Parigi prima di natale
Ho avuto la fortuna di essere ospitata a casa dei miei carissimi amici Maria Vittoria, Jayaura e Claude, che costituiscono la mia seconda famiglia in Francia. Per di più, Maria Vittoria (da questo momento Vicky per comodità) e Jayaura mi hanno fatto da guide turistiche e si sono prodigate tutto il tempo per rendere la mia visita ancora più piacevole.
Dato che ero già stata altre volte a Parigi, ne ho approfittato per vedere alcune cose che mi mancavano. In particolare: giardino del Museo Rodin, Panthéon bouddhique e Giardino giapponese, Opéra, Magazines Lafayette e Printemps, Quartiere di Saint Germain de Prés, Cimitero Pere Lachaise, 1° giorno: l’arrivo.
Atterro all’aeroporto di Orly nel primo pomeriggio (ovviamente volo low-cost easy-jet) e vado diretta a casa dei miei amici. Dopo mille saluti e una sostanziosa merenda resta il tempo per un breve giro dalle parti di Rue Mouffetard. Il quartiere un tempo aveva una forte connotazione popolare. Ora è amato e abitato dai cosiddetti BoBo = Bohemien Bourgeois, ovvero i “Figli Di Papà Che Giocano A Fare I Finti Poveri”.
Comunque la strada è deliziosa e tentatrice: si sale verso il Quartiere latino passando fra una sequenza continua di negozi di alimentari, ristoranti e localini. Passaggio sconsigliato a chi è a dieta.
Jayaura ne approfitta per mostrarmi l’edificio della sua Università, Parigi IV, e la moschea di Parigi. Peccato che sia già chiusa, perché la mia valente guida mi assicura che l’interno merita una visita.
2° giorno: un po’ di Giappone a Parigi.
La mattina mi sveglio presto (lasciando in pace i miei ospiti) per visitare il giardino del Museo Rodin. In realtà non mi importa molto dello scultore Rodin (infatti decido di non visitare il Museo…), ma mi hanno parlato bene del giardino. Per entrare si paga solo 1 euro. Il giardino è molto curato e incredibilmente silenzioso. Lungo i vialetti regolari sono collocate numerose riproduzioni delle sculture più celebri di Rodin, tra le quali il Bacio, il Pensatore e la statua di Balzac. Dalle cime degli alberi spuntano la cupola dorata degli Invalides e la punta della Tour Eiffel. Al centro c’è persino un laghetto. Per di più l’edificio che ospita il museo è un Hotel Particulier (cioè un’antica e nobile dimora privata) davvero molto bello. Uscita dal giardino, mi dirigo verso la Tour Eiffel. Va bene che l’ho già vista altre volte, ma andare a Parigi e non vedere la Tour Eiffel mi sembra che sia come non bere lo spumante a Capodanno.
Così supero l’Hotel des Invalides dove è sepolto Napoleone (da qui c’è una bella prospettiva verso il Grand Palais e il Petit Palais, tutti in vetro come delle gigantesche serre), passo sotto gli archi che sostengono la torre e finisco sulla terrazza del Trocadéro insieme ad una folla di turisti, ad ammirare il simbolo di Parigi.
Alle 11.30 ho appuntamento con Vicky e Jayaura davanti al Museo di Arte Asiatica Guimet. Abbiamo deciso di visitare non il Museo, ma una sua specie di dependance: il Panthéon bouddhique, in Rue Iena 9. Si tratta di un piccolo museo (gratuito) che ospita antiche riproduzioni di Budda e varie divinità buddiste provenienti da tutto l’Oriente. Ma il motivo che ci spinge a visitarlo è il Giardino Giapponese allestito nel retro dell’edificio.
Il museo non è per niente segnalato: ci passiamo davanti senza accorgercene! Il giardino apre alle 13, così ci prendiamo tutto il tempo per vagare nelle sale del museo e ci acculturiamo un po’ su una religione di cui ignoro tutto. Alla fine del giro, pervase dall’illuminazione mistica, accediamo finalmente al piccolo Giardino giapponese. È tutto così zen: il ponticello, l’acqua che scorre, il sentiero di pietra e il Padiglione del Tè. Ci sentiamo davvero rigenerate.
Vicky trova persino una pianta che potrebbe stare bene nel loro giardino e chiede informazioni al ragazzo che sta rastrellando le foglie.
Per restare in tema Giappone, decidiamo di pranzare in un ristorante giapponese.
Purtroppo le miei guide non ne conoscono in zona e intanto si è fatto tardi. Ci troviamo in un quartiere molto elegante e i pochi ristoranti sono costosi. Raggiungiamo gli Champs Elisée. Mi sorprende la coda di persone fuori dal negozio Luis Vuitton… Ma esiste così tanta gente ricca, o sono solo dei curiosi? Jayaura mi fa notare i gruppetti di ragazzi magrebini che, con divisa simil-rapper americano e zainetto in spalla, si aggirano per il viale. Mi spiega che sono i ragazzi delle Banlieue, che passano il pomeriggio ad annusare la ricchezza sfacciata degli Champs Elisée e poi tornano nelle periferie parigine, le stesse dove poche settimane prima c’erano stati i famosi scontri (ricordo che la visita risale al 2005). A proposito, per le feste è stato portato tutto prontamente all’ordine e probabilmente non se ne sentirà più parlare… Alle 3 del pomeriggio, marciando inesorabili, siamo arrivate quasi all’Opera. Finalmente troviamo un ristorante giapponese e ci ingozziamo di riso e spiedini di pollo.
Già che siamo lì vicino decidiamo di visitare l’interno dell’Opera. C’è una discreta coda alla biglietteria (in inverno ultimo ingresso alle 16.30, 7 euro), e dato che la sala dei concerti con affreschi di Chagall -la parte più interessante- è chiusa per prove, preferiamo rinunciare. L’aggiungerò di nuovo alla lista delle cose da vedere la prossima volta! Proprio dietro l’Opera ci sono i Magazzini Lafayette e Printemps. Questi grandi Magazzini sono interessanti tutto l’anno, sia perché templi dello shopping (a chi interessa), sia per le bellissime cupole Art decò che li sovrastano.
Ma se si è a Parigi prima di Natale bisogna assolutamente andarci per vedere gli addobbi! Quando sono andata io, tutta la facciata dei magazzini Lafayette era ricoperta da un gigantesco merletto di luci colorate. Ogni vetrina era allestita in modo diverso con bambole e pupazzi meccanici che cantavano e ballavano. A me sembravano un po’ indemoniati, invece lo stuolo di bambini che si accalcava davanti ne era incantato. Davanti ad ogni vetrina c’era addirittura una passerella rialzata, dove i genitori piazzavano i pargoli perché vedessero meglio. Le facce stupite dei bambini erano quasi più divertenti delle vetrine.
All’interno era appeso un albero gigantesco, che rimaneva sospeso in aria sopra il piano terra. Ho pensato che doveva essere inquietante lavorare nel reparto li sotto, con quella quintalata di addobbi penzolante sulla testa… La visita prosegue. Saliamo sulla terrazza panoramica all’ultimo piano e aspettiamo le 17 in punto. Da quel momento, infatti, comincia la spettacolare illuminazione della Tour Eifell: dalle 17 in poi ogni ora si illumina in modo intermittente tipo luci da discoteca. È un sistema ideato per il capodanno del 2000 ed è stato mantenuto. Ecco la grandeur che cercavo! L’effetto è davvero sorprendente. Tutte le persone sulla terrazza sollevano un oooooooh di stupore appena la torre comincia a lampeggiare.
Contempliamo per un po’ la vista su tutta Parigi e poi riscendiamo in strada. Per la ressa di gente che fa shopping natalizio non si riesce quasi a camminare. Sembrano tutti impazziti. A fatica entriamo da Printemps, altri grandi magazzini storici parigini. Anche qui profusione di luci e decorazioni. Vorremmo prendere una cioccolata calda nel caffè sotto la cupola di vetro, anche questa in stile Art decò e forse ancora più bella di quella dei Magazines Lafayette, ma ormai sono le sei di sera ed è buio. La cupola non è illuminata e l’effetto è molto fosco e opprimente. Magari ci torneremo quest’estate con la luce naturale… Non si sa come, ma non siamo ancora stanche. Scendiamo verso la Madeleine. Nella piazza notiamo un negozio meraviglioso: Minamoto Kitchoan, una pasticceria e sala da tè giapponese! Dentro è elegantissima ed essenziale, come si conviene allo stile giapponese. Sempre per non perdere il fil rouge della giornata, decido di comprare qualche pasticcino (anche se costosisssssimi! Ma quando mi ricapita un posto così?). Sono solo quattro pasticcini, ma il modo in cui mi servono mi fa sentire una principessa: me li confezionano in una bella scatola con disegno tradizionale, incartano il tutto in modo impeccabile, mi porgono un vassoietto dove mettere i soldi per pagare e infine la commessa (giapponese, ovviamente) non mi passa il sacchetto attraverso il bancone, ma esce dal bancone e me lo consegna cerimoniosamente con un sorriso gentile e un leggero inchino. Ah, questi giapponesi.
Abbiamo ancora le forze per raggiungere Place de la Concorde per vedere tutta la prospettiva degli Champs Elisée illuminati a festa (sempre più grandeur!), percorrere i Jardines des Tuileries e arrivare fino alla Piramide del Louvre.
Adesso si è fatto davvero tardi e rientriamo a casa. Vicky ha deciso di proseguire la scoperta della gastronomia orientale cucinando una minestra d’alghe. Mi sento un po’ un luccio, ma è buona!
3° giorno: tango a Parigi.
Anche questa mattina preferisco lasciar dormire i miei ospiti (è sabato, santo cielo!) e decido di visitare il quartiere di Saint Germain de Prés. Prendo la visita molto alla larga, perché scendo dalla metropolitana alla fermata Place Monge, una piazzetta molto pittoresca nel quartiere della Rue Mouffettard visitata il primo giorno. Mentre cartina alla mano cerco la strada per il Pantheon, miracolo: sfatando il pregiudizio che vuole i parigini antipatici e per niente disponibili verso i turisti, un signore mi chiede se ho bisogno di aiuto e mi indica la direzione giusta.
Arrivo dietro il Pantheon, in Place Sainte Genevieve. Qui si trova una chiesetta gotica graziosissima, incomprensibilmente intitolata a Saint Etienne, benché si trovi appunto in Place Sainte Genevieve e ospiti la tomba di Sainte Genevieve (nientepopodimenoche la patrona di Parigi). La tomba è un semplice sarcofago di pietra rivestito da una ricchissima decorazione dorata e da un baldacchino pieno di statue.
Accanto sorge il Pantheon (ingresso a pagamento), dove sono sepolti francesi celebri. Mi accontento di vedere la piazza scenografica e scendo lungo la strada che porta dritti ai Jardin du Luxembourg. I giardini sono pieni di gente che fa jogging o pratica il tai chi chuan. La sosta sulle famose sedie di ferro verdi è d’obbligo. Nonostante la stagione, c’è un bel sole caldo e mi spalmo per parecchio tempo su una sedia vicino al laghetto.
Ripresi i sensi, continuo il mio giro in direzione Saint Germain. Subito sopra i giardini, intorno Place de l’Odeon e Place Saint Sulpice, c’è una zona piena di stradine interessanti, ristoranti, bei negozi e turisti.
Ho di nuovo appuntamento con Vicky e Jayaura alle 11.30, questa volta di fronte alla chiesa di Saint Germain. Mentre aspetto, sbircio dentro il Deux Magots, un famoso caffè proprio di fronte alla chiesa. Prende il nome dalle 2 statue di scimmie vestite da cinesi (?) che decorano l’interno. Un tempo ritrovo di intellettuali, ora è stracolmo di turisti che ne annullano il fascino.
Le miei 2 guide mi portano in giro per le strade di Saint Germain. Passiamo per l’incantevole Rue de l’Ancienne Comédie, una strada pedonale dove si trova il cafè Procope, che a detta dei francesi è il caffè più antico del mondo. Poi in Rue du Buci, dove compriamo del cioccolato buonissimo da Cacao et Chocolat. E finiamo per pranzare di nuovo in un ristorantino giapponese! Il giro continua in direzione della Senna fino a trovarci accanto l’imponente edificio dell’Istitut de France, l’istituto preposto alla conservazione della purezza della lingua francese (wow). Davanti l’Istitut c’è un ponte pedonale in legno che porta fino al Louvre. Dal ponte la vista è fantastica: davanti abbiamo tutto un lato del Louvre e sulla destra la punta dell’Ile de la Citè. Da qui sembra che la Senna si divida in due fiumi. Si vede anche l’edificio della Samaritaine, un altro grande magazzino storico dove, come mi dice Vicky, si può trovare veramente di tutto. Vicky mi racconta che al momento è ufficialmente chiuso per restauri, ma leggende urbane dicono che in realtà vogliano ricavarne un mega-albergo di lusso, uccidendo una vera istituzione parigina. Speriamo sia solo una diceria.
Percorriamo il ponte e passeggiamo un po’ sul lungosenna. Il tempo è bello e torniamo nei Jardines des Tuileries per cercare di vedere fino all’arco della Défense. Infatti, stando sotto l’Arco del Carrousel si dovrebbero vedere perfettamente allineati l’Obelisco della Concorde, l’Arc de Triomphe e l’arco della Defence che incornicia l’Arc de Triomphe. Ma il cielo non è abbastanza limpido e si arriva solo a vedere l’Arc de Triomphe. Ci dirigiamo verso il Palais Royal, dando prima un’occhiata all’atrio della Comédie Française. L’atrio è quasi tutto occupato da grosse statue (in stile cimitero monumentale) dei più celebri commediografi francesi. Non può mancare quella di Molière, che qui ha recitato molte sue commedie. Poi passeggiamo lentamente nel giardino del Palais Royal, che nonostante i numerosi turisti riesce lo stesso ad essere molto pacifico. Saliamo fino alla Borsa e da qui prendiamo la metropolitana verso la seconda meta principale della giornata: il cimitero Pere Lachaise.
Vaghiamo alla ricerca dei cari estinti fra una gran quantità di sepolture e molta umidità (consiglio di munirsi di molti maglioni e scaldamuscoli: l’aria è veramente malsana!). Momento di devozione davanti le tombe di Proust e Chopin. Non manchiamo nemmeno una visita a Jim Morrison, ma la vista è un po’ una delusione, perché la tomba rimane schiacciata dietro un mausoleo ed è transennata per contenere gli entusiasmi dei fans (infatti è persino controllata da un guardiano).
L’emozione più grande però viene suscitata dalla tomba di Abelardo ed Eloisa, gli amanti simbolo dell’amore che resiste nonostante le avversità (preferisco non fare commenti sarcastici al riguardo. Per chi non conoscesse la storia: siamo nel Medioevo. Abelardo è un prete celebre insegnate all’Università di Parigi, Eloisa una sua giovane allieva. I due si innamorano e hanno un figlio, che chiamano Astrolabio, ma quando i fratelli di lei scoprono la cosa evirano Abelardo e mettono in convento Eloisa. Nonostante tutto, i due continuano ad amarsi e a scriversi appassionate lettere per tutta la vita. La storia è vera, compreso il nome del figlio). Mi stupisce vedere la gran quantità di fiori e biglietti che coprono la tomba, qualcuno ha persino lasciato un diario. Mentre siamo li una giovane coppia lancia sul mausoleo un garofano bianco. Lasciamo i tristi amanti e usciamo dal cimitero per rifocillarci con una cioccolata calda.
Ultima tappa della giornata: la Casa del Tango. Ho trovato in internet questa scuola di tango che importa scarpe da ballo direttamente da Buenos Aires. Devo assolutamente provarle!!!! La scuola si trova immediatamente a nord del Parco Ménilmontant, in una zona, a quanto pare, poco raccomandabile.
Comunque trovo la scuola e impiego circa un’ora a scegliere le scarpe della mia vita.
A casa collaudo le scarpe cercando di insegnare a Claude qualche passo di tango, ma con scarsissimo successo… Il viaggio termina qui. La mattina dopo purtroppo riparto per l’Italia, ma spero di tornare presto a trovare i miei amici e vedere Parigi in un’altra stagione!