Parigi è davvero la Ville Lumiere
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Atterriamo all’aeroporto di Paris-Beauvais, il più distante dalla città (circa 80 Km a nord) ma ben collegato da frequenti autobus che partono dal piazzale appena fuori l’aeroporto (dove c’è anche la rivendita dei biglietti che costano 15,00 euro) e che in un’ora e venti arrivano a Parigi, a Place de la Porte Maillot dove c’è la fermata della metropolitana. Noi siamo dirette al quartiere “Le Marais e Bastille” dove, ad aspettarci, c’è il mega appartamento che abbiamo affittato tramite amici italiani ormai residenti a Parigi. E’ già tardi e abbiamo tutta la settimana lavorativa alle spalle perciò decidiamo di preparare i letti, disfare le valige e andare a letto.
1° giorno
Come consigliato da altri turisti (non) per caso, alcuni biglietti li abbiamo già acquistati tramite internet qualche tempo prima (per evitare di perdere ore preziose in coda per i vari ingressi) e quindi sabato sappiamo già che alle 11.30 ci aspetta la salita alla Tour Eiffel (Euro 13,40 per l’ultimo piano). Purtroppo l’ascensore è guasto per cui possiamo salire solo fino al secondo piano. Il panorama è a 360 gradi sulla città ma, forse per colpa della giornata un po’ nuvolosa, non resto particolarmente estasiata dal’esperienza. Iniziamo poi la nostra lunghissima giornata in giro per Parigi: passeggiamo lungo la Senna fino ad arrivare all’Hotel des Invalides, costruito alla fine del Seicento per ospitare gli invalidi di guerra, e all’Eglise du Dome, che deve il proprio nome alla cupola dorata che la sormonta e al cui interno sono custodite le spoglie di Napoleone. Perdendoci per le vie parigine, attraversiamo il quartiere di St.Germain des Pres, famoso per i caffè dove scrittori come Hemingway, Fitzgerald e Joyce bevendo e scrivendo si impegnavano in dibattiti intellettuali. Oggi è quartiere di lusso che ospita esclusivi negozi di oggetti per la casa e boutique di abbigliamento, anche se i caffè letterari vivono ancora. Famoso l’ottocentesco Cafè de Flore che durante l’occupazione nazista era diventato praticamente l’ufficio di Jean-Paul Sastre e Simon de Beauvoir. Sempre nel quartiere ha sede la chiesa più antica di Parigi, principale luogo di culto cattolico fino alla costruzione di Notre-Dame: è la chiesa romanica di St.Germain des Pres, costruita nell’XI secolo sul sito di una precedente abbazia. Lungo Boulevard St. Germain c’è la sede della Fnac dove ritiriamo i biglietti per l’ingresso al museo del Louvre acquistati tramite internet (l’alternativa al ritiro in città era quello della spedizione a casa con un piccolo supplemento ma poiché ci sono diversi punti di ritiro abbiamo optato per questa soluzione). Ormai i nostri piedi chiedono pietà e quindi decidiamo di fare un rilassante giro in battello sulla Senna. Ci sono diversi battelli ormeggiati su entrambe le sponde del fiume con i relativi chioschi di vendita dei biglietti (Euro 15,00 al giorno, si può scendere e risalire a qualunque fermata) e così, comodamente seduti, passiamo davanti il museo d’Orsay, Notre-Dame, il Louvre, la Tour Eiffel. Finito il giro, ci dirigiamo verso il quartiere latino per la serata. Così chiamato perché fino alla rivoluzione francese gli studenti universitari che lo frequentavano si servivano del latino come lingua franca e oggi ancora vivo e pieno di locali, luci e gente!
2° giorno
È dedicato principalmente alle due isole. Innanzitutto l’Ile de la Citè, la più grande delle due, dove sorge l’imponente cattedrale gotica di Notre-Dame. Sebbene per costruirla ci siano dovuti quasi due secoli (1163-inizio XIV secolo), la rivoluzione francese la danneggiò a tal punto che sembrava destinata alla demolizione. Fu il successo del romanzo di Victor Hugo, “Il Gobbo di Notre Dame”, uscito nel 1831, che indusse a una petizione per salvare la chiesa, ad oggi il simbolo più visitato (giustamente) della città. L’isola ospita anche la Concergerie (Euro 8,00), palazzo trecentesco che divenne famoso come carcere: vi furono imprigionate quasi 3000 persone che comparvero dinanzi il Tribunale Rivoluzionario situato nell’adiacente Palazzo di Giustizia prima di essere mandati alla ghigliottina. Tra loro vi fu anche la regina Maria Antonietta. La visita, secondo me, ne vale la pena dato che sono ricostruiti gli ambienti così come erano all’epoca dei fatti. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo a vedere la vicina Saint Chapel perché era terminato l’orario di visita. Così, dopo un giro all’Ile St. Louis, tranquilla e impreziosita da eleganti palazzi che sono tra le residenze più esclusive della città, torniamo nel quartiere latino per vedere il Pantheon (imponente mausoleo in cui riposano diversi personaggi tra cui Hugo, Voltaire, Zola), la Sorbonne (una delle più prestigiose università del mondo) e tutti i bar e caffè studenteschi che animano la zona. Tornando verso casa, invece, passiamo da Place des Volges, tra i cui portici in pietra non è difficile incontrare musicisti di strada, e al cui n. 6 si trova la casa-museo di Victor Hugo (ingresso gratuito) con disegni, ritratti e arredi lasciati esattamente com’erano quando scrisse “I Miserabili”. Poi ci soffermiamo a scattare qualche foto in Place de la Bastille, luogo che segnò l’inizio della rivoluzione francese con l’assalto dei parigini alla fortezza il 14 luglio del 1789. Oggi non è rimasto nulla della Bastiglia, anche se la piazza resta il luogo di raduno di manifestazioni di protesta della città. A memoria storica, comunque, è stata collocata una colonna di bronzo verde, alta 50 metri, sormontata dalla Libertà alata e dorata e sotto la quale sono seppelliti i morti dei moti del 1830.
Dopo una doccia rigenerante, siamo pronte per la seconda serata parigina. Prima meta: la basilica del Sacre Coeur situata in cima alla collina del quartiere di Montmartre. Se non volete salire a piedi, i biglietti della metropolitana valgono anche per la funicolare che porta alla chiesa. Sono le 22.00 e la chiesa ovviamente è chiusa per cui ci “accontentiamo” di vedere il panorama dal belvedere davanti la basilica (pare che salendo sulla cupola lo sguardo potrebbe spaziare fino a 30 Km!). E devo dire che la Tour Eiffel non ha il monopolio della vista panoramica sulla città: sarà l’effetto delle luci dei viali e dei monumenti, ma la vista sui tetti cittadini da lassù è davvero spettacolare. E ancora più eccezionale è lo spettacolo che ci offre la Tour Eiffel: allo scoccare di ogni ora, per 5 minuti, la torre è illuminata da migliaia di luci intermittenti dorate che le donano un effetto visivo incredibilmente suggestivo! Ci avevano detto che le strade di Montmartre sono piene di artisti di strada ma, sarà perché è domenica, sarà perché è tardi, ma in giro non c’è anima viva e quindi camminiamo verso i quartieri meridionali di Montmartre, Pigalle e Clichy, dove si trova il celebre Moulin Rouge. In realtà la zona è un alternarsi di bar licenziosi, club di streap-tease e sexy shop, per cui non è proprio il posto ideale per passare la serata. Dopo un paio di veloci foto al Moulin Rouge, prendiamo un taxi per andare all’Arc de Triomphe, monumento celebrativo della vittoria di Napoleone ad Austerlitz nel 1805, dal quale si diramano a raggiera 12 viali tra cui i celeberrimi Champs-Elysees. E’ passeggiando per questo lussuoso viale che ci fermiamo finalmente a mangiare!
3° giorno
Oggi ci dedichiamo al museo più grande del mondo: il Louvre. Come detto, abbiamo già acquistato i biglietti tramite internet (Euro 10,00 + 1,00 di prevendita) e questo ci permette di evitare un po’ di coda all’ingresso; facciamo solo un po’ di coda per lasciare i cappotti al guardaroba. Il consiglio è quello di pianificare un itinerario in base ai propri interessi tenendo presente che è pressoché impossibile riuscire a visionare bene (ma anche solo di sfuggita) tutte le opere; al centro informazioni viene distribuita una cartina gratuita che riporta la pianta dei piani ma, nonostante questo, siamo riuscite a perderci nei meandri dei preziosi corridoi! Ovviamente a farla da padrona è la Gioconda di Leonardo da Vinci che si trova dietro una transenna di legno e un vetro antiproiettile. Ma si possono ammirare anche altri importantissimi dipinti italiani, nonché spagnoli, francesi, tedeschi, olandesi, oltre a sculture (Lo schiavo morente di Michelangelo, Psiche rianimata dal bacio dell’Amore di Canova, La Venere di Milo, La Vittoria di Samotracia) e reperti dell’antico Egitto, della Grecia, dell’Etruria e dell’antica Roma. Insomma, tra un dipinto e una scultura abbiamo passato più di 4 ore! Dopo un fugace panino consumato all’interno del museo (c’è una tavola calda ma molta gente mangiava i propri panini per terra nei corridoi dell’ingresso!) abbiamo attraversato gli adiacenti Jardin Des Tuileries, 28 ettari di sentieri, laghetti e giostre dove i parigini benestanti del Seicento si recavano a passeggiare e oggi dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Alla fine dei giardini, ci si ritrova in Place de la Concorde, la più grande della città, al cui centro si erge un obelisco in granito rosa donato dall’Egitto. Di qui lo sguardo può spaziare dalla Tour Eiffel alla Senna, agli Champs-Elysées. Risaliamo da Rue di Rivoli dove acquistiamo qualche souvenirs nei numerosissimi negozi che popolano la via e poi ci dirigiamo alle Galeries Lafayette, sontuosi grandi magazzini, sormontati da una cupola in vetri policromi, al cui interno si trovano le boutique delle più esclusive case di moda.
Per la nostra ultima sera parigina abbiamo solo un desiderio: tornare a vedere la Tour Eiffel illuminata! Così, dopo un breve ristoro a casa, alle 20 in punto siamo sotto la torre per scattare le foto più suggestive di tutta la vacanza!
4° giorno
Prima di partire passiamo a salutare un amico italiano che lavora in un ristorane italiano specializzato in pizze e focacce (si chiama Assaggio ed è in Rue du Temple al numero 48). Così, per “riabituarci” ai nostri sapori, odori e colori, mangiamo qualche trancio di pizza e poi ci muoviamo alla volta dell’aeroporto di Paris-Beauvais prendendo la navetta dalla fermata metro in Place de la Porte Maillot.
Insomma abbiamo fatto una bellissima vacanza sfatando tutti i luoghi comuni: nessun problema di venerdì 17, sole e cielo azzurro 3 giorni su 4, temperature rigide ma sopportabili, parigini gentili (anche se è meglio rivolgersi loro in francese perché anche se parlate in inglese vi risponderanno nella loro lingua!). E, dall’altra parte, abbiamo avuto la conferma di quanto si dice su Parigi: è la città delle luci (incredibilmente suggestiva la sera quando ogni strada, palazzo, monumento, è illuminato), dell’arte (cassaforte mondiale di tesori provenienti da tutto il mondo e di tutte le epoche storiche) e della letteratura (il patrimonio letterario può essere “sfogliato” curiosando tra i banchi dei rivenditori di libri posti lungo la Senna o “visitato” nelle varie case-museo o caffè dove i vari letterati hanno trascorso parte della loro vita). E poi Parigi è sinonimo di eleganza e moda.
Quanto agli spostamenti, la metropolitana di Parigi ha due reti separate ma collegate tra loro: il metro vero e proprio con le sue 14 linee, e la Rer, una rete di 5 servizi extraurbani (di più difficile orientamento rispetto le linee urbane) che passa per il centro. Pianificate prima i vostri itinerari giornalieri per vedere se vi conviene acquistare un carnet da 10 biglietti della metropolitana (Euro 12,70) o la tessera Paris-visite che permette l’uso illimitato dei mezzi e permette di scegliere tra 3, 5 o 8 zone della città e la validità per 1, 3, 5 o più giorni. Noi abbiamo optato per la prima soluzione e ci è andata bene così: il modo migliore per visitare Parigi è spostarsi a piedi a cielo aperto!
Quanto al cibo, noi abbiamo sempre fatto colazione a casa e un pranzo di fortuna in giro, mentre la sera ci concedevamo una sosta più tranquilla in qualche locale, optando spesso per i menù turistici. Diciamo comunque che non potete andar via da Parigi senza esservi concessi il lusso di una colazione al bar con croissant, senza aver assaggiato la zuppa di cipolla, senza aver fatto tappa in qualche panificio per una baguette o una quiche e senza aver smorzato un languorino pomeridiano con una crepe.
Infine, quando decidete di andare a Parigi ricordatevi… di portarmi con voi! La Ville Lumiere (mai ‘soprannome’ fu più indovinato) vale almeno una seconda visita!