passaggio in india/racconto di un viaggio
Volo Qatar via doha circa 500 euro - tour operator indiano, hotel e driver + volo A/R su varanasi circa 1200 euro, guide locali
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Ci accoglie Nuova delhi all’alba,abbastanza silenziosa, ma non immobile, i cani, le mucche,i portatori di tuc tuc,i senza tetto,sono accucciati nell’ombra, in attesa del giorno,si stanno preparando… Incontriamo il nostro driver che sarà l’angelo custode del nostro viaggio, Maender,parla solo inglese, ma nel corso di qualche giorno,dando fondo al nostro “ristretto vocabolario scolastico”diventeremo amici e converseremo a parole e a gesti per tutto il nostro lunghissimo percorso insieme.Sarà lui che risolverà i nostri problemi, cercherà per noi i ristorantini per la sera,ci darà la buona notte ed il buongiorno,insomma sarà per noi lo schermo ed il varco per l’avventura che si chiama INDIA. Nel pomeriggio comincia la visita alla città, caos assoluto e totale,lunghissime code di macchine,smog,nessuno che rispetta segnali o precedenze,clacson impazziti…..visitiamo old delhi,la moschea Jama majid e il red fort,non ci sono molti turisti, ci guardano, e scopriamo che gli indiani frequentano abitualmente questi posti,sembra che nessuno lavori,ci sono moltitudini di persone che vanno e vengono….molti chiedono di fotografarsi con me,poi,facciamo anche una capatina al mausoleo di ghandi,in uno splendido parco. Il secondo giorno visitiamo la porta d’india e il tempio induista bangla sahib, bellissimo,con statue colorate e musica in sottofondo,nel pomeriggio partiamo per il neemrana fort village,li ci aspetta un tramonto mozzafiato e facciamo la conoscenza di un gruppo di ragazzi che stanno provando nel teatro una commedia alla Bollywood, di cui gli indiani vanno pazzi,una sorta di musicol strappalacrime,comico e romantico. Il giorno dopo partiamo per Mandawa ,entrando nel Rajasthan incontriamo pacifici villaggi e splendide haveli,diciamo un “museo all’aperto….”visitiamo la città insieme ad un ragazzo che parla un “piccolo italiano”perdendoci nelle viette e guardando splendide decorazioni. Un altro giorno e ci dirigiamo a Bikaner,sulla strada regaliamo biro e magliette a piccoli scolari in divisa,visitiamo il famoso tempio dei topi…qui sono liberi, tanti, e adorati dai fedeli induisti.Questa città è ancora un po’ fuori dai circuiti turistici, ci sono splendide haveli e vistiamo il forte Junagarth,dai magnifici dipinti,ceniamo sul terrazzo di un ristorante con pollo tandoori con 3 euro a testa. All’alba si parte per la città d’oro, Jaisalmer,un posto magico sito nel deserto dei thar. Alloggiamo all’interno del forte e ne siamo felicissimi, una piccola haveli gestita da alcuni ragazzi tibetani che sono gentilissimi,uscendo camminiamo nel forte, fra cani, mucche, bambini,fa molto caldo, ma ci sono tante cose da vedere…i templi gianisti, ascoltare le leggende,fare un breve camel safari….passare la serata a casa di manish il titolare del tour operator indiano che abbiamo scelto e con lui cucinare gli spaghetti,parlare con i suoi amici che si sono riuniti ed affrontare fra gli altri, il discorso delle caste che ancora (purtroppo) regolano tutta l’india:i bramini, i guerrieri,i commercianti,i lavoratori e gli intoccabili,mondi separati, crematori separati, matrimoni misti impossibili.I ragazzi che incontriamo sono tutti bramini, vegetariani vegani, ma lamentano la chiusura e la ristrettezza di questo mondo fatte di caste e di rinunce,vorrebbero uscire e conoscere il mondo, ma si sposano prestissimo con una ragazza della loro casta,quasi sempre in matrimoni combinati,fanno figli,e ripetono gli errori dei loro genitori….. Dopo due giorni si parte per Jodphur, la città blu,vistiamo il forte, il crematorio della famiglia reale e il mercato, acquisto finalmente una quantità industriale di creme dell’Himalaya erbals, (praticamente svuoto il negozio)e ceniamo in un delizioso ristorante con l’equivalente di 3 euro a testa. Al mattino si parte per Udaipur, lungo il tragitto visitiamoa Ranakpur, il tempio Ranakpur Jain,bellissimo tempio gianista che ci prende tutta la mattinata.Nel pomeriggio arriviamo a Udaipur, la “venezia dell’india”,ma i suoi ponti sono intristiti dalla mancanza d’acqua, l’atmosfera è comunque romantica e ceniamo in riva al lago a lume di candela con 4 euro. Di prima mattina visitiamo il palazzo più grande del rajasthan il city palace,e nel pomeriggio ci dedichiamo alle spese nelle vie del bazar. Partiamo per Puskar ,in un piccolo viallaggio incontriamo dei bambini che ci chiedono di comprare per loro del riso,lo facciamo, acquistando molti sacchetti da un chilo e ripartiamo con i loro saluti. Arriviamo a Puskar, per visitare il tempio di brahma, questa città ha perso un po’ del suo fascino mistico, diventando una località un po’ hippy, ci sono molti stranieri che ricordano i figli dei fiori,che si recano in questa cittadina per fare meditazione e ritrovarsi….l’idea che ci facciamo è che sia una moda e questi nuovi hippy siano un po’ taroccati… Arriviamo nella tarda serata a Jaipur la città rosa,e alloggiamo in una splendida haveli. Il giorno dopo facciamo il safari in elefante per visitre il forte amer,poi ci rechiamo all’osservatorio astronomico Jantar mantar ed infine al tempio delle scimmie, dove ci accoglie un tramonto bellissimo, tanta pace e una lunga discussione con la nostra guida sul carma e sulla spiritualità. La mattina successiva usciamo dal rajasthan per entrare nello stato dell’uttar pradesh ed arrivare ad Agra ed al mitico Taj mahal,una delle meraviglie del mondo. Lo visitiamo nel tardo pomeriggio e la sua vista ci abbaglia come la sua bellissima storia, costruito per amore è un simbolo dell’amore, un marito che dona a sua moglie morta di parto al 12 figlio,una dimora bianca e perfetta,per proteggerla nel suo eterno riposo,e che lui, tutti i giorni potrà osservare dalla prigione nella quale è stato rinchiuso da un figlio crudele….. Il giorno 16 partiamo con un volo per varanasi, il lieto fine di questo viaggio, l’apoteosi indiana. Questa città non ci lascia indifferenti,il traffico è assurdo e totale, risciò,tuc tuc,gente a piedi,macchine,su strade che sembrano un formicaio,il caldo ci stordisce e la vista del gange o ganga come viene chiamato dagli indiani,appaga ogni nostra curiosità.Ci rechiamo alle 19 alla preghiera che nel ghat principale viene svolta da 7 bramini, su altari ricoperti di petali di fiori . I lori gesti, il ritmo,la folla, l’odore dell’incenso,il via vai di mendicanti,i bambini che offrono fiori,le mucche,ci fanno sentire come in un film…. La città secondo antiche scritture conferisce a chi muore qui,la liberazione,è meta di pellegrinaggio per tutti gli indù,ci sono ospedali e molti ospizi,è un privilegio poter essere cremati sulle sue sponde del gange e poter riposare in eterno nelle sue acque. Ci sono continui falò di cremazioni (che per rispetto io non fotografo)bare ricoperte di fiori in pire che bruciano per ore,ed osserviamo la vita che si consuma lungo i ghat fin dall’alba,fedeli che si bagnano,lavandai,corsi di yoga,immancabili venditori,lunghe file di pellegrini che in un giorno visiteranno i 54 templi indù della città. Lungo le strade i quartieri ghetto,la nostra guida dice che sono i rifugiati del bangladesh,dove un’umanità di persone vive in tende,fra mosche e animali,e sono definiti i “nomadi”. Le donne ci sorridono e sono comunque e sempre (in tutta l’india ho avuto questa impressione) impeccabili,ordinate nei loro sari colorati, anche se stanno spazzando lo sterco. Con queste immagini lasciamo varanasi per delhi,un salto dal sacro al profano dove ci aspetta una serata per locali di tendenza con manish e gli ultimi saluti. Lasciamo nelle prime ore del mattino l’india,e come quando siamo arrivati,tutto ci appare sonnolento e forse grazie al buio più pulito,silenzioso….ma sicuramente non immobile.