“Otto turisti e un minivan in Irlanda”

Prima parte di un viaggio nel sud dell'Irlanda, alla ricerca della vera vita degli irlandesi, tra pub, B&B, paesini di pescatori.
Scritto da: GuB
otto turisti e un minivan in irlanda
Partenza il: 14/06/2011
Ritorno il: 23/06/2011
Viaggiatori: 8
Spesa: 1000 €
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Questo viaggio è nato dall’idea di andare in Islanda, in realtà. Ma la difficoltà ed il costo dei voli aerei ci ha fatto optare per l’Irlanda, più economica e più facile da raggiungere. E non guasta considerare che tra le due località c’è solo una consonante di differenza… Io e la mia amica Nina abbiamo programmato nei particolari questo bellissimo viaggio, basandoci sui suggerimenti di esperienze precedenti fatte dalla zia Do, dall’amica Fiò, da altri viaggiatori che hanno messo le loro avventure su qualche sito internet e con l’aiuto della guida verde Touring che era della mia cara zia Jole, la quale ha avuto la fortuna e la voglia di girare il mondo, tutte le località che ha visitato sono segnalate da una x a matita e io adoro ripercorrere i luoghi dove è stata lei e da cui mi ha sempre inviato una cartolina. Dopo aver scelto i voli di andata e ritorno abbiamo definito le località che ci sarebbe piaciuto visitare e abbiamo quindi proceduto con la ricerca dei B&B, delle Farm House, ecc…

Essendo in otto e con quattro bambini al seguito, non è stato semplicissimo trovare disponibilità, ma alla fine ci siamo riuscite. Abbiamo prenotato un minivan in modo da stare tutti insieme durante gli spostamenti e poter quindi porre fine velocemente alla nostra amicizia…

Il viaggio prevede il giro del sud dell’Irlanda con tappe giornaliere nei B&B, a parte in un’occasione in cui trascorreremo due notti nello stesso posto. E’ un tour impegnativo, considerando che c’è anche Riccardo che ha solo cinque anni. Oltre a lui ci sono io, mio marito Ro, e l’altro nostro figlio Federico di quasi 11 anni e i nostri amici, Nina e Simone, che hanno due splendidi bambini biondissimi e molto nordici: Andreas di nove anni e Sara di dodici.

MARTEDÌ 14 giugno Si parte alle 8.15 da casa. Alle 8.30 ci incontriamo con i Medagliani, detti “Meda” finiamo di imbarcare i bagagli e imbocchiamo l’autostrada. Ci sono molti lavori in corso e traffico. Arriviamo per tempo all’aeroporto di Nizza, mangiamo panini di plastica invidiando le profumatissime torte verdi della pasticceria Benso di Diano Marina dei Meda. Facciamo il check in e ci avviamo verso il controllo. Passiamo senza spogliarci troppo ed eccoci in attesa dell’imbarco. Il decollo avviene in ritardo. Riccardo fa molte foto dal finestrino e si comporta benissimo. Dietro di me, Ro e Riccardo, sono seduti Federico, Sara e Andreas che si agitano parecchio. Nina compra due terribili zuppe liofilizzate che odorano di cibo per gatti. Sostiene che sono buonissime ma in realtà nessuno vuole mangiarle. Aveva ottime intenzioni ma la realtà purtroppo la delude. Meno male che ha portato ottime albicocche secche e mandorle per tutti. Ro ha mal di testa e prende l’orrendo caffè lungo e bollente, sperando di stare meglio. Fa freddo, l’aria condizionata è al massimo. Ma nonostante tutto sono ottimista e sarà una splendida vacanza. Il volo è andato bene ma è stato lunghissimo. Riccardo si è divertito a guardare di sotto durante l’atterraggio. Il tempo è nuvoloso e un po’ grigio. Un grande taxi ci attende (grazie alla volontà mia e di Nina che insieme facciamo magie). Arriviamo in pochi minuti al B&B Pebble Mill. E’ carino anche se un po’ polveroso. I bimbi vanno a saltare sul tappeto elastico e Nina prepara un te per noi grandi. Che bello l’angolino del te, un’usanza british da imitare. La stanza è piccola e tutta bianca, fuori ci sono prati verdi e cavalli. Partiamo presto per Malahide, un paesino sul mare. Prendiamo un double decker bus che ci permette di vedere il panorama dall’alto. Le case sono curate, con bei giardini. In città Ci sono parecchi pub, cerchiamo di arrivare entro le 19 per spendere meno ma forse non ci riusciamo. Faccio un po’ di foto, l’atmosfera è piacevole. Ordiniamo subito le birre medie: Guinness e Smithwich. I bimbi sono stanchi e noi sereni. Decidiamo di istituire la cassa comune e mangiamo cose fritte che hanno un po’ tutte lo stesso gusto. Corriamo a prendere il bus e, grazie alle coordinate satellitari e ai telefonini, scendiamo al punto giusto. Facciamo una breve riunione per definire il programma del giorno dopo e poi subito tutti a dormire… Sperando che le scorte di mutande bastino…

MERCOLEDI 15 giugno Ci siamo svegliati molto presto, io ho sbagliato l’ora, mi sono confusa con il fuso orario. Ma mi metto subito al lavoro. E’ importante tenere tutto in ordine perché le stanze sono piccole e noi siamo in tanti. Il cielo è nuvoloso, siamo vicino all’aeroporto e si sentono gli aerei. La colazione è molto curata, ora aspettiamo il taxi per andare a noleggiare l’auto in aeroporto. Per il furgone dobbiamo sganciare ancora dei soldi, ma possiamo ritenerci soddisfatti: è grande, con il bagagliaio perfetto per le nostre valigie e zaini, rosso fiammante e ci stiamo veramente comodi. Con mappe e navigatori troviamo le strade giuste quasi sempre al primo tentativo. Pioviggina, ma c’e anche il sole. Nei prati vediamo cavalli, mucche, asini e tanto verde. Siamo diretti a Glendalough.Eccoci nel Wicklow Mountains National Park. Ci fermiamo in un punto in cui scorgiamo un gruppo di turisti e ci intruppiamo a vedere il percorso dei pellegrini.

In pochi minuti arriviamo al monastero di Glendalough che mi impressiona.

All’ingresso due signore non più giovani suonano strumenti che mi sembrano meravigliosi e cantano soavemente ballate irlandesi. Mi immergo nella musica e nell’atmosfera e sono felice. C’è un cimitero con tante croci celtiche e una torre altissima con l’entrata magicamente sospesa. Camminiamo una mezz’ora in un bosco incantevole con tronchi ricoperti di muschio verde chiaro e distese di felci. Arriviamo al lago e per fortuna ad un chiosco, dove soddisfare la fame dei bimbi che si lamentano già da un po’. Ci sono buffe cornacchie che si avvicinano con aria strafottente e il becco ricurvo. Troviamo posto sotto ad una tettoia di legno e Nina ha l’idea ottima di prendere gli scones (tipici dolcetti deliziosi che ci accompagneranno per tutto il viaggio) con il te. Io la seguo con entusiasmo e anche Ro (con meno entusiasmo). I bimbi mangiano hamburger e patatine fritte mentre Simone fa il “magro” e ci guarda con sufficienza. Al ritorno esce un bel sole, le nuvole si rincorrono capricciose e si riparte per Cashel. Il paesaggio ricorda a Nina la sua Norvegia. Ci sono moltissimi abeti e cespugli bassi, persino la mimosa.

I bimbi si comportano molto bene, il mio stomaco inizia a fare fatica, ma gli ho spiegato, prima di partire, che deve fare il bravo, come l’anno scorso in Cornovaglia. Passiamo da un curioso paese che si chiama Hollywood. Sarà da qui che deriva il nome della città delle celebrities? In auto Simone mette musica irlandese che fa da ottima colonna sonora. Guida anche molto bene la vettura spaziale, anche se in fondo balliamo che è una meraviglia, gli ammortizzatori funzionano poco. Mi stupisco di come siano carine le casette lungo la strada. C’è molto ordine e i giardini sono curati. Una bella differenza con la nostra zona, dove i giardini sembrano discariche e le case sono circondate da baracche. L’auto spaziale e’ stata battezzata Reddy starship. Le pecore, che sono dovunque, si danno molto da fare e la puzza è notevole, ma l’umore resta alto.Arriviamo a Cashel e visitiamo la Rocca che ha un fascino incredibile. La cattedrale si innalza con volte altissime a crociera ed è decorata finemente. All’esterno c’è un cimitero, ovviamente cosparso di di croci celtiche, che si fotografano contro il cielo in tumulto. Una parte è in restauro ma, essendo molto ampia, si riesce a fotografare agevolmente la zona senza impalcature. Facciamo un giro in centro. La città sembra deserta, molti negozi sono abbandonati o chiusi, la crisi si fa sentire e Simone la definisce “sfigata”. Troviamo una specie di pub ristorante e ceniamo a lume di candela. Anche se è più caro del solito, non possiamo dire che sia fantastico… Meno male che c’è la birra che ci consola ampiamente. Per sbaglio ci rifilano il sidro che è anche buono ma poco alcolico… sorry! I bambini questa sera si agitano, Riccardo non vuole mangiare quasi nulla, per me è una sofferenza. Si dimena e non sta seduto, in effetti è stato bravo tutto il giorno e sarà un po’ stanco. Il pub si chiama Kearney Castle e il salmone dobbiamo ammettere che è molto buono. Credo sia l’alimento più squisito che si trovi in Irlanda. Scopriamo che la Guinness non è più irlandese ed è difficile trovare nei pub birre artigianali locali. Ma la nostra ricerca non si ferma e troveremo la birra più buona del mondo! (Spero). La candela scalda il porta salse e il povero cameriere si scotta! Ma con ironia irlandese si cava d’impaccio e ci minaccia di rifarsi sul conto. Federico mangia il salmone grazie a Nina che insiste e mi convince a ordinarlo anche per lui. si riparte ma… Ops… ho sbagliato la città del prossimo B&B. Si trattava della contea di Tipperary e non della località. Pazienza, anche il navigatore da un po’ i numeri ma ce la possiamo fare. Comunque Tipperary e’ graziosa e piena di negozi colorati. Chiedo ad un passante info sul B&B e lui è molto gentile e ci spiega l’errore!

Arriviamo al Dualla House di sera, piuttosto stanchi. Il posto è incantevole, le stanze grandi e anche il bagno, così ci facciamo tutti una bella doccia. La notte passa tranquilla in questa grande casa bianca in mezzo ai prati.

GIOVEDI 16 La colazione è buona, c’e’ anche il black pudding che non oso assaggiare. Qualcuno prende il traditional Irish breakfast, (un piatto contenente due salsiccette, un uovo cotto a piacere, il sanguinaccio, due fette di pancetta e metà pomodoro ), e io preferisco pane burro e marmellata. Facciamo un giro intorno alla casa per vedere le pecore e i cani. I bimbi si divertono e facciamo molte foto. Il proprietario racconta che il cane più anziano, quando le pecore figliavano durante la notte, le accompagnava al sicuro nei loro ricoveri, affinché non perdessero i piccoli e non si confondessero nel caos generale. Lavorava tutta la notte e si riposava di giorno. Una storia speciale da ricordare.Paghiamo il pedaggio dell’autostrada del giorno prima tramite internet: per soli tre euro mi sembra un metodo un po’ insolito e complicato… Poco nordico. E mi domando quanti italiani pagano e se ci sono controlli. Magari qui si da per scontato che le persone siano oneste. La giornata è serena, ma presto le nuvole si affacciano per rendere irlandese il paesaggio. Saliamo a bordo della nostra fantastica Reddy starship e ci dirigiamo verso sud, al Killarney National Park. Lungo la strada incontriamo un bell’acquazzone stile irlandese che non ci impressiona per nulla. Siamo sicuri che passerà presto e che, quando saremo arrivati, ci sarà un bel sole. Riccardo ci spiega che lui adora l’acqua perché è un potomane. Non male per avere 5 anni. Faccio ascoltare alla ciurma “Il cielo d’Irlanda” di Fiorella Mannoia che trovo molto adatto. Ora c’è il sole, ovviamente. Ci piacerebbe trovare i formaggi speciali di cui abbiamo letto sulla guida Lonely Planet. Nonostante la colazione pantagruelica ci viene fame e con i formaggi pensiamo che ci starebbe bene una birra artigianale. Arriviamo a Killarney con un tempo ballerino e siamo intenzionati a trovare qualche cosa di buono, tipico, e possibilmente non fritto. Troviamo un posto carino dove purtroppo non c’è posto per sederci. Compriamo un dolce per Riccardo e uno per Federico. Riccardo si fa pregare per mangiare qualunque cosa mentre Sara è perennemente affamata e chiede cibo ogni minuto. A me sembra di mangiare in continuazione e guardo Nina scandalizzata quando, dopo una colazione enorme consumata pochi ore prima, e mentre fa acquisti per il pranzo, si preoccupa della merenda. Teniamo presente che qui si cena prestissimo quindi la merenda coincide quasi con la cena. E non dimentichiamo che ieri pomeriggio abbiamo comprato cibarie di vario genere per gli innumerevoli snack della giornata. E’ evidente che abbiamo due visioni diverse riguardo all’alimentazione e anche il nostro stomaco ha dimensioni e capacità differenti. Ma questo non ci impedisce di essere amiche!

Nina si domanda da quanti giorni siamo in vacanza e questo non è un buon segno. Sarà già stufa di tutti questi compagni di viaggio senza fame! Speriamo di no. Fuori dall’alimentari c’è un cagnolone che sembra si sia perso. Nina e Sara si preoccupano molto del suo destino e cercano di contattare il proprietario via cell. ma esce una signora gentile (che in realtà è certamente un angioletto in incognito) e si offre di cercare il padrone del cane. Ce ne andiamo tranquilli con i nostri sacchetti pieni di cose da mangiare e anche il formaggio! Io e Simone vorremmo bere un Irish Coffee ma di giorno non si trova e alla sera Simone teme di non riuscire a dormire. Cerchiamo un luogo ameno nel parco, attraversiamo una bellissima strada contornata da villette eleganti. Tra la pioggerella, la vastità del parco e la fame nel mondo, nonostante siano comparsi opportuni Baby Bell di emergenza, alla fine facciamo un picknik in piedi al margine della strada. Il formaggio di pecora è buono e anche il pane anche se notiamo che ha una puzza terribile. Le torte al rabarbaro e alla mela non sono granché ma vanno bene, considerato il contesto bucolico. Si riparte con un po’ di pioggia che oggi gioca con noi e ci avventuriamo verso il Ring of Kerry. Abbiamo un microscopico coltellino e due cucchiaini con cui riusciamo a mangiare qualunque cosa senza paura. Reddy si sta trasformando in una deliziosa discarica di briciole e rumenta varia ma non ci badiamo… Se penso che all’arrivo pulisco ogni bagno con il super spruzzo disinfettante… Pazienza… non parlo di altro perché non sta bene. Ma qui nello shuttle tutti sanno cosa voglio dire! Facciamo una piccola pausa di riflessione per capire la strada migliore da fare e ripartiamo. Le mucche sono dovunque e ne vediamo un gruppo tutte nere molto belle. Per tenere bravi i bimbi nelle trasferte più lunghe somministriamo Nintendo DS. Non è pedagogico per loro, ma molto utile per noi che dopotutto siamo in vacanza. Sara al ritorno da un bisogno mi porta una bella margherita, lei sa perché. Passiamo da Kenmare che è un delizioso paesino colorato ma non mi fanno scendere per fare le foto, mentre ci fermiamo ogni 10 minuti per bisognini di ogni genere, peggio di un pullman pieno di vecchietti con la prostata. Ci fermiamo a vedere un corso d’acqua definito “black water” perché l’acqua è scura come la Guinness. Fotografiamo la casetta di un anziano signore che è uscito tra una pioggia e l’altra a fare un giretto. Subito risulta un po’ perplesso ma il bel sorriso aperto di Nina lo tranquillizza. Anche Federico e Riccardo vogliono vedere le acque nere e arrivano di corsa sotto ad una pioggerellina. Sono contenta quando si interessano a ciò che li circonda. Dal Ring vediamo il fiordo, Arriviamo a Sneem che è un paesino delizioso e cerchiamo una tea house. Ci sorprende un acquazzone ma noi, furbi, rimaniamo in auto e in pochissimi minuti esce un bel sole. Invece del te, prendo un Irish Coffe… e povero il mio stomaco. Il pub che si affaccia sull’acqua ed è tutto colorato di rosa si chiama D. O’Shea’s, ci stravacchiamo tra enormi cuscini e lasciamo i bambini da soli a un tavolo lontano. Nina si arrabbia un po’ perché sostiene che dobbiamo stare vicino a loro, probabilmente ha ragione, ma siamo un po’ stanchi e ci permettiamo anche di essere un po’ egoisti. Ma lei furbamente dice di aver bisogno di stare sola, così esce a fare foto, lasciandoci in balia dei pupi. Noi ci consoliamo con l’alcol ma non basta. Non riusciamo più a contattarla, credo che abbia deciso di proseguire da sola. E’ un vero peccato, rimaniamo tre grandi contro quattro piccoli… La situazione si complica. Ma non per molto. Nina è tornata, meno male, sono sollevata. La strada per arrivare a Waterville è stretta e piena di dossi, il panorama bellissimo, si vede il mare in tumulto che si azzuffa con gli scogli, una scogliera a picco che preannuncia le Cliff of Moher. Si sobbalza alla grande, il cielo a destra è molto nuvoloso e dal finestrino di sinistra si vede il sole. Molto divertente, credo che sia un effetto speciale per noi turisti.

Arriviamo al Golf View a Waterville che è una delusione: le camere sono piccole e un po’ vecchie. Sembra di stare in una roulotte. Tempo di andare in bagno per rinfrescarci un po’ e ci fiondiamo in un ristorante dove affoghiamo la stanchezza in una Guinness. Speriamo che il cibo sia di gradimento per i bimbi e anche per noi, visto i prezzi. Il locale si chiama Dooleys. Purtroppo constatiamo che le birre, al contrario di come ci aspettavamo, non sono numerose e mancano sempre quelle artigianali. C’e’ un’atmosfera generale un po’ decadente, la crisi economica si nota, i negozi sono spogli ed essenziali. Ci spiace che non sentano l’orgoglio nazionale per le loro produzioni. Il tempo è diventato autunnale, piove in modo costante, c’è vento e fa freddo. Ci rifugiamo volentieri nel B&B. Siamo alloggiati nel sottotetto ed trovo bello sentire la pioggia battere allegramente. I bimbi si addormentano in fretta. Hanno preparato un Tg Emotion, come lo chiamano loro, che ci presentano domani mattina dopo colazione. E’ rassicurante vederli lavorare e creare insieme, ognuno con il suo ruolo e le proprie capacità. Dobbiamo dire che questo è un viaggio “tosto”, veramente strong anche per noi adulti e non ci possiamo lamentare del loro comportamento, se la cavano bene e credo che questa sia un’ottima palestra per imparare a viaggiare in modo autonomo, provare a capire e parlare un’altra lingua senza timore, scoprire posti, colori e abitudini diverse.

Come osserva puntualmente Nina le case sono spesso pitturate con colori allegri e in contrasto tra loro, probabilmente con questo clima rigido gli abitanti hanno bisogno dell’arcobaleno nelle giornate più buie. Mi incuriosisce l’abitudine a bere al fine di stordirsi il più possibile e metodicamente. La vita può essere pesante e l’alcol forse in certi casi è una necessità imprescindibile. Sento i miei bimbi russare leggermente, che meraviglia dormire tutti insieme.

VENERDI 17 Oggi è il quarto giorno di viaggio, i bimbi si sono ben integrati e Riccardo, che è il più piccolo, viene accolto bene dagli altri, specialmente da Sara che riesce anche a fargli mangiare varie cose. Dopo la solita super colazione i bimbi presentano il Tg Emotion. Ci divertiamo nel salottino del B&B e loro si aiutano con siglette tecnologiche. Bravissimi e un applauso. Facciamo un giretto sulla spiaggia. Le pietre sono lilla e verdi, il mare minaccioso, c’è vento e l’aria è fresca. Il centro del paese pare veramente piccolo e non sembra ancora pronto per i turisti. Faccio una foto a Riccardo contro ad un bel murales raffigurante Charlie Chaplin che veniva qui in vacanza. Il paesaggio è vario: mare, prati, cespugli, sabbia paludosa, mucche, nuvoloni, torrenti. La natura qui comanda e mi attira. E’ piacevole sentirsi piccoli e lasciarsi andare ai suoi capricci. Il Ring of Kerry merita e noi siamo fortunati perché non c’è nebbia. Arriviamo a Glenbeigh da dove si vede la baia di Dingle e passiamo per Milltown. A Castelmaine prendiamo la R 561 per Inch. Qui incontriamo una spiaggia magnifica ed enorme su cui scorrazzano tutti. Il mare si è ritirato per molti metri (come avevamo previsto io e Nina, le solite maghette) e sulla riva si trovano splendide conchiglie. Il vento è forte e mi piace, stranamente. Mi tolgo anche il cappuccio della giacca e sto sola a guardare il mare che sembra volersi allontanare. La sensazione è fantastica e me la voglio ricordare. Raccogliamo le conchiglie grandi appena lasciate dal mare. Mi sembrano regali dell’oceano, per cui ringrazio. C’ è uno strano mezzo che svolazza, una specie di triciclo con una vela da surf, va velocissimo e pare che il suo guidatore si diverta. Le persone arrivano con auto e moto sulla sabbia e poi passeggiano tutti presi dall’incantesimo dell’Atlantico. Sulla strada abbiamo comprato due cestini di fragole locali da un ragazzino intirizzito dal vento. Hanno un profumo delizioso e sono piene di gusto. Siamo diretti a Dingle al B&B Tower View. E’ molto carino, fuori è colorato con giallo acceso, viola, verde e rosso. Vedendolo su internet ci impensieriva, ma ora sappiamo che qui i colori sulle case sono molto forti e squillanti. Dentro è accogliente e ben tenuto. Fuori ci sono fiori, praticelli e parecchi animali, cavalli, gallo e galline, caprette, pecore e anche due cagnolini e un micio che conquista i bambini. Per pranzo finiamo gli avanzi, lanciando bocconi ai bimbi che giocano nel prato. Ci prepariamo un bel te e ci rilassiamo qualche minuto. Facciamo due passi a Dingle e appena scendiamo dall’auto smette di piovere. Che fortuna! Fino ad ora non abbiamo ancora aperto gli ombrelli. Il paesino eèmulticolore, ci sono tanti negozietti deliziosi che fanno scatenare noi ragazze. Compriamo un po’ di tutto, perché in un negozio tipico per turisti vengono in mente tutti gli amici e i parenti cui regalare ogni genere di souvenir, pur di soddisfare la frenesia dell’acquisto. Riccardo si scatena in un pianto desolato che incanta il suo papà il quale non resiste e gli compra il tremendo flauto irlandese che ci allieterà per il resto della vacanza (consideriamo che ogni bimbo, a parte Sara, a questo punto possiede un flauto irlandese). Il pub Dingle Bay ci attende per l’Irish Coffee che ci ringalluzzisce e spezza la fame, per così dire.

Gli acquisti riprendono indisturbati, nonostante le facce desolate degli uomini e le proteste dei piccoli. Entriamo in un emporio che vende splendidi maglioni di ogni colore e forma provenienti dalle isole Aran. Come resistere? Per fortuna Ro ne prende uno che mi entusiasma. Ne provo molti per me che mi sembrano enormi. Dopo altri giretti si mette a piovere e io estraggo le nostre super cappe per proteggerci. Tenendo lo zaino sotto affinché non si bagni risulto similissima ad uno gnomo gobbo e nel negozio di indumenti di lana provo berretti molto vistosi e splendidi, direi anche irresistibili. Il connubio della mia mise suscita l’ilarità di Simone che sghignazza scompostamente. Ro mi guarda con sufficienza, preoccupatissimo per l’eventuale utilizzo che potrei fare con uno di quei cappelli in sua presenza. Federico si offende e continua a dirmi che sono molto bella e insiste affinché ne compri uno. Io lascio perdere perché fra tutti hanno fatto sbollire i miei entusiasmi che condivido solo con Sara, altrettanto attratta dai berretti da gnomo e dalle babbucce di lana cotta che costano una fucilata ma sono adorabili. Un giro per la cittadina merita veramente perché ogni casa è coloratissima, con i suoi audaci accostamenti. L’esito è stupefacente e sembra che i proprietari facciano a gara per abbinare tinte forti e a contrasto. La macchina fotografica non si ferma mai e sul porto trovo reti accatastate anch’esse meritevoli di essere immortalate per i loro colori incantevoli. Ripiove e corriamo in un pub dove servono ostriche! Io e Nina ci tenevamo molto e ci deliziamo accostandole alla buona birra Murphis che decidiamo essere meglio di una Guinness e più vicina a una “BurroBirra”. Chi ha letto le vicende di Harry Potter sa di cosa parlo. E’ cremosa e densa, molto piacevole. Per me equivale ad un pasto, quindi non riesco a mangiare altro, a parte qualche patatina fritta capitata per sbaglio sul nostro tavolo. Purtroppo è quasi impossibile evitare il fritto che rimane sullo stomaco come la corazzata Potëmkin. Scopriamo che è possibile vedere i delfini al largo della baia e, se domani sarà bel tempo, faremo una bella gita. Sono le 22.30 ed è ancora molto chiaro fuori. Abbiamo una grande finestra che si affaccia sul prato dove due bei cavalli e un puledrino pascolano serafici. Più avanti c’è il mare che rispecchia le nuvole e il sole al tramonto. Saluto con soddisfazione questa bellissima giornata che spero sia stata tale anche per gli altri compagni di viaggio. Buona notte.

SABATO 18 Ci alziamo con un tempo tempestoso e fa freddino. La colazione è buona, solo che io mi confondo e prendo di mira il piatto di salmone di Nina. Quando me ne accorgo è un po’ tardi e non so come rimediare. Sono profondamente mortificata e quindi Nina ottiene un bonus di brutte azioni per parecchio tempo. Decidiamo di fare ancora un po’ di shopping in un negozio di manufatti di lana. In preda al raptus acquistandi compro due fantastici maglioni da antartico per i pargoli e una sciarpa per me. Anche Nina ci da dentro senza freni. Usciti dal vortice che ci risucchia inesorabilmente in ogni negozietto, decidiamo ,su forte pressione di Nina, di andare a fare una gita in barca per vedere il famoso delfino che gioca con gli avventori. Ro, Simone e Riccardo vanno a rifugiarsi in un pub, mentre io e gli altri ci avventuriamo. Ci imbardiamo come se dovessimo andare sui ghiacciai ma facciamo bene perché fa l’aria è fredda. La barca gira parecchio, il delfino si intravvede, il panorama è speciale, scogliere a picco, grotte, e tanti uccelli che vanno a pesca. Al ritorno ci mettiamo in circolo con altre due barche piene di bambini che chiamano il delfino gesticolando allegramente. Ed eccolo! Lucente e irreale. Gioca con le onde e si fa ammirare da tutti noi che strilliamo per la meraviglia e l’eccitazione. Torniamo un po’ congelati ma felici, leviamo numerosi strati di indumenti e partiamo per Doolin, la prossima tappa, muniti di formaggi, salmone e pane per il pranzo.Arriviamo a Tarbert e prendiamo un traghetto che sembra ci stia aspettando, pranziamo sulla Reddy sbriciolando ogni cosa e dando fondo alle provviste. In poco tempo veniamo traghettati a Killimer. Da qui saliamo verso il nord e raggiungiamo Liscannor Bay dove molti surfisti sfidano acqua e vento. Ad un certo punto ci fermiamo per far attraversare parecchie mucche. Gli animali regnano indisturbati e se ne vedono molti di più degli uomini. Arrivati alle Cliffs of Moher si è costretti a pagare un pedaggio per avere accesso all’area. Dopo una breve camminata, presi di mira da un vento incredibilmente forte, arriviamo alle famose scogliere. L’atmosfera di nubi e vento accentua la drammaticità del luogo. Penso a giovani donzelle dell’800 in piedi tra le lacrime, con i capelli scompigliati dal vento, di fronte al baratro, indecise se lanciarsi o comprare un nuovo cappellino, salvate per tempo da un cavaliere che le sposerà… E vissero felici e contenti. In testa ho la musica degli U2 che rende bene. Riccardo viene sbattuto dal vento contro al parapetto di pietra ma non si fa nulla. Raggiungiamo la O’Brian’s Tower e non riusciamo a camminare dritti. A tratti esce il sole che viene presto catturato dalle nubi. I bimbi si scatenano in danze con il vento e si rotolano nell’aria e nel prato svolazzando nei loro mantelli colorati.

La mia testa è piena di vento, sento che mi sta venendo la sinusite, nonostante il cappuccio. Ci fermiamo volentieri al riparo al Visitors Center in cui i bimbi trovano alcuni spunti per divertirsi e spendere qualche soldo. Mentre ci avviamo al B&B Nina scorge un ristorante che si chiama Stone Cutters Kitchen. Qui tutto sembra perfetto: fuori c’è un piccolo parco giochi, dentro ogni cosa e’ studiata per i bambini. In base al cibo che scelgono ottengono dei gettoni che danno diritto ad un regalino. Più mangiano sano, più gettoni ricevono. Noi ordiniamo piatti che risultano proprio buoni e anche Riccardo, con la scusa dei gettoni, mangia un po’ più che altrove. Sono buoni anche i dolci, io e Nina scegliamo il cheesecake con pallina di gelato al rabarbaro. Alla fine gettoni, regalino e anche lecca lecca per tutti i bambini, così decidiamo di tornare anche domani sera. Ma l’avventura deve ancora iniziare, una volta arrivati al B&B Trildoon House, scopriamo che non ci sono posti letto per tutti. La signora va in agitazione e propone di far dormire Riccardo con noi in un unico letto. Poi offre un lettino da campeggio ma ormai Riccardo è grande e non ci sta più. La nostra prenotazione risulta chiara e glie la sottoponiamo. (Io per fortuna ho portato tutte le e-mail stampatein modo da non avere sorprese o discussioni inutili). Così ci accampiamo stanchi e pieni di maglie e zaini disordinati per terra, in attesa di una soluzione. I bambini sono stanchi e anche noi vorremmo chiudere la giornata. Alla fine viene trovata una stanza doppia, da cui la proprietaria fa sloggiare l’inquilina, dove vanno a dormire Nina e Andreas. Simone e Sara stanno in una tripla e noi quattro in una stanza unica a cui viene aggiunta una branda mezza scassata per il povero Riccardo. La stanza ora è piccola e il bagno pure, non c’è un posto dove mettere le cose e manca anche l’angolo del te. Il posto in compenso è carino, ma per due notti risulta scomodo per tutti. E’ un peccato, ma non ci faremo rovinare l’umore da un disguido causato da altri, non si sa se in buona fede. Ora siamo tutti sistemati, c’è un po’ di chiasso, ma spero che riusciremo a dormire serenamente. A domani sperando in un po’ meno vento.

FINE PRIMA PARTE

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