nella piccola banchina che funge da porto di attracco, ci attende una scalinata ripidissima che facciamo a fatica con gli zaini in spalla. Quando arriviamo in cima si apre davanti a noi un Resort con la R maiuscola…ora il problema è.. ci sarà posto? Sarà alla nostra portata? È l’unico Resort disponibile sull’isola, la struttura è situata in cima a un promontorio sul mare immerso nel verde, è gestito da una coppia di Statunitensi che non accettano prenotazioni. La Lonely Planet non fornisce molte indicazioni ma sembra che assicurino almeno un’ amaca per la prima notte, anche perché una volta arrivati diventa difficoltoso ripartire in giornata! Due parole alla reception…….c’è posto! Camera tripla con bagno a 50 $ per notte, più caro dei precedenti ma di un livello nettamente superiore. Il posto è da cartolina…. praticamente un balcone sulle isole circostanti, le camere hanno tutte una grande vetrata sulla foresta e le scimmie vengono a curiosare attratte da luci e rumori.. è un posto molto bello! Ci sediamo al tavolo del ristorante proprio a ridosso della veduta panoramica e pranziamo a base di pesce ( 26,50 $ in tre). Nel pomeriggio passeggiata nei dintorni con avvistamento di scimmie nel loro habitat naturale poi rientro in Resort dove, sempre nel balcone panoramico ci gustiamo una Balboa ghiacciata e Lisa riesce a collegarsi in internet per due chiacchiere con gli amici. Cena ottima, sempre in terrazza, il buio della notte avvolge il Resort e come sottofondo il rumore del mare! Dopo cena non c’è molto da fare se non godersi la brezza notturna… Ovviamente trovandoci all’interno di una foresta gli animali ma in particolare gli insetti.. sia quelli piccoli che quelli grandi ( e per grandi intendo veramente grandi!!!) sono di casa, le reti e le zanzariere alle finestre fanno quello che possono e qualche incontro inaspettato è normale ma questo è un aspetto che Lisa non gradisce molto.. Per fortuna ci eravamo attrezzati e per la notte montiamo sul letto di Lisa la nostra zanzariera portata da casa che le permetterà di dormire tranquillamente.

9^ GG: Giornata di escursione, sveglia alle 7, colazione poi ci facciamo preparare il pranzo al sacco ( 23,50 $ in tre). Alle 9.30 si parte in barca per le isolette vicine. Il tour pianificato la sera prima alla reception, prevede la visita di due isole più l’occorrente per lo snorkeling (20 $ a testa ). In barca siamo in 6, noi più una coppia tedesca e un cubano, più un frigorifero portatile carico di bibite fresche e i nostri cestini per il pranzo, destinazione Isla Bolanos, un posto da sogno, un arenile bianchissimo in un mare turchese e trasparente! Il barcaiolo ci lascia sulla spiaggia e lui si ormeggia a poca distanza, non prima di averci invitato, noi “turisti paganti”, a scaricare le bevande e il cibo. Giunti sulla spiaggia velocemente indossiamo pinne, maschere e boccaglio e via ad esplorare fondali pieni di pesci e coralli ! Sarà una mattinata e primo pomeriggio molto bello e rilassante. Lisa farà la sua esperienza alla Robinson Crusoe, sbucciando a mani nude due dei tanti cocchi caduti dalle palme, aprendoli, una volta privati della corteccia, sbattendoli sulle rocce, offrendo poi con entusiasmo il risultato della sua fatica a tutti i presenti. L’escursione doveva terminare alle 16 con la visita di una seconda isola, in realtà il barcaiolo ci farà risalire in barca alle 14.30 con rientro diretto alle 15 e quindi con la visita ad una sola isola. Ovviamente inutili le lamentele di tutti noi… il barcaiolo finge di non capire! Sono queste cose che rovinano un po’ una bella giornata e minano la buona considerazione che fino a quel momento avevamo della gente del posto. Passeggiata pomeridiana nella foresta e discussione sul da farsi…domani si parte e si va a El Valle, nella regione di Coclè! Lisa ci ha abbandonato, alla passeggiata ha preferito internet per sentirsi un po’ con gli amici a casa … eh eh questi giovani! Cena con un pescado freschissimo ( 31 $ in tre ) e poi a nanna! La notte ci riserverà delle sorprese…alcune scimmie urlatrici si fermano sotto la nostra finestra e ci svegliano con i loro versi caratteristici! Boca Brava è un posto veramente fantastico anche se speravamo di avvistare più varietà di animali.

10^ GG: Sveglia, colazione ( 11 $ in tre) poi lasciamo questa meravigliosa isola, destinazione la montagna a El Valle de Anton ( circa 600 metri slm), una pittoresca cittadina che sorge nel cratere di un gigantesco vulcano spento, circondata da foreste. Lo spostamento pianificato con l’aiuto della Lonely Planet, sembra difficoltoso e macchinoso, al contrario… avverrà con una facilità estrema: partenza ore 8.30 da Boca Brava con la solita barchetta, arrivati al molo di Boca Chica c’è già un bus collettivo che da lì a poco ci porterà all’incrocio con la principale arteria stradale, la Panamericana ( circa 40 km per 9 $ in tre ) qui attendiamo un bus di linea che va verso Panama City, non conosciamo gli orari ma c’è altra gente locale che aspetta lungo la strada …arriverà? Nel frattempo facciamo amicizia con una coppia di spagnoli, anche loro in attesa di un bus; con il loro aiuto fermiamo uno shuttle privato in transito, diretto verso Panama City e dopo aver contrattato con l’autista, per un prezzo giusto (30 $ in tre) otteniamo il passaggio fino all’incrocio per Las Uvas dove c’è la strada per El Valle ( praticamente attraversiamo mezzo Stato). La coppia di spagnoli scenderà prima perché, convinti dai nostri racconti, cambiano destinazione e decidono di andare a Santa Catalina. Lungo il viaggio riusciamo a fare anche una sosta pranzo al Mc Donald ( 12,50 $ in tre ) dove l’autista ( che in realtà non è un’ autista ma una persona che ci ha caricati solo per guadagnare qualcosa durante il suo viaggio ) ci aspetta paziente in macchina. Giunti alla fermata di Las Uvas abbiamo solo il tempo di attraversare la strada Panamericana che è già in arrivo un bus collettivo per El Valle. Un viaggio velocissimo, alle 14,30 siamo già a destinazione e alle 15 già in camera, nell’hotel Don Pepe (consigliato dalla bibbia Lonely Planet ), camera grande e confortevole ( 45 $ la tripla). Molto carino anche l’hotel, in stile montano e con al piano terra un grande negozio di artigianato locale, della serie… quando tutto gira bene! Ci rimane il pomeriggio per visitare il paese, il mercato e una passeggiata di 4 km al fiume dove viene segnalata una bella cascata (Chorro de Las Mozas) da vedere ma noi non la troviamo…forse perché è la stagione secca e c’è poca acqua. Si cena presto perché qui i ristoranti chiudono alle 20 o al massimo alle 21 ( gli altri locali chiudono ancora prima ). Scegliamo il ristorante “Santa Librada” segnalato dalla bibbia, discreto con un buon gelato finale ( 20 $ in tre). Breve nota informativa sui ristoranti panamensi: il menù è vario e menziona molte pietanze ma in realtà ti possono servire neanche la metà dei piatti elencati, quando si fa l’ordinazione è un continuo…no non teniamo questo, no non teniamo quello!” forse farebbero prima a dire subito quello che hanno!

11^ GG: Sveglia, colazione e via per l’escursione alla cascata “El Chorro Macho”. L’ingresso dista circa 4 km dall’hotel, dopo qualche centinaio di metri a piedi un ragazzo con il furgone del canopy tour ci offre un passaggio fino all’ingresso del parco. Paghiamo il biglietto solo per la cascata (11 $ in tre), per la piscina naturale ci vuole un secondo biglietto, stessa cosa per il canopy! Entriamo nel parco e …. delusione…in 15 minuti si fa tutto il giro del percorso fino alla cascata, che è un bello spettacolo ma nulla di eccezionale. Per fotografarla meglio, visto che abbiamo pagato troppo per quello che offre, saltiamo una staccionata e di frodo andiamo proprio sotto alla cascata dove c’è quella che loro chiamano una piscina naturale! Facciamo ritorno in paese a piedi e andiamo a pranzo in un ristorantino più frequentato da gente del luogo che da turisti (14,5 $ in tre). Nel pomeriggio andiamo alle terme di El Valle dove l’acqua non è calda come ci si aspetterebbe perché a dire dei locali il vulcano fa i capricci ma c’è a disposizione dei clienti del fango curativo da spalmarsi in viso! Non sappiamo se fa bene ma fa ridere tutti quelli che si prestano a questa operazione..curativa..quindi anche noi proviamo, poi a mollo nella piscina termale (ingresso 5,5 $ in tre ) dove conosciamo una coppia di anziani Italiani in vacanza, molto simpatici; lui tra le altre cose ci spiega che vivono in Italia ma da trenta anni, tutti gli inverni li passano all’estero nei paesi caldi…. che dire … ottima decisione! Rientro a piedi in hotel con sosta al mercatino dell’artigianato per comprare souvenir e cartoline. Si sente che siamo in montagna…fa quasi freddo la sera e ci vuole la felpa! Riordino zaini e nanna, domani si riparte!

12^ GG: Sveglia e colazione alla panederia del paese, dolci buonissimi (5 $ in tre ). Si parte per Gamboa il paese alle porte del Soberania National Park!. Non abbiamo le idee chiare su dove andare a dormire perché la bibbia fornisce poche indicazioni in merito a questa zona, ma dai racconti di altri viaggiatori sembra che ci sia un hotel alla nostra portata proprio a Gamboa! Prendiamo il bus pubblico per Panama city che parte a pochi metri dall’hotel Don Pepe alle ore 9 (10,5 $ in tre), a causa del traffico intenso arriviamo in città alle 12 e quindi decidiamo di pranzare in uno dei tanti punti di ristoro all’interno della grande stazione di Albroock. Una nota di merito al sistema di ramificazione ed efficienza dei mezzi pubblici…ovunque siamo stati ci siamo arrivati con relativa facilità, abbiamo sempre trovato un bus o una coincidenza e dove non abbiamo trovato bus pubblici c’erano a disposizione taxi, barche o altro, in questi casi è d’obbligo la contrattazione del prezzo prima di partire, con un po’ di pazienza si può calare di molto l’importo della prima richiesta! Dopo pranzo cerchiamo il bus per Gamboa e ci accorgiamo che è già in partenza dalla piazzola vicina, il bus è strapieno e pensiamo che non sia il caso di salire con i nostri zaini ingombranti, ma appena il personale della stazione e l’autista ci vedono ci invitano a salire dal portellone posteriore del bus facendoci posto tra la ressa. La gente sul bus ci aiuta a salire e a far posto sia a noi che agli zaini! Si parte tutti pressati ma poi durante il viaggio si svuota parzialmente (2 $ in tre). Il paesaggio cambia, si incontra a destra nuovamente la foresta e a sinistra il Canale; parliamo con l’autista per decidere dove scendere, lui non conosce l’hotel dove vogliamo andare, dice che non esiste, anche un ragazzo che vive a Gamboa conferma che quell’hotel non esiste…mah! Decidiamo allora di farci lasciare all’entrata dell’unico hotel della zona che subito ci appare fuori dalla nostra portata. Entriamo nella hall, tutto attorno è elegante e lussuoso noi siamo proprio fuori posto con i nostri zaini e quando ci dicono il prezzo della stanza (200 $ a loro dire con trattamento di favore ) usciamo rapidamente ! Riusciamo a riprendere lo stesso bus dell’andata in procinto di tornare a Panama City, l’autista ci guarda un po’ stranito, gli spieghiamo che l’hotel non fa per noi… lui capisce, sorride e dice “ muy caro”!!! Si torna nella capitale dove dormiremo, facendo la spola in bus dalla Città a Gamboa (30 minuti di viaggio). Arrivati in Città, raggiungiamo il centro dove andiamo alla ricerca di un hotel e questa volta avendo tempo, ci impegniamo a trovare quello giusto anche perché sarà la nostra base fino alla fine del viaggio. Dopo vari tentativi decidiamo, su consiglio di un taxista, di andare all’hotel Lisboa (44 $ la tripla), buono, forse il migliore fino ad ora! Dopo una veloce sistemazione si va a fare una passeggiata in Avenida Central, quando si fa sera è meglio evitare le vie laterali, c’è tanta polizia in giro ma anche tanta povertà…Si cena al “Romanaccio”, ristorante di buon livello sicuramente di proprietà di un italiano, da segnalare per il buon cibo e servizio (27,5 $ in tre). Si torna in hotel, unica nota negativa della camera è il condizionatore rumoroso!

13^ GG: Sveglia alle 6.30 ( forse è troppo tardi!), colazione al Romanaccio (10 $ in tre) che dista circa 300 metri dal nostro hotel. Prendiamo al volo un bus per il terminal (1 $ in tre) ormai siamo esperti e quando dico al volo è proprio al volo…nel bus oltre all’autista c’è sempre un ragazzino che sbracciandosi fuori dal mezzo urla continuamente ai passanti la destinazione finale e basta fare un cenno che l’autista rallenta quel tanto per farti salire …..al volo appunto! Al terminal ci facciamo preparare dei panini per il pranzo al sacco poi andiamo alla banchina dei bus per Gamboa (2 $ in tre), dove scopriamo che il primo mezzo c’è alle 10, dobbiamo quindi aspettare 1 ora! Arrivati a Gamboa ci facciamo lasciare alla fermata dove inizia il “Sendero El Charco”e ci incamminiamo, dopo appena 500 metri si apre davanti a noi una bella cascata con ai piedi una piscina naturale ( degna di questo nome… non come quella di El Valle ). Il posto è bello e ben accessibile, sicuramente frequentato nei giorni festivi anche da gente del posto, non ci sono altri turisti ma ci sono alcuni muratori che stanno costruendo all’interno del parco un piccola struttura, forse i futuri bagni pubblici. Proseguiamo per il sentiero, è un percorso breve, circa 2-3 km, ma bello. Durante la camminata incontriamo subito animaletti non ben identificati che fuggono al nostro arrivo, poi un gruppo di scimmie che al contrario si fanno guardare e loro osservano noi. Il sentiero termina di nuovo alla cascata dove nel frattempo i muratori, ora in mutande, stanno facendo il bagno, si arrampicano su per la cascata e si tuffano nella piscina naturale. A questo punto è quasi d’obbligo la sfida dei tuffi e quindi Ernesto si arrampica e poi si tuffa, ovviamente filmato da me per immortalare la prova! Tra risate ed incitamenti trascorriamo un bel momento. Dopo aver pranzato si riparte per la prossima passeggiata…con uno spostamento a piedi lungo la strada asfaltata, dopo circa 1,5 km, raggiungiamo l’entrata del “Il Camino de Plantacion”. Incominciamo a salire questo sentiero che dovrebbe essere lungo 7 km, siamo molto speranzosi di incontrare animali anche perché il percorso ben segnalato è abbastanza isolato e si inoltra in una bella e fitta foresta…non sarà così!!! Probabilmente a causa dell’orario improprio! Dopo più di 5 km Lisa è stanca e anche noi, nonostante udiamo in lontananza l’urlo delle scimmie decidiamo di fare ritorno. Facciamo un’altra sosta alla cascata per rinfrescarci un po’ dove nel frattempo sono arrivate altre persone e c’è anche un poliziotto armato con giubbotto antiproiettile che vigila…..mah!!! Dopo una breve sosta rigenerante andiamo sulla strada ad aspettare il passaggio del bus delle 16 e torniamo in città con una disinvoltura da panamensi, raggiungendo l’hotel stanchissimi; cena dal “Romanaccio” (27 $ in tre) poi a nanna.

Nota: A differenza delle altre province, a Panama City e nei suoi dintorni si vede polizia ovunque, in particolare dove si raduna gente, non fanno nulla se non vigilare ma la presenza continua di militari armati e in mimetica è inquietante! Per noi turisti in fondo è una sicurezza ma per chi vive qui forse non è simpatico!

14 ^ GG: Oggi è prevista una mega passeggiata nella foresta! Sveglia presto (alle 6) e alle 7.15 siamo già al Terminal dove facciamo colazione e compriamo il pranzo al sacco, poi bus delle 8 per Gamboa. Decidiamo, improvvisando al momento, di scendere al piccolo porto di Gamboa dove, dopo una breve contrattazione con un barcaiolo, ci facciamo portare con una barca (15 $ in tre) dall’altra parte del lago dove inizia “Il Camino de Cruces”. Dopo circa 20 minuti di navigazione ci sbarca ai bordi della foresta dove un cartello malridotto segnala l’inizio del sentiero. E’ un luogo isolato e poco accessibile e quindi non c’è nessun’altra persona, attorno a noi solo fitta foresta! Il sentiero è impervio sicuramente poco frequentato e passa tra canaloni e piccoli corsi d’acqua, c’è un umidità terribile e tante zanzare…panico…non abbiamo messo il repellente…. anche perché è la prima volta che vediamo delle zanzare. Lisa, forse per la paura di brutti incontri, è molto attenta e vede insetti strani ovunque, anche i più piccoli (grandi come un unghia) e i più mimetizzati. Il sentiero è difficile e ci impegna molto ma si va avanti ad un buon ritmo. L’avvistamento animali non è il massimo, qualche scimmia, uccelli, rane e insetti particolari. Dopo 5/6 ore di cammino e 14 km percorsi ( dati GPS ) raggiungiamo la strada super stanchi ma soddisfatti! Aspettiamo il bus per Panama City che al suo passaggio fermiamo come al solito con un cenno della mano…è strapieno! Arrivati al terminal beviamo qualcosa e via con il bus verso il centro, filati in hotel per doccia e riposino ristoratore. Alle 19 si esce per cenare, scegliamo un ristorantino carino “Panama Canal Place”, già visitato la prima sera nella capitale, mangiamo all’esterno con sottofondo di musica latina (35 $ in tre). Si torna in hotel sazi e stanchi, dove ci rimane solo l’ultima battaglia con il condizionatore. Nella via principale davanti all’hotel notiamo molte persone che ai bordi della strada e anche nel mezzo della corsia, cercano un passaggio dalle auto in transito. La stranezza è che si tratta di un fenomeno di massa che inizia nel tardo pomeriggio, probabilmente quando termina l’orario di lavoro; la gente bisognosa di un passaggio verso località forse non servite dai bus pubblici, si piazza nel mezzo della strada aspettano che qualcuno si fermi. Si sta parlando di centinaia di pendolari autostoppisti, donne, uomini di tutte le età e con molta pazienza, visto che a volte se ne vedono ancora lì in attesa quando oramai è buio da ore.

15 ^ GG: Ultimo giorno del nostro viaggio, sveglia con calma e colazione, abbiamo deciso di terminare la vacanza con una giornata di mare, scegliendo una delle tante spiagge vicino a Panama City, precisamente “Veracruz” . E’ una località a pochi km dalla capitale, con un porto che ha una sua storia legata ai pirati, ci arriviamo con il bus dal terminal di Albrook passando da una zona che non avevamo ancora visto “Balboa”…carina e ben tenuta ( è lì che ha sede il palazzo Presidenziale ). La spiaggia di Veracruz è sabbiosa e lunga circa 3 km ma non è molto pulita, si affaccia sul golfo di Panama dove transitano le navi dirette al Canale ma il contorno di qualche ristorantino sul mare, tutti con musica latina a palla fanno il resto! Noi decidiamo di pranzare nel ristorante più carino…è l’ultimo giorno! Qualche “balboa” ghiacciata, del ceviche e langostina saranno il nostro pranzo (35 $ in tre) e di seguito una giornata di sole splendido! Si torna in città con il bus delle 17 preso come al solito al volo alzando una mano da bordo strada. In città passeggiata lungo l’Avenida Central per gli ultimi acquisti e poi rientro in hotel per preparare gli zaini con un po’ di tristezza. Usciamo per cena stranamente tardissimo (sono le 21) e andiamo sempre al Panama Canal Place, per la strada incrociamo un bus in transito, privato dei sedili, adibito a discoteca con tanto di luci psichedeliche, zeppo di giovani che con il bicchiere in mano ballano pigiatissimi… Panama City è una città viva anche la notte!

16 ^ GG: Sveglia alle 6…ora si torna proprio a casa! Prendiamo un taxi per l’aeroporto (20 $ in tre contrattati), il taxista è molto simpatico e curioso. Arrivati in aeroporto facciamo le solite procedure per l’imbarco, il nostro volo per New York partirà con un ora di ritardo. A New York dobbiamo correre per prendere la coincidenza per Milano a causa del ritardo del primo volo e la snervante fila del controllo passaporti! Arrivo a Milano in perfetto orario|

CONCLUSIONI:

Panama’ è un Paese con una natura rigogliosa e ancora molto selvaggia, meritevole di essere vista ma non può sfuggire il fatto che vaste zone da noi visitate sono state adattate al pascolo di bovini, ad esempio nelle regioni del Chiriquì e del Veraguas ci sono immensi pascoli di vacche, ovviamente per giungere a ciò nei decenni passati c’è stato un importante disboscamento… che è ancora in atto, in conclusione il grosso pericolo per il futuro naturalistico di Panama’ sono “le vacche”!

In questo paese convivono tranquillamente una moltitudine di razze, nelle periferie tutti si salutano, in città meno ma sembra che la parola chiave per tutti sia “calma”! La Pausini, Ramazzotti e Tiziano Ferro sono un segnale di italianità molto diffuso in questo angolo del mondo, anche se alcune canzoni sono nella versione in lingua spagnola. La musica è comunque un elemento fondamentale per i panamensi e per strada, nei locali, sui bus viene ascoltata dalla mattina presto alla sera tardi a volume alto ( anche troppo ) comunque a Panama City è un sollievo ascoltare della musica che copre il continuo frastuono della strada, fatto di mezzi completamente smarmittati e abuso di utilizzo del clacson. L’inquinamento acustico della capitale è comunque nulla al confronto di quello dell’aria! Qui non esiste una lotta all’inquinamento e lo si nota visivamente guardando gli scarichi dei veicoli circolanti. A parte qualche cartello che invita a non gettare la spazzatura, in giro c’è ne tanta abbandonata (sia in città che nelle spiagge) e sono rari i cestini per la raccolta dei rifiuti, anche nei luoghi di maggior passaggio!

Panama City è una grande metropoli, una realtà separata dal resto del paese ed è il fulcro di ogni interesse soprattutto commerciale; iper-vigilata dalla polizia probabilmente perché chi controlla la capitale controlla tutto il paese. Una città che mischia le tradizioni latine con l’arroganza del retaggio statunitense accumulato in tanti anni di influenza avuto su questo Paese e terminato, almeno ufficialmente, nel 1999. Gli stessi panamensi di città tentano (purtroppo) di imitare in modo grossolano i vecchi colonizzatori americani. Panama City merita di essere vista e il Canale con il suo sistema di chiuse è assolutamente imperdibile, mostra al mondo l’apoteosi delle imprese dell’uomo sulla natura.

Antonella – Ernesto – Lisa

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ISLA BOLANOS



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