One week in London
GIORNO 1 (19/02/11)
Volo Ryanair da Genova. € 180 a/r x 2 persone – compreso di imbarchi prioritari. Si parte e si arriva in perfetto orario all’aeroporto Stansted di Londra. Sull’aereo si ha anche la possibilità di acquistare i biglietti del treno “Stansted Express” che in circa 40 minuti mette in comunicazione l’aeroporto con la stazione della metropolitana di Liverpool Street di Londra. Costo per 2 persone: € 53 a/r. Una volta in stazione compriamo la 7days Travelcard per “sole” £ 27,60 + £ 5 di deposito della carta. Il trasporto pubblico a Londra è caro, ma efficiente. Una sola corsa di metropolitana costa £ 4. Quindi consiglio vivamente la travelcard. E’ anche abbastanza confortevole viaggiare se si evitano le ore di punta. Da Liverpool Street arriviamo alla stazione di Earl’s Court, a due minuti a piedi dal nostro albergo. La zona è carina, piena di negozi, pubs, ristoranti, internet point, piccoli supermercati. Tanti giovani, tanti turisti, tanti Italiani! Abbiamo prenotato (tramite booking.com) una stanza matrimoniale al Mayflower Hotel (Trebovir Road, 26-28) per 7 notti e prima colazione: € 524. L’hotel è grazioso e pulito, ma le stanze minuscole. La posizione è strategica, davvero a due passi dalla metro. Non c’è aria condizionata nelle stanze; il riscaldamento è con termosifoni, utili per asciugare velocemente la biancheria messa a lavare, il massimo se si vola con Ryanair! Lo spazio in valigia è poco! Ci sono persino le prese di corrente “all’italiana”, senza bisogno di adattatore. Il letto, però, è davvero scomodo…non è a due piazze, ma ad una piazza e mezza, duro e scricchiolante. Il giudizio complessivo è comunque sufficiente. La sera andiamo a mangiare al più vicino Mc Donald, che dista appena 200 metri dall’albergo. Siamo stanchi per il viaggio e non abbiamo voglia di folleggiare. Andiamo a letto presto, perché da domani ci aspettano lunghe giornate di “esplorazione”!
GIORNO 2 (20/02/11)
Sveglia alle 07.30 c’è tanto da scoprire oggi! Dopo una colazione veloce in hotel ci dirigiamo senza dubbio a Westminster. Un viaggio a Londra comincia sempre da qui! È emozionante uscire dalla stazione della metro di Westminster ed essere accolti dalla imperiosa mole del Big Ben! È davvero meraviglioso! Alto 97 metri, con 4 quadranti da 7 metri di diametro l’uno e un meccanismo impeccabile. Il big ben deve il suo nome a un certo Benjamin Hall, un corpulento commissario preposto ai lavori di costruzione della torre stessa. Non tutti sanno che il Big Ben è stato anche luogo di detenzione (di lusso) per le prime suffragette. Rapiti da questa famosissima torre quasi ci si dimentica, per qualche istante, del grandioso edificio che le fa da contorno. È il palazzo di Westminster, sede del parlamento britannico. Un meraviglioso esempio di stile gotico inglese, dove hanno sede la Camera dei Lords e la camera dei Commons. La nostra guida Michelin suggerisce di visitarne gli interni, ma è domenica e non si può. Così come non si può neanche visitare la Cattedrale di Westminster. È domenica e in chiesa ci sono le funzioni religiose. A questo punto tutti i nostri programmi della giornata vengono stravolti e quindi cominciamo ad esplorare i dintorni. Attraversiamo il Westminster Bridge che ci porta dall’altra parte del Tamigi. Da qui riusciamo a scattare belle foto del complesso del palazzo di Westminster-Big Ben-Victoria Tower…peccato per la tipica foschia londinese che colora di un bianco monotono lo sfondo di ogni foto…
Procedendo per il lungo fiume ci avviciniamo al London Eye, ruota panoramica dall’altezza vertiginosa: 135 metri! Noi decidiamo di non salirci…non per vertigini, ma per il prezzo…circa £17 a testa. Preferiamo investire quei soldi in un hot dog preso lì nei dintorni e acquistando due cappelli. Il freddo si fa sentire! Passiamo oltre anche all’Aquarium…veniamo da Genova e noi di acquari ne sappiamo abbastanza! È qui che comincia la famosa passeggiata della Regina (Queen’s walk): una passeggiata lungo la riva sinistra del Tamigi cha dal Westminster Bridge arriva fino al Tower Bridge. Se la si percorre tutta si possono ammirare tra tutti i Jubilee Gardens (giardini molto ben curati) e il particolarissimo Shakespeare Globe Centre, un teatro senza soffitto come all’epoca del grande poeta!!! Il viale, tra l’altro, è popolato da un eccentrico esercito di artisti di strada! Potrete scattare una foto con Charlie Chaplin, con Jack Sparrow, Stanlio ed Onlio e molti altri (tutti somigliantissimi!) I chilometri di questa passeggiata saranno ricompensati appieno dallo spettacolo del Tower Bridge. Semplicemente il ponte più bello che abbia mai visto. E di sera questo ponte diventa ancora più magico. Riattraversiamo il Tamigi per avvicinarci alla Tower of London. Una fortezza inespugnabile di stampo medievale dove sono conservati i gioielli della corona. Visitarla è possibile, ma parecchio caro. Decidiamo (dato che la giornata è andata così) di limitare la nostra visita all’esterno della grandissima fortezza, anche scoraggiati dalla lunga coda di gente alla biglietteria. Riusciamo comunque a farci un’idea del complesso grazie alla nostra fedelissima e illustratissima guida Michelin. Ce la leggiamo comodamente seduti su una panchina, sorseggiando una tazza di tè bollente…(anche troppo bollente!)
Quando sembra che i nostri piedi abbiano ripreso le loro funzioni vitali decidiamo di chiedergli un ultimo sforzo. Destinazione Buckingham Palace. Ci andiamo in metropolitana, scendiamo alla stazione St James’s Park, proprio a due passi dalla celebre residenza reale. È pomeriggio, e la cerimonia del cambio della guardia ce la siamo già persa perché si tiene alle 11.30 del mattino, ma scopriamo che oggi non ci siamo persi comunque nulla, perché nel periodo tra agosto e marzo si tiene solo un giorno su due e oggi era ovviamente il giorno no! Diamo un veloce sguardo alla facciata e ai mirabili cancelli in ferro battuto del palazzo, poi al memoriale della Regina Vittoria; quindi ci incamminiamo lungo il Mall. Il Mall è un lungo viale alberato che separa Buckingham Palace dal parco di St James, costituendo una sorta di viale trionfale per le parate in onore della regina. Questo viale sbocca su Trafalgar Square attraverso l’Admiralty Arch. Ora siamo davvero parecchio stanchi…decidiamo di tornare in albergo per riposarci un po’ e ci ripromettiamo di tornare al Tower Bridge in serata per scattare qualche foto notturna. L’idea si rivela azzeccata. Il Tower Bridge di sera è magnificamente illuminato e la sponda sinistra del Tamigi vista da quella destra è un tripudio di luci colorate.
GIORNO 3 (21/02/11)
Oggi ci svegliamo con più calma. La nostra tabella di marcia odierna prevede in primis la visita alla cattedrale di Westminster che ieri non abbiamo potuto fare, e le visite cominciano alle 10,00. Curiosando nella reception dell’hotel notiamo tanti volantini pubblicitari di gite, rappresentazioni teatrali e tanto altro… I miei occhi si illuminano quando scorgo l’offerta per una gita a Stonehenge a sole £25 a testa. La quota comprende il trasferimento diretto da Londra in pullman GT e l’ingresso al sito. Non possiamo perdere l’occasione, sia io che mia moglie siamo affascinantissimi da questo luogo ed eravamo partiti da Genova con la mezza intenzione di andarci. Chiediamo quindi alla gentilissima ragazza alla reception di prenotarci due posti per il giorno dopo. La coda all’ingresso della cattedrale di Westminster è ancora poco lunga quando arriviamo e comunque molto scorrevole. Non rimaniamo ad aspettare per più di 10 minuti. Il biglietto costa £16 a testa, compresa un’audio-guida in italiano e la piantina della chiesa. All’interno è un tripudio di opere d’arte; la voce grossa la fanno le opere scultoree di commemorazioni funebre. La cattedrale è un luogo di sepoltura di re, regine, nobili, artisti e scienziati britannici. È come passeggiare in un cimitero di celebrità. Le statue sono meravigliose e antichissime (le più vecchie hanno circa 800 anni). Non meno meravigliosi sono l’ altare maggiore, il maestoso coro e il grandioso organo. Ma il mio cuore ha palpitato quando sono entrato nel famosissimo Poets’ Corner, l’angolo dei poeti. Sono un amante della letteratura, e trovarmi al cospetto delle lapidi di Chaucer, Dickens, Kipling, Jane Austen e delle sorelle Bronte (per citarne solo alcuni), mi ha fatto venire la pelle d’oca. Comunque ogni anfratto di questa cattedrale merita di essere visto, peccato che la folla di turisti è costante, ma provate a fissare gli occhi delle statue e ad estraniarvi da tutto…sembrerà di leggere nei loro occhi le loro storie, storie che hanno fatto la storia! Scusate il gioco di parole… Dopo circa un paio d’ore consideriamo finita la nostra visita a Westminster e torniamo nei pressi dell’albergo per mangiare e riposarci. Di primo pomeriggio si riparte. Mia moglie, da grande fan dei Queen, insiste per andare a vedere la casa del mitico Freddy Mercury in Logan Place, nella zona di Kensington. È davvero vicinissima al nostro hotel, quindi ci arriviamo a piedi, passeggiando tra schiere di case eleganti in puro stile british! Non si può vedere nulla di ciò che doveva essere la residenza della rockstar, perché ora è totalmente recintata da un altissimo muro con filo spinato…solo un portoncino verde con la scritta “Garden Lodge” rimane a indicare il passato di questa casa. Ma i tantissimi fans che vengono fin qui per respirare la stessa aria che il loro mito respirava ormai 20 anni fa lasciano comunque una scritta, una dedica. Il risultato è che il muro sta diventando un piccolo memoriale. Torniamo sulla strada principale, Cromwell Road, e prendiamo un Dobledecker (linea 74 dir centro) e arriviamo da Harrods!!! Io lo considero il paese dei balocchi. C’è tutto e di più la nostra immaginazione possa concepire. Cibi da tutto il mondo, gioielli da mille e una notte, gadgets, profumerie gigantesche, abbigliamento di classe…insomma, un turbinio di stimoli allo shopping che ci frastorna. Decidiamo di prenderci una pausa caffè in uno dei tanti bar all’interno. Subito dopo scappiamo da questo meraviglioso inferno dello shopping…non siamo tagliati per lo shopping sfrenato. A me Harrods ha fatto riflettere su tante cose…Sul consumismo, sulla schiavitù dell’uomo dagli oggetti, sullo spreco di materiali…mi sono sorpreso a fare queste riflessioni in vacanza, ma non ho potuto farne a meno…sarà perché subito fuori da questo negozio ho fatto di nuovo i conti con la realtà…c’era chi chiedeva l’elemosina. In verità a Londra ho visto ben poca gente che mendicava in strada, molta meno di quanta ne vedo a Genova nella sola via XX Settembre. Il tempo da Harrods è volato, ne usciamo che è già buio. Non perdiamo quindi l’occasione di una visita notturna a Piccadilly Circus, la piazza londinese più americana. È uno snodo stradale trafficatissimo, affollatissimo di turisti, e illuminatissimo. Ci sono le insegne pubblicitarie luminose come nelle piazze newyorkesi che trasmettono messaggi pubblicitari cangianti. Un piccolo spettacolo! Per non parlare degli artisti di strada! Da qui, costeggiando un viale pieno zeppo di teatri e ristoranti, raggiungiamo un’altra famosissima piazza: Trafalgar Square, piazza eretta per commemorare la vittoria dell’ammiraglio Nelson nella battaglia di Trafalgar. Ogni lato di questa piazza sembra una piazza diversa. Sul lato nord si affaccia l’imponente mole della National Gallery, e qualche metro più in là si staglia la sagoma particolare della chiesa di St Martin in the Fields, dal corpo in stile neoclassico e dal campanile in stile barocco sormontato una guglia e infine da un obelisco. In tutta la piazza sono presenti diverse statue: la più significativa è la colonna di Nelson, una colonna alta 44 metri sormontata da una statua dell’ammiraglio di 5 metri. Sui lati della colonna sono scolpite le grandi battaglie dell’ammiraglio, compresa quella di Trafalgar, che gli costò la vita. La colonna è anche circondata da 4 colossali leoni in bronzo dall’aspetto fierissimo. Peccato che i turisti ci montino su senza un minimo di rispetto per farsi una foto. Mi ha davvero stupito che i poliziotti permettessero tutto questo… in una società rigidamente perbene come quella inglese non me l’aspettavo questo lassismo. Due belle fontane che di notte vengono sapientemente illuminate contribuiscono a rendere speciale questa piazza. Siamo abbastanza distrutti e imbocchiamo la via del ritorno in hotel, ma solo per darci una rinfrescata. Dopo pochissimo siamo di nuovo in strada alla ricerca di cibo! Decidiamo di entrare in un localino dall’aspetto delizioso in Earl’s Court Road che promette di essere un ristorante italiano. Il proprietario parla un ottimo italiano, ma ahimè la cucina non ricorda neppure lontanamente i sapori di casa nostra. Dopo aver pagato il conto, per giunta abbastanza salato, ci infiliamo in un pub per sorseggiare una buonissima birra gelata al bancone. Uno dei piaceri dei londinesi che più condivido. La serata finisce qui. Torniamo in albergo per riposare le nostre esauste membra su quel materasso spacca-ossa!
GIORNO 4 (22/02/11)
Oggi è il gran giorno! Si esaudisce un desiderio che avevo da tempo. Si va a Stonenhenge! La partenza è prevista per le 11.45 dal cortile interno del Royal National Hotel in Bedford Way, nei pressi di Russell Square. Ci arriviamo con largo anticipo e facciamo due passi nei dintorni acquistando e spedendo qualche cartolina. Torniamo al punto di ritrovo per aspettare l’autobus e nel frattempo scambiamo due chiacchiere con una famiglia italiana che verrà con noi. Incredibile, sono genovesi e abitano a poche centinaia di metri da casa nostra. Il mondo è davvero piccolo! La partenza è puntuale, ma il viaggio sarà abbastanza lungo perché ci saranno altre tre fermate in punti diversi della città…il traffico rallenta la tabella di marcia, e in più, alla terza fermata accade un disguido che ci fa perdere un buon quarto d’ora. Non riusciamo a capire di cosa si tratta, ma abbiamo intuito che non è stato accettato a bordo un passeggero che aveva un biglietto prenotato in maniera sbagliata… Comunque si riparte e ci lasciamo Londra alle spalle imboccando la A4 in direzione ovest. Attraversiamo paesaggi tipicamente inglesi che mi riportano alla mente i cartoni animati che guardavo da piccolo ambientati nella brughiera o scenari usciti direttamente dalle pagine di un romanzo di Jane Austin… Praterie, fattorie, laghetti artificiali, cavalli, pecore, mucche…È stranissimo vedere tutta questa natura tranquilla a poche decine di minuti da una metropoli come Londra. Un po’ di invidia mi attraversa pensando a chi abita qui, ma poi mi ravvedo subito pensando al bel clima e al buon cibo italiano…non saprei rinunciarvi per nulla al mondo! Prima di arrivare a destinazione facciamo una sosta all’autogrill, perché a Stonehenge non c’è assolutamente nulla se si esclude un negozietto di souvenirs. Dopo un’altra mezz’ora finalmente riesco a scorgere le sagome dei megaliti! Il mio cuore perde un battito e la mia espressione del volto rivela tutta la meraviglia. Non sono meravigliato solo dalla imponenza dei massi, ma da ciò che essi rappresentano e da ciò che hanno rappresentato. Nella nostra società dove si conosce tutto e si analizza tutto scientificamente, non si è ancora riusciti a carpire il segreto che questi massi muti hanno da raccontarci… Cosa sono? Chi li ha portati qui? E Come? È un mistero affascinante che merita di rimanere un mistero. Abbiamo bisogno al giorno d’oggi di un po’ di fantasia. La sensazione che ho provato vedendo scorgere i megaliti dalla foschia è stata come quella che ho provato a Giza, davanti alle piramidi, quando queste mi sono spuntate all’orizzonte oltre il finestrino del pullman, semplicemente dopo aver passato un palazzo che le nascondeva alla mia vista. È una emozione che ti sorprende, nonostante tu abbia percorso migliaia di chilometri per lo scopo, e quando questo ti appare ancora un po’ scontornato in lontananza quasi non ci credi che sia vero e invidi chi ogni mattina per andare al lavoro o semplicemente guardando fuori dalla finestra gode di questo spettacolo… Ma mettiamo da parte le emozioni per un po’ per qualche nozione pratica. L’ingresso al sito è a pagamento. Non so precisamente l’importo perché la nostra quota era compresa nel viaggio. All’ingresso viene consegnata un’audio-guida in italiano che spiega, o meglio cerca di spiegare, quale potesse essere il ruolo di Stonehenge e in che modo queste pietre sono state trasportate fin là, chi ha progettato e costruito il sito…
Sono solo supposizioni. La cosa certa è che le pietre hanno delle posizioni che non possono essere frutto del caso. Hanno allineamenti astronomici perfetti che coincidono con la posizione del sole in alcuni giorni particolari dell’anno (ad esempio solstizio d’estate). Non tutti sanno che poi intorno al sito è tutto un susseguirsi di piccoli rigonfiamenti del terreno. Non sono naturali, ma sono opera dell’uomo e per la precisione sono siti di sepoltura primitivi. Entrare all’interno del circolo di pietre oggi non è più possibile. Le si può ammirare solo da una certa distanza che da un lato è davvero minima. Le foto più scenografiche, invece, si possono scattare dal versante opposto, quello più lontano dal circolo. Tra una spiegazione dell’audio-guida e qualche foto passa il tempo che avevamo a disposizione, circa un’ora e mezza. Ma io indugio ancora un po’. Ora che il numero dei turisti è diminuito e il chiasso è molto più lontano cerco di estraniarmi da tutti i rumori e da tutte le presenze umane nei dintorni. Cerco di immaginare il posto in assoluto silenzio, pensando a come doveva apparire 5mila anni fa. Basta poco per immaginare le processioni, i riti, la gente che avremmo potuto davvero vedere qui e volgo anche uno sguardo tutto intorno al posto. A perdita d’occhio dolci colline verdeggianti, nebbia e foschia e silenzio. Che luogo mistico, mi viene la pelle d’oca e non per il freddo. Purtroppo non posso trattenermi oltre e con mia moglie raggiungo il pullman. Il rientro a Londra è più veloce e per nostra fortuna la prima fermata in città è in Cromwell Road, a pochi passi dal nostro albergo. Balziamo giù e ci infiliamo nel primo ristorante italiano che incontriamo.
Anche questo ristorante però, di italiano ha solo il nome.
GIORNO 5 (23/02/11)
La giornata di oggi è dedicata alla cultura. Si va al British Museum! Il più famoso museo britannico. Non è bastata una giornata per ammirare con attenzione tutto. La quantità di oggetti esposti è talmente vasta che ci vorrebbero almeno 48 ore! Per non parlare della rara bellezza di ogni opera d’arte e dei reperti archeologici qui conservati. La cosa migliore sarebbe arrivare con l’intenzione di visitare solo i settori di maggiore interesse per se stessi, ma è difficile scegliere. A noi interessava la stragrande maggioranza dei settori. I più significativi per noi erano quello dell’antico Egitto, dell’l’antica Roma e Grecia, dei popoli della Mesopotamia, il medioevo europeo e infine il reparto degli orologi. Abbiamo comunque deciso di dare una rapidissima occhiata anche all’arte cinese, giapponese e islamica. Abbiamo saltato del tutto le restanti sezioni. Oltre all’enormità di oggetti esposti, si devono fare i conti con le migliaia di visitatori. Un vero carnaio. Credo che ci saranno state almeno 7/8 mila persone all’interno del museo…tra una sezione e l’altra. A mio modesto avviso l’esposizione degli oggetti è stata organizzata malissimo. Data la vastità del museo è facile smarrirsi all’interno. Io avrei preferito dei percorsi obbligati più marcati per area geografica o periodo storico. Siamo passati più e più volte dalle stesse stanze e chissà quante cose invece non abbiamo visto solo perché presi dallo sfinimento. È un vero labirinto con il tipico effetto Ikea della domenica pomeriggio pre-natalizia. Dopo un’ora dall’entrata cominci a non capirne più niente e a camminare a vuoto. Molti scelgono di cominciare la visita dal settore egizio per vedere subito il reperto forse più importante dell’intero British Museum: la Stele di Rosetta. Vi sarà difficile avvicinarvi perché ci sarà sempre un nugolo di affamati fotografi vacanzieri che cerca di portarsi a casa lo scatto perfetto della stele. Ma non temete, anche loro come voi, perderanno l’entusiasmo a breve e quindi in tutte le altre sale non vedrete scene di questo tipo, l’atmosfera sarà più rilassata e riuscirete a godervi molto di più i pezzi esposti. Questa è una grande pecca del museo. Un pezzo straordinario come la Stele di Rosetta merita un posto migliore dell’ingresso. Qui è vittima di morbosa curiosità e non di vero interesse. Dovrebbe essere esposta alla fine di un percorso, in modo da essere quasi un premio per il visitatore in un crescendo di meraviglia. Comunque non sarà l’unico capolavoro. Ogni pezzo qui conservato ha un valore inestimabile dal punto di vista oggettivo, ma anche storico e artistico. Anche un non appassionato di musei qui resta a bocca aperta. Vi troverete a passeggiare tra mummie, sarcofagi, statue, dipinti, gioielli, oggetti sacri, orologi magnifici di ogni foggia e dimensione, oggetti di uso comune vecchi di millenni, armi, e addirittura vi sorprenderete davanti alla maestosità del Monumento delle Nereidi (un vero e proprio tempio smontato in Grecia e rimontato al British). Tra i pezzi forti anche i Marmi del Partenone, i resti del Mausoleo di Alicarnasso e un testone dell’Isola di Pasqua, solo per citare quelli che ora mi vengono in mente. Ma vi giuro, ce ne sono milioni. Il British Museum (insieme al Victoria and Albert Museum che vedremo più avanti) merita da parte di tutti una visita nella vita. È un’eredità mondiale, è la storia del mondo concentrata in un museo. Tutti ne siamo beneficiari. Ed è anche per questo che l’ingresso al museo è gratuito. Nasce però una considerazione. La stragrande maggioranza, credo 80-85 % degli oggetti non è di provenienza britannica, ma italiana, greca (inclusa Magna Grecia) ed egiziana. Poi molto arriva anche dall’Oriente: Cina, Giappone e Korea. Tanto anche dalla Mesopotamia (Arabia, Iran, Iraq, Siria, ecc) e dall’Africa. Buona parte dell’arte sacra del medioevo europeo proviene da Spagna, Germania, Francia, Belgio e Olanda. È giusto che Sua Maestà tenga per sé tutto questo patrimonio mondiale che in fondo non le appartiene? Che almeno il nome del museo venga cambiato! Io proporrei Mondial Museum… Usciamo dal British Museum stanchi morti a pomeriggio inoltrato. Senza indugi ce ne andiamo in hotel per riposare! Poi cena al Mc Donald! …wow…
GIORNO 6 (24/02/11)
La giornata di oggi è dedicata alla scoperta della City e allo shopping alternativo a Notting Hill. Dopo la solita colazione in hotel (solita perché dopo 5 giorni al buffet c’è sempre la stessa modesta varietà di roba) si parte armati di guida Michelin alla volta del quartiere degli affari londinese: la City. È il quartiere dei grattacieli (non tanti e non alti come quelli di New York, ma comunque belli), ma per contrasto è anche la zona più vecchia di Londra, ed è possibile accorgersene dalla toponomastica; solo qui le stradine interne somigliano ai vicoli dei nostri centri storici, e tra un edificio moderno e l’altro vi imbatterete in antiche chiesette del XVII secolo (es. St Mary-le-Bow) e addirittura in un convento di benedettine con le facciate in mattoni rossi (St. Helen Bishopsgate). La visita parte dalla Cattedrale di St. Paul, di cui ammiriamo solo gli esterni. Il biglietto costa caro e per principio sono restio a concedere facilmente soldi alle chiese…(anche se servono per il mantenimento delle opere d’arte – per Westminster ho fatto uno strappo alle regole). Gli esterni sono di dimensioni ragguardevoli (St. Paul ha la cupola più grande di Londra) ma esteticamente banali. La meraviglia attende il visitatore all’interno. Ma come già detto, noi decidiamo di passare oltre. Imbocchiamo Cheapside Poultry fino ad incontrare le chiesetta di St. Mary-le-Bow, la chiesa del vero londinese.
Infatti si dice che per essere un vero Cockney (cioè un vero londinese) si deve poter udire da casa propria il suono delle sue campane. Tra l’altro il campanile di questa chiesa è stato ristrutturato dal famoso Wren (mezza Londra l’ha costruita lui…) nel decennio 1670/1680. L’interno merita uno sguardo: c’è un organo molto bello. Percorriamo ora Bow Lane, un’antica viuzza pedonale ricca di negozi caratteristici, e arriviamo in Cannon Street, da qui scorgiamo la sagoma del Gherkin (moderno grattacielo in vetro a forma di cetriolo) e decidiamo di lasciare perdere l’itinerario della nostra guida per raggiungerlo a vista…era da un po’ che ci facevo la punta! Questo successo architettonico degli ultimi anni è la sede di una compagnia di assicurazioni svizzera ed è posizionato proprio alle spalle dell’antico e piccolissimo convento di benedettine di St. Helen Bishopsgate. A dire il vero, ormai, è il convento ad essere circondato da grattacieli. Incredibile contrasto! Pausa pranzo: prendiamo un panino all’italiana da un bar (modernissimo) che serve la pausa pranzo degli indaffaratissimi impiegati della City e ci fermiamo a mangiarlo su una panchina nel cortiletto antistante il piccolo convento. Un’oasi di pace circondata da una foresta di palazzoni e stress. Ripartiamo ora in direzione Nottingh Hill, ma con l’intenzione di passare prima in Denmark Street, a Soho, per cercare un libro di musica che in Italia mia moglie non riesce a trovare.
Denmark Street è una piccola via dedicata alla musica. Si trovano solo negozi di strumenti, dischi, editoria musicale, spartiti, gadgets di band, sale prova e di registrazione, ecc. Per arrivarci prendiamo la Central Line (la metro rossa) dalla stazione Bank e scendiamo a Tottenham Court Road. Appena usciti dalla metropolitana troviamo una sorpresa ad attenderci: il Dominion Theatre sormontato da una gigantesca statua di Freddy Mercury (stile Montreux): c’è il musical “We Will Rock You!” È una combinazione che non possiamo ignorare, avevamo visto i manifesti in giro per la città e avevamo desiderato di andarci, ma non sapevamo dove fosse il teatro. Senza indugi andiamo a informarci sugli orari degli spettacoli e sui prezzi dei biglietti. Il prossimo spettacolo è fra circa un’ora e mezza e il biglietto più economico costa £30 (a testa ovviamente). Decidiamo che vale la pena spenderli. Durante l’ora e mezza a disposizione prima dello spettacolo ci immergiamo in Denmark Street, ma per oggi addio Notting Hill. Ma la consolazione (e che consolazione!) ci aspetta a teatro: due ore di puro godimento per le nostre orecchie e per gli occhi. Il cast è eccezionale. Voci incredibili, coreografie spettacolari, orchestra dal vivo (l’ho scoperto solo all’ultimo, i musicisti erano talmente bravi che ho creduto che la musica fosse registrata), luci, suoni ed effetti speciali mozzafiato, per non parlare delle mitiche canzoni dei Queen. Tutto ciò ci ha fatto rimpiangere davvero poco il fatto di non capire proprio tutti i discorsi…molte volte ci scoprivamo gli unici in tutto il teatro a non ridere alle battute…
Torniamo in hotel soddisfatti come non mai!
GIORNO 7 (25/02/11)
Siamo così giunti, purtroppo, all’ultimo giorno di permanenza a Londra. La giornata era stata precedentemente dedicata al Victoria and Albert Museum, ma ora dobbiamo dividerla con Notting Hill…Perciò la visita al museo sarà davvero veloce. Da Cromwell Road prendiamo il 74 direzione centro ed arriviamo proprio davanti al museo che apre alle 10.00 Entriamo (l’igresso è gratuito!) con la promessa di soffermarci solo sui capolavori e su ciò che strada facendo ci affascinerà maggiormente. Facile a dirsi! Appena entrati ci rendiamo conto che non sarà facile passare con frettolosa indifferenza da un’opera all’altra. Sono tutte meravigliose. Sulla guida Michelin apprendiamo un piccolo particolare…gli oggetti in mostra sono circa 4 milioni! Ci vorrebbero settimane per ammirarli per bene tutti! Eliminiamo dal nostro percorso tutte le sale che non sono di arte scultorea (e oggettistica sacra) europea. Diciamo quindi addio a tutta l’arte orientale e alle sale Materials & Techniques (sale a tema dedicate ai materiali e metodi dell’arte, es. Arazzi, ferro battuto, ecc) Nonostante tutto ciò che abbiamo eliminato la mezza giornata vola in un battere di ciglia e i nostri occhi non riescono mai ad abituarsi alla straordinaria bellezza della sculture esposte (anche qui, per la maggior parte italiane…Grrr…) Ci si riesce davvero ad innamorare di alcune statue! Il tempo è tiranno. Usciamo con rammarico dopo circa tre ore. La stazione della district line (metro verde) di South Kensington è proprio sotto il museo e ci porta in 10 minuti direttamente alla stazione Notting Hill Gate. La prima cosa da fare è procacciarci il cibo, e qui le occasioni non mancano. Abbiamo addirittura trovato un bar-gelateria davvero italiano! Il locale si chiama Gelato Mio, è una catena neo-nata, ma in crescita. Ci lavora un ragazzo italiano d Trento molto gentile col quale abbiamo scambiato due chiacchiere sullo stile e sul costo della vita londinese. È qui che abbiamo bevuto il primo vero caffè espresso della settimana. Cavolo quanto ci mancava! Riprendiamo il cammino in direzione della celeberrima Portobello Road. Strada facendo si passeggia tra schiere di villette e casette graziosissime, dallo stile architettonico reso famoso dal film “Notting Hill”. Quando si arriva a Portobello non ci si sente più a Londra. Credevo di essere arrivato in un suq mediorientale. Ovviamente senza venditori che ti assalgono per vendere, ma con vetrine e bancarelle altrettanto confuse, colorate e diverse tra loro. Si può trovare di tutto. Dalle paccottiglie a pezzi d’arte di antiquariato. Oltre agli ambulanti (pochi, in realtà) tutti i negozi espongono in strada la merce. Mi è rimasto impresso un negozio che vendeva solo pomelli! Ma ogni pomello era un’opera d’arte! Bellissimi! E costosissimi… Negozi di abiti usati, di abiti stravaganti, di souvenirs, vi giuro, c’era di tutto. E per cornice a questo coloratissimo mercato, schiere di bellissime casette colorate. Nella parte bassa di Portobello Road la merce diventa commestibile! Cibo da ogni parte del mondo! Nella mia vita ho lavorato anche per 2 anni in un negozio di frutta e verdura, ma la metà della merce che ho visto sui banchi di questo mercato non ero in grado di riconoscerla! Dopo qualche acquisto stravagante raggiungiamo la metro più vicina e torniamo in albergo per riposarci un po’. È l’ultima sera a Londra e vogliamo spremere fino all’ultima goccia questa vacanza. Il tempo di una doccia e siamo nuovamente in strada. Stasera decidiamo di andare a mangiare da Nando’s, un locale in Earl’s Court Road, all’incrocio con Trebovir Road, a due passi dal nostro albergo. Tutte le sere ci passavamo davanti e ogni sera dicevamo “…dovremmo andarci!” Oggi ci entriamo e ordiniamo. Scopriamo che è un locale dove si mangia piccaaaaaaaaaaaaanteeeeeeee. Andiamo letteralmente a fuoco, ma il cibo è buono. Usciamo e ci rendiamo conto di una cosa…Non abbiamo ancora visto Westminster e il Big Ben di sera… Senza esitare ci infiliamo in metropolitana e arriviamo velocissimi a destinazione. Il posto è ancora più bello di sera. Illuminato sapientemente diventa una preda appetitosa per l’obbiettivo della mia Canon. Passeggiamo ancora un po’, l’atmosfera è romantica e la nostalgia del saluto rende tutto più intenso. Il traffico del giorno è scomparso e si può godere di una Londra silenziosa. Dopo un po’, però, diamo l’arrivederci alle rive del Tamigi e promettiamo di tornare. Non sono bastati affatto 7 giorni per scoprire l’essenziale. Per me è stata la prima volta qui, mia moglie invece è già alla terza visita della capitale britannica e ogni volta scopre qualcosa di nuovo.
Torniamo in hotel per qualche ora di sonno. Domani ci aspetta il viaggio di ritorno.
Ciao Londra!