Orkadi, isola di Westray
Westray, che in norreno significa isola occidentale (vestr-øy) è una delle isole a più nord delle Orcadi, con una forma un po’ bislacca che non mi ricorda nulla di particolare, sempre battuta dal vento, a causa del quale non ci sono alberi come anche per tutto il resto dell’arcipelago, e c’è anche poca brughiera, a differenza delle altre isole il ché significa poca torba; ci si dedica soprattutto alla pastorizia, alla agricoltura, alla lavorazione delle alghe, e di recente si stanno occupando di nuove ed affascinanti attività come per esempio la trasformazione dei liquami organici in combustibile, soprattutto l’olio da cucina usato, oppure dai liquidi percolati del letame, dopo essere stati digeriti da specifici batteri, diventano ottimi fertilizzanti usati nelle fattorie della stessa isola: si lo so è un argomento poco chic, ma vale la pena scoprire come i circa 500 isolani si diano da fare per mantenere viva la loro comunità, sempre a rischio di estinguersi a causa dei media che allettano le nuove generazioni verso piaceri e comodità più facili in città: un argomento molto complesso per chi vive in luoghi così remoti. Per raggiungere il perfetto stato della sostenibilità stanno cercando di impiantare anche sistemi eolici, e sono sicuro che lo faranno presto, anche se alcuni dell’isola erano preoccupati del cambiamento di look che un tale intervento comporterebbe.
Coloro che abitano qui spesso hanno più di un mestiere, ma così guadagnano di più e possono mantenere un tenore di vita più che dignitoso.
L’isolano che ci accompagnava si era organizzato bene, e prima di portarci a spasso ci ha spiegato tutto quello che avremmo visto con una presentazione Power Point incredibile per il rigore dei dettagli, che certo non mi aspettavo di trovare, e il tutto davanti ad una tazza di tè e caffè fumanti con i biscotti sfornati da sua moglie; circa un’ora di curiose notizia, anche perché l’isola ha tanto da offrire: reperti e siti archeologici di tutte le ere, ruderi importanti per la storia dell’isola, antiche stazioni per la lavorazione delle alghe e del pesce costruite dai vichinghi e utilizzate quasi fino ai giorni nostri, e certamente la Natura: se andrete tra la fine di maggio e gli ultimi giorni di luglio vedrete da molto vicino i pulcinella di mare (puffins), che sono molto amichevoli e si lasciano avvicinare; stanno sulle scogliere quando pescano ma frequentano i prati in prossimità degli strapiombi perché il loro nido è una tana simile a quella dei conigli, sotto terra, con il pulcino in fondo. Non sono tanto grandi, poco più di un grosso piccione. All’inizio di agosto ripartono e volano in mare aperto, e là spariscono fino alla prossima stagione estiva.
Poi ancora si vedono le urie bianche (guillemots), le urie nere (black guillemots), le sule (gannets), gli stercorari (skua oppure bonxie in dialetto Shetland) nelle brughiere adiacenti agli scogli, pronti ad assalirvi se i loro piccoli sono nelle vicinanze, e tanti altri bellissimi uccelli marini che noi mediterranei vediamo solo alla televisione.
L’isola è bellissima, siamo rimasti senza fiato sulle scogliere a strapiombo gremite di sule e cormorani che vorticavano davanti al mare infinito contro il cielo grigio scuro sempre in movimento, a volte fermandosi sulle rocce per nutrire i loro piccoli. Per non parlare delle foche, sia grige (grey seals) sia comuni (common seals), che oziano sulle banchine rocciose, davvero spettacolari.
Gli appassionati di botanica osserveranno da vicino i fiori rosa della armeria (Armeria vulgaris, in inglese thrift), che soprattutto in primavera ricoprono interi prati vicino agli scogli, con effetto scenografico degno di un quadro, e poi della primula scozzese (Primula scotica), piccola primula color porpora che vive solo da queste parti.
Altri punti interessanti di Westray che meritano una visita sono: – il castello di Noltland, apparente rovina volutamente non terminato all’epoca, nel secolo XVI dall’allora possidente dell’isola Gilbert Balfour , legato all’assassinio del marito di Mary di Scozia. A causa della quantità di nemici che aveva, Balfour era terrorizzato dalla possibilità di essere catturato al punto da avere fatto costruire il castello con tantissime feritoie per sparare, persino nei locali dedicati alla toilette, il ché rende la costruzione unica nel suo aspetto.
– Il faro a Noup Head, da cui si gode una vista senza pari.
– Il paese principale Pierowall, con vari negozietti di articoli locali, specialmente la maglieria fatta con la lana del posto, oppure oggetti per la cucina e per il tè, e il suo Heritage Centre che offre informazioni su tutto quanto è avvenuto, avviene e avverrà sull’isola.
– Le vestigia della chiesetta di Lady Kirk, in pietra grigia da lastrico, che rappresenta l’abbondante materia prima con cui si costruivano le case sin dagli inizi.
– reperti e rovine piene di storia sparsi in tutta l’isola.
Da ricordare che alle Orcadi, dall’autunno alla fine dell’inverno, si vedono le aurore boreali (merry dancers), sempre se il cielo è limpido e…Si è abbastanza fortunati.
Un giorno intero per tutta l’isola è più che sufficiente per le sue ridotte dimensioni se la si visita con un automezzo. Si possono trovare cartine stradali per circolare sulle isole un po’ in tutti i centri per il Turismo, principalmente a Kirwall.
Con la guida locale è tutto più semplice, vengono a prendervi al molo oppure all’aeroporto, lunch abbondante e cucinato solo per voi, accesso ai luoghi più belli e meno accessibili, spiegazioni dettagliate (in inglese), il tutto per una spesa individuale pari circa ad una notte in B&B.
Si va a Westray via aereo con la compagnia aerea locale (prezzi bassi ma adesso non me li ricordo), l’aeroporto si trova nella località di Skaill, oppure via traghetto, partendo dal porto di Kirkwall, il viaggio costa per persona attorno alle 7 sterline a/r, e ci impiega circa un’ora e mezza, e si approda a Rapness, a sud dell’isola.