Parigi, mon amour due anni dopo in dolce compagnia
Sempre vista da sola, in famiglia, con le amiche e lui idem. Stavolta insieme, era da molti anni che avremmo dovuto farlo! Partiamo low cost con 50 euro (a/r tasse incl) da Orio con volo Ryanair e check in online = comodissimo e gratis! infatti da qualche tempo a questa parte i low cost stanno facendo pagare il bagaglio (?!?): così si risparmia non solo denaro ma anche tempo -> si può arrivare in aeroporto 30 minuti prima del volo e all’imbarco si ha priorità su tutti. Ottimo direi! unico punto a sfavore: niente bagagli da imbarcare, solo hand luggage, quindi addio al mio beauty da viaggio e vai di salviettine struccanti 🙁 beh, arriviamo a Paris Beauvais prestissimo, prendiamo subito il caro (26 a testa a/r) pullmino per Pte Maillot e ci godiamo il panorama (io, lui come sempre, dorme!) Abbiamo prenotato un appartamentino très parisien, proprio per non fare la solita vita da turisti: Parigi è bella viverla, non solo visitarla! Specialmente se si è all’ennesima visita di questa unica città.
L’appartamento era situato vicino alla metro Anvers, a Montmartre: uscendo dal portone la prima cosa che si vedeva era la facciata Sacre Coeur proprio di fronte! Splendido panorama, un bel modo per iniziare ogni giornata…
Abbiamo speso davvero una fesseria: per 3 notti 200 euro in due, quindi 33 euro a testa a notte. Per un appartamentino con sala, camera, caminetti, cucina attrezzatissima e bagno davvero molto carino!!! Facciamo il biglietto metro per 3 giorni (quello turistico) direttamente a Pte Maillot, anche questo caruccio 16 euro a testa(come del resto tutto a Parigi!) e dopo aver posato tutto in casa iniziamo a perlustrare la città.
Partiamo proprio da Montmartre, che non avevo visto nella mia ultima visita. Con la dolce metà è tutta un’altra cosa… Le stradine sono davvero da cartolina, i negozietti sono unici e Place du Tertre, sebbene molto turistica, ha il suo fascino. Ma io sono alla ricerca del Moulin de la Galette, il Lapin Agile e tutti i locali famosi nella Montmarte dei tempi d’oro.
Dopo un bellissimo giro per le viette decidiamo di andare in metro subito alla Tour Eiffel, per sentirci DAVVERO a Parigi.
Ma prima pranzo da dimenticare in una brasserie proprio di fronte al Moulin Rouge (20 euro = crepe baguette + coca + orangina!!!!).
Da dimenticare perchè la crepe au chocolat invece che nutella conteneva sciroppo di cioccolato (colpa mia che non ho precisato, ma a parigi mi è sempre arrivata con la nutella dentro!!!) e baguette jambon et fromage, con una fetta di emmental e una di prosciutto dentro una baguette dura. Nemmeno un pò scaldata…
Prendiamo la metro da Pigalle, nuovo quartiere trendy parigino, pieno di sexy shop e strani negozi.
Sfrutteremo tantissimo la metro, anche se in superficie abbiamo girato tantissimo :dopotutto è il modo migliore per godersi la città. La metro parigina secondo me è favolosa (parlo da milanese), nonostante gli scioperi appena intercorsi (la settimana prima Parigi era piegata da scioperi di ogni genere) non abbiamo aspettato la metro per più di 5 minuti anche alle 11 di sera. A Milano già alle 21 aspetti per Bisceglie 13 minuti eppoi magari arriva quella diretta a Rho Fiera e ti tocca aspettarne altri 13.
A Parigi quando aspetti la metro ti dice già a che ora passa quella successiva! Beh: Tour Eiffel. Sempre un’emozione, la stessa, ma mai smorzata. Sembra che sia lì a dirti “si, sei davvero a Parigi!” Camminata dal Trocadero alla Senna. Qui decidiamo di percorrere la Rive Droite, quindi passiamo l’Alma (pensiero d’obbligo alla tragica fine di Lady D.), il Pont Alexandre III (davvero spettacolare) con sullo sfondo la Dome des Invalides, il Palais Royale, fino ad arrivare a Place de la Concorde, che imboccata da quella direzione, ti dà un’idea di immensità pazzesca. Questa piazza è davvero l’emblema di come le grandi città (non solo in dimensioni, ma anche in bellezza e avanguardia) si misurano su grandi spazi come questi.
E’ vero, c’è da dire che per costruire questa Parigi Napoleone ha abbattuto vie e viette caratteristiche, cosa che a Milano per esempio per fortuna non si è fatta: noi ci ritroviamo con vie molto caratteristiche con magari però bruttissimi palazzi, loro hanno grandissimi spazi e vialoni immensi e fino alle periferie non trovi un edificio brutto: sono tutti super curati e caratteristici! A conti fatti, credo che davvero Parigi, come altre, faccia parte di quella schiera di città “avanti”! Dopo aver ammirato la piazza al tramonto, l’obelisco, la ruota panoramica, la vista dagli Champs Elysées e l’Hotel Crillon, ci avviamo ai Jardins des Tuileries per arrivare al Louvre e più esattamente al locale Le Fumoir per una tisana rigenerante, visto il freddo! Ma che bella la Pyramide al tramonto con la Tour Eiffel sullo sfondo…
Al Louvre non ci siamo fermati, visto e rivisto, in questa vacanza non ho voluto ritagliare due orette per questo, preferendo musei minori magari visitati tanto tempo fa, di cui resta un annebbiatissimo ricordo. Avendo studiato storia dell’arte mi sembra svilente dedicare al Louvre così poco tempo: lui è sempre lì, una certezza: merita il rispetto di essere visitato almeno in mezza giornata, nelle sue sezioni più interessanti, ancora ben impresse nei miei ricordi. (lo stesso discorso a mio parere vale per il Musée d’Orsay) Siamo a Le Fumoir, bellissimo localino alla moda dove si ritrovano i parigini per un aperitivo post lavoro: prendo una tisana buonissima, molto delicata che mi rimette in sesto. Il locale si trova esattamente dopo il Cour Carré, di fianco alla chiesa di Saint Germin l’Auxerrois (splendida a mio parere). Conto tisana + birra Corona: 10 euro.
Distrutti per la levataccia e la camminata lunghissima, torniamo in albergo per uscire poi a cena nel quartiere latino, vera anima di Parigi, soprattutto di sera. Ci fermiamo alla metro Cité, per vedere Notre Dame illuminata. Che chiesa fantastica e quante immagini letterarie che evoca! Il quartiere latino questa sera mi pare un pò vuoto: ci viene voglia (più a me devo dire) di giapponese, non il massimo se si pensa alla cuisine francaise, ma con i prezzi che propongono, tanto vale mangiare al giappo! Lo so, ad alcuni può sembrare un reato, un oltraggio alla cucina francese: in realtà non ne siamo dei gran fanatici, preferiamo la cucina della Francia del Sud, qui a Parigi riproposta a prezzi improbabili.
Quindi, giappo! Spendiamo poco per sushi, maki e spiedini di carne che qui abbinano sempre al sushi (mah…) e siamo soddisfatti.
Questa sera fa davvero freddissimo, quindi poca voglia di girare per il quartiere: torniamo a Cité dalla Rive Gauche (ancora che splendore Notre Dame!) e a nanna, perchè davvero non ce la facciamo più! Giorno 2: ci svegliamo tardino…Il sole ci accompagna di nuovo, nemmeno una nuvola sul cielo parigino! Ci dirigiamo a Les Halles, un giretto nel centro commerciale e un pain au chocolat a colazione (delizioso!). I croissants francesi sono divini ma davvero difficili da digerire: se volete una cosina leggera, il pain au chocolat è un’ottima alternativa! Mangiamo da Quick, fast food così così sempre a Les Halles. Ma almeno spendiamo “poco” (15,45 euro per due menu). Proseguiamo verso il Pompidou, dopo foto panoramica a S. Eustache. Che dire, contasto di sensazioni per questo museo dall’interno ricchissimo e dalla corazza che o si ama o si odia! Io lo adoro, le mie foto ai tubi sono davvero artistiche, me ne compiaccio 😉 Tappa necessaria all’Hotel de Ville, che meraviglia…
Meglio non re-interpretare la foto degli innamorati di Doisneau, non ne sarei certo all’altezza: ma respiriamo l’atmosfera…
Da qui non possiamo che dirigerci verso il Marais, a mio parere, il quartiere più bello in assoluto di Parigi. I negozi di abbigliamento bellissimi (vintage e non), l’Hotel de Rohan, quello di Soubise, l’Hotel de Sens, il Musée Carnevalet (una collezione da non sottovalutare, specialmente per lo spazio dove è ospitata), fino a giungere a quella che da molti è stata definita la piazza più bella del mondo: PLACE DES VOSGES. Un giudizio impossibile da decretare oggettivamente, ma io parlo per me stessa: per me è davvero LA PIAZZA. Da quando l’ho vista per la prima volta tantissimi anni fa, mi son ripromessa di tornarci sempre ogni volta che passavo da Parigi: promessa facile da mantenere. Questa volta ci sono con lui, finalmente un piccolo sogno che si avvera.
Inutile descrivere il senso di pace che si prova immersi in questo paradiso di simmetrie e di antiche evocazioni. A coronare tutto questo, al numero 6 c’è la casa di Victor Hugo, il mio scrittore preferito di sempre. Destino…
Proseguiamo fino a Bastille, ma non mi piace qui: l’atmosfera delle vie intorno è quella che si respira in Cso Buenos Aires a Milano, ne facciamo volentieri a meno! Prendiamo la metro e ci dirigiamo alla Madeleine, piazza che non mi ricordo bene: o meglio, la Madeleine è un ricordo nitido, le drogherie intorno no. E come fa una patita di tè e tisane a non fermarsi qui!? Ci rimaniamo infatti un bel pò: andiamo da Hediard, costosissimo paradiso di infusi, confitures, vini e champagne, cioccolatini eccetera. Davvero splendido! Ci beviamo una birra e una cioccolata calda (mi dispiace cari parigini, ma in Italia è più buona!!e soprattutto non si spende 15 euro!) e compro qualcosina da portarmi a casa nelle loro bellissime confezioni Hediard. C’è anche Fauchon, ma Fabri inizia a guardarmi male, non ce la fa più. Pazienza, tornerò un’altra volta a comprare il tè verde giapponese da qui.
Sono quasi le 19 quindi a casa per la doccia e cena nel Marais.
In giornata avevamo visto un giapponese (aridaje!) che faceva piatti a poco prezzo ed era sicuramente più bello di quello della sera prima. Decidiamo che domani sera, ultima sera, faremo una cena tipica francese, ma stasera ancora giappo! Il posto lo devo consigliare a tutti perchè è davvero buono (non il top dei top come poporoya sotto casa mia, però va benissimo!!!) e il locale è molto piccolo ma molto carino! Quella sera era pienissimo.
Non mi ricodo il nome: cmq è in Rue Vielle du Temple, arrivando da Rue de Rivoli si trova sul lato destro della via.
Finiamo di cenare alle 22 circa, troppo presto per tornare a casa: decidiamo di andare agli Champs Elysées, sempre magici di sera con le illuminazioni: e quelle natalizie non ci deludono affatto! Percorriamo tranquilllamente il viale soffermandoci su alcuni negozi particolari e ancora decretiamo Parigi come città europea numero 1 (meglio di Londra, che pure amiamo molto, delle bellissime città spagnole e di quelle scandinave. Roma è lì lì, il paragone è difficile, decidiamo che sono due cose diversissime, entrambe nei nostri cuori per diversi aspetti).
Arriviamo fino all’Arco di Trionfo, mai nome fu così azzeccato.
Vediamo la punta della Tour Eiffel che glittera, come tutti i primi 10 minuti di ogni ora, ma era uno spettacolo che avevamo deciso di lasciare per l’ultima sera a Parigi, quindi ce ne torniamo stanchi a casa.
Giorno 3: oggi il cielo è cupo, Parigi si trasforma in malinconica. Decidiamo di tornare all’Ile de la Cité per goderci meglio il cuore di Parigi.
Un giro a Notre Dame eppoi una brasserie che dà sull’abside da un lato e sull’Ile St Louis dall’altro.
Una buona crepe e un sandwich per 15 euro eppoi fuori al freddo per una passeggiata su St Louis, un’isoletta davvero tranquilla che ha poco di parigino: sembra quasi un paesino sulla Manica. Forse il clima “inglese” da pioggerellina aiutava… Prendiamo il Pont de la Tournelle per fare la Rive Gauche e immedesimarsi negli artisti e intellettuali parigini che ne hanno fatto la loro zona dagli inizi del secolo scorso. Voglio assolutamente comprare dei vecchi libri dai bouqinistes e trovo una simpatica vecchietta che per 25 euro mi vende tre edizioni vecchissime di Flaubert, Gide et Abbé Prevost in francese ovviamente.
Soddisfatti, continuamo la promenade sulla Rive Gauche per un pezzetto, ma inizia a piovere forte quindi metro fino a Concorde per chiuderci al Musée de l’Orangerie, dove spendiamo 6,50 euro per vedere le opere della collezione Walter-Guillaume ma soprattutto le ninfee di Monet (il mio preferito in assoluto). Non posso descrivere le emozioni che queste due sale circolari mi hanno trasmesso. Un susseguirsi di colori e forme simili ma mai uguali, toni caldi e freddi, chiari e scuri tutti insieme in un equilibrio impressionante.
Ne vale la pena, anche perchè queste le trovate solo qui. Ci sono tante altre ninfee in giro per il mondo: io ne ho viste al Musée d’Orsay, al Moma a NY, alla National Gallery a Londra e a Brescia per la mostra sugli impressionisti. La disposizione di queste lascia davvero senza fiato.
Usciamo dall’Orangerie che ha smesso di piovere e ci dirigiamo verso Place Vendome, altra perla parigina. Un’occhiata al Ritz e alle gioiellerie su Rue de la Paix (che splendori!) e siamo all’Opera, altro mio grande amore! Anche qui, forti emozioni.
Vediamo in lontananza le luci pazze delle Galeries Lafayette, quindi, invece dei grandi boulevards (troppo freddo stare all’aperto!) ci tuffiamo in questo enorme paradiso dello shopping. E noi che ci vantiamo della Rinascente…
Con la metro raggiungiamo Chartier (Rue du Fauburg Montmartre), tipica cucina francese come ci eravami promessi.
Prendo les escargots, una mia antica passione: ottime.
Poi non ricordo il secondo, perchè l’attenzione si è concentrata sulla andouillette di Fabri, una cosa disgustosa che loro si ostinano a chiamare salsiccia, ma che in realtà è composta da intestino (o peggio credo, vista la puzza) di maiale. Discussione sulle capacità di adattamento degli italiani all’estero per quanto riguarda il cibo: io non faccio mai paragoni, mi adatto a tutto, lui magari anche, ma sempre con la puntualizzazione che gli italiani non li batte nessuno. Un pò sconsolati da questa cena economica (40 euro) ma deludente (eppure Chartier è considerato uno dei più caratteristici e buoni: il posto è niente male, nulla di elegante, anzi! però è bello per questo, l’atmosfera è molto gioviale. Il cibo è cmq così e così).
Andiamo a casa per docciarci e cambiarci e ci dirigiamo alla Tour Eiffel che è già tardino.
Vediamo il “glitter” delle 23, dieci minuti di emozioni. E’ bello viverle insieme. Dopo una crepe alla nutella a testa dal chiosco del Trocadero (anche due anni fa l’ho presa qui: è una botta ma è davvero il massimo!!) decidiamo di scendere fino alla base della torre. E da qui vediamo che la coda per salire è inesistente: io ero salita fino in cima, lui si era fermato al secondo livello: decidiamo in qualche istante che sarebbe bello salire insieme fino su in cima. Spesa imprevista di 23 euro (11,50 a testa) e saliamo. Di notte è una sensazione diversa. Non c’è una visibilità ottima ma riconosciamo cmq tutta Parigi e le luci sono meravigliose.
A mezzanotte inizia a glitterare di nuovo e noi siamo proprio li su. Ad aprile siamo saliti sempre di sera sull’Empire State Building a New York: due sensazioni diverse. Lì sei ad un passo dalle nuvole con sotto una città pulsante, piena di luci e rumori, una sensazione di adrenalina. Qui è tutto più tranquillo, ma ti senti sospeso nel vuoto, sotto di te solo ferro e bulloni. Per chi soffre di vertigini non so cosa sia peggio! Contenti di questa idea dell’ultimo minuto, ci godiamo la torre da sotto facendo foto davvero splendide e torniamo in albergo.
Giorno 4: la partenza. Ma abbiamo comunque tutta la giornata a disposizione fino alle 18 circa.
Ci è finito il pass per la metro, decidiamo quindi di tornare a Montmartre, anche per comprare i souvenirs che avevo visto il primo giorno e fare un giro a Pigalle.
Andiamo ad Abbesses, dove c’è la metro più antica di Parigi e il muro con la scritta “ti amo” in tutte le lingue del mondo. Questo è davvero un angolo romantico…
Torniamo verso Place du Tertre per i souvenirs: prendo dei posters di manifesti del Mouling Rouge e Moulin de la Galette disegnati da Toulouse Lautrec, sono bellissimi. Alcuni sottobicchieri di soggetti simili (Chat Noir, pubblicità di Parigi di inizio XX sec e manifesti di spettacoli di cabaret) e le solite cartoline da spedire.
Ci facciamo la tranquilla Rue Lepic fino alla deviazione per il cimitero di Montmartre, dove sono seppelliti alcuni GRANDI.
L’emozione è fortissima davanti alla tomba di Mme de Plessis, la Dame aux Camelias, libro che ho divorato in 2 ore scritto da Alexandre Dumas figlio, anche lui sepolto qui. Vediamo tra le altre anche le tombe di Stendhal e Degas.
E’ giunta l’ora di tornare a casa e prendere le valigie per dirigerci di nuovo a Pte Maillot: decidiamo di arrivarci percorrendo il quartiere di Pigalle. Non mi entusiasma molto tutto questo ammassarsi di sexy shops e locali “per adulti”. C’è il locale Folies Pigalle (note serate in discoteca) e torniamo al Moulin Rouge per fotografare l’entrata con le ballerine di Toulouse Lautrec dipinte ai lati. Saliamo ancora al Sacre Coeur per un’ultimo tè in una bella brasserie, dove ci facciamo anche una crepe. Io provo per la prima volta la crepe alla marmellata, non male.
Il sole ormai è calato ed è il Sacre Coeur illuminato a darci l’ultimo saluto di questa magnifica città.
Paris – la Ville Lumière, ancora nessuno le ha tolto il primato. Qui davvero la vie est en rose!