Parigi… senza Disneyland

Un piccolo assaggio della capitale francese con una bambina di sette anni, lasciando perdere il parco giochi
Scritto da: gp.elena
parigi... senza disneyland
Partenza il: 30/06/2012
Ritorno il: 03/07/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
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30 giugno

Si può andare a Parigi con una bambina di 7 anni senza essere tenuti a dedicare una giornata ad Eurodisney? Noi ci proviamo… cercheremo di non annoiarci e di non deludere Caterina. Nonostante abitiamo a Caselle Torinese, sede di importante aeroporto internazionale, partiamo dalla Malpensa dove con Easy Jet spenderemo un terzo in meno rispetto all’offerta di AirFrance e Alitalia. Alle ore 10 siamo al Planet Parking di Lonate Pozzolo. Lasciamo l’auto in custodia e in 5 minuti arriviamo al terminal 2. Check-in Easy Jet senza problemi, ed in perfetto orario decolliamo ed arriviamo al Charles De Gaulle, l’aeroporto di Parigi. Il terminal 2 è enorme, ma senza abbatterci seguiamo le indicazioni per la stazione del RER. Qui facciamo un po’ di coda allo sportello per acquistare la Paris Viste, una carta che per cinque giorni ci consentirà di viaggiare sull’intera rete di trasporti dell’Ile de France senza altri costi. Considerato che andare e tornare dall’aeroporto al centro di Parigi ci costerebbe 20 euro a testa, contiamo di ammortizzare la somma in poche corse di metrò. Prima destinazione sarà l’albergo, per depositare i bagagli. Il RER ci porta alla stazione di Chatelet Les Halles, centro nevralgico dei trasporti cittadini. Di lì un altro tratto in treno, tre fermate di metrò e siamo alla Porte de Montreuil. Al primo impatto la zona non sembra il top in fatto di frequentazioni e arredo urbano. Si rivela l’aspetto un po’ desolante delle banlieu francesi: uomini e donne di tutte le razze ed i continenti intenti a trafficare, contrattare, bighellonare, squadrare i passanti. Qualche clochard e tanti ragazzini dall’aria spavalda e truce. L’hotel – Hotel Armstrong – è in una via laterale a poche centinaia di metri dal metrò. Carino e curato. Ci rinfranchiamo un po’, ci laviamo la faccia e poi usciamo di nuovo, anche perché non abbiamo ancora pranzato. Più che un pranzo, faremo una cospicua merenda.

Ritorniamo a Chatelet e ci perdiamo nel Forum des Halles, enorme bazar sotterraneo che ha preso il posto dei vecchi mercati nel cuore della città. Spuntino a base di muffin au chocolat e tartes aux pommes ed emergiamo in superficie sull’immensa piazza un tempo occupata dal mercato. L’enorme mole della chiesa di Saint Eustache ci accompagna verso il Beauborg. Questo edificio o si ama o si odia; di certo non lascia indifferenti. Tubi colorati, impianti tecnologici e scale mobili a vista, vetro ed acciaio. Attorno artisti di strada, turisti, semplici cittadini che si fermano a tirare il fiato. Costeggiamo le coloratissime fontane di Calder e arriviamo all’Hotel de Ville, bianco e austero con i suoi camini altissimi. La piazza è gremita di soldati in divisa da cerimonia e pennacchi bianchi. Una banda musicale intona una serie di marce ma non capiamo che stia accadendo. Ci sentiamo un po’ provati dal viaggio e rientriamo in albergo per una doccia corroborante. Ora di cena. Ancora un salto in città o cerchiamo qui attorno? Al primo bar-restaurant-brasserie scuotono la testa: a cena niente, la cucina apre solo a pranzo. Mentre ci allontaniamo due clienti del bar ci raggiungono e ci spiegano come arrivare ad un ristorante a buffet, poco lontano. Il loro entusiasmo è tale che ci convince a tentare. Nome: “China buffet”… uhm… abbiamo fame e stiamo stanchi. Entriamo. Un sorridente cinesino ci fa sedere, porta le bevande e ci indica il buffet. Riso, verdure a vapore, carne, pesce, frutta, dolci. Nulla di stravagante e tutto appetitoso. Non ci facciamo mancare niente e replichiamo i giri di piatti per assaggiare tutto. Rientriamo in albergo soddisfatti e rappacificati con lo stomaco ed il quartiere. Ore 21.00 siamo a letto.

01 luglio 2012

Dato che il simbolo di Parigi è la Tour Eiffel, cominciamo subito da lei. Fermata Trocadero. C’è una sfilata di carri allegorici, allestiti da un nugolo di sudamericani in costume tradizionale, giusto per confermare il fatto che Parigi è davvero multiculturale. Ci affacciamo all’Esplanade du Trocadero, nel varco del Palais de Chaillot, e la vediamo lì davanti, aguzza e orgogliosa, con alle spalle i giardini del Campo di Marte. A nostro avviso la migliore veduta della Tour Eiffel. Scendiamo verso i giardini per ammirarla da sotto in tutta la sua linea potente. C”è una coda infinita per la salita, anche perché uno dei due ascensori è fuori uso. Passiamo sotto la Tour e attraversiamo il Campo di Marte. Dall’Ecole Militare dirigiamo all’Hotel des Invalides, il grande Ospizio per militari invalidi che adesso ospita diversi musei e la tomba di Napoleone. Attraversiamo i cortili del piano terra, arriviamo sotto la cupola dorata del Dome e scopriamo che anche solo per visitare la tomba occorre fare il biglietto per tutti i musei. Non ci sembra il caso di mettere subito a prova la pazienza di Caterina; decliniamo la visita e con una corsa di RER siamo al Museo d’Orsay. Oggi, prima domenica del mese, la visita è gratuita. La coda è discretamente lunga, ma in tre quarti d’ora d’attesa entriamo nelle vecchia stazione ferroviaria rimessa in sesto da Gae Aulenti. Ci catapultiamo al quinto piano, nelle sale degli impressionisti. Stupende! Renoir, Degas, Cezanne, Sisley a portata d’occhio. Un veloce giro al piano terra, dedicato alla scultura, e infine siamo fuori, alle prese con il classico pranzo del turista – panino al prosciutto – nella location più invidiabile – seduti sulle scale del museo. Di fianco sfilano i prossimi visitatori, sorvegliati da una pattuglia di militari in assetto di combattimento. Ci meritiamo un premio – soprattutto Caterina, per la pazienza dimostrata finora: un giro in battello! Rieccoci sotto alla Tour Eiffel, diretti ai Bateaux Parisiennes – con la carta Paris Visite abbiamo un ottimo sconto. In un’ora godiamo di una vista inconsueta sui palazzi e i giardini che sia affacciano sulla Senna, dal Louvre a Notre Dame. I ponti sono il pezzo forte della navigazione. Di tutte le forme e le dimensioni, da quello in blocchi di pietra alla saetta di acciaio che salta il fiume. Un’ora di relax, seduti sulle sedie della barca. Fine della navigazione, che ci manca prima di cena? Due passi sugli Champs Elysee. Detto e fatto, con il metro scendiamo all’Arc de Triomphe. Un sottopassaggio consente di arrivare alla base del monumento, piazzato al centro di una rotatoria dove convergono dodici corsi enormi. Non per altro si chiama l’Etoile… Calchiamo il marciapiedi degli Champs Elysee, fino alla prima fermata del metro. Albergo, doccia e si esce per cena. China Buffet è chiuso e allora dirigiamo da Boucl’Art, in Rue Avron. Insalatone zeppe di ogni ben di Dio, patatine e cheese burger per Caterina e oggi è andato.

02 luglio 2012

Oggi toccheremo il cuore sacro e reale di Parigi. Iniziamo dalla cattedrale Notre Dame, costruita in splendido stile gotico (anche se la guglia che la sovrasta è opera decisamente posteriore). I portali di pietra chiara popolati da migliaia di figure contrastano con l’interno di colonne lineari che scompaiono verso l’alto, in direzione delle vetrate multicolori. I due rosoni centrali lasciano a bocca aperta per le dimensioni e la policromia, così come le sculture del coro. Uno spettacolo che davvero non lascia indifferenti. Usciti dalla cattedrale ci fermiamo un attimo sul Chilometro Zero, la targa in ottone dalla quale vengono calcolate tutte le distanze chilometriche da e verso Parigi. Facciamo due passi per l’Ile de la Cité, costeggiando le Conciergeries -dove erano radunati i condannati a morte prima di essere avviati alla ghigliottina – e la sede della polizia giudiziaria, sul Quai des Orfevres – un must doveroso per gli appassionati del Commissario Maigret. Dalla piazza dello Chatelet – dominata da una colonna recante un Napoleone vittorioso con tanto di ali – la metro ci conduce a Place de la Concorde. L’odierno obelisco sorge nel luogo dove ai tempi della Rivoluzione stava la ghigliottina. Qui furono decapitati Luigi XVI, Maria Antonietta, Danon, Lavoisier e tanti altri, non ultimo lo stesso spietato Robespierre. Dalla piazza si coglie uno sguardo d’infilata prodigioso: da una parte gli Champs Elysees con l’Arco di Trionfo, dall’altra il giardino delle Tuileries con il Louvre da sfondo. E’ in questi giardino che ci avventuriamo. Sembrano due passi, ma in Parigi la grandiosità della città amplifica le distanze. Alterniamo il sole del viale centrale all’ombra delle vie laterali, ci riposiamo sulle sedie metalliche a disposizione di tutti e infine arriviamo al grandioso abbraccio dei padiglioni del Louvre. La piramide in vetro e metallo, ingresso del Museo, si integra perfettamente nella scenografia settecentesca. Gironzoliamo per la piazza osservando la coda infinita per entrare al museo.

Infine ripartiamo, diretti ad un altro luogo mitico di Parigi. Fermata Rue des Abbesses, funicolare… e siamo al Sacre Coeur! La chiesa è tanto bianca e chiara all’esterno – anche se sembra un po’ una meringa – quanto cupa all’interno. Santi e Signori benedicenti ci scrutano ingrugnati mentre facciamo il rituale giro tra le navate e dietro al coro. Infine, con un senso di sollievo, siamo di nuovo fuori. Alle spalle della chiesa c’è il quartiere di Montmartre, un tempo ritrovo di artisti ed ora bazar dedito allo smercio di cianfrusaglie da turisti e ristorantini tipici. Comperiamo i nostri sandwiches e ci sediamo su una panchina all’ombra a gustarceli.

Ripreso fiato scendiamo con calma verso il metrò, diretti alla Place des Vosges. E’ da molti definita la più bella piazza di Parigi. Se non la più bella, è certamente quella più popolare. Quattro fronti di case uguali, a mattoni rossi e tetti neri, un parco cintato da cancellata in ferro, l’ombra dei filari di tigli e tanto verde dove ci si può stendere, allargare, dormire, sognare…

Noi al sole preferiamo l’ombra e ce ne stiamo tranquilli per un po’, a vedere la gente passare. Partiamo infine per l’ultima tappa, diretti alla stazione in Place de la Bastille. Della Bastiglia del 1789 non ‘c’è più traccia: ora al centro della piazza troneggia la costruzione imponente e molto scenografica dell’Opèra de la Bastille. Da qui metrò fino al cimitero di Pere Lachaise. Luogo di quiete assoluta al centro della città, immenso cimitero dove riposano le ossa di grandi artisti.E non solo. In pochi sanno che qui finì nel sangue la folle avventura della Comune di Parigi, nel 1871. Consigliamo all’ingresso di comperare la cartina del complesso, per evitare di vagare all’infinito. Sfiliamo davanti alle tombe di Rossini, Chopin, Petrucciani, Jim Morrison (per trovarla adocchiate i poliziotti che la piantonano), Oscar Wilde (quest’ultima protetta da una parete in plexiglass ad evitare i baci degli ammiratori).

Ci sarebbero ancora molte sepolture da scoprire, da Proust a Moliere e Bellini, ma siamo davvero sfiniti. Lasciamo il camposanto e presto siamo in albergo. Relax, doccia e fuori per ultima cena a Parigi. Gli amici del China Buffet sono aperti e ci concediamo una sontuosa cena. Domani si torna a casa – sigh!

03 luglio 2012

Ultimo giorno a Parigi, questo pomeriggio si rientra a Torino. Come inizio giornata andiamo all’Opèra Garnier, decisi a visitare il teatro. Purtroppo è periodo di spettacoli di danza e quindi le visite turistiche non sono permesse. Nuovo giro di metrò e siamo al Quartiere Latino. A quest’ora del mattino i locali sono chiusi, c’è un’atmosfera rilassata ben diversa dal caos della sera. Dopo una breve passeggiata siamo all’ingresso della Sorbona, una delle più antiche e famose Università del mondo. Con la compiacenza di un usciere ci affacciamo alla Corte d’Onore, senza poter fare fotografie o riprese.

Ancora due passi e siamo ai Giardini del Luxembourg, dove ci riposiamo sulle immancabili sedie in ferro. Sulla strada dell’albergo ci fermiamo ancora alla Chiesa di Saint Sulpice, un pacato esempio di classicismo senza troppi fronzoli in un quartiere molto tranquillo. Alle atmosfere ariose di Saint Sulpice si contrappone l’interno buio di Saint Germain de Pres, la più antica chiesa di Parigi, posta al centro del quartiere frequentato da scrittori e pensatori del secolo scorso. Una corsa in albergo a recuperare il bagaglio e siamo sul treno diretti all’aeroporto. Il volo è in orario e alle ore 17.00 siamo a Malpensa. Tempo due ore e saremo a casa, la vacanza è finita.

Considerazioni e consigli

Due giorni sono poca cosa per fare conoscenza di una città multiforme come Parigi (io non ci sono riuscito in tre mesi di permanenza!), ma possono bastare per avvicinarsi alle principali attrazioni e punti di interesse. Caterina è ovviamente rimasta conquistata dalla Torre Eiffel, che si vede da tutta Parigi. A noi sono molto piaciuti il Museo d’Orsay e la Cattedrale di Notre Dame. I giardini delle Tuileries e del Luxembourg, così come il giro in barca sulla Senna, sono ottimi intermezzi per prendersi qualche minuto di riposo.

Consiglio: per andare a Montmartre vale la pena prendere la funicolare (biglietto compreso nella Paris Visite; in alternativa costo 1,70 euro).

Da sotto sembra che per arrivare al Sacre Coeur ci sia poco dislivello, poi il turista medio, a metà salita, rimpiange di non aver investito meno di due euro nel mezzo meccanico!

Imperdibile la passeggiata dalle Tuileries al Louvre, così come un giro nella pace del Pere Lachaise.

Tuttavia la città è talmente grande che se avete altre proposte sono ben accettate

Imperativo è spostarsi in metrò, soprattutto se avete l’albergo non troppo in centro. Attenzione per i treni regionali RER che attraversano la città ci sono sistemi di tariffazione diversi.

La tessera Paris Visite consiste in un bigliettino rettangolare valido da 1 a 5 giorni, a seconda della formula che scegliete. Deve essere inserito nelle obliteratrici ogni volta che si entra in metrò e può rovinarsi e non funzionare più. In questo caso basta rivolgersi ad una qualsiasi biglietteria – ce ne sono in tutte le stazioni – e vi stamperanno al volo un duplicato.

Arrivando in aereo conviene fare subito la tessera, nella stazione dell’aeroporto: risparmierete i salatissimi trasporti verso la città (10 euro a testa).

Noi abbiamo dormito all’Hotel Armstrong, vicino alla Porte de Montreuil. Hotel carino, ben tenuto e ben curato, zona non proprio raccomandabile, ma non ci siam mai sentiti a disagio o in difficoltà – vero è che alle ore 21.00 eravamo in albero sotto le coperte).

Prenotate anche al colazione, anche se si paga a parte: nei dintorni per poco meno avrete molto di meno del buffet dell’hotel.

Lingua: ovviamente il francese, ma l’inglese lo parlano e lo capiscono in tutti i servizi pubblici.

Cibo: l’offerta culinaria è estesa a tutti i continenti e sostenibile da tutte le tasche. Noi abbiamo scelto la comodità della vicinanza e frequentato un ristorante a buffet vicino all’albergo, ma in caso di serie intenzioni gastronomiche non c’è che da scegliere e provare.

In conclusione, una città da scoprire e a misura di bambino… senza necessariamente andare fino ad Eurodisney se non siete amanti del genere.



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