Passaggio baltico: Estonia e Lettonia
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Tutto è iniziato un paio di mesi fa, quando sul lavoro parlavo di viaggi con il collega Andrea. Dopo qualche giorno ci siamo ritrovati con una prenotazione Ryanair per Riga, con ritorno da Tallin; per il trasferimento tra le due città abbiamo scelto la soluzione di viaggio in bus, con la compagnia Ecolines (www.ecolines.com). Ogni giorno questa compagnia (ma ce ne sono anche altre) collega tante città del nord Europa con diverse corse.
25/11/16: Riga
La partenza è da Orio, l’aereo è pieno e l’atterraggio è puntuale. Uscire dall’aereo è stato come me l’aspettavo: un’aria gelida, ma rinvigorente, che profumava di freddo, come raramente succede da noi.
Abbiamo giusto il tempo di comprare due biglietti del bus per il centro città e lo vediamo già fuori pronto per partire. La fermata non si nota, abbiamo dovuto farcela indicare e il bus è un piccolo pulmino (nuovo, lindo e modernissimo); la linea è la 222, ma va bene anche il 22, effettuato con autosnodati. La corsa (1,15 euro) è veloce e in venti minuti si arriva alla stazione internazionale degli autobus e dei treni, che è l’ultima fermata: praticamente in centro città. Saggiamente abbiamo prenotato una stanza in un hotel nelle vicinanze e lo troviamo senza difficoltà. L’hotel è il Wellton Centrum Hotel & SPA, in Kaleju iela 33 e lo consiglio vivamente sia per la posizione nel centro storico, ma vicinissimo a qualsiasi servizio, sia per la pulizia, gli arredi moderni, i vari comfort, la superba colazione e la SPA. Molliamo i bagagli in stanza e andiamo subito a cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Decidiamo di assaggiare qualcosa di tipico ed entriamo in un bel ristorante, il Piejura in Kalku iela 2 e ordiniamo della buona birra e un piatto di pelmeni, una sorta di raviolo in chiave lettone, da condire con panna acida, servita in una ciotolina a parte. Con la pancia piena possiamo finalmente immergerci nell’atmosfera grigia e malinconicamente affascinante di questa “giovane” città. Giovane tra virgolette, perchè nonostante i suoi 800 anni di storia, per gli standard europei è una città di fondazione recente. Il passato e le fortune di questa città sono strettamente legate al commercio e alla Lega Anseatica, l’associazione medievale delle città commerciali del nord Europa. Il centro storico, con il suo intricato labirinto di stradine acciottolate e case basse è impreziosito da architetture tardomedievali, con edifici abbelliti da merlettature e ricchi fregi. Qua e là svettano alti i campanili delle chiese gotiche. Prima tappa è la piazza del municipio, la Ratslaukums, un vero e proprio scrigno di bellezze. Prima su tutte la Casa delle Teste Nere, risalente al XIV secolo (anche se quello che vediamo oggi è una ricostruzione post seconda guerra mondiale), è un mirabile esempio di barocco baltico, sede all’epoca della confraternita dei mercanti delle teste nere (il nome viene dal copricapo indossato dai membri della confraternita). Oggi ospita uffici comunali e quello di informazioni turistiche. Di fronte c’è il Municipio (Ratsnams), anch’esso distrutto durante la guerra; ricostruito dai russi in stile sovietico, dopo l’ottenimento dell’indipendenza fu rifatto ancora, questa volta in stile neoclassico fortunatamente, con tanto di torre dell’orologio. Al centro della piazza troneggia una bella statua di San Rolando, difensore degli accusati e giusto giudice. La punta della spada di Rolando è il punto da cui vengono calcolate le distanze da Riga di tutte le altre città e paesi della Lettonia. Sul lato ovest, invece, troverete un moderno e severo edificio cubiforme, direi proprio brutto, in gran contrasto con la bellezza della piazza: fu edificato dai russi in onore dei tiratori lettoni. Dopo la conquista dell’indipendenza, fu convertito in museo dell’occupazione lettone, dove vengono mostrate le barbarie subite dal popolo lettone dagli occupanti tedeschi (prima) e russi (poi). Ai tiratori lettoni, già citati, è dedicato un monumento proprio fuori dal museo. Si tratta di un grosso monolite di chiaro stampo sovietico, dedicato ai soldati lettoni che si batterono coraggiosamente a fianco dei sovietici durante la prima guerra mondiale. È un monumento controverso: per alcuni ricorda la sottomissione del popolo lettone all’invasore, per altri invece rappresenta il coraggio dei soldati. Più della metà degli abitanti della città è di origine russa e la divisione tra queste due etnie è tangibile: le due comunità vivono vite distinte. Ad esempio leggono giornali, ascoltano radio e guardano canali televisivi in lingue differenti ed è diffuso il bilinguismo nei documenti e nella cartellonistica. Ci intrufoliamo tra i vicoli medievali, curatissimi e dal fascino algido e scopriamo scorci di una città piccola, ma suggestiva, grazie all’acciottolo delle strade, ai colori pastello delle case basse, alle grandi piazze desolate per via del freddo, agli altissimi campanili aguzzi delle chiese. Mi perdo ad ammirare le merlature e i fregi barocchi di alcuni sfarzosi palazzi e le austere mura di mattoni rossi di quelli meno opulenti, ma che magari all’interno nascondono immensi tesori artistici. Qua e là qualche richiamo art nouveau, stile che qui a Riga è molto ben rappresentato: esiste proprio un quartiere con un’altissima percentuale di edifici eleganti in stile art nouveau. Ci avviciniamo al lungo fiume, all’altezza del viale 11 novembra krastamala (il fiume è il Daugava, che nasce in Russia). La riva opposta, con i suoi grattacieli, sta scomparendo tra la nebbia umida e quando il buio avanza il panorama si illumina con le luci dei ponti. Torniamo in albergo per riposarci e poi usciamo per la cena. Decidiamo per il Folkklubs Ala, una bellissima taverna in stile medievale, con musica dal vivo ogni sera (tradizionale, rock, folk). Fiumi di birra, atmosfera frizzante e conviviale e cucina estone in chiave moderna. Ad essere sincero quello che ho ordinato io non mi è piaciuto, ma vale la pena andarci per una bevuta. Usciamo per fare due passi nel gelo della sera, e in effetti, tranne i pochi turisti e la gioventù più entusiasta di Riga, per strada c’è davvero poca gente. Il clima invita di più a starsene a casuccia. Ci infiliamo in un bel pub per un po’ di birra scura. La birra qui in Estonia è il passatempo preferito. A dire il vero c’è poco altro da fare…
26/10/16: Riga
La colazione al nostro albergo è davvero sontuosa; usciamo soddisfatti alla scoperta della città. Nei pressi ci imbattiamo in una piazzetta che ospita bancarelle di un mercatino artigianale. Regina tra gli oggetti esposti è l’ambra del Mar Baltico. È venduta ovunque (sia qui che in Estonia) e in milioni di applicazioni diverse. Ovviamente c’è parecchia contraffazione, quindi se il prezzo è troppo basso vuol dire che si sta acquistando plastica. Un altro metodo per distinguere se l’ambra è autentica è osservarla: se la pietra presenta all’interno imperfezioni quali bolle d’aria, moscerini o piccoli residui vegetali, è vera. Infatti l’ambra è una resina, che solidificandosi imprigiona tutto ciò che gli gravita attorno. Sotto una pioggerella fastidiosa arriviamo all’incrocio tra Meistaru iela e Maza Smilsu iela, dove è possibile ammirare un bel palazzo con una storia divertente, la Casa del Gatto. Si dice che il ricco proprietario di questo edificio, un commerciante, lo abbia fatto costruire per ripicca nei confronti delle corporazioni che avevano rifiutato la sua richiesta di ingresso nelle gilde. In cima al palazzo furono montate due statue di gatti col sedere rivolto verso le sedi delle due corporazioni colpevoli dell’affronto (la Piccola e la Grande corporazione – oggi sedi di esibizioni musicali). Alla fine, le corporazioni sporsero denuncia e vinsero la causa, obbligando il commerciante deluso a cambiare la posizione dei due gatti! Kalku iela, la via principale della Riga medievale, è a due passi. La imbocchiamo in direzione nord-est, dove ad un certo punto si incontra il confine tra la città antica e il centro moderno. Questo confine coincide con il vecchio fossato difensivo della città medievale. Il fossato non esiste più, è stato riempito, ma la linea di demarcazione tra le due porzioni della città è evidente. Si arriva in una zona fatta di ampi viali dritti e alberati, grandiosi giardini pubblici, edifici in art nouveau e monumenti celebrativi. Il primo che si incontra è il Monumento alla Libertà, qui chiamato confidenzialmente “Milda”. Risale al 1935 e le tre stelle in mano alla statua rappresentano le tre regioni della Lettonia Nei pressi si trovano il Teatro Nazionale, l’Opera Nazionale Lettone (conosciuto come la Casa Bianca), la bella Cattedrale russo-ortodossa con le sue cupole dorate (trasformata in planetario durante l’occupazione sovietica, tornò alla sua funzione originaria nel 1990, seppure gravemente danneggiata) e un romantico orologio, il famoso orologio Laima, la fabbrica di cioccolato più nota della Lettonia. L’orologio è ormai un simbolo della città, in quanto da tempi immemorabili è il luogo di appuntamento degli innamorati. Dal parco, proseguiamo verso nord e ci immergiamo nell’elegante atmosfera del quartiere art nouveau, lo stile architettonico che preferisco. Riga è la capitale europea di questa corrente e può vantare più di 700 edifici in stile. L’affermarsi dell’art nouveau coincise con il periodo più florido della città, quindi l’alta borghesia del tardo XIX secolo e degli inizi del XX faceva a gara ad impreziosire i propri palazzi con fregi floreali, volti umani e statue mitologiche. Purtroppo l’economia della città si impoverì pochi decenni dopo, poi le guerre e le occupazioni tedesche e russe fecero il resto. Oggi, dopo anni di incurie, i palazzi rivivono grazie alle ristrutturazioni, ma quasi sempre ad opera di stranieri, che stanno pian piano diventando i proprietari di tutti questi pregevoli immobili. Torniamo nel centro storico per ammirare la Porta Svedese (anche se non ci entusiasma), l’unico accesso medievale ancora visibile, dato che tutta l’antica cinta muraria fu abbattuta nell’800 per permettere un accesso più facile alla città in pieno boom economico. Poco distante si trovano anche la Torre delle Polveri (una delle torri delle antiche mura risalente al 1330) che ora ospita un museo militare e il Castello di Riga, sede degli uffici del Presidente della Lettonia. È in fase di sistemazione in seguito a un incendio sviluppatosi nel 2013. Siamo anche alla ricerca di un luogo famoso della città, uno dei suoi simboli, ma l’orientamento in questo dedalo di vicoli antichi è difficile. Dopo un po’ di giri a vuoto lo troviamo: siamo in Maza Pils iela e gli edifici che ci interessano sono tre palazzotti costruiti uno affianco all’altro. Sono conosciuti come I Tre Fratelli e rappresentano quasi un manifesto dello sviluppo architettonico di Riga nei secoli. Il più antico, infatti, (quello al civico 17) risale al Quattrocento ed è la casa in pietra più antica della Lettonia. Il numero 19 ospita un museo dell’architettura e il numero 21 deve ha assunto l’aspetto attuale nel Seicento.
A questo punto siamo stanchini e decidiamo di visitare l’imponente Chiesa di San Pietro, la cui altissima guglia a tre piani ,oltre ad essere visibile da tutta Riga, è un simbolo della città. Le chiese, in barba al voto di povertà, qui in Lettonia sono visitabili solo a pagamento. L’ingresso per questa chiesa è di 3 euro, ma se si vuole salire sulla guglia si pagano 9 euro. La guglia è alta 123,25 metri, e prima della Seconda Guerra Mondiale era l’edificio più alto d’Europa. Negli anni 70 fu restaurata e venne aggiunto un ascensore per permettere ai turisti di godere di un eccezionale panorama da un’altezza di 70 metri. La vista spazia fino al Mar Baltico Per raggiungere l’ascensore, però, sono necessari tre piani a piedi. Visitiamo anche l’interno della chiesa, ma essendo in stile gotico c’è ben poco da ammirare, a parte l’armonia degli spazi lo slancio delle colonne e l’altezza della volta. Andiamo in albergo per riposare. Andrea va alla spa, mentre io me la dormo alla grande in camera.
La sera usciamo e su consiglio di conoscenti che c’erano già stati andiamo a mangiare da Pelmeni XL, in Kalku iela 7. A me non ispira nessuna fiducia… sembra una mensa aziendale self service. Si mangiano solo pelmeni in diverse varianti e con tante possibilità di condimenti. Si paga a peso alla cassa e il conto è basso. L’arredamento è in stile autogrill e il personale ha lo stesso entusiasmo di un corteo funebre. In un tavolo vicino due belle ragazze ci guardano e sorridono. Noi ci ringalluzziamo e facciamo i tenebrosi, salutando con un cenno della testa. Io assaggio giusto due pelmeni di verdure, ma poi andrò a mangiare un hotdog da un baretto. In Kalku iela, nei paraggi del baretto, c’è un locale con l’insegna che promette serate di karaoke. Andrea si fissa e vuole andare a cantare un grande successo italiano dei tempi andati, per far scatenare il popolo baltico… Entriamo e veniamo accolti da una seducente hostess che ci accompagna in un enorme locale che sembra una balera anni ’80, con tanti tavolini sparsi e un megaschermo da un lato, che presumibilmente serve per proiettare i testi delle canzoni. C’è un problema: il locale è completamente vuoto. Pensiamo che sia per via dell’ora… forse è un po’ presto, e allora ci sediamo al bar per bere un Black Balsam (il balsamo nero, un fortissimo liquore tipico di Riga) e facciamo due chiacchiere con la hostess. Quando vediamo che la situazione non cambia ci alziamo imbarazzati e ci facciamo dare comunque la lista dei brani…Andrea è convinto, vuole cantare, ma poi ci guardiamo e ci facciamo pena da soli e ce ne andiamo. Proprio accanto al karaoke c’è un bar, l’unico di tutta Riga dove sembra esserci un po’ di movimento. Il valore aggiunto del locale, che ha una bella vetrina affacciata su Kalku iela è la cubista in bikini che balla al centro dell’elegante bar. Entriamo è l’atmosfera è euforica con gruppi di ragazze che ballano, ridono, bevono e si divertono… Ai tavolini con le poltroncine di pelle gruppi di uomini, gruppi misti con donne appariscenti… Ordiniamo due birre e cominciamo a vedere movimenti strani…tipo le ragazze che salutano tutti e con qualcuno escono a fumare, altre coppie che invece salgono una scala che porta chissà dove… Capiamo di essere finiti in uno di quei posti con le “ragazze consumazione”, che si siedono al tavolo fingendo di voler chiacchierare, ma in realtà cercano di farti acquistare bottiglie di champagne. Infatti, dopo un po’, eccone due in abiti succinti che cercano di adescarci. Incontriamo anche quelle che ci sorridevano da Pelmeni XL e ci sgalluzziamo in un attimo. Finiamo di bere e usciamo. La serata non svolta e finiamo nelle grinfie di un russo poliglotta che ci accompagna in uno strip club sotterraneo in un vicolo buio.
Già la cosa non ci convince, ma poi quando arriviamo nel locale vediamo che siamo gli unici due clienti. Gentilmente rifiutiamo e salutiamo le ballerine attempate che ci lanciano occhiatacce.
Al russo diciamo che torneremo dopo mangiato. Ci infiliamo nel tranquillo pub dell’altra sera e ridiamo delle disavventure con due giri di birra scura.
27/10/16: Riga – Tallinn
Al pomeriggio alle 14,15 abbiamo la partenza in pullman per Tallinn, quindi ci resta la mattinata per vedere le ultime cose. Facciamo un giro veloce alla Sinagoga di Riga, risparmiata dalla demolizione nazista per non danneggiare i palazzi intorno. Durante la guerra fu usata come magazzino e miracolosamente quasi tutti i suoi tesori furono nascosti e preservati. Passeggiamo lungo il ponte sulla Daugava Vansu tilts, che sembra corto, ma è lunghissimo. Ci immergiamo nella vita cittadina entrando nei centri commerciali: prima il rinomatissimo e costosissimo magazzino Stockmann e poi in centri commerciali nettamente più popolari. Ed è qui che ci rendiamo conto dell’effettiva distinzione tra le due etnie. Quella lettone è una società occidentalizzata, ricca e consumista, mentre quella russa è una comunità ancora di stampo sovietico e soprattutto più povera. Persino i centri commerciali sono separati. Andiamo poi ai mercati all’aperto dove si vendono fiori e tessili (che da noi si vedevano 30 anni fa) e negli hangar della seconda guerra mondiale, dove ci sentiamo catapultati nell’Urss. Immensi banconi di macelleria, frutta e verdura, panetteria, robe strane…insomma c’era di tutto… ma l’esposizione faceva rabbrividire. Torniamo in albergo a recuperare i bagagli, mangiamo qualcosa a una steak house lì vicina e andiamo a prendere il puntualissimo, efficientissimo e modernissimo pullman che ci porterà in Estonia.
Il paesaggio che scorre fuori dai finestrini del bus è meraviglioso: chilometri e chilometri di foreste di faggi immerse in una leggera foschia prodotta dalla pioggerella che incessante si abbatte in questi luoghi. Lungo la strada statale a due corsie (niente autostrade qui) poco traffico, ma il nostro autista ha fretta e azzarda dei sorpassi che ci fanno impallidire. Io e Andrea siamo autisti di autobus e ci facciamo caso alle manovre micidiali, alle quali però nessuno sembra farci caso, neanche gli automobilisti che provengono in senso contrario e che si vedono invadere la corsia dal pullman lanciato a 100 all’ora. Comunque, dopo una brevissima sosta a Parnu (località balneare estone per eccellenza, ora battuta dalla pioggia e dal gelo) arriviamo all’autostazione internazione di Tallinn sani e salvi, ma troppo stanchi per cercare un mezzo pubblico, quindi costringo il reticente Andrea a salire su un taxi, che in dieci minuti ci lascia davanti al nostro albergo. Otto euro spesi molto bene, perchè ci rendiamo conto che sarebbe stato antipatico cercarlo da soli al buio, stanchi, con i bagagli e sotto la pioggia. L’albergo è il Meriton Old Town Garden Hotel (spacciato per un quattro stelle, ma direi che tre sono già tante) in Lai 24/Pikk 29, all’interno del centro storico, a pochi passi dalla piazza del municipio. La cordialità degli addetti alla reception non è entusiasmante (ma da queste parti i sorrisi sono rari) però l’ambientazione è bella: un edificio medievale, con una pianta irregolare difficile da comprendere. Ovviamente, questa autenticità si riscontra anche nelle stanze, che sono davvero anguste e i muri sono talmente spessi ed isolanti che la notte dormivamo con la finestra aperta, dato che non potevamo regolare il riscaldamento.
Comunque posiamo giusto giusto i bagagli, ci rinfreschiamo in maniera veloce e andiamo verso il cuore della città vecchia, che coincide con la piazza del municipio, qui chiamata Raekoja Plats. Questa ampia, affascinante ed antichissima piazza è circondata da ogni lato da edifici medievali dalle vivaci tinte pastello; primo tra tutti, sul lato sud, il Municipio (Raekoda) datato 1404. Tutto intorno un susseguirsi di locali con i dehors esterni (rigorosamente coperti e riscaldati), noi però scegliamo per cenare un ristorante indicato sulla nostra guida: il Kuldse Notsu Korts (la taverna del porcellino d’oro – www.kuldnenotsu.ee ) in Dunkri 8, dove a farla da padrone sulla tavola è ovviamente il maiale (addirittura il pane è ripieno di bacon), ma si mangia bene anche il pesce e ci sono alternative vegetariane. Usciamo a far due passi e ci accorgiamo subito che la vita notturna è più vivace rispetto a quella di Riga: c’è più gente in strada e le tante taverne e birrerie medievali, nonostante il freddo, attirano molti giovani, turisti e non. Noi ci infiliamo in una birreria (ma che fa anche da ristorante) particolarmente caratteristica: la Olde Hansa in Vana turg 1. Come tante birrerie di Tallin è caratterizzata da un arredo tipicamente medievale per niente trash, anzi, molto autentico. L’illuminazione è affidata esclusivamente alle candele e nel menu sono presenti ricette esclusivamente medievali. L’unica nota trash è l’abbigliamento delle cameriere… Noi prendiamo due giri di birra al miele e alle erbe serviti in grossi boccali di terracotta: entrambe buonissime! Ormai distrutti e un po’ brilli prendiamo la via dell’albergo, perdendoci un po’ ad ammirare questi vicoli senza tempo, illuminati ad hoc e avvolti in una magica foschia.
28/10/16: Tallinn
Appena usciamo dal caldo hotel andiamo incontro ad una giornata dal clima decisamente ostile: freddo pungente e una pioggia testarda, non troppo forte, ma duratura. Ma pazienza, siamo a fine ottobre e siamo arrivati qui consapevoli di ciò che avremmo dovuto affrontare. Dunque non ci lasciamo scoraggiare e puntiamo subito verso la vicina chiesa di Sant’Olaf, il cui campanile (124 metri) è stato per molto tempo il più alto d’Europa. La visita della chiesa, che risale al 1267 – gli arredi sono molto più recenti, 1840- è gratuita, mentre la scalata al campanile costa due euro. Il prezzo contenuto è dovuto al fatto che non c’è l’ascensore! È possibile però salire solo fino a 60 metri, che comunque sono sufficienti ad assicurare un panorama magnifico sulla città. La scalata è ardua, si suda ed in cima, oltre alla pioggia, c’è un ventaccio malefico: soccombere alle intemperie è un attimo, quindi scattiamo qualche foto, e familiarizziamo velocemente con la topografia della città. Dal panorama a 360 gradi ammiriamo il sistema di fortificazioni della città bassa con le sue torri (oggi rimangono due chilometri di mura e 20 torri delle 46 originali – questo faceva di Tallinn la città del nord Europa più fortificata), le tante guglie delle chiese gotiche, la collina di Toompea col castello e le cupole a cipolla della chiesa russa e il porto sul mar Baltico, con i traghetti per la Finlandia in attesa di salpare. Torniamo giù, non senza fatica, decisi a toccare con mano l’acqua di questo mare così leggendario. Poi cerchiamo (senza trovarla) una prigione del KGB, ora trasformata in museo, ma ad un certo punto la pioggia ha la meglio e così ci re-immergiamo nei vicoletti. Ne percorriamo uno dei più esterni, che ci permette di costeggiare la fortificazione, con le sue porte e camminamenti. Camminando senza meta arriviamo in piazza della Libertà e da lì si raggiunge in men che non si dica il Museo delle Occupazioni. Non ci sono guide cartacee o audioguide in italiano, ma solo in inglese. La visita quindi può risultare poco interessante per chi non lo conosce. Ma il museo è davvero fatto bene. Racconta la storia dell’Estonia sotto il giogo nazista e comunista attraverso una vasta raccolta di cimeli di uso comune delle epoche che vanno dagli anni ’40 ai ’90 e poi giornali, contributi video, oggetti di uso militare (divise, armi, strumenti di tortura e spionaggio), manifesti di propaganda, ecc. Molto toccante è l’ingresso del museo: valige abbandonate per strada, che simboleggiano le partenze frettolose e senza ritorno delle vittime dei regimi. Nel museo trasorriamo un’oretta che serve anche a riscaldarci e a farci asciugare un po’ le giacche, poi riprendiamo l’esplorazione ed andiamo verso Toompea, la parte alta della città medievale, dove si trova il castello che ha difeso la città da vari assedi. Il castello, oggi, è sede del parlamento estone e quindi è visitabile solo con guide autorizzate. La facciata barocca rosa si deve a Caterina la Grande di Russia. Proprio di fronte al castello c’è la cattedrale russa di Aleksandr Nevskij, vero punto di riferimento della città, in quanto le sue belle cupole nere sono visibili da tutta Tallinn. Il suo stile architettonico di inizio ‘900 (la costruzione fu voluta dallo zar Alessandro III) è una nota stonata tra gli accordi medievali di Tallinn, ma tutto sommato dona particolarità all’insieme. All’interno una bella ed ampia collezione di icone preziose. A poca distanza dalla chiesa c’è una terrazza da cui godere di una bella vista sulla città bassa sottostante. Torniamo alla piazza del municipio e andiamo a mangiare in un locale in stile bavarese poco lontano. All’interno vediamo una allegra compagnia di uomini intenti a ridere e bere come spugne. Tra loro c’è uno vestito da clown: capiremo poi che il poveretto sta celebrando il suo addio al celibato. Dopo pranzo io non ho più la forza di contrastare la pioggerella, il freddo e le scarpe scomode e lascio Andrea che invece non ha ancora esaurito le energie. Vado in hotel, ma prima di salire in camera mi fermo al bar per rinfrancarmi con una tazza di caffè bollente e una fetta di torta. Quando riprendo conoscenza è già buio, ma per fortuna non piove più…ci vestiamo e usciamo. Ceniamo allo stesso ristorante di ieri e poi facciamo due passi senza una meta precisa. Ci fermiamo sotto i portici del Municipio, dove c’è una locanda molto particolare. Lo stile è il tipico medievale con illuminazione a candele, spazi angusti, tavolinetti e panche in legno massiccio e cibo strano… Noi prendiamo solo due birre, che ci vengono servite in boccaloni di coccio. Dato che all’interno non c’è posto ci accomodiamo su una panca all’esterno, sotto il porticato; il clima non è troppo ostile e riusciamo a sorseggiare le nostre birre senza patire troppo il freddo… ed intanto scambiamo due chiacchiere rilassate ammirando bene questa bella piazza.
Torniamo in albergo facendo un giro largo, cercando nuovi angoli da scoprire e nuovi scorci da fotografare.
29/10/16: Tallinn – Bergamo
Il volo di ritorno è alle 21.00, quindi abbiamo tutta la giornata ancora da dedicare alla città. Comperiamo una Tallinn card valida 24 ore al prezzo di 5 euro (due euro di cauzione e tre euro per girare sui mezzi tutto il giorno), prendiamo il bus 42 da piazza della Libertà e trascorriamo la mattinata allo zoo (www.tallinnzoo.ee – ingresso 4 euro, in inverno aperto dalle 09 alle 16). La cattività degli animali non mi entusiasma affatto, ma l’ambientazione del parco è stupenda: immerso in 79 ettari di foresta in prossimità del mare. Dopo qualche ora ritorniamo in centro. Questa volta pranziamo in un fast food di una catena finlandese, concorrenziale alle solite americane: Hesburger. Da Hesburger sfruttiamo il wi-fi per capire quale linea di tram (linee 1 o 3) prendere per recarci presso l’ultima tappa del nostro viaggio: Kradiorg Park. Situato a circa 1 chilometro a est della città fortificata, è un grande parco pubblico realizzato per volere dello zar Pietro il Grande agli inizi del ‘700, pieno di statue, sentieri, laghetti artificiali ed edifici storici. Il più bello e famoso è il palazzo Kradiorg, che oggi ospita la residenza del Presidente estone. Il parco è un luogo bellissimo per passeggiare, fare foto, pic-nic o jogging: merita sicuramente una visita e per chi è appassionato di arte è una destinazione obbligata, in quanto trovano casa tra i suoi sentieri anche: il Museo d’arte Kumu (il più grande museo d’arte d’Estonia, all’interno di una struttura ultramoderna), la Casa Museo di Pietro il Grande (all’interno di un piccolo cottage dove lo zar risiedeva, in maniera molto essenziale, quando era in visita a Tallinn prima che il palazzo fosse pronto), il Museo Mikkel (una raccolta privata, donata allo Stato nel 1994, che vanta numerosi capolavori di arte figurativa e scultorea russa, europea e (soprattutto) cinese.
Riprendiamo il tram per tornare in città, rimanendo a bordo per un giro completo per contemplare la Tallinn moderna che scorre fuori dai finestrini: bella, futuristica, all’apparenza ricca, ordinata e pulita, ma non frenetica come le altre capitali d’Europa che abbiamo già visitato.
Manca ancora qualche ora e la passiamo bighellonando tra i centri commerciali (alcuni esclusivi ed altri più alla mano) e poi un’ultima passeggiata nella città medievale prima di passare a ritirare i bagagli dall’hotel e infilarci nel bus numero 2 che in venti minuti ci lascerà all’aeroporto.
C’era ancora molto da vedere di queste due belle città, ma me lo sono lasciato per la prossima volta che ci verrò con la mia Pisi!
Com’è che si dice?… il meglio deve ancora venire!