paolo & party

Oggi 28 Febbraio 2009, sorvolando Vladikavkaz, a 11129 metri sul livello del mar Caspio, il Loggione, ore 6.42 a Delhi, volava verso la meta, inesorabilmente. Ognuno con la sua cuffia a -55° non so se dentro o fuori. Break out - Miley Cirus nelle cuffie e un po' di turbolenza sotto i piedi. Ore 20.50 a Delhi e noi siamo sopra Kabul. Il...
Scritto da: cpt cook
paolo & party
Partenza il: 28/02/2009
Ritorno il: 09/03/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Oggi 28 Febbraio 2009, sorvolando Vladikavkaz, a 11129 metri sul livello del mar Caspio, il Loggione, ore 6.42 a Delhi, volava verso la meta, inesorabilmente.

Ognuno con la sua cuffia a -55° non so se dentro o fuori. Break out – Miley Cirus nelle cuffie e un po’ di turbolenza sotto i piedi.

Ore 20.50 a Delhi e noi siamo sopra Kabul.

Il viaggio: lungo quasi 8 ore da Bruxelles con il jet che vola sui cieli della capitale indiana per 40 minuti, senza decidersi di atterrare.

Le fasi salienti: le perquisizioni a Stefano e al suo zaino, depredato a più riprese dal suo contenuto: schiuma da barba, doccia schiuma e ogni forma liquida.

La corsa sul tapis-roulant e l’arrivo all’aereo solo cinque minuti prima della partenza del volo e poi, finalmente, come racconterà Massimo l’aereo si “stacca” dall’aeroporto. Paolo ci aspetta al controllo documenti, dove un gendarme molto zelante ci mette in difficoltà con la VISA ??? e con l’address. Fortunatamente Paolo e la sua carta diplomatica sono lì a proteggerci.

Due macchine con due autisti ci scortano a destinazione, zig-zagando come ubriachi nel traffico sconvolto e a tratti disperato della città.

Alle porte di casa Martelli, due guardiani in divisa, lanciano festosi petali sulla nostra macchina. La Claudia, sorella di Paolo chiede all’autista se è sufficiente ringraziare.

Era una sapiente coreografia studiata da Paolo per stupire noi occidentali ignari.

La casa di Paolo è una villa coloniale, stile anglosassone, su di un solo piano, ma costellata di stanze, sale e bagni, soffitti altissimi, marmi ovunque serramenti e mobili in legno pregiato, finemente istoriato, giardini imperiali con annessa piscina.

L’accoglienza di Mariangeles è squisita e la figlia… è un angelo con tantissimi capelli.

Paolo ci dà le prime “istruzioni sull’uso” dell’India.

1 marzo 2009 Ci stupiamo con lo stupore di Stefano alla vista del parco di casa Martelli e il rumore assordante dei clacson dei camion e delle auto della vicina strada. Antonio mi chiede se sta passando una nave! Uccelli dalla livrea completamente verde sfrecciano radenti al prato.

Dopo un’abbondantissima colazione, il secondo colpo di teatro voluto da Paolo, sempre più convincente alla regia: un vero elefante indiano sgambetta maestoso nel giardino, offrendosi indolente ai passeggeri più estremi.

Grande magia turbata da un cellulare misteriosamente scomparso e poi riapparso e da qualche frasca di troppo voracemente strappata dal pachiderma.

La passeggiata in risciò per le stradine della vecchia Delhi ci riserva non poche sorprese ed altrettante emozioni. Gli incredibili incroci, scontri schivati per pochi centimetri con altri risciò, macchine, moto e tuc-tuc.

Il vociare brulicante del mercato.

L’incredibile groviglio di cavi elettrici appesi alla rinfusa e minacciosamente penzolanti nei vicoli.

Un paio di vacche sacre scampate, non so come, all’epurazione governativa. I clacson che rincorrono l’un l’altro in un concerto dissonante e frenetico.

Uno scoiattolo spuntato da una foresta di mattoni sconci.

Negozi fatiscenti con immondizie sparse a testimoniarne l’esistenza.

Un barbiere che lavora di schiuma e rasoio nel mezzo esatto della strada, in un piccolo slargo della mezzeria di metallo. Bambini scalzi ma bellissimi che dividono la propria infanzia con lo smog e il sogno di una biro, una caramella, un cioccolatino, qualche carezza…Forse. Massimo si svuota le tasche per accontentarne alcuni.

Ride il ciclista che ha portato Stefanone, offrendomi una minuscola sigaretta indiana. Con un cenno di intesa rido, mimando la mole del mio amico vigile. Lo spettacolo è anche rimanere fermi, sul ciglio della strada a in un vicolo a guardare l’incredibile e varia umanità sfilare sotto i nostri occhi.

E che dire degli odori acri, pungenti, di spezie e di putrefazione, di cibo o di animale, di cibo o di letame seccato sui cigli, forse di piscio umano, ma soprattutto di spezie, …Ovunque spezie.

E poi bancarelle di banane, più nere che gialle, di ananas color giallo marcio, di un bambino che sbuccia mandarini, l’altro li passa in un artigianale, quasi primitivo spremiagrumi, per qualche goccia di succo.

Persone in luridi stanzini senza porte, apparentemente indaffarate a fare cose di cui è difficile anche solo immaginare l’utilità. Quasi tutti ti guardano, ma molti di loro sembrano non vederti, il loro sguardo si perde nel vuoto, nell’infinito buco nero delle loro misere esistenze.

Il Forte Rosso lo vediamo solo in lontananza e dall’alto del Jama Mastid, la Moschea che sovrasta la old Delhi. Luogo di culto e preghiera musulmana, tutto in terra rossa, con tre cupole bianche, non mirabile architettonicamente. Io sono costretto ad entrare a piedi nudi perché sono solo in ciabatte senza calze.

La sosta per il pranzo è all’Hotel Imperial, un cinque stelle di rara bellezza di proprietà del Maraja di Delhi. I marmi, gli ori, gli eccessi del grand hotel non possono diventare paradossali se accostati allo squallore delle strade e della vita disperata a qualche centinaio di metri di distanza. Lo raccontano Paolo e tanti altri personaggi che, come lui vivono l’India giorno per giorno, strada per strada.

L’India sono quattro secoli di storia racchiusi tutti insieme in un unico stato, nello stesso giorno e forse per sempre.

Poi, nel tardo pomeriggio, di nuovo nel traffico dei due “muti” (autista e navigatore), zig-zagando fra tuc-tuc e scimmiette baldanzose.

Zona governativa, palazzo del Primo Ministro, quello del Ministro della Difesa e altri ancora, tutti esagerati nell’architettura.

E il Palazzo del Governo stile Arena.

E il Gate of India, che si vede distintamente in fondo al Viale della Parate.

Cene all’Hotel, con scene da un matrimonio indiano. Di nuovo marmi e stucchi e decorazioni da impero britannico. Alta società indiana.

Cena con grembiulino, senza posate, carni varie, focacce di pane arabo dette “piadine a forma di sellino gigante” e verdure e succo di cocomero, yogurt e zuppa di lenticchie, cipolle speziate e quattro risate.

Nota spese: 230 euro per il volo interno.

15 euro per l’auto 85 euro per due pasti Considerazioni: come è possibile in 60 anni passare da 300 a 1200 milioni di abitanti? Nemmeno i conigli sono così prolifici…

Per l’India, o meglio in relazione all’India si parla sempre di numeri astronomici. 250 milioni di analfabeti totali, cioè gente che non è mai andata a scuola e altri 150 milioni di analfabeti di ritorno, nel senso che si scordano quello che hanno imparato in qualche anno di scuola. Queste sono le cifre che snocciola Paolo, il nostro mentore. Un’altra storia che mi stupisce è che l’India, nonostante la divisione dal Pakistan è la terza nazione al mondo per numero di musulmani, ma nello stesso tempo gli islamici rappresentano meno del 20% della popolazione locale.

2 marzo 2009. Lunedì.

Dopo la solita abbondante colazione con succo di melograno, pane formaggio, prosciutto, torta e triplo caffè, si va all’aeroporto.

Rapidamente passiamo i controlli grazie a Paolo e alla sua organizzazione.

Volo di un’ora e venti per Jodhpur con la milanese che compra i mobili in Asia.

Hotel Taj Hara Mahal con piscina e relativo bagno. Temperature invitanti 30-35° ma caldo secco. Si può prendere il sole, saltiamo il pranzo.

Ore 16, accoppiata pullman tuc-tuc per la visita al Bazar.

Oro e argento non ci interessano, ma coperte, scialli e abiti attraggono la nostra attenzione. Il mercante al 3° piano di un vecchio palazzo dispiega sul pavimento decine di coperte tessute a mano, estratte a sorte fra centinaia accatastate alle pareti. La guida indiana dai grandi baffi, la faccia sorridente e l’aria (un po’) vagamente messicana si improvvisa bambinaio sorreggendo la figlia di Paolo, che non vede l’ora di gattonare sorniona sui tappeti un po’ lerci. I divani consunti, contro le pareti, spalle alle finestre rumoreggianti del traffico sottostante ci ospitano, attenti compratori. Tessuti finissimi al tatto, Kashmir, vigogna e altre lane pregiate, sapientemente trasformate da intere famiglie di tessitori locali, poi esportate in Italia, a Parigi, in Giappone. Piacevole relax con Claudia e Mariangeles improvvisate indossatrici davanti allo specchio mobile. Compro due coperte e uno scialle di Kashmir, euro 45+27+96. Pago con carta.

Lo sport più divertente resta sedersi e guardare il traffico dei vicoli.

Molte più mucche che a Delhi, gente che dorme ovunque. Donne austere e uomini ciondolanti di miseria, fabbriche di 10 mq, di scale in legno o bambù in piazze sconce e arriviamo alla solita ex casa del Marajà, adibita a ristorante. Si cena all’aperto su un terrazzo vista fortezza e tutta la città; qualche fuoco d’artificio in lontananza e un gruppo di musicisti, con ballerino in turbante di 5-6anni. Solito mangime piccantissimo. Prima vino per Max e poi Whisky: euro 24 a testa: 1500 rupie e poi hotel.

Pidgeon’s Hotel.

Max batte Antonio dopo il whisky torbato: risultato improbabile. 3 marzo 2009. Martedì.

Colazione all’alba per noi, massaggio per Claudia. Pronti per partire ma Paolo & Party” tardano ad arrivare.

La partenza delle nove si prolunga fino alle 11.

Provo a contrattare per un coltello, ma 242 è “expensive”, 220 euro è ancora expensive e allora mollo tutto e me ne vado. L’albergo dei piccioni ci costa 4400 rupie, circa 75 euro a testa.

Finalmente si parte, destinazione il Forte sotto il sole di mezzogiorno.

Visita con audio guida in italiano, il più fotografato è il fumatore di oppio, naturalmente.

Il resto è tutto ciò che serve a difendere qualsiasi fortezza: fucili, spade, cannoni, armature.

Pipistrelli rintanati nelle volte.

Malte miste a conchiglie grattugiate per simulare la lucentezza delle perle negli intonaci.

Racconti di concubine origlianti al servizio del Marajà.

Portantine regali e culle regali in legni intarsiati !! E poi racconti di viaggi imperiali con foto intriganti di caviglie regali e censure nazionali.

All’uscita del Forte arriva un ragazzo del bazar che riporta a Paolo una borsa ritrovata.

Poi inizia il lungo viaggio-calvario destinazione Jesalmer, pardon Jaisalmeer.

Royal Jodhpur Camp.

Brutta giornata per la piccola Isabella con qualche problema di stomaco.

Il viaggio dura una piccola grande eternità con la promessa di una canadese per tutti. Prospettiva che attrae poco tutti quanti e meno di tutti il buon Max che controlla timoroso per tutto il viaggio la strada davanti a sé, con macchine e automezzi pesanti che ci sfiorano un po’ ovunque.

L’arrivo al campo è per tutti una liberazione. Paolo se la ride beato sotto i baffi che non ha. Il grande bluff ha retto fino all’ultimo ! Ci accolgono con strette di mano, collane di fiori, bicchieri di lime e musica. Le canadesi sono in realtà delle tende di 50 mq completamente arredate con servizi in muratura, corrente elettrica e nessun tipo di deserto intorno. Ma la vera sorpresa è a cena quando la musica etnica e i balli contorsionistici di una giovane indiana coinvolgono Paolo & Party, ma soprattutto Mr Steve Ante, che scopriamo essere un gioioso ballerino contorsionista. Tutte le danze sono sue e il filmato che ne sortirà sarà un epico documento destinato e rimanere nella storia del loggione ! anzi, oserei dire, destinato a cambiare la storia del loggione!! Personalmente avrei preferito una vera tenda, immersa nella notte, illuminata solo dalle stelle di un vero deserto, ma la sapiente regia di paolo ha ancora una volta avuto la meglio sui ne e miei dubbi e incertezze. Soprattutto il Max è risorto a nuova vita, dopo aver preso possesso della sua mega-tenda, talmente rinato che ha preteso il wiskino e il caffè in branda. Il ns messicano baffuto named Sandeep, insinua che io e Max abbiamo bevuto, ma non ci conosce!!! Con i suoi jaidhpur da cavallerizzo abbiamo scoperto essere anche uno sculettante ballerino.

Bicchiere e sigaretta in mano, cappello lungo e nero, vagamente zingaro, sornione e altero è un po’ difficile da collocare in questa miriade di indiani, con o senza turbante in testa. Non riesco più a comunicare con la famiglia e non ne capisco la ragione! Viaggiare è fermare il tempo, istanti che mai più ritorneranno uguali, ma una sola cosa saprà ricordarli…La magica amicizia del Loggione. (MAX) Il buon Pimpi ci ha regalato un bellissimo sogno dal quale non vorremmo più svegliarci. Ieri sera siamo arrivati nel deserto, in un posto bellissimo che ci dicono essere la residenza estiva di un marajà. La sera è fresca e accogliente, la gente che ci accoglie con la solita cortesia e i soliti sorrisi.

Durante il viaggio sono stato colpito da un mal di stomaco fastidioso, per cercare di …La paura di essermi beccato una gastroenterite, mi lancio nelle danze al suono di sitar (?) e tamburi, insieme a Claudia e a Pimpi. Ballano con noi due ragazze, figlie del deserto che ci dicono di appartenere a due tribù nomadi. Una di queste pratica l’incantatrice dei serpenti e il ballo, a tratti, richiama il movimento dei rettili. Mi colpiscono l’odore intenso che emanano, gli occhi saettanti con i quali ammiccano, i corpi sinuosi e le movenze selvagge. Immaginiamo tutti cosa accadrebbe facendo l’amore. In una tenda nel deserto che domani ci attende.

4 Marzo 2009. Mercoledì.

Visita ad Jaisalmer con guida in italiano. Dapprima andiamo in riva al lago ridotto ad una pozza d’acqua dove grossi pesce gatto si contendono il poco cibo.

Poi il centro città, racchiuso fra le possenti mura del forte.

Trasandato e fetido, più delle altre città finora viste. Rigagnoli di fognatura a cielo aperto, spazzatura e feci sacre in ogni dove. Mucche in quantità industriali, qualche maiale col muso direttamente in fogna, una scrofa con i cuccioli, pestilenziale tanfo di urina a qualsiasi latitudine. Il tempio giainista ci priva delle scarpe, ma ci illumina di una religione orizzontale e umanitaria, vegetariana e animalista. Per visitare i templi si gira da sinistra e si suona la campana sx gli uomini, dx le donne. I profeti hanno gli occhi aperti e le mani sovrapposte sulle gambe incrociate, con il palmo rivolto verso l’alto.

Qualche immagine del Kamasutra confusa fra le immagini sacre, disposte ovunque in tutto il perimetro del tempio.

Max si fa sequestrare le scarpe da un lucidatore, che per il servizio all’uscita chede l’astronomica cifra di 300 rupie, gliene da 100, ma 20 sarebbero state più che sufficienti. Il lucidatore si è arricchito in dieci minuti, forse ha messo su un’impresa e ha già un paio di dipendenti.

Funziona così: tu chiedi alla tua guida e quello manda in giro una persona a cercare quel che ti serve e, a mio avviso, in qualsiasi parte dell’India tu sia, in ogni istante,… “quello” ti porta quel che cerchi.

Altra tappa turistica importante è l’Havela del ricco mercante. Un’abitazione su 3 o 4 piani, che fa parte di un gruppo di cinque, in avanzato stato di decomposizione. Sono ben visibili i decori, le pitture, i voltoni…Ma il degrado è altrettanto…Devastante.

Pipistrelli, piccioni e con ogni probabilità anche uomini, devolvono le loro funzioni corporali agli scalcinati pavimenti dell’abitazione. Il solo pensiero di dover ristrutturare un tale scempio di arte indiana avrà terrorizzato ogni essere umano, anche se di buona volontà.

Visita programmata ad un “negozio” di stoffe con la solita apparecchiata di tessuti sul pavimento del locale.

E’ una “boutique”!? probabilmente legata commercialmente alla casta delle guide turistiche, perché dalle tante porte, ugni tanto esce un turista. Il sistema della contrattazione in India rende veramente impossibile stabilire se tu, turista, comprando questo o quell’oggetto, abbia fatto o no un buon acquisto. Non ci sono prezzi esposti per cui il venditore parte da una cifra, tu gliene offri una molto più bassa e, anche se tieni duro fino in ultimo, ti riesce difficile capire se quel che hai pagato è un prezzo equo o una rapina. Per cui ti devi fidare delle guide, che spesso sono sul libro paga dei commercianti o spiare gli occhi di chi ti sta di fronte, cercando di cogliere un lampo di soddisfazione o un mesto sguardo di rassegnazione e sconfitta.

Certo è che nella fabbrica dove si lavora l’argento: una stanza di 8 metri quadrati con il maestro che lavora e quattro che lo guardano, le cose sembrano andare un po’ diversamente. Al primo piano, dove su un materassi di acari il gioielliere svuota le sue carte migliori, non si riesce ad avere la meglio: il maestro soppesa l’oggetto e fa una rapida valutazione della quantità di argento e se tu gli hai offerto troppo poco rifiuta la transazione.

Io acquisto per la non troppo modica cifre di 100 euro, un magnifico coltello con custodia ricoperta di argento e lama intarsiata. La richiesta 150 euro, io senza sapere ne’ leggere ne’ scrivere ne offro 100. Avrei potuto dire meno e rifiuto ogni altra richiesta, lo compro per 100, ma rimane il dubbio che forse possa valere meno o che semplicemente avrei potuto averlo per 50.

Ma questo non è poi un gran problema se quei soldi alla fine sono distribuiti fra più persone…In mezzo a tanta miseria.

Massimo dà 100 rupie ad una donna con un bambino in spalla e lei comincia a seguirlo per tutta la città. Sandeep rivelerà in seguito che l’avrebbe seguito anche in hotel. Ben lavata e profumata, forse !?! Jaisalmeer il suo colore è il giallo.

Scolaresche in strada con divise azzurre e cravatta rossa, circondano Antonio, eternamente connesso con la sua macchina fotografica e il fluire ininterrotto di scatti inimmaginabili altrove.

Pranzo in Hotel con pasta in bianco, burro e mozzarella grattugiata. Beverone corroborante alla banana…Nan…

Ritorno al Camp per riposino pomeridiano e ripartenza per il deserto.

La cammellata preoccupa molto Steve per le vette himalaiane, che il cammello lo costringe a valicare. Per esperienza so che la salita e la discesa sono l’unico problema che il viandante si trova ad affrontare. Le dune di sabbia hanno sempre un loro fascino e il rammarico di un tramonto offuscato o di una notte di stelle e di silenzi è inevitabile.

Bambini cammellieri e “competition”. Il mio ragazzo mi dice che il nostro cammello è in “number one” e io ci credo quando, alla fine, scatta e supera gli altri al photofinish.

Ritorno alla notte e cena con danze e musica e turbanti.

Steve è sempre il primo ballerino, ma l’indiana che si esibisce è molto meno agile di quella della sera prima e cresce in noi la nostalgia, ma la sera, mentre fumo una sigaretta una indiana con una pianta in mano si avvicina alla tenda del nostro mentore Paolo, gli consegna la pianta e si allontana rapidamente. Mi chiama e mi dice: “dobbiamo consegnarla a Steve, è per lui…” Max e Steve ci rimproverano di non averla bloccata, ma come si può fermare un lampo? 5 Marzo 2009. Giovedì.

(inizia Steve, prosegue Max) Oggi abbiamo ripreso il viaggio. Sveglia alle 5, grazie all’orologio biologico di Steve, io dormivo alla grande dopo l’abbondante libagione dellla sera precedente e sono tutt’ora stonato. Certo non pensavo di trovare in India una Sauvignon o un rosso Syrah di ottima qualità, tanto meno whisky di marca…Ma è sufficiente avere le tasche piene di rupie e tutto si trova…Uno schiaffo in faccia alla miseria.

ATTO VI Scena 1: Tenda beduina Max e Steve dormienti nel letto matrimoniale Ciak si gira! Max: Oh! Oh! Sveglia Steve! oh! Stanno bussando alla porta! Steve (stropicciandosi gli occhi nel dormiveglia): Eh? Cosa dici? Alla porta? Ma quale porta? Non c’è …La porta! Ieri sera Sandeep dopo l’ennesimo bicchiere di Scotch, mentre scattavo le foto con il turbante a tutti i commensali, mi ha ripreso chiedendomi se io non lo ritenessi abbastanza nostro amico. Alla mia faccia interrogativa ha spiegato che a lui non avevo fatto la foto! Sorpreso e consapevole della gaffe, me la sono cavata facendo cenno al fatto che lui non aveva il turbante. Gran risata da parte di entrambi e…Scenetta finita.

Parla un po’ della piaga dellAIDS e del problema dell’acqua.

Antonio si rifiuta di scrivere, ma stasera lo costringeremo pena la cella! (5 marzo prosegue) Stamattina sveglia alle 5 e mezza, con caffè in tenda. Ci aspetta il lungo viaggio di ritorno a jodhpur per poi prendere il volo per Delhi.

Giornata quindi di viaggio e di pochi spunti per il diario di bordo e allora il racconto si può arricchire, con scorci di conversazioni, considerazioni e altro…! Il viaggio di Max, Steve e Antonio sui pulmini a me sembra al limite della crisi di nervi. Soprattutto Max ha sempre gli occhi puntati sulla strada per la paura di incidenti. Si temono attraversamenti improvvisi di mucche o capre, gli incroci con altri automezzi provenienti dal senso opposto e soprattutto i sorpassi del nostro attempato autista.

Il modo di guidare indiano è ovunque molto spregiudicato. Regole della strada non ce ne sono. Solo il semaforo rosso si rispetta. Si può sorpassare da destra, o da sinistra: importante è suonare il clacson: frase scritta dietro a tutti i camion.Stessa cosa per la precedenza, la si dà a chi si butta per primo, suonando il clacson.

Gli automezzi sono tutti obsoleti e rigati e bombardati di botte, ma in cinque giorni abbiamo inspiegabilmente visto solo un incidente. Personalmente amo questo tipo di guida al limite della frenesia.

Sandeep “in memoria della cammellata” ci parla un po’ di questi animali: da 1000 a 5000 dollari il prezzo. Vivono 20 anni, ma se curati con abbondante cibo e acqua arrivano anche a 35.S’imbizzarriscono molto, diventando cattivi, o all’inverso non mangiano e s’intristiscono se gli vengono negati i due accoppiamenti annuali nel periodo fecondo. Parla anche di liquido seminale che fuoriesce dal collo!?!…Usati anche come importatori clandestini di oppio dal Pakistan, gli viene fatto ingoiare lo stupefacente in borsine di plastica.

Due esplosioni nucleari nel sottosuolo a 120 km a sud di Jaisalmeer negli anni ’70 da parte del governo indiano, può ispirare una battuta sui giainisti, che si rifiutano di mangiare cibo nato, come le patate, sottoterra.

Disquisizioni varie sullo stemma e il motto del loggione.

Arrivo a Jodhpur in abbondante anticipo e ci fermiamo un’oretta nel Taj Raha Mahal Hotel, dove ormai siamo di casa.

All’aeroporto chi ti si rivede? La dolce milanese dagli occhi profondi, trafficante di mobili in arte povera, arrivata insieme a noi a Jodhpur e ora in partenza per Delhi e Kuala Lumpur.

Ragazza coraggiosa, ma anche consapevole che uno sguardo, un gesto, un movimento, un sorriso, una parola detta le danno un grande vantaggio nei confronti del sesso opposto. Comunque mi mostra le foto dei mobili che ha fatto fare a Jodhpur, mi dice anche l’essenza di legno con cui sono fabbricati, ma è un nome orientale e già fuori dalla mia mente.

Il volo è tranquillo, anche se a Steve sudano le mani e alla milanese si ribellano le interiora.

A Delhi ci aspetta il bus che ci porta a villa Martelli.

E subito arriva l’uomo del Kashmir, compriamo altra roba e anche un paio di scialli per Mariangeles, morbidissimi, che passano dentro una fede, dal gran che sono sottili.

Speso 74 euro.

Ha pagato Antonio con la carta.

Nella serata pre-cena, un brindisi con la bottiglia di bianco proveniente da Jaisalmeer, consegnamo l’omaggio alla signora di casa (scialli), mentre Isabella fa le prime prove di camminamento, tirandosi in testa uno sgabello.

Cena all’Oberoi, ristorante italiano, con un vino bianco siciliano da 100 euro e la foto finale sotto “l’albero della vita” in legno. Angelo, il capo sala ci consiglia una pasta abruzzese all’aragosta e un dentice con letto di verdure. Tutto ottimo, compreso il dolce di cioccolato fuso e gelato. Ottimo,penso, anche il conto: anticipa Paolo e poi faremo i conti.

6 marzo ’09. Venerdì.

Stamattina sveglia alle 7 e 30 per quel che mi riguarda e, dopo qualche foto, incontro Steve che mi dice che devo assolutamente fare una puntura a Max che non sta bene.

Senza pensarci su tanto, gliela faccio, ma con pochi risultati: a colazione la sua situazione non è migliorata.

Seduta di Yoga con Haschis, un’insegnante di questa disciplina che cerca in tutte le maniere di ipnotizzarci, ma mi turba la concentrazione e mi scappa da ridere! I miei compagni di seduta, soprattutto Claudia e Steve, paiono prendere molto sul serio la disciplina.

In ogni caso Mr Haschis è molto simpatico e divertente, atletico e aitante, decisamente un ottimo maestro, tanto che Steve, ne è convinto…Vuole intraprendere la carriera.

Intanto Max non migliora e ha anche la febbre, quindi rinuncia al viaggio di Agra.

Salutiamo Paolo & Party che stanotte voleranno a Washington. E noi partiamo senza Max, destinazione Agra che sono ancora le tre del pomeriggio, ma ben presto il traffico ci rallenta. Un’ora per uscire da Delhi, un’altra per attraversare Agra e arriviamo all’Hotel che sono le 8.30.

Ad Agra il traffico è ancora più allucinante che a Delhi. In un incrocio c’è un groviglio di macchine all’apparenza inestricabile. Poi scende un tipo, sembra quasi impartire ordini e/o dare indicazioni e, in poco tempo, come per miracolo l’ingorgo si scioglie. “Un vigile improvvisato in una città impazzita”.

Lungo il viaggio incontriamo villaggi con casupole di terra, più simili a tende e donne con bacini di sterco di vacca in testa e, finalmente una campagna coltivata a frumento e cereali. Cena all’Hotel Trident con buffet, 750 rupie a testa. Finalmente una spesa da India e non da Hollywood.

Il mangiare indiano, almeno in questa zona dell’India non è molto vario, ci sono i soliti 3o4 piatti, montone, pollo sostanzialmente in umido, ma le spezie che caratterizzano queste pietanze, in realtà, appiattiscono anche i sapori.

Telefoniamo al Max e dice di stare abbastanza bene, ma dopo poco telefona Paolo per dare istruzioni a Claudia e lo smentisce. Pare abbia la febbre a 38 e mezzo. Siamo molto preoccupati per le scorte dei super alcolici da pochi giorni arrivate a casa di Paolo!?! C’è il Max che circola liberamente nei paraggi !!! 7 marzo 2009. Sabato.

Stamattina ci destiamo alle 6 in questo Hotel non di eccellenza. Ma anche il prezzo delle stanze è OK 100 euro la doppia con breakfast. 33 euro cartoline, stampe e francobolli da collezione.

Il Taj Mahal! Finalmente! L’eccellenza dell’architettura musulmana. Un po’ di numeri: 2000 persone per 22 anni.

Marmi bianchi traslucidi di Marrana, incastonati di ogni tipo di pietra preziosa proveniente da tutte le parti dell’India e dell’Oriente. Un gioiello di indescrivibile bellezza, cangiante con il passare delle ore e il cambiare del sole, opportunamente aperto al pubblico nelle notti di plenilunio. Un gioiello architettonico che ha assunto un’importanza simbolica universale. E’ il simbolo dell’amore.

E’ stato eretto infatti dal principe, come mausoleo per l’amata moglie Taj morta a 38 anni nel dare alla luce l’ennesimo figlio. Essendo monumento musulmano, nessuna immagine dei due principi si può vedere da nessuna parte, solo decorazioni floreali e scritture del Corano. La guida trovata da paolo, parla correttamente italiano, anche se la sua voce cantilenante ricorda vagamente la liturgia !?! yoga di Hashis. All’ingresso dobbiamo fare la fila “indiana”, donne a six, uomini in doppia corsia a destra. Non è permesso entrare con sigarette e borse; mi fanno togliere due evidenziatori e le carte da gioco!?! La Claudia sul “ris-sciò” ha una crisi di ansia, ma il forte abbraccio di Steve la rassicura.

3milioni forse più di visitatori per questa indescrivibile meraviglia.

Tante famiglie di scoiattoli scodinzolano tra le piante e i turisti.Le cupole ci racconta Atule Navar Atule Mentidie (due Atule al prezzo di uno) erano completamente ricoperte d’oro e incastonate di pietre preziose, ma gli inglesi- la peggior razza di colonialisti che il pianeta abbia mai conosciuto- rubarono tutto quanto! Il principe voleva costruire un Mausoleo, per se stesso, in marmo nero dall’altra parte del fiume e collegarlo al Taj Mahal con un ponte di argento. Sarebbe stata l’opera d’arte più importante, costosa e simbolica della storia dell’umanità a tutt’oggi, ma il figlio, spodestando il padre e imprigionandolo nel Forte, impedì questa incredibile follia. Ho chiesto come è morto Shah Jahan, quinto Moghul imperatore e Atule mi ha risposto di vecchiaia, ma io avevo letto che aveva abusato di sostanze eccitanti per soddisfare sessualmente le concubine.”Viagra del seicento”. Ma questa versione, se vera, sminuisce il mito e non va certamente diffusa! Dalla fortezza, allora residenza imperiale il Moghul regnante, ogni mattina era solito attraversare il fiume e, davati alla tomba dell’amata, parlare con lei per ore. Una volta imprigionato dal figlio, si affacciava alla finestra della sua prigione dorata, piangendo sconsolato, gli occhi persi nella sua amata opera, sconvolto dal ricordo! I troppi turisti sono forse il problema più grosso di questo particolare monumento. Da Agra sono state spostate tutte le fabbriche, per evitare che l’inquinamento devastasse questo gioiello.

Alla fabbrica di marmo scopriamo come vengono incastonate nel marmo le pietre preziose. Un artigiano marmista con scalpellino e martello incide le decorazioni, togliendo 5mm di spessore di pietra e poi, con una colla speciale la cui composizione è segreta, attacca decori. Poi l’opera viene levigata. “Horn please” Fatti sentire, suona forte il clacson! Questo l’imperativo scritto sul retro di ogni cassone di camion.

E’ mezzogiorno e stiamo tornando a Delhi, di nuovo come la sera precedente, intrappolati nella morsa scoppiettante e tossica del traffico. Su ogni cartolina spedita il motto del Loggione in India: “Il bacio dell’india ha scolpito l’anima del Loggione” ! ! ! ! ! ! ! Lungo il tragitto autostradale Agra Delhi ci fermiamo in un motel con ristorante e bazar, dove filmiamo l’incantatore di serpenti: un cobra e un giovane pitone.

Steve gli allunga 20 rupie, ma lui si lamenta, ne vorrebbe di più, facciamo spallucce e ce ne andiamo.

750 anche l’entrata al Taj Mahal, come la cena al Trident, 600 rupie la mancia per Atule.

I conti di Jaisalmeer sono così riassunti: Tende Mool Raj Sagar con cene e colazioni 223 euro 14035 rupie per persona 98245 rupie totale Trasporti in Rajasthan, Safari in cammello,Bar, Programma Danza, pranzo in città 167 euro a testa 10482 rupie per p.

73379 rupie totale Ristorante Italiano a Delhi 51.80 euro a testa Trasporto ad Agra -200 km- e aeroporto 43 euro per persona 2700 rupie 13500 rupie totale.

Il protagonisti del viaggio (a cura di Antonio) Paolo (detto pimpi) il banchiere. Di famiglia nobile e ricca (possiede una sontuosa villa a Solignano) emerge subito al liceo facendosi interrogare 14 volte in filosofia nel giro di due settimane. Capace e ambizioso studia alla “Modena school of economics” e impreziosisce il suo curriculum con un prestigioso master alla Bocconi. Dopo una prima esperienza di lavoro a Londra alla Banca Nomura, ritorna in Italia come direttore finanziario alla Merloni. Ma è solo con la Banca Mondiale che trova la sua vera strada. Inizialmente si stabilisce a Washington, con moglie e figlia e successivamente viene nominato prima del Messico e poi della Colombia, dove trova una nuova moglie e diviene papà per la seconda volta. Stanco di aperitivi alla cocaina e soprattutto per perdere una decina di chili, si fa trasferire in India. Qui affitta l’ultima residenza del vicerè delle Indie, con parco, piscina e servitori inclusi. Dopo due anni di devastante dieta indiana, in cui si becca vari virus intestinali e la salmonella, decide di organizzare il viaggio in India dei suoi vecchi compagni di classe.

All’ultimo momento chiama anche la sorella, non tanto per amore fraterno, ma per farsi portare un mezzo prosciutto di cui è ghiottissimo. Stupisce tutti i membri del loggione invitando nel suo parco un elefante, con la guida che lo ricambia rubandogli il cellulare e rovinando l’erba del parco. Da buon “gourmet” porta il loggione in favolosi ristoranti da marajà e raggiunge il massimo, ordinando una bottiglia di vino che avrebbe mantenuto per un anno un’intera famiglia indiana. Eccelle nell’organizzare un viaggio nel Rajasthan, comprensivo di cammelli e giro nel deserto, ove si presenta con una impeccabile giacca in stile coloniale. Il peso della Banca Mondiale si fa sentire e il suo cammello rimane stremato a terra al termine del giro. La ciliegina sulla torta che regala al Loggione è una lezione di yoga nel suo salotto, che termina con un paio di persone addormentate. A questo grande organizzatore, che ha regalato una vacanza indimenticabile, il Loggione serberà eterna gratitudine.

Massimo (detto Max), il dottore. Simbolo e anima del Loggione. Nasce più di mezzo secolo fanelle nebbie della Sacca. Negli anni ‘/0 diviene famoso, come ala destra in una squadra di calcio, che comprende anche Stefano e Mauro. Ben presto abbandona il calcio per dedicarsi al Dio Bacco e all’arte amatoria, dove raggiunge eccellenti risultati. Il passaggio alla prima disciplina si motiva col fatto che la circolazione del Max disdegna il sangue e predilige l’alcol. Il suo record di una bottiglia a pasto rimane ancora insuperato all’interno del Loggione. Per quanto riguarda l’arte amatoria, si favoleggia che le donne che hanno “provato” il Max siano ormai decine. Nel 1980, vince la “barella d’oro” e rimane nella USL per 30 anni (o quasi). Partecipa al viaggio con qualche timore per l’aereo, per i possibili problemi intestinali, ma soprattutto per la quasi certa assenza di vino. In India la sua grandezza amatoria lo precede e quando arriva a Jaisalmeer una donna lo segue per tutta la città sperando in una notte d’amore. Le sue scarpe sono oggetto di venerazione e vengono prelevate dai suoi sacri piedi per essere pulite e portate nel tempietto di famiglia. Fiero della sua potenza sessuale si rifiuta di andare a (Vi)Agra, simulando una indisposizione. Rimasto solo diventa il Vicerè delle Indie per un giorno e festeggia con una cassa di liquori appena arrivati. Infatti uno dei suoi motti è il whisky dà energia! Viene poi all’unanimità proclamato patrimonio dell’Unesco, per le frasi “ci siamo staccati? ” (con aereo in retromarcia) e “stiamo accelerando” (con aereo completamente fermo). Notevole anche la frase “hanno bussato alla porta” (in tenda). Un personaggio del genere mette sempre di buon umore e riconcilia con la vita. Insostituibile. Lunga vita.

Stefano (detto Steve) discendente da un mitico antenato slavo, al liceo fa coppia con Max, intuendone subito le buone qualità di carattere e pregustando anni di sicure risate. Negli anni ’70 lo troviamo calciatore nel ruolo di libero nella stessa squadra di Max e Mauro. In seguito diventa pilone di rugby e praticante di box thailandese. Abbandona lo sport per dedicarsi all’arte culinaria, più come consumatore che come cuoco. Raggiunta una notevole stazza, decide di entrare nel “guinness” dei primati divenendo il primo italiano ad aumentare di peso dopo un viaggio in India. Qui si scopre leggiadro ballerino e danza per due sere, mandando in visibilio la folla. Memorabile la serata con il turbante in cui viene chiamato fratello da alcuni sikh. Memorabile anche la sua cavalcata sul cammello: dopo un primo momento di terrore ci prende gusto e stringe talmente i fianchi dell’animale che questi cerca di morsicargli le gambe ed emette gas dal retro. Eccellente anche la sua impresa sull’elefante, dopo la quale l’animale deve sradicare e mangiare una palma, per recuperare l’energia perduta. Stregato dall’insegnante di Yoga, pensa subito ad un corso al ritorno a Modena, ma rimane deluso quando l’insegnante gli consiglia “good food”, ma in modica quantità.

In India ama i lunghi e continui trasferimenti: la sua frase tipica infatti è “non ne posso più!”.

Mauro (detto Mauro), il falegname è il diarista e il cameramen del gruppo. Personaggio tranquillo e mite (pare possa anche addormentarsi nell’acqua), si adatta ad ogni situazione. In India diviene persino infermiere, iniettando alcol puro nelle vene del Max in astinenza. Coriaceo terzino nella squadra di Max e Stefano, dopo il liceo si iscrive a filosofia che però presto abbandona per dedicarsi alla professione di falegname. Ben presto espande la sua attività, diventa ricco e si concede numerosi viaggi all’estero, tra cui uno in Tanzania (forse per cercare un compagno ad un suo dipendente nero). Soprattutto in India l’esperienza di Mauro nella lavorazione del legno dà sicurezza al Loggione. Potrebbe infatti essere necessario costruire una piccola zattera o una passerella di fortuna. Non si creda però che la bravura di Mauro si esaurisca nell’attività pratica. Infatti è anche poeta e scrittore e, naturalmente diarista. Tornando al viaggio occorre dire, per dovere di cronaca, che nei primi giorni il Max, in quanto dottore è preoccupato della stitichezza di Mauro. Questi però lo tranquillizza poco dopo, esplodendo nella tenda e intasando il water. In India Mauro adora il traffico intenso e caotico e soffre di non poter guidare un tuc-tuc. Si deve limitare ad incitare l’autista a zig-zagare tra mucche, camion e auto. Come gli altri, dopo la lezione di yoga, rimane affascinato e termina la sua vacanza ripetendo estasiato “inspire-expire, inspire-expire.. “.

Antonio (detto Antonio), il promotore. Rimasto un po’ in disparte dal nucleo del loggione negli anni del liceo, vi entra in seguito, di diritto in quanto organizzatore delle cene. Anche lui con un passato da calciatore, attualmente si dedica al ciclismo in cui predilige la salita. Terminato il liceo si iscrive a Ingegneria che riesce a terminare, pur non eccellendo. Rimane per 21 anni davanti ad un computer, ma prima di trasformarsi anche lui in un bit, decide di buttarsi nella finanza, settore di cui è appassionato. Le Borse mondiali lo accolgono festosamente con la crisi più grossa dal ’29. Tenta allora di distrarsi con un viaggio in India, cercando almeno di sollevare questo paese emergente. Non trascura nessun settore, comprando regali nel settore dei tessuti, dei marmi, della carta, delle scarpe. Appassionato di foto, consuma in pochi giorni 16 pile ed è perennemente alla ricerca di nuove pile da inserire nella macchina fotografica. Viene spesso usato da Steve, come portatore. Raccoglie spesso le frasi del Max, che regala subito agli altri membri del Loggione. Attualmente sta scrivendo questo diario e pensa che questo fantastico diario sarà sempre ricordato in tutte le nostre future cene.

Arrivati nella tenuta del Vicerè delle Indie non ci resta che radunare i nostri stracci sporchi e fare le valigie.

C’è un problema in sala! I due elefanti comprati da Paolo sono ingombranti e fuori posto. Siccome chi deve decidere sulle loro sorti è in volo per gli States, decidiamo d’ufficio di collocarli ai lati della porta del patio.

E’ l’ora di tirare le somme sull’esperienza indiana del Loggione; scambiamo qualche impressione davanti ad un piatto di biscotti e una tazza di tè.

Il tè indiano è una delle poche bevande che vale veramente la pena di bere qui. Anche se la Kingfish, la birra locale non è niente male e probabilmente molto potente, visto che possiede una compagnia aerea.

L’impressione è che, parlando di paolo, si sia già stancato molto dell’India e che questo sia, forse, l’ultimo anno di Martelli nel sud-est asiatico.

Cena italiana con pasta al pomodoro e in bianco, verdura e macedonia di frutta.

Relax in sala pre-partenza, anche se per me l’India è già “il passato”, il volo di ritorno null’altro è se non un inutile intralcio alla fine della storia! Qualche parola merita anche Bac, l’anziano cane di Paolo, ancora agile e sveglio, nonostante il corpo infestato da grosse cisti, abile nel raccogliere al volo i biscotti. Resterà, da stanotte, unico occidentale a vegliare sulle proprietà indiane di Paolo.

Ci culliamo in sala al ritmo di una musica che non conosco, ma invita a disinteressarsi di questo grande ammasso di umanità, che preme…Preme…Preme…Oltre il muro del giardino, oltre il gate. In apparenza è una questione di pochi metri, in realtà è un viaggio nel tempo di qualche secolo!!! Penso che quando saremo in Italia e ci chiederanno dell’India noi ci sforzeremo di raccontarla, ma con le parole non lo si può fare! L’India va vissuta e noi abbiamo avuto la straordinaria opportunità di farlo!

The end Smettila di cantare i tuoi inni, di recitare le tue orazioni! Chi adori in quest’angolo buio e solitario d’un tempio le cui porte sono tutte chiuse? Apri i tuoi occhi e guarda: non è qui il tuo Dio. E’ là dove l’aratore ara la dura terra, dove lo spaccapietre lavora alla strada. E’ con loro nel sole e nella pioggia, la sua veste è coperta di polvere. Levati il manto sacro e scendi con lui nella polvere. Tagore



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