Oro in Thailandia

L'oro di Phuket: Parafrasando la famosa commedia L'oro di Napoli, mi e' capitato di ritornare in Thailandia e precisamente a Phuket non molto tempo fa per un breve periodo di riposo, infatti avevo deciso di rilassarmi e staccare la spina, lasciando anche il cellulare a casa. Insomma volevo stare tranquillo e godermi questa vacanza. Avevo fatto...
Scritto da: Roberto Stanley
oro in thailandia
Partenza il: 02/06/2001
Ritorno il: 12/12/2001
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
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L’oro di Phuket: Parafrasando la famosa commedia L’oro di Napoli, mi e’ capitato di ritornare in Thailandia e precisamente a Phuket non molto tempo fa per un breve periodo di riposo, infatti avevo deciso di rilassarmi e staccare la spina, lasciando anche il cellulare a casa. Insomma volevo stare tranquillo e godermi questa vacanza. Avevo fatto una promessa, a me stesso di non occuparmi di niente, promessa che poi non sono riuscito a mantenere. Visto gli incontri. Infatti Propio a Phuket ho avuto un’incontro che definire sconcertante e poco. Stavo cenando in un ristorante italiano, lo confesso il richiamo di un piatto di spaghetti era stato troppo forte . Il ristorante era frequentato usualmente da turisti italici e da italici residenti e l’aria che si respirava era da bar dello sport di una nostra piccola citta’ di provincia. Tutti i discorsi ruotavano principalmente sul campionato di calcio , le coppe , donne e motori. In questo contesto fare “amicizia ” o meglio attccar bottone , come si dice dalle mie parti e’ di una facilita’ disarmante. Infatti un distinto signore, che come me cenava da solo al tavolo accanto e che come me non partecipava alle discussioni sul camiponato, si rivolse nei miei confronti, ‘ con la classica domanda : E’ la prima volta che viene a Phuket? Non avevo nessuna intenzione, di raccontargli la mia vita e tanto meno, dirgli quante volte per lavoro ero stato li, percio’ gli risposi con un bel sorriso affettato di si.

La conversazione con il distinto signore, dall’aria saccente, va avanti, su argomenti piu’ o meno seri, scopro elementi delle sue esperienze, della sua decennale permanenza in questo luogo, che dopo tanto girovagare in altri paesi dell’ Asia, finalmente , l’approdo nell’isola felice , come un novello Ulisse , che ritrova la sua Itaca, l’inizio delle sue attivita’, che si dimostreranno molteplici col proseguire della conversazione. Ecco che poi come una cambiale in scadenza arrivo’ l’altra classica domanda : Scusi lei di che si occupa ? Insomma il distinto e saccente signore, voleva sapere che mestiere facevo. Io mantenni il punto, ma ancora mi chiedo se commisi un errore o pure no? Avevo conusciuto, qualche giorno prima una coppia di connazionali in vacanza e che alloggiavano nel mio stesso hotel e avendo il tavolo delle colazioni accanto avevamo avuto modo di scambiare delle parole, Lui faceva l’artigiano orafo nella provincia di Terni e lei era impiegata in banca. Insomma, potevo dire che facevo altri mille mestieri, l’imbianchino, l’idraulico, il macellaio, ma sfortunatamente, mi venne in mente la coppia di connazionali e di getto risposi: Ho un laboratorio di orificeria a Terni , faccio l’orafo. Il lampo che attraverso’ gli occhi del distinto signore, duro’ appena un nano secondo, ma fu evidente, e fu evidente che il mio lavoro lo interessava. Visto l’impercettibile sua reazione anch’io mi cominciai ad interssare a lui. Come ho premesso, nei mie vari viaggi in oriente ho cercato di comprendere’ la mentalita’ di questi popoli, con scarso successo, viste le differenze esistenti tra le due culture , religiose , filosofiche ecc ecc , ma un tentattivo comunque uno lo fa, anche per sentirsi a posto con la propia coscenza. Ad un turista piu’ attento che oltre alla spiaggia e ai divertimenti notturni che l’isola offre, vuole vedere e capire,la prima cosa che salta agli occhi sono le migliai di negozi d’oro esistenti, come una grande catena, tutti sono caratterizzati, come un’insegna dal medesimo arredamento, dallo stesso colore rosso usato dai cinesi e tutti gestiti da generazioni da commercianti di origine cinese. Riflettendo , lo standard della maggioranza della popolazione non giustifica, il proliferare di queste attivita’, ma da buon impiccione , chiesi aiuto ad un mio caro amico thailandese. Lui con la calma e pazienza che distingue questo popolo mi spiego ‘Sai in realta’ questi gold shops acquistano molto piu’ oro di quello che vendono. Gli dissi che con questa spiegazione capivo ancora meno e lui con molta calma continuo’: Vedi la gente, anche la povera gente, quando ha un po di soldi da parte, cosa pensi che faccia, l’investe in oro, un bene facilmente riconvertibile in moneta sonante e. Lo interruppi maleducatamente: Voi dire che lo impegnano? Ma dove ? non ho visto banchi di pegno in giro. Lui mi rispose di si e continuo’: Vedi sono gli stessi gold shops che fungono da banchi di pegno e gli interessi sugli oggetti per il loro riscatto non sono certo teneri, sicuramente a confronto i vostri usurai passerebbero tranquillamente come dei benefattori. Lo ringrazia per la lezione impartitami e per avermi ampliato la conoscenza. Ma ritorniamo al distinto signore, che dopo la rivelazione sulla mia “attivita'”, si sciolse come neve al sole, rivelandomiche in effeti si avevav anche un’attivita’ turistica e che aveva aperto anche un negozio d’oro, o meglio sua moglie thai gestiva il suo negozio d’oro, visto che gli stranieri questo lavoro , non possono farlo, Scoprire che un connazionale a novemila chilometri aveva una occupazione, penalmente perseguibile nel nostro paese. Mi intrigo’ e lo lasciai continuare nei suoi discorsi , come si era ben integrato nel tessuto sociale del Paese, del suo matrimonio con una donna thai, delle sue altre mogli thai sparse un po qua e un po la’. Lo squallore, dei discorsi, mi comincia ad attanagliare e non vedovo l’ora che finisse. Poi mi formulo’ un invito per il giorno seguentea visitare il suo negozio, visto che ero del ” mestiere” avrebbe voluto farmi vedere, alcuni oggetti di artigianato di orificeria molto interessanti, delle occasioni da non perdere. Ero in gioco, senza mezzi termini gli feci capire, che sarei stato interessato anche ad un possibile acquisto. Non gli diedi tempo di gongolare per aver individuato un possibile pollo ed incalzai con una sfilata di domande: Ma in questo tipo di commercio non avete una concorrenza spietata? Quanto oro dovete vendere? Avrete delle spese fisse? Non pagate l’affitto ? La mutazione fu rapida, o tale a me apparve, non avevo piu’ difronte, il distinto signore dai modi garbati, ma un vecchio commerciante cinese con tanto di lunghi baffi bianchi e tunica di seta.

Mi disse che intanto per ridurre le spese e per la sicurezza della sua merce, viveva nel retrobottega del negozio e poi ando’ avanti spiegandomi, quello che il mio amico thai mi aveva gia’ spiegato. Tentai di ribattere che comunque, il mestiere che stava facendo era riprovevole. Lui senza batter ciglio e senza offendersi, continuo’ nella sua spiegazione, che la sua era comunque un’opera buona una specie di missione, il concetto, che abbiamo noi dell’usura, deve essere rivisitato. Non replicai, a tali convizionimi arresi e per fortuna scocco’ la mezzanotte. La mutazione inversa fu tanto rapida come la precedente e il distinto signore tornato tale, mi riforrmulo’ l’invito per il giorno dopo, indicandomi il negozio d’oro, che non era distante dal ristorante in cui stavo cenando. Accettai di nuovo fissando per le undici del giorno dopo una mia visita. Guardandolo andar via, mentre si dirigeva verso il suo retrobottega, nella penombra, le due figure , del commerciante cinese e del distinto signore si sovrapponevano e si distaccavano, come se un volesse prevalere sull’altro. Chi sa quali dei due la notte fa brutti sogni? R.S.



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