Pasqua in Polonia
Eccoci quindi in partenza con volo Ryanair, direzione Cracovia, dove spenderemo tre giorni. Il volo parte dall’aeroporto di Bergamo, e dopo circa 1,30 atterriamo all’aeroporto Giovanni Paolo II. Un taxi ci accompagna al nostro appartamento, già prenotato dall’Italia, nel centro città, che non dista più di una ventina di minuti. Dopo aver preso in consegna le chiavi e presa visione dell’ alloggio, ci rechiamo subito al centro, dove l’enorme piazza del mercato colpisce subito la nostra vista. Il tempo è buono, qualche grado in meno rispetto all’Italia, ma non siamo impreparati alle temperature rigide, viste le esperienze precedenti. La basilica dell’Assunzione di Nostra Signora, sulla sinistra della piazza, nota con il nome di Mariacki, si staglia imponente catalizzando attenzione ed interesse. Per fortuna riusciamo ad entrare ad ammirare la ricchezza e sontuosità, come del resto la maggior parte delle chiese viste in seguito. Carrozze bianche trainate da splendidi cavalli stazionano in attesa di un giro turistico per il centro. Ed ancora il palazzo dei tessuti, sotto i cui archi si susseguono piccoli negozi di souvenir. A fare da contorno, su un altro lato della piazza, bancarelle che preparano cibo tipico, e vendono birre locali. Un tripudio di colori, profumi e sapori che offrono una sensazione piacevole della città. Inebriata e distratta dagli innumerevoli punti di vista mi sento quasi persa e piccola in questo spazio enorme, perché l’occhio vorrebbe cogliere subito tutto, invece meglio andare lenti ed assaporare gradualmente ciò che si staglia di fronte. Ed ecco che mi accorgo degli innumerevoli ristoranti, bar e locali turistici che con tavolini e sedie invitano alla seduta per osservare il via vai pre-pasquale. Bello! Viva. Brulicante. Riusciamo anche a prendere informazioni circa gli orari degli autobus, presso la stazione, da dove partiremo il giorno seguente, per la località di Auschwitz (Oswiecim in polacco). Il luogo si trova a un’ora e mezza di distanza, ed il mezzo consigliato è l’autobus, che arriva proprio vicino alla biglietteria. Non è questa la sede per commentare l’organizzazione delle visite guidate, che si è rivelata davvero lacunosa, e nemmeno per descrivere le sensazioni provate. Tutti conosciamo gli orrori che si sono susseguiti qui e a Birkenau, campo limitrofo, molto più grande. Sicuramente un luogo storico e di riflessione, che non può non far pensare, nonostante la spensieratezza della vacanza. Il freddo si inasprisce, così decidiamo di rientrare dopo qualche ora, per poter sfruttare anche le ore pomeridiane.
Sfortunatamente il venerdì di Pasqua tutte le gallerie, musei e il vicino Castello di Wawel chiudono, per riaprire il martedì successivo. Ammiriamo la Cattedrale, apprezziamo la cittadella con le sue imponenti costruzioni, il panorama della Vistola, il fiume che bagna la città, e le stradine che si intersecano sull’omonima collina di Wawel. Le chiese innumerevoli nascondono quadri, busti e oggetti religiosi in stile barocco, a testimoniare la forza della rinascita.
Il giorno seguente la temperatura è un poco più clemente, così ci avventuriamo per il piccolo borgo di Wieliczka, dove si trovano le famigerate grotte del sale. La stazione è vicina e dopo la gradevole passeggiata ci accorgiamo della difficoltà dell’entrata, vista la coda chilometrica di persone che attende l’ormai impossibile ingresso con guida italiana. Optiamo dunque per una passeggiata nel tranquillo paesino, dove persone del luogo portano i loro cestini ricolmi di uova o altro cibo a far benedire in chiesa. Una buona fetta di torta in una deliziosa pasticceria ci risolleva un po’ il morale, e ci ricarica per il ritorno in città. La giornata è bella ed il sole ha fatto capolino per riscaldare un po’, e quindi perché non provare a visitare il tumulo del generale Pilsdusky, così decantato dal taxista che ci ha trasferito il primo giorno dall’aeroporto? In effetti si tratta di una collina verde eretta in onore del famoso generale con il terreno riportato da suoli di battaglie combattute durante la prima guerra mondiale. La cosa difficile è proprio trovarlo e raggiungerlo, nonostante i 35 metri di altezza. È nascosto in mezzo ad una radura, immerso nel verde, e vi si arriva dopo una passeggiata piacevole e rilassante, a seguito di tante ore di vana attesa per le grotte.
Anche la visita al quartiere ebraico, Kazimierz, è molto rilassante, con le sue costruzioni silenziose, la sinagoga e le piccole stradine che si intersecano come in un labirinto.
Per cena preferiamo un locale informale per una birra e qualche snack, non proprio tipicamente polacchi , ma sempre piacevoli in un’atmosfera di altri tempi.
Domenica mattina, il giorno di Pasqua, partiamo con il treno delle 10,15 alla volta di Varsavia, che raggiungeremo verso le 13. Il biglietto si acquista presso la ben organizzata stazione centrale, ed il viaggio scorre liscio tra campagne verdeggianti e paesaggi rurali. Il tempo è uggioso e all’arrivo ci accoglie una pioggerella non proprio simpatica. Subito si ha l’impressione di una grande città. Con il taxi raggiungiamo il centro, nella città vecchia Stare Miasto, per riscaldarci in un graziosissimo appartamento gestito dalla signora Julia, che si rivela molto disponibile e simpatica. Per chi fosse interessato consiglio veramente la sua residenza, trovata casualmente su booking.com, sotto il nome di julia’s apartments. Ne vale davvero la pena. Nonostante la temperatura abbastanza rigida la curiosità ci spinge presto alla visita del centro città, che ci colpisce con la piazza del mercato dominata dalla statua della sirena, il simbolo di Varsavia; la piazza con il Castello Reale e alcune delle bellissime chiese, come San Giovanni, con il crocefisso dai capelli veri, oggetto di tanti miracoli, dove decidiamo di andare a sentire la Messa celebrata in Polacco. Nell’impossibilità di seguire l’omelia, data l’incomprensibilità della lingua mi soffermo ad osservare un’installazione molto originale dell’odierna Pasqua , raffigurante un Cristo risorto in una metropoli, tra persone distratte ed occupate dagli affari della vita. Davvero particolare, come altre installazioni che scoprirò in altre chiese della Capitale.
Mi colpisce la religiosità di questa popolazione: non c’è chiesa dove in questi giorni di festa, non si celebri una funzione con tanti presenti assorti nelle loro preghiere.
La mattina seguente proseguiamo per la vera e propria visita della città, alla volta della chiesa di Sant’Anna, ricca e mia preferita, in stile barocco; la chiesa di Santa Croce che presenta altre installazioni ed un’urna con il cuore di Chopin, illustre pianista nato in città. Numerose chiese sorgono ai bordi della Strada Reale, che collega per 4 km la piazza del Castello al parco Lazienki, un enorme giardino con orto botanico, monumenti e statue che riprendono famosi edifici antichi del mondo, e la gigantesca statua del maestro Chopin ispirato sotto un salice. La strada reale prende diversi nomi, a seconda della zona, da città nuova, alla cittadella, fino al parco stesso. Un poco più decentrato il quartiere ebraico, con la via della memoria ed alcuni monumenti a testimonianza di quella scomoda verità che ancora oggi è cosi presente. Ci spingiamo fino al Palazzo della Cultura, edificio donato dai Russi in segno di amicizia, con i suoi 230 metri di altezza. Imponente ed austero.
Per cena non possiamo non assaggiare i famosi pierogi, dei ravioli ripieni di carne o formaggio. La birra ed un locale caratteristico fanno da cornice alla nostra ultima serata polacca.
Le impressioni di pochi giorni spesi in questo Stato sono davvero molto positive. Nonostante le ingiurie della storia è un Paese rinato, ordinato e pulito. Non ci sono immondizie per le strade, e le code si rispettano rigorosamente. Le persone incontrate sono sempre state gentili e disponibili. Mi ha colpito la religiosità, anche forse dovuta all’amato Papa polacco Wojtyla, che viene ricordato con busti, ritratti ed effigi in molti luoghi delle città visitate. L’ordine e il rispetto verso il patrimonio artistico e verso i turisti, che ho notato davvero numerosi, è lodevole. Una meta piacevole per tutti.