Parchi dell’ovest usa

Voglio cercare di rendere agli amici “TURISTI PER CASO” le emozioni provate nel recentissimo viaggio fatto nei Parchi dell’Ovest degli Stati Uniti questo inizio d’estate 2008. Il viaggio (preparato meticolosamente a “tavolino” con l’aiuto dei racconti di precedenti viaggiatori e con Internet) è stato coperto da un grosso TOUR...
Scritto da: salvesan
parchi dell'ovest usa
Partenza il: 14/06/2008
Ritorno il: 02/07/2008
Viaggiatori: in coppia
Voglio cercare di rendere agli amici “TURISTI PER CASO” le emozioni provate nel recentissimo viaggio fatto nei Parchi dell’Ovest degli Stati Uniti questo inizio d’estate 2008.

Il viaggio (preparato meticolosamente a “tavolino” con l’aiuto dei racconti di precedenti viaggiatori e con Internet) è stato coperto da un grosso TOUR OPERATOR italiano il quale ci ha garantito il volo, il noleggio auto ed alcuni pernottamenti ritenuti da noi indispensabili.

Negli altri casi, alcuni pernottamenti “strategici” sono stati fissati via Internet altri invece (data la notevole offerta rilevata) li abbiamo colti al volo il giorno di arrivo.

Tutto si è svolto con quasi assoluta tranquillità salvo alcuni episodi che segnalerò perché altri facciano molta attenzione a non cadere nelle stesse “trappole”! Il volo LUFTHANSA ci ha portato dall’Italia (via Francoforte) nel primo pomeriggio a Denver dove abbiamo dovuto superare i burocratici adempimenti riguardanti l’ingresso in USA; la cosa ci ha impegnato molto sull’aereo per la compilazione del modulo e ci ha costretto ad una abbastanza lunga coda in Dogana con apposizione di impronte della mano e foto segnaletica, comunque risolte abbastanza rapidamente.

Per noi non erano però le 4 del pomeriggio ma praticamente mezzanotte e la ricerca del noleggio auto HERTZ (che in aeroporto è assai decentrato – ci si arriva con un bus dedicato!) ci ha ulteriormente stancato. E’ stata quindi una spiacevole sorpresa quando negli adempimenti per il rilascio della auto ci siamo sentiti chiedere una cifra superiore al concordato.

Infatti mentre l’indennità di rilascio in altro stato ($ 300) era stata concordata le tasse aeroportuali richieste (circa $ 80) invece sapevamo essere comprese nel nostro contratto. Nonostante l’aiuto di un interprete italiano della HERTZ presente in altra sede e raggiunto telefonicamente siamo stati costretti ad accettare il sopruso di tale società per ritirare l’auto.

Abbiamo quindi raggiunto l’albergo prenotato dal Tour Operator Italiano dove …(2^ sorpresa) la camera non risultava prenotata (e quindi pagata nonostante il nostro voucher!). Qui, però, il problema si è risolto in pochissimi minuti in quanto il numero verde fornito dall’organizzazione ha garantito (con un fax spedito immediatamente) all’albergo la prenotazione.

E così alle 19 siamo potuti andare a dormire (in Italia erano, comunque le 3 della notte!).

Al mattino prestissimo, ovviamente, eravamo in piedi e fatta una colazione frugale alle 6 siamo partiti destinazione MOAB – UTAH; per arrivarci si percorrono oltre 500 km su strade comunque bellissime. Poco affollate e che sfiorano molte località di montagna. Abbiamo visto anche la neve e la temperatura era gradevole.

In una cittadina sul percorso abbiamo “svaligiato” un grosso store di cibarie per le colazioni mattutine (negli alberghi dove non sono comprese) ed in particolare una grossissima riserva di acqua; infatti nelle località che incontreremo viene consigliato (facendo qualche “trail” – passeggiata) di portarsi dietro appunto acqua a volontà! La macchina fortunatamente è capiente e quindi i galloni di acqua sono tanti …

Arrivando a Moab nel primo pomeriggio (molto valido lo SLIPE INN prenotato) ci rilassiamo un po’ in piscina e poi andiamo a vedere l’ARCHES PARK che è appunto il primo parco nazionale che visitiamo. Acquistiamo qui la tessera annuale per visitare tutti i parchi d’America (80 $) e rimaniamo affascinati dai colori stupendi che ci abbagliano; il contrasto fra il colore rosso mattone delle rocce e degli archi naturali ed il cielo azzurrissimo è da infarto! Affrontiamo la salita verso il DELICATE ARCH che è il più famoso (è anche il simbolo dello stato dell’UTAH) e le foto che scattiamo sono da galleria! Al tramonto poi i colori ancora di più esaltano i panorami! In tarda serata concludiamo la giornata in un tipico ristorante dove assaggiamo la famosa “new York steak” accompagnata da un buon rosso Cabernet californiano! Altro problema ce lo causa la carta di credito (e non sarà l’unica volta, purtroppo): essendo in Italia notte si rifiuta di darci l’ok per cui dobbiamo ricorrere al cash che, fortunatamente abbiamo con noi! Al mattino seguente (giorno 3) affrontiamo un percorso più breve (meno di 400 km) verso Bryce Canyon dove arriviamo nel primissimo pomeriggio; qui altra piccola delusione: l’albergo (che è quasi un ranch di campagna) è fuori dall’ingresso del Parco di una decina di km. Il posto è spartano ma abbastanza gradevole e alla reception una vecchia zia Leslie ci fornisce tantissime informazioni.

Andiamo subito a visitare il Parco percorrendo con la nostra auto i vari view point fino all’estremo limite del canyon: impressione STUPENDA! Le colonne (o pinnacoli) che contraddistinguono questo anfiteatro sono anche qui uno spettacolo affascinante unito all’azzurro del cielo ed al verde della vegetazione. Tenendo conto che siamo a circa 7500 – 8000 piedi fa anche caldo ma non asfissiante! “Spariamo” tantissime foto ed in particolare attendiamo il tramonto del sole proprio al SUNSET POINT … Un’immagine indimenticabile.

La cena la consumiamo al Best Western Ruby’s che era la nostra prima scelta e che non siamo stati in grado di fissare; come albergo che è posizionato benissimo proprio all’ingresso del Parco; al solito ottima cena questa volta con salmone e gamberi (shrimps), si quelli di Bubba (amico di Forrest Gump)! Ovviamente ad accompagnare il cibo questa volta è un bianco Zinfandel californiano! Il mattino dopo decidiamo di utilizzare gli shuttle che collegano i vari view point e poi ci impegniamo nel primo trail: Navajo loop. E’ un percorso che scende a precipizio da Sunset point, si incunea in uno strettissimo canyon con squarci di cielo e tracce di vegetazione (foto a gogò, naturalmente) e quando arriva al creek (cioè al fiume di fondo valle chiaramente secco) inizia una lenta risalita verso Sunrise point con tornanti continui ma molto dolci! In nemmeno 2 ore lo completiamo avendo bevuto tantissima di quell’acqua che c’eravamo portati dietro! Con lo shuttle rientriamo al visitor center e da qui torniamo all’albergo a farsi un bagno in piscina.

Utilizziamo la “laundry” per lavare biancheria e magliette vedendo (purtroppo) la 6^ gara della finale N.B.A. Dove i CELTICS di Boston vincono il titolo a danno dei nostri amatissimi LAKERS di Los Angeles.

La cena la consumiamo in un’altra tipica trattoria-fattoria con (questa volta) piatti di pasta conditi dai soliti shrimps.

Il giorno 5 ci vede impegnati a raggiungere il Lago Powell (Arizona); dall’albergo di Bryce ci è stata sconsigliata una scorciatoia più diretta che ci dicono assai difficilmente praticabile dalle 4×4, quindi inadatta alla nostra berlina. Quindi ci sciroppiamo circa 300 km di solite strade bellissime e poco frequentate rispettando sempre i limiti previsti, benissimo segnalati.

Arrivando ci gustiamo una breve visione della diga creata sul Colorado che negli anni 50 ha consentito la nascita della cittadina fino ad allora deserto assoluto.

L’albergo è nel centro del paese, è disponibile (fortunatamente) già a metà mattinata e quindi ci possiamo sistemare ed andare subito a prenotare l’escursione all’ANTELOPE CANYON che (avendo letto racconti e consigli delle guide) intendiamo fare proprio all’inizio del pomeriggio. Decidiamo di optare per un tour fotografico (più lungo e più costoso dell’escursione tradizionale) e credo che quei 32 $ a testa siano i migliori denari spesi nella mia vita di turista! Partiamo con un gippone 4×4 guidato da Marvin (giovane navajo che parla qualche parola di italiano, bene lo spagnolo e ci capiamo anche con il nostro modesto inglese). Dopo una mezzora di percorso arriviamo all’imbocco del canyon con un caldo infernale; ci sono tantissimi gruppi ed il canyon è abbastanza stretto ma gli accordi fra i vari accompagnatori permette a tutti e la visione degli squarci più gradevoli e a noi di scattare foto veramente eccezionali: le rocce sembrano di volta in volta onde, teste di animali, ecc. Ecc con tonalità di colore infinite.

Passiamo più di 1 ora e mezzo a percorrere nei 2 sensi il canyon e ci scattiamo tantissime foto (BEATA DIGITALE …!). Al rientro Marvin ci mostra alcune foto scattate al Grand Canyon all’alba davvero da mostra fotografica! Rientrando in albergo ritorniamo a completare le nostre provviste nel grande magazzino e facciamo qualche acquisto di souvenir in questa bellissima località! Andiamo poi alla Marina e prenotiamo per il giorno dopo una crociera sul lago di tutta la giornata per arrivare al RAIMBOW BRIDGE; la serata si conclude (per la 1^ volta) al Mc’ Donalds con pollo (non per me) e Big Mac.

L’escursione sul lago parte presto al mattino e all’inizio non fa molto caldo per cui ci posizioniamo sul tetto del battello per gustare panorami delle montagne circostanti, delle baie e calette dove i turisti noleggiano le house boat e passano così gradevolmente le loro vacanze. Per arrivare al RAIMBOW BRIDGE (che è il più grande arco naturale d’America ed è sacro per i Navajo) si percorre, dall’imbarcadero dove ci lascia la barca, un sentiero di circa mezzora in leggera salita. Anche qui i colori sono inimmaginabili ma qui c’è molto più turismo balneare, perfino belle ragazze in bikini assai succinti ed infradito accompagnate da ragazzoni biondi! Rientrando sul battello ci aspetta un gradevole spuntino accompagnato da bibite freschissime (in America di solito si abbonda di ghiaccio per affrontare il gran caldo!) e poco dopo le 13 si inizia il ritorno che ci vede percorrere canyon strettissimi appena più larghi del battello.

All’arrivo alla Marina ritiriamo la nostra auto ben riscaldata dal sole cocente e rientriamo in albergo. Dopo un bagno in piscina molto gradevole ci prepariamo per una cena questa volta con un maxi gelato e frutta acquistata i giorni precedenti.

Il 20 giugno (giorno 7) ci incamminiamo verso la Monument Valley; per la notte non abbiamo prenotazione alberghiera e sappiamo che è opportuno visitare la valle in tarda serata. Il primo problema lo risolviamo a Kayenta dove fissiamo un Hampton Inn molto valido. E’ comunque fine mattinata per cui decidiamo di fare una deviazione verso il Canyon di Chelley che si rivela molto interessante. Al Visitor Center il ranger gentilissimo ci consiglia di percorrere il lato sud e ci consegna un depliant in italiano (rarissima questa cosa dato che gli USA ci snobbano: di solito i depliants ci sono in inglese, spagnolo, tedesco, francese, giapponese, cinese e talvolta portoghese … ma italiano è molto raro!). Da questo apprendiamo che il luogo è stato il rifugio dei Navajo quando il generale Kit Carson dette loro la caccia e li spinse molto più a sud per sfruttare le immense risorse minerarie delle loro terre! Quelli che riuscirono a scappare da questa deportazione di massa si rifugiarono appunto qui nascondendosi nelle caverne e anfratti che il canyon offfriva.

E’ molto grezzo ma veramente interessante. Dopo una merenda con frutta sempre acquistata dalle bancherelle che si trovano sulla strada vicino alle piantagioni ci avviciniamo alla Monument Valley.

Qui la tessera dei Parchi nazionali USA non vale (gli indiani anche con questo segnalano la loro indipendenza come nazione Navajo) ed il costo sostenuto ci consente di arrivare al visitor center dove si trova una terrazza panoramica con una vista molto bella. Decidiamo però né di partecipare alle escursioni sulle jeep per visitare la valle né di affrontare il percorso con la nostra auto. Riteniamo che la visione dal basso non aggiunga che poco o nulla a quello che apprezziamo dal view point. Mischiati ad una miriade di italiani ci facciamo le foto di rito con alle spalle le montagne baciate dal sole al tramonto.

Rientrando in albergo visitiamo i banchetti delle “gioiellerie” Navajo dove acquistiamo tanti piccoli ricordi carini; purtroppo non riesco a trovare una bellissima bandiera USA con stampata sopra la faccia di Geronimo di dimensioni accettabili (quella disponibile è di circa 2 mt x 1). Peccato! La cena la consumiamo in albergo dato che ormai era molto tardi; le ragazze infatti si sbrigano assai a portarci quanto richiesto per poi chiudere il salone.

Fino ad ora mi sono dimenticato di segnalare un “must”: dall’Italia mi sono portato un piccolissimo computer portatile (un LAPTOP) con il quale quasi dappertutto mi sono collegato ad Internet ed in particolare con la posta elettronica. Avendo spesso problemi di collegamento con il telefonino (nonostante sia un tri-band molto spesso era “senza alcun servizio”) ho avuto la gioia di informarmi sui fatti del mondo e comunicare con amici e parenti via Internet con il servizio wi-fi quasi dappertutto gratuito.

Il mattino dopo ci incamminiamo verso il Grand Canyon; entrando dall’ingresso est scegliamo ovviamente il lato sud (quello nord è più fuori mano, meno servito per i servizi al turismo) ed anche qui percorriamo pian piano i vari view point dove scattiamo anche tante foto. L’impressione della maestosità della zona è leggermente mitigata da una leggera foschia (caldo?) e dal fatto che purtroppo il Colorado (che scorre sul fondo del canyon) è difficilmente visibile! Percorrerne la parte principale ci prende tutta la mattinata; poi ci riposiamo nei giardinetti prospicienti il rim e cerchiamo di capire come organizzare il resto della giornata e un’escursione per il giorno dopo. Al visitor center purtroppo ci comunicano che il view point più interessante che ci avrebbe consentito di arrivare ad una terrazza con vista diretta sul Colorado è inaccessibile sia con gli shuttle sia a piedi. Decidiamo quindi di arrivare all’albergo che (anche qui, purtroppo) è fuori dal Parco sia pure distante una decina di km; il vantaggio comunque è che la località è raggiungibile da uno shuttle che serve il parco. All’arrivo la reception del Best Western non è disponibile a darci la camera benché sia solo 15 minuti prima dell’ora consentita! Alla scortesia ricevuta si unisce un pessimo servizio Internet (wi-fi lentissimo e internet point inutilizzabile); alle mie rimostranze rispondono con un’alzata di spalle! Tenendo conto del costo FOLLE della camera mi appresto a lamentare la cosa con la Direzione italiana a cui sono associato. Vediamo se otterrò almeno le scuse! Anche qui comunque notevole bagno in piscina (siamo a oltre 2000 mt ma fa caldo!) e buon servizio lavanderia che ci consente di riapprovvigionarsi di biancheria pulita! La sera poco prima del tramonto (debitamente segnalato negli orari sia al visitor center ma anche in albergo) ritorniamo sul rim dove tantissimi turisti (è sabato sera) scattano forse qualche milione di foto ad uno spettacolo magico! La cena la consumiamo in una tipica STEK HOUSE dove ripetiamo l’esperienza bistecca + patatine + un bicchiere di rosso serviti da camerieri con cappello cow boy! La domenica 22 (9^ giorno) facciamo un percorso con lo shuttle fino al view point dal quale si veda meglio il fiume (ancora piuttosto lontano, purtroppo.) Si rientra al village scendendo lungo il rim ma il caldo è già notevole; vediamo passare il treno a vapore stracolmo di turisti che viene da Flagstaff e rientriamo ancora una volta in albergo a riposarci in piscina.

Il pomeriggio tardi rientriamo al Parco usufruendo dello shuttle dall’albergo e ritorniamo a vedere lo spettacolo del tramonto questa volta da altri view point, Cena frugale in un Mc’ Donalds.

Il mattino successivo ci aspetta un’altra grossa “sgropponata” fino a Las Vegas: quasi 450 km. Arrivando in Nevada la temperatura sale a visibilio: si raggiungono quasi i 110 gradi fahrenheit che corrispondono ad oltre 40 gradi. Inoltre fuso orario: + 9 ore con l’Italia. Anche questa volta Best Western ma molto carino con personale disponibile, molto a buon mercato. Prima di affrontare la passeggiata sulla Strip (che raggiungiamo nel tardo pomeriggio con uno shuttle dell’albergo) ci bagniamo in piscina dove l’acqua è caldissima! Las Vegas è veramente un parco giochi per adulti; ci impressionano i diversi alberghi che ricordano località o storie del passato: Venice, Paris, Caesar Palace, Treasury Islands ecc. Ecc.

Entrando e uscendo da questi locali si affronta il cambio caldo – freddo; all’interno negozi alla moda e giochi di tutti i tipi con giocatori incalliti che passano lì giornate e nottate … pazzesco! Alle 19 assistiamo allo spettacolo dei giochi d’acqua delle fontane del Bellagio (meraviglioso) e poi ceniamo al ristorante del Planet Hollywood in compagnia di attori del passato e del presente! Purtroppo la battaglia fra 2 navi pirati al Tresure Island la vediamo di lontano e assai defilati in quanto i marciapiedi sono stracolmi di gente (ed è lunedì … E nel week end come faranno?).

Un taxi ci riporta in albergo in nottata! Dato che la prossima tappa è la valle della morte decidiamo di partire molto tardi; sappiamo che anche a Las Vegas c’è un Outlet vicino all’aeroporto e qui ci passiamo quasi l’intera giornata svuotando GAP, NIKE, REEBOK, HILFIRE, RALPH LAUREEN dato che gli acquisti sono scontatissimi ed il dollaro … “a picco”! Ci rifocilliamo con un buon gelato e nel tardo pomeriggio lasciamo la capitale del Nevada per entrare nell’ultimo stato del nostro bel viaggio: la California! L’ingresso nella Death Valley è in pieno deserto e veniamo nuovamente avvisati di avere a bordo molte riserve di acqua, non tenere l’aria condizionata a pieno volume (come si fa con oltre 40 gradi esterni?). Dopo alcuni chilometri di spettacolari colline e deserto arriviamo a Zabriskie Point immortalato in uno storico film di Michelangelo Antonioni! E’ uno spettacolo proprio cinematografico! Certo: per fare i 50 mt che ci portano al view point con un vento caldissimo che ci spira addosso si suda tantissimo ma le foto che otteniamo (anche con l’aiuto di 2 sposini romani che stanno percorrendo il percorso inverso) sono spettacolari! Arriviamo quindi al Fornace Creek Ranch e otteniamo la nostra camera dove ci riprendiamo dal caldo; sistemati i bagagli andiamo a cena (piuttosto cara!) e poi di filato in piscina fino alle 23! Il bel tramonto ci consente alcune foto con colori memorabili! Al mattino dopo fuggiamo dalla “fornace” passando da Dante’s view (terrazza a 360 gradi sulla valle ma la visuale è assai limitata da un’ampia foschia) e dirigendosi con una strada abbastanza noiosa verso la Sierra Nevada! Qui i panorami ricominciano ad essere molto gradevoli anche con spruzzate di neve in lontananza. Dopo un pieno di benzina (a proposito: il prezzo del gallone è oscillato fra i 4 e i 5 $ che è praticamente la metà del prezzo italiano ma il doppio di quello che gli americani pagavano un anno fa …) arriviamo alle porte dello Yosemite Park che affronteremo comunque dal mattino successivo! A Lee Vining troviamo una camera in un motel modesto (ma gradevole, pulito e con wi-fi funzionantissimo …!) e ceniamo in una buona trattoria mangiando quella che a Firenze chiamiamo rosticciana ed in altre parti d’Italia costine di maiale! Meravigliose! Il 14mo giorno del ns viaggio si inizia con l’ingresso nello Yosemite National Park al Tioga Pass: siamo quasi a 3000 mt e la temperatura è pungente; il sole però permette ancora pantaloni corti e maglietta a mezze maniche! Un continuo alternarsi di montagne ancora più elevate, di laghetti, di view point e di prati da percorrere con passeggiate rilassanti ci obbligano a passare tutta la mattinata incontrando sia molti animali (scoiattoli, marmotte, uccelli di diverse specie tutti regolarmente fotografati) sia bagnandosi i piedi nei torrenti e nei laghetti! Dopo il deserto la visione ci rimette a posto! Pranziamo in un area di picnic dove incrociamo degli sposini in viaggio di nozze che praticamente incrociano il nostro percorso rifacendolo al contrario … Sia pure molto di corsa! Diamo loro alcuni consigli in particolare sulla assoluta necessità di avere sempre da bere a bordo dell’auto e durante i trails! Poi anziché iniziare la visita della valle principale di Yosemite decidiamo di andare a dare un’occhiata alle sequoie gigante a Mariposa Grove (un viaggio lunghissimo su una strada tutta curve) dove scattiamo le foto di rito abbracciando in 2 gli alberi giganteschi; anche qui tanti animali! Raggiungiamo l’albergo che è all’esterno del Parco (a El Portal) in serata ed anche qui approfittiamo della ottima piscina a disposizione addirittura con l’idromassaggio! Avendo alle spalle un fiume che scende dal ghiacciaio è uno spettacolo inimmaginabile! Per la cena … strappo alla regola di non mangiare “all’italiana”: ci facciamo portare una pizza che si dimostra gradevole! Il giorno successivo è tutto dedicato a scoprire le bellezze della vallata principale dello Yosemite che è (forse) la perla di questo viaggio che, comunque, di cose belle ne ha viste tantissime.

Con la nostra macchina raggiungiamo il village e dopo una piccola ulteriore scorta d’acqua e di provviste per il pranzo prendiamo uno shuttle che ci porta alla fermata 16 dove inizia un bel trail molto rilassante (a parte il caldo e le zanzare!) che ci fa percorrere un sentiero sul bordo di un laghetto ed un ruscello pieno di bambini a fare il bagno! Si vedono piccoli animali che sono un incrocio fra lo scoiattolo ed il topo (chiamati pins) e numerosi uccelli! Dopo un paio di ore riprendiamo il bus fra l’altro frequentissimo e freschissimo e torniamo all’auto; dopo un ottimo Hagen Das (il gelato tipicamente USA) percorriamo di nuovo tutta la valle per andare a Glacier point dove la vista è da urlo! E’ una terrazza a picco di oltre 1000 mt sul village e vediamo sia i maggiori picchi che numerose cascate alcune delle quali non avevamo scorto dal basso! Dopo un milione di foto rientriamo all’albergo dove (ovviamente) ripetiamo l’esperienza della piscina + idromassaggio e ceniamo questa volta con frutta e formaggi in camera! Al mattino abbastanza presto partiamo lasciando definitivamente le montagne ed i parchi e ci inoltriamo verso la civiltà (se così si può dire).

A Gilroy fissiamo un Motel 8 gradevole seppure disturbato da lavori in corso ma posizionato proprio al centro di una serie di Outlet che nella giornata andiamo a svuotare! Si nota (comunque) la crisi che ha colpito l’America: dappertutto locali chiusi e molta gente che va ad acquistare poco e nulla con locali mezzi vuoti! Per noi è una pacchia anche a causa del cambio favorevolissimo! Grandissima cena in un tipico locale country (con i video ossessivamente indirizzati sulla partita di baseball della squadra locale) e splendido piatto di “shrimps” fritti con un chardonnay della California veramente meraviglioso! Al mattino breve visita alla costa (Monterey) che però è disturbata dalla nebbia e dal tempo grigio e poi si inizia la risalita finale fino a S.Francisco. Sulla costa bagnanti con muta invernale pronti al surf e numerose bancherelle che vendono la frutta locale e di stagione; inoltre una cosa particolare: ci sono dei veri e propri filari di more che i proprietari fanno prelevare dai turisti direttamente (con tanto di canestrini e piccoli carrelli) dove famiglie intere vanno a prendere il frutto da sè pagando poi alla fine. Una cosa validissima! Arriviamo all’aeroporto di S.Francisco per il rilascio dell’auto con ancora da risolvere il problema della tassa che io ritengo non dovuta; l’organizzazione HERTZ è efficientissima per le pratiche del rilascio ma per il pagamento (dicono loro) nessun problema; già fatto con addebito sulla carta di credito! Io ovviamente contesto e allora mi spediscono al loro “costumer care” dove nel mio inglese zoppicante ripeto che la cifra è parzialmente non dovuta. L’imbarazzato impiegato (che evidentemente capisce la “manfrina”) sbroglia la matassa riaccreditandomi l’importo non dovuto! In Italia poi me la vedrò con i “burocrati” della Hertz italiana che, evidentemente, hanno combinato il guaio! Con un taxi raggiungiamo l’albergo (veramente bellissimo proprio dietro GHIRARDELLI e quindi a 2 passi dal Fisherman warf) e ci facciamo una prima passeggiata a vedere appunto i negozi di souvenir! Da 20 anni a questa parte quasi nulla è cambiato e sempre ci sono le solite magliette (made in Bangladesh, India, Pakistan ecc. Ecc); invece i magneti di cui facciamo una grandiosa collezione sono rigorosamente tutti made in Cina.

E’ domenica e quindi il PIER 39 è stracolmo di turisti ma è anche molto vivace; è abbastanza caldo (niente comunque rispetto a quello patito nei parchi) e i colori e gli odori sono quasi tutti gradevoli! Nel pomeriggio abbiamo finalmente accesso alla nostra camera e ci possiamo rilassare finalmente un po’ dopo le lunghe fatiche accumulate! Dopo una visita allo store Ghirardelli decidiamo di andare a cena ad un ristorante italiano che ci offre la possibilità di gustare (oltre al solito Chardonnay californiano) un’ottima zuppa chiamata “Cioppino’s” che prevede una grossa pagnotta scoperchiate, svuotata e riempita di un granchio fatto tipo cacciucco! Molto buono e visivamente un capolavoro! Dopo una passeggiata digestiva (molto ben coperti perché la temperatura è crollata – fa freddo!) ci aspetta il nostro albergo dove nel salone splende un bel fuoco al caminetto! Il mattino dopo scartiamo l’ipotesi di farsi la visita della città (e/o del Golden Gate Bridge e altre varie escursioni turistiche) e ci abboniamo per 1 gg ai mezzi pubblici (11$) e subito scorrazziamo sul cable car; pur avendolo sperimentato nella precedente visita di oltre 20 anni fa è sempre un’emozione fare un percorso su questo mezzo unico al mondo. Scendiamo in Union Square ed andiamo a fare una bella colazione in una cafeteria. Mi chiedono come voglio il caffè ed escludo il bicchierone grande e prendo il medio … Brucia da morire e mi ci vorrà tantissimo a finirlo! Poi visita da Macy’s e altra passeggiata nelle strade vicine; poi riprendiamo il cable car e scendiamo nel quartiere cinese! Grandissimi … Odori e strade brulicanti per lo più di asiatici. Accanto c’è il quartiere italiano riconoscibilissimo perché sui lampioni c’è dipinto il nostro tricolore! Dopo una rilassante passeggiata anche nel quartiere finanziario ci facciamo indicare il modo per raggiungere il Golden Gate Bridge (2 autobus presi in sequenza) dove arriviamo praticamente all’ora di pranzo! Sulla terrazza prospiciente facciamo le foto di rito e in un piccolo bar prendiamo qualche stuzzichino per fermare la fame! Il ponte ormai si è liberato della perenne cappa di nebbia mattutina per cui le foto sono veramente bellissime. Riprendiamo i 2 autobus per ritornare al Fisherman Warf dove decidiamo di prendere un traghetto per Sausalito. Lo facciamo al volo e ci godiamo il viaggio che sfiora l’ex carcere di Alcatraz, rivediamo il Golden Gate Bridge abbastanza da vicino ed arriviamo nella bella cittadina di Sausalito a metà pomeriggio; è proprio una località di vacanza e turistica piena di ristorantini, negozi di vini e di gadget. Fa anche più caldo che in città e si sta molto bene! In tarda serata riprendiamo il traghetto e ritorniamo al Fisherman Warf dove (al solito) c’è la solita “baraonda” di turisti e di bancarelle e negozi pieni zeppi di cianfrusaglie! Dopo un riposino rilassante in camera decidiamo di ripetere l’esperienza del ristorante italiano volendo assaggiare questa volta la pasta; è buonissima ed il piatto di tagliatelle con gli scampi è all’altezza del nostro paese. Il piatto lo accompagniamo questa sera con dello Zinfandel bianco (sempre californiano, naturalmente).

Altra passeggiatina digestiva e poi decidiamo di sfruttare il giornaliero dei mezzi pubblici prendendo il cable car notturno sempre fino a Union Square. Il fascino di San Francisco si ripete anche la sera con le sue strade su e giù tutte illuminate.

Rientriamo in albergo per preparare i bagagli per il nostro ritorno a casa.

Dato che il volo è programmato per l’inizio del pomeriggio ma sapendo che i controlli saranno lunghi decidiamo a metà mattinata di farci portare all’aeroporto da un taxi; ci rechiamo ai banchi Lufthansa ed una sorpresa ci accoglie. Il volo è stato collegato con uno della UNITED ed è qui che ci dovremo rivolgere per fare il check in.

E qui succede un fatto veramente increscioso: presentando 3 valigie per l’invio (viaggiamo in 2), l’incaricata UNITED mi ha detto che, dato che una valigia pesava 70 lbs, avrei dovuto pagare un sovrapprezzo di 50$. Io Le ho ribattuto che la cosa era del tutto errata dato che è mio diritto spedire per passeggero 2 valigie ciascuna di 50 lbs per cui il peso del mio unico bagaglio era ampiamente coperto. La invitavo anche a chiamare un Suo superiore per dirimere la questione! Purtroppo anche lui confermava la stupida idea esposta dalla donna e, al mio rifiuto a pagare i 50 $, mi ha minacciato di non farci imbarcare. Sono quindi stato costretto ad assecondare la richiesta VESSATORIA con la mia carta di credito ma ho loro dichiarato che avrei esposto le mie rimostranze a LUFTHANSA (è con questa compagnia che ho stipulato il contratto di viaggio e quindi è ad essa che intendo far dirimere il problema) tenendo conto che sia nel volo di andata Firenze – Francoforte – Denver sia nei numerosi voli svolti con diverse compagnie mondiali questi ultimi anni non ho mai avuto un problema del genere dato che è nostro costume viaggiare preferibilmente con un grosso bagaglio che, ovviamente, rientri nei limiti consentiti. Su tale scelta ho sempre ottenuto il massimo consenso.

Faccio osservare che, dopo aver pagato l’importo iniquo, ho visitato il banco check-in di Lufthansa dove, esponendo il problema, ho ottenuta una completa solidarietà ed un incaricato ha anche affermato: “United stupid!”. Mi è stato da loro stessi consigliato di richiedere il pronto rimborso del denaro versato cosa che mi sto apprestando a fare ! Ripeto che è Lufthansa che mi ha garantito il trasporto alle condizioni note essendo, sia io che mia moglie, appartenenti al club Miles & More di tale compagnia.

Ad aggravare poi il mio disagio è avvenuto un altro fatto increscioso: al controllo carte d’imbarco siamo stati sottoposti ad un controllo tipo poliziesco con perquisizioni personali e di tutto il bagaglio a mano; alla mia richiesta di conoscerne il motivo un’addetta alla Security mi ha mostrato che sulle 2 carte d’imbarco era stato inserito un codice “SSSS” che individua le persone sospette e pericolose. E’ evidente che la signora del check in UNITED ha voluto rivalersi nei nostri confronti per le rimostranze manifestate. Tale serie di soprusi subiti ha un po’ amareggiato il nostro rientro che, comunque, cercheremo di cancellare senza con questo tralasciare di seguire la vertenza con LUFTHANSA – UNITED.

Queste notizie Le fornisco volentieri perché ai “Turisti per caso” che si confrontino, quindi, sia con Hertz sia appunto con le sopraindicate compagnie aeree, consiglio occhi ben aperti e leggere attentamente tutte le condizioni concordate! Un ultimo appello: andate di corsa ora negli USA perché con il nostro SUPEREURO possiamo fare vacanze bellissime con cifre relativamente modeste! Sandro Salvetti – Firenze PS a chi mi volesse scrivere indico la mia e-mail: salvesan@yahoo.It



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