Orlando e “La Teoria della Relatività”
A pensarci adesso mi viene ancora da ridere nonostante siano già passati 10 anni: una marea di telefonate e lettere in mezzo mondo per chiedere prezzi e prenotare. Oggi è tutto molto più facile, infatti dopo quel viaggio, ho deciso anch’ io di entrare nella rete. Ho fatto una settimana a Orlando e 2 giorni a New York con la mia mogliettina. Non avevamo ancora figli, eravamo sposati da un anno, e quindi era da un anno che non facevo sesso. Funziona così, lo dico per tutti quelli che hanno intenzione di sposarsi. E’ stata anche l’ ultima volta che sono andato in vacanza in agosto. Il clima in Florida in quel periodo è pazzesco: sembra di stare all’ inferno. Poi vi spiego meglio.
Abbiamo fatto il viaggio con la mitica TWA (pace all’ anima sua) che consentiva una fermata a NY senza sovrapprezzo. Ci si sentiva fighi nel momento stesso in cui si saliva la scaletta dell’ aereo e si leggeva la scritta TRANS WORLD sulla fusoliera. Ma perchè non c’è più questa linea aerea?? Salendo la scala dal portello anteriore si ha una visuale della cabina di pilotaggio, e ho visto benissimo, il comandante stava leggendo attentamente un libro dal titolo inquietante: Learn to fly the B767 in 10 lessons! Il personale viaggiante era da reparto geriatrico: il comandante e il suo galoppino avevano i capelli bianchi (bianchi, non grigi), e le hostess (ma chiamiamole col loro nome, che significa “assistenti di volo”?) erano tutte sessantenni. Nonostante tutto il volo è stato perfetto e puntuale. Ovviamente io speravo che ai 2 cazzoni la davanti venisse un infarto per potermi mettere io ai comandi e diventare un eroe e avere magari la green card… Tanto c’ era il libro.
Chi non è mai stato negli USA sappia che, chi viaggia senza visto (cioè tutti), ha l’ obbligo di compilare un modulo che viene distribuito in aereo. Questo modulo va consegnato insieme al passaporto ai funzionari dell’ immigrazione una volta arrivati.
Il fatto è che la cosa è terribilmente seria: se sbagliate a rispondere a qualche domanda potreste ritrovarvi in uno stanzino ricoperto di piastrelle bianche, completamenti nudi, e obbligati a toccarvi le punte dei piedi con le mani, mentre un medico si infila dei guanti in lattice e si appresta ad effettuarvi un’ approfondita ispezione delle cavità corporee. Per me la cosa è ridicola; tanto per farvi un esempio di che tipo sono le domande: “avete mai commesso un genocidio?” “siete mai stati arrestati per aver commesso un’ azione depravata?” “avete mai fatto uso di droghe?” (beh…Cosa intendiamo per “droghe”?…) e poi la migliore “avete intenzione di commettere attività illegali negli Stati Uniti?” Cosa converrà rispondere secondo voi? Mi ricordo che nel mio primo viaggio negli USA nel ’91 c’ era anche: “siete mai stati iscritti ad associazioni sovversive o comuniste?” Stavo per rispondere:”no, ma sono andato alla festa dell’ Unità a mangiare polenta e salsiccia”, ma poi mi sono visto nello stanzino bianco e allora ho risposto semplicemente no.
Torniamo a noi. Appena arrivati al JFK bisogna ritirare il bagaglio e rifare il check in anche se si prosegue con un altro volo della stessa compagnia. E’ una stronzata, lo so, ma è così. Dopo 3 ore prendiamo il volo per Orlando. Scendendo dall’ aereo nel tubone ed accedendo al terminal non avevo idea di cosa mi aspettasse all’ aperto.
Ero un povero coglione e non mi fidavo a noleggiare una macchina, così per il trasporto ci affidiamo alla Mears Motor Shuttle, che a Orlando è una vera istituzione. Organizza trasporti per tutti gli hotel e per tutte le attrazioni. Uscire all’ aperto è stato come beccarsi un pugno in faccia da Tyson, sul serio! Il caldo e l’ umidità erano da record, insopportabili. Ma come ci resisto qui una settimana? E si che provenendo dalla Pianura Padana dovrei essere abituato a questo clima schifoso, ma qui è 10 volte peggio. Mai andare in Florida in Agosto: segnatevelo nelle cose da fare.
Comunque sta facendo buio e siamo distrutti. Raggiungiamo il nostro motel sulla Wirlo Bronson Hwy e dobbiamo anche dare la mancia allo stronzo. La cosa che odio dell’ America sono le mance: ma che significa? Fate i prezzi giusti e date gli stipendi giusti alla gente…Non ho capito… Siamo andati qui perchè eravamo vicini ai parchi Disney, ma poi ve ne parlo.
Uno dei più grandi desideri che avevo fin da quando ero bambino era di andare a vedere il posto da dove lanciavano i missili per la Luna, e questo è uno dei motivi di questo viaggio. Che se poi lo sbarco sulla Luna è stato in realtà girato nel deserto del Nevada poco importa… Quasi tutti gli hotel di Orlando, anche quelli bucici, hanno un ufficio che vende ai turisti le escursioni e i biglietti scontati per i parchi a tema. Nel nostro motel di questo se ne occupava un certo David. Siamo diventati amiconi perchè tutti i giorni andavo a rompergli i coglioni con mille domande. Sulle prime non ci capivamo molto, primo per il mio English very bad e secondo per il SUO English very bad. Ma come cazzo parlano gli americani??? Gli inglesi li capisci abbastanza, parlano con la bocca socchiusa, come se stessero facendo ogni sforzo per trattenere una maxicagata, ma gli americani? Loro parlano come se masticassero una big babol a bocca aperta e contemporaneamente si grattassero le palle e si molleggiassero sulle gambe. Mi spiego? Per fare un sempio, un inglese ti chiederebbe: Good evening, sir, would you like to meet my sister? Un americano invece: Hey man, do you wanna screw my sister? You, son of bitch! E pronuncerebbe ogni parola a metà. E tu devi capire. Comunque poi in qualche modo ci si capisce sempre, specialmente quando tiri fuori dei foglietti di carta stampati con inchiostro verde.
Allora, appena arrivati, vado da David e gli dico che voglio andare al centro spaziale Kennedy il giorno dopo. Niente di più facile, come dire “how you call you?” L’ uomo ci organizza tutto per benino e mi suggerisce anche, sulla via del ritorno, un’ escursione in airboat sulla palude per vedere gli alligatori. Ok, dico io, facciamola. Ah, in America dite sempre, ripeto, sempre (e questa è la chiave di tutto) OKAY, se volete evitare guai. Sarete subito simpatici a tutti, e anche se magari i camerieri dei ristoranti non vi proporranno di farvi i pompini a vicenda, almeno non vi sputeranno un grumo di catarro verde raschiato dal fondo della gola nel piatto. Se non direte OKAY lo faranno. Io vi ho avvisati.
Posso finalmente andare a letto. Nella stanza, come in tutti gli altri ambienti dell’ hotel, l’ aria condizionata funziona a cannella 24/24 ed è rumorosissima. La prima notte dopo un volo transatlantico verso ovest non dormo mai per via del jet lag, così la mattina prestissimo sono già in strada a vedere i dintorni: motel, fast food, benzinai, negozi di alimentari. Tutto così. Il bello è che già alle 7 del mattino come esci dalla stanzati manca il fiato per l’ umidità dell’ aria. La colazione è del tipo “all you can eat”, cioè a buffet e mangi finchè vuoi. In America la colazione non è quasi mai compresa ma si paga a parte. C’ è anche una cameriera che passa (non era come le cameriere dei film purtroppo) a riempirti la tazza di acqua calda di colore scuro con vaghissimo aroma di caffè ogni volta che la vuoti.
Adesso dobbiamo piazzarci davanti al motel ad aspettare l’ autobus che il mio amico David ci aveva prenotato. Io fiutavo la fregatura (tanto se non passa torno dentro e gli spacco il culo, pensavo), invece sono stato inutilmente diffidente. Ecco arrivare l’ autobus. Sembrava uscito da un film: colore argento con le fiancate rugose ed i finestrini inclinati. Dopo un estenuante giro per gli hotel a raccogliere altri sfigati per l’ escursione ci dirigiamo finalmente al centro spaziale. Il paesaggio fuori Orlando è monotono: campi verdi, molti laghetti, qualche casa.
Mentre stavamo entrando nel complesso ho notato subito un modello si Space Shuttle a grandezza naturale: sono balzato in piedi nell’ autobus per dire:” eccolo lì!” Avevo un sorriso da un’ orecchia all’ altra e mi sono sentito un vero coglione. Quando si va al Kennedy Space Center se si ha culo si può assistere al lancio o all’ atterraggio dello Shuttle, ma a noi è andata male dato che ce n’ era uno già in orbita e sarebbe rientrato dopo la nostra partenza. C’ un grande prato con esposti un bel po’ di missili delle prime missioni spaziali,lo shuttle Explorer (il primo, sperimentale, mai usato per davvero) dove si poteva anche entrare, un hangar con un Saturno 5 lungo disteso (io ce l’ avevo duro, giuro), e poi Apollo, Gemini, LEM, di tutto… La ricostruzione della sala controllo delle missioni Apollo, un museo con un pezzo di roccia lunare (vera? non so…) che tutti potevano toccare, e 1000 altre cose. Ristorante e negozi di gadget non potevano mancare. C’era anche un imax: io non c’ero mai stato prima. Molto bello, viene proiettato un documentario sulle missioni spaziali.
Dentro il complesso si gira con un autobus che ti porta nei luoghi aperti al pubblico. Andare da soli verso le rampe di lancio o nell’ edificio dove viene eseguita la manutenzione agli shuttle equivale ad avere un incontro ravvicinato con un centinaio di proiettili calibro 5.56 Meglio quindi andare dove ti portano loro. Si, perchè io so come ragiona una sentinella, avendolo vissuto sulla mia pelle molti anni fa. Una delle cose più frustranti è avere un’ arma e non poterla usare, specie se si tratta di un fucile automatico d’ assalto. Allora, se accederete all’ area vietata potete stare certi che i tipi di guardia non si faranno sfuggire un’ occasione d’ oro. Non perderanno neppure tempo per chiedervi:”where the fuck are you going, asshole?!” Dopo avervi svuotato nella schiena il caricatore del loro M16, ne inseriranno uno nuovo e vi scaricheranno addosso anche quello. E’ sempre meglio esagerare, parlo per esperienza.
Lasciamo il centro spaziale e ci fermiamo sui bordi di una palude per la nostra escursione in airboat. Un airboat è un barcone a fondo piatto che utilizza l’ elica di un aereo per la propulsione. L’ elica è azionata da un motore a 8 cilindri privo di silenziatore, per questo ai passeggeri venivano date le cuffie antirumore. Il tipo che guidava la barca invece era un vero duro: niente cuffie, beveva coca a tripla caffeina, e si accendeva le sigarette sui terminali di scarico incandescenti. L’ escursione è stata molto divertente: abbiamo visto, o forse abbiamo creduto di vedere un alligatore molto lontano dalla barca. Bogart jr però ne ha pescato uno piccolo con le mani, gli ha chiuso la bocca con un elastico e l’ ha fatto vedere a tutti. Si, era poco più grande di una lucertola. Io avevo le palle incollate alle mutande e un rigagnolo di sudore che mi colava dalla schiena nel solco delle natiche, non dormivo da minimo 36 ore, o forse 48, mi mancava l’ aria e il sole era bestiale. Adesso però andiamocene via che voglio andare a letto. Rientriamo in albergo, doccia, e nonostante l’ aria condizionata rumorosa ci rimango secco. Se a questo punto vi state chiedendo qualcosa sulla teoria della relatività, abbiate pazienza, poi vi spiego tutto. Il giorno dopo lo dedichiamo agli Universal Studios, che all’ epoca erano un solo parco, il secondo è stato costruito dopo un po’. Comunque, David ci ha organizzato il trasferimento con uno degli shuttle che girano per Orlando, e ci ha fornito di biglietti di ingresso scontati. E’ utile fare i biglietti prima, se non altro per evitare la fila alla biglietteria. Non mi dilungherò troppo sulle attrazioni presenti (ET, lo squalo, Terminator…Tutte a tema cinema, ovviamente) perchè sono ampiamente descritte in molti alti racconti, ma voglio raccontarvi della festa che c’ è stata la sera.
Quando il sole tramonta lo spettacolo degli Studios illuminati è veramente suggestivo. Allora, al grido di UELCM TUU OORLEEENDOOOUUU!!!! un’ animatrice vestita poco ha dato il via alle danze. C’ erano dei tipi vestiti da alligatori che giravano, ballerine, e un infinità di gnocche tra la gente. Si ballava al ritmo delle canzoni standard per questo tipo di feste all’ aperto: YMCA, Happy Days, e simili. Si girava con bicchieroni di birra (rutto libero) e se possibile si toccava il culo alle ballerine che giravano. Io però c’avevo il guardiano…
Ho notato un gruppo di ragazzi arrapati che tentava di rimorchiare delle tipe che continuavano a fare no con la testa ma sorridevano come per dire:”si, adesso faccio la preziosa ma poi te la do”. Sono pronto a scommettere, dato che erano solo dei ragazzini sui 16/17 anni, che nessuno di loro ha applicato “La Teoria della Relatività”. La MIA teoria della relatività… Adesso tenterò di illustrarvela. Quando si esce per la prima volta con una ragazza, in genere non si sa quanti ne ha fatti passare prima, quindi si rischia di fare la figura di “uno che ce l’ ha piccolo”. Ed ecco entrare in gioco la teoria. Con una macchinetta tagliacapelli o un regolabarba bisogna radersi i peli del pube ad un lunghezza massima di 3 o 4 mm e poi col rasoio, depilarsi accuratamente lo scroto e la base del membro (attenti a maneggiare il rasoio!). E’ molto semplice. La Teoria della Relatività enuncia: “Avendo i peli pubici corti l’ uccello sembra più lungo”. Tutto qui. E’ di una semplicità imbarazzante ma mi ci sono voluti anni di studio e di esperienze pratiche per elaborarla. Einstein sarebbe fiero di me! In questo modo è difficile fare una figuraccia al primo appuntamento. Anche se non siete particolarmente dotati, applicando la teoria farete la vostra porca figura. Si, perchè io lo so di che parlano le donne quando si trovano al ristorante cinese o a fare shopping negli outlet, per esempio in quello in Franciacorta: “lui ce l’ aveva piccolo, l’ altro ce l’ aveva enorme…Ecc, ecc”. E’ di questo che parlate voi, care le mie donne affezionate lettrici. Io mi sono visto tutti i film demenziali americani da Porkys in avanti, quindi lo so. Sfatiamo la leggenda che le dimensioni non contano: le dimensioni contano, eccome! Tornando a noi, dopo un’ intera giornata passata a fare file, a sudare come bestie, entrare e uscire continuamente da ambienti climatizzati, non ne possiamo più. Torniamo al motel con il nostro shuttle. L’ autista bastardo stava facendo commenti con un altro passeggero sul fatto che eravamo italiani. Ridevano come bestie e non abbiamo capito quasi nulla. Entrambi avevano la bocca piena di big babol, bevevano birra Coors e si grattavano i coglioni mentre parlavano. Li uccido o lascio perdere? Ho fatto finta di niente… Andiamo a letto e ci addormentiamo immediatamente.
Abbiamo intenzione di dedicare gli ultimi 4 giorni a Disneyworld, che all’ epoca comprendeva solo 3 parchi (quello sugli animali è stato realizzato in seguito), oltre ai parchi acquatici, gli hotel e la zona dei ristoranti. David ci ha suggerito di acquistare il 4 days park hopper che consentiva di spostarsi tra un parco e l’ altro nella stessa giornata. Abbiamo escluso le piscine e le cose di poco conto per dedicarci esclusivamente ai parchi a tema: Magic Kingdom, Disney Studios, Epcot. Il nostro solito shuttle ci ha portati al Tiket and transportation center, praticamente l’ ingresso del complesso. Disneyworld è talmente vasto da possedere una propria rete di trasporti: autobus, battelli ed i fighissimi treni sopraelevati a monorotaia (erezione garantita per gli amanti della tecnologia).
Il primo giorno ci facciamo il Magic Kingdom, che praticamente è la Disneyland classica. Ero già stato a Disneyland Parigi ed è abbastanza simile, solo più vecchia, dato che risale ai primi anni 70. Raggiungiamo il parco in battello e ci accompagna Pippo che fa lo sci nautico. All’ interno le attrazioni sono molto divertenti, ma il clima ci fa morire. Ogni pomeriggio c’ è il temporale. Dura 10 minuti e sembra il diluvio universale. Poi ritorna subito il sole che fa evaporare l’ acqua e di conseguenza l’ umidità è ancora peggiore. La sera torniamo soddisfatti ma stravolti in hotel. Una giornata in un parco Disney dall’ apertura alla chiusura annienterebbe anche Rambo. Andiamo a letto e ci restiamo secchi. Il giorno seguente è la volta di Epcot, che dal giorno dell’ apertura nei primi anni 80 mi ha tolto il sonno. Girando con i trasporti del complesso si ha modo di vedere anche gli alberghi: sono incredibili. Addirittura in uno di questi si attraversa la hall con il treno a monorotaia. Epcot è sorprendente ed è il parco che mi è piaciuto di più. Nella parte dedicata all’ Inghilterra c’era una band che suonava canzoni dei Beatles. Indossavano uniformi da Beatles (e fin qui…), il cantante era anche il bassista. Ed era mancino… Capito che ho detto? Era mancino. Come McCartney… Ma dove l’ hanno trovato??? Gli americani sono incredibili: per queste cose chi li batte? Suonavano anche bene, sarei rimasto per ore a sentirli ma il tempo è nemico. Non mi dilungo sulle altre attrazioni perchè sono certo che ne avete già sentito ampiamente parlare. Però una di queste parlava dell’ energia, e le cose all’ interno funzionavano con l’ elettricità prodotta dai pannelli solari sul tetto. Dedichiamo il giorno seguente ai Disney MGM Studios. Tutto è a tema cinema, tipo gli Universal. Molto belli, e qui c’ era l’ attrazione che da sola vale il viaggio: The Hollywood Hotel Tower of Terror, basata sulla serie di telefilm The Twilight Zone (Ai confini della realtà, in Italia). Praticamente si sale a bordo di un ascensore impazzito e…E’ da provare. Star Tours basata su Guerre Stellari: molto bello, c’ è anche a Parigi. Interessante il giro degli studi sul tram (copiato dagli Universal) con cascata d’ acqua, incendio, e robe simili. Quando si viaggia in luoghi dove si mangiano cose assurde (come negli USA) in genere non si ha un buon rapporto con il cesso. Tradotto: non si caga. Per questo motivo nel corredo di ogni viaggiatore intelligente non dovrebbero mai mancare supposte di glicerina, microclismi evacuanti e, perchè no, anche clisteri già pronti all’ uso. Tra l’ altro si possono usare questi dispositivi anche se si soffre di insonnia a causa del jet lag. Non si dorme comunque ma almeno si sa come passare il tempo.
Il nostro ultimo giorno a Orlando lo passiamo nei 3 parchi Disney sfruttando il biglietto hopper. Ci rifacciamo le attrazioni che ci sono piaciute di più: il già citato ascensore, Honey I shrunk the audience, Star Tours, La casa dei fantasmi… Mi perdonerete se non vi descrivo accuratamente le attrazioni dei parchi ma non è questo lo scopo di questo racconto. Mi dispiace molto che questa settimana sia passata così in fretta. Orlando è un posto assolutamente incredibile ma credo di poter fare una mia personale considerazione sul clima tropicale: è una merda. A parte questo siamo stati bene. Ma il viaggio non è ancora finito! Ci attendono altri 2 giorni a New York! In 2 ore di volo si raggiunge New York e atterriamo ancora al JFK ma stavolta niente modulo, dato che era un volo interno. Facciamo gli sboroni e raggiungiamo Manhattan in taxi, che all’ epoca aveva un costo fisso di 30 $ per qualsiasi hotel. A parte si pagava il pedaggio di un ponte e bisognava dare la mancia all’ autista. Il taxi driver era un rumeno trapiantato a New York che ci ha raccontato la sua vita (finalmente qualcuno comprensibile) vantandosi di essere diventato “American citizien”. Ci ha descritto tutto quello che c’ era sulla strada: lo stadio dei Mets, Harlem, ecc.
Il nostro hotel era in una stradina laterale di Broadway a mezzo metro da Times Square: sfigato ma costava 125 $ a notte. A Orlando abbiamo pagato 30 $ a notte, mi spiego? Mai più hotel a Manhattan, meglio andare a Jersey City che si paga la metà. Per prima cosa andiamo subito a Times Square: di giorno non vuol dire nulla, ma la sera…Qui si capisce davvero cos’ è l’ America! Per questo io consiglio di iniziare qualsiasi viaggio negli USA da New York. Andiamo a mangiare fajta al Planet Holliwood. Io vado pazzo per questo ristorante. Quando entri nel loro cesso c’ è un tipo che ti apre l’ acqua del rubinetto e ti mette il sapone liquido sulle mani. Indovinate perchè? La scrollatina invece non la fa. Almeno, io non l’ ho chiesta, ma forse, se si lascia un po’ più di mancia… Giriamo a piedi per Central Park. Vado pazzo anche per Central Park, con tutti i film che mi sono visto…
Nelle vicinanze del parco c’è il mitico Plaza Hotel. Vi do un consiglio. Il Plaza è praticamente il cesso pubblico di NY. Se non sapete dove andare a pisciare (io la faccio anche contro gli alberi o contro i portoni dei palazzi, o anche DENTRO i palazzi se è il caso), entrate pure al Plaza e fatela nei loro cessi della hall. Nessuno vi dirà nulla. Il bello di viaggiare sono anche gli incontri casuali che si fanno. Saliamo su un autobus diretto a Soho, e appena a bordo l’ autista ci chiede: “Vi piace New York?” Così, in italiano. Ci ha raccontato che è nato in Abruzzo e si è trasferito da bambino a NY con i genitori. Dieci anni fa guadagnava 600 dollari la settimana per fare l’ autista. Parliamo di 2400 $ al mese. Non è affatto male anche se in America la vita è molto più cara. Il giorno dopo andiamo al World Trade Center: che spettacolo! Chi cazzo se lo immaginava quello che sarebbe successo? Saliamo sulla torre sud fino sul tetto: panorama incredibile! Mi considero un privilegiato ad avere fatto in tempo ad andarci.
Ci vediamo anche Wall Street (è un vicolino), il Pier 17 e la 5^ strada. Tutto quello che conta è lì: il Disney store e il negozio Warner Bros. Lasciamo perdere i musei, primo per mancanza di tempo, e secondo perchè siamo dei poveri provinciali ignoranti e rotti in culo. Giriamo un po’ con tutti i mezzi a vedere posti su e giù per la città: metropolitana, autobus e taxi. Per prendere un taxi si fa come nei film: basta mettersi sul bordo della strada e fare ciao con la mano. Bella New York… Non è più come quella che si vedeva nel Giustiziere della notte o in film simili anni 70. Siamo al termine del viaggio ma stavolta andiamo all’ aeroporto in subway, così risparmiamo. Si riparte per Milano di sera ed è triste guardare dal finestrino e vedere il suolo della “terra santa” allontanarsi fino poi sparire. E’ interessante notare che il volo di ritorno dura circa un ora meno del volo di andata. Non venitemi a dire che è per via della rotazione della terra, per piacere! Cos’ è, quando siete su un treno in corsa e fate un salto, il treno vi scappa da sotto i piedi, forse? No, il fenomeno si spiega per le correnti a getto che soffiano a circa 11000 metri da ovest verso est. Il volo è notturno e la notte dura pochissimo, e questo si che è per via della rotazione della Terra. Quanto mi piace fare il professore..
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